Se potessi dirgli quello che non gli ho detto mai, come se fosse
una cosa scontata....
Gli sembro tranquillo e non sa... non sa nulla. Lo saprete solo voi, che non
potete parlare, che siete solo carta ed inchiostro, che non giudicate con
severità... e mi vergogno, perché non ho il diritto di dire o fare niente. Non
sono né forte né calmo e se potessi piangerei tutte le volte che cala la sera,
ma per l'aiuto che costantemente ricevo, per l'affetto che mi viene donato... a
me... che non sono che un mostro....
- Remus...- Mormorò Sirius e Lupin strinse le spalle, con lo sguardo volto a
terra, ma il biglietto non era ancora finito.
Odio la luce della luna quasi quanto amo lui.
- Lui?- Sirius alzò lo sguardo dal foglio, ma Lupin non c'era più. Era corso
via e al suo posto era rimasto solo Peter, alzante le spalle e con aria
preplessa.
Tanto valeva che morissi in quella notte di dieci anni fa, almeno.... non ti
avrei mai conosciuto Sirius Black.
Sirius Black fissò
il foglio e dovette iniziare a correre prima ancora di rendersi pienamente
conto di ciò che era accaduto.
- Ma dove vai!?- Gridò Peter non appena gli fu passato vicino. Sirius si
allontanò senza neanche voltarsi indietro, borbottando qualcosa di molto simile
a "Che idota!".
Riuscì ad acciuffarlo una attimò prima che riuscisse a rinchiudersi nel bagno
del dormitorio.
- Remus...-
Il giovane mago si voltò, le lacrime gli bagnavano le guance.
- Cosa vuoi?- Era una domanda che non voleva una risposta, era un "vattene
via" bello e buono. Ma Sirius non poteva andarsene via, lui ci doveva
parlare, a costo di immobilizzarlo con un incantesimo, Remus doveva ascoltarlo.
- Dovresti dirmelo tu... cosa vuoi da me, Remus J. Lupin?-
Remus abbassò lo sguardo e fece per andarsene via, ma Sirius lo afferrò per la
maglietta.
- E non osare ignorarmi, devi guardarmi! - Remus singhiozzò, ma non per questo
Black lasciò la presa, anzi, cercò di avvicinarlo, ma si accorse che molti
lungo il corridoio si erano fermati a guardare la scena ed era meglio non
offrire ulteriore spettacolo.
- Vieni con me...- Ed era un ordine, non avrebbe accettato un rifiuto - Dai,
muoviti...- Lo afferrò e lo trascinò via, poi si ricordò che il suo compagno
era ancora ferito e che prima di ogni altra, cosa sarebbe stato opportuno farlo
medicare. - Come va il braccio? Ti fa molto male, non è vero?-
- No, io sto bene...- Sirius era stanco di sentire la solita cantilena di
rassicurazioni, per Remus tutto andava sempre apparentemente, meravigliosamente
bene...
- Smettila di di mentire, per una volta...-
Remus sorrise, eppure le lacrime non si erano ancora fermate, e continuavano a
scendere copiose.
- E'... un dolore quasi... insopportabile...- poi aggiunse in tono di sfida -
Sei soddisfatto?-
Sirius rallentò il passo, e abozzò un sorriso di trionfo - Si, decisamente...-
Madama Chips, come i due entrarono in infermeria, spinse Remus su di una
sgabello e cominciò e tastargli il braccio preoccupata - Chi è stato?- Chiese -
Sei stato tu, Black?- Sirius lanciò un occhiataccia - Ci mancherebbe altro...-
poi aggiunse con fierezza - Se fossi stato io, ora non potrebbe neanche
parlare... no, sono stati Lucius Malfoy e tutta la sua banda di piccoli,
viscidi bastar...- Lupin tossì appena e Sirius si corresse velocemente.
- ....di. - Mormorò - Insomma, quelli là...-
La donna alzò un sopracciglio, poi mormorò rivolta a Remus - E' incrinato...
nulla di così grave da non poter essere curato dalla mia magia. Solo che dovrai
aspettare un pò, temo... c'è un caso più urgente del tuo...spero comunque, che
il predide sia già stato informato della faccenda.-
Entrambi annuirono e Madama Chips se ne andò, con la promessa di tornare
prestissimo, non appena si fosse risolto anche l'altro problema "Non so
che cosa passi è per la testa dei nuovi studenti... infilarsi la bacchetta nel
naso ad undici anni!" Esclamò scomparendo oltre la porta di legno
rossastro, lasciando dietro di sé un silenzio di tomba.
Sirius cercò per un pò di distrarsi guardando le mattonelle del pavimento, ma
il diversivo non durò a lungo. Remus ogni tanto alzava lo sguardo verso di lui,
dandogli la fastidiosa sensazione, di essere osservato come un animale dello
zoo.
- Per fortuna non è niente di grave...- Mormorò alla fine, sedendosi su uno dei
lettini lì vicino.
- Già...- Rispose laconico l'amico - ... per fortuna.-
- Senti...- Avevano parlato all'unisono. Remus arrossì appena, - No, di prima
tu...- Sirius rovistò nella tasca dell'uniforme e prese il biglietto, quando
glielo porse, Lupin si morse il labbro istintivamente con aria nervosa.
- Questo è tuo. - Disse Sirius lasciandolo cadere sul lenzuolo bianco del letto
- Non dovevo leggerlo, ti chiedo scusa.-
Il ragazzo fissò con tristezza il pezzo di carta poi si volse dalla parte
opposta - Non mi serve più... era solo uno sfogo.- poi aggiunse sorridendo -
Puoi buttarlo via, se vuoi.-
- Certo, lo farò... Ma solo perché vi sono scritti particolari che altri non
dovrebbero sapere. E mi riferisco solo alla faccenda della licantropia, sia
chiaro.-
Remus rise somessamente, una risata fredda, vuota.
- Vuoi dire che il resto non conta?-
Sirius si alzò dal letto e si avvicinò a Remus, le voci della scuola giungevano
dalle finestre aperte sul cortile. Era strano pensare, che fuori dalla porta di
ciliegio dell'infermeria, le cose stessero trascorrendo normalmente, in modo
banale, proprio come ogni giorno. Il mondo intero era fuori da quella porta.
- Mi ami, Remus?- Lo chiese con tranquillità, senza curarsi degli occhi d'ambra
che adesso lo stavano fissando sorpresi. Lupin scosse la testa, i capelli ramati
gli caddero sul volto quando prese a fissare il pavimento.
- Guardami.- Sirius prese tra le mani le guance rosee di Remus - Perché non
vuoi guardarmi? Ogni volta che ti parlo finisce sempre così, ma io voglio
ascoltarti guardandoti bene in faccia, chiedo troppo? -
Remus strinse il pugno afferrando la stoffa dell'uniforme - Si...- poi aggiunse
mettendosi in piedi, di fronte a Sirius - Perché, io...- ma poi si fermò,
lasciando la frase a metà. Afferrò con la mano destra quella di Sirius e se la
portò al volto, lui lo lasciava fare, allontanarlo sarebbe stato crudele in
quel momento e lui aveva già sofferto abbastanza.
La pelle di Remus era calda e umida a causa delle lacrime, il viso era liscio e
delicato come quello di una ragazza, e Sirius provò una strana sensazione
sfiorandolo con le dita. Il cuore aveva preso a battere forte e nemmeno lui
sapeva esattamente perché, l'unica cosa certa, era quel contatto, fin troppo
bello e piacevole...
La porta dell'infermeria si aprì cigolando, Madama Chips comparve con
un'espressione insolitamente serena, forse era riuscita a risolvere il problema
della "mistica bacchetta nel naso" di cui aveva accennato prima, si
avvicinò ai due, che nel frattempo erano ritornati alle loro precedenti
postazioni, Sirius sul lettino e Remus sullo sgabello, entrambi con il cuore in
gola per il timore di essere scoperti in atteggiamenti particolari.
- Che c'è cari?- Chiese la donna afferrando una bottiglietta trasparente e dal
collo allungato - Avete una faccia pallida, vi sentite bene?-