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Autore: BigBrunetteHead    04/11/2014    1 recensioni
Un luogo in comune. Due ragazzi. Due mondi completamente diversi. Entrambi sono alla ricerca di qualcosa che hanno sempre cercato: l’amore Ma riuscirà il loro amore a superare tutti gli ostacoli?
TRATTO DALLA STORIA:
Massie è diversa dalle altre ragazze. Con le sue fissazioni, occhi che non mentono, sicura. E soprattutto apparentemente per niente più interessata a me, ma io riesco a vedere dietro il suo sorriso, la sua aria innocente quello che nessuno sembra notare. Ho già avuto modo di conoscerla. Massie pensa che siamo davvero diversi, che io sia il ragazzo sbagliato ma io darò casa,di nuovo, ai sentimenti.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4

Have you Skype?


Odioso passare per strada vicino a un milione di coppiette per manina, soprattutto se sono adolescenti perché riportano alla realtà che avere sedici anni ed essere soli sia deprimente. Londra, una città piena zeppa di tutto questo, mi fa sentire una perfetta fallita a mangiare, ingurgitando chissà quanti zuccheri per nascondere che si è senza qualcuno accanto. Una delle cose che amo di più, al contrario, è stare sul mio letto, sognare a occhi aperti sopra di esso e sprofondare sotto le coperte la sera, insomma è un luogo in cui mi sento protetta da tutto. Ed ero lì, a pensare che nella mia città, ritenuta una di modeste grandezze ci sono 4 milioni di ragazzi, e pensi: “Ce ne sarà uno per me?!” Ma mi sbaglio di grosso, tanto per cominciare i migliori sono già presi, ci sono quelli chiamati tamarri, una categoria che non sopporto affatto, quelli un po’ svitati, gli eccentrici, i bastardi e chi ne ha più ne metta, ma neanche uno che faccia al caso mio. Non mi considero una depressa, non ne faccio un dramma per questa storia, anzi non sono mai stata la ragazza a cui interessa uscire con un ragazzo, e che sta sveglia il sabato sera per andare in discoteca a perlustrare ogni angolo di essa per incontrare il ragazzo magico. Preferisco rifugiarmi in un libro, o in qualcosa che mi interessa davvero. Ecco, molti della mia età credono che chi legge è un perdente, ed è una delle cose che odio in generale degli adolescenti; pensano che acculturarsi tramite delle pagine di libro sia banale, io invece sono fermamente convinta che chi scriva libri sia una persona che ha tanto da insegnare alla gente che non legge, poiché i libri portano all’immaginazione di qualcosa che si può solo disegnare nei pensieri, e ogni interpretazione è diversa, è questo il bello.
Le lancette dell’ orologio avevano ormai toccato le otto, orario di cena, ma non me ne accorsi avvolta nel mio mondo come ero, ma una voce squillante fece eco nella mia camera: “Massie, tesoro, scendi è pronto!”
“Mamma, arrivo subito” risposi semplicemente.
Rialzarmi dal letto è sempre difficile, e il tragitto da camera mia alla cucina passava per le scale, la strada non fu mai così lunga e i gradini così freddi e difficili da camminarci sopra. Un altro richiamo affrettò il mio passo: “Massie! La cena si raffredda” ed io “Arrivo” risposi con aria infastidita.
La cucina era davvero grande, almeno lo sembrava dal massiccio tavolo nel mezzo che la faceva sembrare spaziosa.
Mi sedetti al mio solito posto, non avevo particolare fame ma mia madre è paragonabile alle nonne che vogliono che si mangi tutto quelli che preparano, anche se non si ha voglia, perciò ero obbligata a spazzolare il piatto ogni qualvolta mia madre mettesse mani sui fornelli.
Con la forchetta spostavo l’insalata di qua e di là, classico comportamento di chi ha un nodo allo stomaco, ma mia madre subito si allarmò: “Che hai, tesoro?”, subito mi affrettai a rispondere un svogliato “Niente, solo che non ho fame”. Per troncare il discorso mia madre si sedette accanto a me:
“Hai sedici anni, non è ora che uscissi con un ragazzo? Sai, stavo pensando che di sicuro hai in mente qualcuno anche se non me lo vuoi dire...” ammiccò. La convinzione delle mamme.
A pensarci bene non mi ero mai posta la domanda se mi interessasse qualcuno, ma subito feci svanire quel pensiero cacciando l’insalata in bocca. Forse mia madre si aspettava una risposta ma non gliela detti, quindi si rassegnò cominciando a sparecchiare qual che aveva preparato.
Corsi in bagno per farmi una doccia e lavare i denti prima di rifugiarmi di nuovo nella mia stanza.
Lasciai scorrere per 15 buoni minuti l’acqua calda sul mio corpo, era una sensazione che amavo concedermi. Quando uscii,lasciai cadere i miei lunghi capelli sulle spalle così che si asciugassero prima che raccoglierli in una coda. Presi una delle spazzole e li pettinai guardandomi allo specchio. Penso che la mia figura mi fece da pendolino, come quando ci si ipnotizza, infatti caddi nei miei pensieri un’ altra volta. Ripensai alle parole di mia mamma, quando mi venne in mente un ragazzo, quello strano ragazzo che avevo incontrato in palestra. Come si chiamava? Harry, l’unico che aveva attirato la mia attenzione. Non vedevo l’ora di tornare il giorno dopo al lavoro, solo per chiedergli tutte le domande che mi ero posta su di lui. E un sorriso incurvò le mie labbra.
 


 
***
 


Il giorno dopo fui svegliata dal mio simpaticissimo criceto che cominciò a girare sulla sua ruota.
Sbuffai sonoramente e borbottai: “ Questa è una congiura.”
Mi alzai faticosamente dal letto ed andai in salone “Buongiorno mamma” salutai mia madre che stava sorseggiando il suo the sul divano. “Buongiorno amore, dormito bene?”
“Mhm” mugolai intanto che entravo in cucina; bevvi un bicchiere di latte caldo quando guardai l’orologio sferrare le ore sette e mezza. Ero in clamoroso ritardo.
Corsi in bagno per darmi una veloce rinfrescata, per poi passare al guardaroba: optai per un paio di jeans a vita alta, un crop top ed una giacca per il freddo che gelava fuori, senza dimenticare i miei amati Dr. Martens neri. Ero pronta.
In dieci minuti arrivai in palestra; i colori delle pareti esterne mi colpivano davvero perché mi davano una botta di vita, a questo pensiero soffocai una risata e sfoderai il mio sorriso migliore avvicinandomi alla porta della struttura. Salutai qualche cliente che avevo incontrato il giorno prima e mi diressi alla mia scrivania. Sopra di essa trovai un bigliettino con una lista da spuntare di tutto quel che dovevo svolgere per quel giorno. Le attività variavano dal compilare alcune nuove iscrizioni, a spedire varie carte e le mie sopracciglia si ridussero a un cipiglio quando vidi nel fondo del post-it dei nomi; quindi mi affrettai a chiedere a Matthew, un altro impiegato come me, cosa significassero.
“Scusa, ehm mi potresti spiegare cosa vogliono dire queste annotazioni di nomi scritti a matita?” chiesi con riluttanza al ragazzo.
Ci fu un momento di silenzio, che poi si trasformò in imbarazzo, quando Matthew  si fermò a guardare la ragazza davanti a sé.
Dai miei occhi traspariva disagio quindi il signorino si decise a parlare, ma lo interruppi prima che iniziasse precisando.
“Sono nuova” ma lui commentò:“ Io sono Matthew e sono vecchio, insomma vecchio è un eufemismo” e rise... abbozzai un sorriso anche se per la situazione c’era solo da piangere.
“Le cose che amo sono la Piña colada, le passegiate sotta la pioggia e i romanzi”
a quel punto non sapevo cosa dire o fare, quel ragazzo aveva la grande capacità di mettermi a disagio ma lui continuò:
“Invece quelle che odio sono, aspetta un attimo, ah sì i buoni a nulla, se tu non sai cosa vogliono dire i geroglifici che scrive il capo nei post-it non chiederlo a me”.
Simpatico insomma. Bene, ero finita.
Per fortuna una cara signora, l’addetta dei computer mi spiegò che erano le persone da mettere in linea d’attesa.
Le ore passavano, e a parte l’inconveniente con Matthew il mio lavoro mi piaceva, tutto sommato.
Ma quello che mi interessava era Harry, l’avevo cercato tutto il giorno senza trovarlo, allora pensai non fosse venuto, oppure che oggi non era uno dei giorni che non si allenava in palestra. Quando quest’ultimo pensiero vagò nella mia mente, inciampai su qualcosa cadendo a terra.
Le mie guance assunsero un colorito roseo, quando guardai dove fossi inciampata una voce profonda tagliò il silenzio che si era creato:
“ Tutto bene?” alzai gli occhi e riconobbi il taglio vecchio tempo, il modo di vestire e ricollegai che la persona che avevo cercato dappertutto era davanti a me.
Risposi alla domanda con un’ altra: “Ti chiami Harry, giusto? Ci siamo già conosciuti.” Lui si fermò un attimo forse per cercare qualcosa di familiare nella mia figura e confermò “ Ti ho fatto crollare a terra anche ieri, scusa tanto” si giustificò.“Dovrei stare più attenta io, ma grazie”.
Un silenzio assordante regnava la scena quindi optai di presentarmi al ragazzo castano “Il mio nome è Massie, e ieri mi sei rimasto impresso” ma subito mi pentii di cosa avevo detto qualche secondo fa. Notai che Harry se ne accorse della mia reazione data la faccia che si capiva mi stessi maledicendo mentalmente. Lo vidi ridere per la situazione che si era creata, quindi cercai di spiegare quel che volevo intendere veramente: 
“ Cioè, mi piacerebbe se andassimo a cena fuori stasera, non grandi cose, semplicemente take away.” Lui con aria titubante, forse l’avevo messo in difficoltà. Stupida, stupida Massie mi ripetevo già per la seconda volta. Rispose con aria dispiaciuta che stasera avrebbe avuto i suoi zii a casa.
Avevo già fatto una figura scarsa, non potevo fare un altro passo falso se no tutto sarebbe andato a rotoli. Riordinai la confusione nella mia mente per proporre una soluzione intelligente. Allora gli chiesi: “Hai Skype?” lui sembrò rifletterci e alla fine rispose un timido “Si, quindi ci vediamo lì”. Concordai con un “Si, a dopo.” flebile.


 
***

 
 
Il mio turno era finito quindi arrivai a casa e salutai i miei genitori furtivamente per correre in camera. Tolsi le scarpe e mi tuffai sulla sedia girevole, che per la velocità mi fece girare vorticosamente, ma impacciata come sono persi il controllo finché non cominciò ad assumere una velocità più stabile.
Papà quel giorno era tornato prima da lavoro e, come ogni settimana, portò alla mamma un bouquet di rose rosse e rosa.
Era bello che i miei genitori, dopo tanti anni dal matrimonio, erano ogni giorno sempre più uniti. Un po’ li invidiavo.
Poggiai il laptop sul letto.
Dopo un paio di minuti la faccia di Harry mi comparve davanti agli occhi.
Ci sorridemmo e lui mi salutò “ Ciao, Massie” “Ciao, Harry” ricambiai il saluto “ I tuoi zii non sono ancora arrivati?” gli domandai continuando a sorridere.“ No, però fra poco arrivano.”rispose mordendosi il labbro.
Lo guardai meglio e gli domandai arrossendo appena “N-non hai la maglia?” il ragazzo si guardò un attimo e sorrise flebilmente. Si vedeva che faceva palestra. Non so cosa mi prese ma mi venne da fargli altri complimenti, sembrava un ragazzo un po’ insicuro eppure a me piaceva come tipo. Insomma senza fraintendere intendevo che non è il classico adolescente che si crede Dio in terra come tutti gli altri. Mi sentivo quasi in dovere di fargli capire che per me aveva qualcosa di diverso. Lui era diverso.
Mi disse: “ Mi piace il tuo cappellino”.
Intendeva quello girato al contrario che accompagnava la mia treccia poggiata sulla mia spalla.
“ A me sai cosa piace?” chiesi sincera “Cosa?” mi chiese mordendosi il labbro “ I tuoi occhi, sono qualcosa di spettacolare.” Lo vidi arrossire e mi rispose, lusingato “ Grazie”.
“Sono... verdi e azzurri?” gli domandai cercando di guardarli meglio attraverso lo schermo “Già” sorrise.
“Allora Harry Styles, se dovessi raccontarmi chi sei potresti ignorarmi e rispondere che non sono affari miei oppure iniziare dicendomi...” Lui sorrideva, si mordeva ansiosamente il labbro inferiore e iniziò:
“ Ho diciannove anni, ho finito quest’anno la scuola e sono di Londra centro” poi aggiunse “ A questo punto la ragazza davanti allo schermo dovrebbe fare l’interessata e dirmi qualcosa di sé” Aveva capito il mio gioco, ed ha saputo rispondere a tono. Quello strano, timido ragazzo stava interessando ogni mia parte. Poi azzardai “ Te lo racconterei solo se venissi fuori per un panino e patate fritte con me”. A questo punto Harry si prese il mento fra le mani facendo finta di dubitare se accettare o no.
Ci demmo gli orari e poi sentii dalla sua parte il campanello suonare  e gli dissi, storcendo il naso “Devi andare... ci vediamo domani”
“Certo, buona serata Massie”.

La sua voce mi rimase impressa tutta la sera, e pensavo a lui, a Harry.
Un tipo così diverso da tutti gli altri ma mi stava prendendo tantissimo. Mi addormentai con un sorriso da ebete sulle labbra. Harry aveva stravolto tutto quello che avevo detto a mia madre, sì, avevo in testa qualcuno, ne ero sicura
  
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