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Autore: bsidelouis    01/11/2014    0 recensioni
Zayn non era mai stato un ragazzo a cui piaceva programmare la vita, viveva giorno per giorno. Ma con Liam al suo fianco tutto era cambiato, aveva trovato un significato all'espressione “per sempre”; per sempre, il tempo per cui avrebbe amato quel ragazzo dagli occhi marroni e la fissa per le caramelle alla menta.
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“Harry;” disse piano “ti amo”. Un sussurro come a voler tenere quelle due parole in segreto, il loro piccolo segreto. Un segreto che sarebbe rimasto tale per sempre, nella magia di quella notte, nei loro cuori che si erano affidati l'un l'altro, per tutta la vita.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Zayn

Non sentivo Liam da qualche giorno e le mie condizioni non erano delle migliori: ero chiuso in camera mia aspettando che mi scrivesse un messaggio, anche solo che mi mandasse a fanculo ma nulla. Il suo messaggio non arrivava e io continuavo a non mangiare, il motivo era ovvio ma mia madre non sembrava capirlo. Proprio per questo la sentii arrivare dal corridoio.
“Buongiorno Zayn, ti ho portato la colazione. Ti va di mangiarla insieme?” mi sorrise debolmente ma percepii preoccupazione nel suo sguardo. Mi misi a sedere e le feci cenno di sedersi accanto a me.
“Mamma, ti ringrazio della colazione e del fatto che ti preoccupi per me ma non ho fame” le dissi schiarendo le ultime parole.
“Non ti ha ancora scritto, vero?” chiese dunque lei, abbassando lo sguardo e prendendo un biscotto.
“No, non lo ha fatto. Secondo te sarei ancora qui?” risposi prendendo il telefono da sotto il cuscino.
“Scrivigli tu” disse dopo qualche minuto di silenzio. La guardai aggrottando le sopracciglia e aspettando che si spiegasse.
“Sei tu che hai sbagliato, no? Lui starà aspettando un messaggio di scuse o che tu vada da lui per chiarire” continuò alzando poi le spalle e guardandomi. Mi passai una mano sul viso ed annuii.
“Hai ragione,” presi un biscotto “grazie mamma” risposi alzandomi dal letto sorridente. Intravidi un sorriso compiaciuto sul suo viso mentre entravo in bagno per fare una doccia rigenerante, di sicuro non potevo presentarmi a casa sua in quelle condizioni.
Feci tutto molto in fretta, la voglia di vederlo in quel momento era alle stelle. Ma solo quando ormai ero da lui sua pensai che forse non voleva nemmeno vedermi, così decisi di tornare a casa ed invitarlo a cena fuori. Magari non romantica o troppo smielata; semplice ma ben organizzata. Così feci e, mentre aspettavo impaziente la risposta, giravo per la stanza pensando a cosa avrei potuto fare. Camminai avanti e indietro per così tante volte che pensai seriamente di stare per corrodere il pavimento, creando un buco che mi avrebbe fatto cadere al piano inferiore. Proprio mentre mi squillò il telefono una serie di immagini in mente mi fece sorridere: io e lui seduti sulla ruota panoramica a guardare il resto del luna park tutto illuminato, felici e spensierati. Era una cosa molto semplice ma pensai che gli sarebbe piaciuta molto.

11:18
Liam, ti devo parlare.
11:29
Cosa vuoi?
11:31
Un'altra possibilità x
11:42
È l'ultima che hai, usala bene.
11:45
Non rimarrai deluso, passo a prenderti alle 17 x

E con quella conversazione iniziò un pomeriggio passato in preda a mal di stomaco per l'ansia, urla isteriche perché non trovavo nulla che mi piacesse da indossare e sorrisi involontari quando mi sedevo sul letto e guardavo lo sfondo del mio telefono, il quale ritraeva me e Liam in giardino mentre parlavamo; l'aveva scattata Louis il giorno della festa a casa mia.
Finalmente era arrivata l'ora di andare da lui, qualche altro minuto chiuso in quella casa e sarei impazzito. Mi guardai un'ultima volta allo specchio, ancora non totalmente convinto di come apparivo. Non avevo mai avuto problemi con il mio aspetto, l'avevo sempre accettato e reputato bello ma da quando lui era entrato a far parte della mia vita tutto era cambiato. Avevo la costante paura di non essere mai abbastanza, che qualsiasi ragazzo sarebbe stato, ai suoi occhi, più bello di me. Era stupida come cosa e lo sapevo bene perché se eravamo fidanzati un motivo esisteva, però avevo imparato ad amarlo così forte che una vita senza di lui mi faceva paura.
Mentre mi avvicinavo a casa sua lo vidi sul vialetto intento a parlare al telefono con qualcuno, in realtà stava ridendo. Mi venne naturale stringere il morso, facendo risaltare la mascella. Gelosia: qualcuno, che non ero io, riusciva a farlo ridere in quel modo; qualcuno riusciva a farlo stare bene davvero. Forse il problema non era riuscire a farlo ridere così, ero io. Il vero e unico problema ero io e insieme a me tutto il casino che ero.
Salì in macchina ancora sorridente, non salutò, non mi guardò. Non volevo rovinare nulla allora lasciai perdere, quindi accesi il motore e partii. Si avvertiva tensione nell'aria allora decisi di mettere della musica per interrompere quel silenzio straziante. Allungai la mano per accendere la radio quando quella di Liam la prese e la rimise sul volante. Ci stette qualche minuto per riuscire a capirci qualcosa ma alla fine riuscì ad accenderla, sorrisi pensando alla prima volta in cui aveva cercato di farlo. Mi ricordavo ancora le esatte parole che aveva usato “Volevo riuscirci da solo e poi almeno saprò farlo la prossima volta”. Aveva sottinteso che ci sarebbe stata una “prossima volta” e da quel momento era iniziato tutto. Voltai il capo un secondo per guardarlo ed anche lui stava sorridendo, magari ripensando alle stesse cose.
“Hai visto? Ho imparato ad accenderla e a cambiare stazione da solo” disse con tono soddisfatto, come un bambino che riesce a montare il suo giocattolo dei lego.
“Di questo non ne ho mai dubitato, ero sicuro che ce l'avresti fatta” replicai tornando poi con lo sguardo sulla strada, non mancava molto.
Parcheggia la macchina e mi misi vicino a lui, pronto per andare a fare un giro per il luna park, prima di scusarmi. Lo sentii irrigidirsi al mio fianco, bruttissimo segno.
“Mi stai prendendo in giro o fai sul serio? Pensavi sul serio che riportarmi nel posto dove mi hai illuso la prima volta, ti facesse perdonare? Ed io che credevo che tu volessi sul serio scusarti” disse quasi urlando, stringendo i pugni e poi girandosi verso la macchina. Non lo avevo mai visto così furioso.
“E adesso riportami a casa” continuò prima di sedersi al posto del passeggero. Mi avvicinai alla portiera e la aprii prima che lui riuscisse a chiudersi dentro.
“Liam, non ci avevo pensato. Mi dispiace, okay? Non volevo prenderti in giro, ti ho portato qui perché volevo scusarmi con te per tutto quello che ho fatto” esclamai prima di porgergli la mano.
“Ci sediamo nel prato lì davanti? Ti dico tutto quello che ti devo dire e poi decidi se restare o andare via” lo supplicai con lo sguardo e lui, sospirando, uscì dalla macchina scansando la mia mano. Mi sedetti poco lontano dalla macchina e gli feci cenno di mettersi affianco a me. Scosse leggermente la testa, sospirai cercando di organizzare un discorso in mente. Non mi restava che dirgli cosa realmente provavo, se anche quello non fosse servito mi sarei rassegnato davvero.
“Emh, io...” presi un bel respiro e un fiume di parole uscì dalla mia bocca. Per quanto potessero essere banali non riuscii a fermarmi. Quando alla fine avevo svuotato tutto quello che tenevo dentro da qualche mese, aspettai che lui facesse qualcosa. Ma stette fermo come si era messo prima che iniziassi il mio discorso. Guardava un punto indefinito davanti a lui, cercai di capire cosa lo attraesse tanto ma l'unica cosa che vidi era gente che camminava, rideva, mangiava, viveva a qualche metro di distanza. Poi c'eravamo noi: non stavamo vivendo. Forse Liam lo stava facendo ma il mio tempo era fermo dall'ultima sillaba che avevo pronunciato. Mi alzai e avvicinai a lui.
“Ti amo, lo sai. Ti ho appena affidato il mio cuore, il mio tempo, la mia vita. Ti prego, resta” gli dissi il più dolcemente possibile. Ed era vero, io amavo quel ragazzo davanti a me con tutto il cuore. Difetti compresi.
“Fanculo” mi disse con tono acido. Mi avvicinai a lui che fece un passo indietro “Stai lontano da me”. Sorrisi prima di fare uno scatto verso di Liam per poi bloccarlo tra le braccia.
“So che non riuscirai a fare l'arrabbiato con me ancora per molto” risposi alla sua affermazione di poco prima.
“Lo so” disse sospirando e rilassandosi tra le mie braccia “E ti amo anche io, Zay. Qualsiasi cosa tu faccia io ti perdonerò”. Lo strinsi più forte prima di baciarlo.
“Ah Liam” dissi allontanandomi leggermente dalle sue labbra “Smettila di mangiare caramelle alla menta, le odio”.

All'inizio per Zayn amare qualcuno era troppo difficile, ma a modo suo aveva imparato a farlo. Giorno dopo giorno Liam gli aveva insegnato, senza accorgersene, quando fosse facile. Avere qualcuno affianco, qualcuno che ami, che ti rende felice e che ti fa sentire amato: piccole cose che fanno capire il bisogno di amare qualcuno, donargli tutte le emozioni che ti fa provare a sua volta. Zayn non era mai stato un ragazzo a cui piaceva programmare la vita, viveva giorno per giorno. Ma con Liam al suo fianco tutto era cambiato, aveva trovato un significato all'espressione “per sempre”; per sempre, il tempo per cui avrebbe amato quel ragazzo dagli occhi marroni e la fissa per le caramelle alla menta.

Louis

Eh sì, avevo fatto la scelta giusta. Qualche giorno dopo aver litigato con lui ero tornato a casa e mi ero fatto perdonare. Anche se ero sicuro che mi avrebbe perdonato comunque.
Mi svegliai e Harry non era più al mio fianco. Alzandomi molto svogliatamente mi diressi in cucina dove trovai una busta con affianco delle chiavi, confuso la aprii. Mi sedetti sul divano e iniziai a leggere.

Caro Louis,
è passato esattamente un anno da quando ci siamo visti la prima volta a quella festa, la stessa festa in cui Josephine morì in parte anche per colpa mia. Lo sai che non mi sono mai perdonato anche se tu mi rassicuri sempre che non è stata colpa mia. Ti confesso una cosa, prima che tu mi chiedessi di stare con lei, io ti avevo già notato in mezzo a tutti gli altri ragazzi. Entro quella sera sarei venuto a parlarti comunque. Avevi un non so che di affascinante che mi attraeva. Non so nemmeno ora, dopo un anno, cosa sia ma un giorno riuscirò a capirlo.
Ne sono successe di cose, eh Lou? Abbiamo litigato, ci siamo odiati per motivi stupidi, ci siamo allontanati per colpa di Tom ma la cosa che conta di più è che ora siamo ancora qui, insieme. Più uniti che mai.
Prima di conoscere te avevo una concezione completamente diversa su cosa fosse l'amore e cosa significasse amare qualcuno.
Pensavo che bastasse esserci nei momenti felici per gioire insieme, condividere le cose, vivere insieme, baciarsi, guardarsi negli occhi e vedere l'altro come la cosa più bella del mondo.
Ma mi sbagliavo. Amare vuol dire esserci sempre, sopratutto nei momenti peggiori, per sostenere l'altro e dargli un po' della tua forza cercando di non farlo crollare. Guardarsi negli occhi e amarsi forte, di quell'amore che distrugge tutto, quell'amore che potrebbe essere scambiato per un tornado. Vedere la parte peggiore dell'altro e restare nonostante tutto.
E io ho visto la tua parte peggiore, Louis. L'ho vista quando te ne sei andato, ancora, proprio nel momento in cui avevo più bisogno di te. Mi hai lasciato solo pensando che fossi abbastanza forte per superare quel dosso senza farmi crollare il mondo addosso. Ed è stato così, ricordi? Sei tornato e hai trovato un Harry più forte di prima. Ma non sai che sono restato forte solo per te, perché sapevo che saresti tornato indietro e non potevo farmi trovare distrutto. Anche se distrutto lo sono ancora.
Quindi sì, ho visto la tua parte peggiore ma eccomi ancora qui, ad amarti più di ieri e meno di domani.
Con te ho imparato ad amare e voglio anche spiegarti cosa mi hai insegnato. Quando ami qualcuno tu non vorresti solo il bene dell'altro. Tu staresti male pur di far stare bene il tuo compagno. Gli dai la vita, vita considerata in tempo. Gli dai del tuo tempo che potresti passare facendo altro, magari divertendoti. Ma no, preferisci regalare un po' della tua esistenza alla persona che ami. E magari quella ti ferirà, ti lascerà sola, se ne andrà. Però, se tu l'avrai amata veramente, capirai che non è stato tempo perso. Potrai stare male quanto vuoi ma passerà, come passerà lui. Alla fine dei conti tu avrai regalato un po' di te a quella persona. E giustamente ti chiederai “lui se n'è andato portandosi via una parte di me”. Sì, è così, purtroppo. L'amore distrugge, lo so, ma io sarei disposto ad essere distrutto da te. Perché i nostri momenti, quelli che un giorno saranno solo ricordi, in questi minuti o in queste ore li avrò vissuti al meglio. Con un sorriso sulle labbra. E non mi pento di nulla.
Per la società il nostro amore è sbagliato, ma io sono disposto a sbagliare tutta la vita purché tu sbagli con me. Non mi hai ancora detto che mi ami o robe simili ma a me va bene così. Il mio amore è così grande che basta per tutti e due.
Abbiamo strane abitudini io e te: ci addormentiamo insieme e mi sveglio con te che cerchi di cucinarmi una colazione decente senza riuscirci, ci mettiamo sul divano a guardare un film per poi finire a farci il solletico, parliamo del futuro pur sapendo che abbiamo tutta la vita davanti, ci facciamo delle foto insieme con quella polverosa Polaroid di mia nonna attaccando poi le foto al frigo. Siamo anche abituati a prendere il thè sul vecchio sofà di casa mia, alle 16:58 tutti i pomeriggi. Non alle 17:00 perché ti piace il pensiero di essere diverso dagli altri. Lo preparo e lo verso nelle tazze che ci siamo comprati insieme, tutti i pomeriggi aspettando che tu arrivi. Anche quando te n'eri andato dopo il nostro litigio, la tua tazza era lì e ti aspettavo come sempre. Ma non arrivavi e il tuo thè si raffreddava, come il mio. Perché ti devo confessare una cosa: il thè mi fa schifo, ma nulla farebbe più schifo di una vita senza te.
Ritornando alla Polaroid. Ho scattato una foto, la troverai all'interno della busta.
Sì, è proprio una casa e quelle sono le chiavi che la aprono.
Louis William Tomlinson, vuoi venire a vivere in quella casa con me? Per un mese, un anno o fino a quando non ti sarai stancato di me. Non ti chiedo un per sempre, semplicemente, resta.
Ti aspetto,

Harry x

Il foglio era costellato da tante piccole lacrime bagnate che continuavano a rigarmi il viso. Chiusi gli occhi un secondo, presi un bel respiro e un sorriso mi spuntò sulle labbra. Dio, quel ragazzo mi aveva preso pure l'anima, oltre al cuore. Ogni singola cellula del mio corpo gli apparteneva ormai. Piegai delicatamente il foglio e me lo misi in tasca. Afferrai le chiavi che mi aveva lasciato Harry e lessi l'indirizzo prima di uscire di casa. Ero così felice che salutavo e sorridevo a tutti i passanti in strada. Non c'era nessuna cosa al mondo che avrebbe potuto togliermi quel momento di euforia. Guardai l'orologio: erano le 14:25. Magari non era a casa, poteva essere uscito a farsi un giro. Alzai leggermente le spalle e scossi la testa, sarei andato comunque. Al massimo lo avrei aspettato io, glielo dovevo. Appena la vidi non ci capii più niente. Il tempo si fermò proprio in quell'istante. Cazzo, stavo per entrare nella casa che avrei condiviso con la persona che amavo di più, per tutta la vita. Era un grande passo ed io ero finalmente pronto a compierlo. Infilai le chiavi nella toppa e la serratura scattò. Inspirai tanta di quell'aria che pensai che i miei polmoni sarebbero esplosi da un momento all'altro. Volevo memorizzare ogni suono, profumo, immagine di quel momento. Inutile dire che era stupenda, colorata, un po' in disordine ma infondo lo eravamo tutti e due, ma la cosa che mi colpì di più fu il divano: non era uno nuovo, di quelli dei quali fanno dieci minuti di pubblicità in tv. Era il nostro divano, quel vecchio sofà che era a casa di Harry. Sorrisi dolcemente quando lo notai addormentato su di esso. Cercai di fare il meno rumore possibile ma con la mia delicatezza di un elefante inciampai su uno scatolone, che non avevo visto, in corridoio. Sentii dei movimenti in salotto che cessarono poco dopo, segno che stava ancora dormendo.
Entrai in cucina e sentii il cuore esplodermi in petto quando vidi due tazze sul tavolo. Erano piene, il the ormai era freddo. Dovevano essere lì da qualche ora, magari dal pomeriggio precedente.
Harry era un angelo, il mio angelo custode. Era troppo buono per tutta la merda di questo mondo. Il mio compito era proprio quello di proteggerlo, difenderlo dal male che avrebbe potuto ferirlo fino dentro all'anima. A volte ero stato io a procurargli delle ferite profonde, che sapevo non sarebbero guarite facilmente. Ma volevo cambiare, cercare di essere migliore per lui.
“Sei venuto” la voce ancora assonnata di Harry mi fece sobbalzare, mi girai e gli sorrisi.
“Lo sapevi che sarei venuto” risposi avvicinandomi a lui. Lo guardai un po' negli occhi prima di baciarlo. Lui ricambiò prima di allontanarsi da me con un'espressione seria in volto.
“Lou...” sussurrò abbassando la testa.
“Non vergognarti, dimmi” gli dissi cercando di farlo sentire più a suo agio.
“V-voglio” sospirò, si leccò le labbra e mi guardò dritto negli occhi “fare l'amore con te”. Iniziò a torturarsi le mani che io presi poco dopo stringendole.
“Piccolo, ehi, guardami” gli alzai il mento con l'indice e sorrisi “anche io voglio fare l'amore con te. Ma prima dobbiamo fare un'altra cosa”. Lo tirai con me verso gli scatoloni in sala. Mi misi a rovistare tra la roba mentre lui mi guardava con un'aria confusa. Appena trovai l'oggetto che cercavo esultai come un bambino facendo ridere Harry.
“Perché hai preso la Polaroid?” mi chiese ancora confuso.
“Dobbiamo scattarci una foto e appenderla al frigo, per inaugurare la nuova casa” risposi sorridendo e aspettando che si avvicinasse a me. Feci una smorfia che lui definiva deficiente mentre lui sorrideva, si vedevano anche le fossette. Soddisfatto aspettai che si asciugasse e l'appesi al frigo accanto a quella della casa. Stavo per tornare da Harry quando mi bloccai. La lettera. Volevo attaccare anche quella, giusto per ricordarmi ogni giorno quanto amavo quel ragazzino riccio. Sfiorai le sue labbra con le mie prima di aspettare che mi conducesse alla camera da letto.
Ci sdraiammo sul letto, insieme, ci abbracciammo, ci amammo lentamente, senza foga, delicatamente. Ripensai al giorno in cui parlammo la prima volta e mi venne in mente quella frase: “Come smeraldi nell'oceano”. Sorrisi involontariamente. I suoi smeraldi erano in trappola nei miei oceani e, da lì, non ne sarebbero mai usciti.

Harry;” disse piano “ti amo”. Un sussurro come a voler tenere quelle due parole in segreto, il loro piccolo segreto. Un segreto che sarebbe rimasto tale per sempre, nella magia di quella notte, nei loro cuori che si erano affidati l'un l'altro, per tutta la vita.



Nota autrice

Ed eccoci arrivati alla fine di questa storia, non vi dico quanta tristezza mi faccia vedere quella piccola parola vicino al titolo. "Completa", finalmente è finita. Questa fanfiction mi ha accompagnato per tutta l'estate e me ne sono affezionata moltissimo, per questo mi dispiace dirle "addio".
Spero vi sia piaciuta minimo quanto è piaciuta a me. Grazie a tutti quelli che l'hanno saputa apprezzare, magari anche amare.

Grazie di cuore.
-Ann (bsidelouis)

   
 
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