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Autore: JustAHeartBeat    27/10/2014    3 recensioni
Si ritrovò a sfiorare con uno sguardo curioso i lineamenti tondi, lattei, e gli occhi liquidi d’un argento limpido, ma allo stesso tempo inespressivi, si ritrovò a carezzare la linea imbronciata delle labbra sottili, ed al contempo visibilmente morbide, si ritrovò a perdere un battito del cuoricino nell’osservare la fossetta che in quel momento era comparsa al disopra del suo sopracciglio sinistro, inarcato, e si scoprì desiderosa di scoprire se un paio simili sarebbero comparse ai lati della bocca, se le avesse sorriso, si ritrovò ad osservare i capelli tanto biondi da sembrare bianchi, tirati indietro da qualcosa che sarebbe potuto assomigliare al gel babbano, pensando come sarebbero stati scompigliati . Ma come sarebbe tanta bellezza potuta essere nemica? Cos’era Scorpius Malfoy? Il giorno, forse? O la notte? Proprio non lo sapeva, ma Rose non era stupida, e sapeva che il giorno e la notte sono soltanto due facce della stessa medaglia, e Malfoy, era sicuramente entrambe.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: James Sirius/Dominique, Rose/Scorpius
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Qualche Lentiggine Di Troppo'
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Buon pomeriggio!!
Eccomi qui, come promesso, con il primo capitolo di questa,che ormai ho deciso (solo grazie a voi, vi amo tutte) sarà una Long.
Weee, okkay basta. Contegno. Stavo dicendo (*tossicchia con aria d'importanza*) : ecco qui il primo capitolo! Allora, inizio con il dirvi che ho deciso di pubblicare i vari capitoli ogni Lunedì..peeeerò (*musichetta funebre*)..non so se riuscirò sempre a pubblicare in tempo. Comunque non vi preoccupate, perchè qualora ci dovessero essere ritardi, non saranno mai gravissimi, perchè io stessa preferisco essere puntuale (e perchè non mi stacco più dalla tastiera, oramai).
Detto questo, passiamo al capitolo: SCUSATEMIIII! Ho scritto ogni singola riga di getto e, dato i numerosi compiti in classe di questo periodo, ho fatto molta fatica a concentrarmi sulla storia quindi, se il capitolo vi dovesse fare altamente schifo, basta che me lo facciate presente ed io son disposta a cancellare il capitolo e riscriverlo da capo.
Beene, penso di aver detto tutto, quindi ... vi prego in ginocchio di lasciare una recensioncina, perchè io ne ho davvero bisogno, fatemi sapere se i nuovi personaggi inseriti sono di vostro gradimento (in caso contrario provvederò a modificarli )correggetemi, datemi i vostri pareri, anche e soprattutto critici e... godetevi la lettura.
Bacionissimi (?) ,
JustAHeartBeat


Chapter I
Le Persone Cambiano, I Ricordi No
Le si stava gelando il cervello. Ecco l’unica cosa della quale la ragazza era consapevole, quell’alba di fine Novembre,mentre fissava un punto fisso fuori dalla finestra.
Era buio fuori, nel cielo scuro si potevano scorgere pochi raggi rosei di sole, ma soltanto a malapena, lontani, tra le nuvole umide ch’avevano assunto un fioco color pesca.
Le finestre ghiacciate non contribuivano di certo a rendere la visuale migliore, anzi, gli spessi stati di gelo formatasi su ciascuna di queste rendevano le immagini deformate e dai contorni tremuli.
Ma alla rossa, rigirata ed arrotolata nel letto come fosse un bruco nel bozzolo, del cielo non gliene poteva importare di meno: i suoi pensieri correvano alle poche immagine che si erano appena susseguite nella sua mente, correvano al primo sogno che faceva da mesi.
Già, Rose , la suddetta ragazza, non chiudeva occhio da quello che le sembrava un eternità. Si potrebbe pensare che i sogni le fossero stati strappati dalle pene d’amore, come qualsiasi ragazza della sua età, ma la verità era che,l’unica cosa sulla quale riusciva a riflettere, erano gli esami che si sarebbero tenuti soltanto pochi mesi dopo. Rose, infatti, aveva completamente dimenticato che giorno fosse, troppo presa dal rimuginare e rimuginare.
Sette mesi. Sette stupidi mesi. Ma dico, vi rendete conto? Mancavano soltanto sette mesi ai G.U.F.O ed ancora non aveva iniziato a ripassare, era in un ritardo terribile!
Marie Conan mugugnò una frase sconnessa molto simile ad un ‘Albus ti amo’, facendo sbuffare Rose. Bene, ora poteva dire, con precisione, che erano le cinque ed un quarto di mattiba. Quella ragazza era un orologio svizzero, per Merlino! Possibile che ogni notte (oramai più che notte,si poteva parlare di mattina) riuscisse a dire la stessa frase alla tessa identica ora?! Rose non riusciva a capire.. ‘Vi prego, se quando mi prenderò una cotta sarò così, sopprimetemi.’ Fu il suo istantaneo pensiero che, per inciso, era lo stesso pensiero di sempre.
Fantastico, sedici anni e già la sua vita era una noiosissima routine.
Si girò sul fianco destro, senza dimenticare, ovviamente, d’intrecciare ancora una volta il piumone, e facendo esalare l’ultimo respiro al lenzuolo, che seppur incastrato indescrivibilmente nell’ammasso di coperte strette al corpo della rossa, riuscì a rotolare per terra, senza essere notato da questa.
Respirò pesantemente e dalla sua bocca uscì uno sbuffo di condensa.
Almeno Albus è felice. Si disse, accompagnando i pensieri con un broncio infantile. Non sapeva perché, ma un qualcosa dentro di lei, le impediva di essere felice al cento per cento, e se ne vergognava, Merlino se se ne vergognava, ma non poteva fare a meno di pensare alla felicità del cugino come un atto di tradimento. Non che non fosse consapevole, in parte, di quanto stupido fosse quel pensiero, parliamoci chiaro, soltanto le dispiaceva che Albus, una volta trovatosi degli amici, l’avesse lasciata sola … insomma, loro avevano sempre condiviso vita morte e miracoli, avevano passato l’infanzia ad imbrattarsi di fango nel giardino della Tana, a simulare partite di Quidditch nell’orto delle zucche, ad ingozzarsi di torta ai mirtilli fino ad aver mal di pancia, e poi, una volta sul treno di Hogwarts, le loro strade si erano separate. Puff, non era rimasto più nulla di quello che erano prima, solo ricordi, solo sbiadite foto in movimento, solo rimpianti. Ecco cos’era diventata la vita di Rose in quei cinque anni, ed ora, alla vigilia del suo quindicesimo compleanno, si trovava a sperare di poter tornare indietro e cambiare tutto. Certo, non che non amasse la sua famigliola extra-large, o che non tenesse ai suoi nuovi meravigliosi amici, ma le mancava quel rapporto speciale che aveva con Albus, le mancava quella complicità esclusiva, le mancavano quegli sguardi furbi che solo loro potevano scambiare, le mancava l’essere capita ancor prima di aver aperto bocca, le mancava tutto questo, le mancava come l’aria.
Socchiuse gli occhi lentamente, come sperando di poter cancellare quei pensieri prendendo sonno, matutti i suoi tentativi furono nulli.
Risistemò, per la millesima volta in un’ora, l’agglomerato di coperte, stavolta però senza alcuno scatto, anzi lo fece stancamente, come se le mancassero l’energie. E tutto per colpa di uno stupido ragazzino ingelatato (che nel linguaggio Made-in-Hugo voleva dire: ‘pieno di gel nei capelli’, ma che a Rose dava più la sensazione che si stesse parlando di gelati). Già, se non fosse stato per quell’arrogante gradasso di un Malfoy, probabilmente Albus ora sarebbe stato ancora il suo migliore amico, perché alla fine era lei quella che lo conosceva sin dalla nascita, che sapeva tutti i suoi segreti, non di certo quella serpe!
Si morse la lingua per non urlare.
L’aveva cambiata Malfoy, era diventata orgogliosa, altezzosa, permalosa..una vera Grifona, insomma! Eppure … lei non era così, lei non era assolutamente così il giorno dello smistamento, e non si sarebbe mai aspettata di provare gusto nel mandare a quel paese la gente. Che poi.. a pensarci, la gente che provava gusto nel mandare a quel paese, alla fine non era nient’altri che Malfoy stesso.
Non sapeva il perché ma dentro di lei, qualcosa premeva a sentirsi prendere per i fondelli da Barbie, soltanto per avere la soddisfazione di ammirare quel bel faccino tanto carino, piegarsi in una smorfia basita ogni qual volta non trovasse qualcosa di adeguato per ribattere alla sua risposta eccelsa. Perché Rose, amava quella sorta di competizione che c’era tra loro. Miseriaccia com’era bello vedere la sconfitta in quegli occhi di piombo! Lo avevano sempre fatto, da che ne avesse memoria, da sempre si divertivano a lanciarsi sfide, era più forte di loro. Si facevano dispetti come ragazzini di tre anni, l’un l’altro, e avevano iniziato talmente tempo addietro che alla fine entrambi avevano dimenticato chi fosse stato ad iniziare così, per non sapere né leggere né scrivere ciascuno dei due incolpava l’altro.
Sul suo volto comparve il primo sorriso della giornata.
Chiuse gli occhi, nella mente ancora il volto di Scorpius, le mani a torturarsi e, (non ne era troppo sicura, anzi avrebbe giurato a chiunque d’essersi sbagliata) un vuoto allo stomaco. Dopo neppure tre minuti, Rose Weasley, aveva preso a ronfare poco elegantemente, le palpebre pallide tremanti dal freddo, la chioma indomata ed impicciata sparsa sul cuscino.
Esattamente nel momento in cui la ragazza s’addormentò, piani e piani più in basso, suonò una sveglia.
Odio profondo. Questo fu il primo pensiero che la mente assonnata di Scorpius Malfoy formulò al rumore assordante di quello stupidissimo aggeggio che Albus, il suo stupidissimo (oramai ex) migliore amico, si ostinava a regolare tutte le maledette sere e che puntualmente faceva saltare tutti i poveri cristiani che avevano la sfortuna di stargli a meno di mille metri di distanza. ‘Sta volta lo crucio, giuro su Merlino che ‘sta volta gli faccio molto male. Questo, invece fu il secondo, accompagnato da un potente sbuffo (ben presto imitato da molti dei ragazzi presenti nel dormitorio).
Scorpius iniziò a stiracchiarsi, stendendo le braccia pallide, coperte da un leggero pigiama a maniche lunghe, di seta di un color verde petrolio, al di fuori del letto a baldacchino, scostando le tende tirate, dello stesso colore del pigiama ed impreziosite con dei piccoli ricami argentei.
“Potter, sei morto!” Urlò una voce femminile, in seguito ad un forte rumore, che stava ad indicare , il fatto che questa si fosse impegnata davvero molto a sbattere la porta con tutta la forza in corpo.
Scorpius ghignò, mentre uno scricchiolio inquietante, ed il rumore delle molle che gemevano al peso improvviso , lo informavano che Hilary Nott, era zompata sul letto del suo povero amico e gliele stava dando di santa ragione.
“Hilary..ferma..che fai..” Detti da un Albus Potter evidentemente spaventato a morte ed intento a parare i colpi, si alternavano a degli : “Stupido … figlio di cane … regola ancora … quella cazzo di cosa … ed io … giuro sul mio … sangue … che sarà … l’ultima cosa … che farai!” Ringhiati dalla mora, affannata dai molteplici tentativi di omicidio.
A quel punto Scorpius, non potendo più resistere alla tentazione, scostò le tende per aver più materiale sul quale poter sfottere il moro.
Come aveva immaginato, Albus era sdraiato sul letto, la schiena poggiata alla testiera di legno, le braccia ad allontanare il cuscino che incombeva sulla sua faccia, la testa chinata da un lato, in modo tale da poter comunque continuare a cercare di dissuadere la Nott dal fare quello che aveva capito bene essere il suo intento verbalmente, mentre Hilary a cavalcioni sul suo torace provava a soffocarlo, chiamandolo con epiteti ben poco lusinghieri.
Hilary Nott, era una ragazza grassottella e bassetta, con una carnagione chiarissima ed i capelli neri come la pece. Non era quello che veniva propriamente definito ‘una figona assurda’,ma se c’era una cosa di lei che la rendeva davvero speciale erano gli occhi. Aveva degli occhi bellissimi, di un colore misto tra l’azzurro ed il verde, erano veramente qualcosa di spettacolare, per quanto sempre colmi di sarcasmo e malizia, la rendevano unica. Nonstante le sue forme particolarmente accentuate era fiera di se stessa, era sicura, e per questo, gran parte della popolazione maschile faceva di tutto per portarsela a letto. Non che qualcuno ci fosse riuscito, a dir la verità (Scorpius stava iniziando a pensare che avesse scelto un altro tipo di orientamento sessuale). Ma una delle cose che il ragazzo amava più di lei era il carattere. Hilary, era l’esatto prototipo di quello che dovrebbe essere un Serpeverde : era cinica, fredda ed allo stesso tempo focosa, prendeva tutto ma non dava nulla, intrigava le persone e poi le lasciava affogare nella propria bava, diceva sempre quello che pensava nel momento in qui lo pensava, era ambiziosa, astuta, a volte invidiosa (ma non lo dava mai a vedere) , era sleale, irraggiungibile, tremendamente stronza, ed era la sua migliore amica.
Erano un gran trio, da sempre, Albus, Hilary e lui. Scorpius ed il moro, avevano incontrato la ragazza nella sala comune di Serpeverde la sera dello smistamento ed avevano capito subito che quella non sarebbe stata l’ultima sera che avrebbero passato a cazzeggiare come se non ci fosse un domani.
Insomma, la vita del biondo era cambiata in meglio, dal quel viaggio, che ormai gli pareva un ricordo lontano, si poteva dire felice con quello che aveva: milioni a palate, una ragazza nuova ogni sabato sera a scaldargli il letto, una stupida mezzo-sangue da prendere per il culo, e ben due persone delle quali poteva fidarsi, grazie ai quali aveva smesso di copiare, senza tra l’altro capirne il significato, le parole che sin da bambino, gli erano state insegnate da quello che non era propriamente un nonno affettuoso ed amorevole. Non che ci avesse mai creduto, però qualcosa da bambino,gli diceva che se non avesse fatto contento il vecchio, la punizione non sarebbe stata due caramelle in meno del previsto.
Infatti, già quel primo settembre in cui aveva conosciuta Lenticchia II, aveva capito che nella sua vita non avrebbe conosciuto una forma di essere vivente più simile ad uno Schiopodo Sparacoda mestruato di lei, e di conseguenza aveva deciso che non ci sarebbe stato un giorno in cui non le avrebbe ricordato di essere un repellente per Lumache carnivore, soltanto per vedere quegli occhioni giganteschi, delle proporzioni di quelli del Guardia Caccia Hagrid, dardeggiare di furore, e i pugnetti stringersi in quello che dovrebbe essere una minaccia. Era proprio patetica, quella ragazzina.. insomma come poteva una come lei, incutere qualche tipo di timore a lui?! Bah..
Un altro ghignetto comparve sul volto del Serpeverde. Un ghignetto che, però, sparì subito dopo, quando la consapevolezza di essere in un ritardo tremendo per l’allenamento di Quidditch, si fece strada dentro di lui. “Merda”.

Rose si stava ingozzando di toast e porridge, da poco più di tre minuti, nella speranza di riuscire ad arrivare in tempo alla lezione di Trasfigurazione, quando anche il platinato fece il suo ingresso, sporco, sudato, e stanco. La vide intenta a conficcarsi a forza un cucchiaio stracolmo di porridge per poi bere, senza neppure aver mandato giù il boccone, un gran sorso di succo di zucca, e storse il naso disgustato. ‘Che schifo, ma l’educazione te l’hanno data gli gnomi da giardino, Weasley?’ pensò, marciando nella sua direzione, non potendo non approfittare della situazione, e sentendo che quella mattinata, iniziata di merda, sarebbe migliorata istantaneamente.
“Però Carota, complimenti! L’eleganza con la quale stai trangugiando quel coso fa passare la fame anche a quel ciccione di Canon!” le sussurrò all’orecchio, una volta avvicinato abbastanza, per poi filare via alla tavolata verde-argento, sedendosi accanto ad un Albus con un evidente livido violaceo attorno all’occhio destro.
Rose, che non l’aveva sentito arrivare, troppo presa dalla fretta, si strozzò, e prese a tossire, sputacchiando gran parte del cibo che aveva in bocca a destra e a manca, ottenendo risate da parte dei suoi amici, che per quanto odiassero Barbie, amavano i loro piccoli litigi quotidiani (i primi, generalmente, perché dopo un po’ iniziavano ad essere terribilmente irritanti), una smorfia irata da parte di Domique Weasley, ed il ghigno soddisfatto dell’attentatore che però, giratosi di spalle, non lo diede a vedere.
Stupido, cretino, demente… ti odio Pensò la rossa, una volta essersi ripresa. A parte la figuraccia, appena fatta, le era anche preso un colpo!
Si pulì velocemente e ritenne adeguato architettare una vendetta con i fiocchi, magari dopo le lezioni però. Così si alzò, salutò Hanna, John, Lysander, Lorcan e Lily e, raccolta la borsa con i libri, si catapultò a lezione, senza accorgersi di essere osservata.
Scorpius, stava tranquillamente bevendo il suo tè, corretto con un po’ di latte, conscio di avere un’ora di buco, e quindi tutto il tempo necessario per finire la colazione e farsi la doccia, e non si stava perdendo un passo fatto da Rose, troppo divertito dalla riuscita del suo malefico scherzo.
“Ehi Scorp, capisco che mia cugina stia diventando sempre più bella, ma almeno potresti evitare di fissarle il posteriore in mia presenza?” Bofonchiò Albus, con un’espressione sadica in viso. Sapeva quanto quell’argomento infastidisse l’amico, quindi non perdeva un’occasione per metterlo in imbarazzo, con battute su una sua ipotetica attrazione per Lenticchia. Il rampollo Malfoy sbuffò una risata sarcastica. “Oh certo, tua cugina è allettante quanto la Sprite in bikini, mi dispiace Albus, rassegnati al fatto che non vedo l’ora di entrarle nelle mutande.” Rispose, impostando il tono della voce facendogli assumere la stessa veridicità della risata, per poi riportare gli occhi sulla diretta interessata, appena in tempo per vederla sparire fuori dal portone. Alzò con una lentezza estenuante la tazza, riportandola alle labbra e rubando un lungo sorso di tisana. “Ehi amico, va bene che la odi, ma è pur sempre mia cugina, e sai di avermi praticamente turbato l’innocenza vero?!” Gracchiò il moro, facendo scoppiare a ridere, all’unisono, Hilary (che aveva assistito allo scambio di battute con il sorriso sulle labbra) ed il biondo. “Severus, per cortesia, tu l’innocenza l’hai persa da tempo immemore, ne sei consapevole, vero?!” fu l’obbiezione di quest’ultimo, che non dava cenni di voler finire l’infuso, ancora arpionato tra le dita lunghe ed affusolate. Albus masticò assieme al bacon qualcosa di sconnesso del quale, purtroppo, Scorpius afferrò solo le parole: Severus, omicidio volontario, cugina, obitorio, altroché.
Si alzarono dalla tavolata pochi minuti dopo, e s’incamminarono, gomito a gomito, verso i sotterranei, chiacchierando ad alta voce.
“Oh chi vede il povero vecchio Pix-Pixiuccio, sarà mica Malfoyuccio?!” Una voce acuta quanto fastidiosa l’interruppe. “Ehi, Pix! Come butta?” rispose Scorpius, il primo studente che, dalla fondazione di Hogwarts fino ad allora, aveva istaurato un rapporto con il poltergeist molto simile alla simpatia reciproca. “Oh bene, pive-pivellino!” rispose quello, fluttuando. “Carini i capelli di Pottino-Potty, cuscinuccio dispettosuccio eh!”
Albus, che prima sorrideva nella direzione di Pix, abbassò lo sguardo di botto, assumendo un’espressione a metà tra l’irato ed il disperato che fece scoppiare a ridere gli amici. “C’è poco da ridere” mugolò con astio, superandoli dentro il dormitorio, con il poltergeist alle calcagna.
“ C’è da dire che non cambierà mai!” disse Hilary con un sorriso sulle labbra che non s’addiceva per nulla alla sua persona. Scorpius la guardò malizioso “Ollallà, chi si è presa una bella cotta?!” domandò retoricamente, pregustandosi le gote dell’amica in fiamme. Ma non successe. L’espressione della ragazza era lo specchio della sua “Oh certo, lo amo da tutta una vita!” pronunciò, scoppiando a ridere da sola. Si allontanò poco dopo, entrando nel dormitorio borbottando un qualcosa molto simile al “Son troppo simpatica”.
Il biondo rimase impalato ad osservarla. Eppure, quando l’aveva conosciuta, gli era parsa così normale … Poi entrò anche lui nel dormitorio.
“Quindi, prendete le piume dalla cassa infondo all’aula e posizionatele sul banco davanti a voi” Stava dicendo intanto la severa professoressa McGranitt, che seppur avesse accettato di succedere al professor Silente, dopo la sua morte, non aveva rinunciato alla cattedra di Trasfigurazione.
Rose si alzò dal posto, per poi lisciarsi pieghe invisibili sulla gonna ed andare, assieme al resto degli studenti,a prendere una piuma. Non ne poteva più di Trasfigurazione. Al contrario di Hermione, Rose detestava quella materia, che trovava disgustosamente facile e stupida.. dai, ma quand’è che le sarebbe servito il saper trasformare un pollo in un comodino?! Il massimo dell’utilità di quella materia era il poter trasformare gli gnomi che infestavano il giardino della casa dei nonni in annaffiatoi !!
Tornò al posto, e fece quanto le era stato detto.
“Ora, l’incantesimo che tratteremo oggi, non sarà un elemento nuovo, bensì un ripasso di uno basilare, che vi sarà assolutamente indispensabile per la prossima lezione” aveva ripreso la strega, schiacciando di più gli occhiali sugli occhi, facendoli scorrere lungo il naso. Ah, bene..si prospetta molto interessante. Pensò sarcasticamente la rossa al primo banco, senza però, perdere la concentrazione perché, come diceva sua madre, un incantesimo per quanto semplice, esigeva la massima attenzione.
Dopo la spiegazione della professoressa, iniziarono ad incantare le proprie piume, trasfigurandole in gufi.
Rose, come suo solito, riuscì alla prima prova, e sorrise soddisfatta. “Molto bene signorina Weasley, 10 punti a Grifondoro” disse la McGranitt, una punta d’orgoglio nel tono perfettamente impostato. Rose guardò il suo Barbagianni. Era molto carino, le penne erano grigie dalle zampe fino alle ali, ma queste presentavano molte sfumature, varianti dal blu zaffiro all’azzurro confetto, il piccolo becco e gli occhi neri.
La campanella suonò dopo poco,accompagnata dal sospiro di sollievo degli alunni. La rossa raccolse le cose, le mise nella borsa e, dopo un breve saluto, lasciò la classe … o almeno ci provò. Qualcuno, evidentemente, aveva avuto la brillante idea di entrare di corsa, senza neppure guardare, ed il risultato disastroso fu che, entrambi, si ritrovarono per terra, uno sopra l’altro in stile sandwich, ma la cosa peggiore fu che quel qualcuno, era Scorpius Malfoy.
“Oh Merlino Lenticchia! Levati da torno!” fu la prima frase che Scorpius riuscì a formulare, anche se non propriamente convinto. Rose, era stesa a terra, il didietro dolorante, ed un’espressione confusa che lo mandò in bestia..cosa c’era da capire?! Era un impiastro e li aveva fatti inciampare entrambi, ecco tutto! Ma nonostante questo pensiero, in quel momento, con le guance arrossate dall’evidente imbarazzo (segno che aveva finalmente afferrato la situazione) i capelli sparsi sul pavimento e la gonna molto più in alto del normale, Rose, non risultava di certo un impiastro agli occhi del ragazzo, che per quanto sapesse che le non si sarebbe mai potuta levare di torno se lui non si fosse alzato, non sembrava intenzionato a farlo. Quanto alla ragazza, beh..lei avrebbe voluto volentieri sparire, forse non solo per la vergogna di quanto accaduto, o per il fatto di essere praticamente in mutande, o ancora, per il fatto che qualcosa, nella sua pancia, stesse apprezzando il respiro di Malfoy sul suo collo. Ma dico, guardare prima di attentare così deliberatamente alla vita (o nel suo caso, alla sanità mentale) della gente?
Eppure Rose non era arrabbiata, anzi, gli unici pensieri di senso compiuto che la sua mente riusciva a formulare, al momento erano la radiografia completa del corpo che le gravava addosso, e degli occhi che la scrutavano scrupolosamente. Era cresciuto, Malfoy, cavolo se era cresciuto. E li ripercorse con la memoria, quei pensieri formulati quando l’aveva visto per la prima volta, quando ancora sperava che qualcuno lo potesse salvare..come se si potesse salvare qualcuno da se stesso. No, Malfoy non poteva essere salvato, non se lui stesso preferiva affogare. Nell’arroganza, nella saccenza, nel suo stupido sentirsi Merlino sceso in terra..no, lui non poteva essere salvato, lui trascinava le persone in acqua, persone come Albus, lui si stava rovinando la vita, perché Rose sapeva che, quel suo modo di essere, quello che lo aveva portato ad essere uno dei più popolari ragazzi della scuola, un giorno, fuori da quelle quattro mura, lo avrebbe rovinato. Ma Rose non si fermò lì con i ricordi, andò ad affiancare il volto del bambino dai capelli biondi, ai lineamenti dolcemente acerbi d’un ragazzo dalle fattezze d’un uomo, notò la stessa fossetta sopra il sopracciglio, e non poté far a meno di pensare, che dopo cinque anni, ancora non l’aveva visto sorridere, e desiderò di poterla sfiorare col polpastrello, quella fossetta, desiderò che per una volta, quelle labbra si fossero piegate in un qualcosa di diverso dai soliti ghigni derisori, desiderò troppe cose, che nessuno, compresa lei stessa, avrebbe mai saputo.
   
 
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