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Autore: breath    25/10/2014    2 recensioni
°Seguito di Ride°
E' facile buttarsi a capofitto nel vortice della vita di cinque rockstar, farsi trascinare dalla corrente dell'alcool, delle droghe, del sesso e della musica dimenticandosi di piantare le proprie radici su un terreno solido.
Per Bonnie, l'aver conosciuto Slash e i Guns N' Roses equivaleva al muoversi a ritmo di musica su un palcoscenico illuminato da un milione di luci scintillanti. Ma se le luci si spengono e la musica cambia, quel palcoscenico manterrà il suo splendore? Bonnie dovrà camminare al buio in cerca del suo interruttore, senza sapere se la mano che sta stringendo la guiderà o la spingerà lontano facendola cadere.
"Bite the hand that feeds
Tap the vein that bleeds
Down on my bended knees
I break the back of love for you."
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sweeter than Heaven, hotter than Hell'
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"With friends like this
 Who needs enemies?
 It just so happens
 Our adventures are over
 Tonight the stars will burn out

 It's too late to cooperate
 I should've seen it coming
 I've burned all my bridges
 I'm not looking back

 I'm already dead
 I just don't know it
 I know what I said
 I swear I did't mean it
 I'm a lot like you
 Tonight the stars will burn out."

|Walking Papers - Already Dead|


Camminava per la città deserta sotto il sole cocente. Un senso di oppressione rendeva il suo respiro affannoso e si girava continuamente per verificare che nessuno la stesse seguendo. Era sola ma avvertiva una minacciosa presenza alle sue spalle che la seguiva. 
Ogni volta che si girava non vedeva nessuno ma sapeva di non essere sola e con questa certezza affrettò il passo cercando di mettere quanta più distanza possibile tra lei e il suo inseguitore. 
Sapeva di dover raggiungere un posto, lì sarebbe stata al sicuro, ma non sapeva come arrivarci e le sue gambe non volevano saperne di correre più forte, le sentiva pesanti, come se fossero bloccate da qualcosa. Si guardava intorno alla ricerca di una faccia amica o di qualcuno che la potesse aiutare ma la città era deserta e silenziosa come non l'aveva mai vista. 
Alla fine della strada intravide una figura ferma e con enorme sollievo riconobbe Slash in essa. Era vestito interamente di nero, come suo solito, e il cilindro oscurava il suo volto, ma era lui. 
Un senso di gioia e salvezza la invase, oscurando anche la paura che fino a quel momento aveva sentito avvolgerla prepotente, e gli corse incontro pregustando l'incontro con quello che identificava come il punto di arrivo in cui sarebbe finalmente stata salva. 
Si buttò di peso tra le sue braccia e sentì che queste la stringevano familiari. 
Era salva, adesso niente poteva farle più male. 
Ma le braccia che prima la avvolgevano con dolcezza cominciarono a stringerla sempre più forte, facendole male senza darle modo di sfuggire a quel soffocante abbraccio. Cominciò ad agitarsi e a richiamarlo per intimargli di smetterla e con orrore comprese, con quella certezza che non aveva fondamenta ma che sapeva essere assolutamente veritiera, che quello non era Slash. 
Guardò in faccia il suo inseguitore e vide un sorriso crudele aprirsi sul suo viso che rimaneva in gran parte oscurato dal cappello, tanto da renderle impossibile riconoscerne i lineamenti. Guardò con crescente, puro, terrore quel sorriso che non aveva niente di umano. Provò di nuovo a divincolarsi e cominciò anche a urlare per sfuggire a quell'abbraccio che, lo sapeva, sarebbe stato mortale.
- No!- gridò di nuovo disperata e sentì che una mano si appoggiava con forza sulla sua spalla scuotendola e catapultandola fuori da quell'incubo. 
Spalancò gli occhi e si guardò intorno frenetica, spaesata nel realizzare che non si trovava in quella città fantasma ma al chiuso, in un aereo per la precisione. 
Si guardò smarrita intorno e infine posò gli occhi su Slash che, seduto accanto a lei con una maglietta a maniche corte scura e i pantaloni di pelle, la stava guardando confuso. Era stato lui a svegliarla.
- Ehi, tutto bene?- le chiese facendo scorrere la sua mano dalla spalla al braccio in una carezza che si fermò sulla sua mano.
- Sì io... solo un brutto incubo- mormorò lei ancora scossa, accertandosi che il ragazzo fosse veramente lui e non il terrificante uomo nero che aveva invaso il suo sogno. 
Sì, era Slash, era al sicuro, era stato solo un brutto incubo. 
Prese dalla mano del ragazzo il bicchiere di whiskey che sorreggeva pigramente e ne prese un sorso cercando di scacciare l'inquietudine che permeava ancora nella sua mente, pallida ombra del terrore cieco prima provato.
- Ehi piccola, per caso hai sognato Doug nudo che sei così sconvolta?- scherzò lui. 
Bonnie accennò un pallido sorriso restituendogli il bicchiere e facendo scontrare un ginocchio con il suo.
- Scemo!- 
Si girò a guardare la paradisiaca distesa di soffici nuvole macchiate dalla tenue luce rosata del tramonto e strinse le sue dita con le proprie, rassicurata dalla sua presenza silenziosa accanto a lei.
- Quanto ho dormito?-  chiese poi girandosi di nuovo verso lui.
- Un'oretta circa, penso che fra un paio di minuti atterreremo...-
- Sei pronto?- 
- E' solo un concerto, niente di speciale- rispose lui, all'apparenza perfettamente tranquillo e privo di alcun pensiero. 
Bonnie rimase in silenzio, evitando di evidenziare il fatto che era  il loro primo concerto dopo mesi e che si sarebbe svolto davanti a una marea di persone in diretta TV. 
La quarta edizione del Farm Aid a Noblesville si sarebbe tenuta quella sera e i Guns n' Roses facevano parte della rosa di artisti che si sarebbero esibiti. La ragazza non poteva non sentirsi un minimo inquieta e sapeva che anche Slash non era così tranquillo e sereno come voleva sembrare, lo vedeva dalle sue spalle rigide e dal suo sguardo pensieroso che si soffermava più del normale sulla figura di Steven, che si trovava poco più avanti, per poi cambiare direzione e concentrarsi sul suo bicchiere. 
Osservò a sua volta il biondo di cui intravvedeva solo una parte della spalla e i soliti capelli sparati in aria. 
Steven si era presentato all'aeroporto con lo stesso sorriso aperto di sempre e la solita giovialità che però erano state accolte con una freddezza da parte degli altri che l'aveva spiazzata. Sapeva che il batterista era stato più che altro una fonte di problemi nell'ultimo periodo per la questione sempre più grave della sua dipendenza e per il fatto che non riuscisse proprio ad affrontarla e continuasse a scappare da ogni centro di riabilitazione ma non pensava che i ragazzi ce l'avessero così tanto con lui. Insomma, tutti stavano passando un periodo non proprio sereno ma questo loro allontanamento le risultava incomprensibile a lei che era abituata vederli, sì litigare, ma comportarsi anche in quei frangenti come dei fratelli. Ora invece sembrava che stessero viaggiando su molteplici binari diversi. 
Steven non aveva fatto più di tanto caso alla loro freddezza, troppo preso dal cercare un negozio in cui comprare delle chewing gum di cui a quanto pareva sentiva l'assoluta necessità, troppo intontito dall'ero fumata prima di partire. 
Gli occhi di Bonnie si spostarono poi sulle figure di Duff e Axl seduti dietro di loro. 
Il bassista stava dormendo profondamente sotto l'effetto dei sonniferi assunti poco prima di salire sull'aereo; solo grazie a quelli e a una buona dose di alcool riusciva a superare quei viaggi che risvegliavano in lui gli attacchi di panico di cui soffriva fin da bambino. 
Bonnie si soffermò sul suo viso sereno e si chiese un'altra volta che cosa avesse mai potuto scatenare in un bambino l'insorgere di attacchi di panico, il biondo non glielo aveva detto, forse perché non lo sapeva neanche lui, e lei non aveva insistito, aveva capito che c'erano alcune cose della sua infanzia che non gli piaceva rispolverare. 
Stesso discorso, ma questa volta amplificato con un'intensità a lei ignota, per il rosso alla destra del bassista. 
Quei brandelli disordinati e confusi dell'infanzia di Axl di cui era a conoscenza li aveva appresi per bocca di Izzy, Duff o Slash ma anche questi evitavano come la peste il discorso sapendo che il cantante non gradiva che faccende così private e ancora così dolorose venissero condivise con altri che non fossero loro e lei, di nuovo, non aveva voluto insistere, aveva capito che era un terreno accidentato sul quale muoversi e soprattutto aveva capito che le ferite del rosso non si erano ancora rimarginate, forse non l'avrebbero mai fatto e di sicuro l'ultimo periodo non era stato di molto aiuto. 
Dopo l'aborto di Erin, Axl era tornato a casa dopo tre giorni, i due si erano chiariti e per una settimana circa le cose erano sembrate migliorare salvo poi peggiorare nuovamente. Fra i due era un continuo tira e molla, un continuo litigio, tanto che era successo più di una volta che Slash dovesse andare a casa loro a calmare le acque. 

Si girò di nuovo e si chiese se, complice quel concerto e il tornare a suonare su un palco, i ragazzi avrebbero ritrovato quell'alchimia che li aveva legati fino ad allora. Se, complice quella grande forza unificatrice che è la musica, avrebbero dimenticato almeno in parte i conflitti e i loro mostri personali e sarebbero tornati a essere quelli di sempre.
- Spaccherete il culo a tutti come sempre e io sarò lì a fotografarvi mentre lo fate- disse con un tono che cercò di non fare sembrare troppo fintamente entusiasta e si girò verso Slash stringendogli di nuovo la mano. 
Lui si limitò a sorridere e a prendere un altro sorso del suo drink lanciando un'ultima occhiata all'indirizzo di Steve.

Quando arrivarono dietro il palco mancavano un paio di minuti all'inizio del tempo a loro destinato, non avrebbero fatto in tempo a fare il soundcheck. 
Izzy era già lì, era arrivato da solo da casa sua a Lafayette e stava aspettando, un paio di jeans chiari e una camicia scura addosso, dietro il palco fumando silenzioso una sigaretta. Quando li vide arrivare accennò un breve saluto con la mano nella loro direzione e poi tornò a rivolgere la sua attenzione al palco e al pubblico rumoroso che si intravvedeva da quella posizione, la sua chitarra appoggiata vicino ai suoi piedi. 
Bonnie si avvicinò a lui decidendo di irrompere nella sua solitudine.
- Ehi Iz da quanto tempo, se non fosse stato per il cappello non ti avrei riconosciuto!- scherzò stringendogli la vita e schioccandogli un bacio sulla guancia. 
Lo vide accennare un sorriso storto e dire.
- C'è un puttanaio di gente...-
- Non dirmi che il grande e imperturbabile Izzy ha paura!- 
Il moro non distolse l'attenzione dalla folla, fece un ultimo tiro e buttò la cicca per terra.
- Forse... come sono messi gli altri?- 
- Non troppo male.- 
Cercò di sorridere noncurante e sentì gli occhi scuri di Izzy scavarle dentro facendola sentire a disagio ma il ragazzo non disse niente, si limitò a sfiorarle il braccio in una carezza incerta e a tornare a rivolgere la sua attenzione a ciò che quel palco gli nascondeva in gran parte. 
Bonnie soppesò pensierosa la grande macchina fotografica attaccata al suo collo e si beò per un secondo della familiare sensazione di eccitazione e attesa che quel momento le aveva sempre portato, fin dal primo concerto dei ragazzi. 
Si girò verso loro aspettandosi di vedersi presentare davanti ai suoi occhi lo stesso scenario al quale i suoi occhi avevano sempre assistito prima che salissero sul palco ma tornò presto alla realtà quando si rese conto per l'ennesima volta della freddezza che traspariva dai loro gesti. Solo Duff e Slash, il quale si toccava continuamente il ciondolo a forma di zanna che portava al collo e che sapeva contenere coca, si comportavano l'uno nei confronti dell'altro con lo stesso affiatamento di sempre. 
Axl stava in disparte a parlare con Doug, Steven era misteriosamente scomparso e Izzy non sembrava aver molta voglia di socializzare con i suoi compagni di gruppo. 
Decise di concentrarsi sulla macchina fotografica, controllando che fosse tutto a posto e di non pensare troppo a quanto le cose erano cambiate. Ad ogni modo non ebbe troppo tempo per rimuginare perché un uomo presto li raggiunse per dire loro che era tempo che salissero sul palco.
- Dove cazzo è Steve?- chiese Axl calandosi un cappello di paglia in testa e mettendosi un paio di occhiali da sole sugli occhi.
- Eccomi gente!- 
In quel momento ricomparve l'unico componente mancante e si diresse velocemente, con un'andatura baldanzosa ed euforica che provocava uno svolazzo della leggera giacca etnica che indossava, rendendola simile a un bizzarro mantello, verso il palco. 
Bonnie lo osservò mentre percorreva sul palco in penombra i pochi metri che lo separavano dalla sua batteria e, con uno sgomento che le strinse lo stomaco in una morsa, vide chiaramente come faceva un salto per raggiungere il rialzo su cui si trovava lo strumento, inciampava e cadeva per terra. 
Tutti intorno a lei rimasero in silenzio ad assistere a quella scena a dir poco imbarazzante, Bonnie sperò che la penombra avesse mascherato in parte la caduta del biondo che il quel momento si stava comunque prontamente rialzando e mettendo seduto cominciando a battere il piede contro la grancassa e le bacchette sui piatti per riscaldarsi. 
- Dai su andate- disse Doug alle loro spalle per incitarli a occupare anche loro quel palco per iniziare alla svelta e far dimenticare a tutti quel pessimo inizio. 
Bonnie li vide passarle davanti in processione e poi li seguì a sua volta salendo anche lei sul palco ed appostandosi vicino a uno degli amplificatori. 
Slash si stava mettendo la chitarra a tracolla quando si girò verso di lei che gli alzò il pollice in segno di incoraggiamento mentre Axl rivolgeva alcune parole al pubblico per introdurre la prima canzone che disse chiamarsi Civil War, un pezzo su cui stavano lavorando ultimamente e che Slash aveva continuato a suonare a ripetizione in quegli ultimi giorni, tanto che lei lo aveva quasi imparato a memoria. 
Guardò di nuovo Steven e vide il suo sguardo confuso rivolgersi ad Axl, che stava muovendo alcuni passi nella sua direzione per bere qualcosa, e poi a Duff, che passava lì vicino, e si rese conto che il ragazzo non sapeva di cosa il cantante stesse parlando! 
Era vero che il titolo della canzone era stato deciso praticamente il giorno prima ma aveva dato per scontato che anche lui ne fosse a conoscenza così come aveva dato per scontato che qualcuno gli avesse detto cosa avrebbero suonato anche perché lui non aveva chiesto niente in proposito per tutto il viaggio. 
A quanto pareva invece non era così: Steven era salito su quel palco senza avere la più pallida idea di cosa avrebbero suonato e ora si guardava intorno in preda alla confusione cercando di richiamare i ragazzi che invece lo stavano bellamente ignorando. 
Bonnie era sul punto di andare da lui per spiegargli quale fosse la canzone quando Slash iniziò a suonare le prime note e vide la confusione sulla faccia del biondo lasciare il posto alla consapevolezza di aver riconosciuto il pezzo. Tirò un sospiro di sollievo mentre lo vedeva iniziare a suonare con una rinnovata sicurezza e cominciò a scattare.

Era la prima volta che sentiva la canzone per intero, con tutti gli strumenti e la voce, e le piacque ma non poté fare a meno di notare che sembrava mancare qualcosa, anche se non riusciva a capire cosa. 
Axl percorreva il palco con la sicurezza di sempre e la sua voce sembrava dare vita al pezzo; Slash, Steven, Duff e Izzy suonavano con lo stesso rapimento di sempre ma qualcosa nel complesso non funzionava, era come se un meccanismo si fosse inceppato e lei non riuscisse a trovarne l'origine, non riusciva a capire cosa esattamente non funzionasse più in quella che era sempre stata una macchina ben oliata e perfettamente funzionante sul palco. Cercò di non darci troppo peso, dando la colpa alle sue paranoie e all'incubo di prima, che non aveva ancora abbandonato la sua mente, per quei pensieri negativi e sicuramente privi di fondamenta. 
Intanto Axl stava introducendo la nuova canzone, una cover di un gruppo inglese, gli UK Subs, che si chiamava Down On The Farm e Bonnie guardò di nuovo Steven sperando di vederlo tranquillo questa volta perché conosceva la canzone. Ma non fu così, il batterista si guardava di nuovo intorno confuso, sul viso una muta domanda che non stava ricevendo alcuna risposta dai suoi compagni. All'ultimo Duff si girò verso di lui e gli accennò il tempo battendo le mani mentre Slash, che intanto si era tolto la giacca, suonava le prime note insieme a Steven che incredibilmente riusciva a mascherare abbastanza bene il fatto che il pezzo gli fosse completamente sconosciuto. Bonnie si ritrovò a pregare che non sbagliasse tempo e che Duff gli desse una mano, dei quattro era quello che stava di più nei pressi della batteria rivolto verso di lui e non dandogli le spalle. 

Alla fine Steven riuscì a mantenere piuttosto saldamente il ritmo, tranne alcune incertezze in alcuni pezzi della canzone e Bonnie tirò un sospiro di sollievo ripetendosi che era stata solo una piccola scivolata dalla quale si era rialzato abbastanza dignitosamente, che non era andata troppo male, che i ragazzi non erano più molto abituati a suonare davanti a un pubblico ma che si sarebbero ripresi in fretta. 
Continuò a ripetersi queste cose nella testa, mentre continuava a fare foto cercando di ritrovare la serenità, fino a quando il pezzo non finì e Axl urlò al microfono. 
- Good fuckin' night- e abbandonò il palco seguito dagli altri, tutti ignari del fatto che quella sarebbe stata l'ultima volta che lo avrebbero fatto come i veri Guns n' Roses.

Dopo il concerto Izzy se ne tornò quasi subito a casa mentre gli altri rimasero fino a quando tutti gli artisti si esibirono. 
Steven sembrava non aver perso un grammo dell'entusiasmo che aveva mostrato sul palco ed ora si aggirava nel backstage parlando e scherzando con chiunque incontrasse. Anche Axl non stava con loro, era sparito chissà dove ma comunque non era sembrato molto interessato a rimanere in loro compagnia. 
Quindi erano solo Duff, Slash e Bonnie che, seduti su alcune sedie, stavano fumando e bevendo aspettando che Doug si presentasse per dire loro che la limousine che li avrebbe portati all'aeroporto era arrivata.
- Quanto cazzo deve essere strafatto per non riuscire a prendere la mira per un fottuto semplice salto?- disse Slash osservando torvo Steven che era a pochi metri di distanza e conversava allegramente con Lou Reed.
- Sarà solo stato troppo euforico ed è inciampato, non è così grave- ribatté Bonnie prendendo le sue difese anche se lei stessa si era detta che Steven non doveva essere per niente in sé, di nuovo, quella sera.
- Non mi importa se era solo euforico, a me non sarebbe mai successo- disse il riccio aggressivo girandosi verso di lei; accanto a lui Duff annuì continuando a fumare in silenzio e Slash continuò a parlare.
- Come pensa di riuscire a incidere le canzoni e a fare concerti se è ridotto così di merda?-
- Sentite, sono sicura che la situazione non è così grave. Ok, Steven è stato meglio ma questo non significa che non riuscirà a uscirne, c'è riuscito Izzy e ci sei riuscito anche tu, più o meno- disse la ragazza guardando Slash nel dire le ultime parole e vedendolo sfuggire il suo sguardo. Da quando aveva ricominciato con la coca non avevano affrontato l'argomento per bene. All'inizio tirava solo quando lei non era nei paraggi ma, durante una discussione, la ragazza gli aveva detto chiaramente che non era necessario che si nascondesse da lei visto che aveva capito che la questione coca non era stata chiusa dopo le Hawaii. Questo, e il fatto che ormai vivevano insieme, aveva contribuito a farlo sentire abbastanza libero, di solito dopo che aveva bevuto, di farsi anche se lei era presente ma nonostante ciò non avevano mai affrontato seriamente la questione e Bonnie non gli aveva mai detto come si sentiva al riguardo. 
Slash sapeva che quella cosa non le piaceva, non c'era bisogno che lei glielo dicesse: ogni tanto, quando era chino sul tavolino in soggiorno per tirare su, sentiva il suo sguardo trafiggergli la schiena o, altre volte, vedeva i suoi occhi chiari attraversati da un lampo di sofferenza. 
In quei momenti si sentiva in colpa per quello che stava facendo, una sensazione che odiava con tutto se stesso ma che non poteva non provare e si diceva che non era niente di grave, che non era come con l'eroina e che non sarebbe ritornato al punto in cui era alcuni mesi prima. 
Ad ogni modo, alle sue parole non poté non sentirsi come un bambino sorpreso a fare ciò che non doveva e il fatto che lei ne parlasse con tale rassegnazione, come un boccone amaro che a fatica aveva mandato giù, lo faceva sentire peggio, ancora più in colpa ed incazzato con se stesso per il fatto di sentirsi in colpa. Si ripeteva che lui faceva quel che cazzo gli pareva se gli piaceva, al di là di Bonnie e della sua disapprovazione. 
La guardò mentre lanciava un'occhiata a Steven e si chiese come fosse possibile che quella ragazza gli facesse provare tante emozioni contrastanti. Sentiva di amarla e di non potere fare a meno di lei ma allo stesso tempo avrebbe tanto voluto potere farsi in santa pace senza pensare che le sue azioni le avrebbero portato sofferenza. 
Si sentiva ormai indissolubilmente legato a lei, tanto che ogni sua azione era in qualche modo condizionata da lei e questa cosa a volte lo faceva sentire in trappola. 
Quei pensieri fecero salire in lui il bisogno impellente di una sana sniffata per riuscire a superare quella serata e quella conversazione ma non poteva farlo lì, non quando stavano parlando di quando la droga avesse rovinato Steven.
- Vado a prendermi una birra- disse e si allontanò in fretta, la mano a giocare con il ciondolo al suo collo che conteneva quella che in quel momento vedeva come la sua unica salvezza. 

Quando tornò, visibilmente più tranquillo e spensierato, Bonnie e Duff stavano ancora parlando di Steven.
- Forse se lo minacciamo di una qualche punizione si metterà in riga- stava dicendo il bassista pensieroso. 
Il chitarrista non fece in tempo a unirsi di nuovo alla conversazione e a dire la sua che un assistente di Doug si avvicinò e disse loro che la macchina li aspettava fuori. 
In una silenziosa processione andarono verso l'uscita e poi nella limousine, diretti all'aeroporto in un viaggio segnato per gran parte dal silenzio, tutti erano immersi nei loro pensieri, ed interrotto solo dalle chiacchiere di Steven che cercava, senza grandi risultati, di coinvolgerli nella conversazione.


Prima di tutto mi voglio scusare con tutti voi, sono riuscita ad aggiornare solo oggi perché ho avuto una settimana impegnatissima tra università, stronzi vari ambulanti e l'organizzazione di una laurea. Ma non vi sto a tediare ulteriormente con i fatti miei di cui sicuramente non vi importa niente e vi dico che non dovrebbe più succedere una cosa del genere e dovrei riuscire ad aggiornare due volte a settimana.
Detto ciò, passiamo alla storia e a questo capitolo! Come vi avevo anticipato, per un po' mi concentrerò di meno su Bonnie e Slash, o meglio, li distrarrò in parte dai loro problemi personali perché entreremo nella "sezione" della storia dedicata a Steven! Per questo capitolo e per quelli successivi mi sono affidata più che altro su quello che Steve dice nella sua autobiografia, anche perché gli altri non è che spendano poi molte parole per lui. Per l'esibizione dei Guns al Farm Aid ho fatto riferimento al video e, di nuovo, a quello che dice Steve (per esempio io nel video non avevo visto Duff dargli il tempo con le mani ma lui ha detto così quindi mi sono fidata).
Come avete visto, comunque non è che lascerò da parte i miei due protagonisti e le loro vicende, la faccenda coca non è chiusa e Bonnie sembra aver scelto di convivere con questa sua ricaduta. Ultima cosa e poi vi lascio: la collana con il ciondolo contenente coca non penso che Slash ce l'avesse già nel 1990, io l'ho vista solo con gli Snakepit, non so, però mi piaceva troppo quindi l'ho messa comunque. In caso di errore perdonatemi l'incongruenza.
Ora vi lascio, come sempre spero che il capitolo vi sia piaciuto (notare che come "colonna sonora" ho scelto i Walking Papers del nostro lampione preferito) e ci vediamo al prossimo a metà settimana.
Breath



 

  
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