Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Ikki95    21/10/2014    0 recensioni
[dal capitolo 1]
Tirò fuori dalla bisaccia 3 monete d'argento. Questo è ciò che andava pagato per la cena e la sistemazione. Le porse alla donna dietro al bancone.
"Sicuro di non voler rimanere?" chiese la locandiera di fronte a lui.
"No, grazie, è meglio che riparta subito."
(...)
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
8. Eleryn impallidì dinnanzi a quella mostruosa creatura. Un Demone. Non aveva mai visto niente di così orribile e spaventoso in vita sua. L'imponente figura incandescente si stagliava alta e vigorosa di fronte a lui.
"E' giunta la tua ora, mago."
La sua voce si era fatta più profonda e grottesca. Il Demone allungò il braccio e fece per conficcare i suoi artigili dentro le carni di Eleryn, il quale rotolò di lato per schivarlo. Si rimise in piedi e, passando la mano sul bastone, creò una cortina di fulmini e la scagliò rapidamente contro la creatura. Senza troppi complimenti quella la respinse con uno schiaffo, come se fosse nulla più che un fastidioso insetto. Il giovane aveva sfruttato questo breve lasso di tempo per mettere qualche metro di distanza tra lui e Izo, o ciò che di lui era rimasto. Lo vide tirarsi leggermente indietro, come se stesse aspirando qualcosa. Quando si piegò in avanti il Demone lanciò una enorme palla di fuoco contro Eleryn. Sorpreso, fece appena in tempo ad eregire una lama di ghiaccio che fece cocciare contro le fiamme dell'incantesimo avversario, il quale iniziò inesorabilmente a sciogliere quell'ultima difesa. Il sudore imperlava la fronte di Eleryn. "Non scioglierti proprio adesso, non scioglierti proprio adesso..." Se lo ripeteva come un mantra. Le calde fiamme della palla di fuoco consumavano lentamente la lama di ghiaccio di Eleryn.
"Bwahahahah!" Il Demone si mise le mani alla pancia ridendo grevemente mentre si gustava la scena. Il giovane tentava in ogni modo di convogliare tutta la sua energia magica in quell'ultimo baluardo gelido che gli rimaneva prima di morire incenerito. D'un tratto, il fuoco si dissolse, spento e smorto. Era riuscito a bloccare l'attacco nemico, ma a che prezzo?
"Devo ammettere che non sei male." Aggiunse beffardo il Demone.
"Che... Che cosa sei...?" Eleryn ansimava per la fatica.
"Io sono un Demone, richiamato con la necromanzia da colui che ora servo come mio Signore. Voi umani mi conoscete come Izo... Ma io in realtà sono Zemod, uno dei quattro Demoni Maggiori."
"Chi... Chi ti ha richiamato? Chi può volere fare una cosa simile...?" Chiese Eleryn nel tentativo di guadagnare tempo.
"Mago, tu morirai qui e oggi. Ti ho già detto chi sono, non sperare che ti riveli altro. L'unica cosa che devo fare per rimanere vivo è prendermi la tua testa e portarla al mio Signore. Dì addio a ciò che più ti è caro."
Si tirò ancora indietro lievemente, come per caricarsi. Eleryn notò un bagliore all'altezza del petto. Era molto piccolo ed inspiegabilmente lucente rispetto al resto del corpo. Che fosse il cuore? Non vedeva molte vie di uscita da quello scontro se non quel piccolo barlume di speranza. Si promise che prima di spirare avrebbe provato a colpire quel punto. I suoi pensieri furono interrotti da una fiammata proveniente dalla bocca della creatura che incenerì il pavimento. Eleryn la schivò, ma la fiamma continuò a seguirlo per un po', fino a che il fiato del Demone non ebbe termine. Allertate dal fracasso proveniente dalla sala, alcune guardia accorsero. Spalancarono la porta brandendo le loro armi e notarono sia Eleryn sia la trasfigurazione di Izo. Senza che ebbero la possibilità di proferire parola la creatura gli colpì con una violenta artigliata. Il giovane non riuscì nemmeno a capire cosa stesse succedendo; vide solamente i loro cadaveri riversi a terra in una pozza di sangue, ridotti a brandelli. Trattenne un conato.
"Perchè lo hai fatto? Erano tuoi uomini..."
"Miei uomini? Quando sono in queste condizioni... Quando la mia vera forma è libera di usare i suoi poteri... Ho l'impulso di uccidere, di squartare, di mietere anime... Io sono l'incarnazione dell'Inferno stesso, sono il peggior incubo di voi umani..."
Eleryn si chiese quale oscuro potere dominasse il padrone di un tale aboiminio.
"Basta parlare. Mi sono stancato di te, e adesso non ci interromperà più nessuno."
A mani giunte la creatura tentò di schiacciare Eleryn in una morsa letale, ma tutto ciò contro cui impattarono quelle demoniache braccia furono due lame di ghiaccio acuminate lasciate al suo posto dal giovane mago, il quale aveva schivato l'attacco con una capriola in avanzamento. Eleryn notò un enorme lampadario sopra le loro teste, e decise che quello era il diversivo perfetto. Si preparò a colpirlo con un incantesimo, ma all'improvviso avvertì una dolorosissima fitta all'altezza dell'anca. Fu un attimo. Venne sbalzato via, colpito dagli artigli del Demone, andando a sbattere violentemente contro il muro. Era a terra. Sputò sangue, e toccandosi la parte interessata si accorse di perderne troppo per poter rimanere vivo ancora a lungo. Sentì il fiato caldo della creatura poco sopra di lui. La guardò in quelli occhi di brace, tenendosi stretto il bastone.
"Bwahahah! Non eri poi tanto forte... Potrei lasciarti lì a soffrire mentre ti guardo morire dissanguato, mentre i tuoi occhi perdono lentamente visibilità e arranchi con le braccia alla ricerca di qualcuno che ti possa aiutare... Ma non è questa l'occasione per giocherellare."
Alzò un dito soltanto e lo puntò contro Eleryn. Caricò appena il colpo e poi vibrò l'assalto. Il giovane mago tentò una disperata difesa: passando la mano sul bastone creò una piccola folgore e cercò di indirizzarla verso il catenaccio che reggeva il lampadario. Pregò di avere buona mira. Centrò il bersaglio, ma il lampadario non cadde. Rimase appeso. Non franò al suolo. La disperazione assalì i pensieri del giovane, sapeva che era finita. Si abbassò d'istinto come a tentare di salvare qualcosa che oramai aveva perso. L'artiglio del Demone arrivò veloce, inesorabile. Ma quel lieve movimento che Eleryn aveva compiuto non lo fece trafiggere completamente. L'assalto si abbattè contro il muro, ferendo soltanto di striscio la spalla del giovane, che oramai nuotava nel suo stesso sangue. Il boato del colpo della creatura che si infrangeva contro il marmo e lo distruggeva, aprendo un varco per l'esterno, rimbombò in tutto il castello. Ed ecco allora una nuova speranza per Eleryn. Vide tutta la scena e assoporò ogni istante. Il catenaccio che aveva colpito in precedenza si divelse a causa della scossa provocata dall'artigliata del Demone ed il lampadario cadde, franando addosso alla creatura. Fu una piccola, imperdonabile distrazione. Izo si voltò appena, forse per istinto, o forse fu un miracolo. E in quell'esatto momento la sua vita ebbe termine. Quando girò nuovamente la testa verso Eleryn, egli lo aveva già trafitto con una enorme lama di ghiaccio proprio in quel punto luminoso che aveva all'altezza del petto. Il Cuore di Demone. L'urlo della Creatura fu agghiacciante. Si teneva stretto il proprio cuore come a cercare di rimetterlo in sesto, ma oramai non c'era più niente da fare. La sua vita si estinse di lì a poco, come una fiamma bagnata dall'acqua di una cascata, e di lui non si ebba più la percezione nemmeno nell'aria. Eleryn sorrise lievemente e fece leva sul bastone per alzarsi in piedi. Sfruttò il varco che la Creatura aveva aperto per uscire dal castello e dirigersi verso Sahabata.

Syvlie era preoccupata. Aveva ricondotto tutti i figli e le figlie degli abitanti del villaggio sani e salvi a Sahabata e tutti l'avevano sommersa di ringraziamenti, ma lei non era tranquilla. Non faceva che pensare ad Eleryn, a dove fosse, a sè stesse bene. In cuor suo però sapeva che erano già passate almeno tre ore da quando lei era tornata al villaggio, e se lui non l'aveva ancora raggiunta non poteva stare bene.
"Oh, Sylvie, meno male che sei qui." Il locandiere entrò nella camera della ragazza. "Ti ho portato qualcosa da mangiare e un po' d'acqua. Non è molto, ma serviti pure."
"Grazie mille..." Fece lei a testa bassa.
"Che cosa c'è?" appoggiò il vassoio con il cibo su un piccolo tavolinetto di legno. "Non hai fame?"
"Sinceramente non molta..."
"Che cosa ti preoccupa?"
Sylvie fece un respiro profondo. "Devo andare a cercarlo."
"Cosa? Vuoi andare ancora al castello?"
"Si."
"Ma... Non puoi! E' pericoloso! Gli uomini di Izo potrebbero aver avuto l'ordine di ucciderti a vista!"
"Lo so, ma anche se fosse io devo farlo."
"Ma... Ragiona, hai adempiuto al tuo compito, qui puoi riposare, non c'è ragione perchè tu..."
"C'E' RAGIONE, INVECE." Si sorprese di aver urlato. Il locandiere la guardò sorpreso. "Scusami... è solo che..."
L'altro sorrise. "Sei innamorata?" Sylvie non rispose, limitandosi ad arrossire lievemente. "Se è ciò che senti di dover fare, allora va'." Le mise una mano sulla spalla.
"Grazie..." Corse fuori dalla locanda, in direzione del piccolo boschetto che precedeva il castello di Izo.

"Eleryn? Eleryn? Eleryyyn?" Gridò con quanto fiato aveva in gola. Nessuna risposta. Cercò. Cercò dappertutto. Ma non lo trovò. Passò almeno un'altra ora e ancora nessuna traccia del mago. Si perse d'animo, ma ad un tratto vide delle macchie di sangue tingere di rosso alcuni ciuffi d'erba. Si rinfrancò per aver trovato un indizio, ma quel momento di contentezza lasciò spazio al timore. Si guardò attentamente attorno e vide un'altra chiazza di sangue e poi un'altra, e un'altra ancora. Le seguì, una sola cosa in mente. "Eleryn..."
Lo vide riverso a terra con la testa poggiata ad un tronco di un albero. "ELERYN!" Corse da lui, il quale aprì gli occhi e la guardò.
"Sylvie... Io..."
Gli mise un dito sulla bocca. "Non parlare, non devi sforzarti. Ti prego."
Eleryn annuì lievissimamente e non fiatò.
"Oh mio dio..." Sylvie notò la ferita all'altezza dell'anca. Il sangue era praticamente nero. "Ti devo medicare, subito. Ma prima devo disinfettare la ferita." Poi pensò "Non ho idea di cosa usare, ne di cosa fare..." Si maledisse per non sapere nulla di medicina.
"Devi cercare... Una pianta con le foglie d'un verde scurissimo e... " Il giovane deglutì con fatica "... I frutti viola pallido... Il succo di quei frutti... disinfetterà..."
"Eleryn? Eleryn stai con me, non chiudere gli occhi." Sylvie diede dei buffetti sulle guance del giovane.
"Va'... cerca..."
"No no no... Non andartene proprio adesso..." Aggiunse lei vedendo gli occhi del giovane chiudersi lentamente.
Ma il mago non riusciva più a sentirla. L'immagine sfocata del volto di Sylvie fu l'ultima cosa che vide prima di svenire e perdere conoscenza. La ragazza si morse le mani, ma non si perse d'animo. Si alzò in piedi ed iniziò a cercare.
"Foglie scure, frutti pallidi, foglie scure, frutti pallidi..." Continuava a ripetersi la descrizione della pianta come a volersela ricordare per sempre. "Dove potranno mai essere?" La tensione la assaliva ogni secondo di più. Sapeva che doveva fare in fretta. Setacciò ogni angolo del bosco. Trovò piante dalle foglie verdi scurissimi ma dai frutti blu, e anche piante con frutti viola pallido ma foglie troppo chiare. Ogni arbusto era una speranza che si infrangeva sui dettagli. Non poteva trascurare nulla, la vita di un uomo dipendeva da lei. Trovò una pianta che combaciava alla descrizione che cresceva attorno ad una grande pietra. Esultò mentalmente. Raccolse una decina di piccoli frutti e tornò da Eleryn. Li posò a terra e tastò il polso del giovane, speranzoso. Era molto debole, ma c'era. Cercò di metterlo seduto, di modo da poterlo medicare al meglio. Si strappò il mantello in piccoli lembi che le sarebbero serviti per disinfettare la ferita. Con uno di essi tolse quanto sangue più possibile dal taglio sull'anca di Eleryn, facendo attenzione ad essere delicata. Quando le ferite furono abbastanze pulite, bucò i frutti che aveva raccolto con una forcina per capelli e fece cadere il contenuto di essi su un piccolo pezzo di tessuto fino a che esso non ne fu completamente imbevuto. Avevano un odore terribile e nauseante. Sperò che funzionasse. Accarezzò la pelle tranciata con cura maniacale. Non voleva far del male ad Eleryn. Ripetè l'operazione un paio di volte, assicurandosi di coprire tutta la lunghezza del taglio, e poi passò a curare la spalla. Dopodichè utilizzò il resto del mantello per creare una sorta di fasciatura di fortuna che applicò legando insieme le due estremità di tessuto, cercando di ricoprire le ferite, per quanto possibile. Aveva fatto il massimo. Raccolse delle foglie dei dintorni e creò un letto di fortuna. Sdraiò Eleryn a pancia in su e si mise accanto a lui, guardandolo e piangendolo in silenzio per la paura di poterlo perdere per sempre. Si addormentò, scivolando in un sonno senza sogni.

Era oramai sera. Eleryn aprì gli occhi e si meravigliò di averlo fatto. Era ancora vivo. Osservo il suo corpo. Sentiva un forte dolore per le ferite, ma quando vide il mantello di Sylvie avvolto su di esse capiva ciò che lei aveva per lui. Poi la vide dormire proprio lì vicino. Si alzò piano e radunò qualche legnetto vicino al posto dove dormivano. Prese il bastone e accese un fuoco. Si voltò.
"Oh, vedo che ti sei svegliata anche tu." Esordì pacato.
"Tu... tu sei... tu sei vivo..." la ragazza si lasciò andare ad un pianto liberatorio. "Io... io ero preoccupata per te... non volevo perderti, e... io..."
Eleryn la abbracciò forte. Sentiva male alle ferite, ma non gli importava. Pianse anche lui.
"Mi dispiace di averti fatta preoccupare..."
Rimasero uniti in quel caldo abbraccio per lungo tempo. Quando si staccarono, si sorrisero.
"Ti fanno tanto male...?" Chiese lei con fare preoccupato.
"Un po'... Ma non preoccuparti, è normale. Tu sei stata fantastica."
Sylvie sorrise. "Tu invece no."
"Perchè, che cosa ho fatto?" Chiese sorpreso lui.
"Mi hai mandato a cercare una pianta con le foglie VERDI in mezzo ad un intero bosco, senza nemmeno dirmi dove poteva crescere!"
"Ma...! Ma se ero moribondo! Non riuscivo nemmeno a parlare!"
"Oh, ma sta' zitto! Cos'è, volevi rendere il tutto più avventuroso, eh?!"
"Ma sentila! Sei veramente incredibile!"
I due risero di gusto. Forse ciò che si dicevano non era realmente divertente, ma ciò che contava era che la paura era passata. Erano di nuovo insieme. Si interruppero.
"Senti... Posso farti una domanda?" Eleryn si fece serio.
"Certo, dimmi."
"Ti avevo detto che se non ci fossimo rivisti al villaggio tu saresti dovuta andare a salvare tuo fratello. Come mai non lo hai fatto?"
Sylvie abbassò lo sguardo e per un attimo ci fu il silenzio. Poi parlò.
"Perchè ho sentito che ciò che volevo di più in quel momento era rivederti. Ho solo... seguito il mio cuore."
Eleryn le si avvicinò mettendole una mano sulla guancia e facendo sì che i loro sguardi si incrociassero.
"Anche io desideravo rivederti."
Si baciarono. Si baciarono a lungo. E poi si baciarono di nuovo, fino a che ebbero fiato in corpo.
La sera trascorse, ed il fuoco che aveva acceso Eleryn piano piano si spense. Ma quello della passione, invece, ardette per molto più tempo, quella sera.



 
Spazio dell'autore: Eccoci arrivati all'ottavo capitolo! Siamo in dirittura d'arrivo per quanto riguarda questa storia, quindi se vi va fatemi sapere che cosa ne pensate recensendo ^^
Fan fiction a tema fantasy: (One Shot) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2832857&i=1
Fan fiction a tema introspettivo: (One Shot) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2845044&i=1
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Ikki95