CAPITOLO QUINDICI – LA BATTAGLIA DEI DRAGHI
Wendy
stava per lanciare un potente ruggito di vento quando si rese
improvvisamente conto che qualcosa nella folla di persone che li
circondava era cambiato. Gli occhi annebbiati della gente posseduta
stavano perdendo velocemente quella sfumatura innaturalmente
violetta, tornando al loro colore di base, mentre allo stesso tempo
anche l'aura malefica che aveva impregnato l'aria fino a quel momento
si dissolse del tutto.
I
cittadini di Crocus smisero improvvisamente di attaccare i Dragon
Slayer del Fuoco e del Cielo e rimasero lì in piedi,
barcollando e
ciondolando come una folla di ubriachi dopo una brutta sbornia.
Qualcuno
si massaggiò la testa, qualcuno crollò a terra
svenuto, altri si
guardarono mani e piedi senza capire cosa ci facessero lì in
quel
momento.
“Natsu-san, la magia possessione si è dissolta!” esclamò Wendy.
Natsu
ghignò.
“Ottimo!
Significa che Gerard ha trovato la Lacrima madre e l'ha
distrutta!”
Almeno
uno dei loro problemi era stato risolto!
Questo
diede loro la carica sufficiente per riprendere a correre verso il
secondo cristallo di Lacrima, senza più nessuno ad
intralciarli... a
parte Ivan Dreher.
Se
la folla di persone rimase semplicemente lì dov'era in uno
stato
confusionale, il violento Master di Raven Tail non se ne
restò con
le mani in mano, al contrario, si parò dinanzi a loro ed
evocò
un'enorme flusso di piccoli shikigami di carta, che
li
travolsero come un uragano.
Natsu
si protesse la faccia per evitare che quelle maledette bamboline lo
colpissero negli occhi rischiando di accecarlo, mentre Wendy non
perse tempo a invertire il flusso della corrente d'aria con la sua
magia.
Il
vento generato dal suo respiro invertì il ciclo di rotazione
del
turbine, fino a portarlo ad un punto di stasi così che i due
incantesimi finirono per annullarsi a vicenda.
Gli
shikigami piovvero dolcemente a terra come una lenta danza di
nevischio, e Wendy fronteggiò senza paura l'uomo che li
aveva
evocati.
“Cosa? Vuoi combattere con me, marmocchia?” la derise Ivan, mentre le bambole di carta tornavano a volteggiare attorno a lui.
Wendy
si preparò al duello.
“Natsu-san,
va' avanti per favore!”
Salamander
sorrise, fiducioso.
“Lo
affido a te, ok? Prendilo a calci anche a nome di Laxus”
Il
Drago del Cielo annuì fermamente, mentre Ivan mise su una
smorfia
seccata.
“Mi
state sottovalutando, ragazzini. Io sono il padre di Laxus!
Non esiste che mi metta a giocare con una mocciosetta!”
urlò
evocando un altro flusso di shikigami che Wendy prontamente
deviò
con una contro-corrente d'aria.
Il vento soffiò impetuoso e disperse le bamboline di carta, le quali si ricompattarono poco più in là e tornarono all'attacco, ma la giovane Dragon Slayer aveva già preparato l'incantesimo Vernier per spostarsi velocemente dalla traiettoria e contemporaneamente caricare un ruggito nel petto.
“Tenryū no... HŌKŌ!!!”
Natsu
non rimase ad assistere al combattimento, anche se sapeva che sarebbe
stato spettacolare. Wendy era giovane, ma aveva tutto il potenziale
per diventare una grande Dragon Slayer, un giorno.
Con
il vento che ruggiva impetuoso alle sue spalle e disperdeva gli
shikigami come fossero coriandoli, il Drago di Fuoco superò
agilmente Ivan e si lanciò di corsa sulle gradinate degli
spalti,
dove la gente che era stata posseduta ancora stentava a riprendersi.
La Lacrima più vicina era a meno di cento metri da lui, perciò allungò il passo e usò il fuoco come propulsore per correre più veloce. Se tutto andava secondo i piani, avrebbe combinato il ruggito assieme a quello dei Draghi Gemelli per distruggere uno ad uno i restanti tre cristalli e creare così una spaccatura nella barriera. Quando tuttavia raggiunse l'enorme cristallo, notò che Sting e Rogue non erano ancora pronti a distruggerlo, e anzi, se la stavano passando piuttosto male all'interno della barriera: Silvermine aveva reso l'intera arena peggio di un campo minato, con le sue infernali catene che schizzavano fuori da sotto la sabbia e colpivano indiscriminatamente tutti i Dragon Slayer nel loro raggio d'azione. Vide Laxus distruggerle a raffica una dopo l'altra con i suoi fulmini, mentre Cobra e Gajeel tenevano impegnati gli Alfieri e i Draghi Gemelli tentavano di superare una fitta ragnatela di catene per avvicinarsi alla barriera e puntare alla Lacrima.
Natsu
li vide venir agganciati per le caviglie dagli anelli di metallo e
tirati giù con violenza, finendo per essere trascinati
avanti e
indietro sulla sabbia.
Rogue
ebbe il buonsenso di entrare nell'ombra delle catene stesse e
risalire fino alla barriera, ma per quanto riguardava Sting... poteva
menare graffi e ruggiti quanto voleva, ma più distruggeva le
catene
più queste venivano rimpiazzate da altre, sempre
più numerose. Era
un circolo vizioso senza via di fuga.
Natsu voltò di scatto la testa e puntò Silvermine. Al sicuro fuori dalla barriera, il maledetto manovrava le sue fedeli catene e allo stesso tempo gli Alfieri come un burattinaio muove le sue marionette, fuori dalla portata dei Dragon Slayer.
Con
un ringhio feroce dettato dalla rabbia, il Drago di Fuoco si
lanciò
nella sua direzione a tutta velocità, coprendo in un attimo
la
distanza che li separava e buttandosi addosso al mago oscuro per
colpirlo con tutta la forza dei suoi pugni fiammeggianti.
Silvermine
venne trascinato a terra dalla sua furia, ma avendo ora un corpo
più
giovane e fisicamente allenato, riuscì a ribaltare le
posizioni e a
sferrargli un duro calcio in pieno stomaco.
“Voi Dragon Slayer non imparate mai!” sibilò richiamando altre catene dagli Inferi affinché emergessero dal terreno per frustare Natsu alla schiena.
Salamander ne afferrò un paio e le strappò dai crateri da cui erano uscite, fondendone il metallo e lasciandole colare a terra in una poltiglia incandescente.
“Sei tu che non impari mai” ribatté, furioso. “Noi siamo invincibili quando combattiamo assieme!”
Gli si lanciò contro nuovamente, coinvolgendolo in una rabbiosa lotta di fiamme e catene, determinato più che mai a dargli una lezione indimenticabile.
All'interno della barriera, intanto, le cose non andavano affatto bene.
Per
quante catene Laxus distruggesse, queste continuavano a ricrescere e
ad avvinghiarsi alle sue braccia e gambe, rallentandolo e minacciando
di strozzarlo.
Il
Dio del Tuono le faceva a pezzi l'una dopo l'altra, ma sapeva di non
poter continuare così per sempre. Sembrava che quelle catene
maledette agissero per conto proprio anche quando Silvermine era
impegnato in un combattimento a parte, e questo non facilitava
affatto le cose.
“Dannazione!” imprecò.
Con
la coda dell'occhio vide Sting e Rogue combattere duramente per
liberarsi dal giogo delle catene che ormai li avevano avvolti in
spire metalliche da cui non si sarebbero liberati facilmente.
Il
Drago d'Ombra riusciva a scivolare via sfruttando il suo elemento, ma
Sting stava venendo stritolato in quella morsa di anelli.
Laxus
evitò una catena che gli passò accanto alla testa
e la distrusse
mordendola con i denti, poi si fuse con l'elettricità e
saettò
verso il Drago Bianco.
Gli
bastò una pioggia di fulmini sulle catene per farle a pezzi
e
liberare il mago di Sabertooth, per poi prenderlo per il braccio e
tirarlo in piedi.
“Laxus-san...” ansimò Sting col fiato corto.
Le
catene lo avevano stretto tanto da mozzargli il respiro e lasciargli
brutti lividi su tutto il corpo, ma almeno sembrava che non avesse le
ossa rotte.
Rogue
gli fu subito accanto e lo aiutò a stare in piedi, mentre il
Dio del
Tuono riprendeva a combattere contro le inarrestabili catene degli
Inferi.
“Cambio di programma!” ringhiò tra un colpo e l'altro. “Natsu se la sta vedendo con Silvermine. Uscite attraverso la grata e pensate voi a distruggere i cristalli dall'esterno”
“Ma siete solo in tre” protestò Sting. “Riuscirete a...?”
“Veloci!” ringhiò Laxus senza lasciargli il tempo di finire. “Prima che le catene riempiano tutta l'arena”
In
effetti già ora c'erano talmente tante catene che l'intera
barriera
sembrava un nido di ragni, attraversata in ogni angolo da anelli di
metallo intrecciati.
I
Draghi Gemelli si fecero forza e annuirono, poi filarono dritti verso
lo stesso passaggio che aveva usato Natsu per uscire dall'arena.
Laxus
si assicurò di vederli scomparire nel sottosuolo prima di
permettersi di scatenarsi sul serio.
Rilasciò
il Dragon Force con tutto ciò che ne conseguiva, riempiendo
l'aria
della sua elettricità statica. La canottiera gli si
strappò
lasciandolo a petto nudo, con i muscoli gonfi e carichi di adrenalina
e la pelle coperta di scaglie di drago.
“Forza, fatevi sotto, inutili ferraglie” ringhiò con voce profonda, rivolto alle catene sibilanti che tintinnavano attorno a lui come serpenti d'acciaio. “Adesso si fa sul serio”
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Per Gajeel e Cobra, la situazione non poteva essere più disperata di così.
Affrontare
in due quei mostri degli Alfieri era la cazzata più
colossale che
avessero mai fatto, ed entrambi ne avevano fatte parecchie, nelle
loro vite.
Dieci
guerrieri non-morti pressoché invulnerabili erano
sufficienti a
piegare un intero esercito, figurarsi due Dragon Slayer già
provati
dalla prigionia e dalle precedenti battaglie.
Entrambi
avevano rilasciato il Dragon Force, ma anche così erano in
netto
svantaggio, dato che gli avversari stavano combattendo con l'intento
di sgozzarli e colorare la sabbia dell'arena col loro sangue.
In
modalità Acciaio e Ombra, Gajeel le stava provando davvero
tutte per
tener testa ai nemici: non gli interessava batterli, tanto sapeva che
era una falsa speranza, ma quanto meno trattenerli finché
Laxus o
Salamander non fossero riusciti ad abbattere Silvermine. La sua dura
pelle d'acciaio aveva subito profonde ferite, e da poco aveva
scoperto che le spade maledette degli Alfieri potevano raggiungerlo
anche quando entrava nelle ombre, così da non dargli tregua.
Quasi
impossibilitato a fuggire o a difendersi, schivava e parava i colpi,
contrattaccava a sua volta, se necessario, ma la superiorità
numerica dei wraith e la loro invulnerabilità gli stavano
dando
parecchio filo da torcere.
Si
abbassò rasoterra per evitare un taglio orizzontale, ma
venne
centrato da un calcio in faccia e poi da un colpo dato con
l'impugnatura della spada dietro alla nuca. Per un attimo vide tutto
nero e barcollò, ma si costrinse a restare in piedi e
continuò a
combattere con tutta l'energia che possedeva. Le sue braccia di
metallo pararono i fendenti di due spade, ma la pelle
s'incrinò
mandandogli una fitta ai nervi.
Eseguì
un salto mortale e tentò di calciare via la spada di un
Alfiere, ma
questo lo afferrò per la gamba e lo scaraventò a
terra, dove un
altro wraith gli piantò la lama nella spalla.
“Gwaaaaaah!” ululò di dolore, e quello stesso dolore servì da combustibile per risvegliare la sua ira, facendolo scattare di nuovo in piedi per scagliare un'ondata di dardi d'acciaio contro i suoi nemici.
Arretrò
di un paio di passi, ansimando.
I
muscoli gli facevano male e la sua magia si stava esaurendo, senza
contare che adesso tutti e dieci gli Alfieri stavano convergendo su
di lui.
Dove diavolo era finito Cobra?! Si stava grattando le palle, invece di aiutarlo?!
“Cosa
cazzo stai facendo, pezzo di cretino?!”
ruggì all'indirizzo
dell'altro, ma quando si voltò per cercarlo, rimase
spiazzato nel
vederlo impegnato a combattere contro centinaia di catene infernali,
le stesse che alla Baia degli Schiavi Silvermine aveva sguinzagliato
contro di loro. Ce n'erano così tante che era un bel mistero
come
Cobra riuscisse a tenerle a bada tutte, schivandole, avvitandosi su
sé stesso, balzando in aria, sferzando colpi a destra e a
manca
senza mai stare fermo.
Anche
nel bel mezzo di quel combattimento serrato e velocissimo che
richiedeva grande concentrazione, il Drago del Veleno udì la
sua
domanda e riuscì a rispondergli.
“Secondo te?! Ti sto parando il culo!”
Gajeel
pensò che probabilmente se lo stavano parando a vicenda,
dato che da
un lato c'erano gli Alfieri e dall'altra le catene infernali.
Probabilmente gli Alfieri erano peggio, ma quelle catene non
scherzavano affatto, avrebbero potuto soffocarli entrambi se fossero
riuscite a catturarli.
Acciaio
Nero dovette riportare bruscamente l'attenzione sui suoi avversari
quando questi sollevarono le lame e attaccarono tutti insieme, quasi
fossero un unico essere.
Gajeel
impallidì.
Dieci
spade affilate si stavano chiudendo su di lui, tutte allineate e
pronte a ridurlo a un puntaspilli.
Digrignando
i denti, piantò entrambe le braccia nella sabbia e le
tramutò in
tubi di metallo, allungandole e diramandole a dismisura fino a farne
uscire le estremità in corrispondenza degli avversari. Fu
dura
modellare la propria magia contro dieci avversari contemporaneamente,
ma in un modo o nell'altro riuscì a rinchiuderli tutti in
dieci
gabbie d'acciaio e oscurità, in modo che non potessero
muoversi.
In
realtà aveva solo impedito loro di avanzare,
perché i wraith
avevano ancora abbastanza libertà di movimento, e lo
capì quando
quei dannati cominciarono a colpire le sbarre di metallo con le
spade.
Anche
se aveva le braccia d'acciaio e quelli non erano altro che dei
prolungamenti del proprio corpo, Gajeel sentì tutti
i colpi
ricevuti, trattenendo a stento un gemito di dolore ad ogni taglio.
Tenne duro e voltò la testa, tanto per vedere com'era la situazione dalle parti degli altri.
Il Drago del Veleno colpiva le catene a raffica, lasciando attorno a sé solo frammenti distrutti e sciolti nel veleno, mentre una ventina di metri più in là il Drago del Fulmine faceva lo stesso con un'altra ondata di catene infernali. D'un tratto un gruppo di catene particolarmente irruente passò attorno ai due, restringendo il cerchio fino a farli cozzare l'uno contro la schiena dell'altro, legandoli assieme.
Ruggirono entrambi e tentarono di divincolarsi, la stretta metallica era troppo solida per poter essere spezzata così facilmente.
Laxus
usò l'unica parte del corpo ancora libera e in grado di
attaccare,
ovvero la bocca, e caricò un possente ruggito che
disintegrò una
moltitudine di catene, finendo però per far ricevere ad
entrambi il
contraccolpo e volare parecchi metri più indietro.
Inciamparono
e crollarono a terra insieme, l'uno addosso all'altro e ancora
più
legati di prima.
“Ma che cazzo fai, imbecille?!” ruggì Cobra sputacchiando sabbia e polvere, dato che era lui quello finito con il muso a terra e il dolce peso di Laxus sulla schiena.
“Non l'ho fatto apposta! Pensavo che...”
“Non stavi pensando a niente! Il tuo cervello era più vuoto dello spazio cosmico!”
“Era la cosa più sensata da fare!” borbottò seccamente Laxus, tentanto di rialzarsi, ma poiché Cobra tirava dal lato opposto nessuno dei due riusciva a spostarsi di un centimetro.
“Piantala di dire stronzate e vedi di alzare il culo, siamo nel bel mezzo di un combattimento!”
In quel momento una decina di catene strisciò velocemente verso di loro, pronte a trapassarli da parte a parte con le loro punte acuminate.
Laxus
strinse i denti e trasmise un pensiero al compagno.
“Cobra!”
“Sì, sì, ho sentito!”
Potevano sfruttare il potere del contraccolpo per liberarsi, perciò entrambi voltarono la testa e spararono un secondo ruggito in due direzioni diametralmente opposte, così che la forza propulsiva incrociata spezzasse le catene e li liberasse. Gli anelli andarono in frantumi con un gran fracasso, e i due riuscirono ad effettuare un attacco combinato di fulmini e veleno che distrusse tutte le catene più vicine.
Laxus
mise su un sorrisetto soddisfatto.
“Il
tempismo si può ancora migliorare”
“Tch. Se non ci fossi io a sincronizzare tutto, tu da solo non sapresti neppure allacciarti le scarpe”
“Hai davvero un'opinione così bassa di me?”
“Dopo che ti sei fatto sbattere in galera come un povero coglione? Sì”
Da
lontano Gajeel assistette a tutta la scena e sogghignò. Quei
due non
combattevano affatto male insieme, o almeno non sembravano aver
bisogno d'aiuto...
Sembra
che la situazione fosse sotto controllo anche oltre la barriera,
sugli spalti, dove Natsu e Silvermine si stavano affrontando in un
duello all'ultimo sangue, così come Wendy e Ivan.
I Draghi Gemelli, invece...
Li
vide emergere in quel momento da sotto la terrazza del re e
raggiungere con uno scatto la Lacrima più vicina.
Laxus
dovette accorgersi di loro, perché si avvicinò a
sua volta a quel
punto della barriera caricando un Raging Bolt mentre
continuava ad essere sferzato dalle catene.
“Adesso!” Gajeel lo sentì urlare, e gli attacchi combinati dei tre Dragon Slayer mandarono in frantumi la seconda Lacrima.
Ne restavano due.
Avrebbe continuato a seguire lo scontro, ma ad un tratto i colpi delle spade degli Alfieri divennero così potenti da spaccare in due le sbarre delle gabbie, così che i dieci finirono per liberarsi.
“No, cazzo, no!” ringhiò rabbiosamente.
A
quel punto, però, a corto di magia, non poté far
altro che ritirare
le braccia dalla sabbia e vedere in che stato erano.
Dalla
punta delle dita fin oltre gli avambracci non c'era un solo
centimetro di pelle che fosse stato risparmiato dai colpi. Aveva
tagli di ogni lunghezza e dimensione che gli striavano di rosso
entrambi gli arti, e che gocciolavano sangue fresco sulla sabbia. Non
si sentiva nemmeno più le dita.
“Non
restare lì impalato! Spostati!”
sentì Cobra urlargli da
dietro, ma non realizzò a cosa si riferisse
finché una catena
superstite non gli si avvinghiò alla gola, sollevandolo a
diversi
metri da terra e tenendolo appeso per il collo.
Si
sentì l'aria mancare, insieme alla sensazione di vertigine e
all'annebbiamento della vista che la stretta alla gola gli
provocò.
“Gajeel!” lo chiamò Cobra, calciando via le catene e prendendo il suo posto contro gli Alfieri, senza tuttavia riuscire a raggiungerlo.
Gajeel
cominciò a perdere i sensi, man mano che la stretta
diventava più
ferrea e la catena lo strozzava. Che fine ignobile, per un Dragon
Slayer.
Alla
Baia degli Schiavi era riuscito ad evitare di esser ingoiato da un
pesce gigante, e fino a quel momento aveva tenuto a bada da solo ben
dieci guerrieri immortali... mentre ora stava morendo impiccato a
causa di una catena legata al collo. Non riusciva neanche a mangiarne
il metallo, da quella posizione.
La
catena strinse, strinse, strinse, finché
il Drago d'Acciaio
non si mosse più, se non debolmente e ridotto allo stremo
delle
forze.
A quel punto, però, quegli anelli così simili alle spire di un serpente allentarono di colpo la presa, lasciandolo cadere verso il suolo.
Benché
istupidito dalla sensazione di soffocamento, riuscì a
distinguere
chiaramente l'estremità di quella stessa catena tranciata di
netto,
un tipico taglio di spada.
Fu
sul punto di schiantarsi sul terreno dell'arena, ma a meno di due
metri da esso, si sentì cadere tra due braccia
incredibilmente
solide.
Solo
un attimo dopo, quando un paio d'occhi più freddi del
ghiaccio si
fissarono nei suoi, realizzò di esser caduto dritto in
braccio a
Lucifer.
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Natsu ululò quando una catena dalla punta acuminata gli trapassò il fianco da parte a parte, mancandogli di pochissimo la milza. Afferrò la catena e la strinse fino a scioglierla nel pugno, e subito dopo cadde in ginocchio, ansimando pesantemente. Davanti a lui il corpo di Silvermine era segnato dalla lotta tanto quanto il suo, con volto e petto pieni di graffi e ustioni.
Era sicuro di poterlo battere, a livello di tecnica l'ex Master di Hellhound non era un granché, però la sua Magia del Legamento era una vera spina nel fianco. Le catene continuavano a spaccare la terra e uscire, frustandolo e tentando di legarlo, e fin'ora era sempre riuscito ad evitarle per un soffio. Affrontare quella magia alla Baia degli Schiavi e farsi catturare gli era servito da lezione, ora non aveva certo intenzione di cadere in trappola un'altra volta.
Si
tirò in piedi, reggendosi il fianco ferito per tamponare il
sangue.
Guardò
con rabbia le catene che serpeggiavano nell'aria attorno a
Silvermine, disegnando cerchi e spirali al pari di serpi
incantatrici.
“Arrenditi, Dragon Slayer” ridacchiò Silvermine, sputando di lato un grumo di sangue. “I tuoi compagni non sopravviveranno alle mie catene infernali né tanto meno agli Alfieri. È una battaglia che avete perso in partenza”
“Haha! Stavo per dire lo stesso di te” ridacchiò Salamander, divertito ma con gli occhi che dardeggiavano di sfida.
Lanciò una rapida occhiata all'arena, tanto per assicurarsi che gli altri fossero ancora vivi, e nel farlo notò qualcosa che non gli quadrava.
“Uh? Quello non è Lucifer?”
Silvermine voltò di scatto la testa nella stesse direzione, e alla vista del Drago degli Inferi le catene attorno a lui si mossero più velocemente, irritate e pronte ad attaccare.
Natsu
non gli badò, troppo concentrato su ciò che
vedeva.
Si
grattò la testa, senza capire.
“Quand'è arrivato?” si domandò. “E soprattutto perché tiene in braccio Gajeel? Si sono sposati?”
Sentì una folata d'aria accanto all'orecchio, e un attimo dopo vide Silvermine lanciarsi a rotta di collo giù dagli spalti, determinato a raggiungere il Dragon Slayer che voleva morto più di tutti. Le sue catene sferraglianti lo seguivano con più fedeltà di una muta di cani da caccia.
Natsu
aggrottò la fronte nel vederlo perdere interesse per il loro
scontro, e la cosa non poté che dargli sui nervi abbastanza
da farlo
scattare in avanti e afferrare il mago oscuro per la giacca,
costringendolo a voltarsi per rifilargli un pugno di fuoco dritto
sullo zigomo.
L'impatto
mandò Silvermine a schiantarsi contro il parapetto degli
spalti,
travolgendo anche un paio di persone che bazzicavano lì
intorno,
ancora istupidite dall'incantesimo che le aveva tenute soggiogate.
Natsu
ridacchiò e si sgranchì le nocche.
“Dove
credi di andare? Stavi scappando dal nostro scontro?”
Silvermine
si alzò dalle macerie e lo guardò con tutto
l'odio del mondo.
“Io...
VI STERMINERO' TUTTI, DANNATI DRAGON SLAYEEEER!!!”
ruggì con tutto
il fiato che aveva in gola, prima di scagliarsi su Salamander e
restituirgli il gancio in faccia. Le catene, infuriate tanto quanto
il loro padrone, arrivarono da tutte le direzioni per legare il Drago
di Fuoco e frustarlo con tanta spietatezza da strappargli la pelle
dalla schiena, lasciandogli sul dorso solo un ammasso di carne viva e
sanguinolenta.
Natsu
però non demordette: ruotò i polsi e
afferrò le catene che lo
tenevano fermo, così da dar loro uno strattone e spezzarle,
liberandosi dal giogo. Con un'agile capriola fu di nuovo in piedi, le
catene spezzate che pendevano inermi dai suoi polsi.
“Sembra divertente! La tua determinazione di sterminarci contro la nostra di prenderti a calci. Una bella sfida, non trovi?” e senza quasi finire la frase, partì di nuovo a mille contro l'avversario, infiammando le catene e facendole vorticare.
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Gajeel perse tutto il poco colore che gli era rimasto in faccia quando si ritrovò così vicino al volto di quel demone di Lucifer. Da dove diavolo era saltato fuori?!
Il
Drago degli Inferi sorrise, beffardo.
“Serve
una mano, fratellino?”
Poco più in là, anche Cobra e Laxus si fermarono e sgranarono gli occhi nel vedere il nuovo arrivato, ma subito dopo lo ignorarono per tornare a concentrarsi su Alfieri e catene.
Gajeel
rimise in moto il cervello e si tolse l'espressione sbalordita dalla
faccia.
“Non
mi serve nessun fottutissimo aiuto! E mettimi giù, che mi
fai
senso!”
Lucifer
lo mise a terra senza replicare, poi diede un'occhiata in giro al
caos che imperversava nel Domus Frau.
“Ma
guarda un po'...” esordì. “Avete
organizzato una così bella
festa e non mi avete invitato? Davvero maleducato, da parte
vostra”
“Tu, piuttosto” ringhiò Gajeel. “Dove cazzo eri fin'ora? Non sarebbe il momento di farci sapere da che parte stai, bastardo?”
Lucifer
scrollò le spalle e tirò fuori un piccolo libro
sgualcito dalla
tasca del cappotto.
“Stavo
venendo qui a vedere cosa combinavate, ma poi ho trovato una
biblioteca giù in città e mi sono fermato a dare
un'occhiata.
C'erano dei libri davvero interessanti”
Gajeel lo guardò come se fosse impazzito, cosa che probabilmente non era poi così distante dalla realtà. Solo un tipo fuori di testa come quello poteva andare tranquillamente in biblioteca quando l'intera nazione voleva linciarlo.
“Tsk. Ne hai trovato almeno uno che ci aiuti a mettere a posto questo casino? Tipo quel libro sulle magie perdute dei draghi che abbiamo usato alla Baia degli Schiavi...”
Lucifer
scrollò le spalle e aprì una pagina a caso.
“Affatto.
Però senti qua: 'Forse
il sonno eterno della morte è meno
doloroso qualora
l’estinto riposi all’ombra dei cipressi e dentro le
urne
confortate dal pianto di chi è rimasto?'.
Carino, vero?”
“Ma sei impazzito?” saltò su Gajeel. “Il regno sta andando a puttane e tu ti metti a leggere uno stramaledetto libro di poesie?! Fottiti, Lucifer!”
Decise
di lasciar perder quel pazzo e concentrarsi nuovamente sulla
battaglia in corso. Cobra stava combattendo da solo contro gli
Alfieri lanciando loro addosso ruggiti intrisi di veleno, mentre
dall'altra parte dell'arena Laxus distruggeva una catena dopo
l'altra.
Sugli
spalti, invece, Salamander e Silvermine continuavano a darsele di
santa ragione, i Draghi Gemelli correvano verso la terza Lacrima e
Wendy... Wendy stava avendo la peggio contro Ivan.
Il
Drago d'Acciaio imprecò mentalmente.
Tutti
sembravano aver bisogno d'aiuto, ma lui da solo non poteva
moltiplicarsi e correre da tutti. Doveva scegliere.
Si
voltò verso Lucifer, tanto per sapere se aveva intenzione di
fare
qualcosa oppure no, e si sorprese di trovarlo molto interessato alla
battaglia di Wendy.
Se
ne stava lì ad osservare la giovane Dragon Slayer con
espressione
divertita e un leggero sorriso soddisfatto sulle labbra.
“Magnifica” lo sentì commentare a voce bassa, quasi parlasse da solo. “Danza nel vento con grazia assoluta e si muove come se avesse le ali. Potrebbe diventare uno splendido angelo della morte, se solo lo volesse”
“Oi” lo riprese Gajeel, seccato. “Non credi che dovresti...”
“Ssh” lo mise a tacere Lucifer, senza staccare gli occhi dal Drago del Cielo che si batteva sugli spalti.
Gajeel cominciò a incazzarsi.
'Ssh'
a lui? 'SSH'
A LUI?!
Ma
chi diavolo si credeva di essere quel pallone gonfiato per dargli
ordini?!
Fu sul punto di dargli una bella rispostaccia, ma improvvisamente si accorse che Wendy era seriamente in difficoltà: il suo avversario era un uomo adulto nonché Master di una gilda, la cui esperienza in battaglia superava la sua di un bel po'. Era una Dragon Slayer e una ragazzina molto forte per la sua età, però non poteva tener testa a Ivan così a lungo, Gajeel lo capì quando vide un turbine di shikigami travolgerla e sbatterla a terra come una bambolina di pezza.
“Merda!” imprecò Acciaio Nero. La barriera era ancora attiva, non poteva neanche correre in suo aiuto!
A sorpresa, Lucifer sfoderò lentamente la spada che portava al fianco e la tenne in equilibrio orizzontalmente dinanzi a sé.
“Che stai facendo...?” indagò, perplesso.
Vide
l'espressione del Drago degli Inferi mutare e divenire profondamente
concentrata. Poi, tutto d'un tratto, Lucifer lanciò in aria
la
spada, la quale volteggiò nel cielo sopra le loro teste
prima di
ricadere roteando verso il basso.
Gajeel
non capì cosa volesse fare quel matto, ma quando la katana
arrivò a
un metro e mezzo d'altezza, Lucifer la colpì in pieno con un
calcio
poderoso, spedendola dritta come un missile verso gli spalti.
Incredibilmente e contro ogni logica, la spada cozzò contro
la
barriera invisibile generando una potente scarica elettrica che si
propagò in tutti i cristalli di Lacrima, prima di superare
anche
quell'ostacolo e passare oltre, conficcandosi a pochi centimetri dal
punto in cui Wendy era caduta in ginocchio.
La giovane Dragon Slayer voltò la testa verso l'arena, sorpresa e stupefatta da quel gesto.
Lucifer
ricambiò a distanza il suo sguardo e annuì
lievemente con la testa.
“Afferrala,
sorellina” mormorò con voce
troppo bassa perché Wendy
potesse udirla da lassù. “Diventa ciò
che sei nata per essere”
Con grande stupore di Gajeel, Wendy annuì di rimando e allungò la mano verso la spada.
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Wendy sapeva che quello era il momento.
Il suo momento.
Il momento di rialzarsi e combattere.
Aveva combattuto molte volte per il bene dei suoi compagni, aveva stretto i denti ed era andata avanti anche nelle situazioni più disperate, ma adesso era tutto diverso. Adesso non stava combattendo per salvare qualcun altro, stava combattendo per sé stessa. Per la vita e l'orgoglio.
L'impugnatura
ruvida della spada di Lucifer entrò perfettamente tra le sue
dita, e
quando strinse la presa e la sollevò, non la
trovò poi così
pesante come avrebbe pensato.
La
lama era così lucida da potercisi specchiare, e vedere il
proprio
riflesso nella spada le diede una strana sensazione di conforto che
non aveva mai avvertito prima. Si tirò di nuovo in piedi,
impugnando
la katana a due mani. Non aveva mai tenuto in mano una spada, ma
aveva visto molte volte Erza farlo, e i suoi occhi avevano
memorizzato.
Di
fronte a lei Ivan Dreher sghignazzò, circondato dai suoi
fedeli
shikigami.
“Non
mi farò mai più umiliare da un membro di Fairy
Tail” sibilò con
lo stesso tono velenoso di una serpe. “Tanto meno da una
ragazzina
spaventata che spera di battermi agitando un pezzo di
metallo!”
Schioccò le dita, e un flusso violento di shikigami vorticò nella direzione della Dragon Slayer, pronto a travolgerla per l'ennesima volta.
Wendy
chiuse gli occhi e concentrò la propria magia nella spada,
la quale
sembrò rispondere anche troppo bene alla sua vibrazione. Un
alito di
vento compresso cominciò a ruotare attorno alla lama,
estendendo il
suo raggio d'azione e rendendola ancora più pericolosa.
Quando
l'uragano generato da Ivan le fu addosso, Wendy aprì gli
occhi di
scatto e mosse la spada in orizzontale con sicurezza assoluta,
rilasciando tutta la magia accumulata. Non aveva mai impugnato una
spada, vero, ma lo spirito guerriero che risiedeva in quella lama
sembrava guidarla nel movimento come se fosse dotata di vita propria.
Il
fendente fu così bilanciato e perfetto da tagliare
letteralmente in
due il turbine di shikigami, disperdendoli nell'aria come pezzi di
carta straccia.
Ivan
sgranò gli occhi, stupito e anche spaventato, e Wendy seppe
che ora
non c'era più nulla a opporsi tra lei e il nemico.
Mentre
si lanciava in avanti per un ultimo attacco, le parve di sentirsi
addosso gli occhi glaciali di Lucifer, e la sua voce suadente
sussurrarle all'orecchio.
“È tempo di aprire le ali e spiccare il volo, sorellina...”
La katana vibrò nella sua presa e fendette l'aria, raddrizzandosi e puntando verso il nemico.
“Artiglia il cielo. Squassa la terra. Fa' sentire al mondo la potenza del tuo ruggito...”
Wendy gonfiò i polmoni e urlò mentre caricava l'avversario, l'insicurezza del tutto scomparsa dal suo volto infantile, rimpiazzata da una ferrea determinazione.
“... e divora la tua preda.”
Ivan
tentò un'ultima difesa creando un muro di shikigami che lo
proteggesse dall'attacco in arrivo, ma la spada caricata con la magia
del vento perforò la barriera e passò oltre,
squarciando il petto
dell'uomo.
Il
sangue schizzò nell'aria e macchiò il volto della
giovane Dragon
Slayer, la quale però aveva trattenuto volontariamente
l'affondo ed
evitato i punti vitali . Per quanto l'intenzione omicida di Lucifer
potesse istigarla a uccidere l'avversario, il suo cuore continuava a
rimanere puro e candido: non si sarebbe macchiato con la colpa di un
omicidio.
Ivan
cadde al suolo di schianto, il petto attraversato da una brutta
ferita, grave ma non mortale.
L'uomo
boccheggiò a vuoto e rimase lì, spiazzato e in
preda ai tremori,
trovandosi dinanzi all'ira di un drago.
Per
un attimo sembrò volesse dire qualcosa, ma quando si rese
conto che
la sua battaglia era ormai perduta, si limitò a tamponare la
ferita
con le mani e a darsi alla fuga barcollando.
Wendy
rimase immobile a fissarlo finché non si fu allontanato a
sufficienza, poi cadde a sedere sul pavimento degli spalti, stremata.
Ansimando
per lo sforzo, voltò la testa in direzione dell'arena,
incrociando
lo sguardo divertito di Lucifer, il quale le fece un lieve cenno
d'approvazione.
Aveva vinto la sua battaglia.
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Angolo dell'Autrice
Ancora
due capitoli e poi è tutto finito! Nooo!! :(
Mesi
per scriverla e poche settimane per pubblicarla... però mi
sento
realizzata! :D
La poesia non richiesta che Lucifer ci ha gentilmente narrato è la parafrasi di un paio di versi dell'opera 'Dei Sepolcri' di Ugo Foscolo. Come ci sia finito tale libro nella biblioteca reale di Crocus, è un mistero destinato a diventare leggenda. u.u
Colpa di Lucifer, quando c'è lui nei paraggi succedono sempre cose strane e surreali. u.u