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Autore: Toms98    26/10/2014    0 recensioni
Il mondo di Treavis è sull'orlo di una guerra che non si vedeva da millenni. Gli Orchi, guidati dal leggendario stregone Obscuritas, marciano per conquistare i Cinque Regni. Della famiglia di Treavis, l'unico maschio non arruolato perché troppo giovane è proprio lui. Ma un'antica profezia rivela che è lui l'unico in grado di sconfiggere Obscuritas. Così, dopo l'attacco degli Orchi al suo villaggio, Treavis partirà per Waldstadt, capitale del Regno di Roburia, per difendere con tutte le forze quello che rimane della sua vita. Ma ci sono segreti ben più oscuri dietro questa guerra...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anima di Fuoco
Treavis riaprì gli occhi. La luce era ancora sfuocata. Sentì il suo corpo riprendersi. Dopo un altro paio di minuti riuscì finalmente a rialzarsi. Sentì ancora la testa rimbombargli. Non sapeva per quanto tempo era rimasto svenuto a terra. Decise quindi di risalire. Treavis si affacciò alla finestra. Il sole stava tramontando, ma ciò non gli faceva capire se aveva passato un intero giorno svenuto o meno. Prese la sacca e ci mise dentro le sue cose, quindi uscì e tornò a casa. Per sua fortuna era rimasto svenuto solo un paio d’ore e sua madre lo invitò a sedersi. Mentre mangiavano, Treavis lesse la lettera di suo padre in cui era detto che erano arrivati sani e salvi all’accampamento principale, dove erano stati preparati a combattere in modo grossolano. Nella lettera era anche detto che, mentre suo padre era stato affidato alla riparazioni delle armi, Drake era perennemente in addestramento. Nella pergamena c’era anche un piccolo messaggio da parte di Drake riservato al fratello.
Dopo aver discusso un po’, Treavis aiutò la madre con le faccende di casa e andarono a letto. Treavis approfittò di quel momento per leggere la lettera di Drake. Come quella del padre, non diceva niente di speciale, se non che Drake aveva fatto domanda per entrare nei Guerrieri della Lama Bianca, uno speciale gruppo di soldati esperti. A Treavis quel nome balenò in testa. Lo aveva già sentito, ma non si ricordava dove. Forse Matt faceva parte di quel gruppo e ne aveva parlato una volta? Più ci pensava, meno gli importava trovare la risposta.
Quella notte fece un sogno diverso dagli altri, forse per colpa dei cambiamenti repentini della sua vita, forse semplicemente per il caso. Nel sogno, Treavis era come al solito sposato con Alisya, ma adesso il suo sogno era incentrato su un solo momento della sua vita. Lui e Alisya stavano camminando in un accampamento, entrambi armati. Ad un certo punto entravano in una tenda, in cui seduto ad un tavolo c’erano il re e Drake. Il fratello stava per parlare quando il sogno finì di colpo. Sulle prime non si preoccupò, gli succedeva spesso di interrompere un sogno in due e poi svegliarsi. Dopo un po’ si preoccupò, visto che nonostante si sforzasse, non riusciva a svegliarsi. Solo un panorama nero. Poi un bagliore. Intorno a sé vide solo fiamme. Nelle fiamme si stagliava un uomo, non lui, né qualcuno che potesse riconoscere, visto un cappuccio che portava in testa
<< Treavis, non cercare di svegliarti. Ora ascoltami attentamente >> la voce proveniva dall’uomo, ma rimbombava nella testa del giovane come in una caverna. << Domani dobbiamo incontrarci. È importante, molto più di quanto pensi. Ombre... Terrore... Paure... tenute nascoste per secoli... si sono risvegliate... Ora ne sono certo. Ma non è questo il punto. Incontriamoci domani alla porta. Non dire a nessuno dove vai, neanche a tua madre. Dille che vai al palazzo, come al solito. >> la voce che stava parlando a Treavis era forte, profonda. Nella testa di Treavis si accavallarono le ipotesi più plausibili e meno mistiche su come un essere umano fosse capace di entrare nei sogni della gente. L’unica cosa che riteneva plausibile era che tutto ciò non fosse reale. << Ah, un’ultima cosa: tutto questo è reale. Quindi trovati domani il più
Treavis si svegliò lanciandosi a sedere sul letto. Il cuore gli batteva forte nel petto. In tempi normali si sarebbe dato dello scemo credulone, ma adesso l’idea che qualcuno avesse comunicato con lui tramite i sogni gli pareva plausibile. Guardò fuori dalla finestra. Non era neanche mezzanotte. Di dormire, con il rischio di altri inquietanti incontri, non aveva voglia, così decise di passare almeno qualche ora ad osservare attentamente gli incantesimi. In tutti era presente una parola: “Ysewgut”. Treavis intuì si trattasse di “Fuoco” o roba simile. Dopo qualche minuto, però, anche gli incantesimi non lo interessarono più. Decise quindi di tirar fuori dal comodino un rompicapo. Almeno quello lo avrebbe tenuto sveglio.
Il rompicapo era fatto di vari cerchi di metallo incastrati gli uni negli altri. Gli era stato fatto da suo padre quando era nato. Ne aveva uno anche suo fratello, ricevuto nello stesso momento di Treavis. Era da quando aveva cinque anni che provava a risolvere l’enigma, ma per quanto provasse ritornava sempre al punto di partenza. Tentava di risolvere il rompicapo da un bel po’ di tempo quando le palpebre si fecero pesanti. Senza che se ne accorgesse si era ormai addormentato.
La notte passò in un lampo e per sua fortuna nessun altro tentò di comunicare con lui. Si svegliò all’alba. Stette nel letto a pensare se andare o meno. La minaccia era chiara: chiunque fosse stato sapeva cosa stava accadendo, sapeva che il re aveva bisogno di lui. Un pensiero gli passò la testa. E se fosse l’assassino del messo? La paura lo assalì. Scese le scale. Sua madre non era ancora sveglia, quindi prese un foglio e una penna e scrisse alla madre di essere partito al mattino presto per il palazzo. Invece prese da un’anfora li vicino una spada e si diresse verso la porta principale. Attraverso la via principale, attento a non farsi vedere da nessuno. Quando arrivò davanti alla bottega di Thomas, un pensiero gli attraversò la testa: come avrebbe fatto con le sentinelle? Erano quattro e facevano turni da due ore a coppia. Sapeva per certo che l’alba era l’inizio di uno dei turni, quindi non poteva attendere che questo turno finisse. Doveva eludere la sorveglianza, ma non aveva la più pallida idea di come fare. Poteva lanciare un cavallo al galoppo, il sistema era collaudato, ma probabilmente avrebbe distratto per un po’ solo una guardia. L’unica era provare a scavalcare il muro, ma Treavis non era atletico.
Si avvicinò alla porta e, quando una guardia lo vide, lo invitò a uscire, dicendo: << Sei stato autorizzato ad uscire senza motivazione >>
<< Da chi? >> chiese il giovane, ma tutte e due le guardie strinsero le spalle. Si avviò allontanandosi nella prateria. Non c’era nessuno, quindi pensò che il suo interlocutore non fosse arrivato. Poi vide in lontananza un uomo con il cappuccio girato di spalle a cento metri da lui, che si nascondeva nella penombra mattutina. Treavis afferrò l’impugnatura della spada e puntò l’arma sull’ignoto. Si avvicinò lentamente e silenziosamente. Era ad un passo dall’individuo. Tirò indietro la lama e girò lentamente il busto. Non sapeva se tutto ciò era un pericolo, quindi decise di avvicinare la punta della lama alla testa incappucciata.
La lama era solo a metà della distanza quando la figura si girò di scatto e con una spada deviò il fendente. Treavis non fece in tempo a riportare la spada davanti a sé che l’acciaio freddo premeva sul suo collo. << Prima regola: non provare mai a colpire un esperto combattente di spalle >> disse l’uomo e allontanò la spada. Treavis si sentì rincuorato di aver riconosciuto la voce. << Noi due dobbiamo parlare. Alisya non aveva detto che il mio futuro suocero sa entrare nei miei sogni, Matt. E non solo di questo... >> disse il giovane. Matt si tolse il cappuccio e sorrise al ragazzo, poi rispose: << Effettivamente dobbiamo parlare, ma avrò risposte a quasi tutte le tue domande che penso tu voglia pormi, e spero che tu ne abbia di soddisfacenti a tua volta. Ma, mi dispiace averti svegliato presto, quindi se non ti dispiace dirigiamoci verso la taverna a parlare >>.
La taverna era nella strada opposta alla principale. Si chiamava “Il pentolone dei desideri”: nome pittoresco ma per niente realistico. All’interno erano presenti un bancone e un paio di tavoli con sedie attorno. Le finestre erano leggermente sporche e davano un’atmosfera lugubre. La porta cigolava ogni volta che veniva mossa, e cigolò anche quella volta. Matt e Treavis si sedettero ad un tavolo. L’uomo si schiarì la voce e disse: << So che hai molte domande, ma se non ti dispiace inizio io. Prima domanda: cosa hai trovato veramente nella sacca? >>
<< Niente, solo una lettera bruciacchiata e illeggibile >> rispose Treavis
<< Non mentirmi, Treavis. Quel messo lo conoscevo dai tempi dell’esercito, e se qualcuno gli rubava qualcosa faceva di tutto per riportarla. Non credo che ti abbia dato una sacca vuota senza dirti chi lo aveva rapinato. Quindi? >>
<< Va bene >> disse Treavis, mordendosi il labbro << C’era una pietra, qualcosa di magico. Sembra una normalissima pietra se la appoggiò, ma quando la tocco diventa luminosa e appare sopra una runa >>
<< Tutto qui? >>
<< Per la verità c’era anche una pergamena con su scritti degli incantesimi e una lettera del re che mi chiedeva di allenarmi a usarli. Le giornate al palazzo sono una copertura dei miei allenamenti. >>
<< Lo immaginavo... Ora è il tuo turno. >>
<< Sei una Lama Bianca? >>
<< Ti appaio in sogno, ti dico che so cosa sta succedendo, e l’unica cosa che sai chiedermi è se sono una Lama Bianca? >>
<< Si, e se non ti dispiace vorrei una risposta. >>
<< No, non sono una Lama Bianca. Posso chiederti il perché di questa domanda? >>
<< Drake si sta addestrando per diventarlo e io ne avevo già sentito parlare. Pensavo di averlo sentito da te. >> Treavis abbassò lo sguardo e Matt se ne accorse. Gli appoggiò una mano sulla spalla e gli disse: << Le Lame Bianche passano più tempo ad allenarsi o a pensare a tattiche vincenti che a combattere. E poi il loro addestramento è studiato al dettaglio. Tra noi soldati era diffuso un detto: un Orco può uccidere dieci soldati, ma dieci Orchi non possono uccidere una Lama Bianca >>
Treavis sorrise, poi disse: << Per fortuna queste scorribande sono facili da debellare. >>
<< Qui inizia ciò che volevo dirti: Treavis, gli Orchi si stanno preparando per una guerra. Sappi che noi soldati professionisti avevamo paura per ogni scorribanda. Ci avevano addestrato per la guerra perché il re temeva sempre che lui tornasse. >>
<< Lui chi? >> chiese Treavis. Matt si alzò, si avvicinò al bancone e chiese un libro. Il barista lo guardò e prese da sotto il bancone un involucro di pelle chiuso con della ceralacca rossa. Ruppe il sigillo e aprì l’involucro. All’interno c’era un libro con la copertina verde. Matt lo prese e lo sfogliò tornando al tavolo. << Sai, quando sono arrivato qui e ho conosciuto Elle, ho dovuto nascondere questo libro. Dubito che se lo leggesse sarebbe felice. Questo >> disse << è il mio diario di guerra. Qui è segnato tutto quello che è successo quando combattevo per Re Koran. Aspetta che trovo la pagina giusta... ah, ecco: “Qui sono tutti tesi. Prima non sapevo perché, ora sì. Qui parlano tutti di una leggenda. Dicono che un uomo, un potente mago malvagio avesse una volta guidato gli Orchi contro il regno di Roburia. Nessuno sa esattamente la storia, ma tutti sanno che il re di Roburia si alleò con gli altri Re, i Draghi, i Rapaz e i Nani per sconfiggerlo. Anche il mago aveva un gruppo di alleati. Ci fu un epico combattimento. Alla fine erano rimasti il mago e un umano potentissimo, con un spada incantata. La leggenda vuole che si sia sacrificato per sconfiggere il malvagio, ma che questi sia sopravvissuto e appena sarà pronto tornerà a combattere. Per questo tutti hanno paura degli attacchi degli Orchi.” >> Matt fece un respiro, poi continuò << Più di così non sapevo allora e non so adesso. Ma se c’è una cosa che so, è che questo mago è tornato alla guida dell’esercito e vuole riconquistare Roburia. Re Koran non è un pazzo. Se ti ha affidato quella runa e quel compito doveva esserne sicuro al cento per cento. Ti addestrerai, ma non solo con la runa, anche con la spada. Può tornarti utile. Sarò il tuo maestro personale. Ora vai a casa. Ci vedremo nel pomeriggio al palazzo per l’inizio dell’addestramento. >>
Treavis ubbidì. Dopo aver pranzato, si diresse verso il palazzo. Ad aspettarlo sulla soglia c’era Matt. Aveva in mano due bastoni molto robusti, lunghi poco più di una spada normale. << Finalmente sei arrivato. Comunque vieni, scendiamo nel magazzino, avremo più spazio. >> disse l’uomo. Una volta all’interno, scesero nel magazzino.
Matt aveva già predisposto la sala. Le botti erano state spostate ai lati, e uno stano spaventapasseri era stato messo al cento della sala circolare. Matt estrasse la sua spada e la puntò sul manichino. << Prima di colpire devi capire cosa devi colpire. Ti spiego brevemente i punti vitali: come ho già visto sai che la testa è un punto vitale. Ma non avresti dovuto mirare lì. Ero più alto di te, e mirando alla testa ti sei sbilanciato. Avresti fatto meglio a mirare qui >> disse indicando con la lama il fianco << se volevi colpirmi e poi finirmi. Se invece volevi tenermi in pugno, probabilmente saresti morto. Io sono qui per insegnarti come non morire in queste situazioni, per poi insegnarti a combattere in battaglia. Però prima torniamo ai punti vitali. >>
Discusse per un’ora buona sui punti da colpire per uccidere, paralizzare, rallentare o semplicemente ferire un uomo, sia se scoperto o dotato di pesante armatura. Passò poi a illustrare i vari colpi: fendenti, montanti, affondi e colpi vari. Passò poi a spiegare i vari tipi di difesa. Erano passate ormai ore quando Matt iniziò a parlare        di come si usa una spada. Treavis iniziò ad essere un po’ annoiato dai continui discorsi di Matt, ma non lo diede a vedere. La lezione teorica continuò parlando di lame, di scudi, di asce, di martelli, di lance, ma anche di assalti, di colpi in duello e colpi in mischia. Parlò anche delle varie posizioni da assumere per parare al meglio vari attacchi. Alla fine, dopo un lungo discorso su come schivare i colpi o come deviare un dardo, diede uno dei due rami a Treavis e gli chiese di ripetere quello che faceva. I movimenti erano semplici, quasi meccanici. Matt gli insegnò anche come eseguire finte o roteare una lama senza ferirsi. Al tramonto, Treavis aveva una buona infarinatura, seppur veloce, sull’arte del combattimento con la spada.
Il giorno dopo Treavis aveva preso un foglio e una penna. Era uno dei pochi in casa a saper leggere e scrivere. Era pronto a scrivere tutto ciò che doveva ricordarsi. Sceso vide Matt, armato del suo bastone e davanti a lui l’altro. << Iniziamo subito con delle posizioni, poi continuiamo con la lezione? >> chiese sorridendo Treavis. Matt scoppiò a ridere, poi disse: << Cosa devo raccontarti oggi, come combattere con una gamba alzata e gli occhi bendati? No, oggi combattiamo. >>
Treavis afferrò titubante il bastone e assunse una posizione che gli aveva insegnato Matt. Quest’ultimo fu il primo a colpire con un colpo su fianco sinistro. Treavis tentò di schivarlo saltando all’indietro e tentò un affondo al torace con un altro balzo in avanti. Matt deviò il colpo, facendo cadere il giovane a lato, e cercò un fendente diretto alla testa. Il giovane però riuscì a mettere la sua spada a difesa della propria testa. << Sei molto agile, vedo. >> disse Matt roteando la spada e indietreggiando, permettendo così a Treavis di rialzarsi. Una volta in piedi, Treavis tentò a sua volta l’attacco. Mirò alla gamba destra, ma il colpo fu parato. Velocemente si girò mirando all’altra gamba. Questa volta il colpo, forse per la velocità con cui Treavis si era mosso, andò a segno. Matt indietreggiò. << Complimenti, mi hai colpito. >> disse l’uomo, e Treavis rispose: << Anche tu non combatti male per essere un ferito di guerra. >>
<< Non ho le energie per combattere bene per l’intera durata di una battaglia, e poi non sto duellando affatto bene. >> ribatté subito Matt. Treavis cominciò a preoccuparsi, visto che le sue energie erano già scarse e aveva colpito Matt solo una volta. Distolse subito l’attenzione da questi problemi e si concentrò a colpire di nuovo.
Questa volta Matt adottò una tattica molto diversa da tutte le sue aspettative. Cominciò a deviare i colpi e a sfiorare Treavis con colpi forti. Treavis cominciò ad avere timore dell’avversario, e cominciò a stare sulla difensiva. Matt ne approfittò per incrementare il numero dei colpi al corpo. Treavis indietreggiò fino al muro. Senza più possibilità di vittoria, Treavis si arrese e lasciò l’arma. Matt sembrò amareggiato dal gesto e tornò lentamente al centro della sala.
Al terzo duello Matt mise le mani ai fianchi, infilando il bastone nella cintura, e cominciò a fissare Treavis con sguardo di sfida. Poi cominciò a ridere di lui. << In tutti i miei anni da combattente, non ho mai visto un allievo arrendersi durante gli allenamenti. Sei proprio un perdente. >> Treavis digerì la strana affermazione di Matt, e decise di avvicinarsi lentamente a spada alzata.
<< Sai, quando sono venuto qui, ci ho messo un po’ a conquistare Elle. Se non ce l’avessi fatta, sapevo già su chi ripiegare >> Matt guardò beffardo il giovane che si avvicinò titubante all’avversario << Lora. Non certo bella come Elle, ma pur sempre accettabile. Certo c’era tuo padre, ma se combatte come te non sarebbe stato difficile ucciderlo. >> Treavis iniziò a sentirsi offeso e provò a colpire al fianco l’uomo, ma Matt schivò il colpo. << Certo, non dubito che tua madre potesse volermi. Vorrebbe avere tutti gli uomini della terra, se potesse. Peccato abbia sposato tuo padre... >> Treavis strinse i denti e affondò un colpo al busto, schivato anche quello. << Famiglia di perdenti. Solo Drake potrebbe salvarsi, se riesce a diventare una Lama Bianca. Purtroppo però penso che tuo padre lo abbia già reso una femminuccia. Lo ha già fatto con te, figuriamoci con lui >> Treavis sentì l’ira che scorreva nel suo corpo. Afferrò il bastone con tale forza che decine di schegge si conficcarono nel suo palmo. Matt parve soddisfatto << Non capisco come faccia mia figlia ad essersi innamorata di uno come te. Sai, all’inizio non ero felice della sua partenza, ma poi mi sono ricordato che all’Accademia ci sono molti ragazzi perfetti per lei. È una ragazza sveglia, saprà cogliere l’attimo. Non sarebbe un errore... >> Treavis perse il controllo del suo corpo. L’unica cosa che voleva era colpire Matt. Non per batterlo, solo per il dolore provocato. Incominciò a usare il bastone passandolo velocemente da destra a sinistra. I primi colpi furono schivati, poi Matt dovette sfilare il bastone e parare un colpo al giovane. La sua espressione era cambiata: era passato dalla faccia sfrontata che aveva adottato per provocare Treavis ad una concentrata, quasi preoccupata, mentre parava i potenti colpi. Dopo un po’ Matt inciampò in una crepa del terreno e si ritrovò inginocchiato sotto la furia dei colpi di Treavis. Il giovane menò un fendente dritto alla testa. Matt parò, ma i colpi continuarono a raffica e sempre nello stesso modo. Dopo un po’ Matt fu costretto a impugnare il bastone con entrambe le mani alle due estremità. Il primo colpo era leggero, il secondo forte, mentre il terzo era talmente forte che ruppe il bastone di Matt in due parti. Nonostante ciò Treavis caricò un altro colpo. Matt riuscì a rotolare, ma il colpo andò a segno, seppur di striscio. Treavis andò di nuovo a segno poco dopo, questa volta colpendo in pieno il piede dell’uomo.
Matt riuscì a rialzarsi e zoppicando si allontanò da Treavis, il quale però aveva già finito la sua furia e ora stava ansimando, con gli occhi assassini e fissi su Matt. Impugnava il bastone solo con la mano destra, mentre con la sinistra aveva inconsciamente preso la Runa. Dopo una decina di minuti il suo respiro rallentò e Treavis si calmò. Vide la Runa che inspiegabilmente luccicava di rosso, molto più forte di qualsiasi altra volta. Galvanizzato dalla vista, provò a recitare l’incantesimo, gestendo la potenza dell’incantesimo, notò che riusciva a creare un globo di fuoco potente più di quello precedente senza sentirsi affaticato.
Matt si avvicinò cautamente al globo. Lo guardò come un bambino davanti ad un trucco di magia, rimanendo a bocca aperta. Anche Treavis era stupito, ma ultimamente era sempre stupito, in bene e in male. Dopo qualche minuto Treavis iniziò a stancarsi, quindi staccò il collegamento con l’energia. Matt era ancora stupito, con il naso sanguinante, ma riuscì a dire: << Figliuolo, sei un Anima di Fuoco >>.
   
 
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