Good
girl.
Capitolo
12
- Zayn
si stiracchiò tra le coperte calde osservando con una
smorfia la
città fuori dal vetro bagnato dalla pioggia.
- Inverno
significava Natale, Natale significava invito, invito
significava genitori e genitori significava scappare e nascondersi.
- Senza
parlare del fatto che
odiasse quella ricorrenza più di qualsiasi cosa al mondo, e
lui di cose ne
odiava parecchie.
- Forse
la odiava più del
pavimento freddo quando dimenticava le ciabatte lontano, o
più della birra
sfiatata, più della sveglia o più del sole.
- Non
aveva mai incontrato
nessuno che odiasse il sole, o peggio ancora il Natale.
- Ma
lui aveva un repellente
contro ogni cosa felice, colorata e allegra, e quella festa lo era
senza alcuna
ombra di dubbio.
- Ad
ogni modo gli restava
ancora qualche settimana così si mise a sedere e
afferrò dal comodino
disordinato il suo cellulare sorridendo come un cretino a quella serie
di
numeri.
- Scosse
la testa controllando
l’orario, le nove e dieci.
- Era
presto, non voleva
risultare appiccicoso anche se per tutta la notte aveva dovuto
convivere con le
dita che gli prudevano per la voglia di digitare un qualsiasi tipo di
messaggio.
- Ellie
uscì di scuola esausta,
aveva avuto due pesanti ore di filosofia e la testa gli martellava nel
cranio
con una potenza inaudita da non permetterle di percepire neppure quello
che le
accadeva attorno.
- Si
avviò per il cortile,
ignorando i saluti di qualche compagna di classe e quando
individuò la Range
Rover nero opaca parcheggiata vicino ad altre costose macchine scure vi
si
avviò velocissima.
- Entrò
nei sedili posteriori,
salutando Gordon al volante con un sorriso –Grazie per essere
venuto Gordon.
Proprio non sarei riuscita a tornare a piedi con il mal di testa che mi
ritrovo- si giustificò massaggiandosi le tempie.
- L’uomo
abbassò il capo
brizzolato in un gesto di saluto –Sono al suo servizio Miss
Rogers- la avvertì
con tono gentile.
- Ellie
sorrise, era
affezionata a quell’uomo più di quanto desse a
vedere dopo tutto.
- Lui
e sua moglie Marì ormai
non erano solo l’autista\magiordomo e la cameriera\ cuoca, ma
facevano parte
della famiglia, sia per sua zia che li aveva visti fare il loro lavoro
già in
mano ai suoi genitori, che per lei che ci era cresciuta tra i sorrisi
paffuti
della donna e i modi galanti dell’uomo.
- Gordon
partì osservandola
nello specchietto –Sua zia la aspetta a casa, è
preoccupata per il suo mal essere
e mi ha raccomandato di chiederle se vuole che ci fermiamo in una
farmacia-.
- Ellie
scosse la testa –Mi ci
vuole solo una bella dormita- lo tranquillizzò appoggiandosi
allo schienale.
- L’uomo
le sorrise comprensivo
prestando attenzione alla strada.
- Quando
l’auto si fermò nel
vialetto del giardino l’aiutò a scendere e le
prese il cappotto e la cartella,
ponendole nell’armadio dell’ingresso.
- Sua
zia apparve dalle scale,
scendendole sui tacchi neri –Eloise cara, stai molto male?
Vuoi che ti faccia
portare il pranzo a letto?- domandò composta andandole in
contro.
- Ellie
le sorrise, scrutandola
nel suo elegante vestito blu mentre tra un passo ed un altro la collana
di
perle si muoveva al suo collo lungo.
- -Non
preoccuparti zia
Caroline, posso resistere un altro pò- rispose seguendola in
salotto.
- Diede
l’ordine a Marì di
servire il pranzo e lo mangiò in silenzio.
- -Devo
terminare un progetto
quindi cenerò in ufficio- la avvisò pulendosi la
bocca col tovagliolo
immacolato.
- La
ragazza annuì mangiando
l’ultimo boccone di lasagne.
- Sua
zia si alzò e Gordon
l’aiutò in un batter d’occhio a mettere
il cappotto scuro –Riposati,
a domani- la salutò prima di
uscire dalla sala da pranzo.
- Ellie
bevve un pò d’acqua e
salutò Marì con un sorriso prima di salire
lentamente i gradini di marmo con
Apollo alle calcagna.
- Quando
arrivò in camera sua
si lasciò cadere sul lettone, coprendosi per riparasi dal
freddo di novembre.
- Il
materasso era morbido e le
lenzuola profumavano di buono, e il dolore alla testa si
attenuò leggermente.
- Il
gatto ronfante si
appollaiò ai suoi piedi, chiudendo pigramente gli occhioni
gialli ed Ellie in
pochi secondi lo seguì a ruota.
- Zayn
pigiò il tasto rosso
ancora una volta, la terza o la quarta, stoppando la voce irritante
della
segreteria.
- Rrigirò
ancora una volta il
cellulare tra le mani osservandolo in silenzio.
- La
tv accesa trasmetteva una
puntata di Teen wolf, telefilm che il suo amico biondo amava alla
follia.
- Lo
sentì fischiettare sotto
alla doccia e si rese conto di non essersi neppure accorto che lui non
c’era
più.
- Il
divano su cui era seduto
era sporco di salsa di soia e sul pavimento giacevano abbandonate le
confezioni
rosse sgargianti e vuote di ravioli al vapore.
- Quando
il suo amico apparve
sulla soglia del bagno, a torso nudo, in jeans rigorosamente neri e
strappati e
una maglietta dello stesso allegro colore tra le mani, ammiccò nella sua
direzione.
- -Mi
sono sempre chiesto se in
una vita precedente tu fossi stato un emo punk rocchettaro sfigatello-
lo prese
in giro indicando il suo abbigliamento.
- Luke
lo ignorò spettinando i
capelli biondo sporco ed indossando il suo immancabile pearcing al
labbro.
- -Io
non ho bisogno di
chiedermi se tu eri il cugino depresso di Steve Jobs perché
ne sono certo-
controbbattè indossando la maglia.
- Zayn
lo guardò perplesso, non
capendo cosa intendesse.
- Il
biondo si sedette di
fianco a lui indossando le scarpe –E’ da stamattina
che osservi incantato il
tuo cellulare, alternando sbuffi e sguardi disperati. Hai intenzione di
metterlo via o usarlo una volta per tutte e uscire da questa stanza
puzzolente?
E’ venerdì sera!- lo avvertì
indicandogli il cielo scuro dalla finestra.
- Zayn
sbuffò un ultima volta
alzandosi svogliatamente –Vado a farmi una doccia-
avvisò avviandosi verso il
bagno.
- Luke
annuì –Questo è lo
spirito giusto- disse mandandogli un bacio volante.
- Rimase
un pò a guardarsi
nello specchio macchiato del bagno, quella camera era un vero disastro.
- I
capelli erano schiacciati e
disordinati, gli occhi pigri e l’espressione del volto dura
ed esausta.
- Poteva
mentire a Luke che lo
prendeva costantemente in giro o a Niall che gli sorrideva comprensivo,
ma non
poteva mentire a se stesso.
- Quella
ragazza era come un
buco nero che risucchiava tutte le sue energie, e lui ne era
consapevole.
- Anche
se sapeva di averla
vista soltanto la sera prima ed anche se non gli piaceva dipendere
così tanto
da qualcuno.
- Si
chiuse nella doccia
tirando la tenda bianca così forte da rischiare di
strapparla.
- Quando
l’acqua calda ed il
vapore lo avvolsero completamente fu felice di staccare un attimo il
cervello e
godersi almeno qualche minuto di quiete.
- Quando
uscì dalla doccia
sbuffò rumorosamente, avvolgendosi
nell’asciugamano pulito.
- Il
momento dopo la doccia lo
odiava con tutto se stesso.
- Quando
tornò nella stanza
Luke non c’era più ma un post it giallo attaccato
alla tv spenta attirò la sua
attenzione.
- ‘‘Ti
ho rubato la moto per
questa sera, ma questo non significa che tu non debba portare fuori il
tuo culo
abbronzato da qui. Non aspettarmi sveglio per picchiarmi,
tornerò molto tardi.
Love u x’’.
- Afferrò
il suo giubbotto di
pelle nero dal mucchio di altri vestiti abbandonati sul pavimento e
tastò
impaziente le tasche vuote, imprecando contro quello stronzo.
- Si
era fatto fregare come un
cretino.
- Se
solo non fosse stato
distratto da quel fottutissimo e silenzioso cellulare.
- Indossò
dei jeans chiari e
una delle ultime magliette pulite che gli rimanevano ancora
nell’armadio ed
indossò le vans consumate.
- In
meno di cinque minuti fu
pronto e uscì da quella stanza in poche falcate, non aveva
intenzione di continuare
a stare così…doveva parlarle, e subito.
- Quando
Ellie si svegliò erano
ormai le sette di sera, il cielo dietro i vetri dell’enorme
finestra di camera
sua era ormai scuro e l’aria molto più fresca.
- Scese
dal letto, indolenzita,
anche se il mal di testa era migliorato di molto, e lasciando Apollo a
russare
sul letto si avviò verso le scale di marmo freddo.
- Marì
era nel corridoio a
spolverare con un piumino qualche vaso colorato.
- -Ben
risvegliata, signorina.
Vuole che le prepari qualcosa?- la accolse sorridendole.
- Ellie
scosse la testa,
stringendosi nel maglione bianco afferrato dalla cabina armadio
–Mi preparo una
cioccolata calda da sola- la tranquillizzò.
- Marì
la osservò non del tutto
convinta –Ma non è una cena salutare,
signorina..sua zia-.
- La
ragazza la interruppe
prima che potesse continuare –Non preoccuparti,
Marì, mia zia non c’è adesso-
le sorrise rassicurante prima di scendere le scale.
- Si
avviò in cucina ed accese
il gas versando in una pentola latte e polvere di cacao e prendendo a
mescolarla
lentamente. In cucina se la cavava ma Marì non le permetteva
quasi mai di
cucinare, soprattutto quando sua zia era a casa.
- Versò
il liquido profumato e
denso in una teiera di porcellana, sedendosi sull’isola di
marmo.
- Quando
il campanello rimbombò
nel salone deserto sbuffò, immaginando già
qualche rompiscatole che cercava sua
zia per chissà quale importantissimo affare.
- -Marì
apri tu?- urlò bevendo
un sorso di liquido caldo.
- La
voce della donna arrivò
ovattata dall’altra stanza, prendendo un altro sorso la
immaginò correre per le
scale con le sue scarpette di pelle scura
- Balzò
giù dal piano,
incuriosita dal non aver sentito la porta richiudersi e si
affacciò dalla porta
della sala da pranzo.
- Marì
stava ferma sulla
soglia, l’espressione corrucciata e il piumino stretto tra le
mani.
- Dall’altro
lato un ragazzo
alto e dall’aria infastidita la mandava a quel paese
gesticolando animatamente.
- -Senta
signora, glielo ripeto
un'altra volta porca puttana, devo vedere Ellie! La conosce? Alta,
capelli ed
occhi scuri? Due occhi, una bocca? I capelli sulla testa?-
sbottò irritato
infilando le mani nelle tasche dei jeans chiari.
- Riconobbe
immediatamente la
voce soffice e trascinata e la sagoma rigida per il fastidio.
- Si
avvicinò sorpresa e mise
una mano sulla spalla della cameriera che la osservò
preoccupata –Signorina
Rogers..- squittì spaventata facendo un passo in dietro.
- Ellie
sorrise, pensando a
quanto i modi e le probabili minacce del ragazzo l’avevano
spaventata.
- -Tranquilla
Marì, è un mio
amico di classe..è tutto a posto- la rassicurò
sorridendole.
- La
donna annuì –E’ sicura
che..?-.
- -Non
preoccuparti vai pure-
la interruppe prima che potesse finire di parlare.
- Marì
lanciò a Zayn un ultimo
sguardo di timore e astio, prima di sparire sulle scale immacolate.
- Ellie
si voltò, ritrovandolo
ad osservarla con la fronte corrucciata.
- -Cosa
ci fai qui?!-
sbottò…arrabbiata? O forse felice? Non lo sapeva
bene.
- Il
ragazzo rilassò un poco i
muscoli tesi della fronte alzando le spalle avvolte in una giacca verde
bottiglia.
- -Sei
forse impazzito! Non
puoi venire qui! Se ti vedesse mia zia, ma come ti è saltato
in mente!- sbottò
accorgendosi di aver alzato un pò troppo la voce.
- Zayn
la spostò con una mano
sulla spalla, entrando per ripararsi dal freddo –E smettila
di urlare come un
oca- soffiò passandole d’avanti.
- Si
perse ad osservare
l’ingresso enorme e spoglio,dai soffitti alti dipinti di
bianco, il parquet
scuro e la scalinata di marmo larghissima.
- Poi
si soffermò sulla ragazza
alle sue spalle che lo osservava a bocca aperta e con le sopracciglia
aggrottate.
- I
leggins neri erano
sgualciti ed era avvolta in un maglione di lana bianca decisamente
enorme.
- I
capelli erano sciolti e
disordinati e non perfettamente lisci come era abituato a vederla.
- -Allora?!-
lo riprese
sbigottita battendo sul pavimento una ciabatta di peluche a forma di
maialino.
- Se
ne pentì un attimo dopo
notando le sue pantofole e Zayn non potè fare a meno di
ridacchiare.
- -Neppure
tu puoi sparire così
ogni volta- ringhiò sbottonando la giacca.
- Ellie
scosse la testa, cercando
di non impazzire.
- Lui
era così, un attimo prima
un pezzo di pietra duro ed insensibile oltre che maleducato e
terribilmente
irritante ed un attimo dopo il ragazzo più dolce e
irresistibile che esistesse
sulla faccia della terra.
- Assieme
ad ogni lato di se
portava sempre un aura di tristezza o rassegnazione che cercava di
mascherare
con ogni mezzo ma che ad Ellie, che avrebbe potuto fissarlo per ore ed
ore
senza stancarsi mai, non sfuggiva.
- -Per
tua informazione non
stavo molto bene, ma avevo intenzione di chiamarti tra un
pò- la voce le partì
decisa e irritata ma sfumò man mano in un sussurro
imbarazzato.
- Zayn
sbattè le palpebre
osservandola serio –Cosa avevi?-.
- Ellie
fece con la mano un
segno come per dire ‘lascia perdere’
–Quindi,hai intenzione di dirmi cosa ci
fai qui?- gli ripetè trattenendo uno sbuffo.
- Quel
giorno era già nervosa
per il suo mal di testa e il suo lato ‘Faccio quello che
voglio e me ne frego
della gente perché sono ribelle’ non calmava la
situazione.
- Zayn
alzò le sopracciglia –E’
lungo e complicato da spiegare, magari se tu mi facessi
accomodare…- sorrise
sfacciato, togliendosi la giacca.
- Ellie
sospirò rassegnata
dirigendosi in cucina per ritornare alla sua cioccolata.
- Percepì
il ragazzo seguirla a
passo più lento, probabilmente perché stava
fissando in modo maniacale, come
suo solito, tutto ciò che lo circondava.
- -Posso
offrirti della
cioccolata calda?- gli chiese osservandolo mentre senza alcuno scrupolo
prendeva tranquillamente posto su uno sgabello.
- Gli
sorrise, annuendo e lei
si avvicinò alla dispensa per prendere un’altra
tazza.
- -E
così questa è casa tua-
constatò Zayn afferrando la tazza senza nemmeno
ringraziarla, era ancora
arrabbiato con lei dopotutto.
- Ellie
alzò le spalle risaltando
sul piano dell’isola.
- -E
non mi mostri le altre
stanze?- chiese alzando le sopracciglia con il viso contratto in un
espressione
vagamente maliziosa.
- La
ragazza tentò di
nascondere le guance nella tazza, scuotendo la testa in segno di
disperazione.
- Non
osò aprire bocca così
come Zayn, che però se ne stava chiuso in un silenzio molto
più irritante.
- Aveva
tutte le intenzioni di
farla esasperare esattamente come era successo a lui per tutta la
mattinata.
- E
non gli interessava se lei
non lo aveva fatto di proposito, nessuno lo aveva mai fatto sentire
così e
l’avrebbe pagata.
- Quando
si sporse per posare
la sua tazza vuota nel lavello indugiò un pò
troppo sul suo fondoschiena e si
chiese se in effetti non fosse proprio lei a farlo impazzire
costantemente.
- Mandò
tutto al diavolo e
balzò in piedi avvicinandosi a lei seduta sul ripiano.
- -Che
succede?- domandò
spaventata osservandolo con gli occhi scuri spalancati.
- Indugiò
un attimo sul
pavimento di piastrelle, cercando con tutto se stesso di calmarsi ma
non ci
riuscì.
- Camminò
così velocemente che
all’improvviso Ellie se lo ritrovò a pochi
centimetri dalla sua faccia,
immobile tra le sue gambe.
- Deglutì
a fatica e percepì il
respiro bloccarsi a metà strada e un onda di calore la
invase ovunque.
- -Z..Zay..n-
balbettò confusa,
mentre percepiva le sue mani riscaldate dalla tazza che poco prima
stringeva
tra le dita circondarle i fianchi e spingerla in avanti, ancora
più vicino.
- I
loro petti si toccavano, il
suo teso e immobile mentre quello del ragazzo, più
muscoloso, si abbassava e
alzava velocemente.
- Come
se avesse appena smesso
di correre per chilometri e chilometri.
- Forse
aveva semplicemente
combattuto contro se stesso perché il suo sguardo dorato e
acceso di una luce
travolgente non trasmetteva altro che frustrazione.
- -Non
ce la faccio, non posso
resistere ancora- sussurrò quelle parole a fatica, con la
voce strozzata ,
trascinata, rauca, delicata e altre migliaia di sfumature. Tutte che
contribuivano decisamente a renderla irresistibile.
- Spostò
lentamente le mani in
una carezza lenta e mozzafiato che le percorse la pancia, le braccia,
le spalle
e perfino il collo, fino a fermarsi sulle sue guancie bollenti.
- Non
gli fregava di
spaventarla, di sua zia che avrebbe potuto vederlo, di Luke che gli
aveva preso
la moto, della pioggia scrosciante che cadeva fuori né di
ogni altra stupida
cosa attorno a lui.
- In
quel momento desiderava
soltanto, più di ogni altra cosa, baciarla anche solo per un
secondo.
- Appoggiò
la fronte alla sua e
la fissò negli occhi così a lungo da sentirsi
trascinato in un mondo parallelo.
- I
suoi occhi erano timorosi
ma anche impazienti e questo bastò a destabilizzare anche
l’ultima possibilità
di rimanere razionale.
- Sospirò
e appoggiò le sue
labbra su quelle di Ellie che sussultò visibilmente.
- Era
il suo primo bacio
quello, pensò incredula percependo al contempo le labbra
soffici di Zayn che
sapevano di tabacco e dentifricio sulle sue che ancora,
immaginò, conservavano
il sapore della cioccolata.
- Si
accorse con stupore delle
piacevoli sensazioni che la stavano avvolgendo e scoprì che
in fondo senza accorgersene
lo aveva desiderato.
- Non
era ‘appiccicoso’ o
‘disgustoso’ come aveva sempre immaginato.
- Piuttosto
era appagante e
percepire il modo in cui il ragazzo aveva sospirato, costretto a
frenare i suoi
istinti, la faceva sentire lusingata e desiderata.
- Zayn
rilassò le spalle,
rimanendo comunque immobile. Se avesse potuto non si sarebbe spostato
di li per
nessuna ragione al mondo.
- Percepì
le dita fredde e
tremanti di Ellie aggrapparsi alla sua maglietta e le cinse di nuovo i
fianchi,
stringendola così tanto al suo corpo da percepire il battito accelerato del suo
cuore contro il
petto.
- Con
una calma torturante le
leccò il labbro inferiore, quello che si mordicchiava quando
qualcosa la
metteva in imbarazzo.
- E
quando percepì le sue
labbra schiudersi sentì quasi le campane suonare sulla sua
testa.
- Quando
incontrò la sua lingua
fu come ritornare a respirare, avvertì il macigno che gli
bloccava i polmoni
ogni giorno da quando l’aveva conosciuta dissolversi nel
nulla come una nuvola
di fumo spazzata via dal vento.
- Gli
sfuggì un verso di
liberazione, e sentì la mente finalmente leggera dopo tutto
quel tempo.
- Ellie
continuava ad avere le
dita tremanti, strette al tessuto talmente forte da percepire le unghie
perforargli quasi il palmo.
- Si
maledisse in tutti i modi
possibili per aver impedito che accadesse prima e si beò di
quelle sensazioni
completamente nuove.
- La
piccola parte ancora
razionale del suo cervello udì la porta d’ingresso
aprirsi e dei passi lungo il
corridoio.
- Aprì
di scatto i palmi e gli
occhi e li appoggiò sui pettorali contratti del ragazzo per
poi spingerlo via
con tutta la forza che riuscì a trovare.
- Zayn
si ritrovò appoggiato al
lavello della cucina a cui si aggrappò per sorreggersi dalle
gambe molli.
- Era
diventato uno stupido
rammollito.
- Riaprì
gli occhi e la osservò
a bocca spalancata, chiedendosi se non lo avesse solo, per
l’ennesima volta ,
soltanto immaginato.
- Ellie
balzò giù dall’isola e
si voltò terrorizzata verso la porta che in
quell’esatto momento si aprì piano.
- -Gordon!-
la voce le uscì stridula
e un pò sollevata.
- L’uomo,
sulla cinquantina,
vestito in un completo di tweed grigio ed una cravatta a righe rosse le
sorrise
–Miss Rogers, cercavo mia moglie-.
- La
ragazza sospirò chiudendo
gli occhi – E’ di sopra- lo avvertì
rilassando i muscoli.
- Gordon
annuì lanciando un
occhiata curiosa al ragazzo ancora aggrappato al mobile con
l’aria visibilmente
accaldata.
- -Lui
è un mio amico di
scuola…E’…è raffreddato e
quindi è passato di qui per i compiti di oggi-
inventò al momento sperando che l’autista le
credesse.
- -E’
un piacere- sorrise nella
sua direzione –Bene, allora vado. Buonasera, miss Rogers.
Signore.- Li salutò
piegando la testa e scomparendo dietro il legno chiaro della porta.
- Ellie
sospirò per l’ennesima
volta, alzando lo sguardo terribilmente imbarazzato su Zayn che
finalmente
riacquistò tutte le sue facoltà.
- Si
grattò la testa, pensando
a cosa fare o a cosa dire perché l’unica cosa che
voleva era riprendere quello
da cui lo avevano ingiustamente interrotto.
- -…Scusa?-
domandò insicuro,
mettendo le mani nelle tasche dei jeans.
- La
ragazza scosse la testa,
abbassando lo sguardo –Non..n..on devi scusarti-
sussurrò.
- -Quindi..ehm..va
bene?- si
sentì un pò stupido.
- Da
quando si chiedeva scusa
per i baci? I baci si davano e basta, e uno come quello poi, non si
sarebbe mai
pentito di averlo dato.
- Ellie
si schiarì la voce
–Credo di si- sussurrò osservando assorta le sua
pantofole infantili.
- Zayn
le sorrise rassicurante,
cercando di infonderle coraggio neppure lui sapeva per cosa.
- Per
lui era stato sempre tutto
semplice, ma immaginò che per lei fosse una cosa molto
più che difficile.
- -Comunque
ero venuto qui per
dirti che mi fai impazzire ed esasperare. Qualsiasi cosa tu faccia. Ma
credo
che questo sia una perfetta testimonianza del comune detto ‘un gesto vale
più di mille parole’- spiegò
velocemente prendendo la giacca dalla sedia -Credo che per oggi io ti
abbia scossa
abbastanza, è meglio se vado..- continuò
indossandola.
- Ellie
annuì affiancandolo per
accompagnarlo alla porta.
- La
aprì e la temperatura
fredda che li circondò aiutò a riscuoterli
completamente dallo stato di trance
in cui erano entrambi momentaneamente caduti.
- Zayn
si bloccò sull’orlo del
primo gradino, osservandola in attesa di qualcosa che probabilmente non
sarebbe
arrivato.
- Ellie
inspirò un pò d’aria
gelida che le rinfrescò i polmoni –Domani potresti
venire a prendermi fuori scuola-
la sua non era una domanda…anche perché sapeva
che nessuno dei due avrebbe
rifiutato di rivedersi il prima possibile.
- Zayn
trattenne un salto di
gioia e le sorrise raggiante.
- -Non
vedo l’ora- annunciò
accarezzandole una guancia.
- Ellie
sorrise un ultima volta
osservandolo salire in sella alla sua moto e sfrecciare via nel buio di
novembre.
- LALALALALALA
CIAO!
- Sono
felice perché è tornato il brutto tempo e io e la
mia
amata coperta, assieme alle cioccolate calde e ad i buoni libri, ci
siamo finalmente
riappacificate.
- Ma
è inutile perdere tempo in chiacchiere, veniamo subito al
dunque e cioè il bacio.
- Si,
non era assolutamente programmato perché avevo
pianificato diversamente ma nulla, Zayn non ha resistito e nemmeno io!
- Ad
ogni modo ormai è successo, e io ho adorato scriverne (anche
se non sapevo proprio da che parte cominciare).
- Spero
di averlo reso in qualche modo speciale o quantomeno il
più possibile realistico, ci ho provato ma non sono sicura
di averlo reso
fantastico come lo avrei voluto.
- Non
so, spero di ricevere qualche recensione per avere anche
un parere esterno, anche se non ci conto molto visto che la storia non
è
seguita chissà quanto.
- Bene,
per oggi è tutto, spero vi piaccia.
- See u soon xx