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Autore: dreamyD    31/10/2014    7 recensioni
Sequel di "Vorrei ricordassi tra i drammi più brutti che il sole esiste per tutti".
Continuano le avventure dei Malandrini e Sunshine, avete voglia di seguirli?
Siate buoni e recensite!
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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Partire di nuovo

 

 

 

 

 

 

 

Regulus se ne stava seduto su un ramo piuttosto basso di un albero in riva al lago e non aveva la minima idea di come fosse finito lì. Cioè, era consapevole di essere uscito dal dormitorio, dalla Sala Comune, di aver attraversato i sotterranei e poi la Sala d'Ingresso, di essere sceso fino al lago e di essersi arrampicato su quell'albero, ma non aveva la minima idea del perchè lo avesse fatto. Lui, che non si era mai arrampicato, nemmeno quando era un bambino e Sirius lo faceva ridere facendo il pazzo, aveva trovato rifugio a due metri da terra come se fosse stata la cosa più naturale del mondo. Sapeva solamente che ad un certo punto si era reso conto di non riuscire più a restarsene seduto sul letto di Jared a guardarlo finire le valigie e ascoltarlo blaterare sulla sua maledetta Sunshine, quindi si era alzato ed era scappato via, senza nemmeno una spiegazione.

Fuori dalla frescura dei sotterranei il sole caldo avvolgeva ogni cosa, facendo brillare la superficie del lago e gli spruzzi che alzavano le ragazze con i piedi nell'acqua, accarezzando i volti delle persone distese a terra a godersi l'inizio dell'estate, rendendo persino l'aria più luminosa. Regulus si era trovato a cercare un posto isolato, lontano dal sole, lontano dalle chiacchiere e dalle risate, lontano dalle persone, e aveva trovato rifugio solo lì, tra le foglie di quell'albero vicino al limitare della Foresta Proibita. E ora, con un piede che penzolava verso terra e l'altro appoggiato al ramo, cercava di capire le ragioni della sua fuga.

Che cosa gli era preso? Sentiva un dolore sordo al petto, di rabbia unita ad una malinconia sottile. Era diventato così rammollito da sentire improvvisamente la mancanza di Hogwarts, proprio il giorno prima di lasciarla per qualche mese? In realtà doveva ammetterlo: non gli mancava casa. Casa era un posto buio, pieno di minacce e obblighi, dove poteva essere solo e soltanto il figlio perfetto. Casa non era un luogo accogliente, non era dove avrebbe desiderato tornare, ma prima di allora non aveva nemmeno mai sentito nostalgia per Hogwarts, e soprattutto mai prima ancora di lasciarla. E allora perchè si sentiva così?

Non l'avrebbe ammesso mai, nemmeno a sé stesso, ma sapeva che in qualche modo era colpa di Jared. Jared e il suo stupido orgoglio, Jared e le sue irritanti chiacchiere sulla piccola Grifondoro, Jared e i loro litigi, Jared e i suoi sorrisi che erano sempre e solo ghigni, Jared e...

Ma che stava facendo ora? No no, non era assolutamente lui la causa della sua malinconia. Jared non gli sarebbe mancato, come avrebbe potuto? Era solo qualcuno con cui passava la gran parte del suo tempo, qualcuno che ogni tanto lo faceva sorridere, qualcuno che riusciva ogni tanto ad allontanare la sua maschera di ghiaccio. Ma no, no, non gli sarebbe mancato assolutamente.

Era felice di tornare a casa. Lì sarebbe stato da solo, proprio come voleva, nessuno lo avrebbe disturbato, nessuno lo avrebbe tormentato con l'idea di una ragazzina troppo stupida e sdolcinata per accorgersi delle bugie che la circondavano.

Sì, era felice di tornare a casa, niente di tutto quello gli sarebbe mancato. Niente.

E poi l'avrebbe rivisto presto no? Anche se, dopotutto, che importava? Anche se fosse ritornato dieci anni dopo sarebbe stato felice lo stesso.

Regulus annuiva tra sé, una parte di lui che rideva per tutte quelle frottole che si raccontava ogni giorno, ogni minuto, ma lui aveva sempre tutto sotto controllo, anche quella piccola parte sincera di sé stesso che non voleva ascoltare.

Con un balzo scese dall'albero e si sistemò i vestiti.

Non aveva niente da cui fuggire, non aveva niente da cui nascondersi.

Con passo lento, gli occhi fissi sul terreno per non dover incrociare gli occhi di nessuno, nemmeno per sbaglio, si avviò di nuovo verso il castello, lottando per tenere fuori di sé le risate che risuonavano nell'aria.

Nemmeno quando si sentì chiamare e riconobbe la voce di Avery si fermò, né accelerò il passo quando vide uscire dal portone suo fratello con i suoi stupidi amici, accompagnati da tre ragazze. Non li degnò di uno sguardo e non badò agli occhi di Sirius, che si fissarono per un istante di troppo su di lui.

Non aveva bisogno di lui, non aveva bisogno di Jared, non aveva bisogno di nessuno.

E il dolore della parte di lui che continuava a gridare che quelle erano tutte bugie rimase sepolto dal ghiaccio.

 

**

 

«Sirius Black!» lo strillo di Marlene arrivò ben prima della sua proprietaria nel dormitorio maschile, facendo balzare sul letto il povero Sirius, che si guardò attorno con aria persa, ancora intontito dal sonno.

«Che ho fatto ora?» borbottò con voce soffocata dal cuscino su cui aveva di nuovo affondato la faccia.

«Sirius Black alza subito il tuo pigro sedere da quel letto se non vuoi che i tuoi capelli diventino azzurri!» gridò Marlene, la bacchetta già puntata verso la testa del ragazzo, che si strinse i capelli con aria protettiva, alzandosi e guardandola con odio.

«Avanti vipera, che ho fatto?» domandò di nuovo, sempre attento alla bacchetta che l'altra gli puntava addosso.

«Niente idiota! Il tuo baule è ancora da fare e tu sei ancora a letto e partiamo tra mezz'ora! Remus ha detto che hai cercato di soffocarlo con un cuscino quando è venuto a svegliarti! Cosa credi, di riuscire a restare qui per tutta l'estate?» Marlene aveva smesso di strillare, cosa di cui Sirius le fu parecchio grato, ma i suoi occhi mandavano ancora scintille e il suo tono era più serio e minaccioso che mai.

«Uno ci spera sempre.» borbottò Sirius, strofinandosi gli occhi con le mani e dirigendosi verso il bagno.

«Vedi di muoverti perchè non ti aiuterò certo a fare i bagagli, pigrone di un troll!» gli gridò attraverso la porta Marlene, anche se Sirius riusciva già a sentirla borbottare un incantesimo.

La verità era che l'idea di dover tornare a casa non era stata certo un buon incoraggiamento ad alzarsi e Sirius, pur sapendo di non poter rimanere lì, aveva rimandato il momento in cui avrebbe dovuto affrontare la dura realtà il più a lungo possibile. Ora però era lì, che sembrava osservarlo dalla sua immagine allo specchio, riflettendosi nelle sue occhiaie e nei suoi capelli annodati.

Perchè doveva tornare in quella maledetta casa ogni maledetto anno? Perchè non poteva starsene lì, al castello? Non avrebbe avuto bisogno nemmeno degli elfi, sarebbe andato a mangiare da Rosmerta o da Ab ogni giorno, si sarebbe rifatto il letto, avrebbe persino lavato i suoi vestiti se fosse stato necessario! Tutto pur di non ritornare a casa.

Invece doveva tornarci e con l'idea che ci sarebbe restato per tutta l'estate.

«Sirius ci sei?» la voce di Marlene lo riscosse e Sirius scosse la testa, allontanando la sua aria abbattuta e assumendone una irritata, cosa piuttosto facile al dire il vero.

Il ragazzo aprì la porta del bagno, notando come le sue cose fossero tutte stipate nel suo baule, ad esclusione di una maglietta, che si affrettò ad infilarsi.

«Grazie Mare.» borbottò, stringendo brevemente la mano dell'amica, prima di afferrare la sua bacchetta, appoggiata sul letto e dirigersi verso la porta.

Prima che potesse raggiungerla però, la mano della ragazza si insinuò di nuovo nella sua, bloccandolo.

«Ehi.» mormorò Marlene, avvicinandoglisi e guardandolo negli occhi.

«Ehi.» rispose con aria mesta Sirius, la finta irritazione completamente scomparsa.

«Tutto ok?» domandò la ragazza, alzando una mano per posargliela sulla guancia.

«Tutto ok, M. Non preoccuparti, è solo che...» Sirius non finì la frase, soffocandola nell'abbraccio di Marlene.

«Non stare così per loro, capito? Sei mille volte meglio di tutti loro messi assieme e puoi affrontare qualsiasi cosa, ok? E se avrai davvero problemi...tu scrivici e saremo tutti lì in un lampo. Promesso.» disse seriamente la Grifondoro, liberandolo dall'abbraccio e guardandolo di nuovo negli occhi.

«Così mi fai sentire troppo importante, McKinnon. Sai che non voglio montarmi la testa.» scherzò Sirius, pizzicandole una guancia per allontanare quel momento troppo serio.

«Se il tuo ego si gonfiasse appena un po' di più credo che voleresti, Black.» sbuffò Marlene, spingendolo per farlo uscire.

Non aveva più tempo per fare colazione ormai, come gli fece gentilmente notare la ragazza, e raggiunsero gli altri proprio quando ormai la professoressa McGranitt cominciava ad innervosirsi per il loro ritardo.

Prima di scappare via Sirius si premurò di baciarle la mano, riuscendo a farlo solo perchè la prese di sorpresa, dicendole di non preoccuparsi, perchè l'estate sarebbe passata in fretta e lo avrebbe rivisto presto.

Poi corse via prima che lei potesse dire qualcosa, tra le risate dei suoi amici e le occhiate di assoluto orrore di Sunshine e Lily.

«Potter mi devi dieci galeoni!» strillò Sirius quando superò James, infilandosi poi in una carrozza.

Solo in quel momento la McGranitt si riprese, ma ormai il Grifondoro era lontano, altrimenti non sapeva nemmeno lei cosa avrebbe fatto.

Solo quando fu finalmente in salvo sul treno Sirius smise di guardarsi alle spalle, cosa che faceva parecchio ridere i suoi amici, lasciandosi cadere su un sedile con un sospiro di sollievo.

«Cosa non si fa per dieci miseri galeoni.» ridacchiò James, porgendogli le monete con aria schifata.

«Oh taci. L'avresti fatto anche tu.» sbottò Remus alzando gli occhi al cielo.

«Lui l'avrebbe fatto anche per meno.» borbottò Peter.

«Mi stai dicendo che sono in sconto, Minus?» si offese James.

«No James, sei solo a buon mercato.» sorrise Peter.

«Peter Minus! Questo non me lo sarei mai aspettato da te!» strillò James con l'aria di essere stato ferito a morte.

«Ho avuto dei buoni maestri.» ribatté l'altro, guadagnandosi una risata e una pacca sulla spalla da parte di Sirius.

«Ehi ragazzi, avete voglia di un ultimo scherzo? Negli ultimi tempi siamo stati un po' troppo tranquilli per i miei gusti.» propose qualche minuto dopo Sirius, una luce malandrina già accesa negli occhi.

«Dobbiamo fargliela pagare ai Corvonero.» disse James, raddrizzandosi e illuminandosi della stessa luce.

«Perchè hanno vinto a Quidditch, perchè hanno vinto la Coppa delle Case o perchè ti hanno rubato il tuo albero proprio nell'ultimo pomeriggio ad Hogwarts?» domandò Remus.

Il ghigno di James si allargò.

«Oh pagheranno per tutto, Remus, per tutto.»

Remus scosse la testa, ma poi si unì a loro.

Del resto perdere la Coppa delle Case per soli venti punti scocciava pure a lui.

 

**

 

Lily se ne stava seduta nel suo scompartimento assieme alle sue amiche e le guardava chiacchierare e ridere. Da quanto tempo non stavano insieme così? Da quanto tempo non restavano nello stesso posto a parlare tutte insieme per più di dieci minuti?

Ora però le guardava e non riusciva quasi a credere che non fossero sempre così.

Alice, con i suoi lisci capelli castani che le ricadevano sciolti sulle spalle, aveva un braccio attorno alla vita di Marlene, che le solleticava il mento con i suoi ricci biondi e teneva i piedi sul grembo di Mary, seduta di fronte a lei, intenta a intrecciarsi i capelli scuri in una complicata treccia, cercando di insegnare alle amiche come si faceva. Sunshine era seduta di fianco a Marlene e cercava di imitare i movimenti di Mary, senza grandi risultati, mentre i suoi capelli biondo grano si annodavano sempre di più. Marlene rideva dei suoi tentativi, mentre Alice, sorridendo sotto i baffi, cercava di zittirla e di incoraggiare l'amica.

Lily sorrise guardandole, sentendo il suo cuore stringersi, troppo pieno di affetto.

Le sue amiche. Le sue bellissime, splendide amiche, erano tutte insieme davanti a lei, come sarebbero dovute essere sempre.

Desiderava che ogni giorno fosse così: pieno di risate e scherzi leggeri, pieno di abbracci, di frasi affettuose, di libertà.

«Lily, pasticcino, ti senti bene? Sembri qualcuno che ha appena bevuto qualche litro di Amortentia.» la chiamò Alice, voltandosi verso di lei e guardando divertita la sua espressione estasiata.

«Forse è quello che è successo. Altrimenti non saprei spiegarmi come mai voglio così bene a un branco di megere come voi.» rispose Lily con una linguaccia.

«Sei sempre così adorabile!» esclamò sarcastica Marlene, lanciandole un sorriso brillante.

«Anche noi ti vogliamo bene, Lils.» aggiunse Sunshine, gli occhi luminosi e calmi come non erano da molto tempo.

«Io no.» ribatté Marlene con aria convinta.

«Nessuno vuole bene a te, Marlene.» replicò Lily con una smorfia.

«Come potrebbe qualcuno volerti bene, Mare? Sei talmente insopportabile!» rincarò Mary alzando gli occhi al cielo.

«Io le voglio bene!» protestò Alice, stringendo forte Marlene, fino a farle mancare il fiato.

«Mi vuoi talmente bene da uccidermi?» ansimò quella.

«Faresti un servizio prezioso per l'umanità, Ali.» scherzò Lily.

«Siete crudeli.» piagnucolò Marlene, cercando di liberarsi dalla stretta di Alice, che per tutta risposta la strinse ancora più forte.

«E tu sei antipatica.» replicò Mary ridendo.

«Siete tutte talmente infantili!» sospirò Sunshine, alzando gli occhi al cielo e scostandosi i capelli da una spalla con aria da gran donna e facendo ridere tutte le amiche.

«Abbraccio di gruppo!» strillò Alice, afferrando Mary e quasi facendola cadere nel tentativo di tirarla verso di sé.

«Oh no! L'abbraccio di grupp...ahi!» cercò di protestare Marlene, inutilmente.

Poco dopo le ragazze erano un ammasso intricato di braccia e gambe e capelli che finivano negli occhi e nella bocca e nasi che si scontravano e gomitate date per sbaglio.

«Gli abbracci di gruppo sono una pessima idea.» stabilì Lily, quando finalmente riuscì a liberarsi dall'intrico.

«Decisamente.» annuì Marlene, sciogliendosi dalla presa di Alice.

«Invece sono adorabili!» insistette quella, imbronciandosi.

«Sono tremendi, Ali.» rise Mary, cercando di ritornare al suo posto.

«Secondo me dobbiamo solo migliorare la nostra tecnica.» cercò di mediare Sunshine.

«Sei tremenda quanto Ali, Sun.» stabilì Lily.

Prima che una delle due potesse protestare però si sentì uno strillo provenire dal corridoio, seguito ben presto da un altro e poi da un altro ancora, finchè l'intero treno risuono di grida, imprecazioni e maledizioni.

Lily si precipitò verso la porta dello scompartimento, tentando di non inciampare nei piedi delle altre, e la spalancò.

Nel corridoio regnava il caos: da ogni scompartimento i ragazzi si affacciavano per cercare di capire cosa stesse succedendo, unendo le loro domande alle voci che urlavano, così che nessuno riusciva più a capire nulla.

Quando finalmente Lily riuscì ad individuare alcune ragazze che strillavano non le fu difficile capire perchè lo facessero.

I loro capelli, la loro pelle, i loro occhi...erano completamente blu. Sembravano essere state immerse in un enorme vaso di vernice blu oceano e non sembravano per niente contente di questo.

Al loro fianco c'erano dei ragazzi che, al contrario delle ragazze, erano caduti in un altro contenitore, pieno di vernice bronzea.

L'intera Casa di Corvonero erano diventata una parata dei loro colori, appunto blu e bronzo, senza che nessuno sapesse come fosse successo.

Quando finalmente gli altri cominciarono a realizzare cosa era successo però il caos non cessò, ma anzi le domande si trasformarono in risate, provocando reazioni offese e anche qualche pianto nei poveri Corvonero.

Una delle poche a non ridere, anche discretamente come Alice e Mary, era Lily.

Non aveva impiegato molto tempo per unire i puntini: i Corvonero avevano vinto la coppa del Quidditch e delle Case, per soli venti punti rispetto ai Grifondoro. C'erano alcuni Grifondoro che ci tenevano molto a entrambe le coppe e c'erano alcuni Grifondoro che adoravano fare scherzi idioti per ragioni idiote.

E lei sapeva esattamente chi racchiudeva in sé entrambe queste caratteristiche.

Non aveva difficoltà a rappresentarsi quattro ragazzi che pianificavano quell'attacco, ridendo del caos che si sarebbe creato.

E non aveva neanche difficoltà a immaginare che l'idea fosse partita da..

«POTTER!» lo strillo di Lily riuscì a superare anche quelli di un gruppo di Corvonero lì vicino, zittendole.

Come un'onda, il silenzio calò sull'intero vagone, rotto solo da qualche risatina trattenuta e da qualche singhiozzo.

«POTTER! Ti troverò e ti giuro che farò in modo di farti...» il grido di Lily venne interrotto dal colpo di tosse discreto di James, che emerse da uno scompartimento lì vicino con l'aria più innocente del mondo.

«Mi hai chiamato, Evans?» domandò serafico.

Lily riusciva a sentire Sirius sbellicarsi dalle risate il più silenziosamente possibile all'interno dello scompartimento.

«Cosa avete fatto? Sistemate tutto questo!» ordinò Lily, puntandogli la bacchetta contro con aria minacciosa.

«Sistemare? Non ho idea di come si faccia. Non sono stato io.» rispose tranquillamente James.

«Potter io..io ti..» Lily non riusciva nemmeno a trovare le parole per esprimersi, la rabbia che le soffocava la voce in gola.

«Però sarò felice di cercare dei caposcuola e degli studenti più grandi che potrebbero cercare una soluzione.» si offrì con aria servizievole James, cercando di soffocare un ghigno.

Lily lo guardò con gli occhi spalancati.

Cosa aveva fatto per meritarsi tutto quello?

Con un gesto di resa scosse la testa e poi gli fece cenno di andare, ritirandosi nello scompartimento, dove venne accolta dall'abbraccia comprensivo di Sunshine.

Marlene era uscita per andare a parlare con i Malandrini, probabilmente per congratularsi per lo scherzo o qualcosa del genere, seguita poi da Mary.

Alice invece era andata da Frank per sapere se lui sapesse qualcosa della faccenda.

Lily continuava a scuotere la testa, borbottando in modo incomprensibile.

«Mi piacerebbe solo sapere una cosa...» mormorò dopo un po'.

«Cosa?»

«Come diavolo hanno fatto?»

 

**

 

Nello scompartimento dei Malandrini regnava il silenzio.

Era una cosa talmente strana che se avessero provato a dirlo a qualcuno nessuno ci avrebbe creduto, ma invece era proprio così.

Dopo aver aiutato i prefetti e i capiscuola a dare un minimo di ordine al caos che si era creato dopo il loro piccolo scherzo (scherzo di cui andavano immensamente fieri), avevano cautamente suggerito un modo per far ritornare tutti i Corvonero al loro colore normale, anche se erano stati bene attenti a non rivelare troppo, in modo da non essere scoperti, ma anche di far durare quella “punizione” ancora un pochino. Certo però non volevano che scendessero tutti dal treno dipinti di blu e bronzo! C'era voluta qualche ora, ma alla fine sul treno era scesa di nuovo una relativa calma, mentre i Corvonero se ne tornavano ai loro scompartimento, tutti di nuovo del loro colore normale. O quasi. C'erano stati dei piccoli inconvenienti, come capelli che mantenevano una delicata sfumatura azzurrina o punte del naso bronzee, ma non si può avere sempre tutto dalla vita, no?

Quando anche i Malandrini si erano ritirati nel loro scompartimento, dopo essersi goduti ridendo sotto i baffi e ostentando espressioni serie e preoccupate tutto il lavoro, si erano lasciati cadere ai loro posti, liberando finalmente le risate che trattenevano da fin troppo tempo.

Quando però anche le risate e i commenti erano finiti si erano trovati stanchi e senza parole, ognuno perso nei suoi pensieri.

Peter pensava a quanto fosse fiero di essere riuscito anche lui a contribuire al piano, colorando la sua sezione di treno (anche se aveva avuto bisogno di un'oretta di allenamento su Remus prima di poterlo fare). Di solito in questi scherzi lui si offriva per fare il palo, per paura di mandare a monte tutto con la sua goffaggine, ma era felice di essersi rivelato quasi al livello dei suoi amici. Lo faceva sentire bene.

Remus pensava a come fosse liberatorio partecipare attivamente a questi scherzi, senza limitarsi come al solito ad aiutare a pianificarli e basta. Si sentiva più leggero, più vivo, ancora percorso da qualche scossa di adrenalina. Sinceramente non era troppo sicuro di come Sirius conoscesse quell'incantesimo (anche se lui spergiurava di non averlo mai usato prima per colorare i capelli a qualcuno Remus era abbastanza certo che mentisse), ma era stato divertente impararlo. Era stato un po' meno felice quando Peter l'aveva fatto diventare completamente arancione, ma James era stato svelto ad annullare l'incantesimo e a farlo tornare normale, quindi anche quell'incidente si era risolto in un'enorme risata. Si ricordava quando pensava che non avrebbe mai avuto amici per colpa del suo “piccolo problema peloso”, ma non era mai stato più felice di sbagliarsi. Se non avesse avuto i Malandrini...bé non era certo di dove sarebbe stato in quel momento. Forse si sarebbe già arreso da tempo, rinunciando ad andare a scuola e rinchiudendosi in casa, lontano da chiunque non conoscesse il suo segreto. O forse sarebbe stato ancora peggio....Comunque ora aveva i Malandrini e sapeva di non poter desiderare niente di meglio di loro. Tra di loro non si sentiva solo accettato, si sentiva normale. Ed era bellissimo.

Sirius pensava ai capelli di Emmeline Vance che diventavano blu. Perchè erano diventati blu? Lei era una Grifondoro e, anche se passava il suo tempo tra Tassorosso e Corvonero non avrebbe dovuto rimanere vittima dell'incantesimo. Forse indossava qualcosa di Corvonero? Una spilla, una sciarpa? Non riusciva a credere di aver sbagliato lui. Sicuramente era stata colpa sua, in qualche modo aveva aggirato la precisione dell'incantesimo e si era trovata blu oceano. Ben le stava. Certo, la ragazza era carina, ma mancava un po' troppo di orgoglio per la sua Casa e di coraggio Grifondoro per i suoi gusti. Che Casa migliore si poteva sognare di Grifondoro? Lei ne faceva parte e disprezzava la sua fortuna così? Doveva avere qualche problema. Non che ci fosse qualcosa di sbagliato nelle altre Case, escludendo Serpeverde, anzi Sirius, benché non lo ammettesse, sapeva che Tassorosso e Corvonero erano altrettanto valide, ma era convinto che se si faceva parte di una Casa bisognasse dimostrarlo in qualche modo. Non certo andandosene ad amoreggiare con le altre. E poi con delle compagne di casa come Alice, Marlene, Mary e...Sunshine, che bisogno aveva per andarsene a cercarne altre? Già, Sunshine. Da quanto tempo non scambiavano nemmeno una parola? Da quanto tempo non passavano del tempo assieme? Da quanto tempo non lo baciava sulla guancia, rimproverandolo per il suo ritardo a colazione? Da quanto tempo non la chiamava Raggio di Sole? Sarebbero mai tornati com'erano una volta? Amici? Aveva sperato che, andando a scusarsi, lui e James avrebbero potuto come minimo ricominciare a ricevere il buongiorno, ma a quanto pare si era sbagliato. Eppure Sunshine non rifiutava mai di perdonare qualcuno. O almeno, la vecchia Sunshine non lo faceva mai. Quanto era cambiata....Però lui aveva James e Remus e Peter e anche Marlene e sarebbe stato felice lo stesso. Non aveva bisogno di una piccola biondina che amoreggiava con un sudicio Serpeverde per andare avanti. Era felice lo stesso.

James pensava ai capelli rossi di Lily Evans. Sapeva benissimo come era arrivato a pensare a lei, ma non riusciva a capacitarsi comunque del tempo che stava passando a farlo. Aveva pensato a come in poche ore sarebbe arrivato a Londra, a come avrebbe rivisto i suoi genitori, a come avrebbe salutato i suoi amici, a come sarebbe arrivato a casa e sarebbe salito in camera sua, illuminata ormai dal sole al tramonto. E pensando al colore del tramonto era finito a pensare a Lily. La sua bella, crudele Lily. Lily che non credeva che in lui ci fosse qualcosa di più degli scherzi che faceva, Lily che credeva fosse solo un prepotente ragazzino viziato, Lily che lo disprezzava, Lily che lo feriva con l'odio nei suoi occhi verdi. E poi all'improvviso pensò a Charlotte. Era da un po' che non pensava a lei. La Serpeverde era scomparsa dai suoi pensieri, diventando sempre più lieve, come un etereo fantasma, quasi alla stessa velocità con cui c'era entrata. Si era portata via le loro serate insieme, le loro chiacchierate, i suoi sorrisi, i suoi baci. Come in un sogno che svaniva alla luce del giorno. Alla fine James aveva scoperto che si sentiva meglio quando non pensava a lei, quando faceva finta che le loro settimane insieme non fossero mai esistite. Gli faceva male pensare a come tutto fosse svanito come parole nel vento, come se non fosse significato niente. Forse era vero. Forse non aveva avuto alcun significato, ma era triste pensarlo. E James preferiva evitare di essere triste. La sua cosa preferita da fare era ridere insieme ai Malandrini. Neanche organizzare uno scherzo o parlare di qualcosa di divertente, solo ridere. Solo ascoltare le loro risate che si mescolavano insieme: quella bassa e ruvida di Sirius, quella soffocata di Remus, quella un po' ansimante di Peter. Ringraziava Merlino ogni giorno per avere loro. Certo, erano parecchio irritanti e ogni tanto avrebbe desiderato prenderli a pugni, soprattutto Sirius, ma erano i Malandrini. E con loro era felice.

In quel momento Sirius gli passò un braccio attorno alle spalle, mettendo contemporaneamente i piedi in grembo a Remus, che li spinse via con uno sbuffo.

«James, vedo dalla tua faccia che stai pensando a qualcosa di sdolcinatamente sentimentale su di me. Avanti, esprimi il tuo amore per me così ti toglierai quell'aria da babbeo dalla faccia.» lo prese in giro il suo migliore amico.

«Hai rovinato un momento magico, Sirius: finalmente tenevi chiusa la tua boccaccia.» ribatté James, togliendosi il suo braccio dalle spalle.

«Su, dimmi, a che stavi pensando? A quanto sono bello? A quanto sono sexy? A come vorresti abbracciarmi e dirmi che sono la cosa più importante della tua vita?» continuò imperterrito Sirius.

«A quanto vorrei tirarti un pugno.» rispose James.

«Non qui per favore. Uscite in corridoio.» intervenne Remus.

«Hai paura di essere coinvolto, Lupin?» chiese Sirius con un ghigno.

«Non voglio rischiare di sporcarmi con il vostro sangue.» replicò Remus.

«Il suo sangue, vorrai dire! Lui non riuscirebbe nemmeno a farmi un graffio.» si vantò James.

«Come quella volta che ti ha fatto sanguinare il naso?» domandò angelico Peter, guadagnandosi un cinque da parte di Sirius.

«Piccolo traditore! E poi quella volta sono andato a sbattere sul letto, non è stato lui!» protestò James.

«Quindi ti sei fatto sanguinare da solo?» puntualizzò Peter.

«Hai davvero talento, James.» rincarò Sirius ridendo.

«Oh, smettetela! Siete solo invidiosi della mia forza!» strillò James, mostrando un braccio magro e piatto e facendo ridere gli amici ancora più forte.

«Ringraziare Merlino un corno.» borbottò dopo un po' James, voltandosi offeso verso il finestrino dove i campi incolti cominciavano a trasformarsi nella curata campagna inglese.

Qualche minuto dopo Remus riuscì ad ammansirlo con una cioccorana e i quattro ricominciarono a ridere e chiacchierare. Una mezzora dopo le ragazze e Frank si unirono a loro e gli otto trascorsero felicemente il resto del viaggio fino a Londra.

Alla stazione ci fu una gran confusione di abbracci, di baci (soprattutto da parte di Alice) e di prese in giro (soprattutto da parte di Sirius e Marlene). James ricordò all'amico di tenersi in contatto con lui attraverso gli specchi e tutti si promisero di mandarsi molte lettere, mentre Marlene e Mary confermavano ad Alice che sarebbero andate a trovarla, così come anche Lily.

Sunshine, in disparte, cercava con lo sguardo Jared. Quando lo trovò lo salutò con un cenno ed un sorriso, ricordandogli con un gesto di scriverle.

Poi individuò Angela e sua zia che la aspettavano in un angolo e, salutata Lily e le ragazze che ancora parlavano con i Malandrini, andò verso di loro, inconsapevole degli sguardi che la seguivano.

Per la prima volta in quattro anni se n'era andata senza abbracciare nessuno.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

 

Spazio dell'Autrice

*entra sollevando le braccia in segno di resa* okay okay lo so è passato più di un mese dall'ultima volta che ho aggiornato, ma giuro che ho delle ragioni perfettamente comprensibili per scusarmi! Come al solito è colpa della scuola che mi sfinisce (davvero, quando ho finito di studiare sono talmente stanca che non ho la forza di mettere insieme due frasi di senso compiuto), neanche lo facessero apposta per non lasciarmi scrivere! In più ci si è messo anche il peggiore blocco che io abbia mai avuto da quando ho cominciato questa storia. Anche se desideravo davvero scrivere qualcosa, non riuscivo a scrivere più di qualche riga senza irritarmi per la mia incapacità e cancellare tutto. Comunque alla fine sono riuscita a finire questo, anche se un po' penoso, capitolo e ho deciso di postarlo proprio oggi (e sapete bene tutti a cosa/chi mi riferisco...purtroppo).

Ora non so nemmeno io cosa scrivere (due ore di matematica e due ore di latino uccido, gente, soprattutto dopo cinque ore di altre materie -.-) e voglio solo ringraziare le dolcissime persone che hanno recensito lo scorso capitolo e che spero ci siano ancora: AlexisVictoire, Lils1401, ChihiroUchiha e la mia Bella_1D. Perdonate se non ho risposto alle vostre dolcissime recensioni del capitolo scorso, prometto che rimedierò questa volta! Vi adoro <3

Un grazie speciale alla mia AleJackson che mi sopporta ancora. Ti voglio bene amor <3

Sperando di riuscire ad aggiornare un po' prima la prossima volta

Baci

*dD*

  
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