1.
Vecchiette
e hamburger
Mezzogiorno
e venticinque: cinque minuti alla fine del suo turno. Un brivido
d’eccitazione
gli percorse la schiena, mentre finiva di mettere a posto una fila di
libri di
Stephen King sull’ultimo scaffale. Ancora cinque minuti e suo
fratello lo
sarebbe passato a prendere appena uscito per la sua pausa pranzo, poi,
più
tardi, una volta tornato a casa avrebbe finalmente rivisto la sua
fidanzata,
Alicia.
Era
ormai quasi un anno che convivevano in un piccolo appartamento di
Brooklyn e
ormai nella mente di Mikey Way iniziava a maturare l’idea del
matrimonio. Da
quando era arrivato a New York insieme a suo fratello e alla sua
famiglia, ne
aveva fatta di strada. Aveva trovato lavoro in quella piccola libreria
del
centro e con gli anni era riuscito a mettersi da parte un bel
gruzzoletto. Ma
ancora un pensiero lo ostacolava dal compiere il grande passo: quello
di finire
come suo fratello. Ok, la sua famiglia era favolosa ed amorevole con
lui ma…
be’, troppo spesso, a giudicare dalla faccia di Gerard, la
cosa gli pareva
troppo asfissiante per valerne la pena. Era ancora troppo giovane per
rinunciare a quella frizzante libertà, alle serate passate
con Alicia in
qualche pub, senza alcun obbligo o responsabilità, e i
week-end trascorsi
lontani da tutto quel trambusto metropolitano. No, decisamente ci
teneva troppo
a quella spensieratezza per pensare di mettere su famiglia. Avrebbe
aspettato
ancora un anno o due.
Si
diresse alla cassa con degli scatoloni vuoti in mano, fischiettando
leggermente
e così attirando l’attenzione di Lily, la sua
collega di lavoro, una ragazza
eccentrica con i capelli rossi e un piercing al naso. Ok, aveva una
ragazza
fantastica, un lavoro sicuro e una vita relativamente tranquilla,
ma… be’,
diciamo che, come il maggiore dei Way, anche lui aveva dei dubbi. Era
tutto
troppo tranquillo, ovvio e scontato. E i sogni dove erano andati a
finire? Eh,
bella domanda: quasi non se ne ricordava più. Da piccolo,
insieme a Gerard,
anche lui aveva sognato un futuro avventuroso, un futuro che si
distinguesse
dagli altri, forse anche insicuro ma pur sempre entusiasmante. Ma alla
fine la
voglia di basi solide aveva avuto la meglio e ora anche lui era una
persona
qualunque tra altre persone qualunque… anche se, magari, un
po’ meno stressato
e depresso di suo fratello maggiore.
Oh,
ma che discorsi stai a fare, Mikey Way?, lo rimproverò la
sua coscienza dal
fondo della sua mente. Hai una vita invidiabile, tranquilla e con tutti
i
confort standard; quindi basta con questi castelli in aria:
è inutile
complicarsi la vita quando non ce n’è bisogno!
Vero, pensò il piccolo Way,
potrebbe andarmi peggio… E gli ritornò in mente
suo fratello perennemente
incazzato nero con… Alt! Basta. Però lui era una
di quelle persone che credeva
davvero nei sogni, nell’impossibile, nel “se vuoi
una cosa, vattela a
prendere”. Ma ora non era più un bambino,
pensò con rammarico gettando
un’occhiata al reparto libri per l’infanzia
lì vicino alla cassa. Era ormai
finito il tempo del “quando sarò grande
sarò… diventerò…
farò…”; alla fine era
cresciuto ed era diventato quello che era. Punto e stop. Ah, ingenua
fanciullezza! Ora doveva occuparsi di Alicia, di fare la spesa, di
pagare le
tasse e le bollette, di…
«Mikey!».
L’esclamazione secca di Lily lo riportò
bruscamente alla realtà.
«Eh,
sì, chè c’è?».
Per
un attimo la collega lo guardò stralunata, come per dire
“ci sei o ci fai?”,
per poi indicargli con un gesto perentorio la cassa.
«Io
devo finire con questa roba…» disse indicando uan
fila di volumi ancora
imballati. «Te ne occupi tu, vero?».
Sulle
prime il povero Mikey non recepì a pieno il messaggio, ma
una seconda occhiata
fulminante della rossa gli fece tornare in mente tutto in un batti
baleno. Si
sporse oltre al cassa ed intravide una docile vecchietta minuta e tutta
raggrinzita con la sua corsettina anni ’30 (del Novecento o
dell’Ottocento?), lo
scialle di lana ricamato a mano e un “adorabile”
cappellino troppo simile a una
presina per passare per decente. Con un altro sorrisino dal gentile
nonna
papera gli porse una pila di tipo dieci libri e, avvicinandosi a lui
con fare
confidenziale, disse: «Seghe mentali, eh,
giovanotto?».
Le
labbra di Mikey si modellarono in
un
muto “co-come?”, ma alla fine il ragazzo
optò per il silenzio neutrale e si
concentrò sui libri. Ce n’erano così
tanti che gli avrebbero dovuto pagare
almeno un quarto d’ora di straordinari per batterli tutti.
Senza contare la
vecchina che lo fissava curiosa con gli occhi ridotti a due
fessure…
12:40
pm
Gerard
trattenne una bestemmia, l’ennesima della giornata, quando
parcheggiando
davanti alla libreria dove lavorava il fratello per poco non
andò a tamponare
l’auto davanti: un fuoristrada corazzato che
l’avrebbe fatta pagare cara alla
sua semplice utilitaria. Cercando di allontanare la
negatività di quella
tragedia sfiorata (e di tutta la mattinata) si sporse oltre il
finestrino in cerca
di Mikey, certo che avrebbe avuto come sempre una parola di conforto e
di
incoraggiamento per lui. Ma di lui non c’era traccia. Strano,
visto che Gerard
era arrivato anche in ritardo (per ovvi problemi col capo) e tenendo
conto che
l’altro spaccava sempre il secondo riguardo la
puntualità. Avrà avuto da fare,
si disse, scendendo dall’auto ed entrando nella libreria.
Appena varcò la
soglia gli si presentò davanti una scena mai vista prima.
«Brutto
mascalzone! Truffatore! Criminale!».
Mikey
fece un rapido salto indietro e si andò a nascondere dietro
la cassa, nel
disperato tentativo di evitare la borsa che la vecchietta agitava nella
sua
direzione come una mazza chiodata urlando come un vichingo inferocito.
E lui
che l’aveva definita “docile vecchietta”!
Seeeee, come no!
«Ma,
signora, lei non capisce! Io non intendevo…
C’è stato un equivoco…
io…» tentò abbattuto,
ma la pensionata non pareva avere la minima intenzione di dargli
ascolto,
mentre continuava ad urlare la sua sfilza di insulti ed epiteti vari.
«Come
ti permetti di ingannare una povera vecchia come me? Vile!
Manipolatore!».
Il
piccolo Way si guardò attorno in cerca d’aiuto:
Lily probabilmente era all’altro
capo del negozio a riordinare la merce se non nel magazzino, quindi era
assai improbabile
che accorresse in suo soccorso; le poche altre persone presenti nel
negozio
osservavano incuriositi quella scena buffa senza però
muovere un dito a favore
del malcapitato commesso. Quindi era da solo in balia di
quella… quel King Kong
di vecchietta inferocita. E il tutto per un semplice errore di resto!
Invece che
2 dollari e 50 Mikey gliene aveva dato solo due e quando si era accorto
dell’errore
era ormai troppo tardi per chiedere perdono alla cliente che, resasi
conto del
misfatto, aveva urlato alla truffa ai quattro venti. Merda…
Lo sapeva che c’era
qualcosa che non quadrava in quella lì!
«Pensavi
forse che fossi scema? Rimbambita come tutte le altre vecchie? Eh?
Rispondi,
farabutto!».
Un
pesante colpo della borsa arrivò sulla cassa che emise uno
scricchiolio
sinistro, sul punto di aprirsi in due. E a quel punto Mikey si chiedeva
se ne
sarebbe uscito intero... L’assicurazione sulla vita non ce
l’aveva… Acc…!
«Signora…».
Una
voce profonda e familiare intervenne improvvisamente tra i tonfi della
borsa
sul bancone e le grida isteriche della pensionata.
«Signora,
le sembra il modo di comportarsi in un luogo pubblico?».
Per
un attimo la signora non rispose, come se fosse appena stata presa alla
sprovvista, mentre Mikey si sporse di qualche centimetro fuori dal suo
nascondiglio per vedere in faccia il suo salvatore. E appena scorse un
volto
pallido (forse un po’ più tirato del solito) e una
chioma di capelli corvini
subito i suoi occhi s’illuminarono. Aveva sempre saputo di
poter contare sul
suo fratellone ma… be’… di sicuro non
si sarebbe mai aspettato di vederlo
spuntare lì per salvarlo dall’ira di quella
nonnetta. Che dire, un deux ex
machina veramente ben riuscito! Poi gli ritornò in mente
tutto: quel giorno
Gerard gli aveva promesso che alla fine del turno l’avrebbe
passato a prendere
in negozio per andare a mangiare un boccone insieme. E ora eccolo
lì, a
difenderlo come ai vecchi tempi, quando i bulletti della scuola lo
prendevano
in giro per via degli occhiali.
«Sono
sicuro che c’è una spiegazione a questo equivoco e
credo che il signore qui
presente possa dare una spiegazione?» continuò
Gerard in tono pacato e
lasciando senza parole la nonnina.
A
quel punto Mikey poté abbandonare del tutto il suo
nascondiglio: non aveva più
nulla da temere ormai.
«Sempre
a cacciarti nei guai te, eh?».
Cinque
minuti dopo si trovavano in macchina (guidava Gerard) e discutevano
dell’accaduto,
girando a caso per il quartiere ancora incerti sul luogo dove mangiare.
Intanto
Mikey continuava a dare riposta ai numerosi perché e per
come di Gerard sulla
quella faccenda e come ci fosse finito “in mezzo”,
cioè tra la vecchietta e il
suo resto. Era felice di rivedere suo fratello, dato che
l’ultima volta che si
erano incontrati era stata a casa sua e in mezzo a tutto il casino che
facevano
i suoi figli non erano riusciti a parlare granché. Ora,
invece, erano
finalmente soli e potevano discutere tranquillamente di tutto. Anche se
a
giudicare dal volto del fratello, più pallido e trasandato
del solito, quella
non doveva essere stata una settimana particolarmente rilassante per
lui. Come le
altre del resto.
«Io
quello che si mette nei guai? Ma se te con i guai ci vai a braccetto
tutti i
giorni…».
Il
volto di Gerard, nell’udire quelle parole, si fece
più cupo e Mikey si rimangiò
subito quello che aveva detto. Sapeva benissimo quanto il fratello
amasse la
sua famiglia e, nonostante questo, non poteva negare quanti problemi
gli
causasse, quanto a volte lo rendesse infelice e preoccupato, quanto gli
fosse
costato abbandonare i suoi sogni per loro. Però, loro gli
volevano bene, sua
moglie e i suoi figli, e lui voleva bene a loro… e questo
avrebbe dovuto
bastargli. Ma a volte Mikey, come forse anche Gerard, pensava che suo
fratello
sarebbe stato meglio se non avesse avuto quel fardello sulle spalle. E
questa
era una contraddizione di cui entrambi preferivano evitare di parlare.
Per
qualche secondo, mentre erano fermi a un semaforo, rimasero in silenzio
e Mikey
si diede del deficiente per aver parlato troppo, frenando il desiderio
irresistibile di mordersi la lingua fin a farla sanguinare come
punizione. Solo
quando scattò il verde ritrovò il coraggio di
parlare.
«Vabbè…
tu? Novità? Al lavoro tutto ok?».
Gerard
fece un sorriso tirato e da quella sua espressione Mikey seppe di aver
toccato
un altro tasto dolente. Merda.
«Se
non contiamo il ritardo di quasi mezz’ora per i soliti vari
motivi e la
conseguente incazzatura del capo e i soliti commenti del cavolo di
Nate… Oh,
sì, una favola!».
Mikey
sospirò, sentendosi quasi più in pena del
fratello. Erano ormai quasi cinque
anni che Gerard lavorava in quello studio di fumetti, ma in tutto quel
tempo
non aveva fatto alcun progresso nella carriera, ultima aspirazione che
gli
rimaneva. Innanzitutto il capo, forse anche perché Gerard
non si poteva
definire a prima vista un tipo “professionale”, non
aveva mai cercato di instaurare
un buon rapporto con lui, poi quello stronzo di Nate, tipico figlio di
papà,
single, disposto a lavorare anche dodici ore per farsi un nome non
mancava mai
un’occasione per sottolineare la scarsa competenza di Gerard.
Ma Mikey sapeva
che Nate si sbagliava: aveva sempre creduto nelle capacità
del fratello e non
aveva dubbi sulla sua bravura solo che… be’, una
volta per un motivo una volta
per un altro, la sua decennale sfortuna non gli permetteva di rivelarla
al
mondo. E così…
«Norah
e i bambini stanno bene?» chiese Mikey sperando di approdare
su una spiaggia
sicura.
«Sì,
bene» rispose Gerard e finalmente un piccolo sorriso gli
rischiarò il viso. «Adam
ha preso il suo primo 8 a scuola».
A
quel punto anche Mikey non poté fare a meno di sorridere.
Almeno una cosa ce l’avevano,
per sorridere.
«Volta
qui, a destra» disse subito dopo notando l’insegna
luminosa di un fast-food di
cui gli avevano parlato bene.
Gerard
ubbidì subito, svoltando nel parcheggio quasi del tutto
pieno a quell’ora,
mentre Mikey pensava che finalmente avrebbero potuto sedersi
tranquillamente in
un posto caldo, a parlare come i vecchi tempi, quando, ancora
adolescenti,
sognavano di avere in pugno il mondo.
«C’è
un parcheggio liberò laggiù».
«Sìsì,
lo so, l’ho visto…».
Forse
Gerard aveva visto il posto libero, ma probabilmente non aveva visto
qualcos’altro,
qualcosa che non era di certo piccolo. E diciamo che quel qualcosa lo
centrò in
pieno, per poi sterzare bruscamente con un’imprecazione,
seguita da un tonfo
sordo e l’urletto di Mikey che per poco non veniva
catapultato contro il
parabrezza.
«Oh,
cazzo!» esclamò ancora Gerard osservando la cosa,
o meglio il chi, aveva quasi
tirato sotto.
«Porca
troia, Gerard, ma… ma che hai fatto?!?»
esclamò invece Mikey con gli occhiali
di traverso sul naso per l’urto.
«Non
è colpa mia! Era in mezzo alla strada e… non
l’ho visto…».
Ma
Mikey era già corso fuori dall’auto in aiuto del
poveretto, ma appena mise
piede sull’asfalto non poté trattenere una
risatina. Il tipo in questione, che probabilmente
lavorava in quel fast-food, era vestito da hamburger e sparsi attorno a
lui c’erano
un sacco di volantini che pubblicizzavano il locale in questione.
Inoltre Mikey
non poté non notare le braccia completamente tatuate che
spuntavano da quel
ridicolo costume, il piercing al labbro e la bassa statura. Un tipo
strano non
c’è dubbio. In meno di un nanosecondo fu raggiunto
da Gerard che rimase
altrettanto sorpreso.
Mikey si chinò e, dopo aver dato uno scossone al malcapitato e avendo costatato che era privo di sensi, disse: «Cazzo, Gerard, hai investito un hamburger!».
Ok questa volta capitolo lungo per ricompensare i cari lettori della lunga attesa (causa: scuola e sfinimento psicologico). Be', non so giudicate un po' voi, a me non sembra un granchè. Vabbè questa volta non mi va di indugiare molto in questo spazio, anche perchè le mie povere dita, mani e braccia non ne possono più di battere su questa tastiera dimmerda. Ultima cosa: indico un sondaggio. Domandone da 1 milione di euro: chi sarà mai l'uomo-hamburger? Lo scoprirete nella prossima puntata! (ma daiiiii che lo sapete!).
Infine ringrazio tutti gli arditi che hanno avuto il coraggio di recensire questa ff: spero che mi rimaniate fedeli. In particolare: princes_of_the_univers, Dominil, friem, OOgloOO, ElfoMikey.
See you soon, guys!