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Autore: NastyHLLNZ    29/10/2014    2 recensioni
Cosa accadrebbe se un giorno fossimo chiamati dalla vita a dover riportare tutti i nostri ricordi a galla e a doverli affrontare di nuovo?
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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… Lo colpii all’altezza delle spalle a causa della mia statura non molto elevata. Quel maledetto cadde a terra persino sopra le cose che aveva in mano. Mi spostai tirando un sospiro di sollievo e accesi di nuovo la luce.

 

Capitolo 10

 

Appena spinsi l’interruttore ed accesi la luce mi misi le mani in testa e le passai tra i capelli. Soffia buttando furia tutta l’aria che avevo in corpo e cercai di calmarmi ma soprattutto di pensare a cosa avrei fatto con quello. E se si svegliava? Oddio che situazione! Sapevo che non dovevo rimanere a lavoro fino a tardi!

 

Mentre continuavo a fissarlo steso e immobile sul pavimento mi venne voglia di vederlo in faccia. Volevo sapere chi diavolo era quello stronzo che era entrato nell’azienda di mio padre e poi per cosa? Quali potevano essere le sue intenzioni?

 

Mi avvicinai cautamente sperando che non si svegliasse e lo presi per le spalle. Mi sforzai e lo girai a pancia in su.

 

< Oh mio dio! Che ho fatto? > dissi in preda al panico appena vidi in faccia quello che fino ad un momento prima credevo essere un ladro, un assassino, un rapinatore.

 

< LOUIS…..! > iniziai a gridare scuotendolo.

 

< Louis, ti prego svegliati! > dissi ancora schiaffeggiandolo lievemente nella speranza che ciò potesse funzionare meglio. E se lo avevo ucciso? Madonna mia, aiutami!

 

Dopo una mezz’ora buona che continuavo a chiamarlo e a scuoterlo, iniziò a girare la testa e aprì piano gli occhi.

 

< Grazie al cielo! Sei vivo! > esclamai abbracciandolo.

 

< Ma che è successo? > mi chiese poggiando le mani sul pavimento e reggendosi da solo.

 

A quel punto mi accorsi di essere abbracciata a lui troppo strettamente così mi staccai e imbarazzatissima gli raccontai cosa era successo.

 

< Hai tentato di uccidermi quindi? > chiese ridendo e passandosi una mano dietro la nuca dolorante.

 

< Basta con questa storia! Pensavo fossi un ladro o un maniaco… > mi giustificai alzandomi da terra. Lui rise ancora. Nonostante lo avessi quasi ucciso, rideva. Riusciva a prendere tutto in maniera positiva.

 

< Cosa ci facevi qui? > chiesi poi con aria investigativa.

 

< Ero passato da queste parti e avevo visto le luci così ho pensato di portarti la cena. > spiegò alzandosi con calma.

 

< Davvero? > chiesi avvicinandomi a lui e aiutandolo ad alzarsi < Aspetta, fai piano! >

 

< Quella doveva essere la nostra cena! > esclamò sorridendomi.

 

< Come va la testa? > chiesi sentendomi in colpa e mettendogli un braccio sotto la spalla affinchè non cadesse di nuovo.

 

< Bhè diciamo che pulsa e gira! > disse divertito.

 

< Perdonami, Louis! > mi scusai.

 

< Basta scusarsi. Ormai la botta l’ho presa! > scherzò.

 

< Non dirlo ancora o morirò per il senso di colpa! > borbottai.

 

< No, basta veramente. Avrei dovuto avvisarti in qualche modo della mia presenza! >

 

Piano si staccò da me ma ebbe un capogiro e si poggiò alla scrivania per non cadere. Con calma lo feci sedere e raccolsi da terra il sacchetto di carta con dentro due hamburger e patatine ormai diventati una sottiletta. Louis ci era caduto sopra di peso schicciandoli del tutto.

 

< Mi dispiace che tu abbia sprecato i soldi per la cena! > dissi gettandoli nella spazzatura.

 

< Dovresti preoccuparti per me, non per i panini! > scherzò.

 

< Hai mancanza di affetto? > chiesi ridendo.

 

< No, solo un forte mal di testa! Meglio se torno a casa! > esclamò alzandosi con cautela.

 

< Ce la fai? > dissi avvicinandomi di nuovo e mettendogli una mano sotto il braccio per aiutarlo.

 

< Non credo di poter guidare così! > sussurrò massaggiandosi la testa.

 

< Io sono a piedi, posso guidare io… > mi proposi marcendo per il senso di colpa.

 

< Se non hai intenzione di schiantarti contro qualche albero, va bene. > scherzò ancora Louis.

 

< Sono brava a guidare e poi basta ridere… per poco ti uccido e tu ridi! > sbuffai incredula e infastidita da quel suo atteggiamento così positivo nonostante ciò che era accaduto. Spensi il computer e ordinai la scrivania.

 

Solo dopo aver preso la borsa tornai accanto a Louis e prendendolo di nuovo sotto braccio, camminammo con calma fino all’ascensore. In men che non si dica eravamo fuori dall’edificio.

 

#Louis’ pov

 

Fortunatamente avevo parcheggiato la macchina proprio davanti all’entrata del palazzo. Eravamo arrivati tranquillamente nonostante la mia testa ancora non mi dicesse il vero.

 

< Dammi le chiavi, Louis! > disse Juliet allungando la mano. Io con calma misi la mano in tasca e mi staccai da lei che fino a quel momento mi aveva aiutato a sorreggermi.

Appena presi le chiavi, schiacciai il pulsante aprendo l’auto e avanzai per entrare dalla parte della guida ma venni subito ripreso dalla voce squillante di dulie.

 

< Tu non guidi! Dammi le chiavi… > disse sventolando le mani nella speranza di riuscire ad afferrarle.

 

Iniziai a giocare mettendo il braccio in alto e muovendolo per impedirle di raggiungere le chiavi. A causa della sua statura, più bassa della mia, non riusciva a prenderle. Tentò per un po’ poi si fermò mettendosi le mani sui fianchi e guardandomi malissimo.

 

< E va bene, guida tu ma tratta bene il mio gioiellino! > la pregai dandole le chiavi e la sentii sbuffare.

 

Entrai in silenzio e mi sedetti dalla parte del passeggero. Non feci in tempo ad allacciare la cinta che già Juliet aveva messo in moto ed era partita. La sua guida era calma e lei era concentrata sulla strada. I capelli scuri raccolti in una treccia sbarazzina che ricadeva sulla spalla sinistra.

 

Ero così fermo a guardarla che non mi ero accorto nemmeno che la strada non era quella per tornare a casa mia.

 

< Ma casa mia era dall’altra parte! > dissi confuso.

 

< Vieni da me! Devo farmi perdonare e poi ho la cena pronta! > rispose mantenendo lo sguardo fisso sulla strada. Notai che quando era concentrata su qualcosa si passava leggermente la lingua tra le labbra e poi le sfregava insieme.

 

Così intento ad osservarla non mi accorsi che l’auto aveva parcheggiato proprio dietro la sua nel vialetto di casa Anderson.

 

< Ei hai perso la parola? Ti senti bene? > mi chiese poggiando una mano sul mio ginocchio. Le sue sopracciglia erano un po’ aggrottate in segno di preoccupazione ma io feci un semplice sorriso.

Lei si allontanò con calma scendendo dall’auto e aggiungendo < Devi avere un trauma cranico, qualche ematoma… non sei mai così silenzioso! >.

 

Di nuovo rimasi in silenzio e scesi seguendola in casa. Era tutto ordinato e pulito. Doveva essere stata lei a tenere in ordine visto che i genitori erano partiti da circa sei giorni ormai.

 

< Cosa cucini di buono? > le chiesi dolcemente.

 

< Degli hamburger con insalata! Spero ti piacciano altrimenti non ho nulla da farti mangiare… > rispose sorridendo.

 

< Tranquilla, va benissimo hamburger e insalata! > esclamai cortesemente apprezzando tutto ciò che stava facendo per me. Non credevo fosse così premurosa. Delle volte guardandola, sembra una ragazza molto fredda.

 

< Posso aiutarti in qualcosa? > chiesi proponendomi per darle una mano.

 

< No…sei testone eh? Vai a sederti tranquillo sul divano, io qui ci metto un attimo! > rispose lei sbuffando dolcemente.

 

< Ok! > esclamai alzando le mani e sedendomi nella sala. La prima cosa che vidi fu il quadro che mi avevano detto di dipingerle per la festa di laurea. Ancora non lo aveva appeso, forse non aveva deciso dove oppure non le era piaciuto. La seconda ipotesi la scartai perché mi ricordai della sua reazione, del suo abbraccio, del suo “grazie” sussurrato. Non potei far altro che sorridere pensando a lei e ascoltando i piccoli rumori delle pentole provenire dalla cucina.

 

#Juliet’s pov

 

< Louis, è pronto! > esclamai dalla cucina poggiando i piatti a tavola. Dalla sala nessuna risposta, si sentiva solo il rumore della televisione.

 

< Louis… > dissi avviandomi verso il divano e chiamandolo ripetutamente. Vidi la testa un po’ piegata di lato, passai accanto al divano e mi misi proprio davanti a lui. Sorrisi e scossi la testa quando lo vidi addormentato con la bocca un po’ aperta e il telecomando tra le mani.

Per non svegliarlo lo lasciai nella posizione in cui era ma presi una coperta e gliela poggiai addosso.

Rimasi un po’ lì ferma a guardarlo poi, appena capii di essere una scema per quel comportamento, corsi di nuovo in cucina dove in silenzio mangiai la mia cena.

 

Il piatto di Louis lo coprii con della carta per non disperdere il calore anche se capii che non si sarebbe svegliato molto presto. Forse, nonostante dicesse di stare bene per rassicurarmi, il colpo alla testa era stato forte e lo aveva rintontito per bene.

 

Alle 22 passai di nuovo in sala e dormiva con un bambino così lo lasciai stare e salii in camera mia. La stanchezza era troppo forte che mi addormentai in un baleno.

 

 

 

 



Ciao ragazze,

credo di avervi fatto aspettare abbastanza,

 

Ecco qui il capitolo! Direi sinceramente… povero Louis! Una bella botta in testa no?

Che ne pensate di questo siparietto tra Juliet e Louis?

 

Vi confesso che mi dispiace molto non essere attiva come per la storia precedente. La verità è che questo anno scolastico è tosto.

Aggiorno oggi perché sono stata male e quindi ho passato due giorni a casa e mi sono potuta dedicare alla storia e a voi…

 

Vi mando un grosso bacio e spero di leggere presto le vostre recensioni!

 

NastyHLLNZ <3

  
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