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Autore: ask    17/10/2008    1 recensioni
Una soria d'azione e d'avventura si intreccia al fantascientifico e al mistero. Di tutto un po' per narrare di un intrigo complesso e particolare, di un'investigatrice sola contro tutti, di omicidi misteriosi, di una donna folle e di un unico grande segreto... NUOVA E DIFFICILE FANFICTION ORIGINALE DI AsK.
Genere: Thriller, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Isabella non credeva alle sue orecchie. Andrea un'assassina? Plausibile, lo era. Probabile, non molto.
Ma in effetti calcolando tutti gli avenimeti accaduti, la cosa tornava...
Pensierosa, si affacciò alla finestra e vede un sanguigno spicchio di sole affacciarsi al nuovo giorno. Dal lato esattamente opposto vide una pallida falce di luna calante.
Anche se passi una notte a guardare il cielo con una preghiera nel cuore, le probabilità di vedere una stella cadentesono pochissime. Perciò l'usanza di esprimere un desiderio quando se ne vede una, la dice lunga su quanto siano scarse le possibilità che possa essere esaudito.
Eppure, guardando la volta celeste che da un lato si schiariva per l'effetto della luce e dall'altro proseguiva il suo viaggio eterno sotto forma di velluto blu, per un un attimo una scintilla catturò la sua attenzione. Una brevissima scia di luce e poi quella visione unica scomparve.
Chiuse gli occhi, congiungendo le mani al petto ed espresse il suo desiderio. Christian la guardava pensoso, massaggiandosi una mascella.
- Che effetto fa essere braccati? - gli chiese d'un tratto.
- Fa l'effetto di una fregatura. Prima pensi di essere onnipotente perchè qualcuno più in alto di te s'interessa alla tua misera esistenza. Poi ti trovi catapultato in un'esistenza che non ti appartiene più. E c'è bisogno di soldi, tanti soldi. La polizia è marcia. Questo mondo è marcio.
L'uomo si alzò in piedi e le si avvicinò.
- Per questo - le disse - è necessario che gente come noi compia la missione che ci è stata assegnata.
- E sarebbe?
- Vivere o morire. E qui si sta giocando una partita a scacchi contro la pazzia. Il risultato è: o vince lei, o impazziamo noi. Questo è il destino di chi s'impiccia troppo nelle faccende degli Dei.
Una lucina, piccola come un led, si accese nella mente di Isabella. Tuttavia, guardandolo negli occhi verdi, quel dubbio si dissipò.
- Giappone? - disse lei con aria di sfida - Cina? Tibet? Australia? Stati Uniti? Dove si va, insomma?
- Per ora, - rispose lui, colpito - Italia.
L'investigatrice era delusa.
- Italia? Nella tana della cacciatrice?
- Sì, in due piccoli monolocali a Trastevere. Domani studieremo un piano.
Un piano? Sembrava di stare in un film di spionaggio!
- Questa non è una partita a scacchi. C'è in gioco la mia vita! - disse arrabbiata.
- Anche la mia vita è appesa ad un filo, non pensare di essere l'unica in pericolo.
- Chi ha tempo non aspetti tempo, non bisogna lasciarsi sfuggire l'occasione!
Agguantò la borsa e cominciò a frugare nervosamente alla ricerca del portafoglio. Quando lo trovò, lo aprì di scatto e tirò fuori un assegno ripiegato con cura.
- Guarda! - gli disse - Denaro! Vero, palpabile ed invitante! Chi darebbe cartamoneta sonante ad una donna che sta per morire?
Lui la squadrò con aria delusa. - Appunto per questo te la darebbe...
Lei gli mise le chiavi della Smart di servizio in mano e lo guardò con rabbia, confusa e delusa.
- Vattene. Comunque vada, io andrò per la mia strada!
E lo condusse alla porta.
- Fai una sciocchezza.
- Non m'importa. Addio.
Dopo un'ultima reticenza l'uomo acconsentì ad andarsene.
L'uomo battè un po' sulla porta, ma poi desistette e si avviò verso il box seminterrato dove Isabella teneva la Smart rossa che usava in mancanza della bella Lancia nera, un'eredità di qualche anno prima, che custodiva in un deposito sulla via Portuense.
Stava alzando la cornetta per chiamare Andrea Rocca, per dirle di lasciar perdere, di morire, di andarsene, o chissà cos'altro, quando un'immensa scossa fece tremare tutto il palazzo, seguita dal suono di un'esplosione e dal molto fumo che aveva iniziato a circondare il palazzo.
No... no... pensò, gettandosi a terra.
Urlò per la tristezza e la paura, i pugni stretti che graffiavano il pavimento.
Dalle nocche uscì del sangue, che macchiò la camicia da notte, ormai scompigliata.
Qualche minuto dopo, quando già si udivano in lontananza le sirene del carro dei pompieri, la donna tirò su col naso e si asciugò qualche lacrima che le era scesa sul viso.
Alzò lo sguardo, guardandosi intorno.
Si mise in ginocchio, un nuovo sentimento si fece strada in lei: la forza della disperazione.
Si alzò in piedi, e si avviò nello stanzino, da cui prese alcuni sacchetti celesti scuro.
Sistemò per casa qualche piccolissima telecamera ad infrarossi, che per il suo mestiere, seppur inusuali, trovava estremamente utili.
In camera da letto e nello studio lasciò un paio di registratori vocali e due microfotocamere ad intermittenza per tutto il perimetro della stanza.
Poi, prima di uscire definitivamente dall'appartamento, digitò il codice d'inserimeto per l'antifurto. D'altronde era un'investigatrice molto scrupolosa e fiduciosa delle proprie capacità. Se volevano la sua pelle, avrebbero dovuto sudarsela e pagarla cara.
Con le sopracciglia aggrottate, il cappotto scuro avvolto intorno alle spalle, uscì dal palazzo, e come previsto nessuno badò a lei nel generale trambusto.
Erano le sei di mattina.
Prese il cellulare, copiò su un'agendina tascabile un paio di numeri telefonici, giusto quelli che non riusciva a tenere a memoria, e poi lo guardò per qualche secondo, prima di scaraventarlo con forza contro un muro lì vicino.
Si avviò alla banca di quartiere per riscuotere l'assegno di Andrea Rocca e prelevare quanti più contanti possibili prima di sparire dalla circolazione.
I giornali del mattino recitavano la solita cantilena: Giovane romana muore per esplosione d'auto. E siamo ad otto...
Nemmeno lo scrupolo di controllare il dna... pensò ...ma in fondo non dovrebbe essere rimasto nulla di me. O di Christian.
E così Isabella De Santis era ufficialmente morta.
Eppure qualche ora dopo, con circa un milione e ventimila Euro in tasca, i risparmi di una vita racchiusi in una ventiquattrore cromata, la donna, viva ed intellettualmente stabile, munita dei sui effetti personali più stretti, cosmetici ed un paio di parrucche (utilissime per il suo lavoro), salì su un treno e scomparve dalla città.

Grazie per aver letto anche questo capitolo, divertitevi a trovare le numerose citazioni che vi ho infilato "di straforo"...XD se vi va commentate, tanto ci ho fatto l'abitudine a non essere letta! uffi... ç_ç
  
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