¥ sakuryaku ¥
ovvero: infinocchia l’ereditiere e
prenditi tutti i soldi
¥ 2.
riunioni strategiche
Haruya e Fuusuke si
sarebbero occupati dello spionaggio.
Haruya si era
autoassegnato il ruolo, e aveva coinvolto anche l’albino. In realtà, Masaki non
aveva capito se fosse stato il rosso a volere l’altro, o Fuusuke a decidere di
seguire Haruya per controllare che non facesse danni.
In ogni caso, a loro era
stato assegnato il delicato compito di indagare sul ragazzo che, a quanto
pareva, lui avrebbe dovuto prendere in sposo.
-Non voglio farlo. Mi
rifiuto.- continuava a borbottare il ragazzo, che seguiva Hiroto verso la sala
da pranzo, dove tutti quelli del Sun Garden avevano deciso di riunirsi per una
riunione strategica, durante la quale avrebbero deciso come procedere.
-Ho detto che mi rifiuto
hai capito.- ripetè, appena più forte, anche se il suo tono continuava a non
essere pienamente convinto, ed Hiroto di certo non sembrava volerlo stare a
sentire.
Le cose, per sommi capi,
erano andate così.
Dopo l’illuminante
intuizione del direttore dell’orfanotrofio (e la conseguente uscita di testa di
Masaki, che urlando indignato quanto fosse stupida una cosa simile aveva
attirato tutti in cucina), l’idea era stata proposta ai presenti.
Masaki era stato certo di
trovare, a suo vantaggio, una grande opposizione alla trovata, ma per sua
sfortuna non era stato così. Gli unici a ribellarsi tra i presenti erano stati
Natsuhiko e Ai, due grandi amici di Haruya e Fuusuke. Gli altri o si erano
dimostrati fortemente a favore, o erano rimasti a rimuginare in silenzio, come
Reina o Osamu. La prima, quando aveva aperto bocca, aveva guardato Masaki
dritto negli occhi, affermando che si, quella di Hiroto e gli altri era un’idea
del tutto folle, ma che, a ben vedere, sembrava essere la loro unica
opportunità.
Incredulo, Masaki aveva
fatto appello ad Hitomiko, che era stata contattata immediatamente. E lei aveva
deciso per quella riunione straordinaria, così da parlarne con calma, e con
tutti quanti.
Era davvero assurdo. Che
nessuno si fosse opposto. Masaki si sentiva parecchio ferito nell’orgoglio. Non
era l’idea di fingersi donna in sé che lo urtava, quanto il fatto che tutti lo
ritenessero l’unico adatto a quel ruolo.
Hiroto, dalla sua,
continuava ad ignorare le sue proteste, e quando entrarono nel salotto
dell’orfanotrofio, trovarono tutti già seduti.
Immediatamente il
chiacchiericcio che aleggiava si spense, ed una quindicina di sguardi si piantò
su Masaki, che dio se odiava essere
al centro dell’attenzione.
La camera era abbastanza
spaziosa, con i suoi divani verdi disposti a cerchio in mezzo alla stanza, e le
piccole poltrone per una persona addossate alle pareti, eppure a Masaki
sembrava decisamente troppo piena.
Hitomiko era seduta sul
divano che dava sull’entrata della stanza, incastrata tra Osamu e Maki, e
sembrava parecchio tesa.
Hiroto prese posto. Masaki
fece per fare lo stesso, ma alla fine si risolse a rimanere in piedi, un po’
più in disparte. Sperò di passare inosservato, che tutti dimenticassero quella
storia assurda. Desiderò davvero di essere invisibile.
-Allora.- cominciò a
parlare Hitomiko, alzandosi e prendendo a camminare su e giù –La questione mi
pare alquanto… spinosa.- si fermò e guardò dritto negli occhi Masaki, che
storse le labbra in una smorfia.
“Spinosa” era un
eufemismo.
Hiroto annuì -… Ma pare
sia l’unica soluzione, concorderai, neesan.-
Lei gesticolò, esibendo
un’espressione contrita, come volesse esprimere un pensiero ma non trovasse le
parole -… Hiroto, non parliamo solo di Masaki. Ti rendi conto che si tratta di
truffa?- fissò il fratello come se volesse incenerirlo, e Masaki lo vide
chiaramente sbiancare nonostante la sua carnagione chiara. Ma poi la più grande
sospirò –Eppure se riuscissimo…-
-No, ehi, ehi, aspettate.-
biascicò Masaki –E a me non pensate?- mugolò –Non c’è speranza che io possa
somigliare ad una ragazza, ok? E poi, sono un pessimo attore. E tutti sapete
che non sono in grado di dire bugie.- si indicò il viso, ora arrossato di
vergogna –Sono un libro aperto, ok?
Non funzionerà mai, va bene?- tentò, ma nessuno sembrava particolarmente
convinto.
Maki alzò la mano, ma non
aspettò che qualcuno le desse il permesso di parlare –Possiamo sempre sperare
che il ragazzo che cerca moglie sia uno stupido.- ci fu una pausa ad effetto -…
Magari lo è.-
-Bhè, questo potremmo
scoprirlo.- annuì Reina, dandole ragione.
Natsuhiko si alzò in piedi
–Non potete chiedere a Masaki di fare una cosa del genere! Se venisse scoperto,
sarebbe il primo a risponderne!- gridò, e qualcun altro rispose con un -E
allora come vuoi fare? Svendiamo l’orfanotrofio?-
Anche Ryuuji si alzò in
piedi –Ragazzi, non c’è bisogno di litigare! Cerchiamo di mantenere la calma!-
tentò, ma la tensione era ormai esplosa.
La confusione più totale
riempì il salone.
A Masaki girava la testa.
L’intera situazione era talmente inverosimile da non sembrargli reale.
Hitomiko rimaneva in
silenzio.
-No, dai. Pensateci.
Abbiamo già perso in partenza…- tentò ancora Masaki, cercando di sovrastare il
rumore, ma si interruppe a metà –Un momento. Dove sono Haruya e Fuusuke?-
domandò a voce bassa, spostando lo sguardo per localizzarli, aggrottando le
sopracciglia confuso. Si guardò attorno un’altra volta. No, non c’erano.
Il chiacchiericcio si
spense di nuovo, e l’atmosfera si fece tesa.
Reina distolse lo sguardo
-… Masaki…- lo guardò subito dopo con occhi colpevoli. Il più piccolo si morse
con forza le labbra -Sono andati a controllare… sai, il ragazzo…- cercò di
spiegare la donna, sospirando –Pensavano che intanto potessero—
-No!- venne interrotta
bruscamente da Masaki, che si pentì subito di aver parlato. Di nuovo
l’attenzione si concentrò su di lui –N-non abbiamo ancora deciso nulla! Perché
sono già andati?- il tono di voce gli uscì fastidiosamente piagnucoloso. Giurò
di vedere Osamu spalmarsi una manata sulla fronte, rassegnato, e si sentì
avvampare come un cretino –N-non potete dare per scontato che io—
Ora, invece, nessuno lo
stava più guardando. Strinse forte le labbra, un brivido di fastidio gli scese
lungo la schiena –Non avete mai preso in considerazione l’idea di ascoltare la
mia opinione, vero?- soffiò, ed in un certo senso si sentì tradito. Da tutti
quanti.
Hiroto aveva gli occhi su
di lui, lo percepiva. Eppure non stava dicendo niente. Nessuno stava dicendo
niente.
Indietreggiò.
-Io— fece per urlare
qualcosa. Era talmente arrabbiato che non ci capiva più niente. Ma non riuscì
ad aprire bocca.
Non era urtato perché
quell’onere sarebbe toccato a lui comunque. In un certo senso, sapeva di non
avere scelta, e anche se si stava lamentando, non si sarebbe tirato indietro
nonostante si sentisse totalmente inadeguato, con tutta probabilità. Eppure
avrebbe voluto trovare un minimo di comprensione negli altri.
-Se non lo vuoi fare, non
lo farai.- concluse per lui Hitomiko, con tranquillità –Nessuno ti obbliga a
fare nulla, Masaki.- scosse la testa e sospirò –Mi dispiace che Hiroto e gli
altri ti abbiano messo di fronte ad un compito del genere.- e lanciò
un’occhiata al fratello, che aggrottò le sopracciglia ed abbassò gli occhi
senza replicare –Ma, Masaki, non credere che siamo qui per prenderci in giro.-
continuò, e l’interpellato deglutì, immobile come una statua.
-Nessuno ha voluto
offenderti, o non ascoltare la tua opinione. Semplicemente, sono tutti
spaventati. E credo lo sia anche tu. E questa sembra un’ottima via d’uscita.-
Masaki percepì le gambe farsi molli come gelatina. Hitomiko aveva il potere di
farlo sentire piccolo ed insignificante, a volte, e lui diventava incapace di
replicare –Troveremo un’altra soluzione.- concluse, e si rimise a sedere.
Nessuno osò contestare le
sue parole, nemmeno Hiroto, che invece rivolse uno sguardo colpevole a Masaki.
Lui lo ricambiò, e rimasero a guardarsi per qualche secondo. Il più grande mimò
un “mi dispiace” con le labbra, e Masaki scosse la testa, come a dirgli di non
preoccuparsi, le labbra strette e le guance arrossate.
Poi, piano, la voce di
Maki riempì il silenzio, ed entrambi sviarono gli occhi –Allora, cosa ci
inventiamo?- sorrise mesta lei, inclinando il capo in direzione del più
piccolo, come per scusarsi a sua volta.
Qualcuno le rispose, e
qualcun altro ancora si aggiunse alla discussione.
Ben presto, tutti stavano
discutendo su come cercare di racimolare più soldi possibile. Persino Hiroto.
Masaki si stupì di come
avessero tutti quanti velocemente cambiato argomento. Ogni tanto si vedeva
rivolgere occhiate mortificate, e in qualche modo, si sentì in colpa.
Vedere che tutti si
stavano impegnando per un’altra soluzione, per non dare un peso a lui, gli fece
correre un piacevole brivido giù per la schiena. Certo, se non fosse
intervenuta Hitomiko forse nemmeno avrebbero cambiato idea, ma li capiva.
Perché era vero che avessero paura. Era vero che lui stesso avesse paura. La
prospettiva del Sun Garden chiuso lo faceva stare male, e di certo era così per
tutti quanti, quindi si, li capiva, perché quella era loro sembrata l’unica
opportunità per fare qualcosa. E, in fondo, lo era davvero.
Non voleva, assolutamente,
prestarsi ad una cosa simile. Non voleva vestirsi da donna, non voleva recitare
una parte, non voleva il destino dell’intero orfanotrofio sulle proprie spalle,
perché non poteva essere in grado di combinare qualcosa di buono.
Eppure, constatò, mentre
Natsuhiko se ne usciva con un’idea sul guadagnare soldi facendo i saltimbanchi
per strada, il destino del Sun Garden era già sulle sue spalle. Senza i soldi
di quella ricompensa, non ci sarebbe stato modo di racimolare il denaro in
tempo. Decidendo di non aiutarli, avrebbe decretato lo sfratto di tutti i
bambini già da quel momento.
Il Sun Garden poteva
considerarsi già chiuso.
Li ascoltò proporre idee
assurde per qualche altro minuto, mentre stringeva e rilasciava i pugni,
nervoso, poi fece un paio di passi avanti –E- E va bene!- sbottò, irrigidendosi
come una corda di violino. Per la terza volta, il silenzio calò sulla stanza, e
tutti si voltarono a guardarlo.
Hitomiko aggrottò le
sopracciglia.
-Va bene. Ok. Lo- lo
faccio.- soffiò, la voce così bassa che si chiese se fossero riusciti a sentire
le sue parole. Portò i palmi aperti delle mani di fronte al viso. Hiroto fece
per parlare, ma lui lo fulminò con lo sguardo –Cioè. Ci provo. Ma se va male,
non osate prendervela con me.- agitò l’indice in aria, deglutendo. Voleva aggiungere
altro, ma non gli veniva niente di più da dire.
Gli altri rimasero in
silenzio per un po’, mettendolo ulteriormente a disagio.
Fu Hitomiko a parlare -…
Ne sei sicuro?- domandò, con un sospiro –Non devi farlo per—
-Sono sicuro! Almeno per
adesso, quindi approfittatene perché potrei cambiare ide— non riuscì a
terminare la frase che si sentì stringere in un abbraccio più che soffocante.
Ammutolì, mentre Maki lo stritolava, togliendogli il respiro. Si sentì
arrossire tutto assieme, e cercò di allontanarla, inutilmente –Grazie, Masaki!-
la sua voce gli giunse soffocata, e perse tutta la voglia che aveva di
scostarla, rilasciando le mani lungo i fianchi.
Sentì qualcuno ridere.
Qualcun altro lasciare andare un sospiro di sollievo, e altri ancora lanciare
qualche gridolino di giubilo.
Vide Hitomiko rivolgergli
un sorriso grato, e sviò lo sguardo, borbottando.
Era innegabile gli facesse
piacere vedere tutti così allegri. Però era pur vero che non avevano concluso
nulla e che tutto sarebbe potuto andare male da subito, quindi c’era poco da
star contenti.
Fece per renderlo noto, ma
un secondo abbraccio si aggiunse al primo. Si irrigidì, mentre Hiroto posava il
mento sul suo capo, stringendolo per le spalle –Grazie, Masaki.- lo strinse un
poco, ed il più piccolo riprese a dimenarsi, urlando parole a caso, le guance
in fiamme.
Peccato che pian piano
cominciarono ad avvicinarsi tutti gli altri, aggiungendosi all’abbraccio.
Diversi “Grazie, Masaki!” gli giunsero alle orecchie, e lui si sentì bollire
dall’imbarazzo. Perché quell’abbraccio collettivo era davvero imbarazzante.
Eppure proprio non riuscì a fare altro che rimanersene lì in mezzo, rosso come
un pomodoro, a bearsi di tutto quel calore.
In fondo, pensò, per loro,
e per tutti i bambini del Sun Garden, ne valeva davvero, davvero la pena.
**
-Allora, la nostra ricerca
ha cominciato a dare i suoi frutti.-
Ad aumentare il disagio e
l’imbarazzo di quel momento, Haruya e Fuusuke erano arrivati esattamente nel
mentre del grande abbraccio di gruppo
pieno d’affetto.
Haruya si era offeso per
non essere stato coinvolto.
Anche Fuusuke
probabilmente se l’era presa, ma non lo aveva reso noto.
Dopo averli salutati al
limite dell’imbarazzo, Masaki aveva spiegato loro come erano andate per sommi
capi le cose lì al Sun Garden durante la loro assenza. Haruya aveva borbottato
un “Tutto il divertimento quando non ci sono io”, ma poi era stato preso
dall’entusiasmo di raccontare e aveva dimenticato di avercela con i presenti.
-Ora che siamo tutti
d’accordo a fare questa cosa.- il rosso si guardò attorno. Masaki evitò di
farlo, perché gli sguardi decisi dei suoi amici lo avrebbero messo troppo a
disagio e avrebbe sentito anche troppo la pressione premere sulle spalle. La
mano di Hiroto si strinse piano sulla sua spalla, e si sentì un pochino meglio
–Possiamo passare alla parte burocratica della cosa.- annunciò.
Fuusuke continuò per lui
–I genitori del futuro sposo di Masaki- cominciò, ed il ragazzo storse le
labbra in una smorfia –non sono affatto degli stupidi. Controlleranno
scrupolosamente ogni ragazza che si presenterà come canditata.- ci fu una pausa
–Abbiamo bisogno di documenti falsi.
Tutti si irrigidirono.
Bhè, si, in effetti era
proprio una truffa, quindi servivano dei documenti falsi. Servivano dei
documenti falsi. Servivano dei documenti
falsi.
-Andremo tutti in
prigione.- fu l’intelligente commento di Hiromu. Maki gli rifilò uno
scappellotto sulla spalla.
Haruya rispose con un
sorrisetto storto –Non vi preoccupate. Ho chi può darci una mano con questo.-
assicurò.
-Mio dio, Nagumo, sei
davvero un pessimo individuo!- commentò Natsuhiko –Da quando conosci gente che
procura documenti falsi ad altra gente?- domandò, gli occhi sbarrati. L’amico
sembrò a disagio –Ehi ehi non c’entro niente io. E’ solo un mio conoscente, non
ho mai dovuto richiedere i suoi serviz—
-Ti chiami davvero Nagumo
Haruya o è tutta una bugia?- aggiunse Hiroto, guardandolo come fosse una sorta
di alieno.
-Hiroto piantala!-
A Masaki venne da
piangere.
Non riuscivano nemmeno a parlare
senza urlare, e volevano truffare la gente.
Gli altri invece
scoppiarono a ridere, e la tensione si sciolse un po’.
Fuusuke alzò gli occhi al
cielo –Comunque. Per i documenti non c’è problema.- assicurò, poi il suo
sguardo si concentrò su Masaki –Ora dobbiamo solo creare a Masaki un background
convincente.
-Prima di tutto, non può
chiamarsi Masaki.- fece notare Reina –Troviamogli un nome da donna.- Masaki
prese aria, nervoso. Aveva un brutto presentimento.
Fumiko, una bella ragazza
dai capelli di un indefinito colore tra il rosa ed il viola ed un bel seno
prosperoso, si fece avanti a parlare veramente per la prima volta dall’inizio
della riunione strategica –Che ne dite di Sakura? E’ grazioso, no?
-Mi rifiuto di chiamarmi
Sakura!- replicò Masaki, guardandola indignato.
-Allora un nome
straniero?- propose Maki.
-Sono chiaramente
giapponese!- protestò di nuovo lui.
Ancora una volta esplose
la confusione, e le voci si sovrapposero l’una all’altra. Nomi come “Misaka!”,
“Masako!”, “Haruka!”, “Yuki!”, “Marion!”, “Perché non Maki!” riempirono le
orecchie di Masaki, che sentiva un principio di mal di testa sin da quando
Haruya aveva accennato ai documenti falsi.
-Ok, direi che al nome ci
penseremo poi!- sbottò Reina, richiamando tutti al silenzio. Masaki si chiese
come facesse a riuscirci sempre.
Fuusuke inarcò un
sopracciglio e riprese a parlare. Sembrava particolarmente divertito, anche se
non si poteva mai essere sicuri, vista la sua espressione impassibile –Siamo
andati ad informarci personalmente.-
-Siamo andati dai genitori
del ragazzo, intende dire.- aggiunse Haruya –Cioè, c’era solo la madre, in
realtà.
Un mormorio si diffuse per
la sala.
Masaki sentì piccoli
brividi percorrergli la schiena e drizzargli i peli sul collo, e lo stomaco gli
si svuotò dall’ansia. Reina fece per parlare, ma venne preceduta da Fuusuke
–Non ti preoccupare. Ci siamo travestiti.- assicurò, senza scomporsi.
Nessuno volle approfondire
l’argomento.
-In ogni caso, Masaki
dovrà presentarsi tra due settimane assieme alle altre candidate presso la loro
residenza invernale.- continuò il rosso, annuendo.
L’albino di fianco a lui
alzò le spalle –Siamo riusciti a parlare con la signora molto poco, aveva molti
impegni.
-Doveva guardare la sua
telenovela preferita.
-Esattamente.
-Comunque, abbiamo capito che cercano una santa. Un’impeccabile,
bellissima, educatissima, graziosissima ed elegantissima ragazza. Ah, e le
piacciono molto i kimono, quindi suppongo dovremmo utilizzarne.
Tutti guardarono Masaki,
che si sentiva mancare.
L’intero Sun Garden era a
conoscenza di quanto lui non fosse né impeccabile, né particolarmente bello, né
tantomeno educato, grazioso o elegante. Masaki era il tipo di persona che dopo
due passi cadeva faccia avanti, che sbatteva contro gli spigoli, che rispondeva
male. Una persona goffa ed imbranata. Molto sciolta ed acrobatica, certo, ma
principalmente un disastro.
E i kimono gli facevano troppa aria tra le gambe.
Di nuovo, gli venne da
piangere istericamente.
Haruya si schiarì la voce,
evidentemente per cercare di non scoppiare a ridere –Dobbiamo raccogliere altre
informazioni, sicuramente. Ma la scelta sarà dei genitori, non del figlio. O
meglio—
Fuusuke riprese il
discorso –I genitori sceglieranno la candidata che ritengono adatta. Ma starà
al figlio decidere se andrà bene o meno, dopo un mese di prova in cui la
candidata vivrà assieme a loro nella residenza.
-UN MESE DI COSA.- la voce
di Masaki uscì eccessivamente stridula. Indietreggiò, ma c’era Hiroto alle sue
spalle, quindi non potè fuggire da nessuna parte.
Haruya lanciò
un’occhiataccia all’albino di fianco a sé –In realtà, vivrai alla residenza
solo le ultime due settimane. Le prime due dovrai incontrare il ragazzo, ma poi
tornerai a casa.
-Lo dovrai incontrare
tutti i giorni, ovviamente.- precisò Fuusuke.
Masaki boccheggiò, le
pupille grosse quanto due palline da ping pong dall’ansia. Ma le due spie
improvvisate non sembrarono farci caso, ed anzi il rosso continuò a parlare –In
sostanza, all’incontro che si terrà tra due settimane dovrai piacere ai
genitori. Poi, dovrai lavorare per piacere al figlio.- alzò lo sguardo dorato e
lo passò lentamente sui presenti –Quando entrambi firmeranno il contratto di
matrimonio, i soldi verranno spostati sul conto della candidata.- concluse.
Un silenzio tombale
sostituì il chiacchiericcio.
Hiroto si lisciava il
mento, pensieroso –Mi occuperò io di aprire un conto.
-Ti do una mano.- si
aggiunse Ryuuji, raggiungendo il suo fianco. Si scambiarono un sorriso veloce.
Hitomiko sospirò, quindi
rivolse un sorriso deciso a Masaki –Finanzierò la cosa. Avrai bisogno di
vestiti.
-Di trucchi.- aggiunse
Fumiko, facendosi avanti.
-Un’estetista.- esclamò
Maki, guardandolo con occhio clinico. Masaki si sentì ferito, in un qualche
modo.
-E di una casa.- Reina
arricciò il naso, pensierosa. Osamu le si fece vicino –Ti do una mano a cercare
un posto. Ho qualche amico che può darci una mano.-
Uno ad uno, i presenti si
fecero avanti, assumendosi ognuno un ruolo diverso. Masaki si mordicchiò il
labbro. Una certa speranza di riuscire in questa operazione assurda si fece
strada nella sua mente. Cercò di non farsi illusioni.
Alla fine, l’unico a non
aver parlato, era proprio lui.
Tutti lo guardavano,
carichi di aspettative. Un mugolio indistinto gli sfuggì dalle labbra, quindi
sbuffò forte.
Fece un passo avanti.
-Evidentemente io farò del
mio meglio per sembrare una ragazza.- rilassò le spalle, e sospirò.
Si guardò attorno, e volti
sorridenti accolsero la sua decisione.
Si spalmò una manata in
faccia.
-… E speriamo bene.-
¥
¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥ ¥
E dopo mesi, sono qui.
Oh, si, pensate io
sparisca, ma torno sempre! Come gli incubi peggiori! (WTF)
Allora, questo capitolo è
un po’ “di passaggio”. Ed anche il prossimo per una buona metà lo sarà. Ma in
fondo, qua il Sun Garden deve mettersi d’accordo su come procedere.
Bhè ho trasformato un
orfanotrofio di persone adorabili e coccolose in un covo di truffatori
assolutamente non professionisti, che brava ragazza che son-
Allora, non che io sappia
come si truffa la gente, quindi diciamo che dovrò inventare un bel po’ di cose
ed immaginare (?). In ogni caso, abbiamo capito che quando ci sono di mezzo
Hiroto e gli altri, la cosa non si può che prospettare come un casino epocale.
E Masaki mi fa una pen-
Il prossimo capitolo sarà
per la maggior parte concentrato sulla sua “trasformazione” in ragazza educata,
e non vedo l’ora di divertirmi a scriverlo perché PLS, immaginarmelo sotto le
mani di Maki, Fumiko, Reina e qualche altra ragazza del Sun Garden mi fa morire
dal ridere.
E, che altro dire. In
questo capitolo si prende la decisione finale che nessuno si aspettava venisse presa: Masaki si travestirà da donna
per salvare il Sun Garden. In fondo, quasi tutti i supereroi si travestono,
quindi possiamo considerare anche lui un supereroe. Super Gonnella o qualcosa
del genere.
E vab cioè i riferimenti
all’HiroMasa ve li siete flashati. Non ce li ho messi. NO.
E adoro il rapporto di
tutti quanti con tutti, io cioè scriverei solo di quello ma www la prospettiva
dell’AtsuMasa MI GASA UN CASINO E COSE.
Per il misterioso (…)
figlio dei riccastri (di cui ho introdotto la madre, e fidatevi, è una donna
precious), dovrete aspettare un po’. Forse il prossimo capitolo, forse il
quarto. Sapete, la suspance- (?)
Detto ciò, spero che il
capitolo vi sia piaciuto <
Dunque alla prossima,
gente! Spero sia prest—
Love *distribuisce
canestrelli con lo zucchero a velo*
Greta.