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Autore: Jeo 95    26/10/2014    5 recensioni
Storia OC. Iscrizioni Riaperte a partire dal capitolo 9! PER OGNI INFORMAZIONE CONSULTATE LE NOTE NEL CAPITOLO 9!
Bonsoir mes amis!!!! Ed eccomi a riproporvi -molto, forse troppo prima del previsto- la mia storia ad OC, pubblicata per un evento speciale!!
Spero che anche questa nuova versione possa piacervi, e che partecipiate alla mia storia ^^
Un bacione a tutti e grazie in anticipo per chiunque parteciperà.
Jeo 95 :3
p.s. STORIA DEDICATA ALLA MIA FANTASTICA BOSS PER IL SUO COMPLEANNO (anche se in ritardo ç.ç)
TANTI AUGURI BOSS!!!!!!!
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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THE KNIGHTS OF THE DRAGONS.  

  

CAPITOLO 8- PREPARATIONS.  

  
Magnolia, Fiore. Anno x1000. 
  
Erano ormai tre giorni che dal loro piccolo e normale mondo i giovani ragazzi erano arrivati a Fiore, nel modo più assurdo e brusco che avessero mai potuto immaginare, ma si stavano abituando con incredibile velocità a quel nuovo luogo. 
Sembrava incredibile anche a loro, ma era tutto così dannatamente semplice lì, che parve loro di vivere a Fiore da sempre.  
Quei tre giorni passati nella vecchia struttura della base erano trascorsi per lo più tutti uguali, ma nonostante la somiglianza tra loro nessuno era mai stato monotono. 
C'era Cornelia che raccontava loro le stupefacenti leggende del regno, sempre incredibili e affascinanti, ricche di mistero e magia. Storie a cui Isaac in primis assieme a molti altri non voleva credere, ma che infondo li aveva affascinati un po' tutti.  
Poi Nikki aveva spiegato l'attuale situazione di crisi di Fiore, della stupidità del re e dei suoi continui attacchi contro i Titans, che puntualmente riuscivano a soggiogare il sovrano manipolandone i movimenti. 
Raccontò di quando si erano affrontati nella rigogliosa Harugeon, uno delle città portuali più belle, ricche e floride. Ora di quella città restavano soltanto polvere e macerie. Nient'altro. Il re credeva di aver vinto, ma in realtà aveva perso un importante centro per la raccolta del cibo. E nemmeno sembrò accorgersene. 
Ascoltavano sempre in silenzio, stranamente, tutti quanti, osservando come un ombra scura, di odio e tristezza, velasse ogni volta il viso della giovane biondina mentre raccontava quelle vicende. Alcuni se ne sentirono altrettanto dispiaciuti, come se quella fosse stata la loro casa, la loro terra. 
Infine c'era Shoichi, che per tutti e tre i giorni non aveva fatto altro che dare ordini a destra e a manca, pretendendo da loro il massimo impegno in strani allenamenti che, a detta sua, servivano a stimolare la magia dentro di loro e a spingerla fuori. 
Non solo richiedeva un grande sforzo fisico, che a detta del biondo sarebbe servito nelle battaglie future, ma soprattutto mentale.
Era un gioco di mente, ripeteva spesso Sho, chi ha il controllo della propria mente, ha il controllo della magia. 
Estenuanti allenamenti a parte, la vita lì era piuttosto piacevole. Tutto sommato non si stava male. 
- Carhan forza sbrigati!- 
La corvina si distrasse un minuto dalla bancarella che stava osservando con tanto interesse, volgendo lo sguardo sulle compagne poco più avanti, che le facevano cenno di raggiungerla. Era ora di tornare. 
Veloce la ragazza affrettò il passo per raggiungerle, incespicando un po' nel lungo vestito che le era stato dato da Nikki tre giorni prima. 
Dovevano assolutamente cambiarsi, aveva detto, quei vestiti attiravano troppo l'attenzione. 
Il suo tutto sommato le piaceva. Somigliava molto a quello che, da bambina, aveva visto indossare ad una principessa delle fiabe, mentre si fingeva una povera contadinella. 
Com'è che si chiamava? Oh si, Aurora. 
Era lungo poco sopra le caviglie, la gonna era marroncina, il corsetto stretto alla vita invece nero. La blusa che indossava sotto il corsetto era di un tenue marroncino, più chiaro della gonna, ma pur sempre marrone. Delle scarpette che ricordavano tanto delle scomode ballerine le fasciavano i piedi, ma non erano poi così male come si aspettava. 
Non furono difficili da individuare le sue compagne, specialmente per l'abbigliamento alquanto insolito che le due bionde si erano divertite a creare frugando nei bauli messi a loro disposizione. Furono quasi peggio di Toshiro, che lo svaligiò completamente. 
Misaki ricordava molto a Carhan una di quelle Gothic Lolita che vedeva alla tv la domenica mattina, prima della sua consueta cavalcata.  
Indossava una gotica maglietta viola dalle sgargianti cuciture rosa. Sotto una gonna viola scuro, con gli stessi ricami rosa della maglia, un paio di stivali bianchi su cui facevano bella mostra dei cinturini sempre rosa. Aveva deciso di mettersi anche un mantello, lungo e bianco ricamato con motivi rosa e con le maniche insolitamente lunghe, dalla forma talmente bizzarra che ricordavano molto delle piume. Veniva infine chiuso da un bottone a forma di cuore, sul quale poi era stato ricamato un fiocco. Si soffermò un attimo Carhan, rendendosi conto che Misa doveva amare davvero molto il rosa. 
Miel invece era quasi completamente all'opposto. Se l'altra ragazza le ricordava una delle famose lolite, molto graziose e femminili, Miel in quel momento le ricordava terribilmente l'eroe mascherato Zorro. Senza maschera e cappello. 
Aveva scelto d'indossare lunghi pantaloni in pelle nera, accompagnati da una camicia maschile bianca chiusa e senza bottoni, dalle maniche larghe che porta risvoltate al gomito, lunga fino a metà braccio.
A metà polpaccio vi erano due cinturini neri a cui erano appese due spade corte, una per lato, dall’impugnatura in argento, come la lama, con decorazioni in pietra di luna bianca. Si chiese perché avesse insistito tanto per averle, ma doveva ammettere che fossero davvero belle. 
La lama delle spade possedeva due biforcazioni vicino all’elsa, simili ad una W, con le braccia laterali più corte. 
A completare l'abbigliamento insolito un paio di stivali neri, bassi, leggeri ma resistenti. 
Sulle spalle le ricadeva un ampio e lungo mantello nero, con un cappuccio che calato le nasconde il volto fino al naso. Si chiese la corvina per quale motivo, da quando erano partite, si fosse ostinata a tenerlo calato sul viso, ma dopo poco rinunciò a capirne lo scopo. Ognuno aveva le sue, non poteva certo biasimarla. 
Raggiunse con un sorriso Miel e Misaki che le sorridevano a loro volta, divertite.  
Era stato affidato a loro il compito di procurare un po' di cibo al paesello vicino, Magnolia, e l'impresa si era rivelata più ardua del previsto. 
Magnolia non era molto grande, e tutto sommato era un paese pacifico e tranquillo, abitato da persone che nel bene o nel male si conoscevano tutte. Era un bel posto. 
Arrivarci era stata un impresa, poiché la sbadataggine di Miel non andava affatto d'accordo con i rami troppo bassi e con le radici troppo sporgenti. Cadeva in continuazione. Il naso ormai, le si era tinto di una lieve tinta rossastra, accompagnata dall'imporporimento delle guance che la faceva risaltare ancor di più. 
Poi, appena varcata la soglia del centro abitato, era stata la volta di Misaki, che con il suo buon cuore si fermava ogni qual volta ad aiutare chiunque le sembrasse minimamente in difficoltà. 
Non era certo una cattiva abitudine quella, assolutamente, però sarebbe stato più produttivo per loro se non si fosse fermata ogni tre per due. C'era davvero troppa gente che aveva bisogno di aiuto, loro comprese. 
Alla fine, quando la spesa era finita e sembrarono poter finalmente imboccare la via del ritorno, era stato il turno di Carhan. 
Miel e Misaki la perdevano di vista fin troppo facilmente, mentre si fermava ad ogni bancarella che esponesse amuleti a forma di stella o di cavallo. Per non parlare di quelle ricoperte interamente di libri. 
C'erano voluti dieci minuti buoni per staccarla. 
Tutto sommato era stata una giornata piacevole e divertente, che tutte e tre avrebbero rifatto volentieri. 
Proprio quando l'uscita del paese si materializzò avanti a loro come avvolto da una luce di salvezza, qualcuno afferrò Misaki per il braccio, facendole sfuggire dalle labbra un gridolino di sorpresa e paura. 
Era un vecchio. Rugoso e dalla pelle flaccida, una di quelle cariatidi fastidiose che normalmente portano solo guai e brutte notizie. Nulla a che vedere con un innocuo e tenero vecchietto, quelle era gente da cui tenersi il più lontano possibile, e lo sapevano tutte e tre. 
I suoi piccoli e scuri occhi saettavano dall'una all'altra ragazza con malcelato interesse, che scatenò in Miel una sorta di disgusto capace di aggrovigliarle lo stomaco.  
Quel tipo non le piaceva, proprio per niente. 
- Mi scusi dolce signorina...- Misaki tentò di liberarsi dalla ferrea presa del vecchio ma invano. Quasi vomitò nel sentire l'alito fetido che emanava. 
Puzzava di alcool, probabilmente aveva bevuto come una spugna fino a poco prima. Di bene in meglio. 
- S-Si?- timoroso ma comunque sempre grande, l'animo buono di Misaki colpì ancora, mandando in fumo il vano tentativo delle amiche di strapparla a quella presa e correr via. 
Ora dovevano ascoltarlo per forza. 
- Ho qui qualcosa di carino per lei. Perché non viene a casa mia così che possa mostrarglielo?- era languida e maliziosa la voce del vecchio, e questo fece scattare avanti Carhan, ancor prima di sentire l'amica rispondere. 
- M-Mi dispiace, non posso. S-Siamo già in ritardo, v-verremo sgridate.- ma il vecchio insistette. 
- Non essere timida signorina, vieni con me. C'è posto anche per le tue amiche se vuoi.- ora erano davvero spaventate. 
C'erto erano tre contro uno, ma comunque non riuscirono a scacciare il timore e la paura che avevano fatto si i loro stomaci s'aggrovigliassero per la tensione. 
Carhan ingoiò tutta la saliva che era rimasta bloccata nella gola e riprese il controllo. Erano tre contro uno. Potevano farcela, anche perché quel tizio non sembrava particolarmente forte. 
- La lasci andare, subito.- si frappose fra l'amica ed il vecchio, scrutandone il volto improvvisamente accigliato. Non doveva aver gradito l'interruzione. 
- Sentimi bene sgualdrinella! Se io dico che voglio avervi a casa mia, così sarà chiaro?!- tuonò questi, sporgendo in avanti il petto e gonfiandolo orgoglioso. Era più basso di tutte loro nel complesso, ma doveva credersi un gigante in quella posizione.- Io sono un conte sapete? Il conte di Magnolia! Un nobile, un amico del re, e quello che voglio ottengo.- puntò i languidi occhi neri sulla povera Misa, che squittì di sorpresa quando vide il volto del bassotto farsi sempre più vicina.- E io voglio te!- 
Prima che potesse farle qualsiasi cosa, un pugno ben piazzato lo colpì dritto al naso, facendolo crollare a terra, inerme. 
Misaki e Carhan si voltarono all'unisono verso Miel, che fissò con disprezzo e disgusto la cariatide svenuta a terra, poi le amiche. Quando vide i loro volti sorpresi e scioccati, si lasciò andare anche lei ad un espressione confusa. 
- Cosa?- domandò, come se non fosse abbastanza evidente. 
- Mi dava sui nervi, ok?- semplicemente annuirono. 
Ma è così che ci si liberava di chi non ti andava a genio? Non pensavano proprio, ma le aveva salvate, quindi come metodo lo stordimento funzionava più che bene. 
- Possiamo andarcene adesso? Possibilmente prima che scoprano che una tizia qualunque ha atterrato il marchese della città?- 
Risero le due, ma annuirono subito. 
- Conte, è il conte di Magnolia, non il marchese.- corresse allora Misa, infinitamente grata a Miel per quello che aveva fatto. Quest'ultima scosse la mano dietro di se, come a dirle di lasciar perdere. 
- Dettagli dettagli, l'importante è andarcene di qui.- 
Prima di seguire le compagne, Carhan voltò un ultima occhiata all'uomo disteso a terra privo di conoscenza, e scorse qualcosa uscire dalla tasca del panciotto. 
Esitò un secondo poi lo raccolse. 
Era un foglio. Ripiegato svariate volte su se stesso, giallognolo e impregnato dell'odore di alcool e tabacchi di cui quel tizio faceva evidentemente uso.  
Tentò di aprirlo, ma la voce delle due compagne la richiamò ancora. 
- Cary sbrigati!- Miel sembrava la più impaziente nel volersene andare, ed il suo atteggiamento nervoso di chi ha appena fatto qualcosa di sbagliato e lo sa, divertiva Misaki come niente l'aveva mai fatto prima. 
- Non vedo l'ora di tornare, sono stufa di tutti questi incid...ouch!- non fece in tempo a completare la frase, che inciampò sulla prima radice trovata alle porte della città, affondando il viso nell'umido terreno. Il giorno prima aveva piovuto, ed anche in quel momento, le nuvole minacciavano acqua. 
Carhan ripose veloce nella cesta che teneva fra le mani, già piena di ottimi panini caldi, il foglio che aveva "preso in prestito" al conte privo si sensi, senza nemmeno sapere perché lo avesse fatto. Probabilmente per pura e semplice curiosità. 
Lo nascose lì, tra una pagnotta ed una baguette, ripromettendosi di leggere quel foglio con più calma una volta tornate al covo.

***

Palazzo Reale di Crocus, Fiore. Anno x1000.

- Ebbene?- la voce gracchiante del re penetrò nelle orecchie del suo più fedele capitano.
Seduto scomposto sul suo pomposo trono d'oro, ricoperto di velluto rosso morbido e setoso.
Il capitano se ne stava inginocchiato poco distante di fronte a lui, capo chino in segno di riverenza.
Gli irti capelli biondi, chiari e scompigliati, non si scomposero nemmeno quando si alzò per fronteggiare il sovrano, e finalmente anche gli occhi azzurri si mostrarono, intensi, furbi e felini. Una piccola ma significativa cicatrice gli era stata lasciata poco sopra l'occhio destro, attraversandogli l'angolo del sopracciglio.
- Il Master ha disposto i preparativi mio signore, domani procederemo come da vostri ordini.-
- Molto bene.- un ghigno malefico di dipinse sul volto del re.
Sapeva di potersi fidare della gilda magica, l'unica ormai, che stava al suo servizio. Erano fedeli, potenti e non avrebbero mai fatto nulla per tradire la sua fiducia. Avevano troppo da perdere.
- Puoi andare ora.-
Con un altro inchino il biondo si congedò dal sovrano per fare ritorno alla sede della Gilda, finalmente assolto dai suoi doveri fino al giorno seguente.
Quando fu fuori dalla sala del trono, si allentò il colletto della divisa fin troppo stretta. Sbuffò, spazzolandosi all'indietro i capelli, un ghigno gli si dipinse in volto.
Dannazione se era noioso quel vecchio, con i suoi ordini e le sue assurde strategie di guerra. Era veramente uno stupido.
Camminò lungo il corridoio del palazzo fino all'ala dedicata alla gilda. Era veramente una struttura immensa, e viverci non era male dopotutto, anche se prendere ordini dall'impiastro reale non era il massimo. Finché andava bene al Master però, lui non era nessuno per controbattere.
- Già finita la riunione?- non si stupì di vedere il suo compagno appoggiato al muro vicino alla porta della sala grande. Probabilmente lo stava aspettando.
- Fortunatamente è stato più veloce del previsto. Mi ha congedato subito dopo il rapporto.-
Fissò a lungo il compagno dagli occhi rossi mentre e ne stava a soppesare il vuoto, assorto in chissà quali pensieri.
Si avvicinò scostandogli una delle ciocche nere che gli ricadevano sul viso.
- Dovresti fare qualcosa per questi capelli, li hai sempre sugli occhi.-
Scostò la mano del biondo dal viso con un gesto secco, sbuffando ed incenerendolo con lo sguardo.
I suoi capelli neri lunghi poco sopra le spalle a lui piacevano così, ed il fatto che gli nascondessero a tratti il viso gli dava in qualche modo una sensazione di sollievo. Meno sguardi si puntavano su di lui, meglio era.
Il biondo sorrise, raggiante, come non faceva con nessun altro.
Afferrò il moro per il collo, strofinandogli la mano tra i folti capelli neri e scompigliandoli.
- Di fratellino non fare così! Era solo un consiglio!- ma l'altro non sembrava divertirsi come lui.
- Se non mi molli all'istante ti staccherò il braccio.- era lapidaria la sua voce, ma vi notò comunque una nota sarcastica.
Alla fin fine si volevano bene e andavano d'accordo, erano gemelli dopotutto, seppur diversi, ed erano l'uno la famiglia dell'altro.
- Coraggio andiamo, il Master vorrà sapere tutti i dettagli.-
Il moro annuì e lo seguì all'interno della sala grande, dove l'intensa aura del Master riuscì a metterli in soggezione.
Come sempre, era un mostro di potenza, ma forse anche per quello lo ammiravano profondamente.

***

Base Segreta, Fiore. Anno x1000.

Shoichi si passò una mano tra i folti capelli biondi, esausto e psicologicamente stressato.
Erano davvero dotati di potere, tutti loro, ma come in tutte le cose, alcuni lo erano di più, altri di meno.
La cosa insolita era che a causargli problemi non erano i meno dotati, che pur con fatica imparavano a velocità costante, chi ormai non riusciva a tollerare era chi imparava facilmente e velocemente.
Caius era il primo.
Pretendeva di combattere sempre e contro chiunque, anche in quel momento non faceva che decantare la sua forza e quanto loro fossero deboli ed insignificanti. A Shoichi sarebbe piaciuto sbattergli in faccia che al livello di adesso gli sarebbe bastato un dito per sottometterlo e sconfiggerlo. Purtroppo però doveva controllarsi.
Atsushi sbadigliò sonoramente, stravaccando ancor di più sul ramo di cui si era appropriato, rivendicando il diritto anche sulla stessa quercia. Era decisamente comodo, non aveva nulla da ridire.
Lanciò un'occhiata ai vestiti che quel pazzo scatenato di Toshiro l'aveva obbligato ad indossare, ma si compiacque nel vedere che per lo meno ci aveva azzeccato nella scelta dello stile.
Camicia bianca, gilet notte e pantaloni stracciati azzurri. Cravatta turchese, sciarpa a quadri azzurra. Non male doveva ammettere.
Con un altro sbadiglio guardò in basso, dove appoggiato alla corteccia dell'albero stava appoggiato Ashuros, sempre chiuso nel suo religioso silenzio.
Anche lui, come tutti, aveva dovuto cambiarsi, e gli erano stati appioppati una camicia nera dalle maniche strappate, una giacca in pelle sempre nera con della pelliccia bianca intorno al collo, con un paio di para braccia di cuoio marroni. Pantaloni in cuoio neri, stivali lunghi fino al ginocchio neri, guanti del medesimo colore. Anche lui stava piuttosto bene.
Nonostante il fastidioso modo, Toshiro ci sapeva davvero fare con l'abbigliamento.
- Ne avranno ancora per molto?- domandò annoiato all'albino di sotto, che scosse semplicemente le spalle per far intendere che non lo sapeva.
Caius sbuffò ancora una volta, stanco di dover aspettare ancora a lungo per dover combattere. Si guardò la mano per un istante, concentrando le energie sul palmo della mano fino a creare una piccola ma consistente sfera nera. Una sfera di ombre.
Ombre, buio, oscurità, era quello il suo potere secondo quei tre individui, e in qualche modo sentiva che era così. Quel potere era parte di lui, gli apparteneva e lo faceva sentire forte, gli piaceva da impazzire.
Non riuscì più a mantenere il controllo e la sfera si dissolse in una poof, lasciandolo con il fiato corto.
Nonostante la prima volta avesse rilasciato una quantità di potere assai maggiore e senza risentirne poi molto, dovendo solamente rinunciare all'integrità dei suoi vestiti, tentare di averne il controllo era più complicato che agire d'istinto.
Ora che aveva un nuovo abbigliamento, composto da una semplice toga bianca e leggera, che lasciava scoperte le costole e le ascelle.
Legata poi alla vita dove scendeva poi fino alle ginocchia, con dei bracciali larghi in oro sui bicipiti destro e sinistro, così come sulle caviglie. Per scelta aveva deciso di girare scalzo.
Guardò Isaac e Yared mentre combattevano dando sfogo alle loro risorse, nonostante Raxel si rifiutasse ancora di credere alla magia e quindi non desiderava prendere parte ad allenamenti magici.
Sbuffò ancora, pregando che il suo turno arrivasse alla svelta.
Layla era poco lontana, anche lei intenta a guardare l'incontro seduta sulla scalinata dell'ingresso della base.
Una cosa a cui non aveva rinunciato nel suo abbigliamento era il cappuccio sempre calato sul capo, anche per difendersi dalla potente luce del sole. Tanti li avevano i capelli bianchi, ma nessuno era veramente albino come lei. Aveva poi optato per un armatura in cuoio nero, pantaloni lunghi blu scuri ed un paio di scarpe nere.
Almeno così il sole non l'avrebbe ferita.
Potresti proteggerti da sola, le aveva detto Cornelia il giorno prima, ma ancora non riusciva ad invocare il suo potere.
Lasciò perdere e concentrò lo sguardo sui due combattenti, lasciando che anche le incitazioni a bordo campo di Jin si perdessero nell'aria.
- Coraggio Yared fagli vedere un bell'incantesimo a quella femminuccia!-
L'unica risposta fu un insulto di Isaac, che tornò subito a concentrarsi sullo scontro, maledicendo Jin a bassa voce.
Questi sorrise, prendere in giro le persone era sempre uno spasso.
Nonostante amasse attirare l'attenzione, i suoi vestiti avevano un'aria piuttosto normale. Una maglia a collo alto, smanicata e attillata di color marrone scuro. Pantaloni bianchi sorretti da una cintura nera discretamente spessa. Stivaletti neri corti, una collana a catenella ed un polso fasciato.
Non si era fatto male o altro, semplicemente per bellezza aveva deciso di farlo.
Anche lui, forse meno di Caius, era impaziente di combattere ed usare i suoi poteri, ma altrettanto voleva scoprire cosa erano in grado di fare i suoi compagni.
Isaac e Yared continuarono il loro combattimento ancora per un po', facendo attenzione a non rovinare i vestiti che Toshiro aveva scelto per loro. Facevano sul serio, ma anche quello là li avrebbe estinti sul serio se fosse successo qualcosa a quelle vesti.
Isaac sembrava un monaco con i vestiti che erano stati scelti per lui, ma vista la sua paura per le donne era facile che lo diventasse anche una volta tornato al mondo normale. Oppure si sarebbe convertito all'altra sponda.
Portava una tunica simile a quella dei monaci cappuccini, col cappuccio annesso, ovviamente completamente marrone.
Si era fasciato con bende bianche sia mani che piedi, lasciando però scoperte le dita di entrambi.
Sotto portava solamente un paio di pantaloni neri lunghi vino al ginocchio, dove finivano con uno strappo.
Si era tolto la tunica per ridurre l'eventualità di danni al tessuto.
L'abbigliamento di Yared era appena più elaborato, ma leggero e comodo.
Una casacca verde bosco a maniche lunghe tenuta chiusa sul petto con dei lacci più scuri e un paio di comodi pantaloni marrone fango tenuti su da dei lacci sui fianchi. Ai piedi calzava degli stivali di morbida pelle marrone.
A cingergli i fianchi vi era una cintura marrone a cui erano appesi una katana dall'impugnatura fasciata con una striscia di stoffa verde scurissimo.
Gliel'aveva regalata Cornelia, dicendole che con quella sarebbe stato più facile risvegliare i suoi poteri e controllarli. Non ci aveva creduto molto, ma aveva accettato con piacere il regalo.
Tra i capelli aveva messo una fascia verde bosco mezza storta posizionata sulla fronte che lasciava i suoi capelli ancora più ritti.
Andavano avanti da un po', poiché erano gli unici due che ancora non avevano risvegliato la magia, nonostante Isaac si rifiutasse categoricamente di credere in quella verità. Non c'era magia in lui, perché la magia non esisteva. Era fermamente convinto che fosse tutto un brutto sogno, dal quale però non riusciva a risvegliarsi.
Yared invece si stava impegnando al massimo per scoprire qual era il suo potere, ma nemmeno la spada sembrava poterlo aiutare.
Non capiva davvero perché non ci riuscisse, ma non aveva intenzione di arrendersi.
Quando sentì una forte scarica attraversargli la schiena, allora capì cosa doveva fare, e con la sola forza della sua mente, fu capace di scagliare Isaac contro un albero prima che questi lo colpisse. Colpì quasi Ashuros invece, che si scansò appena in tempo.
- Ahiahiahi, ma che cazzo è successo?- rialzatosi dopo la botta subita, Isaac aveva la faccia di uno che aveva appena visto un fantasma.
Neanche Yared e gli spettatori ci avevano capito molto a dire il vero. Shoichi invece aveva capito.
Applaudì sorridendo sghembo, attirando su di se l'attenzione di tutti.
- Congratulazioni Yared, hai appena usato un potente incantesimo psichico.-
- C-Cosa...?- ci era rimasto, lo dovette ammettere.
- La tua magia si basa sulla psiche dunque, teletrasporto, telecinesi. Un potere interessante e molto utile, se impari ad usarlo diventerai molto potente.-
Shoichi sorrise, contagiando anche Yared che si mise ad esultare.
Proprio in quel momento tornarono Carhan, Miel e Misaki con le provviste. Quando le vide arrivare, Sho decise di finirla li con gli allenamenti per quel giorno, per la grande delusione di Caius che si mise a protestare.
- Oh ma insomma chiudi il becco! Hai stufato maledetto pazzoide fissato con la lotta.- aveva allora sbuffato Carhan, scatenando così l'ennesima lite che capitava tra loro.
Era così da quando si erano conosciuti, proprio non riuscivano ad andare d'accordo.
- Mocciosa non ti immischiare! Voglio sentire la tua voce quando geme per il piacere, non per queste stronzate!-
Dopo che il rossore ebbe raggiunto livelli critici d'imbarazzo, Carhan esplose in una rabbia furiosa, che si trasformò in tempesta.
Un violento colpo di vento investì Caius in pieno graffiandogli gambe, braccia e viso.
- RAZZA DI BASTARDO!!!- e quando lei gridò, il rosso fu sbattuto contro la facciata della base a piena potenza.
Aveva il fiatone corto Carhan, ma dopo quell'attacco si sentiva decisamente meglio.
Shoichi restò fermo, ma dentro di se si sentiva soddisfatto. Finalmente qualcuno che gli chiudeva la bocca.
Quando finalmente il rosso si riprese, tornando coi piedi per terra, era furioso e scuro in volto.
- Puttanella...- un aura nera lo avvolse, ma prima che succedesse il peggio, Sho prese in mano la situazione.
- Ora datevi una calmata voi due, forza è ora di pranzo.-
Annuendo, s'incamminarono tutti verso l'ingresso, stando bene attenti che i due litiganti non si avvicinassero troppo.
Qualcosa sfuggì dal cesto di Carhan e finì ai piedi di Shoichi, che la richiamò un istante.
- Oh quello, un pezzo di carta che ho trovato in giro.- mentì agitata, ma il biondo non l'ascoltò più.
L'aveva aperto, l'aveva letto, e non poteva crederci.
Era pallido come un cencio, e questo spaventò la mora.
- Shoichi che hai?- lo scosse, ma questi sembrò non sentirla.
Scansò la ragazza con poca grazia e si fiondò all'interno dell'abitazione senza troppe cerimonie.
La situazione era grave, molto grave, forse avevano sottovalutato un po' troppo la follia che aleggiava nella mente del re.
Una cosa che mai avrebbe creduto possibile accadesse, un incubo che si avverava, per lui e Nikki che, ne era certo, sarebbe impazzita non appena l'avesse saputo.
Pensò a Cornelia e alla sua reazione, pregando che agisse con razionalità e con sentimento, ma che non si lasciasse guidare dalla sola paura e dal senso di responsabilità.
Non potevano perderlo, altrimenti era sicuro che quella battaglia l'avrebbero persa ancor prima di combattere.
 










































*Note Autrice*
-Richiama a se uno scudo-
Minna-saaaan ma che piacere risentirvi!! *Oggetti contundenti e mortali in arrivo*
GOMENGOMENGOMENGOMENGOMEN!!!!
Chiedo infinitamente scusa per il tremendo ritardo, non accadrà più promesso >-<
Poi se mi uccidete non saprete mai come andrà a finire no? u.u
Dunque, da qui inizieranno i combattimenti, cercherò di allungare i combattimenti per finire più alla svelta le varie saghe, per cui se sarà più raro un mio aggiornamento ricordate: LO FACCIO PER VOI!!
Ora vado, un bacione a tutti quanti e alla rpossima!
Jeo 95 =3

 
   
 
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