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Autore: Pyxis_Minor    22/10/2014    3 recensioni
La pagina di Wiki Loves Monuments afferma che: "Esistono molte cause per cui una persona può trovarsi nella Friend Zone. [...]
I principali motivi sono:
- L'individuo A non è sufficientemente attratto dall'individuo B.
- L'individuo A non riconosce i tentativi dell'individuo B di approfondire il rapporto, credendoli gesti di amicizia.
[...]
- L'individuo A si fidanza con un'altra persona, relegando nella Friend Zone l'individuo B."
Jo Williams non ha dubbi. La Friend Zone è il suo posto, la sua casa, la sua prigione.
***
Dalla piccola introduzione: "I suoi problemi sono nati nel momento in cui un’altra certezza ha iniziato a nascere lentamente, a crescere dentro di lei e a mettere piccoli e rosei germogli.
Perché così come è certa che il suo nome è Johanna Williams, che è una nata babbana, che non prenderà mai una sufficienza in Erbologia, è altrettanto certa che non è, e non sarà mai il tipo di James Potter.
Allo stesso modo però, nonostante i suoi molteplici tentativi di ignorare la cosa, è assolutamente certa di essere innamorata di lui."
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, James Sirius Potter, Lorcan Scamandro, Lysander Scamandro | Coppie: Lily Luna/Lysander
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo V

 

 

Ad Hogwarts esisteva una sorta di Top-Ten settimanale dei pettegolezzi più in voga, ed ovviamente era curata direttamente da Annie Jackson.

Non si trattava di una rivista o di un giornalino di gossip, ma di enorme telefono senza fili, di un passaparola senza eguali, di uno scambio continuo di informazioni, di occhiate complici, di sorrisi falsi, di segreti scoperti, di intrighi e tradimenti.

L'importanza di una notizia dipendeva dallo spessore che Annie Jackson decideva di attribuirle.

E l'importanza di Annie Jackson dipendeva dallo scalpore che riusciva a scuotere raccontando – a modo suo – le storie degli altri.

Ad esempio, James Potter e Rebecca Rushner, per lei non erano affatto un pettegolezzo succoso.

James Potter, ovvero Mr. Popolarità, ricco e affascinante diciassettenne dalla lingua tagliente e... stuzzicante, nonché capitano della squadra di Quidditch dei Grifondoro, noto per la sua simpatia e per la scarsa considerazione delle regole scolastiche.

Rebecca Rushner, ovvero Mrs Perfezione, femminile e brillante, bella da mozzare il fiato, studentessa modello, rispettosa delle regole, sempre gentile nei confronti degli altri, sogno irraggiungibile di ogni studente di Hogwarts, e l'invidia di ogni studentessa.

Quella coppia non era assolutamente qualcosa di stimolante su cui spettegolare. Tutto sapeva enormemente di cliché, di già visto e sentito, di usuale, banale.

Era quello il motivo per cui, nella classifica dei dieci pettegolezzi più succosi della settimana, i due avevano raggiunto solo il nono posto. Infatti superavano in noia solo Cloe Fowler, che aveva scoperto l'ennesima scappatella del suo ragazzo, Malcom Dell, e che aveva fatto una scenata incredibile nel bel mezzo della Sala Comune dei Serpeverde.

Scenata che si ripeteva uguale, uguale ogni mese, da due anni a quella parte.

Molto più interessante invece, era per lei capire per quale motivo Jo Williams, membro onorario del gruppo di Potter, sembrava sul punto di strangolare Lysander Scamandro.

Determinata a scoprirlo, Annie abbandonò la sua colazione e si alzò dal suo posto, poiché troppo lontano dal gruppo e il chiacchiericcio generale della Sala Grande le impediva di sentire cosa la Williams stesse urlando contro il biondo.

Con aria indifferente salutò alcune sue compagne di scuola, rivolgendo loro un sorriso smagliante e andò a sedersi a un paio di posti di distanza dal gruppo.

«Mai! Mai hai perso una gita ad Hogsmeade in vita tua, perché proprio oggi dovevi decidere di restare a dormire?!» Stava urlando Jo al biondo, che da parte sua non sembrava affatto interessato alla rabbia dell'amica.

«Te l'ho detto Jo, oggi non ho voglia. Ci andiamo il mese prossimo.» rispose secco, addentando il suo porridge.

Jo sbuffò e rivolse un'occhiata supplicante a Lorcan. «Non guardare me, seguo il doppio delle vostre lezioni, non posso perdere un giorno di studio.»

Jo afferrò una mela e la lanciò con forza contro Lysander, colpendolo dritto in testa.

«Ahi» piagnucolò lui. «Jo, conosciamo quella cittadina a memoria ormai. Non c'è più nulla di interessante da fare.»

«Ma almeno non rimaniamo reclusi nel castello!» protestò ancora lei.

James, che fino a quel momento era rimasto in silenzio a fissare il piatto, apparentemente estraneo alla lite dei suoi amici, rivolse un'occhiataccia a Jo. «Vuoi piantarla di fare i capricci?» ringhiò.

In un primo momento lei rimase in silenzio, troppo sorpresa per ribattere. «Cosa?» provò a chiedere poi.

« Non stai facendo altro che lamentarti da stamattina, stai zitta sbottò ancora il bruno.

A quel punto, Annie Jackson dovette trattenersi dal spalancare la bocca. Mai James Potter aveva parlato così alla sua migliore amica.

Jo infiammò. «Questi non sono affari tuoi.» tuonò.

«Sono affari miei!» ringhiò ancora James in risposta. «Sono affari miei perché è da quando ci siamo seduti a questo maledetto tavolo che non hai fatto altro che lamentarti. Sono affari miei perché sto cercando di fare colazione, ma non ci riesco perché ci sei tu che mi cantileni continuamente nelle orecchie! Ce la fai a stare zitta per cinque secondi?»

Jo rimase a guardarlo con occhi spalancati per un po', prima di afferrare la sua borsa ed alzarsi.

«Tolgo il disturbo James, tranquillo.» disse sprezzante, allontanandosi in fretta.

«Ma sei impazzito?» chiese Lorcan a James, dandogli un pugno su una spalla.

James lo ignorò, tornando a prestare attenzione al suo piatto. «Ehi, sto parlando con te.» insistette il biondo, visto che James sembrava determinato ad ignorarlo.

«Non hai nessun diritto di prendertela con lei se sei nervoso per il tuo appuntamento» lo rimproverò ancora.

«Hai finito?» chiese James acido, guardando di sbieco l'amico. «Non la sopportavo, e ora non sopporto neanche te.»

«Lascia perdere Lorcan, la signorina è nervosa stamattina.» intervenne Lysander.

James alzò gli occhi al cielo e spinse il piatto lontano. «Mi avete fatto passare la fame.» disse, alzandosi ed allontanandosi velocemente.

Anche Annie Jackson si alzò, sorridendo soddisfatta per ciò che aveva appena sentito.

Non vedeva l'ora di tornare in Sala Comune per raccontare alle sue amiche che gli inseparabili James e Jo avevano appena litigato violentemente, e che molto probabilmente non si sarebbero mai più rivolti la parola.

 

*

 

Jo lasciò la Sala Grande quasi correndo.

Non solo aveva il cuore in mille pezzi al solo pensiero di James che passeggiava tutto il giorno mano nella mano con la Vacca, non solo le si rivoltava lo stomaco al pensiero che tra i due potesse succedere qualcosa di più, non solo era costretta a rimanere rinchiusa nel castello perché i suoi migliori amici non sembravano intenzionati a muovere le chiappe, ma doveva anche sopportare di essere il sacco da box di James per i suoi sfoghi mattutini.

Quella giornata era iniziata veramente di merda.

I suoi piedi si muovevano frenetici, provocando un rumore sordo ogni volta che colpivano - forse con troppa forza - la fredda pietra del pavimento, senza che la sua mente avesse deciso una destinazione.

Qualsiasi posto le sarebbe stato bene, qualsiasi posto abbastanza lontano da James Potter, dai suoi sbalzi d'umore da menopausa e dalla sua bellissima faccia da schiaffi.

Jo si fermò di scatto e quasi cadde in avanti.

Aveva davvero appena pensato “bellissima faccia da schiaffi?”

Sospirò e si sedette sull'ultimo gradino di una scalinata, sperando che questa non decidesse proprio in quel momento di cambiare direzione. A contatto con la fredda pietra, nonostante il mantello pesante, Jo rabbrividì.

Affondò il viso tra le mani e dovette sforzarsi per resistere alla tentazione di mettersi ad urlare.

Che cosa mai aveva fatto di male, in vita sua, per meritarsi una punizione della portata di James Potter?

Percepì come in lontananza la sensazione di un corpo che le si sedeva al fianco. Con gli occhi chiusi e il viso affondato tra le mani, pensò che forse lo stava solo immaginando.

Poi qualcuno le mise una mano su un braccio. « È tutto okay?» chiese una voce maschile vagamente familiare.

Jo sobbalzò e si voltò di scatto. «Oh Logan, sei tu!»

«Scusa, non volevo spaventarti. Che ci fai qui?»

Jo alzò le spalle. «Camminavo e poi mi sono seduta.»

«Nervosetta?»

«Abbastanza.»

Logan le diede due forti pacche sulla spalla e le sorrise. «Io sto andando ad Hogsmeade, ci vediamo lì?» chiese alzandosi.

Jo scosse il capo rassegnata. «Lysander e Lorcan hanno deciso di rimanere qui, e visto che James esce con Rebecca dovrei andarci da sola, e non mi sembra molto entusiasmante. » rispose.

«Be', se vuoi, puoi venire con me.» rispose Logan. «Insomma, io vado con Mattew e Luke. Puoi unirti a noi se non hai voglia di rimanere chiusa qui dentro.»

Gli occhi di Jo si illuminarono. «Logan Lauriel, tu sei una benedizione scesa dal cielo.» disse alzandosi.

Logan sorrise e l'abbracciò.

Questa volta Jo non rimase rigida, ma strinse forte tra le braccia il corpo asciutto del ragazzo. Voleva mostrargli la sua gratitudine in ogni sfaccettatura.

«Allora, andiamo?» chiese imbarazzata dopo diversi secondi allontanandosi da lui, che invece sembrava intenzionato a prolungare ancora a lungo quell'abbraccio.

Logan annuì, le mise un braccio intorno alle spalle e insieme si avviarono all'uscita.

 

*

 

Lysander varcò la soglia del ritratto della Signora Grassa e si avviò verso una delle poltrone vicino ad un camino, intenzionato a gettarvisi sopra facendo affondare il suo corpo nella morbida e vellutata imbottitura.

I suoi sogni furono però infranti da una furia rossa che, non appena lo vide, si fiondò verso di lui e lo afferrò per il colletto del pesante maglione, che indossava come protezione da quell'improvviso freddo autunnale, e lo spinse verso il muro, incastrandolo tra il suo corpo ed il caminetto.

Lysander forse avrebbe dovuto essere spaventato dalla furia omicida che riusciva a leggere nei suoi occhi, ma la verità era che le sue gambe avevano iniziato quasi a tremare nel momento in cui l'odore dei capelli di lei si era affacciato timido al suo olfatto.

Quando ebbe ripreso il controllo delle sue funzioni celebrali, Lysander ghignò. «Vedo che hai cambiato idea, patatina. Non pensi che sia meglio andare in un posto più appartato? Ci stanno guardando tutti ».

«Ti uccido.» ringhiò lei tra i denti.

Lysander allargò il suo ghigno, pronto a rivolgerle una rispostaccia, ma la rossa lo precedette. «Dov'è?» chiese.

«Non so di cosa stai parlando, gioia.»

«Scamandro,» sputò ancora lei, sentendo che la rabbia si impossessava di ogni cellula del suo corpo. «So che sei stato tu a modificare le istruzioni sul mio tomo di pozioni, e so che sei stato tu a scrivere porcate sul tema della Cooper e so e dicendolo afferrò la pelle della pancia del ragazzo tra pollice ed indice della mano sinistra, mentre con la destra continuava a tenerlo inchiodato al muro.

« che sei stato tu a prendere il mio diario, e lo rivoglio continuò.

«Ora strinse la carne del ragazzo tra le sue dita, in un pizzico così doloroso che Lysander dovette fare uno sforzo disumano per non darle la soddisfazione di sentirlo gemere.

«No» rispose lui, facendo spegnere velocemente il sorriso sul suo viso. «Non lo riavrai»

E così dicendo, afferrò la mano che la ragazza stava usando per strozzarlo e la strinse con forza.

Quando si fu liberato della sua stretta, la spinse via con poca delicatezza.

Lily lo guardò ancora con odio, incrociando le braccia al petto. «Puoi scegliere se ridarmelo di tua spontanea volontà e chiedermi scusa, e potrei anche decidere di perdonarti per questi tuoi scherzetti stupidi e infantili, oppure posso entrare nel tuo dormitorio e metterlo sottosopra, fin quando non lo avrò trovato. Mi riprenderò ciò che è mio, ma non sarò clemente con ciò che è tuo.» rispose ferma.

«Non lo troverai nel dormitorio, piccola.» rispose Lysander sorridendo di nuovo. «Ma se proprio ci tieni, accomodati.» la sfidò, indicandole la direzione del dormitorio con il gesto di una mano.

Lily estrasse velocemente la bacchetta dalla tasca della divisa e gli scagliò contro un'orcovolante veramente ben fatta.

Poi si diresse a passo deciso verso i dormitori maschili del settimo anno.

 

*

 

Quando James raggiunse Rebecca nell'atrio, pregò seriamente che il pavimento lo inghiottisse e lo facesse scomparire in quell'istante.

Le sue gambe gli sembravano improvvisamente troppo lunghe e troppo magre, le sue spalle troppo larghe, il suo collo troppo lungo.

Rebecca però, sembrava non rendersi conto di queste sue improvvise malformazioni fin troppo evidenti, e lo salutò sorridendo calorosamente.

James provò ad essere il più naturale possibile, ma all'iniziò gli risultò difficile.

Erano anni che aspettava questo momento, e aveva paura di rovinare tutto. Il suo nervosismo però non aiutava.

Tuttavia Rebecca, riuscì a metterlo a suo agio.

Sembrava non rendersi conto del tremolio che scuoteva le mani del ragazzo, e del fatto che fosse diventato improvvisamente un imbranato balbuziente.

Sorrideva quando lo guardava, si dimostrò gentile e affabile e dopo poco, James si calmò.

Allora la conversazione prese decisamente una piega più piacevole e anche più scorrevole.

Iniziarono a passeggiare per le strade di Hogsmeade, Rebecca camminava un paio di passi avanti a lui, con le mani infilate nelle tasche del cappotto e il viso avvolto in una pesante sciarpa blu e nera.

Anche i capelli rossi erano infilati nella sciarpa, come ulteriore protezione contro il freddo, ma alcune ciocche disordinate sfuggivano a quell'abbraccio, e venivano torturate dal freddo vento di fine settembre.

Ogni tanto Rebecca si girava verso di lui e sorrideva per qualcosa che James aveva detto.

James lo capiva dalla sfumatura che assumevano i suoi occhi chiari, e dalle piccole rughette che le si formavano intorno alle orbite, poiché la bocca era completamente coperta dalla calda lana.

Entrarono in qualche negozio, per di più diedero un'occhiata alle vetrine senza compare nulla.

Quando James propose di andare a dare un'occhiata ai Tiri Vispi Weasley, Rebecca lo guardò con sorriso di scherno dipinto sul volto. «Non sei un po' cresciuto per queste cose?» gli chiese, allora James scosse le spalle imbarazzato e abbandonò l'idea.

Entrarono da Mielandia, e si divertirono ad assaggiare le nuove varietà di dolci disponibili.

Memore di un passo di un libro che suo zio Ron gli aveva regalato per il suo diciassettesimo compleanno, Dodici Passi Infallibili Per Sedurre Una Strega, Nuova Edizione , James prese tra le mani quello che Rebecca aveva deciso di comprare, e si avviò deciso alla cassa. «Faccio io», le disse. Lei provò a protestare ma alla fine ne fu felice, e lo ringraziò con un caloroso abbraccio.

Verso ora di pranzo decisero di entrare ai Tre Manici di Scopa per una burrobirra.

Il loro ingresso fu annunciato dal trillo di un campanello posto sulla porta. Il locale era affollatissimo, ma James individuò subito un piccolo tavolo libero, vicino una finestra.

«Perché non vai ad occupare quel tavolo, mentre io prendo da bere?» le chiese.

Lei annuì e si allontanò in quella direzione, mentre James si avviava al bancone.

Si bloccò però, quando la sua attenzione fu catturata da una familiare figura, che era seduta da sola ad uno dei tavoli vicino il bancone.

I capelli biondi erano stati raccolti in una treccia, che le ricadeva sulla schiena.

Teneva le spalle curve e una guancia appoggiata ad una mano.

James le si avvicinò e le schiaffeggiò all'improvviso la schiena.

Jo sobbalzò. «James, Mi hai fatto prendere un colpo!» quasi urlò quando lo vide.

«Tu cosa ci fai qui?» le chiese James sorridendo.

Jo lo guardò di traverso, ricordandosi in quel momento di essere arrabbiata con lui. C'era qualcosa di strano nel suo sorriso, qualcosa che non le piaceva affatto.

«Cosa ti sembra che stia facendo?» chiese sarcastica.

«Be', se è quello che penso sei davvero una persona triste.»

Jo spalancò gli occhi. «Perché?» chiese scettica.

«Sei venuta qui da sola? Non era meglio restare al Castello?»

Jo scoppiò a ridere. «Quanto sei stupido, James.»

Il moro era abituato a sentirsi dare dello stupido, ma nella risata di Jo e nel modo in cui pronunciò l'insulto percepì una nota aspra che raramente aveva avvertito nelle parole dei suoi amici, e una sensazione di fastidio si impossessò del suo stomaco, accompagnata da una vocina che gli suggeriva di rispondere con qualcosa di cattivo, di molto cattivo.

«Beh, hai ragione. Io vado a prendere una burrobirra per Rebecca, ti lascio con i tuoi nuovi amici, allora!» disse James, non trovando nulla di meglio, e indicò le sedie vuote rivolgendo un ghigno all'amica.

Jo stava quasi per alzarsi e tirargli un pungo, quando un braccio la circondò e le posò un bicchiere di burrobirra davanti.

«Burrobirra per la signora.» disse Logan sorridendo, accompagnando il gesto con un bacio sui capelli biondi di Jo.

Poi posò il suo bicchiere poco distante, e salutò James sorridendo. «Ehi James, come stai?» disse, sedendosi al fianco di Jo.

James era rimasto imbambolato a guardare la scena, con la bocca aperta e gli occhi spalancati.

Rivolse ai due un'occhiata truce e si allontanò senza ricambiare il saluto.

 

*

 

Poco dopo, anche Mattew e Luke raggiunsero i due e si sedettero nei due posti di fronte a loro.

Jo trovava la loro compagnia veramente piacevole. Erano forse un po' troppo intellettualoidi per i suoi gusti, parlavano spesso di maghi importanti, o di famosi scrittori, avevano gusti musicali semisconosciuti che parevano essere molto raffinati.

Tuttavia, Jo non si sentì mai a disagio con loro, quando confessava di non aver mai sentito parlare di tale autore o di tale cantante, loro sorridevano e le raccontavano aneddoti o storielle, alcune anche molto divertenti.

Quando la conversazione si spostò sul Quidditch, gli occhi di Jo si illuminarono.

Scoprì con piacere che lei e Logan tenevano entrambi per i Puddlemer United, e si divertirono un mondo a prendere in giro Luke, che era attaccatissimo ai Chudley Cannons.

Il resto della giornata la passarono a prendere in giro i professori, e Jo raccontò alcuni aneddoti su Patrick Smith davvero divertenti, che fecero sbellicare tutti dalle risate. Si sentiva un po' in colpa nell'usare Patrick in quel modo, ma pensò che in fondo un po' se l'era meritato, tormentandola per cinque anni.

«Tu sei una forza, Jo Williams!» commentò ad un certo punto Mattew, quando Jo ebbe finito di raccontare l'ennesima storiella divertente. «Perché diavolo non abbiamo iniziato a frequentarti prima?»

Jo sorrise imbarazzata e abbassò lo sguardo. Poi, involontariamente si voltò indietro.

Di James e Rebecca non c'era traccia.

«Ti va di andare a fare due passi?» le chiese Logan, riportandola alla realtà. Lei sorrise ed annuì, e tutti e quattro uscirono dal locale.

Imboccarono un paio di stradine piene di negozi e si fecero largo tra la folla.

Il chiacchiericcio diffuso impediva a Jo di capire di cosa stessero parlando Mattew e Luke, anche se erano appena dietro di loro.

Lei camminava al fianco di Logan, che aveva gli occhi fissi sulla strada, ma rimaneva in silenzio.

Pensò che forse avrebbe dovuto dire qualcosa, ma non le veniva in mente nulla, così tacque.

Si guardò intorno. Le vetrine dei negozi erano piene di cianfrusaglie, maghi e streghe si fermavano ad osservarle facendo commenti, le persone entravano nei negozi, o ne uscivano piene di buste.

Le casette dal nero tetto spiovente si distribuivano in maniera ordinata, di tanto in tanto interrotte da qualche vicolo o da qualche bar.

Quando Jo si voltò, si accorse che Mattew e Luke non erano più dietro di loro.

«Logan?» disse, fermandosi di scatto. Il ragazzo si girò indietro, guardando nella direzione in cui guardava lei, e scosse il capo. «Li abbiamo persi nella folla» commentò.

Poi allungò il braccio e strinse le sue dita intorno alla mano di Jo.

Lei sorpresa rabbrividì, ma poi ricambiò la stretta.

«Così non rischio di perdere anche te»spiegò lui.

 

*

 

Lysander estrasse il pugnale dalla tasca e lo infilò nella serratura. La porta, che fino a qualche secondo prima era sigillata da un incantesimo, si aprì.

Quel pugnale glielo aveva regalato Jo, e Lysander vi era affezionatissimo. Si chiese che fine avesse fatto, e il senso di colpa si affacciò lieve nel suo stomaco. Forse avrebbe dovuto accontentarla, ma non aveva assolutamente voglia di uscire dal Castello quel giorno.

E poi, la tentazione di passare la giornata a leggere il diario segreto di quella Potter era stata troppo forte.

Le aule dell'ala ovest erano sigillate da un bel po', non erano utilizzate per le lezioni e per impedire agli studenti di fare danni erano state chiuse.

Ma il pugnale di Lysander era capace di aprire qualsiasi serratura, anche se protette da incantesimi.

Così aveva nascosto il diario lì, su una mensola grigia e impolverata, in una stanza sigillata al terzo piano dell'aula ovest.

Poiché in quell'aula non si tenevano lezioni non vi erano banchi.

Le pareti erano ricoperte di ritratti, per lo più di ragazze molto carine e neanche troppo vestite.

Probabilmente era quello il motivo per cui quelle aule erano chiuse agli studenti, ma Lysander vi si recava spesso.

Salutò Violet, una ragazza dai lunghi capelli biondi, ritratta distesa su un divano rosso ricoperta solo da un lenzuolo bianco, che lasciava intravedere benissimo le sue curve. Quando lei lo vide, fece di tutto per coprirsi, ma era poco quello che riusciva a fare con quel sottile strato di velluto addosso.

Al suo fianco invece, Moira gli rivolse un sorriso malizioso. «Ciao bocconcino, sei tornato.» disse, accarezzandosi i denti con la lingua. «Ho sentito tanto la tua mancanza» civettò.

«Anche io la tua.» rispose il biondo. Prese il diario dallo scaffale, e si sedette sul freddo pavimento, appoggiando la schiena al muro.

Aprì il diario e iniziò a leggere.

Questa ragazza è incredibile, non poté fare a meno di pensare.

Nonostante la maggior parte delle pagine fossero estratti di vita quotidiana, come le liti con James o con suo padre, le gite fatte con la sua migliore amica, le feste clandestine in cui si imbucava il sabato sera, molte pagine erano dedicate a sue riflessioni personali sui temi più disparati.

L'intelligenza traboccava da ogni riga, il discorso seguiva un filo logico impeccabile, alcune conclusioni sembravano essere veramente brillanti. Lysander non poté fare a meno di provare profonda ammirazione per i suoi pensieri, per la sua visione del mondo e della vita.

Iniziò a conoscere un po' di più Lily Potter, e quello che vedeva gli piaceva sempre da impazzire.

Tuttavia, sembrava davvero non esserci nulla di incriminante su quel maledetto diario, nulla con cui lui potesse tormentarla, nulla per cui prenderla in giro. Sembrava che quella ragazza fosse veramente perfetta.

Scoprì solo, percependo un doloroso pizzicotto allo stomaco, che era perdutamente innamorata di un certo L. ma non scriveva mai il suo nome completo.

Solo L.

Lysander si interrogò a lungo, cercando di capire chi fosse anche attraverso ciò che scriveva, ma lei non forniva indizi.

 

Oggi l'ho visto, ancora non riesco a crederci. Ero a Diagon Alley con i miei genitori, e lui era proprio lì, che osservava concentrato i vestiti di Madama McClan.

Credevo che preferisse abiti costosi e firmati, e invece era proprio lì, in una boutique qualunque, dove persone qualunque comprano i loro vestiti.

Mi è sembrato un sogno.

Le gambe hanno iniziato a tremarmi. Avrei voluto avvicinarmi, dirgli qualcosa, qualunque cosa, ma non sono riuscita a muovermi.

Ha visto mio padre e lo ha riconosciuto. Ovviamente, tutti riconoscono mio padre. È davvero una fatica camminare per la strada senza essere fermati ogni due passi da qualcuno che vuole salutarlo o stringergli la mano.

A volte mi chiedo come faccia a non mandare tutti al diavolo, io non ce la farei. Risponde sempre con cortesia, e anche quando sente il bisogno di svincolarsi in fretta non è mai sgarbato.

Lo ammiro molto per questo, anche se mi fa imbestialire sempre.

In ogni caso, ha stretto la mano a mio padre, poi mi ha guardato negli occhi e mi ha sorriso.

Credo che il mio cuore si sia fermato.

Poi ha acquistato una semplice camicia azzurra ed è andato via.

Darei qualsiasi cosa per essere ancora in quel maledetto negozio. La sua sola presenza mi manda in tilt.

Non riuscirò mai a parlargli.

 

È stato incredibile. L. era di nuovo lì, davanti ai miei occhi.

Non riesco a spiegare le sensazioni che ho provato. La sua voce, la sua voce è... Merlino, è talmente bella che dovrebbero trovare un termine apposito. Non esiste parola che possa descriverla. Forte, sensuale e dolce allo stesso tempo. La sentivo quasi come una carezza sulla mia pelle.

Ho sperato che non finisse mai.

L.

 

Spero di riuscire a vedere L. questo Natale, solo vederlo mi farebbe sentire molto meglio.

 

 

Lysander stava iniziando a perdere le speranze di scoprire chi fosse questo maledetto L. quando, girando una pagina dal diario cadde una piccola fotografia.

Raffigurava quattro ragazzi, che sorridevano, salutavano con la mano e facevano l'occhiolino o la linguaccia.

Lysander non poté fare a meno di scoppiare a ridere.

Riposò il diario sullo scaffale impolverato e uscì velocemente dall'aula.

«Biscottino, vai già via?» si lamentò Moria. Lui la ignorò.

Quasi corse verso la Sala Comune dei Grifondoro.

Aveva capito.

 

*

 

Quando le labbra di Logan si erano fermate sui capelli di Jo, James si era sentito infiammare.

Si era voltato di scatto e, invece di dirigersi verso il bancone, aveva afferrato Rebecca per un braccio e l'aveva trascinata via.

«Non mi piace la gente che frequenta questo posto» le aveva detto solo, mentre la spingeva fuori dai Tre Manici di Scopa.

Lei aveva provato a protestare, ma alla fine si era arresa. Non riusciva proprio a capire cosa gli fosse preso.

Lui iniziò a camminare così velocemente che lei stentava a stargli dietro. Più volte lo chiamò, ma lui non rispose e continuò a camminare imbronciato.

Alla fine si stufò, e urlò alla sua schiena. «Visto che il nostro appuntamento è finito io me ne torno al Castello!»

Allora lui sembrò ritornare alla realtà e si voltò. «Scusami...» biascicò.

«Posso sapere che cosa ti è preso?» chiese lei, mettendosi le mani sui fianchi.

Lui rimase per un po' in silenzio, ma poi si disse che Becca meritava una risposta, e così, con uno sforzo disumano, disse. «Ho litigato con Jo».

«Ora?»

Lui annuì. «Quando sono andato a prendere da bere».

«Perché?» gli chiese.

Già, perché? si chiese lui. Bella domanda.

Tra tutte le risposte che avrebbe potuto dare, scelse quella che secondo lui era più vicina alla verità.

«Perché sono un idiota».

Becca rimase per un po' a guardarlo in silenzio, poi colmò la distanza che c'era tra loro con due lunghi passi.

«James...» la sua voce era quasi un sussurro. «Lei ti piace?»

«Ovvio» rispose James immediatamente, ma poi rendendosi conto di quello che effettivamente Becca voleva dire si corresse, muovendo freneticamente le mani. «No, cioè sì. Ma non come credi tu. Lei è... la mia migliore amica da sempre, io non l'ho mai vista in quel modo. Io... non la vedo come una ragazza, capisci? Per me è Jo, solo Jo. E Jo è qualcosa di meraviglioso, una delle persone più belle che io conosca... ma non bella in quel senso, cioè sì, credo che sia bella, ma non bella da mettermici insieme, insomma. Capisci?»

Inutile a dirsi, Rebecca non aveva capito niente.

«Veramente no»

« È solo un'amica per me» sintetizzò allora lui.

Becca ne fu soddisfatta, gli prese il viso tra le mani e lo baciò.

 

*

 

Jo non avrebbe saputo dire come ci fossero arrivati, né tanto meno che posto fosse quello.

Avevano camminato per un po' mano nella mano, e alla fine erano arrivati in una piccola piazzetta circolare.

L'acqua gelida scorreva veloce da una fontana verniciata di verde, e diverse panchine dello stesso colore erano distribuite disordinatamente per la piazza.

Logan la condusse verso una di quelle panchine, quella più lontano dalla strada, poi le lasciò la mano e si sedette.

Jo saltò sulla panchina sedendosi sullo schienale.

«Non puoi sederti normalmente?» le chiese Logan.

«Mi piace guardare le cose da una prospettiva diversa dagli altri» rispose lei.

«Quindi se mi seggo anch'io così, tu ti sposti per non guardare le cose dalla mia stessa prospettiva?»

Jo ci rifletté un secondo, poi scosse il capo. Allora Logan si alzò, e si risedette al suo fianco, mantenendosi con le mani e spostando il peso sulle gambe.

«Così è molto più scomodo però» commentò. Jo non rispose, il mignolo di Logan sfiorava il suo.

«Tra te e James c'è qualcosa?» chiese Logan all'improvviso, dopo diversi minuti di silenzio.

«Tra me e James ci sono molte cose» rispose prontamente Jo, che in cuor suo si aspettava quella domanda. «Ma nulla che implichi legami sentimentali».

Avrebbe voluto aggiungere ' purtroppo', ma si trattenne.

Quasi vide le spalle di Logan rilassarsi. «E tra te e Lysander?»

Jo quasi scoppiò a ridere. «Lo stesso, idem con Lorcan.» disse, anticipando la risposta ad una possibile domanda.

Logan sorrise. «Su Lorcan non avevo dubbi»

«Perché?» domandò sorpresa.

Lui scosse semplicemente le spalle. «Non so, semplicemente non vi ci vedo insieme».

«Perché, con Jamie e Lys sì?» chiese divertita.

«Con James», rispose semplicemente lui. «Ho sempre pensato che vi piaceste».

A quelle parole Jo provò un misto di tristezza e di felicità difficile da definire, ma decise di ignorare quella sensazione.

«E quindi, non esci con nessuno?» insistette lui.

«Come mai ti interessa tanto?» lo stuzzicò lei.

«Per conoscerti. Abbiamo passato un sacco di tempo a parlare di altri, ma di te non hai parlato affatto. Vorrei sapere qualcosa di più».

«Esco con molte persone» rispose allora lei vaga. Logan alzò il sopracciglio interrogativamente.

«Anche con tre o quattro ragazzi contemporaneamente» continuò. «Con tutti i ragazzi della squadra di Quidditch, per esempio».

Il viso di Logan si fece sempre più perplesso.

«Ma non solo, anche ragazzi di altre Case. Per esempio, oggi sono uscita con Mattew, Luke e un altro tipo...» strizzò gli occhi, come se volesse ricordare qualcosa «... ma non riesco proprio a ricordarmi il nome.»

Logan allora scoppiò a ridere. «Per un secondo ho pensato che fossi seria».

«Ma va, ti sembro il tipo che ha successo con gli uomini?»

«Perchè, non è così?»

«No».

«Eppure sei sempre circondata da ragazzi».

« È che mi vedono come uno di loro» rispose lei sinceramente. «Pochi sanno che sono una ragazza».

«Guarda che si vede benissimo che sei una ragazza, e anche molto più interessante di tante altre».

«Grazie» biascicò lei arrossendo.

«Be', a quanto ho capito sei libera. Quindi, se volessi provarci con te, non dovrei sfidare a duello nessuno, giusto?»

«No, ma mio padre ha una pistola»

«Una che?»

«Un aggeggio che i babbani usano per ammazzare la gente»

«Davvero, perché?»

«Non so, gli piacciono le armi e ne ha comprata una»

«Wow!» commentò lui ammirato. «Be', vorrà dire che ti lascerò prima che tu possa presentarmelo. Qui sono al sicuro, no? »

«Insomma, non mi hai neanche sedotta e già vuoi abbandonarmi?»

Logan sorrise mostrando i suoi bei denti.

«Chi sarebbe tanto scemo da abbandonarti?»

 

*

 

Lysander spalancò il ritratto e si precipitò in Sala Comune. Ignorò le risatine che il suo ingresso suscitò in un gruppetto di ragazze, impegnato a cercare una testa rossa con lo sguardo, ma non vide Lily da nessuna parte, così decise di controllare in dormitorio. Magari non aveva ancora finito di frugare tra le sue cose.

Entrò, ma di Lily Potter non c'era neanche l'ombra. I segni del suo passaggio, tuttavia, erano evidenti.

Sulle coperte era stato spiaccicato qualcosa di molto viscido e puzzolente, simile alla bava di lumaca, ma Lysander non aveva voglia di indagare per scoprire cosa fosse.

Una serie di insulti erano stati scritti in nero a caratteri cubitali sulle tende del suo baldacchino.

Ma il peggio lo vide quando aprì il baule.

Innanzitutto, il suo libro di Pozioni provò a divorarlo. Lysander non aveva idea di che incantesimo fosse, e non ebbe il tempo di lodare mentalmente la bravura di Lily poiché troppo impegnato a scappare da un assatanato tomo che apriva e chiudeva le sue due copertine, nel tentativo di mangiarlo.

Alla fine riuscì ad afferrarlo, era davvero forte per essere un mucchietto di carta e Lysander pensò che avrebbero dovuto stampare i libri su qualcosa di più leggero.

Provando a tenere il libro carnivoro lontano dalla faccia, quindi tenendo le braccia tesissime, si avvicinò alla finestra e lo gettò via.

«Sayonara.» disse poi, salutandolo con una manina, mentre precipitava giù per la torre dei Grifondoro.

Avrebbe usato il libro di Lorcan per fare i compiti.

Quando ritornò al baule, scoprì che non solo tutti i suoi vestiti erano diventati delle dimensioni adatte a un elfo domestico o ad un bambino denutrito, ma i suoi calzini erano stati riempiti di lucertole terrorizzate, e tutti i suoi boxer erano stati trasfigurati in mutandine da donna.

«Però...» commentò guardando un perizoma nero in pizzo. Decise che avrebbe chiesto a Lorcan di aiutarlo a ritrasfigurare le sue cose, ma nascose un paio di piccole mutandine a fiori sotto il cuscino, deciso a conservarla.

Allora uscì dal dormitorio, deciso ad andare in biblioteca per riportare Lorcan nel mondo reale.

Aveva bisogno del suo aiuto.

In un corridoio però, quasi non sbatté proprio contro la persona che desiderava incontrare a tutti i costi.

«Guarda dove metti i piedi, Scamandro. Vuoi un'altra orcovolante?»

«Sei nervosa, piccola? Non hai trovato quello che cercavi?»

«Purtroppo no, ma ho notato i tuoi gusti in fatto di mutandine, così ho chiamato Annie e le sue amiche per farle vedere anche a loro. Non credo di averle mai viste ridere così tanto. Il resto l'ho distrutto dopo, così non hanno capito che sono stata io a trasfigurarle».

Lysander quasi ammutolì di fronte alla furbizia della ragazza, e l'immagine di tutta Hogwarts che commentava i suoi gusti in fatto di intimo iniziò a fargli il solletico alla nuca.

Poi però, si ricordò chi era a dirigere il gioco.

«Ti conviene smentire le voci, mon petite» le sussurrò all'orecchio.

«Mai»

«Dimentichi una cosa molto importante, mi amor, ovvero che io ho letto il tuo diario, da cima a fondo» continuò lui, solleticandole l'orecchio con le labbra. «Lo dirò a tutti».

«Non lo farai».

«Elle» sussurrò semplicemente lui.

Lily Potter impallidì.

 

 

 

 

Nota:

Allora, so che i Tiri Vispi Weasley sono a Diagon Alley e non a Hogsmeade, ma già nel sesto libro si parlava di comprare una filiale, e ho immaginato che ai tempi di James e Lily II fosse ormai stata aperta da un bel po'.

 

Poi, dalla pubblicazione degli ultimi due capitoli vi siete moltiplicati. Non so cosa vi abbia convinto a seguirmi in questo delirio, ma volevo ringraziarti.

È sempre bello sapere che qualcuno legge ciò che scrivi.

Quindi veramente, grazie mille! <3

 

P.s. Avete qualche teoria su chi possa essere questo misterioso L.?

Se sì, mi piacerebbe sentirle!

Un abbraccio fortissimo! :3

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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