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Autore: Ella_x    26/10/2014    4 recensioni
Ellie annuì –E allora…che cosa vuoi?- la voce le si incrinò e neppure lei sapeva il perché.
Zayn alzò le spalle possenti –Niente- rispose girandosi verso di lei.
I loro sguardi si incollarono l’uno all’altro come un magnete all’acciaio.
-Il problema è che non voglio proprio niente. Ed è questo niente che mi spinge da te capisci? Questo niente che mi dice ‘tu vuoi stare con lei, quindi vai’. Non lo posso spiegare cosa voglio ma questo qualcosa non riesco ad ignorarlo- concluse.
La ragazza rimase in silenzio, veramente non sapeva cosa dire.
Le opzioni erano due: scappare da quel tipo strano e maleducato, o fidarsi.
E per lei che non aveva nemmeno mai creduto per un secondo al topolino dei denti da piccola la cosa fu alquanto sorprendente.
Perché rimanendo seduta lì in silenzio aveva appena capito di aver deciso di fidarsi.
Zayn la osservò di nuovo, sta volta ancora più intensamente se possibile –Allora, vuoi andare via?- domandò timoroso.
Ellie sospirò, stringendo le ginocchia al petto –No, credo di volerti dare il niente che ti spetta- rispose ricambiando lo sguardo.
*SOSPESA PER MOTIVI PERSONALI FINO A DATA DA DESTINARSI*
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Good girl.

 

Capitolo 12

 

Zayn si stiracchiò tra le coperte calde osservando con una smorfia la città fuori dal vetro bagnato dalla pioggia.
Inverno significava Natale, Natale significava invito, invito significava genitori e genitori significava scappare e nascondersi.
Senza parlare del fatto che odiasse quella ricorrenza più di qualsiasi cosa al mondo, e lui di cose ne odiava parecchie.
Forse la odiava più del pavimento freddo quando dimenticava le ciabatte lontano, o più della birra sfiatata, più della sveglia o più del sole.
Non aveva mai incontrato nessuno che odiasse il sole, o peggio ancora il Natale.
Ma lui aveva un repellente contro ogni cosa felice, colorata e allegra, e quella festa lo era senza alcuna ombra di dubbio.
Ad ogni modo gli restava ancora qualche settimana così si mise a sedere e afferrò dal comodino disordinato il suo cellulare sorridendo come un cretino a quella serie di numeri.
Scosse la testa controllando l’orario, le nove e dieci.
Era presto, non voleva risultare appiccicoso anche se per tutta la notte aveva dovuto convivere con le dita che gli prudevano per la voglia di digitare un qualsiasi tipo di messaggio.
 
Ellie uscì di scuola esausta, aveva avuto due pesanti ore di filosofia e la testa gli martellava nel cranio con una potenza inaudita da non permetterle di percepire neppure quello che le accadeva attorno.
Si avviò per il cortile, ignorando i saluti di qualche compagna di classe e quando individuò la Range Rover nero opaca parcheggiata vicino ad altre costose macchine scure vi si avviò velocissima.
Entrò nei sedili posteriori, salutando Gordon al volante con un sorriso –Grazie per essere venuto Gordon. Proprio non sarei riuscita a tornare a piedi con il mal di testa che mi ritrovo- si giustificò massaggiandosi le tempie.
L’uomo abbassò il capo brizzolato in un gesto di saluto –Sono al suo servizio Miss Rogers- la avvertì con tono gentile.
Ellie sorrise, era affezionata a quell’uomo più di quanto desse a vedere dopo tutto.
Lui e sua moglie Marì ormai non erano solo l’autista\magiordomo e la cameriera\ cuoca, ma facevano parte della famiglia, sia per sua zia che li aveva visti fare il loro lavoro già in mano ai suoi genitori, che per lei che ci era cresciuta tra i sorrisi paffuti della donna e i modi galanti dell’uomo.
Gordon partì osservandola nello specchietto –Sua zia la aspetta a casa, è preoccupata per il suo mal essere e mi ha raccomandato di chiederle se vuole che ci fermiamo in una farmacia-.
Ellie scosse la testa –Mi ci vuole solo una bella dormita- lo tranquillizzò appoggiandosi allo schienale.
L’uomo le sorrise comprensivo prestando attenzione alla strada.
Quando l’auto si fermò nel vialetto del giardino l’aiutò a scendere e le prese il cappotto e la cartella, ponendole nell’armadio dell’ingresso.
Sua zia apparve dalle scale, scendendole sui tacchi neri –Eloise cara, stai molto male? Vuoi che ti faccia portare il pranzo a letto?- domandò composta andandole in contro.
Ellie le sorrise, scrutandola nel suo elegante vestito blu mentre tra un passo ed un altro la collana di perle si muoveva al suo collo lungo.
-Non preoccuparti zia Caroline, posso resistere un altro pò- rispose seguendola in salotto.
Diede l’ordine a Marì di servire il pranzo e lo mangiò in silenzio.
-Devo terminare un progetto quindi cenerò in ufficio- la avvisò pulendosi la bocca col tovagliolo immacolato.
La ragazza annuì mangiando l’ultimo boccone di lasagne.
Sua zia si alzò e Gordon l’aiutò in un batter d’occhio a mettere il cappotto scuro  –Riposati, a domani- la salutò prima di uscire dalla sala da pranzo.
Ellie bevve un pò d’acqua e salutò Marì con un sorriso prima di salire lentamente i gradini di marmo con Apollo alle calcagna.
Quando arrivò in camera sua si lasciò cadere sul lettone, coprendosi per riparasi dal freddo di novembre.
Il materasso era morbido e le lenzuola profumavano di buono, e il dolore alla testa si attenuò leggermente.
Il gatto ronfante si appollaiò ai suoi piedi, chiudendo pigramente gli occhioni gialli ed Ellie in pochi secondi lo seguì a ruota.
 
Zayn pigiò il tasto rosso ancora una volta, la terza o la quarta, stoppando la voce irritante della segreteria.
Rrigirò ancora una volta il cellulare tra le mani osservandolo in silenzio.
La tv accesa trasmetteva una puntata di Teen wolf, telefilm che il suo amico biondo amava alla follia.
Lo sentì fischiettare sotto alla doccia e si rese conto di non essersi neppure accorto che lui non c’era più.
Il divano su cui era seduto era sporco di salsa di soia e sul pavimento giacevano abbandonate le confezioni rosse sgargianti e vuote di ravioli al vapore.
Quando il suo amico apparve sulla soglia del bagno, a torso nudo, in jeans rigorosamente neri e strappati e una maglietta dello stesso allegro colore tra le mani, ammiccò nella sua direzione.
-Mi sono sempre chiesto se in una vita precedente tu fossi stato un emo punk rocchettaro sfigatello- lo prese in giro indicando il suo abbigliamento.
Luke lo ignorò spettinando i capelli biondo sporco ed indossando il suo immancabile pearcing al labbro.
-Io non ho bisogno di chiedermi se tu eri il cugino depresso di Steve Jobs perché ne sono certo- controbbattè indossando la maglia.
Zayn lo guardò perplesso, non capendo cosa intendesse.
Il biondo si sedette di fianco a lui indossando le scarpe –E’ da stamattina che osservi incantato il tuo cellulare, alternando sbuffi e sguardi disperati. Hai intenzione di metterlo via o usarlo una volta per tutte e uscire da questa stanza puzzolente? E’ venerdì sera!- lo avvertì indicandogli il cielo scuro dalla finestra.
Zayn sbuffò un ultima volta alzandosi svogliatamente –Vado a farmi una doccia- avvisò avviandosi verso il bagno.
Luke annuì –Questo è lo spirito giusto- disse mandandogli un bacio volante.
Rimase un pò a guardarsi nello specchio macchiato del bagno, quella camera era un vero disastro.
I capelli erano schiacciati e disordinati, gli occhi pigri e l’espressione del volto dura ed esausta.
Poteva mentire a Luke che lo prendeva costantemente in giro o a Niall che gli sorrideva comprensivo, ma non poteva mentire a se stesso.
Quella ragazza era come un buco nero che risucchiava tutte le sue energie, e lui ne era consapevole.
Anche se sapeva di averla vista soltanto la sera prima ed anche se non gli piaceva dipendere così tanto da qualcuno.
Si chiuse nella doccia tirando la tenda bianca così forte da rischiare di strapparla.
Quando l’acqua calda ed il vapore lo avvolsero completamente fu felice di staccare un attimo il cervello e godersi almeno qualche minuto di quiete.
Quando uscì dalla doccia sbuffò rumorosamente, avvolgendosi nell’asciugamano pulito.
Il momento dopo la doccia lo odiava con tutto se stesso.
Quando tornò nella stanza Luke non c’era più ma un post it giallo attaccato alla tv spenta attirò la sua attenzione.
‘‘Ti ho rubato la moto per questa sera, ma questo non significa che tu non debba portare fuori il tuo culo abbronzato da qui. Non aspettarmi sveglio per picchiarmi, tornerò molto tardi. Love u x’’.
Afferrò il suo giubbotto di pelle nero dal mucchio di altri vestiti abbandonati sul pavimento e tastò impaziente le tasche vuote, imprecando contro quello stronzo.
Si era fatto fregare come un cretino.
Se solo non fosse stato distratto da quel fottutissimo e silenzioso cellulare.
Indossò dei jeans chiari e una delle ultime magliette pulite che gli rimanevano ancora nell’armadio ed indossò le vans consumate.
In meno di cinque minuti fu pronto e uscì da quella stanza in poche falcate, non aveva intenzione di continuare a stare così…doveva parlarle, e subito.
 
Quando Ellie si svegliò erano ormai le sette di sera, il cielo dietro i vetri dell’enorme finestra di camera sua era ormai scuro e l’aria molto più fresca.
Scese dal letto, indolenzita, anche se il mal di testa era migliorato di molto, e lasciando Apollo a russare sul letto si avviò verso le scale di marmo freddo.
Marì era nel corridoio a spolverare con un piumino qualche vaso colorato.
-Ben risvegliata, signorina. Vuole che le prepari qualcosa?- la accolse sorridendole.
Ellie scosse la testa, stringendosi nel maglione bianco afferrato dalla cabina armadio –Mi preparo una cioccolata calda da sola- la tranquillizzò.
Marì la osservò non del tutto convinta –Ma non è una cena salutare, signorina..sua zia-.
La ragazza la interruppe prima che potesse continuare –Non preoccuparti, Marì, mia zia non c’è adesso- le sorrise rassicurante prima di scendere le scale.
Si avviò in cucina ed accese il gas versando in una pentola latte e polvere di cacao e prendendo a mescolarla lentamente. In cucina se la cavava ma Marì non le permetteva quasi mai di cucinare, soprattutto quando sua zia era a casa.
Versò il liquido profumato e denso in una teiera di porcellana, sedendosi sull’isola di marmo.
Quando il campanello rimbombò nel salone deserto sbuffò, immaginando già qualche rompiscatole che cercava sua zia per chissà quale importantissimo affare.
-Marì apri tu?- urlò bevendo un sorso di liquido caldo.
La voce della donna arrivò ovattata dall’altra stanza, prendendo un altro sorso la immaginò correre per le scale con le sue scarpette di pelle scura
Balzò giù dal piano, incuriosita dal non aver sentito la porta richiudersi e si affacciò dalla porta della sala da pranzo.
Marì stava ferma sulla soglia, l’espressione corrucciata e il piumino stretto tra le mani.
Dall’altro lato un ragazzo alto e dall’aria infastidita la mandava a quel paese gesticolando animatamente.
-Senta signora, glielo ripeto un'altra volta porca puttana, devo vedere Ellie! La conosce? Alta, capelli ed occhi scuri? Due occhi, una bocca? I capelli sulla testa?- sbottò irritato infilando le mani nelle tasche dei jeans chiari.
Riconobbe immediatamente la voce soffice e trascinata e la sagoma rigida per il fastidio.
Si avvicinò sorpresa e mise una mano sulla spalla della cameriera che la osservò preoccupata –Signorina Rogers..- squittì spaventata facendo un passo in dietro.
Ellie sorrise, pensando a quanto i modi e le probabili minacce del ragazzo l’avevano spaventata.
-Tranquilla Marì, è un mio amico di classe..è tutto a posto- la rassicurò sorridendole.
La donna annuì –E’ sicura che..?-.
-Non preoccuparti vai pure- la interruppe prima che potesse finire di parlare.
Marì lanciò a Zayn un ultimo sguardo di timore e astio, prima di sparire sulle scale immacolate.
Ellie si voltò, ritrovandolo ad osservarla con la fronte corrucciata.
-Cosa ci fai qui?!- sbottò…arrabbiata? O forse felice? Non lo sapeva bene.
Il ragazzo rilassò un poco i muscoli tesi della fronte alzando le spalle avvolte in una giacca verde bottiglia.
-Sei forse impazzito! Non puoi venire qui! Se ti vedesse mia zia, ma come ti è saltato in mente!- sbottò accorgendosi di aver alzato un pò troppo la voce.
Zayn la spostò con una mano sulla spalla, entrando per ripararsi dal freddo –E smettila di urlare come un oca- soffiò passandole d’avanti.
Si perse ad osservare l’ingresso enorme e spoglio,dai soffitti alti dipinti di bianco, il parquet scuro e la scalinata di marmo larghissima.
Poi si soffermò sulla ragazza alle sue spalle che lo osservava a bocca aperta e con le sopracciglia aggrottate.
I leggins neri erano sgualciti ed era avvolta in un maglione di lana bianca decisamente enorme.
I capelli erano sciolti e disordinati e non perfettamente lisci come era abituato a vederla.
-Allora?!- lo riprese sbigottita battendo sul pavimento una ciabatta di peluche a forma di maialino.
Se ne pentì un attimo dopo notando le sue pantofole e Zayn non potè fare a meno di ridacchiare.
-Neppure tu puoi sparire così ogni volta- ringhiò sbottonando la giacca.
Ellie scosse la testa, cercando di non impazzire.
Lui era così, un attimo prima un pezzo di pietra duro ed insensibile oltre che maleducato e terribilmente irritante ed un attimo dopo il ragazzo più dolce e irresistibile che esistesse sulla faccia della terra.
Assieme ad ogni lato di se portava sempre un aura di tristezza o rassegnazione che cercava di mascherare con ogni mezzo ma che ad Ellie, che avrebbe potuto fissarlo per ore ed ore senza stancarsi mai, non sfuggiva.
-Per tua informazione non stavo molto bene, ma avevo intenzione di chiamarti tra un pò- la voce le partì decisa e irritata ma sfumò man mano in un sussurro imbarazzato.
Zayn sbattè le palpebre osservandola serio –Cosa avevi?-.
Ellie fece con la mano un segno come per dire ‘lascia perdere’ –Quindi,hai intenzione di dirmi cosa ci fai qui?- gli ripetè trattenendo uno sbuffo.
Quel giorno era già nervosa per il suo mal di testa e il suo lato ‘Faccio quello che voglio e me ne frego della gente perché sono ribelle’ non calmava la situazione.
Zayn alzò le sopracciglia –E’ lungo e complicato da spiegare, magari se tu mi facessi accomodare…- sorrise sfacciato, togliendosi la giacca.
Ellie sospirò rassegnata dirigendosi in cucina per ritornare alla sua cioccolata.
Percepì il ragazzo seguirla a passo più lento, probabilmente perché stava fissando in modo maniacale, come suo solito, tutto ciò che lo circondava.
-Posso offrirti della cioccolata calda?- gli chiese osservandolo mentre senza alcuno scrupolo prendeva tranquillamente posto su uno sgabello.
Gli sorrise, annuendo e lei si avvicinò alla dispensa per prendere un’altra tazza.
-E così questa è casa tua- constatò Zayn afferrando la tazza senza nemmeno ringraziarla, era ancora arrabbiato con lei dopotutto.
Ellie alzò le spalle risaltando sul piano dell’isola.
-E non mi mostri le altre stanze?- chiese alzando le sopracciglia con il viso contratto in un espressione vagamente maliziosa.
La ragazza tentò di nascondere le guance nella tazza, scuotendo la testa in segno di disperazione.
Non osò aprire bocca così come Zayn, che però se ne stava chiuso in un silenzio molto più irritante.
Aveva tutte le intenzioni di farla esasperare esattamente come era successo a lui per tutta la mattinata.
E non gli interessava se lei non lo aveva fatto di proposito, nessuno lo aveva mai fatto sentire così e l’avrebbe pagata.
Quando si sporse per posare la sua tazza vuota nel lavello indugiò un pò troppo sul suo fondoschiena e si chiese se in effetti non fosse proprio lei a farlo impazzire costantemente.
Mandò tutto al diavolo e balzò in piedi avvicinandosi a lei seduta sul ripiano.
-Che succede?- domandò spaventata osservandolo con gli occhi scuri spalancati.
Indugiò un attimo sul pavimento di piastrelle, cercando con tutto se stesso di calmarsi ma non ci riuscì.
Camminò così velocemente che all’improvviso Ellie se lo ritrovò a pochi centimetri dalla sua faccia, immobile tra le sue gambe.
Deglutì a fatica e percepì il respiro bloccarsi a metà strada e un onda di calore la invase ovunque.
-Z..Zay..n- balbettò confusa, mentre percepiva le sue mani riscaldate dalla tazza che poco prima stringeva tra le dita circondarle i fianchi e spingerla in avanti, ancora più vicino.
I loro petti si toccavano, il suo teso e immobile mentre quello del ragazzo, più muscoloso, si abbassava e alzava velocemente.
Come se avesse appena smesso di correre per chilometri e chilometri.
Forse aveva semplicemente combattuto contro se stesso perché il suo sguardo dorato e acceso di una luce travolgente non trasmetteva altro che frustrazione.
-Non ce la faccio, non posso resistere ancora- sussurrò quelle parole a fatica, con la voce strozzata , trascinata, rauca, delicata e altre migliaia di sfumature. Tutte che contribuivano decisamente a renderla irresistibile.
Spostò lentamente le mani in una carezza lenta e mozzafiato che le percorse la pancia, le braccia, le spalle e perfino il collo, fino a fermarsi sulle sue guancie bollenti.
Non gli fregava di spaventarla, di sua zia che avrebbe potuto vederlo, di Luke che gli aveva preso la moto, della pioggia scrosciante che cadeva fuori né di ogni altra stupida cosa attorno a lui.
In quel momento desiderava soltanto, più di ogni altra cosa, baciarla anche solo per un secondo.
Appoggiò la fronte alla sua e la fissò negli occhi così a lungo da sentirsi trascinato in un mondo parallelo.
I suoi occhi erano timorosi ma anche impazienti e questo bastò a destabilizzare anche l’ultima possibilità di rimanere razionale.
Sospirò e appoggiò le sue labbra su quelle di Ellie che sussultò visibilmente.
Era il suo primo bacio quello, pensò incredula percependo al contempo le labbra soffici di Zayn che sapevano di tabacco e dentifricio sulle sue che ancora, immaginò, conservavano il sapore della cioccolata.
Si accorse con stupore delle piacevoli sensazioni che la stavano avvolgendo e scoprì che in fondo senza accorgersene lo aveva desiderato.
Non era ‘appiccicoso’ o ‘disgustoso’ come aveva sempre immaginato.
Piuttosto era appagante e percepire il modo in cui il ragazzo aveva sospirato, costretto a frenare i suoi istinti, la faceva sentire lusingata e desiderata.
Zayn rilassò le spalle, rimanendo comunque immobile. Se avesse potuto non si sarebbe spostato di li per nessuna ragione al mondo.
Percepì le dita fredde e tremanti di Ellie aggrapparsi alla sua maglietta e le cinse di nuovo i fianchi, stringendola così tanto al suo corpo da percepire il  battito accelerato del suo cuore contro il petto.
Con una calma torturante le leccò il labbro inferiore, quello che si mordicchiava quando qualcosa la metteva in imbarazzo.
E quando percepì le sue labbra schiudersi sentì quasi le campane suonare sulla sua testa.
Quando incontrò la sua lingua fu come ritornare a respirare, avvertì il macigno che gli bloccava i polmoni ogni giorno da quando l’aveva conosciuta dissolversi nel nulla come una nuvola di fumo spazzata via dal vento.
Gli sfuggì un verso di liberazione, e sentì la mente finalmente leggera dopo tutto quel tempo.
Ellie continuava ad avere le dita tremanti, strette al tessuto talmente forte da percepire le unghie perforargli quasi il palmo.
Si maledisse in tutti i modi possibili per aver impedito che accadesse prima e si beò di quelle sensazioni completamente nuove.
La piccola parte ancora razionale del suo cervello udì la porta d’ingresso aprirsi e dei passi lungo il corridoio.
Aprì di scatto i palmi e gli occhi e li appoggiò sui pettorali contratti del ragazzo per poi spingerlo via con tutta la forza che riuscì a trovare.
Zayn si ritrovò appoggiato al lavello della cucina a cui si aggrappò per sorreggersi dalle gambe molli.
Era diventato uno stupido rammollito.
Riaprì gli occhi e la osservò a bocca spalancata, chiedendosi se non lo avesse solo, per l’ennesima volta , soltanto immaginato.
Ellie balzò giù dall’isola e si voltò terrorizzata verso la porta che in quell’esatto momento si aprì piano.
-Gordon!- la voce le uscì stridula e un pò sollevata.
L’uomo, sulla cinquantina, vestito in un completo di tweed grigio ed una cravatta a righe rosse le sorrise –Miss Rogers, cercavo mia moglie-.
La ragazza sospirò chiudendo gli occhi – E’ di sopra- lo avvertì rilassando i muscoli.
Gordon annuì lanciando un occhiata curiosa al ragazzo ancora aggrappato al mobile con l’aria visibilmente accaldata.
-Lui è un mio amico di scuola…E’…è raffreddato e quindi è passato di qui per i compiti di oggi- inventò al momento sperando che l’autista le credesse.
-E’ un piacere- sorrise nella sua direzione –Bene, allora vado. Buonasera, miss Rogers. Signore.- Li salutò piegando la testa e scomparendo dietro il legno chiaro della porta.
Ellie sospirò per l’ennesima volta, alzando lo sguardo terribilmente imbarazzato su Zayn che finalmente riacquistò tutte le sue facoltà.
Si grattò la testa, pensando a cosa fare o a cosa dire perché l’unica cosa che voleva era riprendere quello da cui lo avevano ingiustamente interrotto.
-…Scusa?- domandò insicuro, mettendo le mani nelle tasche dei jeans.
La ragazza scosse la testa, abbassando lo sguardo –Non..n..on devi scusarti- sussurrò.
-Quindi..ehm..va bene?- si sentì un pò stupido.
Da quando si chiedeva scusa per i baci? I baci si davano e basta, e uno come quello poi, non si sarebbe mai pentito di averlo dato.
Ellie si schiarì la voce –Credo di si- sussurrò osservando assorta le sua pantofole infantili.
Zayn le sorrise rassicurante, cercando di infonderle coraggio neppure lui sapeva per cosa.
Per lui era stato sempre tutto semplice, ma immaginò che per lei fosse una cosa molto più che difficile.
-Comunque ero venuto qui per dirti che mi fai impazzire ed esasperare. Qualsiasi cosa tu faccia. Ma credo che questo sia una perfetta testimonianza del comune detto  ‘un gesto vale più di mille parole’- spiegò velocemente prendendo la giacca dalla sedia -Credo che per oggi io ti abbia scossa abbastanza, è meglio se vado..- continuò indossandola.
Ellie annuì affiancandolo per accompagnarlo alla porta.
La aprì e la temperatura fredda che li circondò aiutò a riscuoterli completamente dallo stato di trance in cui erano entrambi momentaneamente caduti.
Zayn si bloccò sull’orlo del primo gradino, osservandola in attesa di qualcosa che probabilmente non sarebbe arrivato.
Ellie inspirò un pò d’aria gelida che le rinfrescò i polmoni –Domani potresti venire a prendermi fuori scuola- la sua non era una domanda…anche perché sapeva che nessuno dei due avrebbe rifiutato di rivedersi il prima possibile.
Zayn trattenne un salto di gioia e le sorrise raggiante.
-Non vedo l’ora- annunciò accarezzandole una guancia.
Ellie sorrise un ultima volta osservandolo salire in sella alla sua moto e sfrecciare via nel buio di novembre.
 
LALALALALALA CIAO!
Sono felice perché è tornato il brutto tempo e io e la mia amata coperta, assieme alle cioccolate calde e ad i buoni libri, ci siamo finalmente riappacificate.
Ma è inutile perdere tempo in chiacchiere, veniamo subito al dunque e cioè il bacio.
Si, non era assolutamente programmato perché avevo pianificato diversamente ma nulla, Zayn non ha resistito e nemmeno io!
Ad ogni modo ormai è successo, e io ho adorato scriverne (anche se non sapevo proprio da che parte cominciare).
Spero di averlo reso in qualche modo speciale o quantomeno il più possibile realistico, ci ho provato ma non sono sicura di averlo reso fantastico come lo avrei voluto.
Non so, spero di ricevere qualche recensione per avere anche un parere esterno, anche se non ci conto molto visto che la storia non è seguita chissà quanto.
Bene, per oggi è tutto, spero vi piaccia.
See u soon xx
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