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Autore: Ikki95    04/11/2014    0 recensioni
[dal capitolo 1]
Tirò fuori dalla bisaccia 3 monete d'argento. Questo è ciò che andava pagato per la cena e la sistemazione. Le porse alla donna dietro al bancone.
"Sicuro di non voler rimanere?" chiese la locandiera di fronte a lui.
"No, grazie, è meglio che riparta subito."
(...)
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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9. Sylvie si svegliò abbracciata ad Eleryn. Era notte fonda, e i due avevano passato una serata indimenticabile. Lo guardò languidamente mentre dormiva e gli accarezzò una guancia. Poi gli alzò piano piano il braccio dal suo corpo esile e si mise in piedi. Si coprì con un mantello e si addentrò nella foresta. Anche quella notte doveva vedere il suo Padrone.
<> Pensò durante il breve tragitto.
"... E così la mia migliore assassina, la più furtiva emissaria di morte di cui dispongo, mi ha infine tradito."
Un'ombra sbucò fuori da dietro un albero, spaventando la ragazza.
"Credevi che non lo avrei mai scoperto? O forse pensavi di poter rompere l'accordo? Sai bene che ti osservavo, Sylvie."
La giovane deglutì violentemente; provava un'insolita paura. Era conscia dello straodinario potere di quell'uomo. Si fece forza.
"Si, è vero. In cuor mio non voglio più far parte dell'accordo. Questa storia è durata troppo a lungo."
"Oh, davvero?" L'uomo le si portò improvvisamente vicino; fece in un lampo. Prese a camminarle attorno mentre lei se ne stava ferma, quasi impietrita. Le braccia distese lungo i fianchi, le dita asserragliate a formare un pugno.  
"E cosa ne sarà del tuo adorato fratellino, eh? Vuoi che muoia lentamente e osservarlo mentre il suo corpo cessa di vivere? Vuoi questo?"
Sylvie stette in silenzio per un attimo, abbassando gli occhi.
"RISPONDIMI! CHE COSA NE SARA' DI - "
"ZITTO!" La ragazza si ritrovò ad interromperlo senza volerlo. Si ricompose. "... Zitto. Non hai il diritto di parlare. Eleryn, lui... è fantastico. E' gentile, premuroso... Non esiterebbe a sacrificarsi per qualcuno a cui vuole bene o a rischiare la vita per chi ha bisogno di protezione. Lui... Lui mi aiuterà a far cessare il maleficio. Io non ho bisogno di te!"
"... Ah... Ahah... Bwahahahahahahahah!" L'uomo si fece una grossa risata dopo aver sentito le parole di Sylvie, poi riprese. "LUI? Quel mago da strapazzo? Ah, se sapesse... Ma sono sicuro che saprà, vero? Hai intenzione di dirglielo?"
"...Si."
"Ti respingerà. Ti ripudierà. Sarà accecato dall'ira, dall'odio. Per la prima volta lo vedrai come tu non vuoi vederlo. Lo vedrai... Simile a me."
"Tu menti."
"Credi? Io so che tutto ciò che avevi, ogni possibilità nella quale speravi, adesso è scomparsa per sempre. La tua punzione arriverà da sè, ucciderti ora sarebbe solo uno spreco di tempo. Io so che ti ritroverai sola."
Sylvie strinse i pugni ancora più forte e si morse un labbro. Non voleva credergli, ma una parte di lei aveva paura che Eleryn avrebbe reagito male a ciò che doveva sapere.
"Addio. Questa è l'ultima volta che ci rivedremo, ne sono sicuro." Scomparve nell'oscurità della notte, veloce come era arrivato.
La ragazza tornò sui suoi passi, in direzione del giaciglio dove Eleryn dormiva, e dopo poco ci arrivò. Il giovane era sveglio e aveva riacceso il fuoco.
"Dove sei andata?" Non si aspettava di averlo svegliato.
Sapeva che Eleryn aveva il sonno leggero, però... Doveva affrontare il discorso.
"Sylvie, allora?" Incalzò lui.
"Ecco, ehm... Ero andata dietro quei cespugli... ma è imbarazzante da dire, Eleryn..." Finse di arrossire stringendosi tra le spalle.
"Sono serio." Il ragazzo si alzò in piedi e si avvicinò a lei. "Ti sei ferita, al castello?" Indicò una fasciatura sul braccio sinistro. Sylvie chiuse gli occhi per la disperazione causata dal fatto che se ne fosse accorto. Scelse di mentire ancora.
"Si. Ma non è niente, è solo un taglietto..."
"Posso vederlo? Magari riesco a fare qualcosa, adesso grazie a te mi sento meglio."
"No, davvero, non è niente." Si ritrasse lei.
"Sai che me ne intendo di erbe e delle loro proprietà curative, fammi vede-"
"Ho detto che non è niente." Lo interruppe bruscamente. "Lasciami stare."
"Sylvie... Che cos'hai sotto quelle fasciature?"
La ragazza si morse nuovamente il labbro. Era giusto che lui sapesse.
"Sei sicuro di volerlo vedere?"
"No. Ma credo che io debba, giusto?"
Sylvie annuì leggermente. Prese a slegarsi le bende che componevano la fasciatura. Lo fece con calma, quasi come se volesse gustarsi gli ultimi attimi di una situazione che non avrebbe più avuto dopo che Eleryn avrebbe visto. Concluse l'operazione, svelando il marchio del Culto.
"Non posso crederci... Per tutto questo tempo..." Fece lui, allibito.
"Eleryn, posso spiegare..." Gli si avvicinò.
"Stammi lontana." Frappose il suo braccio tra il suo corpo e quello di Sylvie. "Come hai potuto? Che cosa volevi da me, eh? Sedurmi, forse? Per uccidermi nel momento stesso in cui io avrei abbassato la guardia?"
"Eleryn, per piacere, lasciami spiegare... Se avessi voluto fare quello non sarei partita in viaggio con te..."
"...Ma evidentemente avevi un motivo per farlo, non è vero?" Concluse ironicamente lui. "Stasera hai ricevuto ordini da qualcuno?"
"...Si." Sylvie aveva lo sguardo fisso a terra, ora.
"Proprio come pensavo..." Sorrise amaramente lui. "E cosa ti hanno detto di fare, eh? Di far si che cadessi completamente nella tua rete e poi pugnalarmi alle spalle? Pensare che facevi tutta l'innocentina, la dolce... E invece sei solo una puttana."
"Eleryn, non è come pensi... Loro... Lui... Ha usato mio fratello, lo ha maledetto...  Gli serviva un sicario... Credimi, non ti ho mentito su questo..."
Il mago rimase in silenzio per un momento. "Che cosa ti aveva chiesto di fare?"
"Lui... Lui possiede il medaglione che permette alle persone colpite dal maleficio di essere risvegliate..."
"Quindi sapevi anche del manufatto e dove esso fosse tenuto nascosto?"
"Si, si, sapevo tutto..." Iniziò a piangere a dirotto. "Io non volevo tradirti... Io dovevo ucciderti lontano dalla città così da far pensare a tutti ad un incidente, dovevo portarti il più lontano possibile e far sì che o io o Izo o chi per esso ti facessero fuori... Lui mi aveva promesso che avrebbe liberato mio fratello ed io... ed io gli ho creduto, perchè sono una stupida... Ma da quando ho iniziato a viaggiare con te, da quando... Stiamo insieme... Bhè... E' cambiato tutto... Gli ho detto più volte di lasciarmi stare, che non volevo più fare parte dell'accordo... Devi credermi Eleryn, perchè io... Io ti amo..."
Eleryn si sorprese di quelle parole, ne fu felice. Ma la sua felicità durò per pochissimo tempo. Non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero che l'unica persona che aveva frequentato negli ultimi giorni, per la quale aveva provato più affetto in quei mesi e che gli era stata più vicina di tutti gli avesse mentito così tante volte. Nemmeno la visione di Sylvie in lacrime lo distolse da certi pensieri.
"...Dimmi chi è." Commentò lapidario.
"... Che cosa?"
"Ti ho detto di dirmi chi è che ti da ordini, chi mi vuole morto. Voglio sistemare la questione una volta per tutte."
"Eleryn, no, è troppo potente per te, andresti incontro a morte certa..."
"Hai detto che mi ami, no? Bhè, se mi ami davvero sai che devi dirmelo per riparare ai tuoi errori."
"Proprio perchè ti amo non voglio che tu vada incontro alla morte! Non farlo Eleryn, ti prego!"
Il mago sfoderò la spada e le si avvicinò, puntandole la lama alla gola. "Dimmi chi ti manda o morirai qui, adesso." Sylvie vide la rabbia e l'odio nei suoi occhi. Provò una paura che non aveva mai provato prima, standogli vicino. Smise immediatamente di piangere, quasi come se anche le lacrime avessero preferito rifugiarsi piuttosto che affrontare l'espressione di Eleryn. "Allora?"
"... E' Jelson... Il Cancelliere Jelson..."
Il mago strabuzzò gli occhi e ritrasse la lama.
"Cosa? Il mio vecchio maestro? Colui che mi ha curato per tutta la mia infanzia? Non è possibile..."
"Eppure ti assicuro che è così, Eleryn... Mi ha ordinato lui di ucciderti..."
"No... No... Impossibile... Tu menti."
"No, te lo giuro, sto dicendo la verità, devi credermi!"
"TU MENTI!" Urlò Eleryn acceccato dalla rabbia. "Io... Io devo andare da lui, devo incontrarlo e parlarci. Devo sapere la verità." Raccolse il bastone dal giaciglio di foglie e passò la mano sulla punta arrotondata, dopodichè lo puntò verso Sylvie. La ragazza fu imprigionata in una gabbia di lame di ghiaccio.
"Cosa? Eleryn, cosa diavolo stai facendo?"
"Non ti voglio più tra i piedi, Sylvie. Adesso ognuno va per la sua strada. Stai tranquilla, basterà il sole del mezzogiorno per sciogliere quel ghiaccio, ma fino ad allora non potrai muoverti. Quando sarai libera potrai andare dove ti pare, ma non seguirmi, o la prossima volta che ti vedrò sarò costretto ad ucciderti."
"Eleryn, no... Dio mio, che cosa ho fatto..." Sylvie si inginocchiò con le mani tra i capelli e pianse. Eleryn si rimise il mantello e raccolse la tracolla, dopodichè diede un'ultima occhiata a Sylvie. La sua espressione era più dispiaciuta di quanto non voleva far apparire. Infine si voltò e scomparve nella fitta vegetazione.

Camminava di buona lena oramai da un paio d'ore, e Roian era già in vista. Dovendo fare tappa a Sahabta e venendo dalla Capitale, la strada si allungava molto, per questo lui e Sylvie ci avevano messo più tempo, all'andata. Ma adesso, tagliando per un sentiero che costeggiava la foresta, Roian poteva essere raggiunta in circa tre ore di viaggio. Eleryn si ritrovò a pensare a come stesse Sylvie; se qualcuno l'avesse attaccata. Distolse la sua mente da quell'immagine, oramai non era più affar suo. C'era ben altro per il quale doveva essere attanagliato: Jelson. Il suo maestro, il suo mentore, la persona a lui più vicina assieme a sua sorella... Il suo secondo padre... Capo del Culto? Non poteva essere vero, Eleryn non voleva crederci. Mentre camminava, i ricordi iniziavano a riaffiorare.

"Devi cercare di concentrare i tuoi poteri in un unico punto del bastone e visualizzare nella tua mente l'incantesimo che vuoi eseguire. Chiudi gli occhi, forza."
Il piccolo Eleryn si allenava nel grande cortile del castello del Re assieme a Jelson, suo maestro, il quale cercava di insegnarli i rudimenti della magia.
"Non ci riesco, maestro, scusatemi..."
L'uomo gli sorrise. "Non temere. Riprova, concentrati."
"Va bene..." Eleryn chiuse gli occhi e cercò di convogliare tutti i suoi pensieri sull'estremità del bastone. S'immaginò un enorme muro di fiamme che scaturivano da esso, Le sopracciglia gli si aggrottarono dalla determinazione, dopodichè un piccolo soffio di calore fuoriuscì dal bastone. Eleryn sbuffò, stanco e deluso.
"Ahahah! Stai migliorando!" Disse Jelson, mettendogli una mano sulla testa e scompigliandogli i capelli. "Un giorno diventerai un grande mago, credimi."
Eleryn sorrise speranzoso.

E i ricordi viaggiarono, e viaggiarono ancora... Si ricordò di quella volta che aveva incendiato per sbaglio un arazzo della famiglia reale e Jelson si era preso la colpa al suo posto, o di quella volta che aveva fatto scappare tutte le pecore del signor Wilny a causa di un piccolo fulmine mal controllato ed il suo maestro si era offerto di aiutarlo a radunarle tutte, o ancora di quando si affrontavano combattendo all'arma bianca. La mente di Eleryn viaggiò fino al momento della sua nomina da Arcimago. Rivide il re in piedi davanti a lui; una cerimonia solenne alla presenza delle più alte cariche del Regno.

"Io, in qualità di Re di Alasteria, nomino te, Eleryn Flemi, Arcimago del Regno. Accetti tu l'incarico di servire e proteggere Alasteria, la sua gente ed il Re con tutte le tue forze?"
"Si, mio Signore." Rispose Eleryn chinando la testa ed inginocchiandosi.
"Allora, da oggi in poi, servirai questo regno accanto a me." Il Re, Sylveon, gli toccò leggermente le spalle con la spada recante lo stemma della famiglia Reale, poi gli fece cenno di alzarsi. "Ah, al diavolo il protocollo!" Il Re lo abbracciò, suscitando lo stupore della folla. "Ben fatto, amico mio."
Eleryn si ricordava di Jelson, si ricordava dei sorrisi e delle grandi congratulazioni che gli aveva fatto, e anche della birra che gli aveva offerto per festeggiare. Nulla faceva pensare ad una sua gelosia per la carica acquisita dal giovane, almeno secondo lui. Non credeva affatto che il suo maestro potesse cospirare alle spalle della casata regnante. Accelerò il passo, Roian era vicina.

Entrò in città velocemente, subito riconosciuto dalle guardie, e si avviò verso il castello. Arrivò nella sala del trono, laddove il Cancelliere era solito presenziare in sostituzione al Re maledetto. Il grande portone di legno si richiuse alle sue spalle emettendo un assordante suono.
"Ti stavo aspettando."
La flebile luce che filtrava dalle inferiate metalliche delle grandi finestra scoprì Jelson, in piedi davanti a lui, distante qualche metro.
"Jelson! Sono felice di rivederti!"
"Anche io, caro Eleryn, anche io."
"Ho delle cose da chiederti, sono giunto quì più in fretta che potevo e..."
"Come sta Sylvie?"
"... Cosa? Sylvie? Ma... Tu che cosa ne sai?"
"Vedi, mio ingenuo "amico"... Ti ho osservato a lungo. So che cosa hai fatto. Sylvie... Bhè, ecco, lei... Me lo raccontava. Avevamo un accordo."
"Ma... Allora è vero... Non è possibile..." I suoi occhi si spalancarono dall'incredulità.
"Oh, si che lo è. Ma poi lei ha deciso di rompere quell'accordo, di tradirmi... Lei si è innamorata di te."
"Come hai potuto..."
"Questo dovresti chiederlo a quell'idiota che si fa chiamare Re, ma credo che adesso non possa risponderti, sai?"
"Che cosa ha fatto il Re?" Eleryn era straziato nel profondo dalla conferma che dietro a tutto c'era proprio il suo vecchio maestro.
"Che cosa ha fatto, mi chiedi? Sai benissimo di che cosa si è macchiato quel bastardo. Io ti ho allevato, accudito, addestrato... E nel momento di maggior bisogno, quando lui doveva scegliere da chi farsi affiancare per governare, da chi farsi proteggere... Lui ha scelto te. Ha nominato te come suo Arcimago, non capendo di quali poteri io disponga, e facendomi finalmente decidere che era giunta l'ora di usurpare il suo trono."
Eleryn rimase in silenzio; la bocca spalancata.
"Vedi, era tutto previsto... Non che la mia nomina ad Arcimago avrebbe cambiato le cose, intendiamoci, però quella è stata la goccia che ha fatto traboccato il vaso e mi ha fatto decidere che anche tu, caro Eleryn, meritavi una punizione. Io sono un necromante; ho studiato tomi e tomi di magia nera risalenti alle Ere passate, ed ho potuto attingere ad un potere inimmaginabile. Ovviamente, ti ho tenuto all'oscuro di tutto perchè non volevo che tu mi causassi problemi, ma la tua innata predisposizione alle arti magiche ti ha comunque permesso di percepire qualcosa, a volte... Ma non importa. Così ho creato un sortilegio. Un potentissimo sortilegio che ha richiesto un anno di preparazione... Incantando questo medaglione..." Si toccò il collo, il quale era ornato da un oggetto di forma circolare e colore bronzeo, riportante alcune antiche incisioni. "... Ed usandolo come catalizzatore, ho potuto scagliare una maledizione  su chi volevo, che aveva come effetto un graduale annichilimento dei sensi e del corpo stesso, causando infine la morte del soggetto. L'ho utilizzata sia su tua sorella sia sul Re."
"Sei un infido bastardo, Jelson. Io mi fidavo di te." Tuonò Eleryn.
"Su, su, basta con i complimenti, adesso. Ciò a cui io miro è la costruzione di un nuovo Impero con me al comando: i vecchi valori di uguaglianza, speranza e carità spazzati via in un attimo. "Rinnovamento"; questa è la parola chiave. Per fortuna quell'idiota del Re si è fidato di me e mi ha nominato Cancelliere, quindi suo secondo, ed in caso di sua prematura dipartita sarò io ad avere il potere."
"... E quindi tu hai fatto tutto questo per poterti prendere una rivincita sulle persone che ti hanno fatto sentire inferiore? Hai creato il Culto per avere un esercito di menti che potevi plasmare a tuo piacimento?"
"Esercito? Oh, no no no, ti stai sbagliando... Io non ho bisogno di nessun esercito. Vedi, con le arti oscure sono capace di legare l'anima di un potente demone infernale al corpo di un uomo. Hai incontrato Izo, non è vero? Ecco, questo è ciò che avevo in programma per gran parte dei nuovi adepti. Inutili corpi pronti ad ospitare anime ben più degne delle loro, sozze e sature di altruismo. Il Culto, venerare Void, i rituali... Sono tutti espedienti per far cadere nel tranello quante più persone possibili. E quelle che ci credevano veramente, quelle sì che le avrei usate a mia personale difesa. Si sa che un uomo darebbe anche la vita per i propri ideali, non è vero, Eleryn?"
Il giovane era oramai in ginocchio, ed una piccola lacrima gli rigò il volto. "Non la farai franca. Io porrò fine a tutto questo. Io ti ucciderò." Il ragazzo estrasse la spada dal fodero ed impungò il bastone.
"Fa' come credi, non avrò di certo pietà per te, anzi."
Anche Jelson sfoderò la spada, ed i due iniziarono ad incrociare le lame. Era proprio come quando si affrontavano nel cortile del castello. Eleryn rivedeva in Jelson ogni movimento che faceva in passato, ogni schivata, ogni affondo... E lo stesso valeva per il Cancelliere. Si equivalevano.
"Dimmi, Eleryn... Come pensi che potessi lasciare il castello per arrivare fino dalla tua amata, eh?" Commentò lui in un momento di stallo. Al giovane quasi andò di traverso la saliva quando, dopo un suo affondo parato da Jelson, se lo ritrovò alle spalle con la sua spada rasente alla gola.
"La mia magia è così potente da riuscire a farmi spostare all'istante dove voglio."
Eleryn fu rapido nell'abbassarsi e sgambettare il rivale, il quale cadde a terra. l'Arcimago prese la spada con due mani e fece per affondarla nel petto del nemico, che però scomparve appena prima di essere trafitto.
"Eh eh eh... Te l'ho detto, posso spostarmi dove voglio." Ridacchiò lui.
"Tu si... Ma il tuo medaglione no." Eleryn raccolse dalla punta della spada il monile che Jelson aveva precedentemente al collo.
"Cosa...?" Il Cancelliere si toccò il collo oramai nudo. "Era questo il tuo obiettivo sin dall'inizio?" Lanciò uno sguardo di fuoco al suo allievo. "Tu... Bastardo... Ma non importa... Me lo riprenderò dal tuo cadavere dopo che ti avrò ucciso."
I due ricominciarono a combattere in un turbinio di attacchi che sembrava non potesse finire più.

Sylvie stava correndo a perdifiato verso il castello di Roian. Tutto ciò che voleva era raggiungere Eleryn e dirgli ciò che sapeva, non voleva più mentirgli. Si domandava se Eleryn la aveva volontariamente intrappolata vicino al fuoco da lui stesso acceso così che lei potesse fuggire incendiando un lembo del mantello per creare una torcia con la quale scogliere il ghiaccio oppure fosse stato un caso, ma non le importava più. Era arrivata al castello.
"Da qui non si passa, signorina." Una guardia le intimò l'alt.
"Ma levati di mezzo, tu!" Sylvie la spinse via e spiccò un gran balzo che le permise di arrampicarsi facendo leva su una pietra sporgente ed arrivare ad una finestra. Dava sulla sala del trono, e da lì scorse Eleryn. Le inferiate erano abbastanza larghe per lei, così che, appiattendosi contro un'estremità, riuscì ad entrare. Assistette per un po' allo scontro tra Jelson ed Eleryn, impietrita dalla potenza sprigionata dai due. Decise di chiamarlo.
"Eleryn!"
Il giovane si voltò d'istinto. "Sylvie...!"
Jelson sorrise beffardamente e colse l'occasione. Assestò un calcio all'addome del giovane rivale e lo disarmò, facendogli cadere la spada ad alcuni metri di distanza. Eleryn si divincolò dalla presa dell'avversario con un pugno con la mano libera e scattò per recuperare la spada. All'improvviso, però, Jelson estrasse con la mano sinitra il bastone, lo stesso con il quale mostrava ad Eleryn alcuni incantesimi quando era piccolo, e passò velocemente la mano su di esso.
"E' giunta la tua fine." Sentenziò il maestro.
Il giovane aveva raggiunto la spada, ma quando si era voltato per riprendere a combattere oramai l'incantesimo era già stato lanciato. Lo conosceva bene, glielo aveva insegnato proprio Jelson: quella affilata lama di ghiaccio non lasciava scampo a colui che venisse trafitto da essa. Chiuse gli occhi, rassegnandosi all'abbraccio del nulla.
<>
"Eleryn!" Sylvie, oramai scesa nella larga sala, compì un veloce scatto verso il giovane, tuffandosi per intercettare la traiettoria dell'incantesimo e ne venne trafitta, finendo riversa a terra. Un rivolo di sangue bagnava il pavimento. Eleryn rimase interdetto per un interminabile attimo.
"SYLVIE, NOOO!"


 
Spazio dell'autore: Ciao a tutti e grazie per la lettura, inanzitutto ^^ Credo che questo sia il penultimo capitolo della mia storia, e credo proprio che nel capitolo 10 ci sarà il finale di questa fic ^^ Se vi va, recensite con i vostri pareri e critiche! Come sempre vi lascio i link delle altre mie storie, rinnovandovi l'invito a recensire! Al prossimo capitolo! ^^
Fan - fiction introspettiva (One Shot) : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2845044&i=1
Fan - fiction su One Piece: (One Shot): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2886160&i=1
Fan - fiction fantasy (One Shot) : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2832857&i=1
  
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