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Autore: Shiho93    26/10/2014    2 recensioni
Immaginate che Lord Voldemort riesca a vedere vent'anni nel futuro.
Che cosa farebbe per impedire che accadano gli avvenimenti descritti nei libri e la sua conseguente sconfitta?
Non tiene conto degli avvenimenti del settimo libro.
Tratto dal capitolo 10: -Non è come alcuni dei vostri genitori vi hanno raccontato. Così come il Mondo Magico è diviso tra gente che pratica la magia bianca e gente che pratica la magia oscura così Hogwarts è divisa tra Serpeverde e tutti gli altri-
Tratto dal capitolo 28: Si poteva mai essere veramente pronti a combattere col proprio padre? Ci si poteva veramente preparare all’eventualità di ferire o di essere ferito dall’uomo che ti ha messo al mondo?
Tratto dal capitolo 32: Non per la prima volta Harry si chiese cosa ci avesse trovato in lui Cassandra. Non azzeccava qualcosa neanche a pagarla. In pratica era un'idiota. Che non potesse sapere che il moretto faceva il doppio gioco era un dettaglio. Che non avesse pensato che la sua migliore amica gli avrebbe raccontato tutto quello che era successo un po' meno.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, Harry Potter, Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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L'Altra Faccia della Medaglia



Capitolo non betato.

Capitolo 41 - Un ritorno burrascoso


La scoperta del fatto che il nipote del loro capo fosse padre non era stato un fatto poi così clamoroso all’interno dell’Ordine della Fenice. Buona parte dei loro membri era del tutto indifferente alla notizia così come lo sarebbe stato se la stessa cosa fosse capitata a qualsiasi altro. Dopotutto era una di quelle storie che si sentono comunemente quando si origliano le questioni altrui. Solo i ragazzi del G.F. sembrano considerarlo un succoso pettegolezzo e in mancanza di Harry a imporre la disciplina le chiacchiere in proposito si sprecavano. Le storie su questo fatto incredibile si moltiplicavano a vista d’occhio tra di loro e in poco tempo l’addestramento aveva cominciato a risentirne. Come sempre, in mezzo al caos solo Severus Piton sembrava in grado di intimorire i ragazzi abbastanza da carpire la loro completa attenzione. Peccato che il mastro di pozioni non fosse intenzionato a occuparsi di loro più di quanto già facesse. Troppi Grifondoro tutti insieme perché potesse sopportare di doverseli sorbire per più di qualche ora consecutiva senza spedirli tutti in infermeria.
Il vecchio preside aveva accolto la notizia con aria pensosa e il suo caratteristico scintillio vivace nello sguardo dietro agli occhiali a mezza luna. Aveva qualcosa in mente, era chiaro. E non appena fosse tornato, sarebbe stato compito di Harry capire cosa. C’era una riunione in programma quel giorno. Albus Silente era già seduto a capotavola e, mentre i membri dell’Ordine arrivavano e prendevano posto, lui discorreva a bassa voce con suo nipote.
L’ultimo a entrare nell’ampia cucina di Grimmauld Place fu Severus Piton. Era uno di quei rari momenti in cui all’interno dell’edificio non c’era nessuno a parte chi doveva partecipare alla riunione e nessuno fece troppo caso al fatto che il professore avesse lasciato la porta aperta.
-...la cosa che mi ha sorpreso di più è scoprire quanto siano diverse. Non avrei mai immagino che due gemelle potessero avere caratteri tanto distinti-.
-Quando me le farai conoscere?-
-Non lo so nonno. Devo prima parlarne con Cassandra- Andrew e Albus non parlavano così piano come credevano. Le loro parole arrivavano, seppur flebili, alle persone sedute nei posti vicini. La cosa divenne evidente anche a loro quando il professor Piton emise un verso tra lo scettico e il derisorio.
-Volevi dire qualcosa Severus?- domandò imperturbabile il vecchio preside mentre suo nipote prendeva posto al grande tavolo.
-Solo che trovo tuo nipote terribilmente ingenuo. Ho avuto quei ragazzi nella mia Casa per sette anni e nessuno di loro nutre nei tuoi confronti abbastanza simpatia da permettere che succeda qualcosa del genere-.
-Sono io il padre, non i suoi amici! È il mio parere quello che conta- insorse Andrew ad alta voce in un moto d'orgoglio. Le parole del mastro di pozioni l'avevano fatto sentire come se non avesse il minimo peso nella vita di Melany e Amelia.
-Ah, si? E dov'era signor Silente mentre la signorina Butterbeer si rifiutava di abortire (o anche solo di rivelare l'identità del padre del bambino) alla presenza mia, di Madama Chips e suo nonno? Un'azione che denota molto più coraggio di quello che si può attribuire a un ragazzo di vent'anni che mette incinta una diciassettenne e poi non ha nemmeno la buona grazia di farsi vedere durante i fine settimane a Hogsmeade- la caustica lingua del Capocasa di Serpeverde aveva appena colpito. Andrew non sapeva che dire e nemmeno i membri dell'Ordine che si erano trovati a essere, loro malgrado, testimoni della sua umiliazione. Severus da parte sua sapeva molto bene cosa stava dicendo. Dopo che aveva saputo dello stato della sua studentessa, aveva fatto del suo meglio per tenerla d'occhio e non aveva notato nessun ragazzo prestarle particolari attenzioni, o dare segnali di sapere, al di fuori del gruppo dei suoi amici. Era arrivato persino a seguirla durante le visite al villaggio per vedere se un fidanzato veniva a trovarla o a controllare le sue condizioni. Inutile sottolineare che l'unica cosa che aveva potuto notare o apprezzare era l'unità della sua Casa.
L'aveva molto deluso sapere quanto era stata incauta e sciocca una delle sue Serpeverde ma, aveva nutrito un rancore molto maggiore verso quel ragazzino codardo che l'aveva abbandonata, e non c'era limite al tempo per il quale Severus Piton poteva nutrire un rancore. I malandrini ne erano il chiaro esempio.
-Direi di finirla qui. Questa dovrebbe essere un'importante riunione dell'Ordine della Fenice e non un'occasione per far salotto- li interruppe burbero Alastor Moody. Il suo occhio magico girava nell'orbita guardando un po' ovunque ma immancabilmente tornare a dedicare anche solo una breve occhiata in direzione della porta aperta... O meglio; di quello che era oltre a essa.
-Ero qui a combattere con tutti voi. E in ogni caso non le devo alcuna spiegazione- rispose il giovane cercando di darsi un contegno e al contempo salvare la faccia. Era troppo impegnato per dare eccessiva attenzione al fatto che non era mai una buona idea irritare Malocchio -farò in modo che mio nonno possa conoscere le mie figlie e questo è quanto- concluse con decisione.
-Temo che Potter avrà da ridire su questo punto- rispose a sorpresa l’ex Auror cogliendo tutti di sorpresa mentre Joshua si domandava cosa c’entrasse lui. Tuttavia il minore dei Potter non ebbe il tempo di reagire o a fare altre considerazioni perché in quel momento Moody si voltò verso la porta -dico bene?-
La figura che era comparsa sull’uscio era familiare ai meglio informati sulla discussione che aveva appena avuto luogo. Una corta zazzera corvina ombreggiava occhi che parevano schegge di freddo smeraldo il cui sguardo glaciale era fisso su un giovane uomo le cui iridi cerulee ricordavano molto da vicino quelle del suo parente più anziano presente nella stanza. Un corpo reso atletico da anni di Quidditch e allenamenti estenuanti era nascosto da una veste da mago con tocchi che parlavano inconfondibilmente di orgoglio Serpeverde. Le mani abbronzate si notavano appena ma, nella penombra della stanza, ogni tanto una fede nuova di zecca rimandava il bagliore del fuoco.
-Harry!- il ventenne fermò con un gesto l’entusiasmo del fratello e della madre. I soli in quella stanza cui la sua vista aveva suscitato sincero e immediato piacere.
-Ti ringrazio di avermi permesso di ascoltare senza essere visto Moody. Non me ne dimenticherò- disse mentre senza distogliere lo sguardo avanzava verso il giovane uomo che disprezzava di più al mondo. -Non dimenticherò nemmeno le tue parole- aggiunse fermandosi davanti ad Andrew prima di proseguire verso il posto che occupava di solito. Una constatazione che aveva un vago sapore di minaccia.
-Bentornato signor Potter-
-Grazie Preside. Vogliamo cominciare? Come ha giustamente sottolineato Moody questa dovrebbe essere una riunione dell’Ordine-
-Naturalmente- Non appena l’attenzione generale fu passata al preside Harry incontrò lo sguardo consapevole del suo Capocasa e gli rivolse un'impercettibile cenno di ringraziamento.

Ore dopo Harry si materializzò nelle stanze riservate a lui e alla moglie all'interno del maniero del Lord Oscuro. Avevano anche un appartamento loro naturalmente, ma in pratica la loro routine era cambiata ben poco rispetto a quand'erano solo fidanzati giacché in pratica vivevano già insieme da un paio d'anni. Forse la differenza stava nel fatto che adesso era ufficiale.
-Amore sono a casa- si annunciò sgranchendosi le braccia. Riprendere con il lavoro, gli allenamenti e le riunioni dopo settimane in cui il suo mondo aveva compreso solo Rowena e l'isoletta dov'erano andati in luna di miele era stato a dir poco sfiancante ma, lui sapeva che una volta ripreso il ritmo sarebbe andata meglio.
Non sentendo alcuna risposta corrugò la fronte perplesso. Rowena avrebbe dovuto essere lì. Un presentimento si affacciò alla sua mente. Uscì e l'aura oscura del Lord, che normalmente era placidamente diffusa per i corridoi, sfrigolava iraconda. Svelto si diresse verso gli appartamenti padronali senza degnare di uno sguardo i Mangiamorte irrequieti che incrociava. A guardia delle porte stazionavano Draco e Blaise con indosso le nere vesti dei Mangiamorte.
-Che succede?- domandò loro mentre con la mente esaminava l'oscurità ribollente che fuoriusciva dalle stanze alle loro spalle. Percepiva tutta l'opprimente forza della magia del suo mentore e immaginava che per i suoi amici fosse molto peggio visto che non possedevano una forza in grado di opporvisi.
-Sa- fu la risposta semplice e diretta. Dopo che la verità era emersa alla festa di compleanno del piccolo Teddy Lupin avevano previsto che sarebbe accaduto. Dopotutto Harry non era l'unica fonte del Lord all'interno dell'Ordine. Solo l'unico che poteva permettersi di nascondergli informazioni senza rischiare una morte molto dolorosa.
Si sfilò dal dito l’anello nero con il teschio e lo consegnò a Draco. Per quando quell’oggetto fosse utile per celare le sue reali capacità allo schieramento della luce in quella situazione sarebbe stato solo un ostacolo. Se Tom era veramente furioso come sembrava, indossare un limitatore sarebbe potuta essere la causa della sua morte prematura.
Entrando negli appartamenti privati del Lord, la prima cosa che Harry notò fu la distruzione. Mobili ridotti a pozze acide e corrosive, pezzi di legno sparsi sul pavimento insieme a cocci di vasi schegge di vettro e frammenti di pietra. Alcuni attizzatoi erano annodati come se un gigante passando di li avesse voluto torcerli. Ovunque c’erano i segni dell’utilizzo di potenti magie oscure; ovunque tranne che nel punto dove stavano perfettamente in piedi ed erette le figlie di quella furia cieca e distruttiva che rispondeva al nome di Lord Voldemort. Le due ragazze osservavano il padre e gli effetti del suo sfogo con occhio clinico. Erano entrambe consapevoli che l’uomo non era nuovo a quelle che loro chiamavano “le piccole crisi di nervi di papà”. Draco e Blaise fuori dalla porta avevano la funzione di impedire che qualche sventurato Mangiamorte finisse torturato e ucciso dalla sua furia. Normalmente i ragazzi preferivano fargli portare qualche prigioniero e poi lasciarlo solo finché non si fosse calmato, ma la delicatezza della situazione impediva loro di disinteressarsene.
Harry raggiunse Rowena girando attorno ad un cuscino cui era spuntata una serie di tentacoli foruncolosi e le sfiorò appena la mano mentre il suo sguardo si puntava sull’ammasso di ribollente energia oscura che era al momento suo suocero. Tom non ci mise molto ad accorgersi della presenza del suo Erede. Giusto il tempo che digerisse la percezione della sua aura nella stanza ed ecco che il moretto si era ritrovato a dover fare i conti con la forza dirompente di uno dei maghi più potenti in vita. Non era uno scherzo. Per niente. C’era un motivo se la gente aveva paura di pronunciare anche solo il suo nome e l’essere suo allievo da dieci anni era probabilmente l’unica ragione per quale Harry non era ancora stato schiacciato da quell’incredibile potenza. Cassandra e Rowena erano meno forti di lui ma non avevano nulla da temere poiché il potere riconosceva il sangue che portavano e le escludeva dal raggio d’azione di quell’immensa rabbia.
-Tu!- ringhiò quasi il Lord con le iridi rese vermiglie dal potere -come hai osato... come avete osato!- un nuovo fiotto di forza spinse il ragazzo vittima della sua furia contro il muro con violenza. A non più di qualche millimetro dalle sue braccia, i frammenti di quella che una volta era stata una bottiglia di cristallo, erano conficcati nella parete affilati e minacciosi. Nonostante la potenza della botta Harry mantenne il sangue freddo per opporre potere sufficiente a non riportare troppi danni. Qualcuno non preparato quanto lui avrebbe potuto spezzarsi la schiena con quell’unico colpo. Nonostante questo sapeva di essere stato fortunato. Pochi centimetri più a destra avrebbero potuto rischiare di ucciderlo.
-Non potevamo fare altrimenti- rispose con calma convinzione il suo allievo nonostante il sudore freddo che gli scendeva lungo la schiena.
-Un Silente! Un Silente ha messo le mani su mia figlia- continuò senza un filo logico preciso il signore oscuro. Passava da un argomento all’altro e ognuno sembrava farlo arrabbiare sempre di più.
-Non lo sapevano. Lei non sapeva chi era lui e lui tuttora non sa chi è lei- Harry, così come le gemelle, sapeva che se anche sul momento Tom sembrava non sentirlo, una volta che si fosse calmato avrebbe analizzato quelle spiegazioni.
-Lo ucciderò!- era passato al serpentese ora. Un sibilo che era sinonimo di morte certa e imminente.
-Fallo. Le bambine ti odieranno-

   
 
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