Legami
Unfezant
atterrò all’entrata della Lega mentre Touko
smontò dal dorso agilmente, non lasciando nemmeno il tempo
al Pokémon di
posarsi a terra.
Si avvicinò a grandi falcate al portone principale ed
entrò spingendo con forza la porta.
Il corridoio di fronte a lei era ampio ed
ogni minimo rumore si propagava con un fastidioso rimbombo, mentre la
volta era
talmente alta che risultava faticoso riuscire a vederne il soffitto e
dava un
senso timore a chiunque vi entrasse.
Il marmo del pavimento era rigorosamente
nero con qualche venatura bianca che cercava timida di farsi strada in
quell’oblio di oscurità.
I candelabri appesi alle pareti emanavano una luce
fioca, insufficiente per illuminare adeguatamente tutto il corridoio e
creavano
talvolta sinistri giochi di luci e ombre.
La ragazza attraversò l’androne fino ad arrivare
ad
una porticina d’ebano.
Passata anche quella la brunetta entrò nella sala
centrale, ovvero quella stanza circolare dove si poteva accedere ai
locali dove
alloggiavano i Superquattro. La Campionessa aveva tenuto quella
struttura orbicolare
appartenuta alla vecchia Lega, giudicandola un’idea
intelligente, ma
naturalmente aveva cambiato il colore alle pareti in nero e aveva
coperto con
vetrate scure le finestre, un
tempo
luminose.
E poi il cambiamento maggiore: la stanza della
Campionessa.
La statua al centro della sala, che un tempo si
sarebbe trasformata in ascensore e avrebbe portato lo sfidante in nei
piani
inferiori fino a raggiungere le stanze di Nardo, era stata
distrutta.
Al suo
posto Touko aveva fatto costruire all’apparenza una semplice
colonna marmorea
che però al suo interno rivelava una cavità ed
era provvista di una piattaforma
in cui pochi avevano avuto il privilegio di viaggiare.
Essa infatti portava
definitivamente al locale dove la Campionessa svolgeva le rare lotte a
cui
veniva sottoposta e ancora più in alto si trovavano le
stanze appartenenti a
Touko.
Tutto era sopraelevato cosicché la ragazza, se voleva,
poteva dall’alto dei suoi appartamenti ammirare il fantastico
panorama
sottostante di Unima e in qualche modo vegliare su di essa.
Bugie.
La brunetta non si era mai affacciata alla finestra
tranne che per una volta, molto tempo prima, quando alla sola vista di
quel
paesaggio aveva avuto un mancamento, non dalle vertigini, ma
bensì dettato
dall’ansia che l’aveva colta vedendo quello che
l’avrebbe aspettata.
La protezione della regione non faceva per lei.
Da quel momento si era ripromessa di non avvicinarsi più
alla finestra, evitando così una possibile vista del
territorio, e così era
stato.
Vegliare su Unima era solo una mera illusione,
qualcosa a cui teneva, ma per cui sapeva di non essere portata.
Era meglio non crearsi troppe aspettative.
Un’altra modifica che aveva apportato era
l’allestimento di una sala monitor dove poteva controllare
qualsiasi cosa
accadesse alla Lega, così da essere informata in anticipo su
eventuali
sfidanti.
Aveva anche montato un sistema di comunicazione per
poter dialogare con i Superquattro e tenersi aggiornata senza essere
costretta
a vederli di persona.
Era un luogo molto utile e fu lì che Touko si
precipitò una volta arrivata al suo piano.
Accese il primo monitor, quello nel locale di Catlina
e vide la ragazza tranquillamente seduta nel letto al centro, intenta a
sfogliare una rivista.
«Catlina, mi senti?» chiese la brunetta con la voce
che le tremava.
La bionda si guardò intorno spaesata per poi
ricordarsi del sistema di comunicazione e ricomporsi immediatamente
nella sua
solita aria di superiorità che adottava sempre in presenza
di gente.
«Si, perché?»
«Hai per caso combattuto contro un allenatore
oggi?»
chiese Touko affannata.
«Ma certo, Touko, come ogni giorno» rispose Catlina
reprimendo una risatina che alle orecchie della brunetta
arrivò oltremodo
fastidiosa.
Si impose di respirare profondamente per non urlarle
contro qualcosa e si limitò a domandare «Mi sto
riferendo ad un allenatore con
i capelli verdi, che possiede un drago bianco…»
«Intendi N?» il tono della Superquattro aveva una
punta di malizia
«Sì, Catlina, proprio lui»
«Touko, non dirmi che credi che lui sia ancora qui ad
Unima?»
La brunetta a volte detestava Catlina e il suo modo di
fare, così superbo e perennemente sicuro di sé.
«Hai ragione evidentemente mi sono sbagliata» la
ragazza chiuse velocemente quella sgradevole conversazione e si immerse
nei
suoi pensieri.
Non poteva averlo immaginato, lei aveva visto un drago
bianco simile a Reshiram volare verso la Lega o… stava
iniziando ad avere le
allucinazioni?
Forse lo stress e la stanchezza la stavano mandando
fuori di testa o forse la lotta contro Red l’aveva esaurita a
tal punto da
farle immaginare qualcosa di inesistente, ma comunque stessero le cose
N non
c’era e non ci sarebbe mai stato, di quello poteva esserne
certa.
Lui non sarebbe mai tornato ad Unima.
La camminata da veloce era diventata praticamente una
corsa.
Una corsa disperata, una corsa contro il tempo.
Sì, perché Belle aveva appena ricevuto una
chiamata
dalla Professoressa Aralia la quale le aveva chiesto aiuto. E dal tono
di voce
che la sua superiore aveva usato non sembrava promettere nulla di buono.
Belle si fermò un secondo, esausta dal tragitto che
aveva intrapreso da Quattroventi e prese fiato. Alzò la
testa e vide non troppo
lontana l’entrata della cittadina di Soffiolieve, la sua
città natale.
La calma piatta di quel paesello era per molti ragazzi
un incentivo ad andarsene, a partire per un viaggio.
Belle si immerse per un momento nei ricordi dell’
infanzia vissuta con i suoi due migliori amici: Komor e Touko.
Anche i tre un tempo avevano deciso di dare un taglio
alla monotonia di quella vita ed erano partiti insieme.
Avevano sfidato le difficoltà più grandi per
loro:
Belle era riuscita a diventare indipendente dal padre, Komor aveva
finalmente
trovato la sua strada e Touko? Beh Touko aveva vinto contro il suo
difetto
maggiore ovvero l’insicurezza che sin da bambina
l’aveva sempre caratterizzata.
Insieme erano cresciuti e maturati ed erano arrivati
persino a sconfiggere il Team Plasma, collaborando con i migliori
allenatori di
Unima.
I tre ragazzini timidi e impacciati di Soffiolieve
erano scomparsi lasciando spazio a tre allenatori degni di tutto
rispetto.
Avevano girato Unima in lungo e in largo e forse, a
ben pensarci, Soffiolieve e la sua monotonia ora erano
un’attrattiva più che
valida per staccare dalla vita frenetica di ogni giorno.
Ironicamente quando avevano deciso di partire lo
avevano fatto per ragioni opposte e non si sarebbero mai aspettati
ciò che la
vita avrebbe dato loro in quei tre anni.
Finalmente Belle arrivò alle porte della cittadina e
si fermò nuovamente. Era molto stanca, ma più che
per la corsa erano ben altri
pensieri a rendere il suo passo incerto.
Alla sola vista del centro del paesello, della casa di
suo padre e della piazzetta dove tempo prima era iniziata la sua
avventura a
Belle si formò un nodo in gola.
Si sentì subito sola e per la prima volta ebbe
malinconia dei tempi andati. Guardò la casa di Komor e
quella della ormai
Campionessa e non poté far a meno di versare una lacrima
mentre degli sporadici
ricordi riaffioravano nella sua mente.
Era sola.
I suoi amici di sempre ormai erano lontani da lei,
indifferenti alla sua vita e il numero di volte di quando i tre si
incontravano
calava drasticamente di mese in mese.
Tutto era cambiato radicalmente e ora Belle si
ritrovava con un vuoto dentro che la divorava di giorno in giorno, come
un
nemico silenzioso. Era come “isolata” dalle persone
a cui voleva più bene.
Anche poco prima aveva cercato di chiamare Touko per
potersi sfogare come un tempo, ma lei non le aveva nemmeno risposto.
Non c’era da stupirsi dato che faceva così con
tutti,
nessuno escluso.
Molte volte sua madre l’aveva cercata e Belle stessa
aveva visto la brunetta rifiutare con tranquillità le
numerose chiamate.
La freddezza di cui Touko si avvaleva era per la
bionda motivo di sofferenza e molte volte aveva cercato di parlarle, di
farle
capire la solitudine che provava, ma mai una volta era riuscita a
formulare un
discorso articolato.
I legami affettivi della Campionessa erano stati tutti
troncati dalla sua indifferenza, persino quelli familiari.
Forse Belle poteva andare a trovare la madre
dell’amica e dare così alla signora uno straccio
di notizie della figlia, ma
poi ci ripensò e tornò mentalmente al motivo per
cui si trovava lì.
Si era fatta distrarre dai ricordi troppo facilmente,
ma ricordava bene la chiamata della sua superiore perciò
riprese in fretta a
camminare.
Svoltò l’angolo ed entrò rapidamente
nel laboratorio
della Professoressa Aralia.
La porta era stranamente socchiusa e presentava dei
segni di scasso vicino alla serratura, cosa che non prometteva nulla di
buono.
Con il cuore in gola la aprì lentamente, misurando
ogni gesto e cercando di captare un qualsiasi rumore, ma ciò
che vide la lasciò
senza parole.
Il laboratorio, sempre pulito e ordinato, si trovava
nel caos più totale.
Il pavimento era come tappezzato di fogli disordinati,
molti dei quali strappati, mentre i muri solitamente immacolati erano
pieni di
graffi e in qualche punto l’intonaco presentava dei buchi.
Le apparecchiature erano a terra, distrutte e molti
mobili giacevano capovolti sulle fredde piastrelle.
Si poteva imputare la colpa di quella
distruzione ad
un terremoto senonché nell’aria aleggiava uno
sgradevole odore di bruciato.
La biondina provò a muovere un passo in mezzo a quella
devastazione, ma le parve di avere i piedi di piombo. Era spaventata,
doveva
ammetterlo.
Le lampade sul soffitto erano ridotte in mille pezzi e
rimaneva solo la luce del tardo pomeriggio ad illuminare la stanza.
Presa da una grande paura Belle si affrettò a
raggiungere lo studio personale della Professoressa e
spalancò violentemente la
porta, pronta eventualmente a portare soccorso.
La donna era in piedi, appoggiata alla scrivania che
singhiozzava sommessamente, le braccia strette intorno alle spalle,
come a
difendersi e il capo abbandonato a sé.
Non appena sentì la porta aprirsi alzò lo sguardo
verso la bionda e provò a parlare, ma l’ennesimo
singhiozzo la scosse da capo a
piedi mentre altre numerose lacrime le solcavano le guance.
La biondina si domandò cosa avesse potuto ridurre
così
l’altresì forte e tenace Professoressa. Doveva
essere un fatto molto più grave
rispetto alle sue aspettative.
«Cosa è stato?» provò a
chiedere timorosa Belle,
mentre cercava di avvicinarsi alla donna.
La domanda rimase sospesa nel vuoto per un minuto
buono.
Poi finalmente Aralia alzò nuovamente lo sguardo, ma
stavolta parlò «L-loro sono…»
ogni parola pareva provocare al corpo della donna
un immenso dolore e difatti faticava ad andare avanti
«…sono tornati»
«Loro chi, Professoressa?»
Nel subconscio di Belle un’angoscia sempre più
grande
si stava facendo strada, ma la bionda provò a non darla a
vedere per non urtare
maggiormente Aralia che dalla sua sembrava a pezzi.
I suoi occhi verdognoli erano rossi dalle lacrime
versate e lanciarono a Belle uno sguardo di grande sofferenza mischiato
a…
colpevolezza?
«D-devo p-parlare con Touko» disse tremante la
donna
prima di cadere a terra priva di coscienza.
«Touko,
Touko»
La voce di Marzio arrivò dritta alle orecchie della
brunetta, distraendola dai suoi pensieri.
«Che c’è?» chiese la ragazza
seccata, parlando al
microfono.
«Un allenatore mi ha appena battuto» il
Superquattro
sembrava senza fiato.
«Nessuno è invincibile…»
rispose Touko annoiata.
A volte i discorsi di Marzio erano monotoni e privi di
senso perciò la Campionessa non dava mai molto peso alle sue
parole.
Poi però come un lampo un terribile pensiero la fece
sobbalzare.
«Chi ti ha battuto?» si affrettò a
chiedere.
«N»
La risposta fu lampante.
N.
Allora era vero, allora la brunetta aveva visto
giusto. Quel drago di poco prima era realmente Reshiram!
Per qualche secondo la ragazza fu felice di non aver
iniziato a dare di matto, ma subito dopo la realtà le si
parò davanti.
L’odioso passato di Touko era tornato. E con lui le
più grandi paure della ragazza.
Perché era lì? Perché proprio ora?
Perché proprio a
lei?
Le domande si addensarono nella sua mente, mentre la
brunetta si portò le mani alle tempie per provare a calmare
l’ansia che le
stava crescendo dentro.
Lucidità. Doveva essere razionale.
Prese tre respiri per regolarizzare il battito del suo
cuore che era schizzato a
mille.
Perché mai N le faceva ancora quell’effetto?
Lei lo odiava, lo odiava con tutta
sé stessa e di
motivi ne aveva a centinaia eppure in quel momento la sua mente si
focalizzò
sul ricordo del volto del giovane…
No, stavolta lei non sarebbe caduta. Il
“principino”
questa volta avrebbe dovuto faticare.
Non poteva per ovvie ragioni aspettarsi un trattamento
gentile, non avrebbe creduto di certo che Touko lo avrebbe accolto a
braccia
aperte offrendogli magari tè e biscottini.
La Lega era la sua casa, la sua fortezza e anche la
sua prigione. Ma come lei non poteva uscirci nemmeno lui poteva
entrarci con
facilità.
Lei aveva i Superquattro dalla sua e li avrebbe
utilizzati come si utilizzano le pedine di una scacchiera. E se tutto
fosse
andato per il meglio forse Touko non avrebbe nemmeno dovuto incontrarlo.
«Catlina!» esclamò prendendo
l’altro microfono e
accendendo tutti i monitor delle sale.
«Ancora allucinazioni Campionessa?» fece la bionda
sarcastica.
«Ascolta, Marzio è appena stato battuto da N
perciò
prima o poi dovrà arrivare anche da te…
fermalo» la richiesta di Touko sembrava
più un ordine, ma poco importava.
«Per l’ultima volta: N non
c’è»
«Sì, invec…» la brunetta a
momenti non si strozzò con
la sua stessa saliva.
Nel monitor posizionato nel locale di Antemia aveva
fatto capolino una figura di un ragazzo dai lunghi capelli verdi, che
saliva le
scale con studiata lentezza.
«Beh vediamo che sai fare Natural»
sussurrò Touko.
Antemia era una bravissima Allenatrice e la Campionessa
era certa che si sarebbe battuta benissimo. Il
“principino” avrebbe avuto vita
breve alla Lega.
La brunetta parve rilassarsi per qualche secondo,
crogiolandosi nel pensiero di aver scampato un possibile scontro contro
N
quando vide nel monitor il ragazzo usare come Pokémon
Reshiram.
Per gli scontri lei non usava mai Zekrom, le sembrava
una mossa scorretta dal momento che i leggendari erano di sicuro
superiori a
tutti gli altri Pokémon.
In quella situazione, nonostante Antemia fosse forte e
godesse della fiducia della Campionessa, fu lampante che lo scontro
sarebbe
finito in favore del principe. E così fu.
«Accidenti» imprecò Touko sottovoce,
mentre senza
perdere tempo contattava Mirton.
Nel frattempo infatti N si stava dirigendo nella sala
di Catlina e la brunetta non aveva nessuna voglia di avvertirla
nuovamente.
Odiava essere trattata come una stupida e Catlina era maestra in questo.
«Mirton ci sei?»
«Certo cara dimmi» rispose lui affabile come sempre.
Il Superquattro di tipo buio a discapito del suo
aspetto da menefreghista e “estraneo al mondo” come
lo definivano molti, con
Touko era sempre stato il più gentile lì dentro e
l’unico che non la trattasse
come una pazza con problemi di personalità.
E quello era stato sin da subito un
punto in suo favore.
Mirton si comportava normalmente e la brunetta non
poteva chiedere di meglio perciò lei e il ragazzo erano sin
da subito diventati
amici.
Certo “amici” nel senso inteso da Touko ovvero
“scambiarsi qualche
parola alla settimana” però quello era
già un risultato che pochi avevano
ottenuto.
Erano anime in un certo senso affini, ma era chiaro
che la Campionessa non provasse altri sentimenti al di là
del rispetto verso il
Superquattro.
Ed a entrambi andava bene così.
«N è qui» la voce di Touko non era mai
stata così
carica d’ansia e Mirton se ne accorse immediatamente.
«Non posso aiutarti molto in un possibile scontro con
Reshiram, ma dimmi ciò che devo fare e lo
farò»
«Non posso chiederti di fermarlo perché
ciò è
impossibile, ma ti chiedo di danneggiare Reshiram il più
possibile» ormai quella della brunetta era una supplica.
«E se io non ce la facessi…» anche
Mirton era
palesemente preoccupato dalla comparsa dell’ ex principe del
Team Plasma.
«In tutti questi anni ho allenato voi Superquattro per
questo momento, N è un allenatore forte ma tu non devi
sottovalutarti»
«Farò del mio meglio Campionessa» la
rincuorò lui con
un sorriso.
Touko mentalmente lo ringraziò per le incoraggianti parole,
ma sapeva bene che non poteva permettersi il lusso di perdersi in
chiacchiere
perciò interruppe la comunicazione e tornò a
vedere lo scontro tra N e la
Superquattro di tipo Psico.
Inutile dire che l’ex principe vinse senza alcun
problema sotto gli occhi di una scioccata Catlina e si diresse verso
l’ultima
sala.
La brunetta seguì con il cuore in gola tutto lo
scontro e dovette ammettere che Mirton riuscì a difendersi
bene, ma a nulla
valsero i suoi immensi sforzi contro il leggendario Reshiram.
Era arrivata l’ora.
Touko si diresse verso la sala lotta del Campione e
respirò profondamente.
Sentì l’ascensore arrivare al piano prescritto e
chiuse gli occhi.
Non voleva vederlo.
Il suo più grande incubo si stava materializzando
proprio in quel momento.
E poi la sentì.
La sua voce cristallina e diretta, senza mezzi
termini, una voce che per molto tempo aveva sperato di udire.
Una voce che quel
giorno però le sembrò solamente come la lama di
un coltello che lentamente le
trapassava la testa.
Sì, dovette ammetterlo.
Le fece molto male sentire quella frase pronunciata
con leggerezza, quasi ilarità.
E lo odio maggiormente, solo per quelle poche parole.
«Ti trovo bene Touko»
Il Pub di Guna
Uh Uh, N è arrivato!
E adesso sono cavoli per tutti.
Aralia è in coma farmacologico assistito e Belle
è in depressione.
Touko invece è la solita “adorabile
personcina”
Spero il prospetto vi piaccia perché
io mi sto divertendo un mondo a
muovere questi personaggi come marionette *risata malefica*
La descrizione della Lega è esattamente quella che ho
nella mia mente (ma no?) e spero di averla resa bene. In tutta
franchezza,
faccio schifo a descrivere (e non solo direte voi)
Lo so che il capitolo è un po’ più
lungo del solito,
ma così mi sono fatta perdonare per il ritardo e
per la schifezza dello
scorso capitolo
Sì, oggi sono ottimista e positiva…
Beh niente, spero davvero il capitolo vi sia piaciuto
e ringrazio Ashura_exarch, Andy Black, SM99 e Zoichi Kuronin per le
gentili
recensioni e mi raccomando fatemi sapere se avete dubbi o
perplessità riguardo
l’andamento della storia. Ci tengo molto e vorrei venisse il
meglio possibile!
Un saluto e al prossimo capitolo!