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Autore: Fenio394Sparrow    02/11/2014    2 recensioni
{OCs||Felix Felicis and Jack Finnigan||District 3||69th Hunger Games}
Trovate la versione migliorata e rimodernata nella serie VITTIMA DELLA MIA VITTORIA, di Superkattiveh, su EFP.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beetee, Favoriti, Nuovo personaggio, Tributi edizioni passate, Wiress
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Isaac stringeva il telecomando in mano, lo sguardo puntato sullo schermo. Stavano inquadrando il tabellone delle scommesse, dove i visi dei tredici tributi rimasti si muovevano chi a disagio e chi sorridendo sprezzante. Specie il biondo del 2, Isaac l’aveva visto in quel periodo di giochi, lui era il più tronfio di tutti. Una muscolatura definita e un bel faccino, ma si capiva a prima vista quanto fosse limitato intellettualmente. Tuttavia tanti capitolini puntavano su di lui, a testimonianza della loro stupidità. Molta gente, invece,  aveva investito su Ania, la ragazza dell’Uno, e purtroppo Isaac doveva dar loro ragione. Se avesse avuto dei soldi da investire, avrebbe puntato ad occhi chiusi su di lei. Aveva ucciso con un sangue freddo e con una grazia non indifferenti, e oltre al saper maneggiare la spada con estrema perizia era dotata di una mira praticamente infallibile. 
Era bellissima. Isaac non poteva negarlo. Bellissima di quel fascino da cattiva ragazza che lo aveva sempre attratto, completamente diverso da quello della compagna di sventure di suo fratello, Felix. Pochi puntavano su di lei, che fissava gli spettatori fredda, altera, quasi gelida, come se non fosse toccato a lei entrare in quell’Arena a morire. Gli era dispiaciuto molto, tanto, più di quanto si sarebbe aspettato, vederla salire il palco. Ma il terrore puro l’aveva colto quando aveva visto suo fratello, il suo unico fratello, seguirla verso la morte. Poca gente puntava su Jack, ma era messo meglio degli altri, specialmente di quelli dei distretti bassi. Se Felix aveva pochi ammiratori, loro ne avevano una percentuale così bassa da poter essere trascurata. Stavano mandando in onda un ampio reportage sulla morte della ragazza del cinque, trapassata da una freccia prima di essere impalata dal tridente del quattro e di essere finita da una spada. Erano due giorni che non succedeva nulla, la calma prima della tempesta, così l’aveva definita suo padre, dando voce ai propri pensieri. Stava per accadere qualcosa di orribile, qualcosa di incredibilmente eccitante per i Capitolini e qualcosa di incredibilmente pericoloso per i tributi. Non era sicuro di voler assistere, perciò sospirò, alzandosi con l’intenzione di uscire.
«Isy, che fai?»
Sentendo quel nomignolo alzò gli occhi al cielo: « Vado dall’Orologiaio, mà.»
«Ma tuo fratello è agli Hunger Games!»
Come se non lo sapesse! «Anche sua figlia.»
Lei lo fulminò con lo sguardo, staccando per un secondo gli occhi dalla tv.  «E allora?  Deve morire anche lei se vuoi che tuo fratello torni a casa!»
Isaac la guardò strabuzzando gli occhi, l’espressione ferita: « Lo so, mamma! Lo so! Ma credevo tu potessi capirlo, quell’uomo! Un figlio mandato a morire!»
L’espressione di sua madre mutò all’improvviso: «Tu .. tu credi che tuo fratello … morirà?»
Il ragazzo avrebbe voluto sotterrarsi. Sua madre aveva frainteso le sue parole. Lo fissava con gli occhi nocciola spalancati da terrore, le occhiaie più profonde del giorno precedente. Da quanto non dormiva? Probabilmente da quando erano entrati nell’Arena, pensò. Si costrinse a sorriderle conciliante, stringendole la mano in un gesto che voleva essere rassicurante: «No mà, certo che no. Non è uno sprovveduto, sa cavarsela. E poi facendo squadra con Felix se la caveranno per un bel po’. Nemmeno lei è una sprovveduta, lo sai.» Le diede un bacio sulla guancia, dirigendosi verso la porta.
Era quasi arrivato che la voce di sua madre lo fermò: «Isy!»
Si girò, le chiavi in mano: «Dimmi.»
Cinthya sembrava combattuta, più vecchia: « Non .. non voglio che Felix muoia. Ma voglio che tuo fratello torni a casa, Isaac. Deve farlo.» perfino la sua voce era più grave, più spenta. Isaac la capiva, ma non ce la faceva più a star chiuso in quella casa. Papà era uscito, probabilmente era andato al mercato per rifornire la dispensa di casa, qualsiasi cosa pur di sfuggire a quel clima teso che si era creato.
  «Ci vediamo dopo.» chiuse la porta dietro di sé, scese le scale che davano sul vialetto del loro condominio velocemente, dirigendosi verso la parte est del distretto, dove sorgeva la bottega dell’Orologiaio.

Lo chiamavano Orologiaio, ma non costruiva solo orologi. Riparava qualsiasi cosa: televisori, computer, microcip musicali e simili. La gente dei distretto poteva benissimo riparali da soli, ma la stragrande maggioranza faceva  lunghi turni di  lavoro in fabbrica ed erano pochi i negozi che offrivano questi servizi, la bottega dell’Orologiaio era la migliore. Tutti nel distretto se la passavano abbastanza bene, erano rari i periodi in cui la povertà dilagava, ma quando ciò accadeva erano i negozianti ad avere i problemi più grossi: la gente cominciava a riparare e costruire da sola i propri oggetti lasciando i negozianti praticamente in mutande. L’unico problema del Distretto 3 erano i frequentissimi incidenti che si verificavano per mancanza di controlli da parte di Capitol City e la bassa percentuale di tributi che sopravvivevano ai Giochi. E adesso era toccato a loro vedere il proprio fratello e la propria figlia mandati al macello. Il nome dell’orologiaio era Eddard, ma tutti lo chiamavano Ned, o Orologiaio, o Signor Felicis.

In meno di cinque minuti arrivò di fronte al negozio del signor Orologiaio, un bel locale spazioso ingombro di oggetti da lavoro. Bisognava essere proprio dei cretini per non comprendere il motivo di quel soprannome. Orologi. Orologi dappertutto. Grandi, piccoli, vecchi, nuovi, usati, imballati, di tutte le forme e dimensioni. Ogni singolo pezzo era diverso dall’altro, ognuno si distingueva per la cura dei dettagli e per raffinatezza; Isaac doveva ammettere che erano proprio belli. Il suo preferito era quello a forma di gufo lassù: in legno scuro, lo fissava torvo dalla sua posizione sopraelevata. Una volta, Isaac aveva provato a farselo vendere, ma l’Orologiaio era stato irremovibile su quello: non lo avrebbe mai ceduto. “Perché?” aveva chiesto il ragazzo. Lui lo aveva guardato malinconico, sorridendogli teneramente: “Era il preferito di Asha” e non avevano più toccato il discorso.
L’Orologiaio giocava distrattamente con un cacciavite e dei meccanismi, lo sguardo che andava dal lavoretto al televisore. Mostrava il gruppo dei favoriti e la bastardella del nove che si era unita a loro intenti a discutere di qualcosa- turni di guardia probabilmente. Isaac sapeva di odiare Lucy Hale, lo sapeva per due motivi: uno, non ci si metteva con i Favoriti, mai: secondo, aveva un orribile presentimento riguardo a lei. Sperava che qualcuno l’ammazzasse, e in fretta. Il nove non poteva esistere senza il tre perché era il proprio il tre ad originare il nove; e il tre poteva benissimo vivere senza di esso.

La campanella posta sulla porticina d’ingresso  aveva svegliato l’uomo dal suo torpore, scuotendolo un po’. «Spiacente, siamo chiusi, ma se volete aggiustare qualcosa lo metterò nel deposito e lo riaggiusterò a Giochi finiti …»
«No, signor Felicis. Volevo solo venirla a trovare.»
L’Orologiaio trasalì nel sentire la sua voce, alzò la testa e lo guardò interrogativo: « Isaac. Cosa ci fai tu qui? Non dovresti vedere gli Hunger Games con la tua famiglia?»
Il ragazzo si avvicinò un po’ al padre di Felix, passandosi a disagio una mano fra i capelli: « Ehm … anche mia madre la pensa così. Ma vede, mamma è davvero disperata in questo periodo. Poi lei ha papà e me a sostenerla. Però lei non ha nessuno»
Eddard sembrava non seguirlo, fissandolo curioso, perciò Isaac si sbrigò a spiegare: «Sì, insomma … Felix è alleata di Jack. Per un po’, può venire a vedere i giochi con noi. Se vuole.»

Eddard annuì, congiungendo le mani e passandole sul viso in un gesto stanco. Poverino, pensò Isaac, non ha più nessuno su cui contare. Si riscoprì a volere che Felix ce la facesse. Ovviamente lui tifava per suo fratello, il suo fratellino, ma era diverso: per Jack era qualcosa più sul “non doveva toccare a lui.” Per Felix invece “vorrei che fosse lei a vincere” ed era così, voleva che fosse lei a vincere se la sorte non fosse stata benevola con suo fratello.
Lo sentiva ancora, scherzoso per tirargli su il morale. «Dai, Isy, che dopo la Mietitura ce ne andiamo a cazzeggiare!» Quella era stata la sua ultima Mietitura, e temeva davvero di non farcela a superarla, e lui gli aveva detto di non preoccuparsi. «Hai visto, Isy?» gli aveva sorriso, abbracciandolo: «Hai superato la tua ultima Mietitura.»
Sì, ma a quale prezzo?
«Isaac, guarda!» Eddard aveva acchiappato il telecomando alzando il volume al massimo. La telecamera era puntata su Felix e Jack che correvano a perdifiato attraverso i sotterranei di quella città.
 Dietro di loro, i Favoriti.
 

«Credo che dovremmo inventare una strategia di gioco» disse la ragazza.
Lui la guardò perplesso: «Scusa?»
«Sì, bè, credo che dovremmo movimentare i Giochi.» affermò lei come se nulla fosse, sistemando la bottiglia dell’acqua nello zainetto.
Jack corrugò la fronte, assumendo poi un cipiglio disgustato: «Tu vorresti dire che sei disposta ad ammazzare qualcuno per movimentare i giochi!» le fece il verso, gesticolando persino ala stessa maniera di Felix.
«Non ho detto questo!» Esclamò lei sulla difensiva: «Ho detto che dovremmo movimentare i Giochi! Potremmo portare i Favoriti sulle nostre tracce e poi lasciarli nel Labirinto! L’hai visto, potremmo abbandonarli là e poi scappare! Moriranno d’inedia o ..»
«Non credo proprio.» La voce e il ghigno del ragazzo del Quattro le giunsero come una secchiata d’acqua gelida alle orecchie, così come la vista degli altri Favoriti scatenò una serie di brividi lungo la schiena.
Oh-oh.
Vincent e Michael li fissavano con un ghigno cattivo in volto, le armi già pronte, mentre Ania, Lucy e Alicia li guardavano soddisfatte, le posture dei loro corpi parlavano chiaro.
«Ehilà, ragazzi» li salutò Jack affabile.
Jack.
Si era dimenticata che anche lui fosse lì, persa com’era nel cercare una via d’uscita. Si sentì percorrere da una paura sorda, tremenda, il battito del suo cuore rimbombava nelle sue orecchie, la testa quasi che implodeva su sé stessa. Fu tentata di prenderlo per mano e scappare, correre via, metterlo in salvo, ma non lo fece; aveva capito a che gioco stesse giocando, e le stava donando tempo per cercare un modo di fuggire. Lo avrebbe sfruttato tutto.
«Nove, come te la passi?» avvertì il tono di disgusto di Jack nascosto dietro alla velata cortesia e sorrise con lui, alzando solo un lato delle labbra in un vero e proprio sorriso di scherno.
Lucinda Hale li fulminò con lo sguardo aprendo bocca per parlare, quando venne interrotta da Alicia: «Sì, infatti, come stai? Oggi non te l’ho chiesto!»
La ragazza del nove la squadrò stupita e sconcertata, sotto le risate generali dei Favoriti, ma Felix vide come lo sguardo si addolcì posandosi su di lei, come la postura si era leggermente rilassata nel parlare, come le avesse leggermente sorriso, e Felix seppe di aver trovato il punto debole di Lucinda Hale.
Sfortunatamente, non era lei il problema più impellente di cui sbarazzarsi.
«Sto bene, grazie. Comunque ..» fece la ragazza del nove, rivolgendosi a nessuno in particolare: « Voi piuttosto, come state? Sapete, eravamo molto curiosi di sapere come siate sopravvissuti così a lungo.»
«E’ vero, ragazzi» le fece eco Ania: «Di solito voi del 3 morite quasi subito, poverini.»
Jack le rispose con un sorriso completamente diverso da quello rivolto a Lucinda, un sorriso che fece salire più di una punta di gelosia in Felix. «Buffo che voi parliate. Felix, tu non pensi che manchi qualcuno fra loro?»
Sentirsi chiamata in causa la fece riempire di orgoglio, molto stupidamente in effetti, ma ciò non le impedì di gonfiare il petto per la fierezza: «Infatti .. dov’è Melania?»

Tutti, tranne le ragazze del 9 e del 4, s’infuriarono. Felix lo capì da come si fossero fatti più minacciosi, da come le mani scattarono sulle armi, da come avessero iniziato a scoprire i denti. Tuttavia fu la voce serena della biondina del 4 a rispondere: «Non è più fra noi, poverina. Si era offerta volontaria ed è morta per prima» sbattè la palpebre alzando gli occhi al cielo, come a dire “Che ci possiamo fare?”
Michaal prese parola, avanzando di un passo verso di loro. «Sì sì, ci dispiace moltissimo per Melania, ma tant’è, è morta e non possiamo fare nulla. Voi due, piuttosto» e qui sorrise, un sorriso tanto sadico e pericoloso che Felix e Jack scattarono via come due fulmini, riuscendo però a cogliere le ultime parole:
«Come scegliete di morire?»  





Ehhhhh ciaooooo <3
Sono anni che non aggiorno. E vabbè, pazienza, tanto a voi lettori non importava, e solo adesso in realtà io ho riavuto l’ispirazione :P
Quindi: vengono introdotti due nuovi personaggi, Isaac e l’Orologiaio, osservando però dal punto di vista del primo, fratello di Jack, se non si fosse capito u.u
All’inizio il chappy avrebbe dovuto essere più lungo, ma siccome ho tanta voglia id pubblicare, l’ho diviso a metà in modo da non farlo risultare più pesante alla lettura.
No, in realtà è perché non l’ho ancora passato al pc e non mi andava di fare attendere <3
Mi raccomando, recensite in tanti, anche solo per criticare – purchè ci sia un pretesto!- e farmi sapere le vostre opinioni.
E sì, ho cambiato Nick, vi piace? Trovo che mi riassumi bene :3
E L’AVETE VISTO IL BANNER? Dovete ringraziare la pagina Facebook “Graphic’s Universe” che mi perdonerà se non faccio il collegamento ipertestuale, ma con l’html sono negata. A voi basta solo andare nella barra di ricerca su FB e cercare il nome della pagina e divertirvi con le sue opere!
Grazie Sara <3
Feniah <3

 
   
 
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