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Autore: Fyffolina    20/10/2008    2 recensioni
James chiuse gli occhi e lasciò che l'antica e potente magia degli animagus facesse effetto. Sentì la pelle mutare, le ossa allungarsi e piegarsi, trasformandolo in qualcosa di diverso, molto diverso da un essere umano. Sirus lo osservava assumere l'aspetto del cervo e quando sentenziò che James era bello come sempre, si sentì arrivare un colpo allo stomaco da uno zoccolo.
- Permaloso, dannatamente permaloso...- Mormorò e prese l'aspetto del cane nero, guaendo ancora per la botta violenta. Insieme si lanciarono correndo, nascosti dalle ombre della sera, in direzione del platano picchiatore.
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: I Malandrini
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si trovava in un immensa radura.
Il giovane James Potter camminava lungo una strada diritta, tra le mani stringeva una piccola coperta, odorava di confetto, di quell'odore buono e dolce che i bambini si portana sempre addosso. Non sapeva nemmeno da dove provenisse quell pezzo di stoffa celestina, sapeva solo di averla trovata e di aver sentito un fortissimo impulso a prenderla. Ai lati della strada sorgevano, maestose verso il cielo di pece, due alte mura. Sembrava quasi che dovessero perforare l' oscurità, stringendo in sé la poca luce che vi era in quel mondo.
James costretto a camminare in quello spazio ristretto, non poteva fare altro che proseguire.
In fondo cosa c'era dietro di lui? La via alle sue spalle sembrava non avere fine. Ogni tanto volgeva lo sguardo a quella stoffa mormida e calda, ma poi tornava a fissare l'orizzonte. Una sensazione gelida, un'ansia che attanagliava lo stomaco lo costringeva a guardare altrove.
All'improvviso una luce verde, accecante, fece risplendere ogni cosa. James d'istinto, si coprì il viso con le mani e la coperta cadde a terra.
Una sagoma scura in un universo di tenebra non è facilmente distinguibile, ma James la vide chiaramente, come illuminata da un potente riflettore, e non comprese chi potesse essere, non era ancora il tempo, non ancora...
Si svegliò di soprassalto, ma senza emettere alcun suono, persino la sua voce sembrava sparita insieme all'illusione del sogno. Respirava affannosamente, con il cuore impazzito, che gli faceva tremare il petto,in modo quasi doloroso.Tastò con la mano il cuscino, era zuppo di sudore. Gli occhi del ragazzo seguirono tutto il perimetro del dormitorio, spalancati e guardinghi, mentre le immagini del sogno tornavano piano e in modo confuso alla sua mente. Un sogno, o meglio un incubo, un incubo incomprensibile. Girò il cuscino e si ridistese, continuando però a tenere gli occhi aperti fissi, nell'oscurità in cui era immerso, dove l'unico rumore insieme ai respiri dei suoi compagni di stanza era quello del proprio cuore.
-Prongie...- La voce, calda e rassicurante di Sirius Black, lo destò per qualche istante dall'angoscia. Sentì curvarsi il materasso sulla destra.
- Prongie, è tutto ok?-
Avrebbe voluto dire, di si.
Invece rimase in silenzio, non aveva molta voglia di parlare.
- James? - Chiese - Stai ancora male?-
Male? Ah, già, è vero, lui aveva la febbre, se lo era dimenticato. Tastò la propria fronte con le mani gelide e sentì le tempie pulsare, ma non se ne preoccupò più di tanto.
- Sto bene. Va a dormire...-
Sirius rise, sommessamente, per non farsi udire dagli altri compagni di stanza.
- Non cercare di fare il duro con me...- Lo riprese con affetto, posando la mano sulla sua fronte. A quel tocco James rabbrividì appena. - Sei bollente.-
- E' colpa tua mi stai facendo innervosire... - Poi si fermò un istante, non era sicuro che "innervosire" fosse la parola giusta, in realtà era felice che Sirius si preoccupasse per lui, ma non voleva essere di peso per nessuno.
- Non parlare per dire sciocchezze o ti si alzerà la febbre... e poi scusa, lascia che ci rida sopra, il più grande cercatore del Grifondoro, che si ammala a causa di una semplice pioggerella primaverile... per le linguaccie dei Serpeverde oggi è stata una grande occasione, ne hanno dette di tutti i colori, ed è una fortuna che tu non li abbia potuti sentire, perché, sono certo, che ne sarebbe uscita di mezzo un rissa. -
- Sicuramente, e avrei vinto io. - Affermò con decisione James e Sirius non riuscì a trattenere un sorriso.
- Non lo metto in dubbio - Disse - Ma è meglio se resti a letto anche domani.-
- E perdermi i loro adorabili commenti? Non credo proprio, io domani mi alzo e...-
- E cosa?- Mormorò piano, avvicinando il viso a quello di James. - Cosa farai? Sei troppo debole...-
- Non è vero che sono debole!- James sentiva il respiro del compagno, e pronunciò quelle parole in un soffio di voce. Non era la prima volta che Sirius si comportava da stupido, ma perché doveva farsi così maledettamente vicino?
- Scusami...- Disse Sirius - Ora non è proprio leale da parte mia...-
- Che cosa?-
- Tentare di sedurti...-
- Non dire cazzate, i tuoi scherzi non sono per niente divertenti...- Ma sapeva bene che non era uno scherzo. Sirius era serio.
Con lentezza sollevò la coperta, intrufolandosi dentro a letto, al caldo. James lo vide avvicinarsi con una calma inverosimile, come faceva a restare così tranquillo? Lui era preso dalla voglia di scappare il più lontano possibile, ma sentiva che le gambe non avrebbero retto ad uno sforzo improvviso.
- Cosa credi di fare?- Mormorò nervosamente. - Non farti venire strane idee!-
Sirius non ascoltava una parola o almeno ignorava con grande maestria tutte le proteste del compagno.
- Posso toccarti?-
- Che?- Non era certo di aver capito. Il suo miglior amico era lì accanto a lui e gli stava chiedendo cose strane...
La mano di Sirius sfiorò i suoi capelli, era un contatto dolce e innocente ma James si sentì agitare da un qualcosa di strano e profondo. Raccogliendo molta della propria forza di volontà, allontanò da dosso quel lieve calore. Sirius lo guardava nell'oscurità della stanza con una vaga rassegnazione, ma James non poteva saperlo. Aveva chiuso gli occhi, per degli istanti lunghi come ore, aveva sentito unicamente il battito del proprio cuore, crescere costantemente. Ora aveva paura che potesse essere udito in tutto quel silenzio.
- Credo di aver esagerato...- Disse ad un tratto. James riaprì gli occhi e restò a fissare Sirius che ora sorrideva. - Hai ragione, i miei scherzi non sono per niente divertenti... dormi che sennò domani, non avrai la forza di mandare a tappeto nessuno.
James lo vide tornare al proprio letto e nella stanza ritornò la quiete, solo il suo cuore ancora non si decideva a calmarsi, anche se, nessuno ci avrebbe fatto più caso.

 

 

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Le acque del lago scintillavano nel sole tiepido di Aprile, come non avevano fatto da molti giorni. James sprofondato com'era nel letto e con le spesse tende davanti alla finestra di pietra, non poteva vedere nulla, sentì però i caldi raggi sfiorargli le guance, filtrando attraverso la stoffa rossa, e in quello stesso istante si svegliò.
Gli occhi gli bruciavano a causa della luce, ma si sentiva meglio rispetto alla sera precedente. Cercò con lo sguardo i propri compagni di stanza, ma il dormitorio era deserto e silenzioso e comprese che doveva essere molto tardi.
"Sirius deve aver avvertito i professori che stavo ancora male..." pensò, e per un qualche strano motivo che neanche lui, riusciva a spiegarsi, avvertì un piacevole calore in fondo al cuore. Tastò il punto dove la sera prima si era sdraiato Sirius, il materasso era freddo, eppure per un pò era stato scaldato dal corpo dell'amico e, ad un simile pensiero James si sentì infuocare le guance.
- Che schifo...- Mormorò scacciando dalla mente quel pensiero - Io non sono così...-
E invece, lo sapeva bene com'era e cosa pensava, ma non voleva ammetterlo. Essere diversi, gli faceva davvero così paura? Forse non meritava di appartenere al Grifondoro, non poteva essere legato ad una casa nota per il coraggio dimostrato dai suoi membri, se adesso il coraggio di cui aveva davvero bisogno si rifiutava di comparire.
Era concentrato su questo pensiero quando, la pesante porta di legno del dormitorio si mosse cigolando. Un ragazzo dai bei capelli ramati e dagli occhi dello stesso colore, apparve sulla soglia. Tutto preso dalla pila che teneva pericolosamente in bilico, appoggiata all'esile petto, si accorse della presenza di James sveglio, solo dopo averla appoggiata sul letto più vicino.
- Scusa- mormorò Remus Lupin - ti ho svegliato io? Come ti senti?
- Sto bene, ero sveglio già da un pò...-
James vide il proprio compagno rovistare nella tasca della divisa scolastica ed estrarne un involucro marroncino.
- Tieni - Disse porgendolo a James con un sorriso gentile - E' la medicina, la professoressa si è raccomandata che te la facessi prendere.-
James fece una smorfia, perché l'odore che giungeva dal pacchettino faceva davvero accapponare la pelle. - Devo proprio?-
- Hai già saltato due giorni di lezioni...- Lo rimproverò (ma senza fare una voce dura, così che non sembrava affatto un rimprovero, ma piuttosto un "beato te...").
James sorrise, ma ricacciò subito quel sorriso da dove era venuto perché, si accorse, che la faccia dell'amico aveva qualcosa di strano, era stranamente gonfia e un piccolo livido aveva preso a formarsi vicino all'occhio destro.
- Che hai fatto alla faccia?- Chiese, e Remus si coprì la guancia imbarazzato.
- Niente... io... sono caduto...- Mormorò tornando ad occuparsi dei libri, così che James non poteva fissarlo oltre. - E' stato un bel volo, sai? Davvero... Sirius e Peter non hanno fatto altro che ridere per tutta la mattina... ridi anche tu se vuoi.-
- Sei caduto...- Disse James sogghignando - ...e poi, sei anche atterrato di faccia, non è strano? Di certo un bello spettacolo, molto divertente, è un peccato che non ci fossi anch'io... ehi, - Aggiunse divenendo a un tratto serio - è la verità?-
- Naturale...- Mormorò Lupin, ma la voce si era fatta più sottile e James lo notò.
- Non è che sono stati di nuovo quelle carogne dei Serpeverde, non è vero? - Remus sussultò, ma non per questo James arrestò la sua sfuriata - Perché se è così, spero almeno che tu glieli abbia resi il doppio! - Poi aggiunse parlando a sé stesso - Lo sapevo che dovevo alzarmi questa mattina, visto che non c'ero io, se la sono presa con te! Ma Sirius cosa faceva mentre accadeva!? Lui lo sa?- Lupin scosse la testa, e James era pronto per un'altra serie di rimproveri, ma l'amico non glie ne lasciò il tempo.
- Non sono stati i Serpeverde.- Disse tranquillo voltandosi verso James, con un sorriso.
- Chi allora?-
- Te l'ho detto. Sono caduto.-
James sbuffò appena. Non valeva la pena di scaldarsi tanto, Remus non aveva nessuna intenzione di dirgli la verità e sapeva bene quanto poteva essere testardo. Solo si stupì che Sirius non se ne fosse accorto, in fondo erano stati insieme tutta la mattina.
- A proposito...- Disse - Questo te lo manda Sirius. Non chiedermi cos'è, non lo so. -
Gli porse un biglietto, che era stato piegato con cura e poi si sedette accanto a James. Quest'ultimo aveva assunto un colorito tendente al fucsia, e rigirava quel pezzetto di carta come se fosse ferro bollente. Remus sorrise, forse accorgendosi dell'imbarazzo dell'amico, disse - Vuoi che ti lasci solo?-
- Che?- Disse James riportato alla realtà da quella domanda - Ma che dici? Resta qui... solo mi sembra strano che lui scriva dei bigliettini... ecco, è insolito.-
- E' vero. - Ammise Remus - Deve essere importante.-
- E' da un pò che Paddy si comporta in modo strano... non lo pensi anche tu Remus?-
Remus sbuffò appena - No.-
James si stupì di quella risposta, data così, in modo tanto secco e diretto, ma preferì non indagare oltre.
- Dici? No, perchè... ieri mi ha chiesto una cosa... un pò...- James sapeva perfettamente di stare balebettando come un moccioso ad un interrogazione, e se ne vergognava abbastanza. Deglutì e aprì il biglietto trattenendo il fiato. Prima che potesse leggerne il contenuto però Remus si alzò e si diresse verso la porta.
- Dove vai?-
- Avverto i professori che stai meglio e che scendi per il pranzo. - Rispose tranquillo. - Prima però ricordati di prendere la medicina o sgrideranno me. -
James annuì e Remus uscì dalla stanza, decisamente in fretta.
Lasciato solo, James guardò il foglio di carta e finito di leggere le poche righe che vi erano scritte, sentì il cuore sobbalzargli nel petto.

  
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