Promettimi che non mangerai l'uovo", stridette aprendo gli
occhi, "Ti prometto che non mangerò l'uovo” ripeté il gatto
Zorba.
"Promettimi che ne avrai cura finché non sarà nato il
piccolo". "Prometto che avrò cura dell'uovo finché non
sarà nato il piccolo".
"Promettimi che gli insegnerai a
volare" stridette guardando fisso negli occhi il gatto.
Allora
Zorba, il gatto, si rese conto che quella sfortunata gabbiana non
solo delirava ma era completamente pazza.
"Prometto che gli
insegnerò a volare.
(Luis Sepùlveda)
Io
davvero non riesco a credere che questo individuo si sia permesso di
scrivere una nota simile ad Allie.
Mi tremano letteralmente le
mani, mentre la leggo, lei se ne accorge perché si affretta ad
aggiungere:
- Scusa zia, ti prometto che mi comporterò
meglio.
Sospiro, tutto può pensare tranne che sono arrabbiata con
lei.
- Cucciola, è quella testa di... corno del tuo nuovo
insegnante, è con lui che ce l'ho. Anzi, sai che ti dico? È un bene
che mi abbia chiesto di andare a parlargli, sono certa che quando la
tua super zia avrà finito con lui sarà molto meno arrogante.
Le
stropiccio i capelli e appallottolo la nota che va a finire dritta
dritta nel posto dove le spetta: il cestino.
Allie ridacchia per
l'allusione alla super zia e perché, dopo aver gettato la nota, mi
sposto i capelli dietro alla schiena con un cipiglio degno di wonder
woman. - E ora la merenda. - dico, mettendo sul tavolo la mela
coperta di zucchero che ho scaldato al microonde.
So benissimo
perché Allie non ha fatto il compito che le era stato assegnato,
sono inorridita al pensiero che quel demente l'abbia messa in
punizione. Diamine, eppure a scuola sanno la sua situazione, sanno
che Becca era una ricercatrice marina, e lui cosa fa? Le assegna un
compito sui delfini. Sui delfini, mi meraviglio che, già che c'era,
non le abbia chiesto un tema sulla madre morta.
E adesso arriva la
parte in cui mi sento in colpa: se Allie si fosse fidata di me, me ne
avrebbe parlato e le avrei scritto una giustificazione per il
compito. Un bip ripetuto del telefono mi segnala un promemoria, e
meno male: mi ero già dimenticata che oggi aveva la lezione di
danza. Controllo la sua sacca, domandandomi se tra un'ora avrà
digerito la mela o sarò responsabile di una congestione; poi prima
di andare a farmi una doccia scrivo un biglietto distaccato e secco
alla testa di cazzo (nella mia testa lo posso dire) del signor
Parker, invitandolo a comunicarmi giorno e ora del colloquio.
-
Sei carica? - chiede Pam, tenendomi la borsa mentre mi infilo la
giacca.
- Altroché! - Mi metto in posa da pugile e sferro qualche
colpo al mio invisibile bersaglio. - Questo incontro avrà un solo
vincitore, e stai pur certa che sarò io.
Mi sfila i capelli che
sono rimasti impigliati nel colletto,
- Lo spero bene, in fondo
come minimo me lo devi.
Prendo la borsa e corro
verso l'uscita del negozio, camminando all'indietro.
- Ti ho già
detto che sei un angelo per esserti offerta di sostituirmi?
Pam
sorride,
- È un piacere, specialmente perché nessuno può
permettersi di trattare così la nostra Allie. Lexie! - mi chiama,
quando sono già per strada e la porta si sta richiudendo alle mie
spalle. Mi corre dietro, appesantita dalla pancia ormai visibile, e
mi tira la giacca lungo la schiena, che evidentemente si era
impigliata nella tracolla. - Per l'amor del cielo, imparerai mai a
vestirti? - mi rimprovera, materna. - Fallo nero! - grida poi, quando
io già sto trotterellando giù per i gradini della metropolitana.
-
Porca... - non mi trattengo dall'esclamare, notando solo ora che
l'indice destro ha lo smalto scheggiato. Ignorando le occhiatacce che
ho attirato frugo nella borsa, sperando di avere la boccetta giusta:
ho pianificato ogni singolo dettaglio del mio incontro con il signor
Testa di Corno Parker (correvo il rischio di usare l'altro epiteto
davanti ad Allie, devo imparare a censurarmi anche i pensieri) e
avere lo smalto scheggiato intacca l'immagine seria e responsabile
che avevo previsto. Svito con attenzione il tappo e scarico un po' di
prodotto prima di avvicinarmi con circospezione al mio dito...
frenata della metropolitana. La pennellata è andata ben oltre l'unghia, avendo sbavato
non solo la pelle ma anche la borsa su cui mi ero appoggiata;
grugnisco e cerco di sistemare i danni con una salviettina
umidificata prima di accorgermi che era la mia fermata.
Non sono
in ritardo, per fortuna avevo calcolato un margine di imprevisti e
quindi arrivo davanti all'aula del signor Testa di Corno proprio
quando la porta si apre, lasciando uscire una di quelle mammine iper
perfette che mi rivolge un'occhiata quasi schifata.
Dall'aula
arriva una voce maschile,
- Un attimo solo, Miss Spencer, e sono
da lei.
Ma senti come parla questo... Sfido con lo sguardo la
mamma dell'anno a guardare altrove e mi controllo un'ultima volta.
Poteva andare peggio: le scarpe col tacco sono in ordine nonostante
la camminata di tre isolati, la borsa l'ho girata in modo che non si
veda la macchia color smalto antracite a edizione limitata e i
capelli, vedo dal riflesso del telefono, sono a posto. E per quanto
riguarda il dito smaltato mi sono allenata, camminando fin qui, a
tenere la mano chiusa a pugno.
La porta si apre ulteriormente,
-
Prego, Miss Spencer, entri pure.
Perfetto, mi ha beccata che mi
sistemavo la frangia. Faccio finta di niente e lo sorpasso con
nonchalance, entrando spavalda nell'aula.
- Signor Parker, lei non
ha il diritto...
Lui si accomoda alla cattedra, incurante che ho
iniziato il mio discorso e mi interrompe, facendomi segno di
sedermi.
- Miss Spencer, lei è la zia di Alanis, giusto? - dice
con un insopportabile tono pacato, che non fa altro che farmi
innervosire ancora di più.
Mi siedo, sfilandomi borsa e giacca, e
riprendo il mio monologo.
- Vedo che è stato informato, e a
maggior ragione mi chiedo come si sia permesso di mettere in
punizione mia nipote, dopo tutto quello che...
- Alanis non ha
fatto i compiti, Miss Specer. Non è la prima volta in base al
registro che mi ha lasciato Mrs Moore, quindi era prevedibile che ci
sarebbero state delle conseguenze.
Già lo considero una Testa di
Corno, se poi continua a interrompermi è sulla strada per diventare
un mio nemico giurato. Soprattutto dal momento che sta usando il tono
da insegnate con me, un'adulta.
- Gli ha dato un compito sui
delfini! Sua madre era una ricercatrice marina e Allie ha
praticamente vissuto al Bio Parco, per l'amor del cielo, possibile
che sia così cinico da non poter chiudere un occhio in questo
caso?
Lui sfoglia il registro, con la sua insopportabile calma.
-
Miss Spencer, le ho chiesto un colloquio perché ritengo che nei
confronti di sua nipote sia stata usata un indulgenza non
propedeutica, volevo parlarne con lei. Ora però credo di capire che
lei fa parte del problema.
Ora scatto, lo giuro, sono venuta qui
con il piede di guerra e questo insegnante represso e con manie di
grandezza non ha fatto che provocarmi.
Mi alzo in piedi,
-
Come si permette...
- Si sieda, la prego.
Sono sbalordita. Sono
così tanto agitata che il mio corpo ha reagito inconsciamente alla
sua richiesta, e se non fosse che farei la figura della stupida mi
alzerei di nuovo per dispetto.
- La smetta di interrompermi, gran
maleducato! - sbotto.
Lui fa un cenno di assenso.
- Ha ragione,
mi perdoni, continui pure. Ma le chiedo di darsi un contegno, Miss
Spencer: i suoi toni sono oltre la soglia della cortesia sin da
quando ha messo piede in questa aula.
Una volta ottenuto silenzio
mi sistemo la camicetta e riprendo, talmente sommessa che il mio è
quasi un sibilo:
- Come si permette, sapendo quello che è
successo a mia nipote, di giudicare il modo in cui la stiamo aiutando
a superarlo? Sa, la pedagogia moderna avrebbe grandi novità per lei,
non si tratta di indulgenza ma solo di non farle pesare il fatto che
sua madre è morta! Come si permette di dirmi che io sono un
problema? Lei non ne ha alcun diritto.
Mi guarda, aspettando che
io continui.
- Posso parlare, senza correre il rischio di
interromperla di nuovo, Miss Spencer? La madre di Alanis è morta
l'anno scorso, è corretto? - chiede, e continua senza aspettare una
mia risposta. - Mi sembra evidente che, se dopo un anno una bambina
di sette anni non è ancora riuscita a elaborare il lutto, non è da
ritenersi un buon risultato. Cosa dovrei fare, secondo lei: eliminare
le materie che in qualche modo possono ricordargliela dal programma?
E cosa mi dice del compito di matematica di settimana scorsa, forse
sua madre era un'esperta di addizioni?
Questo è troppo, balzo in
piedi nuovamente, per niente intenzionata a rimanere un minuto di
più:
- Lei è uno stronzo senza cuore!
Seguo lo sguardo del
signor Testa di Corno all'indice macchiato che sto puntando verso di
lui e richiudo veloce la mano a pugno.
- Sapevo che era giovane,
Miss Spencer, ma pensavo che fosse in grado di capire che qui non si
tratta di avere o meno un cuore, ma di come sta crescendo sua
nipote.
Il fumo mi esce letteralmente dalle orecchie mentre mi
infilo la giacca e la borsa,
- Non ne sa niente.
- Non le
interessa sapere che Alanis crescerà debole, se continuerà a
lasciarle passare qualsiasi cosa? Qui non si tratta di pedagogia
moderna o meno. - Mi insegue e blocca la porta, impedendomi di
precipitarmi fuori. - Le ripeto, sono convinto che l'indulgenza
esagerata che è stata usata con quella bambina non la sta aiutando
affatto. Ha bisogno di sapere che deve rispettare alcune regole,
anche se sua madre è morta, ha bisogno di poter affrontare alcuni
argomenti che se no rimarranno sempre un tabù.
- Ha finito? Bene,
questa è la sua convinzione; la mia è che lei sbaglia.
Tiro la
maniglia e faccio la mia uscita di scena sbattendo la porta alle mie
spalle.
Cretino di un pallone gonfiato.
Certo che ha torto,
non può venirmi a dire che sono troppo indulgente: io do delle
regole a Allie, e lei le segue. Solo non ne faccio una tragedia se
lei non vuole fare un compito che le spezza il cuore, e lui è un
mostro a non capirlo.
Mi precipito alla libreria per liberare Pam
il prima possibile e non appena la vedo aspettarmi speranzosa, in
attesa di un gran racconto, mi sento più che mai un fallimento.
-
Ehi, che succede? - Oltrepassa il banco della cassa e mi viene
incontro, io non riesco a fare altro che nascondermi la faccia con le
mani per non farle vedere il mio labbro che trema incontrollabile. -
Lexie, cos'è successo? - mi chiede sinceramente preoccupata, e non
riesco a più a trattenere le lacrime: sono uno schifo, ecco cosa
succede.
- È stato terribile, pensavo di metterlo a tappeto e
invece non sono riuscita a tenergli testa. - singhiozzo. - Io
continuavo ad agitarmi e lui sempre più calmo. E non sono... -
Premo la base del naso con due dita. - Non sono stata in grado di
difendere Allie.
Pam mi circonda con un abbraccio e io nascondo il
viso contro la sua spalla.
- Tu sei bravissima, è lui che è un
coglione. - dice, solidale, - E certi coglioni sembrano avere
sempre la meglio, ma sono certa che sei riuscita a dirgliene
quattro.
- No, Pam. - Mi tiro su e frugo nelle tasche cercando un
fazzoletto. - Tu non c'eri, è stato orribile: blaterava sul fatto
che sono troppo indulgente, che la sto crescendo male e le rovinerò
la vita!
Lei mi porge un pacchetto di kleenex,
- Non devi
permettere a nessuno di metterti in testa determinate cose, hai
capito? Sei una grande, Lexie, io non mi sarei mai aspettata che una
ragazza di soli ventun anni lasciasse l'università per prendersi
cura della nipote e se la cavasse così bene! Guardati: ce la stai
facendo!
Tiro un sospiro, che Pam abbia ragione o no, non posso
permettermi di abbattermi: mamma e papà è già tanto se riescono a
tenerla qualche fine settimana, dato che entrano ed escono
dall'ospedale per le dialisi e i vari controlli; il padre non è mai
esistito e così l'unica speranza per Allie sono sempre stata solo
io. E non ho il lusso di lasciarmi andare ed essere terrorizzata,
devo tenere duro.
Tiro su con il naso, asciugandomi gli occhi.
-
Scusa se ti ho tirato addosso la mia merda, Pam. - dico, controllando
di non avere sbavature di trucco.
- Ma stai scherzando? Se non ci
tiriamo addosso la nostra merda tra di noi con chi possiamo farlo? È
a questo che servono le amiche.
- Lexie adora Pammie. - dico, con
la vocetta stupida che ogni tanto uso con lei. - Ora fila via, prima
che decida di sfruttare la tua presenza per andare dal
parrucchiere.
- Non esageriamo, adesso. - Va nel retro a prendere
le sue cose. - Ci vediamo sabato sera da me, te lo ricordi, vero?
La
mia mascella tocca praticamente il bancone della cassa: l'avevo
completamente rimosso, mi stavo già preparando una serata a base di
gelato, birra e Sons of Anarchy.
- Ehm... - non so se sono pronta
a rinunciare all'unica serata in cui ho il controllo del
telecomando.
- Allie non va dai tuoi genitori questo week end?
Andiamo, Lexie, l'abbiamo programmata settimana scorsa: ci saranno il
collega di Paul e la sua adorabile ragazza,
e tu lo sai che gli ormoni della gravidanza mi rendono molto meno
paziente! E poi lui porta anche suo fratello, Paul ci rimarrebbe
malissimo se tu non venissi...
Inizio a fare uno più uno.
-
Aspetta un attimo, Paul mi ha organizzato un appuntamento al buio con
il fratello di Scott?
Pam sembra avere un'improvvisa fretta di
andarsene ora.
- So come la pensi e gli ho detto che è una
cazzata, te la vedrai con lui. Comunque ti è vietato darmi buca,
dopo oggi me lo devi.
- Ehi, le amiche non si rinfacciano i
favori! - dico, alla porta che si chiude alla sue spalle. Ottimo, ho
solo ventidue anni e già i miei amici mi trattano come una zitella
incallita solo perché ho ereditato una figlia; mi immagino i miei
coetanei cosa penseranno di me. Sollevo uno scatolone con i nuovi
arrivi, mesta: sono destinata a rimanere sola a vita.
Mi
sistemo la frangia nello specchio dell'ascensore: devo proprio andare
a farmi tagliare i capelli, sta diventando troppo lunga. Eppure
quello che dicono non è uno scherzo, quando ti occupi di un bambino
il tempo non è mai abbastanza: oggi, per esempio, Allie aveva una
festa di compleanno di una sua compagna, così stamattina siamo
uscite presto per andare a prendere un regalo, abbiamo praticamente
setacciato tutta la città in cerca di qualcosa che la principessina
Michelle avesse messo nella sua lista e quando l'abbiamo trovato
siamo dovute correre a casa a cambiarci per non arrivare in ritardo.
Prima di scoprire che metà classe non era ancora arrivata, così la
festa è durata più del previsto e io quasi non credevo di essere
stata tanto previdente per aver avuto l'intuizione di preparare il
bagaglio di Allie in anticipo: siamo salite in macchina e mi sono
scapicollata verso casa di mamma e papà, così addio
all'appuntamento dal parrucchiere che avevo programmato. Ho avuto
giusto il tempo di farmi una doccia prima di venire da Pam, senza
neanche una bottiglia di vino: per fortuna che non è il tipo da fare
caso a certe cose. Né farà caso al fatto che non sono esattamente
vestita per un appuntamento al buio: ovviamente non sono riuscita a
lavare in tempo il vestito che avevo scelto, che è rimasto nella
cesta dei panni sporchi troppo tempo per riuscire a utilizzarlo
comunque, e presa dalla fretta mi sono infilata un paio di jeans e la
prima maglietta che ho trovato, che per fortuna è di quelle
passabili.
- Non sono in ritardo, vero?
Il volto di Pam si
illumina quando mi vede.
- Hai trenta secondi netti di anticipo,
come tuo solito. - mi prende in giro, facendomi cenno di entrare
prima di scappare in cucina. - Chiudi la porta, stavo lavando
l'insalata.
- Wow, mangiare salutare! Ti serve una mano?
- Vai
in salotto e fatti servire da bere da Paul, io qui ho fatto.
Appendo
il cappotto nell'armadio a muro dell'ingresso, perfettamente a mio
agio, e mi stiracchio andando a cercare Paul.
- Lexie odia Paul. -
cantileno, entrando in soggiorno.
- Ehi, eccoti qui. - mi dice, -
Birra per te, giusto?
Mi blocco sulla porta: perché ho pensato di essere la prima arrivata? Scott mi fa un cenno di saluto con la
mano, dall'altra parte della stanza, e sul divano che divide il
soggiorno, rivolto verso la tv, c'è come-si-chiama che come al
solito ha un bastone su per il culo e di fianco a lei un paio di
spalle maschili, presumibilmente il fratello di Scott nonché il mio
appuntamento al buio.
Mi schiarisco la voce, con le guance roventi
per l'imbarazzo.
- Sì, grazie.
- Ah, - mi arriva la voce
annoiata di come-si-chiama. - è lei,
allora. Ma ha l'età per bere?
- Gaby, - la rimprovera Scott
mentre io prendo una generosa sorsata facendo finta di non aver
sentito, - certo che ha l'età per bere. Lexie, ti ricordi di
Gabrielle? E lui invece è mio fratello Will...
Ha qualcosa di
famigliare.
Nda Benvenuti nella mia nuova storia.
Un paio di preamboli necessari: sì, è un'altra commedia, niente di pretenzioso. Scriverla mi ha rilassata, e usare un protagonista che si discosta così tanto dal mio solito è stato nuovo e stimolante quanto difficile, a volte: ormai mi è facile e automatico far parlare e agire un "buzzurretto" passatemi il termine, giocare con un maestro elementare che ha come nota distintiva un'essenza molto british (nell'accezione quasi altezzosa) è un altro paio di maniche.
Secondo: ho un chitarrista che sprizza sesso da tutti i pori nella memoria del pc, o almeno è l'effetto che fa a me, e la sua storia è parzialmente finita (Sweet child o' mine); ho chiesto consiglio a un'amica che mi ha detto di seguire l'istinto e provare con questa invece, perché attualmente mi coinvolge di più. Perché? Ve l'ho detto, per me è qualcosa di nuovo.
Quindi posto, vediamo come va. Non ho pretese se non quella di arrivare alla fine, in maniera dignitosa possibilmente.
So che è difficile giudicare dal primo capitolo ma il secondo arriverà domani, a darvi un'idea più completa.