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Autore: Aura    31/10/2014    1 recensioni
“Aspetta un attimo, i bravi ragazzi non baciano così!”
“Fanno anche di più, cazzo”
(cit. Il diario di Bridget Jones)
Lexie ha solo ventidue anni, eppure ha ereditato una figlia. Ha chiuso le ambizioni di carriera e la sua giovinezza dentro a un cassetto, la sua vita gira intorno alla piccola Alanis: fa la commessa in una libreria e il suo momento di trasgressione settimanale è quando può avere il controllo del telecomando e gustarsi Dirty Dancing fantasticando su Johnny, il primo di una lunga lista di bad boy che le hanno rubato il cuore. Il suo nemico giurato? L'altezzoso maestro di Alanis, tale William Parker ribattezzato Testa di Corno, la classica persona che guarda tutti dall'alto in basso e che vuole sempre aver ragione, anche sull'educazione di sua nipote. O no? Comunque Lexie lo trova ridicolo e insopportabile, fuori moda ed esasperante nella sua ostinazione a volerla chiamare Miss Spencer, quasi per tenere le distanze da lei. O no?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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sconvolta


Promettimi che non mangerai l'uovo", stridette aprendo gli occhi, "Ti prometto che non mangerò l'uovo” ripeté il gatto Zorba. 
"Promettimi che ne avrai cura finché non sarà nato il piccolo". "Prometto che avrò cura dell'uovo finché non sarà nato il piccolo".
"Promettimi che gli insegnerai a volare" stridette guardando fisso negli occhi il gatto.
Allora Zorba, il gatto, si rese conto che quella sfortunata gabbiana non solo delirava ma era completamente pazza.
"Prometto che gli insegnerò a volare.
(Luis Sepùlveda)







Io davvero non riesco a credere che questo individuo si sia permesso di scrivere una nota simile ad Allie.
Mi tremano letteralmente le mani, mentre la leggo, lei se ne accorge perché si affretta ad aggiungere:
- Scusa zia, ti prometto che mi comporterò meglio.
Sospiro, tutto può pensare tranne che sono arrabbiata con lei.
- Cucciola, è quella testa di... corno del tuo nuovo insegnante, è con lui che ce l'ho. Anzi, sai che ti dico? È un bene che mi abbia chiesto di andare a parlargli, sono certa che quando la tua super zia avrà finito con lui sarà molto meno arrogante.
Le stropiccio i capelli e appallottolo la nota che va a finire dritta dritta nel posto dove le spetta: il cestino.
Allie ridacchia per l'allusione alla super zia e perché, dopo aver gettato la nota, mi sposto i capelli dietro alla schiena con un cipiglio degno di wonder woman. - E ora la merenda. - dico, mettendo sul tavolo la mela coperta di zucchero che ho scaldato al microonde.
So benissimo perché Allie non ha fatto il compito che le era stato assegnato, sono inorridita al pensiero che quel demente l'abbia messa in punizione. Diamine, eppure a scuola sanno la sua situazione, sanno che Becca era una ricercatrice marina, e lui cosa fa? Le assegna un compito sui delfini. Sui delfini, mi meraviglio che, già che c'era, non le abbia chiesto un tema sulla madre morta.
E adesso arriva la parte in cui mi sento in colpa: se Allie si fosse fidata di me, me ne avrebbe parlato e le avrei scritto una giustificazione per il compito. Un bip ripetuto del telefono mi segnala un promemoria, e meno male: mi ero già dimenticata che oggi aveva la lezione di danza. Controllo la sua sacca, domandandomi se tra un'ora avrà digerito la mela o sarò responsabile di una congestione; poi prima di andare a farmi una doccia scrivo un biglietto distaccato e secco alla testa di cazzo (nella mia testa lo posso dire) del signor Parker, invitandolo a comunicarmi giorno e ora del colloquio.

- Sei carica? - chiede Pam, tenendomi la borsa mentre mi infilo la giacca.
- Altroché! - Mi metto in posa da pugile e sferro qualche colpo al mio invisibile bersaglio. - Questo incontro avrà un solo vincitore, e stai pur certa che sarò io.
Mi sfila i capelli che sono rimasti impigliati nel colletto,
- Lo spero bene, in fondo come minimo me lo devi.
Prendo la borsa e corro verso l'uscita del negozio, camminando all'indietro.
- Ti ho già detto che sei un angelo per esserti offerta di sostituirmi?
Pam sorride,
- È un piacere, specialmente perché nessuno può permettersi di trattare così la nostra Allie. Lexie! - mi chiama, quando sono già per strada e la porta si sta richiudendo alle mie spalle. Mi corre dietro, appesantita dalla pancia ormai visibile, e mi tira la giacca lungo la schiena, che evidentemente si era impigliata nella tracolla. - Per l'amor del cielo, imparerai mai a vestirti? - mi rimprovera, materna. - Fallo nero! - grida poi, quando io già sto trotterellando giù per i gradini della metropolitana.

- Porca... - non mi trattengo dall'esclamare, notando solo ora che l'indice destro ha lo smalto scheggiato. Ignorando le occhiatacce che ho attirato frugo nella borsa, sperando di avere la boccetta giusta: ho pianificato ogni singolo dettaglio del mio incontro con il signor Testa di Corno Parker (correvo il rischio di usare l'altro epiteto davanti ad Allie, devo imparare a censurarmi anche i pensieri) e avere lo smalto scheggiato intacca l'immagine seria e responsabile che avevo previsto. Svito con attenzione il tappo e scarico un po' di prodotto prima di avvicinarmi con circospezione al mio dito... frenata della metropolitana. La pennellata è andata ben oltre l'unghia, avendo sbavato non solo la pelle ma anche la borsa su cui mi ero appoggiata; grugnisco e cerco di sistemare i danni con una salviettina umidificata prima di accorgermi che era la mia fermata.
Non sono in ritardo, per fortuna avevo calcolato un margine di imprevisti e quindi arrivo davanti all'aula del signor Testa di Corno proprio quando la porta si apre, lasciando uscire una di quelle mammine iper perfette che mi rivolge un'occhiata quasi schifata.
Dall'aula arriva una voce maschile,
- Un attimo solo, Miss Spencer, e sono da lei.
Ma senti come parla questo... Sfido con lo sguardo la mamma dell'anno a guardare altrove e mi controllo un'ultima volta. Poteva andare peggio: le scarpe col tacco sono in ordine nonostante la camminata di tre isolati, la borsa l'ho girata in modo che non si veda la macchia color smalto antracite a edizione limitata e i capelli, vedo dal riflesso del telefono, sono a posto. E per quanto riguarda il dito smaltato mi sono allenata, camminando fin qui, a tenere la mano chiusa a pugno.
La porta si apre ulteriormente,
- Prego, Miss Spencer, entri pure.
Perfetto, mi ha beccata che mi sistemavo la frangia. Faccio finta di niente e lo sorpasso con nonchalance, entrando spavalda nell'aula.
- Signor Parker, lei non ha il diritto...
Lui si accomoda alla cattedra, incurante che ho iniziato il mio discorso e mi interrompe, facendomi segno di sedermi.
- Miss Spencer, lei è la zia di Alanis, giusto? - dice con un insopportabile tono pacato, che non fa altro che farmi innervosire ancora di più.
Mi siedo, sfilandomi borsa e giacca, e riprendo il mio monologo.
- Vedo che è stato informato, e a maggior ragione mi chiedo come si sia permesso di mettere in punizione mia nipote, dopo tutto quello che...
- Alanis non ha fatto i compiti, Miss Specer. Non è la prima volta in base al registro che mi ha lasciato Mrs Moore, quindi era prevedibile che ci sarebbero state delle conseguenze.
Già lo considero una Testa di Corno, se poi continua a interrompermi è sulla strada per diventare un mio nemico giurato. Soprattutto dal momento che sta usando il tono da insegnate con me, un'adulta.
- Gli ha dato un compito sui delfini! Sua madre era una ricercatrice marina e Allie ha praticamente vissuto al Bio Parco, per l'amor del cielo, possibile che sia così cinico da non poter chiudere un occhio in questo caso?
Lui sfoglia il registro, con la sua insopportabile calma.
- Miss Spencer, le ho chiesto un colloquio perché ritengo che nei confronti di sua nipote sia stata usata un indulgenza non propedeutica, volevo parlarne con lei. Ora però credo di capire che lei fa parte del problema.
Ora scatto, lo giuro, sono venuta qui con il piede di guerra e questo insegnante represso e con manie di grandezza non ha fatto che provocarmi.
Mi alzo in piedi,
- Come si permette...
- Si sieda, la prego.
Sono sbalordita. Sono così tanto agitata che il mio corpo ha reagito inconsciamente alla sua richiesta, e se non fosse che farei la figura della stupida mi alzerei di nuovo per dispetto.
- La smetta di interrompermi, gran maleducato! - sbotto.
Lui fa un cenno di assenso.
- Ha ragione, mi perdoni, continui pure. Ma le chiedo di darsi un contegno, Miss Spencer: i suoi toni sono oltre la soglia della cortesia sin da quando ha messo piede in questa aula.
Una volta ottenuto silenzio mi sistemo la camicetta e riprendo, talmente sommessa che il mio è quasi un sibilo:
- Come si permette, sapendo quello che è successo a mia nipote, di giudicare il modo in cui la stiamo aiutando a superarlo? Sa, la pedagogia moderna avrebbe grandi novità per lei, non si tratta di indulgenza ma solo di non farle pesare il fatto che sua madre è morta! Come si permette di dirmi che io sono un problema? Lei non ne ha alcun diritto.
Mi guarda, aspettando che io continui.
- Posso parlare, senza correre il rischio di interromperla di nuovo, Miss Spencer? La madre di Alanis è morta l'anno scorso, è corretto? - chiede, e continua senza aspettare una mia risposta. - Mi sembra evidente che, se dopo un anno una bambina di sette anni non è ancora riuscita a elaborare il lutto, non è da ritenersi un buon risultato. Cosa dovrei fare, secondo lei: eliminare le materie che in qualche modo possono ricordargliela dal programma? E cosa mi dice del compito di matematica di settimana scorsa, forse sua madre era un'esperta di addizioni?
Questo è troppo, balzo in piedi nuovamente, per niente intenzionata a rimanere un minuto di più:
- Lei è uno stronzo senza cuore!
Seguo lo sguardo del signor Testa di Corno all'indice macchiato che sto puntando verso di lui e richiudo veloce la mano a pugno.
- Sapevo che era giovane, Miss Spencer, ma pensavo che fosse in grado di capire che qui non si tratta di avere o meno un cuore, ma di come sta crescendo sua nipote.
Il fumo mi esce letteralmente dalle orecchie mentre mi infilo la giacca e la borsa,
- Non ne sa niente.
- Non le interessa sapere che Alanis crescerà debole, se continuerà a lasciarle passare qualsiasi cosa? Qui non si tratta di pedagogia moderna o meno. - Mi insegue e blocca la porta, impedendomi di precipitarmi fuori. - Le ripeto, sono convinto che l'indulgenza esagerata che è stata usata con quella bambina non la sta aiutando affatto. Ha bisogno di sapere che deve rispettare alcune regole, anche se sua madre è morta, ha bisogno di poter affrontare alcuni argomenti che se no rimarranno sempre un tabù.
- Ha finito? Bene, questa è la sua convinzione; la mia è che lei sbaglia.
Tiro la maniglia e faccio la mia uscita di scena sbattendo la porta alle mie spalle.
Cretino di un pallone gonfiato.

Certo che ha torto, non può venirmi a dire che sono troppo indulgente: io do delle regole a Allie, e lei le segue. Solo non ne faccio una tragedia se lei non vuole fare un compito che le spezza il cuore, e lui è un mostro a non capirlo.
Mi precipito alla libreria per liberare Pam il prima possibile e non appena la vedo aspettarmi speranzosa, in attesa di un gran racconto, mi sento più che mai un fallimento.
- Ehi, che succede? - Oltrepassa il banco della cassa e mi viene incontro, io non riesco a fare altro che nascondermi la faccia con le mani per non farle vedere il mio labbro che trema incontrollabile. - Lexie, cos'è successo? - mi chiede sinceramente preoccupata, e non riesco a più a trattenere le lacrime: sono uno schifo, ecco cosa succede.
- È stato terribile, pensavo di metterlo a tappeto e invece non sono riuscita a tenergli testa. - singhiozzo. - Io continuavo ad agitarmi e lui sempre più calmo. E non sono... - Premo la base del naso con due dita. - Non sono stata in grado di difendere Allie.
Pam mi circonda con un abbraccio e io nascondo il viso contro la sua spalla.
- Tu sei bravissima, è lui che è un coglione. - dice, solidale, - E certi coglioni sembrano avere sempre la meglio, ma sono certa che sei riuscita a dirgliene quattro.
- No, Pam. - Mi tiro su e frugo nelle tasche cercando un fazzoletto. - Tu non c'eri, è stato orribile: blaterava sul fatto che sono troppo indulgente, che la sto crescendo male e le rovinerò la vita!
Lei mi porge un pacchetto di kleenex,
- Non devi permettere a nessuno di metterti in testa determinate cose, hai capito? Sei una grande, Lexie, io non mi sarei mai aspettata che una ragazza di soli ventun anni lasciasse l'università per prendersi cura della nipote e se la cavasse così bene! Guardati: ce la stai facendo!
Tiro un sospiro, che Pam abbia ragione o no, non posso permettermi di abbattermi: mamma e papà è già tanto se riescono a tenerla qualche fine settimana, dato che entrano ed escono dall'ospedale per le dialisi e i vari controlli; il padre non è mai esistito e così l'unica speranza per Allie sono sempre stata solo io. E non ho il lusso di lasciarmi andare ed essere terrorizzata, devo tenere duro.
Tiro su con il naso, asciugandomi gli occhi.
- Scusa se ti ho tirato addosso la mia merda, Pam. - dico, controllando di non avere sbavature di trucco.
- Ma stai scherzando? Se non ci tiriamo addosso la nostra merda tra di noi con chi possiamo farlo? È a questo che servono le amiche.
- Lexie adora Pammie. - dico, con la vocetta stupida che ogni tanto uso con lei. - Ora fila via, prima che decida di sfruttare la tua presenza per andare dal parrucchiere.
- Non esageriamo, adesso. - Va nel retro a prendere le sue cose. - Ci vediamo sabato sera da me, te lo ricordi, vero?
La mia mascella tocca praticamente il bancone della cassa: l'avevo completamente rimosso, mi stavo già preparando una serata a base di gelato, birra e Sons of Anarchy.
- Ehm... - non so se sono pronta a rinunciare all'unica serata in cui ho il controllo del telecomando.
- Allie non va dai tuoi genitori questo week end? Andiamo, Lexie, l'abbiamo programmata settimana scorsa: ci saranno il collega di Paul e la sua
adorabile ragazza, e tu lo sai che gli ormoni della gravidanza mi rendono molto meno paziente! E poi lui porta anche suo fratello, Paul ci rimarrebbe malissimo se tu non venissi...
Inizio a fare uno più uno.
- Aspetta un attimo, Paul mi ha organizzato un appuntamento al buio con il fratello di Scott?
Pam sembra avere un'improvvisa fretta di andarsene ora.
- So come la pensi e gli ho detto che è una cazzata, te la vedrai con lui. Comunque ti è vietato darmi buca, dopo oggi me lo devi.
- Ehi, le amiche non si rinfacciano i favori! - dico, alla porta che si chiude alla sue spalle. Ottimo, ho solo ventidue anni e già i miei amici mi trattano come una zitella incallita solo perché ho ereditato una figlia; mi immagino i miei coetanei cosa penseranno di me. Sollevo uno scatolone con i nuovi arrivi, mesta: sono destinata a rimanere sola a vita.

Mi sistemo la frangia nello specchio dell'ascensore: devo proprio andare a farmi tagliare i capelli, sta diventando troppo lunga. Eppure quello che dicono non è uno scherzo, quando ti occupi di un bambino il tempo non è mai abbastanza: oggi, per esempio, Allie aveva una festa di compleanno di una sua compagna, così stamattina siamo uscite presto per andare a prendere un regalo, abbiamo praticamente setacciato tutta la città in cerca di qualcosa che la principessina Michelle avesse messo nella sua lista e quando l'abbiamo trovato siamo dovute correre a casa a cambiarci per non arrivare in ritardo. Prima di scoprire che metà classe non era ancora arrivata, così la festa è durata più del previsto e io quasi non credevo di essere stata tanto previdente per aver avuto l'intuizione di preparare il bagaglio di Allie in anticipo: siamo salite in macchina e mi sono scapicollata verso casa di mamma e papà, così addio all'appuntamento dal parrucchiere che avevo programmato. Ho avuto giusto il tempo di farmi una doccia prima di venire da Pam, senza neanche una bottiglia di vino: per fortuna che non è il tipo da fare caso a certe cose. Né farà caso al fatto che non sono esattamente vestita per un appuntamento al buio: ovviamente non sono riuscita a lavare in tempo il vestito che avevo scelto, che è rimasto nella cesta dei panni sporchi troppo tempo per riuscire a utilizzarlo comunque, e presa dalla fretta mi sono infilata un paio di jeans e la prima maglietta che ho trovato, che per fortuna è di quelle passabili.
- Non sono in ritardo, vero?
Il volto di Pam si illumina quando mi vede.
- Hai trenta secondi netti di anticipo, come tuo solito. - mi prende in giro, facendomi cenno di entrare prima di scappare in cucina. - Chiudi la porta, stavo lavando l'insalata.
- Wow, mangiare salutare! Ti serve una mano?
- Vai in salotto e fatti servire da bere da Paul, io qui ho fatto.
Appendo il cappotto nell'armadio a muro dell'ingresso, perfettamente a mio agio, e mi stiracchio andando a cercare Paul.
- Lexie odia Paul. - cantileno, entrando in soggiorno.
- Ehi, eccoti qui. - mi dice, - Birra per te, giusto?
Mi blocco sulla porta: perché ho pensato di essere la prima arrivata? Scott mi fa un cenno di saluto con la mano, dall'altra parte della stanza, e sul divano che divide il soggiorno, rivolto verso la tv, c'è come-si-chiama che come al solito ha un bastone su per il culo e di fianco a lei un paio di spalle maschili, presumibilmente il fratello di Scott nonché il mio appuntamento al buio.
Mi schiarisco la voce, con le guance roventi per l'imbarazzo.
- Sì, grazie.
- Ah, - mi arriva la voce annoiata di come-si-chiama. - è
lei, allora. Ma ha l'età per bere?
- Gaby, - la rimprovera Scott mentre io prendo una generosa sorsata facendo finta di non aver sentito, - certo che ha l'età per bere. Lexie, ti ricordi di Gabrielle? E lui invece è mio fratello Will...
Ha qualcosa di famigliare.







Nda Benvenuti nella mia nuova storia.
Un paio di preamboli necessari: sì, è un'altra commedia, niente di pretenzioso. Scriverla mi ha rilassata, e usare un protagonista che si discosta così tanto dal mio solito è stato nuovo e stimolante quanto difficile, a volte: ormai mi è facile e automatico far parlare e agire un "buzzurretto" passatemi il termine, giocare con un maestro elementare che ha come nota distintiva un'essenza molto british (nell'accezione quasi altezzosa) è un altro paio di maniche. 
Secondo: ho un chitarrista che sprizza sesso da tutti i pori nella memoria del pc, o almeno è l'effetto che fa a me, e la sua storia è parzialmente finita (Sweet child o' mine); ho chiesto consiglio a un'amica che mi ha detto di seguire l'istinto e provare con questa invece, perché attualmente mi coinvolge di più. Perché? Ve l'ho detto, per me è qualcosa di nuovo.
Quindi posto, vediamo come va. Non ho pretese se non quella di arrivare alla fine, in maniera dignitosa possibilmente. 
So che è difficile giudicare dal primo capitolo ma il secondo arriverà domani, a darvi un'idea più completa.
   
 
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