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Autore: Illsetyoufree    27/10/2014    3 recensioni
Naomi ha diciassette anni e le sue labbra sono troppo bianche, il suo viso troppo pallido.
Tutti i giorni, dopo scuola, aspetta l'autobus che non sembra voler passare mai, mentre dall'altra parte della strada Harry non la smette di parlare un secondo.
Lei lo osserva, mentre il vento gli scompiglia i capelli ricci e gli arrossa il viso candido, bloccata nella sua fantasia.
Lui d'altro canto finge sorrisi e abbraccia persone per un po' di calore in più: le sue mani sono fredde, i polmoni bucati, gli occhi stanchi e la gola asciutta.
Si incontrano lì, tutti i giorni alla stessa ora, lui appoggiato alla staccionata bianca e lei in piedi sul marciapiede dall'altro lato della strada.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho deciso di non tingere i miei capelli, nonostante le proteste di Eddy. Non cambierò per nessuno, neanche per Harry Styles.
Avrei ingannato me stessa credendo di essere notata con una capigliatura più appariscente del solito bruno spento tipico delle ragazze inglesi.
Ma sono i miei capelli, il mio corpo. 

Ho bisogno di una doccia calda, ma Zoe questa mattina sembra essere più lenta del solito.
Oggi torna Louis, i miei genitori dovrebbero essere alla stazione tra circa un’ora, se solo mia sorella si decidesse ad uscire dal bagno.
Mia madre continuava a ripetere che un giorno finalmente avremmo traslocato, ma avevo circa nove anni quando la sentii per la prima volta pronunciare queste parole,  tra un anno sarò maggiorenne e noi vivremo ancora in questa casa.
Il pigiama azzurro che indosso è largo anche per me, i calzini di Louis sono troppo grandi ma almeno mi tengono calda la notte sotto le coperte.
Esco dalla mia stanza, il mio letto ormai già rifatto e i vestiti perfettamente ripiegati nella mia parte di armadio.
Raggiungo il bagno sbattendo i piedi sul pavimento, cercando di sembrare il più arrabbiata possibile.
Busso energicamente alla porta due volte ma ciò che ottengo in risposta è il canticchiare spensierato di Zoe.

“ Ti decidi ad uscire? “ urlo, battendo ancora una volta un pugno contro il legno freddo.

“ Potevi svegliarti prima, Na!” la stessa risposta tutte le mattine.

“ Zoe! Andiamo! Mamma! Zoe non vuole uscire dal bagno!” dalle scale riesco a sentire il mormorio frustrante di mio padre e le solite parole di mia madre.

“ Potevi svegliarti prima, Na!” la vedo attraversare il piccolo corridoio che collega il salone alla cucina nel piano di sotto.

Sbuffo, alzando gli occhi al cielo. Proprio mentre sto per chiudere la porta della camera, Zoe esce dal bagno, una mano tra i capelli e la testa inclinata, mentre legge i messaggi che James le ha inviato.
Ci guardiamo per qualche secondo, mentre lei sorride soddisfatta e io mi trattengo dall’urlarle in faccia.
Identiche eppure così dannatamente diverse.
Con un colpo secco chiudo la porta e mi posiziono dinanzi alla vasca.
Lascio scivolare tutto ciò che copre il mio corpo e aspetto che l’acqua diventi della giusta temperatura per potermi dimenticare di tutti almeno per qualche minuto.
I muscoli si rilassano al contatto con il liquido caldo e trasparente; la mia pelle sprigiona vapore, e goccioline ricoprono l’intera parete.
Mi affretto a raggiungere la mia camera una volta finito, per vestirmi e correre da Eddy alla fermata dell’autobus.
Dopo aver indossato l’intimo, mi guardo allo specchio. Tiro indietro la pancia per sembrare più snella di profilo, ma il torace si ingrossa e le spalle si tirano su. Lascio andare l’aria trattenuta nei polmoni, chiudendo gli occhi e scuotendo la testa.
Mi allontano dallo specchio e raggiungo i vestiti sul mio letto.
Sobbalzo quando sento un urlo provenire dal piano di sotto.
Indosso i jeans neri e il maglioncino e mi precipito in cucina, i capelli ancora bagnati e i piedi nudi.
Ed eccolo lì, Louis. Il figlio maggiore, l’unico maschio, lo studente che è stato ammesso ad Oxford, media impeccabile, amici ovunque.
I primi anni di liceo io e Zoe eravamo “ le sorelle di Louis Tomlinson “, ora ci hanno addirittura soprannominate “ le gemelle T ”, anche se considerano soltanto una di loro e chissà perché non sono io.
Mia madre non la smette di sorridere, potrei giurare di aver visto una lacrima scendere sulla sua guancia quando mio padre stava abbracciando con troppa forza nostro fratello. Zoe aspetta il suo turno e così anch’io.

“ Dovevamo venire a prenderti alla stazione! “ mia madre agita le mani, sta addirittura tremando dall’emozione.

“ Volevo farvi una sorpresa “ ammette Louis, che dopo aver abbracciato Zoe, con un sorriso a trentadue denti e gli occhi azzurri vivaci, mi stritola letteralmente tra le sue braccia.

Na! “ urla e scoppio in una piccola risata.

Lou! “ le mie mani si aggrappano alle sue spalle.

Louis Tomlinson è il fratello che tutti vorrebbero avere ed è forse l’unica persona che mi abbia mai capito in questa famiglia.
Al liceo lo chiamavano Peter Pan: sempre basso, sempre sorridente, sempre ottimista.
Secondo i professori era “ infantile, ma studia ed è molto bravo. Sicuramente entrerà ad Oxford “.
Continuavano a ripeterglielo, fin quando non ha realmente superato gli esami per entrare alla Oxford University.
Tutti conoscevano Louis Tomlinson alla Clifton High School. Peter Pan.
I miei genitori credevano che appunto questo soprannome derivasse dal suo comportamento sempre giocoso, e anche i professori la pensavano così.
Ma loro non avevamo mai visto il Louis ribelle, il Louis rivoluzionario.
Era bravo a nascondersi, dicendo a tutti che se qualcuno avesse mai chiesto il perché di quel nomignolo, avrebbero dovuto rispondere che in realtà lui non voleva crescere, e da qui Peter Pan.
Louis era cresciuto troppo in fretta e lui non lo voleva neanche.

“ Stavate andando a scuola? “ domanda, notando lo zaino che Zoe regge su una spalla.

“ Si “ ci limitiamo a rispondere, annuendo nello stesso momento.

“ Andate, ci vediamo oggi “ annuisce e torna a guardare i nostri genitori, che continuano ad osservarlo con ammirazione.

Copro i capelli umidi con un cappello, indosso un cappotto e raggiungo Zoe, che frettolosamente compone un numero di telefono che sa a memoria.
Chiudiamo la porta, dopo aver urlato un “ ciao “ generale e non aver ottenuto alcun tipo di risposta.
Non appena i miei piedi sprofondano nella neve fredda, Zoe si volta e come ogni mattina mi avverte dell’arrivo di James.

“ Vuoi un passaggio? “ domanda, mentre raggiunge il luogo di incontro con il suo fidanzato, all’angolo della strada.

“ Perché me lo chiedi tutti i giorni se sai già qual è la risposta? “ scrollo le spalle e continuo a camminare, affrettando il passo, sperando di non aver perso il pullman.

“ Perché è tardi “ si limita a rispondere ma poi, senza neanche salutare, raggiunge la sua meta.

Sbuffo, una nuvoletta di vapore lascia le mie labbra screpolate, disperdendosi nell’aria.
Infilo le mani nelle tasche del cappotto e mentre cerco di non scivolare sull’asfalto ghiacciato, mi guardo intorno, non notando alcun tipo di cambiamento.
E’ il clacson dell’autobus in lontananza, pronto a ripartire, che mi obbliga ad iniziare una corsa ad ostacoli: evitare i rami degli alberi appesantiti dalla neve e cercare di non cadere in una pozzanghera di acqua sporca e ghiacciata.
Vedo le porte del pullman chiudersi lentamente e il fumo uscire dal vecchio motore del veicolo.
Dall’altra parte della strada, scorgo una figura che alza le mani al cielo, cercando di farsi notare dal conducente che ignora le grida di entrambi.
E’ un ragazzo, continuo a correre nella sua direzione, sperando che un altro autobus passi a breve.
Si appoggia alla staccionata bianca mentre io rallento per recuperare fiato.
Ha i capelli lunghi e ricci, un cappotto nero che arriva a coprirgli le ginocchia, protette da un paio di jeans scuri.
I suoi stivali sono consumati e soltanto quando una sua mano arrossata passa tra i capelli mentre l’altra porta una sigaretta tra le labbra rosee che lo riconosco: Harry Styles.
I suoi occhi curiosi mi scrutano dall’alto al basso, soffermandosi sulle punte dei miei capelli ancora bagnate.
Sorride: un mezzo sorriso, ma pur sempre un sorriso.
Sento il battito del mio cuore accelerare di colpo mentre in un mercoledì freddo di novembre inizio a sentire caldo.
Nasconde la mano sinistra nella tasca profonda del cappotto, mentre con l’altra scosta la sigaretta dopo aver aspirato.
La sua bocca lascia andare il fumo trattenuto.
E siamo qui, stesso posto, entrambi in ritardo e quindi alla stessa ora, tu appoggiato alla staccionata bianca ed io in piedi sul marciapiede.
Ma qualcosa è cambiato.

“ Hey “ 










Illsetyoufree:
Ed eccoci qui anche noi, stesso posto, stessa ora.
Finalmente sono riuscita ad aggiornare, nonostante siano passati soltanto tre giorni dal primo capitolo.
Fortunatamente le recensioni alla storia sono risultate del tutto positive, temevo il peggio.
Non sono mai ottimista, quindi.
E... Vi ho lasciato sulle spine con la fine di questo secondo capitolo.
Bisogna creare un po' di ansia nel lettore, almeno io sono di questo parere, altrimenti la storia inizia ad essere noiosa.
Ringrazio le persone che l'hanno già aggiunta alle preferite/ricordate/seguite.
Cioè, wow. E siamo solo al terzo capitolo, considerando anche il prologo.
Grazie!
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.
Sapete che commenti, inerenti alla storia o non, fanno sempre piacere.
Mi scuso per eventuali errori grammaticali e/o di battitura.
Se me li farete notare, li correggerò subito.
Ah, poi volevo svelarvi il volto della protagonista, o almeno come la immagino io.
Voi potete creare la Naomi che più vi piace fisicamente.
Per qualsiasi domanda, inerente all'attrice che io immagino nel ruolo di Naomi ( spero che voi la conosciate ), vi aspetto nei commenti.
La ragazza in piedi sul marciapiede dall'altra parte della strada.


 
  
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