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Autore: purplebowties    29/10/2014    3 recensioni
Una raccolta di one-shot sulla vita matrimoniale di Chuck e Blair.
[1] Purple Reign: Chuck avrebbe amato la sua sorpresa; Blair ne era assolutamente convinta.
[2] Entirely: Trattenne il fiato, ripensando al quando aveva visto quell’oggetto per la prima volta ed aveva riscoperto Blair nel suo fascino unico, in tutte le sue sfumature scure.
[3] Safety: Il senso di colpa che le pesava sul petto era molto più forte della sua solita inflessibile avversione ad ammettere di avere torto.
[4] All The Small Things: Le mancavano tutte quelle piccole cose che di solito faceva per dimostragli devozione.
[5] Triumph: Non voleva che qualcuno la guardasse come la stava guardando lui in quel momento, incapace di distogliere gli occhi dalla sua bellezza.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Autore: CryWilliams
Titolo: Entirely
Rating: Giallo
Timing: FutureFic
Personaggi: Chuck Bass, Blair Waldorf
Nominati o minori: Henry Bass
Paring: ChuckBlair
Introduzione: Trattenne il fiato, ripensando al quando aveva visto quell’oggetto per la prima volta ed aveva riscoperto Blair nel suo fascino unico, in tutte le sue sfumature scure.
Prompt: “You can see right through me; can’t you, Chuck? Into my core.”

 

Entirely: 

 

Quando Blair varcò la porta d’ingresso, lasciandoi l’aria ghiacciata di una serata di inizio Dicembre alle spalle, la casa era insolitamente silenziosa. Il repentino cambio di temperatura la fece tremare; Blair spazzò via i fiocchi di neve che erano caduti sul suo cappotto, prima di sistemarlì sull’appendiabiti ed attraversare l’ingresso. Si concesse dunque un sospiro frustrato.  Non c’era nessuno. 

Chuck era a Vienna da una settimana, a supervisionare gli ultimi lavori in corso nel suo nuovo hotel, e non sarebbe tornato prima dell’indomani. Nonostante fossero entrambi abituati a non vedersi per dei giorni a causa dei loro impegni lavorativi, a Blair non piaceva non averlo a casa. Henry diventava irritabile e lei non poteva fare a meno di sentirsi malinconica; sentire la sua mancanza la rendeva più stizzosa di quanto non fosse generalmente.

Normalmente Chuck avrebbe incaricato qualcuno che si occupasse di controllare che tutto procedesse correttamente, ma si era dedicato a questo progetto con più riguardo e più entusiasmo del solito. Durante gli ultimi cinque anni aveva lavorato per espandere le sue proprietà all’estero, aprendo una catena di hotel di lusso in Europa ed in Asia, ed il Palast Henrys era stato ideato per essere il “capolavoro” finale.  

 "Significa Il Palazzo Di Henry in Tedesco,” le aveva detto Chuck mostrandole il piano dei lavori, mesi prima, radioso di gioia e passione. “Sarà maestoso. Un giorno Henry saprà che tutto questo e stato fatto per lui,” aveva aggiunto e Blair si era sentita così interamente fiera e fortunata che aveva dovuto azzittirlo con un bacio, prima che lui fosse riuscito a commuoverla.

L’inaugurazione era prevista per la settimana di Natale e loro avrebbero passato le vacanze invernali lì. A Chuck ci era voluto un po’ per convincerla ad infrangere la sua tradizione di passare il Natale a New York (adorava organizzare la cena della Vigilia quasi quanto amava farlo per il Ringraziamento) ma, alla fine, Blair aveva ceduto, quando lui le aveva assicurato che avrebbe invitato tutta la famiglia - "Nostro figlio non si accontenterebbe mai di passare il Natale solo con noi due. Gli piacciono le tradizioni, proprio come sua madre,” aveva scherzato Chuck.

Sia Henry che il cane, dall’altro canto, erano da Nate per un pigiama party. Era una sorta di abitudine che Henry aveva preso durante gli ultimi mesi, una volta che aveva compiuto tre anni e si era finalmente liberato della paura di dormire lontano da casa (ma solo se Monkey era con lui perché, fin da quando Henry era nato, Monkey aveva dormito prima nella nursery e poi direttamente sul letto del bambino). Nate era entusiasta di passare del tempo con suo nipote ed Henry lo adorava, quindi Blair aveva accettato allegramente, fingendo di non sapere che Nate avrebbe lasciato che il bambino stesse sveglio fino a tardi a giocare con i videogiochi e che mangiasse gelato per cena (“Non posso dirti cosa abbiamo fatto, mamma. Zio Nate ha detto che è il nostro segreto.” Henry aveva riposto così alle sue domande,  dopo la prima volta che aveva passato la notte a casa di suo zio, costringendo Blair a roteare gli occhi e scuotere la testa).

Quindi, sapendo che sarebbe stata sola, Blair aveva invitato Serena per una serata tra donne. Era riuscita a non cedere all’isteria durante quell’estenuante giornata di lavoro all’atelier solo al pensiero che avrebbe avuto un po’ di tempo da passare con la sua migliore amica, mangiando macaroons e bevendo vino rosso tra un gossip e l’altro; ma Serena le aveva dato buca un’ora prima, blaterando su come Humphrey stesse attraversando qualche sorta di blocco dello scrittore e su come lei non potesse lasciarlo solo (“Sarà mio marito tra qualche mese, B! Devo esserci per lui”).

Blair le aveva attaccato il telefono in faccia, senza dare a Serena il tempo per scusarsi. Aveva dunque mandato un messaggio a Dorota, chiedendole di assicurarsi che la cena fosse stata pronta per quando lei sarebbe tornata, di congedare il resto dei domestici e di andare a casa a sua volta da Vanya ed i bambini. Era così piccata che sentiva il bisogno di passare del tempo completamente da sola

Blair lasciò cadere nervosamente le chiavi sul tavolino ad centro della stanza e controllò le lettere che Dorota aveva lasciato lì per lei. Erano tutti inviti a feste a cui lei e Chuck avrebbero dovuto partecipare durante quel mese. Un sorriso soddisfatto le increspò le labbra, quando il pensiero di dover fare una selezione le venne in mente, facendole temporaneamente dimenticare di quanto fosse arrabbiata con Serena.

Da quando si erano sposati, lei e Chuck calibravano le loro apparizioni pubbliche con estrema cura. Infatti, sebbene entrambi amassero avere una vita sociale ricca ed animata, si consideravano allo stesso tempo degli ospiti molto esclusivi; non tutti erano abbastanza meritevoli della presenza di Chuck e Blair Bass ai loro eventi.

Sentendosi più calma, Blair sospirò nuovamente e si fece strada verso le scale. Una volta raggiunto il primo piano notò immediatamente una luce bassa che illuminava sala da pranzo, le cui porte erano state lasciate aperte. Aggrottò le sopracciglia confusa, attraversando il salotto e fermandosi sulla soglia dell’altra stanza, dalla quale poteva vedere che quattro candelabri erano stati sistemati sul mobile di fianco all’entrata. Erano l’unica fonte di illuminazione nell’ambiente.

Blair entrò lentamente. Aveva appena cominciato a guardarsi intorno quando percepì la presa di due mani stringerle i fianchi. Trattenne il fiato, la gola chiusa per l’improvviso spavento, prima di riconoscere quel tocco deciso e familiare. Sorrise quando sentì il viso di lui affondare tra i suoi capelli e le labbra posarsi sull’incavo tra la sua spalla ed il collo.

“Mi hai quasi fatto venire un infarto, Chuck," sussurrò con il cuore che batteva ancora forte per lo stupore. “Saresti dovuto tornare domani.”

“Il diavolo mente, Blair,” le soffiò lui nell’orecchio, lasciando scivolare le mani fino alla vita.

Rapido, la fecee girare per poterla vedere in faccia. Una volta che gli occhi si posarono su Chuck, Blair sorrise nuovamente. Si prese un momento per studiarlo, soffermandosi sul ghigno soddisfatto che gli tagliava il viso e sugli occhi scuri, obliqui, che la fissavano con quella malcelata punta di lussuria e con il loro fascino. La prima volta che lo rivedeva dopo essere stata costretta a rinunciare alla sua presenza per dei giorni era sempre un’esperienza eccitante: lui non mancava mai di sembrarle più attraente del solito, come se la separazione avesse assottigliato la sua capacità di resistergli.  

“Dove eri nascosto?” gli chiese Blair, accarezzando il velluto rosso della giacca di Chuck. “Non ti ho visto quando sono entrata.”

“Nell’angolo,” rispose lui, indicando la sua sinistra con la testa. “Essendo mia moglie credevo che fossi una maestra a notare le cose nell’ombra," scherzò, stringendola di più per eliminare ogni distanza tra i loro corpi.

Solitamente Blair avrebbe trovato almeno dieci risposte appropriate a quell’affermazione – che era incredibilmente vera e profonda anche nella sua ironia, perchè Chuck era sempre una persona incredibilmente acuta – ma tutto quello che riusciva a fare in quell momento era fissare la forma delle sue labbra, la loro curva elegante ed altezzosa. Baciò suo marito di puro impeto, afferrandogli i capelli con una mano. Nel momento in cui le loro lingue si incontrarono lei fu scossa da un brivido; tutta la frustrazione che aveva accumulato durante la giornata sparì all’assaggio della sua bocca.

“Vedo che ti sono mancato,” le disse Chuck, quando lei si separò dalle sue labbra per riprendere fiato.

Blair piegò la testa di lato e raggiunse il collo di lui, sorridendo di piacere quando percepì Chuck strizzarle la vita con più forza, tutti i muscoli improvvisamente tesi. “Lascia che ti mostri quanto,” mormorò, seguendo la linea del suo collo con una serie di baci rapidi.

Se solo avesse potuto vederlo, si sarebbe resa conto che lui stava facendo di tutto per non cedere. Ma, dal momento che aveva gli occhi chiusi, Blair si sorprese quando Chuck mollò la presa attorno al suo corpo e fece un passo indietro, allontanandosi. Inizialmente lo guardò confusa; poi, notando che lui aveva cominciato a ghignare maliziosamente di fronte alla sua espressione delusa, gli lanciò uno sguardo offeso.

“Mi stai per caso respingendo, Bass?” gli chiese, la voce immediatamente più acuta. Osservandolo ridacchiare con soddisfazione di fronte a lei, Blair percepì la rabbia montarle nel petto. Come si permetteva? Era stato via per una settimana ed ora si stava divertendo a torturarla. Incrociò le braccia, increspando le sopracciglia con evidente fastidio.

“Non potrei mai,” le rispose lui, con il suo tono drammatico. Si avvicinò di nuovo, prendendole la mano e portandola fino alla bocca per baciarla.

Blair deglutì con fatica, sentendo che la rabbia si era sciolta rapidamente ed aveva lasciato il posto ad un’insostenibile voglia di averlo. Era un gioco, realizzò, quando lui le lasciò andare la mano e fece qualche passo verso il tavolo al centro della stanza; ed ora sapeva che non sarebbe stata capace di non arrendersi al modo in cui lui a stava facendo attendere, perché c’era sempre qualcosa di affasciante nei molti modi in cui era ancora capace di sorprenderla.

“Resisterti è sempre un’agonia e non mi sognerei mai di riuscirci dopo aver passato giorni senza averti," aggiunse Chuck.

Blair non riusciva più a distinguere il suo viso, perché la luce delle candele non era abbastanza forte da illuminarlo a sufficienza ora che lui si era
allontanato, ma poteva ancora sentire la sua voce bassa e calda. Tremò, trattenendo il respiro.  

“Ma c’è qualcosa che voglio che tu abbia prima,” disse infine lui, ritornando nel suo campo visivo. Aveva in mano una scatola di pelle nera ed un luccichio indefinibile negli occhi.

Chuck la prese per mano e la condusse vicino alle candele, dove la luce era più viva.

Blair rimase in piedi di fronte a lui, in attesa. “Spero che lì dentro ci sia qualcosa che giustifichi la tortura a cui mi stai condannando, Chuck,” si lamentò, ma lui non mancò di notare come la curiosità le avesse fatto vibrare la voce con esaltazione.   

Chuck fissò Blair, concentrandosi intensamente sui suoi occhi. Brillavano di così tante sfumature; non c’era solo il desiderio nel modo in cui le iridi color cioccolato restavano puntate su di lui; c’era anche un glorioso mescolarsi di vitalità, energia ed amore. Anche se era immobile, nulla in lei lo faceva pensare alla passività, non il modo in cui si mordeva il labbro e respirava pesantemente, le spalle che tremavano ogni volta che il petto le si alzava ed abbassava. Era una figura magnifica, piena di un mistero che lui sapeva di non avere ancora compreso fino infondo, qualcosa che aveva a che fare con il potere che lei aveva di farlo sentire contraddittoriamente debole e pieno di forza solo stando in piedi di fronte a lui.

Questa immagine di Blair, la sua complessità seduttiva, il modo in cui sembrava sempre risplendere di una sensualità ombrosa, era stata una delle molte cose che gli erano passate per la testa quando aveva visto il pezzo di gioielleria che teneva ancora nascosto nella scatola. Nonostante farle dei regali quando era in viaggio fosse un’abitudine di cui non riusciva – e non voleva – liberarsi (scegliere dei doni per Blair non era solo un modo per dimostrarle la sua devozione, ma anche una maniera per sentirsi come se lei fosse sempre con cui e per rendersi conto ogni volta di quanto profondamente la conoscesse), questa volta era stato diverso. Ricordandola, Chuck aveva sentito l’irrefrenabile desiderio di possederlo.

“Posso assicurarti che varrà ogni minuto di questa dolorosa attesa,” le promise.

Aprì il contenitore così che lei potesse finalmente vedere cosa c’era dentro.

 Appena lo sguardo di Blair cadde su gioiello, il respiro le si fermò in gola. La collana adagiata sulla seta borgogna che rivestiva l’interno della scatola era una delle cose più incredibili che avesse mai visto. Nonostante la catena fosse composta da una fila di brillanti lucenti, il pendente era un diamante nero di forma ovale, che sembrava brillare di una luce propria, più scura. 

Chuck sorrise quando la vide fissare la collana, consapevole di come gli occhi di sua moglie fossero stati immediatamente catturati da quella bellezza.

Ora il diamante nero rifletteva sia lei iridi di Blair che le fiamme fioche delle candele; un’unione di ombre e luci che lo stordì. Trattenne il fiato, ripensando al quando aveva visto quell’oggetto per la prima volta ed aveva riscoperto Blair nel suo fascino unico, in tutte le sue sfumature scure. Gliel’aveva ricordata in un modo così violento e vivido che tutto ciò a cui era riuscito a pensare da quel momento era stato poterlo vedere indossato da lei. 

“E’ bellissima," disse Blair in un sussurro, senza smettere di studiare la pietra. Poi, dopo qualche secondo di silenzio, riportò lo sguardo su di lui.

Incontrando nuovamente i suoi occhi, Chuck le accarezzò delicatamente un fianco con la mano che non stava reggendo la scatola e lei si girò di spalle, obbedendo al suo tocco, così che lui potesse prendere la collana e sistemarla intorno alla gola, allacciandola. Nell’attimo in cui percepì il diamante toccarle la pelle, adagiato con grazia sul suo petto, Blair sentì un brivido arrampicarsi sulla schiena. Lo raggiunse con le dita, sfiorandolo delicatamente.  
Come aveva fatto prima quando l’aveva sorpresa afferrandole i fianchi da dietro, Chuck premette il corpo contro la schiena di Blair, un braccio a cingerle la vita possessivamente e la mano libera che copriva quella di lei, proprio sopra alla pietra nera. Le accarezzò il dorso della mano con un dito, prima di farla voltare, così da poterla finalmente vedere con la collana indosso.

Quando ci fu riuscito, Chuck si sentì senza respiro. Il diamante, a contrasto con la pelle diafana che la scollatura del vestito che indossava lasciava visibile, donava a Blair l’esatta lucentezza che lui si era aspettato, qualcosa che gli ricordava della prima volta che l’aveva vista davvero, la notte in cui lei gli era esplosa tra le braccia, passionale e libera come lui non si era mai aspettato che potesse essere. Conservava ancora nella mente ogni ricordo del modo in cui lei gli si era donata per la prima volta, sapendo che non gli aveva affidato soltanto il suo corpo, ma che gli aveva mostrato soprattutto quella parte di se che aveva lottato per cancellare, per far finta che non esistesse. Blair lo aveva eletto come la persona dalla quale non si sarebbe nascosta, come l’unico che poteva vedere e capire ogni sfumatura della sua anima. Lo aveva scelto. Nessuno lo aveva mai fatto prima di lei.

“Appena l’ho vista ho capito che ti apparteneva,” le spiegò Chuck, cercando di tradurre in parole i suoi sentimenti. “Ed anche a me, perché tutto quello che sei è qualcosa a cui appartengo.”

“Perché un diamante nero, Chuck?” gli chiese Blair immediatamente, la voce un po’ spezzata dal trasporto emozionato che lui le leggeva negli occhi.

Chuck sorrise. “Perchè hai lasciao che io ti vedessi. Sono stato l’uomo a cui hai scelto di mostrarti nella tua interezza," le confessò, toccandole il mento ed intrappolandolo tra le dita. Lo alzò, così che i loro nasi potevano quasi sfiorarsi e le bocche restavano separate da meno di un centimetro. “Mi hai dato tutto di te, anche quell’oscurità di cui pensavi di doverti vergognare. Voglio che tu non la nasconda mai, Blair, perché ti rende unica. Ti rende mia.”

Una lacrima commossa rot
olò giù sulla guancia di Blair, mentre un sorriso felice le squarciava il viso. Chuck asciugò quella goccia con il pollice.

“Interamente tua," disse lei.

Chuck sentì la schiena di Blair curvarsi sotto il suo braccio e le gambe piegarsi sotto il suo peso quando si spinse in avanti per baciarla.  

Quella notte la possedette sul tavolo da pranzo, perché non riuscirono ad arrivare fino in camera da letto. Si liberarono dei vestiti in una questione di secondi, prima di cedere alla passione e godere del piacere a cui avevano dovuto rinunciare tutta la settimana. 

La collana rimase intorno al collo di Blair per tutto il tempo, solo per ricordargli in quanti modi lei gli appartenesse.  Era l’unico a poter vedere tutte le sfaccettature del diamante nero che Blair era: raro, prezioso e complicato. Chuck si sentiva ancora orgoglioso, sorpreso e grato per quel privilegio come la prima volta che l’aveva avuta.

 



La sala da ballo del Palast Henrys era gremita di persone. L’inaugurazione qualche giorno prima era stata un successo ed ora l’hotel ospitava un party per la Vigilia di Natale. Blair, insieme a Serena, che aveva finalmente accettato di lavorare come PR per la sua catena di alberghi (a Chuck c’erano voluti mesi per convincerla, perché a sua sorella non era mai piaciuto che qualcuno la aiutasse a capire cosa volesse fare della sua vita), aveva organizzato l’evento e fatto in modo che fosse assolutamente indimenticabile. Anche se non era a New York, circondato dalla sola compagnia della famiglia in casa sua, Chuck non avrebbe potuto essere più contento.Tutti i suoi cari erano lì. Dal punto in cui si trovava ora, in un angolo della stanza, poteva vederli tutti.

Jack stava ballando con Georgina al centro della sala, una mano pacificamente poggiata sul sedere di lei, anche se la musica era un walzer e quella mossa non era affatto appropriata. Lei ne sembrava particolarmente contenta, notò Chuck con un ghigno divertito. Nate stava parlando con Serena, la quale stava chiaramente solo facendo finta di ascoltare (continuava a controllare il telefono, probabilmente aspettando che Humphrey la chiamasse – e la facesse sentire in colpa per non essere a New York con lui, nonostante anche lui avesse ricevuto un invito e scelto di sua volontà di non venire, pensò Chuck con amarezza). Lily stava facendo girare Henry al  ritmo sostenuto della melodia. Suo figlio sembrava così gioioso nel completo che aveva fatto appositamente cucire per lui dal suo sarto (una copia esatta di quello che indossava Chuck, perchè Henry amava “assomigliare a papa”). C’era un albero di Natale ad aspettarlo nella loro suite al piano di sopra, circondato da così tanti regali che aveva perso il conto di quanti fossero stati comprati da lui e Blair e quanti fossero stati fatti recapitare dagli altri; e Chuck non vedeva l’ora di godersi l’espressione di Henry la mattina dopo, quando avrebbe visto tutti quei pacchetti colorati.

Sentì un calore nel petto quando infine i suoi occhi trovarono Blair. Lei stava ridendo a qualcosa che suo padre le aveva detto nell’orecchio. Anche se la stanza era piena di gente che parlava e la musica era sufficientemente alta, Chuck pensò di poter sentire il suono della sua risata, argentino e brillante. Aveva un vestito color oro e la collana con il diamante nero le cadeva perfettamente sulla scollatura.
 
Chuck sorrise ed abbassò lo sguardo. Fece scorrere la mano fino alla tasca interna della sua giacca viola scuro, fino a raggiungere la lettera che ci aveva messo dentro. Blair gliel’aveva data quella mattina insieme al suo regalo di Natale; un paio di gemelli di platino con due diamanti neri incastonati.

Ti do il regalo ora solo perché voglio che indossi qualsiasi cosa ci sia qui entro sta sera, Bass," gli aveva detto Blair, passandogli una scatola tutta ricoperta di carta da pacchi viola. “E voglio anche che tu legga questa, ma solta nto quando sarai da solo ed io non potrò vederti,” aveva aggiunto, mostrandogli la lettera.


Era il momento perfetto, pensò Chuck, riportando gli occhi su Blair che era stata avvicinata da Eleanor ed ora era impegnata in una conversazione con lei.Aprì la busta ed estrasse il foglio, prima di iniziare a leggere.

Caro Chuck,

Sto scrivendo questa lettera mentre voliamo verso Vienna. So che sei segretamente preoccupato per questa apertura e di passare il Natale lontani da casa, ma andrà tutto bene. Non ti ho mai visto fallire nel tuo lavoro ed il Natale sarà perfetto in ogni caso; come mi hai detto, finché siamo insieme e la nostra famiglia è con noi, non importa davvero dove siamo.

Non puoi vedermi scrivere perché stai cercando di fare addormentare Henry. Non sentirti un fallimento se non ci riesci, non è colpa tua; tu stai facendo del tuo meglio, ma sfortunatamente non sei Monkey e sai che non riesce a dormire senza il suo cane. Sei un bravo padre, Chuck. Per quanto semplice possa suonare – e probabilmente, Chuck, è giusto che sia semplice – , la cosa migliore che fai per lui è fare in modo che sappia sempre quanto lo ami. E’ ancora troppo piccolo per capire che grande uomo sei, ma un giorno ci riuscirà; conserverà tutti i ricordi che stai costruendo insieme a lui e saprà che tutto quello che fai è in funzione della sua felicità.


Sono andata a comprare il tuo regalo di Natale questa mattina, mentre pensavi che fossi occupata ad ordinare a Dorota cosa mettere in valigia (non ne ho bisogno, lo sa già). Non ci è voluto molto. Nel momento in cui l’ho visto, ho capito che era il dono perfetto per te. E Comprandolo, ho compreso fino in fondo cosa intendevi quando mi hai dato quella collana un paio di settimane fa (di nuovo, grazie, se potessi la indosserei ogni giorno).  

Sono una persona così fortunata, Chuck, e non solo perché tu hai amato tutto ciò che avevo da offrire, anche quello che pensavo fosse impossibile da amare, ma perché hai accettato quello che non riuscivo ad accettare di me stessa ed hai lottato duramente per fare in modo che finalmente lo facessi anche io. Adesso so, e lo so ormai da tanto tempo, che non mi avresti mai permesso di nascondere la mia parte di oscurità, perché mi ami come un intero.


Lo so, perché nemmeno io te lo lascerei fare. Ti amo troppo per non volere tutto di te, Chuck. Appartengo ad ogni parte di te in un modo così profondo ed incondizionato che avevo paura della forza del mio sentimento. Ora non mi spaventa più. So chi sono e so chi sei tu.

Tu, esattamente come ho fatto io con te, mi hai concesso di vederti. Anche se ne eri terrorizzato, hai trovato il coraggio di mostrarmi la parte più luminosa di te and io ho trovato la forza di accettare e di volere quella più buia. Le ho amate e le amo ancora entrambe. Le amo allo stesso modo. Non potrei mai rinunciare ad una per avere l’altra e non vorrei mai che tu lo facessi. Non te lo permetterei, perchè perdere una parte di te sarebbe come perdere una parte di quello che sono.

La nostra oscurità è un pezzo di quello che siamo stati, che siamo e che saremo. Ed è soprattuto una parte del nostro amore. E’ come un diamante nero; potrà anche brillare di una luce più scura, più profonda, ma brilla. E continuerà a farlo.


Buon Natale, Chuck. Ti amo. Amo ogni parte di te.

Interamente tua,
tua moglie


Blair.”

Una volta che ebbe finito Chuck alzò lo sguardo e realizzò che Blair era in piedi difronte a lui. Non sapeva da quanto tempo lo stesse guardando, perché aveva impiegato diversi minuti per leggere, dal momento in cui aveva dovuto fermarsi un paio di volte per asciugarsi gli occhi. Lei aveva sempre avuto il potere di farlo piangere – di gioia o di dolore.

“Sono riuscita a far comparire delle lacrime negli occhi del grande Chuck Bass?” Blair lo prese in giro, mettendogli le mani sulle spalle per fargli capire che voleva ballare.

Chuck ripiegò la lettera e la rimise nella tasca interna, dove sarebbe stata al sicuro. Nonostante avesse ancora gli occhi umidi, ghignò furbesco, cingendole la vita con un braccio. “Sta zitta e balla con me, Mrs. Bass," le disse, senza rispondere alla sua domanda.

Blair scosse la testa, ma lasciò che lui la guidasse al centro della stanza, dove la fece girare velocemente finchè lei non dovette aggrapparsi alla sua giacca per evitare di cadere, la testa che vorticava. Chuck sorrise, prima di baciarla.

Blair era sua. Interamente.

 

"Io sono una selva e una notte di alberi scuri, ma chi non ha paura delle mie tenebre troverà anche pendii di rose sotto i miei cipressi."
Friedrich Wilhelm Nietzsche, Così parlò Zarathustra

 


Note:

[1] La fanfiction è un contributo alla celebrazione del Limoversary.
[2] I diamanti neri sono rarissimi ed estremamente preziosi. Nella realtà Chuck probablimente non troverebbe un diamante di quelle proporzioni. Ma suvvia, chissenefrega.
[3] La fanfiction è stata scritta prima in inglese (da me). Questa è una traduzione. Qui l'originale. 

   
 
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