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Autore: Sayumi    20/10/2008    2 recensioni
Un racconto, una specie di favola triste, per denunciare un problema che è tempo finisca.
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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cap 4
La ballata dell'amore Cieco


Capitolo 4

-Due mondi-

L'estate spesso riesce a sciogliere tutto, con il suo caldo ti fa dimenticare nozioni scolastiche e spiacevoli ricordi.
Il primo anno era terminato, cosa aveva avuto Lei da quel primo anno? Niente di buono, questo era certo.
Ma sua madre aveva in serbo per lei una sorpresa spiacevole dal nome Oratorio Feriale.
Non so come fossero gli oratori feriali dalle altre parti, ma nel piccolo paesino dove si è svolta la nostra storia, quello presente era gestito dalle suore e per di più esclusivamente femminile. Considerando che l'unica giornata divertente era quella in cui si andava in piscina, almeno per la maggior parte dei frequentanti di quel luogo, Sara, al contrario odiava l'acqua, quindi riusciva a risparmiarsi almeno quella seccatura rimanendo a casa.
Ma non erano le solite preghiere o le attività ricreative che lei odiava, no, la cosa peggiore erano gli animatori... non so se avete presente l'animatore solare e allegro...? Beh quelli non erano nè simpatici nè allegri. Se dovevano trascinarti a ballare "la bella lavanderina" in mezzo ad un campo asfaltato lo facevano anche a costo di sollevarti di peso o prenderti per i capelli. Il balletto annuale non era un modo per divertirsi, la suddivisione in squadre non era per partecipare. Lì si andava per vincere e il motto non era del genere "Sole cuore amore" ma bensì "Il fine giustifica i mezzi".
Del resto era pur sempre un oratorio esclusivamente femminile...
Comunque, oratorio a parte, quell'estate la passò divisa da tutto il resto del mondo. Cominciava a capire che la vita non era solo nella scuola e questa, forse, era l'unica ragione per cui continuava a sopportare l'idea di quella classe tanto terribile. Sapeva che prima o poi il tempo in "libertà" sarebbe finito, che presto sarebbero ricominciate le lezioni, ma a lei bastava divertirsi con quella piccola banda di ragazzini del quartiere in cui era cresciuta. Quei ragazzini capaci di un'amicizia che solo i bambini sanno dare, indifferente a qualsiasi problema, sincera, semplice e spensierata.
Con loro sapeva di essere al sicuro, poteva essere s'è stessa, semplicemente Sara, niente di più, niente di meno. Poteva rovesciare un intero tubetto di dentifricio sul cofano di una macchina e sapeva di poterla passare liscia, o quasi. Poteva giocare a nascondino in mezzo alla strada, giocare a pallavolo con la vicina, usando la ringhiera come rete "improvvisata".
Ma come ogni bella cosa, l'estate sapeva essere perfidamente breve e anche il secondo anno iniziò.
Questa volta non servì nemmeno qualche giorno per ambientarsi, da subito ripresero le prese in giro cominciarono, fortunatamente meno pesanti di prima.
Del resto anche a quei bulletti serviva qualcosa di nuovo, il motivetto dell'anno precedente era trapassato... Sara l'aveva intuito e quindi stava altamente cauta a tutto quello che faceva o diceva, anzi, se poteva evitava pure quello: di parlare.
Ma una sorpresa era stata riservata alla 2A, quell'anno si aggiunse alla classe Ester, una ragazza portoghese che di italiano non sapeva che due parole.
Non fu facile all'inizio riuscire a comunicare, però Sara ed Elisa (l'unica che ogni tanto, oltre a Mara, le rivolgeva la parola senza ridere di lei e della sua goffaggine) piano piano, con gesti e un dizionario riuscirono a trovare qualche sistema per parlare, col risultato che Ester imparava l'italiano, mentre loro arricchivano il loro vocabolario con insulti portoghesi...
Ovviamente, la nuova arrivata, nonostante tutte le fatiche dei professori di farla ambientare a dovere, imparò in fretta l'andazzo della classe.
Potrei raccontarvi una sfilza di avvenimenti che susseguirono ai primi mesi, tra cui il tentativo, da parte di Enrico, di buttare un compagno giù dalla finestra del primo piano, oppure potrei raccontarvi delle sberle e i pugni che prese Carlo o ancora di quando, sempre Enrico, decise di uscire dalla scuola (su brillante consiglio di Mirko) con pantaloni e mutande calati... ma questa era diventata una "normale" routine e nessuno ci faceva troppo caso...
L'episodio più grave avvenne con una ragazza di terza media. Era l'intervallo, non tutti assistettero alla scena vera e propria, molti videro semplicemente l'ambulanza arrivare e una ragazzina portata via. Quella volta Enrico aveva davvero esagerato, eludendo la sorveglianza costante dei professori, era riuscito ad entrare nel bagno delle ragazze, ma lì, una di loro non riuscì a scappare e cercò di reagire a quel ragazzino più "picccolo" (d'età si intente), con il risultato che la sua faccia fu sbattuta violentemente contro la maniglia di una delle porte dei servizi.
Ovviamente lui fu sospeso per una settimana con tanto di denuncia, lei finì in ospedale.
Ma, episodio a parte, la protagonista della storia dov'era?
Quando quella cosa successe, il suo mondo fu scosso dall'entrata prepotente in scena di Mirko, che occupava tutti i suoi pensieri.
E del resto anche Lui, era troppo impegnato a pensare a lei, per interessarsi minimamente a quello che succedeva nella piccola scuola.
Lo scontro era stato voluto dal destino, o, forse, da una professoressa sufficientemente audace da voler far nascere un'amicizia tra due persone incompatibili.
La scusa ufficiale fu "Dovete imparare a collaborare con tutti i vostri compagni, che vi siano simpatici o meno. Per cui d'ora in poi ogni mese i vostri posti ruoteranno secondo il mio volere"
E fu così, che per volere di quella prof che le due persone più opposte al mondo furono costrette a convivere.
Sara, tuttavia restata una cocciuta musona, mentre Mirko un adorabile testa di.... beh, avete capito.
Furono messi ai primi due banchi, ma la maggior parte del tempo la passavano a guardarsi in faccia, questo perchè ad ogni minima scusa Mirko era girato verso di lei. Era un po' come un cagnolino scodinzolante, il resto del mondo era sparito ed esisteva solo la ragazza del banco dietro al suo.
Prima la scusa era quella del -Non capisco questo problema- poi diventò -La mia penna non scrive- poi il -Che cosa stai disegnando-
Lui dal canto suo era diventato un adoratore verso la sua personale divinità del momento, mentre lei soffriva di crisi isteriche continue, visto che non riusciva più a concentrarsi su niente, tutto il suo mondo era stato invaso da un ospite rumoroso e insistente.
Risultato? Nel giro di una settimana la sua media scolastica (quella di Lei) crollò miseramente e urgeva l'unica soluzione possibile.
-La prego, la scongiuro, non riesco a seguire una parola di quello che dice-
Sara stava in ginocchio. Quell'operazione era alquanto umiliante per una testarda orgoliosa come lei, ma sapeva che non aveva altra soluzione.
-Se lo faccio con te mi toccherà farlo con tutti...- si lamentò l'insegnante, decisamente lontana da cedere alle suppliche.
-La prego, qualsiasi posto, basta che non sia dietro di lui, anche in castigo se preferisce- le mancavano le lacrime e avrebbe potuto vincere l'oscar...
Mirko osservò immusonito la scena, non disse una parola e accusò di buon grado la decisione della professoressa di fare quello "strappo".
-Va bene, ma solo perchè nell'ultima verifica hai preso non sufficiente...-
E fu così che vennero allontanati... almeno dal punto di vista fisico.
Quello che successe dopo rasentava il ridicolo.
Nel corridoio Sara se ne stava spesso con Elisa e Valentina, una ragazza di terza che in seguito sarebbe diventata la sua migliore amica. O meglio sarebbe giusto dire che prima di riuscire ad uscire dalla porta doveva staccarsi dagli abbracci soffocanti di Mirko che la braccava con le braccia spalancate ogni volta che spostava il piede per alzarsi dal banco; se era fortunata e metteva piede fuori, si rifugiava vicino alla cattedra, a metà corridoio, dove di solito stava la bidella, giusto il tempo di un saluto, poi, il più delle volte Valentina veniva guardata in cagnesco da Mirko, fino a che non suonava la campanella e iniziava il vero e proprio inseguimento.
Lui prendeva la rincorsa, con il suo ottimo con lode in educazione fisica e la rincorreva chiamandola "Amore", il tutto urlato con una voce effemminata... per farvi un paragone più pratico: avete presente Pepè la puzzola della Warner Bros che insegue sempre la gatta? Se ce li avete presente allora potete immaginare alla perfezione la scena che si verificava puntualmente ogni intervallo.
Ovviamente non si limitava solo agli "inseguimenti", saltava anche sui banchi, si schiantava contro il muro per attirare la sua attenzione, l'abbracciava di sorpresa, le prendeva la mano o si offriva di darle una mano se serviva, se aveva bisogno di una penna interrompeva la lezione per alzarsi attraversare la classe e chiederla a lei davanti a tutti.
Da un certo punto di vista faceva di tutto, dall'altro, ovvero da quello di Sara, sembrava più un giullare che la prendeva per il C**o.


*************

Non uccidetemi! Chiedo perdono per il ritardo, ma ho avuto decisamente troppi problemi per aggiornare!
Questa volta, o almeno spero, dovrei riprendere gli aggiornamenti... questa sera conto di riprendere a scrivere anche "Parlami d'amore" per cui se non avrò altri intoppi potrei tornare con qualcosina...
Ringrazio, comunque, coloro che leggono questa storia e l'hanno aggiunta tra i preferiti. So che non è molto e che sicuramente ho fatto di meglio, ma questa storia ha un valore più simbolico che altro.

Alla prossima E scusate ancora!
by Sayu


  
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