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Autore: eniiif    03/11/2014    6 recensioni
Nico ha bisogno di una babysitter.
Percy ha bisogno di un lavoretto pomeridiano.
[percico | babysitter!percy & babysitted!nico]
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Non fece in tempo a fare due passi che sentì qualcuno stringergli il braccio — Percy, che lo stava guardando con un'espressione a metà tra l'irritato e il disperato.
Nico iniziò a dimenarsi come una furia, e Percy dovette prenderlo per i polsi per farlo stare relativamente tranquillo.
«Neeks, è inutile che fai così, tanto ti riprendo» sospirò il babysitter «perciò fai il bravo bambino e parla con lo zio Perce» suggerì sciabolando le sopracciglia su e giù.
Funzionò. Nico sembrò calmarsi, e fece un risolino nervoso.
Percy tirò un sospiro di sollievo e sedette sul bordo della fontana lì vicino, invitando il ragazzo più piccolo a raggiungerlo.
«Non sono arrabbiato con te, lo sai, vero?» gli chiese una volta che si fu seduto accanto a lui.
Nico annuì soltanto. Si sentiva ancora così in colpa ad approfittarsi così dell'amicizia con lui! Era un essere spregevole.
«Devi dirlo ai tuoi genitori, o a uno degli insegnanti... me lo prometti?» gli domandò. Nico sentì una morsa allo stomaco al posto delle ormai familiari farfalle.
«Ehi... lo so che non è facile, ma i tipi come lui si comportano così perché hanno paura. Tu sei più forte» disse Percy pizzicandogli un fianco.
Nico sobbalzò e lo spinse giocosamente giù dal bordo della fontana.
«Io... grazie» riuscì a mettere due parole in fila dopo qualche secondo. Gli angoli delle labbra gli si curvarono leggermente in su, quasi contro il suo volere.
Il babysitter spalancò la bocca stupito, come se avesse visto un'apparizione.
«Nico, stai... stai sorridendo! Stai sorridendo!» esclamò sorpreso, come se non potesse credere a ciò che vedeva. Il ragazzino ridacchiò, senza riuscire a trattenersi.
«L'hai ripetuto due volte» gli fece notare, e Percy roteò gli occhi, poi lo strinse in un abbraccio spezzacostole prima che lui potesse fare alcunché.
«Non farmi più preoccupare così» mormorò, muovendo le braccia su e giù sulla sua schiena per confortarlo.
Nico deglutì, preso in contropiede, e si liberò dall'abbraccio di riflesso, memore del suo dibattito interiore di poco prima; poi alzò lo sguardo verso di lui completamente in preda al panico, le guance scarlatte, gli occhi spalancati che lo fissavano come se fosse un mostro.
«Ah... Uhm, io...» tentò il ragazzino, senza sapere bene cosa dire. Non poteva continuare così, con il contatto fisico e tutto il resto, oppure sarebbe scoppiato!
Percy lo guardò confuso. Corrugò le sopracciglia e poi lasciò fuori un sospiro stanco.
«D'accordo, d'accordo. Adesso dimmi cosa sta succedendo» ordinò incrociando le braccia. Nico non riusciva a pensare a nulla, era come se il suo cervello avesse deciso di spegnersi e godersi lo spettacolo di lui che si copriva di ridicolo davanti alla sua cotta. Occhieggiò lo strada di fronte a loro – se avesse colto l'altro ragazzo di sorpresa forse sarebbe riuscito a scappare...
«Nico» lo avvertì Percy «non pensarci neanche».
Il più piccolo sentì la gola seccarglisi – la salivazione praticamente azzerata – e nascose il viso tra le mani.
Avrebbe dovuto dirglielo.
Oh, dei, questa cosa era il triplo più complicata rispetto alla faccenda di Matt.
«Mi sa che ho una cotta per te» disse piano, la bocca coperta, il cuore che sembrava intenzionato a uscirgli dalla gola.
«Neeks, ci siamo già passati. Parla a voce un pochino più alta, non ho sentito nulla» fece Percy, portandosi una mano alla nuca.
Nico ripeté la frase con un tono leggermente più alto.
«Amico, non ho capito neanche stavolta-»
Il ragazzo più piccolo sentì come una scossa nei pressi dello stomaco e un fiume di rabbia, frustrazione, tristezza e tutti gli altri sentimenti che si era tenuto dentro in quei giorni lo travolse. Scattò in piedi e strinse i pugni, mentre iniziava a vedere tutto rosso.
«Ho. Una. Cotta. Per. Te!» esclamò, a voce talmente alta che i tre passanti dall'altra parte della strada si voltarono a guardarlo.
Oh, dei. Cosa aveva fatto?!
Nico si risedette immediatamente, inorridendo. Non l'aveva detto davvero, oppure sì?
Percy corrugò nuovamente le sopracciglia, poi ebbe il coraggio di mettersi a ridere.
Il ragazzo più piccolo sentì l'umiliazione invaderlo, le prime lacrime farsi strada sulle sue guance. Scese dal bordo della fontana, ma prima che potesse allontanarsi, Percy lo fermò.
«Ehi, ehi, frena!» esclamò alzando in aria la mano che non lo stava tenendo per il cappotto.
«Non volevo prenderti in giro!»
«E allora cosa?!» gridò Nico, sull'orlo della crisi. Perché non lo lasciava soltanto andare? La stava rendendo più difficile per entrambi.
«Ehm, pensavo si trattasse di qualcosa di più importante — cioè» iniziò a spiegare il babysitter. Il ragazzino avrebbe voluto picchiarlo. Questa volta sentì chiaramente le lacrime iniziare a uscire, fino a che non arrivarono a bagnargli il collo, infilarsi nel colletto del maglione, scorrergli sul petto in pochi secondi.
«Ah» disse piano, cercando di asciugarsi gli occhi con una mano.
Percy sembrò rendersi conto in quel momento di ciò che aveva detto.
«Oh, dei, no! Non intendevo in quel senso... Nico, guardami!» esclamò dandogli uno strattone.
Il ragazzino si voltò verso di lui, pronto a urlargli, ma Percy non gliene lasciò il tempo.
Qualcosa di morbido si appoggiò con forza sulle labbra di Nico, qualcosa che sapeva di sandwich al tonno e di Cherry Coke alla ciliegia.
Nico spalancò gli occhi quando realizzò che Percy lo stava baciando – un bacio serio, sulla bocca, non come l'altro.
Le labbra del ragazzo più grande erano incredibili. Morbide, gentili, ma anche decise. Le sue mani si avvolsero alla testa di Nico per portarlo più vicino.
Qualche secondo dopo, quando Percy si allontanò leggermente per riprendere fiato, lui lo guardò frastornato.
Se l'era sognato, giusto? La sua cotta non lo aveva appena baciato, doveva essere un'invenzione della sua mente, non c'era altra spiegazione...
«A meno che non ci sia» disse Percy alzando le sopracciglia divertito.
Oh, dei, l'aveva detto ad alta voce?
«Pe... Perché mi hai...?» chiese, leggermente roco, temendo di sentire qualcosa di brutto.
Il babysitter roteò gli occhi.
«Secondo te?» rispose in tono chiaramente sarcastico.
Poi sorrise e si addolcì.
«Neeks, non ti stavo prendendo in giro. È solo che... be', pensavo che fosse una cosa abbastanza... ovvia, dopo l'altra sera» ridacchiò.
Nico si lasciò cadere sul bordo della fontana, senza parole. Non riusciva nemmeno a pensare, figuriamoci a formulare una frase coerente.
«Cioè tu... tu sapevi già che avevo una cotta per te?» chiese per sicurezza dopo qualche minuto, la voce ancora tremante.
Percy annuì divertito, mentre giocherellava con le dita del ragazzo più piccolo.
Nico represse un brivido e si concentrò sul contare le mattonelle del marciapiede, senza osare processare quello che aveva sentito.
Quando si sarebbe svegliato, sarebbe stato il triplo peggio sapere di non aver mai baciato Percy.
Il ragazzo più grande si chinò su di lui.
«Neeks? Sei ancora lì?» chiese divertito.
Il più piccolo corrugò le sopracciglia – c'era qualcosa che non tornava.
«Aspetta un attimo, ma se tu mi hai baciato allora-»
Percy roteò gli occhi per l'ennesima volta nella serata, quindi gli prese le mani tra le sue. Lo guardò fisso in volto, con quegli occhi verdi che sembravano catturare i suoi ogni santissima volta.
Nico deglutì, senza riuscire a sviare lo sguardo, quasi fosse ipnotizzato.
«Adesso ascoltami bene. Nico Di Angelo, tu mi piaci, e molto. Vedi di non dimenticartelo» disse marcando accuratamente ogni parola.
Per poco il ragazzino non svenne – in ogni caso, era certo di essere color peperone. Doveva essere un sogno.
«Ehi, non mi morire qui!» rise Percy.
Poi sorrise, quel sorriso che all'inizio gli aveva dato tanto fastidio e che adesso adorava, e si chinò verso di lui.
«Se ti abbraccio non scappi di nuovo, vero?» sussurrò.
Nico scosse la testa talmente veloce che per un momento pensò gli si sarebbe staccata.
«Bene» fece Percy mostrandogli un sorriso birichino, e lo strinse a sé.
Per qualche tempo rimasero così, fermi nelle braccia dell'altro, e il resto non importava più. Il ragazzo più grande iniziò a canticchiare qualcosa sottovoce.
Ecco, adesso Nico poteva anche morire. 



---nda
Tadan!
Ecco qua IL capitolo, come avevo promesso :D Che ve ne pare?
Se devo dire la verità, mi ha fatto un po' paura scriverlo, im quanto si tratta, alla fin fine, dell'apice della storia; d'altronde potete star sicure che le peripezie di Nico non sono affatto finite! Non è proprio il tipo :D
Dunque, volevo ringraziare per le splendide recensioni che ha ricevuto il capitolo scorso, mi avete davvero tirato su di morale e rallegrato la giornata, grazie mille :*
Detto ciò, a questa breve long (ossimoro! >:D) mancano "solo" tre capitoletti, ma posso anticiparvi che probabilmente scriverò un seguito (non so quando, purtroppo, con la scuola e tutto il resto), e in ogni caso altre fanfiction percico (so che non frega a nessuno, ma ve lo dico lo stesso eheh)! A presto :)
  
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