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Autore: leila91    23/10/2014    19 recensioni
" [...]Bella e fredda, come una mattina di pallida primavera, e non ancora maturata in donna [...]"
Ciao a tutti!
Questo lavoro ripercorre tutta la vita di Dama Eowyn, uno dei personaggi a mio parere più belli che Tolkien abbia mai creato.
Partendo dalla sua infanzia, passando per l'adolescenza trascorsa al palazzo di suo zio Theoden, fino alle vicende narrate nel Signore degli Anelli: l'incontro con Aragorn, lo scontro con il Re Stregone e la sospirata felicità trovata con Faramir.
Per gli avvenimenti pre!LOTR mi baserò quasi esclusivamente sulla mia fantasia, rispettando ovviamente ciò che il Professore narra nelle Appendici.
In alcuni punti si è reso necessario un mix tra movieverse e bookverse... Spero non infastidisca nessuno :)
Vi ho già scocciati anche troppo: spero di riuscire a trasmettere, a chiunque deciderà di seguirmi, il profondo amore che nutro per questo personaggio, e di renderle pienamente giustizia.
Buona lettura!
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Theoden, Theodred
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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🌸 Zio Theoden 🌸
 



 

“Che strano posto”.
Fu questo il primo pensiero di Éowyn, non appena ebbe raggiunto la sala del trono.
 
La bambina, una volta rimasta sola nella propria stanza, si era lavata e pettinata come suggeritole dal fratello.
“Vado a cercare lo zio” aveva annunciato questi nel mentre, subito dopo essere uscito.
“Ehi aspetta!” aveva esclamato lei, gettandosi di slancio verso la porta, “E poi come faccio a trovarvi? Io non conosco la-”
“Strada…”
L’ultima parola le uscì sottovoce, dopo che ebbe tirato la maniglia e si fu affacciata a guardare fuori.
Il corridoio era completamente deserto, nessuna traccia di Éomer.
Éowyn aveva sbuffato infastidita: “Perché non mi aspetta mai?! E adesso da che parte vado?”
Beh, se era riuscita a ritrovare la strada la sera prima al buio, rifarlo ora alla luce del giorno non poteva essere troppo difficile, giusto?
Sbagliato!
In qualunque parte del palazzo si trovasse ora, era chiaro come il sole che non si trattava dello splendido salone dove avevano desinato il giorno prima.
Ma dove aveva sbagliato?
Era sicura che bisognasse svoltare a destra dopo quella strana statua con la corona… o forse era a sinistra? E da dove era sbucata quella rampa di scale?
 
Éowyn si guardò attorno con un’espressione mista di curiosità e stupore.
 
Il soffitto della sala era alto, e sorretto da imponenti colonne. Qua e là i raggi di sole penetravano come strali scintillanti dalle finestre orientali, che si aprivano nella parte superiore del muro. Il pavimento era ricoperto di pietre dai molti colori; rune ramificate e strani disegni s’intrecciavano sotto i suoi piedi.
All’estremità della sala, e oltre un focolare situato al centro del salone, vi era una pedana in cima a tre gradini. E al centro di essa una sedia dorata.
Ma ciò che più colpì la piccola fu uno dei molti arazzi appesi alle pareti.
Vi era raffigurato un cavaliere, un prode Rohirrim per la precisione, che la bambina associò istintivamente al padre.
Un elmo ricopriva il suo volto, lasciando intravedere un paio di splendenti occhi verdi.
Una folta chioma di capelli biondi danzava nell’aria come una nube dorata.
L’uomo indossava una verde divisa, come verde era il mantello che gli copriva le spalle. La sua cavalcatura era bianca come la luna, e riccamente bardata. Un fiero animale, tra i cavalli più belli che Éowyn avesse mai visto.
Il cavaliere era stato ritratto nell’atto di suonare un corno e c’era qualcosa nel suo sguardo e nel suo portamento, qualcosa di così maestoso e regale, da suscitare un improvviso sentimento di ammirazione e reverenza nel cuore della bambina.
Si fermò a contemplarlo incantata, con la bocca leggermente socchiusa.
 
“Eorl il Giovane” disse una voce gentile alle sue spalle.
 
Éowyn sobbalzò e si girò di scatto.
Riconobbe immediatamente il suo interlocutore: l’uomo che aveva visto la sera prima, il fratello di sua madre.
Re Thèoden.
Sembrava più alto di quanto le fosse parso a prima vista.
Il viso era segnato da alcune rughe, e nella barba vi erano già parecchi fili grigi, ma gli occhi nocciola erano identici a quelli della sorella più giovane e il suo sorriso era caldo e indulgente.
 
 
Éomer apparve al suo fianco subito dopo: aveva il fiatone e un’espressione preoccupata.
“Ma dove ti eri cacciata?!” le chiese, praticamente urlando, “Mi hai fatto spaventare! Si può sapere perché non mi hai aspettato in camera tua?”
Questa poi! Era lui che se n’era andato senza fornirle indicazioni, completamente sordo ai suoi richiami.
Come si permetteva di rimproverarla? Lei aveva semplicemente agito di conseguenza! E poi, che si aspettava, che fosse stata mangiata da un lupo?
 
Éowyn aprì la bocca, pronta a dar voce a quei pungenti pensieri, ma Thèoden intervenne prima che potesse dire alcunché: “Éomer perché non vai avanti tu? Io e tua sorella ti raggiungiamo tra un momento”.
 
“Sì, zio” sbuffò il ragazzino, dopo aver alzato gli occhi al cielo, o meglio al soffitto.
Thèoden aspettò finchè non se ne fu andato, prima di voltarsi nuovamente verso Éowyn, che lo fissava incerta e timorosa.
 
“Vedo che questo ritratto ti ha colpita particolarmente, principessa”.
Nell’udire quell’appellativo così inusuale la piccola fece una leggera smorfia, ma cercò comunque di essere cortese: “È così, signore”.
“Niente ‘signore’, Éowyn” sorrise nuovamente il Re, “Sono tuo zio, ricordi? Sono venuto a trovarvi l’inverno scorso. Eri molto raffreddata quel giorno, perché avevi passato troppo tempo a giocare nella neve”.
 
Oh sì! Éowyn se ne ricordava bene! Lei ed Éomer avevano sfidato a palle di neve i bambini del vicinato: una battaglia che era perdurata per tutta la mattina, finchè la mamma non era arrivata furiosa per riportarli a casa, tirando Éomer per un orecchio. Continuava a sbraitare e a lamentarsi per lo stato dei loro vestiti, completamente inzuppati d'acqua.
“Vi buscherete sicuramente un malanno, incoscienti che non siete altro!”
E così era stato, ma solamente Éowyn. Éomer no, lui era forte… Éowyn non ricordava di averlo mai visto malato.
E il pomeriggio era arrivato quello strano signore, che aveva baciato la mamma su entrambe le guance, dopo aver arruffato i capelli di Éomer.
 
Il resto del ricordo era annebbiato, come se Éowyn fosse caduta addormentata subito dopo, anche se era certa di rammentare un bacio ispido e leggero, che le aveva solleticato la fronte.
Quando poi si era svegliata la febbre era scesa, e lo sconosciuto non c’era più.
 
“Era tuo zio, il mio fratello maggiore” le aveva detto sua madre, “Non ti ricordi di lui, tesoro? No, forse eri troppo piccina l’ultima volta che è passato a casa nostra. Sai, Éowyn, lui è il Re, e i suoi impegni a palazzo lo tengono sempre molto occupato…”
 
La voce dello zio riportò la bimba al presente: “Coraggio, Éowyn, è ora di fare colazione, non facciamo aspettare troppo tuo fratello”.
“Ma… ma io volevo…”
Voleva che cosa? Rimanere a contemplare l’arazzo? Éowyn non sapeva spiegarsi bene il perché ma in quel momento non desiderava altro, per quanto assurdo potesse sembrare, che poter conoscere quel bel cavaliere, che suo zio aveva chiamato Eorl il Giovane. Che pensiero sciocco, i dipinti non parlavano! E poi cosa avrebbe mai avuto da dire a una persona della sua età, per di più femmina?
 
“Non ho molta fame, signore…” dichiarò infine.
 
Thèoden sospirò: era dispiaciuto di sentirsi chiamare in quel modo, specialmente dopo che l’aveva pregata di non farlo, ma non poteva certo costringerla.
Era accaduto tutto così in fretta, non poteva biasimarla: avrebbe dovuto rispettare i suoi tempi, cercando di starle vicino con amore e discrezione.
Con Éomer era stato tutto incredibilmente più semplice, Éowyn invece…
Sembrava diffidente e sospettosa, come una gattina ferita.
Ma al Re non era sfuggita la scintilla che splendeva nei suoi occhi quando l’aveva scoperta a fissare l’arazzo. Chissà, forse in qualche modo avrebbe potuto sfruttare la cosa…
 
“Dimmi, Éowyn” le chiese, “Ti piacerebbe sentire la storia del prode Eorl? Io la conosco a menadito ma nessuno vuole mai ascoltarla… Mi chiedevo se tu volessi farmi l’onor-”
“Oh sì! Sì, vi prego signore!”lo interruppe lei, strappandogli una risata per l’ardore con cui lo fece.
I suoi sospetti erano fondati dunque, anche se non si aspettava una reazione tanto entusiasta.
“Anche Éomer mi raccontava spesso le favole sui cavalieri, poi però la mamma lo ha scoperto e gli ha proibito di farlo” continuò la bambina, un poco rattristata.
“Molto bene, allora sono sicuro che anche lui vorrà unirsi a noi” rispose Thèoden strizzandole l’occhio: “Ti propongo un patto, però: io vi narrerò delle gesta di Eorl solo dopo che avremo fatto una bella ed abbondante colazione tutti insieme. Che ne dici, accetti?”
Éowyn annuì con vigore, pregustandosi già il momento; poi corse verso l’estremità del salone, dove si era diretto Éomer pochi minuti prima.
 
“E solo dopo che avrai imparato a chiamarmi zio” avrebbe tanto voluto aggiungere Thèoden, ma non lo fece.
Si limitò semplicemente a pensarlo con una punta di amarezza, prima di raggiungere i nipoti nel salone centrale.


   





Angolino dell’autrice
 
Sono strabiliata: è già la terza volta che riesco a postare puntuale! Ma ho paura che da settimana prossima le cose cominceranno a peggiorare =(…l’uni si fa sentire.
Anyway veniamo a questo capitolo: finalmente Eowyn ha incontrato suo zio ^^! Mi è piaciuto moltissimo descrivere questo momento…spero che a voi sia piaciuto leggerlo =).
La descrizione della sala del trono è quasi tutta presa dal libro, invece quella dell’arazzo di Eorl è farina del mio sacco (*gongola soddisfatta*). La descrizione intendo non l’arazzo, che è anch’esso citato nel libro.
Qualunque errore notiate segnalate pure!
Come sempre un grazie gigante a tutti i miei meravigliosi lettori, a Melianar, Evelyn80, Xingchan, Kano_Chan e Feanoriel per le vostre recensioni <3, e alle suddette più Electra Pascal per aver messo la storia tra le seguite <3
 
Un buon tutto a tutti xD, e alla prossima!
Benni
   
 
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