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Autore: la luna nera    31/10/2014    4 recensioni
E' trascorso quasi un anno dal ritorno definitivo di Edward Harringhton nella nostra epoca e tutto fra lui e Daisy va per il meglio. Ma all'orizzonte si stanno addensando le nubi minacciose di un temporale. Che non è come tutti gli altri....
Cosa potrebbe accadere se qualcuno nel passato avesse bisogno di lui? Per caso c'è chi lo sta chiamando perché torni indietro nel tempo? E Daisy se ne starà con le mani in mano o farà di tutto per tenerlo accanto a sé?
Genere: Mistero, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Voi! Voi, lurido bastardo che non siete altro! Voi avete rovinato mia sorella e la mia famiglia!” Sebastian si scagliò con violenza su Edward, afferrandolo per il collo e sbattendolo a terra.
I due padri si lanciarono su di loro per dividerli, Sebastian non mollava la presa e Edward faceva fatica a liberarsi nonostante gli sforzi. Tutte le donne presenti si alzarono spaventate dalla scena disdicevole davanti ai loro occhi, Anne e la figlia Henriette erano disgustate, Daisy non sapeva se scoppiare in lacrime o gettarsi nella mischia e prendere a calci Sebastian, Rosemary corse ad abbracciare la nonna che, vista l’età e la salute non proprio ottima, poteva risentirne.  Non fu facile separare i due ragazzi e gli sforzi per tenerli buoni tentando di riportare ordine nel salone diedero finalmente il loro frutto.
“Allora sarei io la causa della rovina di vostra sorella?! Chi ha spifferato quelle cose a lord Reginald mandando a monte le nozze?! Io o lei?!” Edward era furioso.
“Cosa volete insinuare?” Sebastian era trattenuto a fatica dal padre. “Voi l’avete oltraggiata a quel modo, bastardo!”
“Bastardo sarete voi!” Edward fu bloccato dal genitore mentre stava per colpire in faccia l’avversario con un pugno.
“Adesso basta!” Lord Gilbert lanciò un urlo esasperato. “E’ inutile piangersi addosso ed infuriarsi così! Il matrimonio è saltato e ne dobbiamo prendere atto.” Finalmente i due si ricomposero, ma continuavano a guardarsi in cagnesco ansimando per la lotta sostenuta.
“Ben detto milord.” Intervenne Louise. “Un matrimonio è saltato e ce n’è un altro da organizzare.”
“Non credete di aver preso una decisione troppo affrettata?” Intervenne la duchessa Mary Henriette. “Ricordatevi che senza la mia benedizione le nozze non potranno mai avere luogo.”
La ragazza si avvicinò al caminetto e prese fra le mani l’arnese appuntito che usavano per attizzare il fuoco avvicinandoselo alla gola. “Che i preparativi per le nozze fra me ed Edward inizino immediatamente, altrimenti mi uccido.” Il gesto trovò il disappunto dell’anziana donna che restò silenziosa, meditando sul da farsi.
I signori Millstone si schierarono immediatamente dalla parte di Louise, lasciando gli Harringhton di sasso, in particolare Edward. Nessuno aveva preso in considerazione il fatto che Daisy fosse la fidanzata ufficiale del ragazzo, tutti erano come ipnotizzati da Louise che aveva catturato l’attenzione dei presenti per l’audacia e la sicurezza mostrata nel pretendere quelle nozze, nonché da quel gesto sconsiderato di minacciare il suicido in caso di rifiuto.
La tensione nell’aria fu spezzata dalla duchessa Mary Henriette che, appoggiata alla nipote Rosemary, si alzò dalla poltrona. “Adesso basta, per oggi il mio cuore stanco è stato messo a dura prova a sufficienza. Ordino ad ognuno di voi di tornare presso le proprie dimore e prepararsi per la notte. Al matrimonio, che si faccia o meno, penseremo domani.” Fece una pausa passando lentamente in rassegna i presenti, uno per uno, ed aggiunse “Forse.”
Uscì a fatica dalla stanza. Nessuno aveva compreso il significato di quel forse.
Forse non avrebbe dato la sua approvazione alle nozze?
Forse non ne avrebbe voluto parlare il giorno successivo ma più avanti?
Forse voleva valutare con attenzione che fosse la sposa ideale per il nipote, colei che avrebbe avuto il compito di generare l’erede del titolo di Duca del Somerset?
Oppure quel Forse celava altro?
 
Scese la notte su Harrighton House, una notte sotto un cielo che mutava secondo il volere del vento che sospingeva le nubi ad oscurare la luce della luna piena. Tutti si erano ritirati nelle proprie stanze, compresa Louise che fingendo di stare male, fece in modo di restare nella residenza che presto sarebbe potuta diventare casa sua. Si chiuse nella camera assegnatale, ben distante dall’ala del palazzo in cui dormiva Edward. Se davvero voleva sposarlo, avrebbe dovuto contenere certi suoi istinti almeno fino al giorno delle nozze, cosa che non sentiva affatto facile. Si sedette davanti alla grande specchiera e fissò il suo volto illuminato dalla luce di due candele. Si riteneva bella e compiaciuta del proprio aspetto esteriore, sciolse i lunghi capelli biondi  e prese a spazzolarli. Li accarezzò con le dita e quel gesto la fece tornare indietro con la mente a quella sera in cui, per puro caso, entrò nella locanda  “The Three Roses Inn” dove scorse Edward ad un tavolo in compagnia di altri giovani aristocratici. Era ubriaco, parlava a vanvera e si teneva in piedi a fatica. Pensò subito di approfittare della situazione per cercare di avvicinarlo, essendo non del tutto lucido forse non l’avrebbe respinta come soleva fare quando era sobrio. Si avvicinò al gruppo e non appena lui la notò, iniziò a farle un’infinità di complimenti, semplificando di molto la riuscita del suo piano. Non passarono tantissimi minuti e, barcollando, la invitò al piano di sopra in una delle camere il cui uso era riservato a certi clienti per certe cose da tenere nascoste. Entrarono in una di quelle stanze e la ragazza, prendendo fra le mani le redini del gioco, lo sbatté sul letto e iniziò a togliersi gli abiti con una rapidità impressionante, tanta era la voglia di soddisfare il suo desiderio sessuale represso da troppo tempo. Era ancora vergine e non le importava un bel niente di preservare questa sua purezza per concederla allo sposo la prima notte di nozze come era sempre avvenuto nella sua famiglia. Afferrò le mani di Edward e lo guidò perché la accarezzasse dappertutto, perché le facesse scatenare quel piacere che da troppo tempo bramava di provare in prima persona. Lui, spinto forse solo dall’istinto, la fece stendere sotto con un rapido gesto e altrettanto velocemente si liberò degli abiti, avvolgendo quella pelle candida che profumava di mughetto. Intrappolò le sue dita fra quei capelli color dell’oro e iniziò a baciarla dappertutto, finché l’aria risuonava solo dei loro gemiti di piacere. Nel momento in cui perse la verginità le uscì un urlo strozzato dalla gola che le fece inumidire gli occhi, ma quelle non erano lacrime di dolore, bensì lacrime di un piacere così estremo che mai, neanche nelle sue fantasie più perverse, aveva mai immaginato di poter provare. Avrebbe voluto continuare ancora per ore ed ore, sfinirsi di piacere nell’essere riuscita finalmente ad assaggiare certe sensazioni con colui che troneggiava al centro dei suoi pensieri e desideri più arditi da tempo. Il ragazzo però crollò ben presto addormentato sotto l’ultimo colpo di coda della sbronza.
Le cose iniziarono a precipitare quando Edward si svegliò ed iniziò a tornare sobrio rendendosi conto di ciò che aveva appena fatto. La insultò andandoci piuttosto pensante, in fondo si era approfittata di lui in un momento di poca lucidità e per soddisfare il suo egoismo era finita per metterlo in grossi guai. Se la diede a gambe, lasciandola svestita in quel letto tentando per quanto possibile di tenere nascosto l’accaduto. Cosa che non avvenne.
Di lì a pochi giorni le fu comunicata la notizia della sua scomparsa per mano dei suoi familiari e per lei iniziò il periodo più nero che avesse mai attraversato nella sua giovane vita.
Ora però tutto apparteneva al passato: Edward era di nuovo lì e lei si trovava nel suo palazzo. Tutti quei pensieri riaccesero il suo vecchio desiderio, una fiamma devastante che la riempì totalmente di brividi, sentiva una voglia irrefrenabile di tuffarsi fra le sue braccia infischiandosene di tutto e di tutti, in primis di quella gallina indemoniata della sua fidanzata che, nei suoi progetti, presto sarebbe stata ripudiata. Indossò la camicia da notte senza null’altro ed evitò di proposito di allacciarsi il nastro che chiudeva la scollatura, mise una vestaglia da camera, prese una candela ed uscì dalla sua stanza.
 
Nel frattempo, fuori da Harrighton House,  un gruppo di ombre si erano radunate presso un angolo del cortile antistante gli ingressi della servitù.
“Allora siamo intesi: entriamo dalle cucine senza fare rumore e saliamo ai piani superiori. La ragazza si trova nell’ultima stanza del secondo piano dell’ala ovest, dovete essere rapidi e precisi, ma soprattutto non dovete destare alcun sospetto. Noi vi aspetteremo in fondo alle scale coprendovi da eventuali intrusi. Mi raccomando, ho ingaggiato voi perché siete dei professionisti e vi pagherò profumatamente una volta concluso il lavoro.”
“State tranquillo sir, fra un’ora sarà tutto finito.”
Con una stretta di mano fu dato il via all’operazione: lasciarono accesa solo una delle cinque lanterne che portavano ed entrarono nelle cucine debolmente illuminate dalle ultime fiamme rimaste accese nel caminetto. Passarono senza far rumore per il corridoio che immetteva nel vano d’ingresso e di lì, in punta di piedi presero a salire le scale in direzione dell’ala ovest.
 
Daisy era nella sua camera, guardava con impazienza l’orologio sulla mensola del camino: mancavano dieci minuti alla mezzanotte. Non ce la faceva più ad attendere, moriva dalla voglia di raggiungere Edward per trascorrere la notte con lui. Sbirciò fuori dalla finestra, nell’aria percepiva qualcosa di strano ed inquietante, come se stesse per accadere qualcosa da un momento all’altro. Forse era meglio andare subito da lui, quella strana sensazione non la faceva sentire tranquilla tutta sola in camera sua. In fondo erano già tutti a letto, nessuno l’avrebbe vista se l’avesse raggiunto con qualche minuto di anticipo. Ma si, dai Daisy, cosa vuoi che siano un paio di minuti? Gli farai una bella sorpresa!  Afferrò la maniglia e, quando stava per abbassarla aprendo la porta, fu fermata da una voce alle sue spalle.
“Fermatevi! Non aprite!”
La ragazza si voltò sobbalzando dalla paura e riconobbe nell’evanescenza lo spirito del duca Harrighton. “Milord, che ci fate voi qui?” Si inchinò.
“Non uscite da questa stanza, almeno non fatelo usando la porta.”
“Cosa volete dire?”
“Ci sono dei sicari che stanno venendo qui per uccidervi!”
“Cosa?” La ragazza ebbe un altro sussulto.
“Libratevi in aria dalle finestre, presto! Se volete salvarvi, sbrigatevi! Sono qui!”
Dando ascolto alle sue parole, Daisy attraversò le pareti e si ritrovò all’esterno della villa in compagnia dello spirito del nonno. Fu proprio in quel momento che vide entrare nella sua camera delle ombre con qualcosa in mano che mandava sinistri bagliori ogni qual volta si avvicinava alla lanterna.
“Hanno dei pugnali, affilati appositamente per assassinarvi.” Le parole del duca lasciavano pochi dubbi: qualcuno aveva complottato per eliminarla. “Ho seguito con attenzione quanto accaduto oggi e anche voi vi sarete resa conto di essere scomoda.”
Daisy si voltò verso il nonno. “Vogliono la mia morte perché Edward possa sposare Louise?”
“Si, ma la vostra condanna non è partita né da mio figlio né dalla sua consorte, magari non vi vedono di buon occhio ma non hanno mai fatto ricorso a colpi così bassi. Sono i Millstone che attentano alla vostra vita per soddisfare la loro figlia capricciosa e viziata.”
“C’era da aspettarselo…”
“Fate moltissima attenzione Daisy, voi non potete morire, non potete farlo in quest’epoca che non è la vostra!”
In quel momento ebbe davvero paura, come mai aveva avuto dal suo arrivo nel passato. “Cosa posso fare milord? Io… mi sento in trappola! Perché ancora non ci avete fatti tornare nel nostro tempo? Cosa’altro dobbiamo fare qui dove tutti mi odiano e mi vogliono con la gola tagliata?”
La situazione era seria e il duca tentò di distogliere i suoi pensieri da quelle domande a cui ancora non poteva rispondere. “Intanto dobbiamo fare in modo che smettano di distruggere la vostra camera.”
“E come?”
“Siamo dei fantasmi: spaventiamoli!”
Lo spirito fece accendere delle candele all’interno della stanza e poi le fece spegnere all’improvviso più volte, attraversò le pareti per tornare immediatamente all’esterno invitando Daisy a lamentarsi e piangere. Gli uomini iniziarono a guardarsi attorno terrorizzati dalla paura: quegli strani fenomeni erano riconducibili solo agli spiriti degli antenati Harrighton: si erano forse infuriati perché la loro dimora era stata profanata? Il nonno iniziava a divertirsi sul serio e sotto i grossi baffi Daisy vide spuntare un sorriso divertito. “Adesso state a guardare.” Penetrò nella stanza andando loro incontro invitandoli ad abbandonare per sempre la sua casa. Quelli non se lo fecero ripetere due volte, uscirono precipitosamente lanciandosi giù per le scale ignorando coloro che li avevano incaricati del delitto.
Finalmente sul volto della ragazza comparve un piccolo sorriso, vista dal punto di vista degli spiriti la scena era stata davvero divertente.
“Bene, bel lavoro Edward.” I due si voltarono: Daisy non poté fare a meno di trattenere la meraviglia quando vide una moltitudine di entità fluttuare in aria a qualche metro da loro.
“Sono i nostri nobili antenati.” Lo sguardo del duca si fece preoccupato. “Si riuniscono sono in un’occasione precisa e determinata.”
“Che volete dire?”
Uno degli spiriti si avvicinò a loro. “Vieni orsù, l’ora è giunta. Per la sua accoglienza è necessaria la tua presenza.”
Senza dire una sola parola, scomparve con tutto il seguito, incluso il nonno, lasciando la ragazza sola a mezz’aria.
In quella famiglia parlavano tutti in modo così enigmatico! Cosa volevano dire quelle parole? Chi dovevano accogliere? Stava forse per accadere qualcosa?
 
 
La notte riprese i suoi colori e i suoi silenzi, Daisy si voltò verso la finestre di quella che era la sua stanza: adesso somigliava più ad un locale devastato da un ciclone. Il letto era stato quasi completamente tagliato e sventrato, quei loschi figuri si erano accaniti sul povero materasso come se fosse il colpevole dell’assenza della vittima, avevano spalancato le ante dell’armadio, aperto i cassetti e gettato sul pavimento tutto quello che avevano trovato distruggendolo senza alcuna pietà, delle meravigliose tende alle finestre non restavano che brandelli di stoffa. La ragazza si lasciò sfuggire una lacrima che fu sfiorata dal vento gelido della notte. Se non fosse stato per il duca, che ne sarebbe stato di lei? Con il cuore colmo di amarezza e l’anima svuotata, si diresse verso le finestre della camera di Edward, il calore di un suo abbraccio le avrebbe sicuramente sollevato il morale. Penetrò nella stanza restando nascosta dietro le tende, voleva fargli una sorpresa ma si bloccò vedendo la porta aprirsi lentamente: nell’oscurità quasi totale una figura femminile entrò guidata dalla luce di una candela e si avvicinò al letto in cui era steso il ragazzo. Si sedette sul materasso, poggiò la candela sul comodino, la spense e si infilò sotto le lenzuola.
“Ehi, sei in ritardo…” Edward cinse con le braccia colei che credeva Daisy. “Mi sei mancata da morire amore….”
Daisy udiva solo i dolci sussurri della voce maschile, ma non aveva bisogno di molta immaginazione per capire chi fosse la giovane donna che si era intrufolata sotto le lenzuola. Sperava che Edward se ne accorgesse, sperava riconoscesse il profumo diverso…. Sperava tante cose, che purtroppo non avvennero. Lui attendeva lei che era arrivata con qualche minuto di ritardo. E in quei minuti un’altra aveva preso il suo posto. Lui la stava baciando, la stava stringendo, la stava accarezzando e presto l’avrebbe amata. No, non poteva assistere allo spettacolo che avrebbe segnato la sua fine. Era troppo amareggiata da tutte le cose che aveva dovuto sopportare nelle ultime ore, non aveva né le forze né lo slancio necessario a gettarsi su quella, prenderla per i capelli e sbatterla fuori da quella camera. Temeva pure di perdere il controllo dei suoi poteri sovrannaturali rischiando di farsi scoprire, quindi c’era solo un’unica cosa da fare: indietreggiò lasciandosi inghiottire dalla parete per trovarsi di nuovo all’esterno, nel grande prato coperto di neve, con l’aria gelida che le penetrava nelle ossa e il morale completamente distrutto. Toccò il terreno lasciando i piedi affondare nella candida coltre, non se la sentiva di tornare indietro. A cosa sarebbe servito? Tutti la guardavano con sospetto, non la ritenevano degna di Edward, c’era chi la voleva morta e il colpo finale le era stato inferto proprio da colui che amava e diceva di amarla più della sua stessa vita. Quella notte poteva essere la fine di tutto: mentre si allontanava sotto la gelida luce della luna che faceva brillare la campagna imbiancata rendendola surreale ripensò alle parole degli spiriti degli Harrighton: dovevano accogliere una persona…  
Era forse lei?
 
 


 
Ciaooo! And Happy Halloween to everybody!
Vorrei ringraziare tutti voi che dedicate il vostro tempo a dare un’occhiata alla mia storia, in particolare Drachen, FamtFree e eppy che con le loro recensioni mi fanno felicissima.
Allora… qua la situazione si complica ancora di più. Secondo voi Edward si accorgerà che non è Daisy ad essersi infilata sotto le lenzuola? E di lei in mezzo alla neve che ne sarà?
Alla prossima! ; )
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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