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Autore: Melian    31/10/2014    9 recensioni
"Sono passati quattrocento anni da che sono morto: era una calda notte di primavera e le stelle splendevano come gioielli sulla chioma di una dea.", scrive Alphonse di Benavia in una lunga e appassionata lettera che giungerà tra le mani della sua amata Alexandra. Nella notte tra il 30 e il 31 ottobre del 1806, Alphonse rievoca i lunghi anni della sua esistenza e svela la sua vita mortale, i suoi lunghi viaggi e il suo più oscuro segreto: il patto che lo lega a Nuberus, un misterioso Demone che si nutre di anime umane.
[Prima classificata e vincitrice dei premi "Velo di tenebra" e "Virtù dall'aldilà" al contest: "Tales of after shadow" di Geah.Nee]
[Prima classificata al contest: "Concedimi di essere schietto" di PadellaBarella e giudicato da ladyriddle]
[Prima classificata al contest: "L'amore che move il sole e l'altre stelle" di ScarlettBrooks]
[Seconda classificata al contest "Romance in pain" di LoveSomebody]
[Vincitrice dei premi "Miglior mini-long" e "Best plot" al contest "Tragic and Epica Love" di Jo_gio17]
[Seconda classificata al: "Let's talk about a Beatle. Let's talk about...The Cute One!" di DakotaDeveraux]
Genere: Dark, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Mondo di Tenebra'
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EPILOGO

 

 

«Era allora nella prima giovinezza: l'età in cui i sentimenti stanno tutti in uno slancio confuso, non distinti ancora in male e in bene; l'età in cui ogni nuova esperienza, anche macabra e inumana, è tutta trepida e calda d'amore per la vita.»
Italo Calvino


 

 

L'ultimo foglio di quella lunga lettera le cadde dalle mani, volteggiando a mezz'aria fino al tappeto, ma Alexandra sembrò non farci caso.
Le sue mani rimasero sollevate, bloccate a mezz'aria come se tutto la stanza attorno a lei avesse appena perso ogni consistenza e sfumasse in un mondo rarefatto.
Le sue labbra tremarono e i suoi grandi occhi verdi si inumidirono: lacrime di sangue le rigarono le gote candide, macchiando la purezza di quel volto di porcellana.
Alexandra si afflosciò contro la poltrona e rimase a fissare un punto indistinto oltre la finestra.
Solo la notte prima, Alphonse era con lei. Solo la notte prima aveva vissuto in un sogno impossibile: il suo sangue l'aveva abbandonata e Alphonse lo aveva bevuto in lenti sorsi estatici, con una dolcezza che sembrava incredibile.
Aveva provato la beatitudine di un volo dell'anima, mentre la sua mente andava alla deriva e il suo cuore batteva la sublime musica della vita.
C'era stato il sangue, sì, ma non era più il suo, ma quello di Alphonse che la cullava teneramente.
Alexandra, tremante, si era aggrappata a lui con le ultime forze e aveva assaporato il calice della vita eterna e bevuto fino a non poterne più, fremendo di una passione che non aveva mai concepito.
Aveva assaporato la morte del suo corpo come un qualcosa di lontano e necessario che portava con sé un dolore che sembrava non appartenerle, perché Alphonse era con lei.
Tutto, ai suoi occhi, appariva di colpo vibrante, vivissimo e sconvolgente. Ecco che poteva finalmente vedere il volto di Alphonse per quello che era e se stessa per ciò che era divenuta.
Si era affacciata dalla torre più alta del castello, sfidando il vento che ruggiva dal basso e risaliva, vorticando, lungo i contrafforti. E aveva abbracciato Alphonse e lo aveva baciato, ridendo forte. Libera, libera, libera!
Si era saziata della sua prima preda quando, scivolando tra le ombre come gatti neri, lui l'aveva condotta lontano e le aveva mostrato la sublime bellezza della caccia, del sottile filo rosso che lega preda e predatore.
Inebriata da quel mondo senza confini che ora era suo, Alexandra si era abbandonata, spossata, nel letto in cui era rimasta abbracciata ad Alphonse e, molto tempo prima dell'alba, era caduta nel sonno dei Vampiri.
Non sospettava delle reali intenzioni dell'uomo che amava. Possibile che avesse rinunciato alla sua vita?
Tutta la scena scorreva davanti ai suoi occhi come se fosse reale, una detestabile commedia: Alphonse aveva indossato i suoi vestiti da cavaliere, la sua lunga giacca nera, e stava sdraiato sulla pietra tombale, gli occhi chiusi come se stesse dormendo e i lunghi capelli castani sparsi attorno al capo come un'aureola. Teneva le mani conserte sul petto con la dolcezza con cui i morti stringono i fiori che si mettono loro in pugno.
Così, mentre la luna sbiadiva e il cielo si tingeva di giallo e arancio, Alphonse aveva sentito la carezza tiepida dei primi raggi del sole sulla pelle candida e il fulgore della sua bellezza, per un istante, era divenuto immenso e inarrivabile.
Alexandra lo immaginava più affascinante che mai, con le labbra sporche di sangue socchiuse e le palpebre frementi scottate dal sole che si levava inesorabile e filtrava dalle inferriate elaborate della finestra, dilagando nella cappella. E quindi il calore, il dolore che attraversa il corpo e la pelle che sfrigola, tremendamente ustionata. Le urla raccapriccianti...
Alexandra nascose il viso tra le mani, singhiozzando: non poteva immaginare oltre quell'orrore di fuoco e l'ammasso fumante delle carni eterne.
Incredula e ribelle, si alzò con uno scatto e corse lungo le scale echeggianti del castello, uscendo all'aria aperta: si diresse verso la cappella privata dei Benavia.


La cappella aveva la pianta quadrangolare, sormontata da una cupoletta poggiata su tre lunettoni. Sotto la coltre del tempo, si intravedevano ancora gli affreschi e i fregi dipinti da un'artista ormai obliato.
Alexandra girò su se stessa, al centro della navata, fissando il lucernaio al centro della cupola e poi le quattro colonne rastremate che delimitavano gli spigoli, mentre un nugolo di pipistrelli si gettò giù dai trespoli, volando sulla testa della ragazza con gran schiamazzo.
Sul fondo c'era un altare di pietra nuda, su cui poggiava un trittico di legno raffigurante la Vergine col Bambino in colori ormai opachi. Ciò che spiccava in quell'ambiente angusto, però, erano i sarcofagi di marmo con il coperchio scolpito nelle sembianze di una dama e di un cavaliere.
C'era polvere ovunque e ragnatele come festoni: non entrava nessuno lì dentro da molto tempo e, perciò, ad Alexandra saltarono subito all'occhio le impronte disseminate sul pavimento che portavano ad una delle finestre e ad una lastra di marmo liscia, orfana del sepolcro che avrebbe dovuto ospitare.
Con ansia, Alexandra raggiunse la balaustra di pietra e la sfiorò nervosamente. Le parve, allora, di cogliere un essenza familiare: era l'odore del sangue di Alphonse.
Sul marmo erano rimaste alcune gocce, scure e dense e, proprio accanto, una fiala di cristallo sottile e appuntita, chiusa con un tappo d'oro che somigliava al bocciolo di un rosa. Alexandra la raccolse e la inclinò: il sangue sciabordò al suo interno.
In quel silenzio, credette di impazzire e un terribile gemito le scivolò dalle labbra mentre premeva convulsamente la boccetta contro il petto, incurante di macchiare la camicia da notte.
Indietreggiò come se un serpente l'avesse morsa, fissando la lastra di marmo con gli occhi spalancati e colmi di lacrime sanguigne.
«Le ceneri» pigolò ad un tratto e sollevo il capo, tastò il marmo e frugò ovunque, senza trovare nulla «Dove sono le ceneri?»
Tornò all'esterno e chiamò ancora, con la speranza che risorgeva in lei con prepotenza: «Alphonse! Nuberus!»
Ma la carrozza di Nuberus era scomparsa e il cortile era vuoto e silenzioso.
Alphonse aveva lasciato il suo sangue per Alexandra, un segno della sua presenza. Ciò nonostante, per quanto lei lo cercasse, non riuscì a trovarlo.
Alphonse doveva essere stato sicuramente nella cappella, eppure lì non giaceva.





 

 


______________________________

Note dell'autrice

La storia è stata scritta per il contest “Tales of after shadow” indetto da Geah.Nee sul forum di EFP.
I prompt utilizzati sono due immagini:

1) protagonista (l'obbligo abbinato consisteva nel fatto che il personaggio fosse un Vampiro bellissimo): http://fc03.deviantart.net/fs71/i/2012/328/3/6/romeo__we_ll_be_able_to_fly__by_cylonka-d5lwgzx.jpg

2) personaggio secondario (categoria della creatura: Demoni): http://sphotos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc7/305657_4948598712698_1536116856_n.jpg


Il nostro protagonista è Alphonse, il personaggio secondario è Nuberus. Ve ne sono altri, certo, che entrano nella cronaca, ma Nuberus è un personaggio chiave e molto particolare, da quel che spero si sia capito dalla storia.
Ho scelto di interpretare le due scene presente nelle immagini dando loro rilievo in diverse parti della storia.
La scena di Alphonse sdriato nella cripta che Alexandra immagina, infatti, ricalca quella dell'immagine. La fiala di cristallo è quella che il Vampiro tiene tra le mani nel disegno; non so se sia una boccetta, ma io ho preferito elaborarla così.
La carrozza e il cavallo nero, la lampada rossa, i pipistrelli, la strada sterrata e la nuvola nell'immagine del Demone sono, invece, riprese nell'episodio del viaggio sui Carpazi che cita Alphonse; inoltre la carrozza è un mezzo fondamentale che lega i due personaggi.
La presenza stessa dei pipistrelli in entrambe le immagini, poi, mi ha suggerito l'idea di uno dei poteri di Alphonse.
Insomma, ho cercato di trarre tutto il possibile dalle due immagini-prompt.

Il contest prevedeva anche un limite di parole parole pari a 14.000, in cui sono dovuta rientrare.

Ci tengo a fare delle precisioni.
EFP impone di scegliere solo tre voci per i generi della storia, ma qui allargarne la rosa a: dark, drammatico, erotico, introspettivo, malinconico, mistero, sovrannaturale, storico, avventura, sentimentale, horror. Insomma, un mix, almeno per quello che ho cercato io di comunicare.
Ho scelto di creare una storia sotto forma di lettera perché l'idea mi è sorta spontaneamente, quindi è venuto fuori un racconto che si snoda in due modi: la cornice della storia che si legge nel prologo e nell'epilogo in cui è Alexandra a muoversi scritta in terza persona, e la cronaca di Alphonse scritta in prima persona.
L'impianto della prima persona e lo stile che ricalca spesso un flusso di coscienza e spero di aver dato delle peculiarità allo stile, che deve ricalcare necessariamente l'epoca storica in cui la lettera viene scritta dal protagonista pur di essere verosimigliante.
Non è una storia d'amore o, forse, non lo è nel senso comune del termine. Si respira un'aria languida e sentimentale, e decadente, tragica e gotica, ma non credo si possa rintracciare chissà quale romanticismo spiccato, a dire il vero. Il legame tra Alphonse e Alexandra va oltre al mero amore tra due esseri umani e, nella maniera più assoluta, rifugge dai rapporti simil-Twilight (*brivido*).
Comunque, lo ammetto: scrivere questa storia è stato un parto. <.<”

Ci sono due citazioni presenti, che ho trovato splendide da inserire.
La prima è nel primo capitolo: “L'amavo come si amano certe cose oscure, segretamente, tra l'ombra e l'anima”, è un verso di una poesia di Pablo Neruda, una delle mie preferite.
La seconda è il titolo del terzo capitolo ed è contenuto in esso: “Ho attraversato gli oceani del tempo per trovarti”, è una battuta del film “Dracula di Bram Stoker” diretto da Francis Ford Coppola che amo visceralmente.

Grazie eventualmente alle anime pie che si cimenteranno nell'impresa di leggersi e commentare questa mini-long!


Melian

 
   
 
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