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Autore: Prinzesschen    26/10/2014    2 recensioni
Niente è mai come sembra ed Hannah Kane lo avrebbe imparato a sue spese. Tutto comincia con un curioso incontro sotto la pioggia, un cagnolone dal pelo nero ed arruffato sconvolgerà la vita della giovane avvocatessa colmando la solitudine di una casa sempre vuota e riscaldandole il cuore con un pizzico di inaspettata magia.
Un latitante, un evaso in cerca di redenzione per una colpa che non ha mai commesso e che gli brucia l'anima graffiando il suo cuore dall'interno e procurandogli ferite che solo una giovane ed insolita donna in carriera saprà curare.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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furrylove15

Furry Love

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15. I'm bulletproof, nothing to lose
Fire away, fire away
Ricochet, you take your aim
Fire away, fire away
You shoot me down but I won't fall
I am titanium

Mi rigirai piano nel letto trovando Sirius beatamente addormentato al mio fianco. Stava sdraiato a pancia in giù, il lenzuolo copriva il suo corpo nudo fino alla vita e il suo viso era rivolto verso di me, rilassato e bellissimo. Mi ritrovai ad accarezzare con lo sguardo i ribelli e lunghi capelli scuri che ricadevano sulle spalle in modo disordinato e molto sensuale e sentii le guancie imporporarsi al pensiero della notte appena trascorsa.
In tutto il tempo che avevo trascorso con lui senza ricordarmi del nostro passato mi sembrava di aver perso momenti preziosi ma, da quella notte, era cambiato tutto: avevo capito perché lo sentissi così vicino, perché anche solo il minimo contatto mi facesse continuamente rabbrividire e mi desse allo stesso tempo un incredibile senso di sicurezza.
Sorrisi e mi alzai, piano, afferrando una delle sue camice ed indossandola nonostante fosse ovviamente enorme per poi recarmi in cucina.
Tutta presa dalla caffettiera e dalla scelta dei biscotti più buoni non sentii il rumore dei passi di Sirius e sobbalzai quando le sue braccia si strinsero attorno alla mia vita e poggiò la testa sulla mia spalla, teneramente.
-Buongiorno.- lo salutai sorridente mentre mi voltavo per circondargli il collo con le braccia.
-Non può che essere un buon giorno quando trovi la tua donna che prepara il caffè con la tua camicia addosso.- mormorò con un sorriso storto prima di baciarmi e stringermi più forte a sé.
Il mio cuore fece un balzo sentendolo definirmi come la sua donna. Avevo avuto una lunga relazione con Jason basata, però, su una montagna di bugie e omissioni che pesavano invisibili sul nostro rapporto rendendolo sempre meno spontaneo di quanto avrebbe dovuto essere mentre con Sirius era stato diverso sin dall’inizio. Dal vero inizio.
-Sono la tua donna?-
-So che sei troppo forte e indipendente per poter pensare di appartenere a qualcuno ma quello che intendevo è..-
Mi sentii in dovere di bloccare quel fiume di giustificazioni dopo averlo involontariamente messo in difficoltà perciò gli posai l’indice sulle labbra e la fronte contro la sua. –So quello che intendevi e sono felice di essere la tua donna, Sirius.-
Raramente avevo visto tutta quella felicità riempirgli gli occhi e mi ritrovai a ridere forte mentre mi sollevava per poi depositarmi sul ripiano della cucina.
Gli presi il viso tra le mani e lo tenni vicino al mio senza però permettergli di baciarmi né attirarlo di più a me e in cambio ottenni un’espressione confusa e quasi indispettita.
-Tu cosa sei, invece? Il mio mago?-
-Beh, non so esattamente a quale tipo di magie tu ti riferisca ma si, credo proprio di si.- mi prese in giro guardandomi con intensità e malizia e dopo aver ricevuto un giocoso colpo in testa da parte della sottoscritta prese a baciarmi il collo sorridendo contro la mia pelle mentre con le mani sollevava la camicia.
-Questa me la riprendo.-

Trascorremmo giorni tranquilli, guardavamo film babbani, cucinavamo schifezze, facevamo l’amore e restavamo fino all’alba a parlare, parlare e ancora parlare di tutto e di niente, Sirius mi raccontava dei mesi in cui io ero stata involontariamente qualcun altro, mi raccontava del suo mondo e rispondeva, come sempre, ai miei interrogativi sulle stranezze della magia mentre io, d’altro canto, andavo ripescando nella memoria tutte le cose che ancora non sapeva di me per far in modo che mi conoscesse davvero e completamente.
Non avevo mai sentito il bisogno di mentirgli né di agire di nascosto fino a quel giorno di Aprile, il cielo sembrava di malumore proprio come me e furiosi lampi continuavano a squarciare quella distesa di nuvole troppo scure e cupe considerato che l’orologio segnava solo le tre del pomeriggio.
Continuavo a girare in tondo intorno al tavolo da cinque minuti senza avere la minima idea di cosa fare: un’ora prima il mio cellulare aveva squillato avvisandomi di un messaggio in arrivo e il mittente era in assoluto la persona più inaspettata del pianeta, la persona alla quale avrei volentieri tirato in testa il tavolo della sala da pranzo e strappato i capelli, uno per uno, a mani nude.
“Alle 5 in punto a casa tua, ho bisogno di vederti. Ti prego, dammi la possibilità di spiegarti.”
Dargli la possibilità di spiegare cosa? Come mi aveva impunemente ingannata giocando al piccolo telecineta con la mia testa o per avermi incasinato la vita con tutte quelle stronzate da brutti stregoni cattivi?
Eppure una parte di me voleva sapere, aveva bisogno di sapere.
Avevo appreso da Sirius che ci trovavamo in una zona periferica di Londra discretamente lontana dalle aree abitate ma c’era una metro babbana a dieci minuti da casa; dovevo solo arrivarci senza che lui lo sapesse.
Sapevo perfettamente che questo lo avrebbe ferito, sapevo anche che si sarebbe spaventato a morte ma se gliene avessi parlato non mi avrebbe mai appoggiata in quella follia.
-Han, faccio una doccia. Vuoi venire?- chiese allegro dal bagno.
-Fa freddo, magari dopo!- risposi sperando ce non si insospettisse e strinsi gli occhi in attesa.
-Peggio per te, donna!- borbottò ironico mentre tiravo un profondo respiro, sollevata.
Aspettai di sentire lo scroscio dell’acqua e afferrai carta e penna scrivendo un biglietto che dimostrasse che non ero stata rapita per poi uscire, in silenzio, e muovermi veloce lungo la strada un po’ dissestata; mi voltai indietro dopo qualche minuto e, incredula, mi accorsi che la casa non c’era più, doveva essere uno degli incantesimi di protezione che vi erano stati fatti intorno e mi sentii quasi sollevata prima di realizzare probabilmente non sarei più riuscita a superare a barriera neanche se avessi voluto.
“Scusami, Sirius. Andrà tutto bene e tornerò da te. Ti amo.”
Senza perdere altro tempo mi affrettai seguendo le indicazioni verso la metropolitana e, una volta arrivata, scesi di corsa le scale mentre il consueto puzzo di chiuso e rotaie arrugginite mi invadeva le narici ricordandomi di quella assurda notte in cui tutta quella follia aveva avuto inizio.
Vidi il treno avvicinarsi e saltai su non appena le porte si aprirono senza guardami indietro. Sirius si sarebbe davvero arrabbiato da matti.

Quando arrivai davanti a casa mia erano passate da poco le cinque del pomeriggio e la villetta schiera non mi era mai sembrata tanto spettrale ed estranea.
Era stata casa mia per tanto tempo ma anche testimone silenziosa di una montagna di bugie che mi aveva reso tremendamente insicura. Una volta crollato quel castello di inganni mi ero resa conto di essere stata in pericolo per tutti il tempo. Jason mi avrebbe davvero fatta fuori al comando di suo padre? Ne sarebbe stato capace?
Lo avrei scoperto di lì a pochi minuti, pensai mio malgrado percorrendo il patio fino alla porta e fissando lo sguardo sulla superficie lignea. Respirai profondamente chiudendo gli occhi e racimolando coraggio e determinazione per poi girare la chiave nella serratura che scattò immediatamente, evidentemente già aperta da qualcun altro. Jason aveva una copia delle mie chiavi ed era di certo dentro ad aspettarmi.
Era ora di dar inizio alle danze.
-Jason?- chiamai ad alta voce cercando di suonare il più decisa e sicura possibile e guardandomi intorno. –Jason piantala lo so che ci sei, la porta era aperta. Non credi di aver già dato in quanto a bugie e omissioni?-
-Non abbastanza, signorina Kane.-
Quella voce non apparteneva a Jason e ne ebbi la conferma quando Russell senior si fece avanti dopo essere passato inosservato fino a quel momento, seminascosto nell’oscurità di un angolo buio.
-Lei.- scandii stringendo i pugni per celare il tremore.
–Jason manda paparino agli appuntamenti con la sua fidanzata?- continuai cercando di apparire sprezzante e di riversare in quelle parole tutto il veleno che avevo accumulato dalla sera in cui ero scappata da casa Russell. O forse, a memoria recuperata, da molto prima.
-No, mia cara, Jason non sa del nostro appuntamento.- rispose quello con tono altrettanto corrosivo sollevando un cellulare che riconobbi essere l’iphone del mio ex-fidanzato.
Inspirai a fondo e lanciai velocemente un’occhiata intorno a me per cercare una via di fuga come il mio istinto di sopravvivenza mi suggeriva.
-Non puoi scappare, stupida ragazza. Questa casa sarà la tua tomba.- spiegò l’uomo facendo oscillare tra le dita una bacchetta magica. Notai che non indossava il mantello nero che avevo sempre visto addosso ai Mangiamorte in azione.
-Scommetto che fuori è pieno di maghi come lei.- sputai tra i denti indicando la finestra con un cenno del capo mentre lui annuiva, semplicemente. –Mi sento lusingata. Non credevo che la mia esecuzione richiedesse la presenza di più maghi contemporaneamente. Devo avervi sopravvalutati.-
La mia indole da giurista mi consigliava di continuare a tergiversare. Anche Russell era un avvocato e magia o no non si sarebbe fatto scappare l’occasione di uno scontro a base di retorica e presunzione. Ne ero certa.
-Sono venuti per trattenere chiunque pensi di aiutarti. Che si tratti di mio figlio e di qualunque altro stolto che, stanne certa, morirà per causa tua.-
Pensai a Sirius sperando ardentemente che non venisse in mio soccorso e che quantomeno, una volta trovato il mio biglietto, trovarmi avrebbe richiesto più tempo possibile.
-Sarebbe disposto ad uccidere il suo stesso figlio per togliere di mezzo me?-
Russell si strinse nelle spalle mentre un raggio verde mi raggiungeva ed io mi ritrovavo tempestivamente inginocchiata a terra per schivarlo.
-Non male per una babbana, Kane. Di certo la magia ha perso l’elemento sorpresa.-
Scattai in piedi e feci per correre verso la porta ma un raggio di luce mi si avvolse intorno ai piedi e caddi prona parando l’impatto con le mani aperta.
-Per poco non rovinavi quel tuo bel faccino.- cantilenò, mellifluo, camminando verso di me. –Bada che non ti servirà ancora per molto.-
-Perché non mi uccide?- ringhiai voltandomi in modo da sedermi rivolta verso di lui mentre il suo incantesimo mi impediva qualsiasi minimo movimento degli arti inferiori dal ginocchio in giù.
Ero spacciata, non c’era alcun dubbio su questo. Ma non sarei morta supplicando né piangendo.
Non era mai stato nella mia natura, non mi mostravo debole mai davanti a nessuno perché odiavo l’idea che chiunque volesse schiacciarmi avesse la soddisfazione di vedermi cedere e, se fino a quel momento quella era stata solo la metafora della mia infrangibile dignità, in quelle circostanze aveva assunto contorni più reali e definiti mentre Russell premeva la scarpa griffata e perfettamente lucida sulla mia spalla costringendomi a terra.
-Perché mi hai creato più problemi di quanti avrei potuto permettere e hai plagiato mio figlio rendendolo uno smidollato.-
Forse Jason mi aveva mentito, aveva giocato con la mia mente, ma di certo non era crudele come il padre e mi sentii meschina per averne dubitato. Jason non mi avrebbe mai fatto del male.
-Ma non è un problema, mi capirà un giorno o l’altro e tornerà ad essere il promettente mago che era.-
-Che era prima di cosa? Di capire che suo padre è un bastardo?- berciai divincolandomi ma ottenendo solo di conficcare la punta rinforzata della sua scarpa nel collo e lui ne approfittò per premere e rendermi difficile respirare. Sentivo ognuno dei miei sensi acutizzato dal panico e dall’adrenalina che mi scorreva nelle vene mentre il cuore rimbombava senza sosta in ogni parte del mio corpo martellandomi nelle orecchie.
-Prima di incontrare te.-
Nonostante avessi ormai capito che le armi da fuoco non avevano una grande utilità nello scontro con un mago, approfittai del fatto che Russell non aveva idea che avessi una pistola con me e la estrassi dalla tasca posteriore. Era una pistola piccola, di quelle da difesa, ed era carica.
Gliela puntai contro e feci fuoco, fulminea.
Indietreggiò stringendosi la spalla destra, la bacchetta ormai fuori dalla sua presa era rotolata fino a me e l’avevo afferrata per impedirgli di chiamarla nuovamente a sé.
-Sorpresa.- sussurrai, cattiva, trafiggendolo con lo sguardo. L’aria aveva ricominciato ad affluire nei miei polmoni e udii numerosi schiocchi nella stanza, proprio alle mie spalle.
Un lampo di luce passò sopra la mia testa e raggiunse Russell che si immobilizzò, come pietrificato. E forse lo era davvero.
Mi voltai verso l’origine del rumore sorridendo e pregustando già la sensazione delle braccia forti di Sirius attorno a me ma quello che vidi spense tutto il mio entusiasmo.
-Oh no. Ancora maghi.- mormorai, esasperata, affondando il viso tra le mani e scuotendo forte il capo. Non ero affatto pronta per un secondo round e di certo non avrei potuto affrontare uno schieramento di cinque maghi pronti a cancellare la memoria di una testimone scomoda.
Sentii abbaiare forte e vidi un ammasso di pelo nero correre a rotta di collo verso di me per poi cominciare a leccarmi il volto guaendo e mugolando senza sosta.
Lo avvolsi tra le braccia affondando il viso nel folto pelo nero e finalmente mi concessi qualche secondo di pace convinta che niente sarebbe davvero potuto andare così male mentre stavo stretta a lui, in qualunque forma si presentasse a me.
-Richard Russell lei è in arresto.- i maghi afferrarono Russell e lo immobilizzarono con manette incantate sollevandolo a mezz’aria mentre quello muoveva ferocemente gli occhi, impossibilitato a muovere qualsiasi altro muscolo. –Suo figlio Jason si è costituito e ha confessato tutti i crimini da voi commessi, in combutta e singolarmente.-
-Signorina, venga con me.- uno dei maghi mi aiutò a sollevarmi e mi rivolse uno sguardo gentile nonostante le sue intenzioni, per quando politicamente corrette, non lo sarebbero state altrettanto.
Sirius, o meglio Rain, abbaiò forte posizionandosi al mio fianco con aria fiera.
-E’ il suo cane?-
Sorrisi, istintivamente, posandogli una mano sul capo. –Si.-

Song: Titanium - David Guetta ft Sia

Artwork: JeyCholties 

Bene rispondendo alla recensioni mi sono scusata singolarmente per il ritardo (okay lo so, è più che un semplice ritardo) nell'aggiornamento e lo farò anche qui. PERDONATEMI.

Questo è il penultimo capitolo, il prossimo segnerà la fine di un percorso che per me è stato importantissimo, come ho già avuto occasione di dire Hannah rappresenta una parte di me, forse più di una. E' il lato peggiore e il lato migliore di me, è una giovane donna che crede ancora nell'amore e che non si arrende mai davvero.

Ci tengo a riabilitare per quanto possibile il personaggio di Jason del quale ho adorato scrivere e sottolineo che il mio personalissimo Fassbender versione mago era davvero innamorato di Hannah, non fingeva affatto su questo. Lui, a differenza di Hannah, rappresenta per me invece un sacco di cose che odio negli uomini ma che alla fine finiscono per affascinarmi. Maledetti bipedi senza cervello.

I ringraziamenti generali li rinvio al prossimo capitolo che, non temete, è già nero su bianco quindi non passeranno altri trentordicimila ere, però ci tengo a ringraziare qui intanto le mie due adorabili artiste, JeyCholties e HilaryC che hanno realizzato i due bellissimi banner che ho alternato nel corso degli aggiornamenti e che fanno, credetemi, davvero l'ottanta per cento della buona riuscita dei capitoli. 

See you soon, guys! <3

  
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