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Autore: StringimiLukey    04/11/2014    2 recensioni
"con ogni colpo si avvicinava, con ogni movimento diventavano più connessi tra loro, con ogni tocco morbido venne a vita sotto il suo. Era così vicino, ed ancora ad un migliaio di chilometri di distanza"
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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"Look in to my eyes, it's when my demons hide"
"Guarda bene nei miei occhi, è dove i miei demoni sono nascosti"
~Imagine Dragons | Demons

Novembre 2012 Holmes Chapel U.K

"Louis basta ti prego, mi fa male la pancia" il ragazzo dai capelli indomabili rideva a crepapelle tenendosi la pancia con la mano destra per la battuta del suo migliore amico. Più che migliore amico, era come un fratello per lui.
"Shh Harry, arriva Willy Wonka" sussurrò il castano rivolgendogli un sorriso mentre si avvicinava la professoressa di Geografia dall'aspetto molto simile al personaggio.
Harry ridacchiò sotto i baffi, quando la professoressa battè le mani sopra il banco dell'amico.
"Tomlinson, smetta di fare il pagliaccio. prego, mi dica da cosa è caretterizzata l'agricoltura Norvegese" il ragazzo mise una mano sotto al mento come pensare per poi illuminare il suo volto con un sorriso.
"Dalle barbabietole" una risata di coro fece eco tra le mura della piccola classe.
"Le barbabietole? in Norvegia?" Quasi urlò la signora Smith.
"Le Barbabietole sono ovunque o.v.u.n.q.u.e, barbabietole everywhere" disse con tono convinto Louis.
Louis, il ragazzo sempre con la battuta pronta, il quale, in molti nella Holmes Chapel High School, consideravano un pagliaccio.

Non sapevano assolutamente nulla su di lui. Se non che avesse uno spiccato senso dell'umorismo.
Se avessero saputo le cose che passò qualche anno fa, si sarebbero ricreduti.
Non era mai sempre stato così sorridente. 
Solamente un giorno, afflitto dalla depressione che lo portava ad autodistruggersi e non sentirsi mai abbastanza, decise di cambiare schemi, No. Non si trattava di 'Voltare Pagina'. Lui doveva proprio cambiare libro.
E così, si trasformò. In bene ovviamente.
Oramai in quella scuola tutti sapevano chi era. Con il suo sorriso che illuminava quell'edificio buio e cupo, passò dall'essere una nullità, ad essere uno dei ragazzi più popolari.
E diffondeva il suo motto a tutti.
"La vita non ti da le persone che vuoi, ma quelle di cui hai bisogno; per amarti, per odiarti, per formarti, per distruggerti e per renderti la persona che eri destinato che fossi"
Un ragazzo sorridente come pochi.
Unico nel suo genere.
"Tomlinson, fa dello spirito? Vediamo se lo farà ancora anche dal preside. Vada immediatamente in presidenza" disse con tono severo.
"Willy wonka, Willy wonka, biscotti al cioccolato, Willy Wonka delizia al tuo palato!" Si alzò ridendo e tutta la classe scoppiò in una risata.
"Tomlinson! Fuori! immediatamente!" Urlò la professoressa sbattendo violentemente la mano contro la cattedra.



Maggio 2013

"Harry, mi dispiace" la sorella gli carezzò la mano facendolo sobbalzare, mentre guardava il vuoto davanti a sè.
Ritraè la mano con un gesto rude per poi stringere i pugni fino a far imbiancare le nocche.
"Non. toccarmi" si irridì sul posto e lei trasalì.
"Era un ragazzo molto solare, con un gran senso dell'umorismo, amava la musica, passava ore a cantare sotto la doccia. Dio ha voluto portare via l'unica persona che rallegrava le mie giornate, non era solo un figlio, era..er..era il mio migliore amico" disse con voce spezzata la madre per poi scoppiare in un pianto isterico, e il compagno l'abbracciava confortandola.

"Harry, tocca a te" lo incitò la sorella. Era una delle persone più vicine a Louis. Doveva fare un discorso. Ma tutto ciò che fece fu stringere i pugni ancora più forte abbassando lo sguardo.
"Harry, ti capiamo, sii forte" la madre gli strinse la mano cercando di placare la sua ira.
Sin da piccolo, ha sempre avuto attacchi di rabbia. Ma in compagnia di Louis, era sempre stato il ragazzo solare ed estroverso di sempre. 
Quello che mette la vita degli altri davanti alla sua.
Quello che farebbe di tutto per proteggere le persone che ama.
"Non capisci un cazzo" sussurrò serrando la mascella.
E, per la prima volta, Harry, trattò sua madre con freddezza.
"Adesso, possiamo tutti dire addio a Louis William Tomlinson, il ragazzo dalla risata contagiosa" disse il prete.
"Che riposi in pace" continuò.
"Che riposi in pace" dissero tutti i presenti in coro.
" lui non è morto, non se n'è andato! Vero? Gemma diglielo, Louis non è morto" Mise le mai fra i capelli nascondendo il volto a mani incrociate appoggiato ad un albero.
"Harry, ti prego, calmati" lo confortò la sorella senza risultato.
"Sta zitta, non capisci un cazzo, fottiti stronza, ti odio" sfogò la sua rabbia sulla sorella, che cercava invano di aiutarlo in qualche modo. 
Ma non sapeva che stava solo peggiorando le cose.
Un'urlo echeggiò spaventando i presenti. 
Doveva scaricarsi.
Aveva gli occhi iniettati di sangue ed il respiro affannato, strinse il pugno destro per poi sfogare la sua rabbia sull'albero sferrando un destro talmente forte da sgretolare parte di esso agli occhi terrorizzati delle persone.
Il sangue colava dalle sue nocche e lui si sentì subito liberato. Come se gli fosse stato tolto un peso. Si gettò a peso morto sull'erba per poi prendere l'inalatore per asmatici e portarlo alle labbra e spruzzarne un pò all'interno della bocca.
Si alzò di scatto e corse via da lì. Via da tutto quanto.

Consapevole del fatto che niente e nulla avrebbe mai riportato indietro il suo migliore amico.

Agosto 2013

"Chi è il campione?" L'allenatore lo richiamava mentre lanciava numerosi pugni al sacco da boxe.
"Io" rispose con freddezza continuando a sferrare pugni. Gocciole di sudore cadevano a ritmo sul pavimento, ed i ricci raccolti in una bandana ricadevano bagnati sul volto. Pupille dilatate. Espressione concentrata sul volto mentre il petto muscoloso si alzava e abbassava per la fatica. Ma lui amava quella sensazione di poter cedere da un momento all'altro dalla stanchezza, ma continuare comunque, perchè lo faceva sentire libero. E quando arrivava a casa si gettava sul letto e dormiva per poi aspettarsi una giornata altrettanto faticosa l'indomani.
Una storia che andava avanti da quel sette Maggio, nel quale disse addio definitivamente al suo migliore amico. Alla persona che tirava il meglio di lui.
"Chi è che sotterrerà Cohen!?" Urlò riferendosi all'avversario che il riccio doveva affrontare tra meno di una settimana.
"IO" urlò Harry prima di sferrare l'ultimo pugno al sacco.
"Campione, per oggi può bastare, complimenti" il ragazzo dagli occhi smeraldo si asciugò il sudore con un'asciugamano prima di scolarsi un litro di acqua naturale.
"Grazie" rispose l'altro per poi dirigersi verso gli spogliatoi.
"Styles" lo richiamò e Harry si voltò per incontrare lo sguardo del coach.
"Dimmi" 
"Un'altra cosa; dopo questo incontro, ti prenderai ben due settimane di pausa, ne hai bisogno" il ragazzo sgranò gli occhi lasciando cadere il borsone a terra.
"Cosa?"
"Ho detto che ti prendi due settimane di pausa, stai diventando un pò troppo aggressivo"
"Ma io vengo volentieri agli allenamenti, perchè dovrei smettere per due settimane?" Sbottò.
"Styles, non fare storie, anzi, credo che sia meglio che tu non faccia allenamenti fino a che non deciderò che ritornerai ok? Ok"
"Ok sto' cazzo"
"Come prego?"
"Ho detto Ok Sto' cazzo ok? Ok. Fottiti Jake, l'incontro con Cohen fattelo fare da quel bastardo di Green ok? Ok." Mise il borsone su una spalla per poi uscire dalla palestra.

"Styles come va? Ti ho visto l'altro giorno" lo richiamò una bionda di nome Clarissa mentre il riccio attraversava la strada per tornarsene a casa.
"Oh anche io, nel pollaio di mia nonna, in campagna. Sparisci dalla mia vista, hai rotto il cazzo" si alzò i capelli con un gesto veloce per poi posare lo sguardo sulla bionda, che lo guardava con malizia mentre formava dei cerchi concentrici sui capelli palesemente tinti.
"Che ne dici se ci divertiamo qualche volta, sai mi manca la tua bravura, purtroppo, nessuno lo sa fare come te" sputò quelle parole senza pudore guardandosi le unghie gel di un color rosso fuoco.
"Che ne dici se sparisci dalla mia vista?" La superò aprendo il cancello che portava a casa.
"Rinunceresti ad una brava come me? Se è un problema di soddisfazione, stanne certo, sono brava" lo fermò per un braccio.
Guardò il suo volto truccato e provò disgusto a vedere che una ragazza di soli sedici anni potesse fare cose del genere. Sbuffò ridacchiando.
"Forse non hai capito che ti ho sbattuta quando ero ubriaco, sennò non l'avrei mai fatto con una puttana come te" sputò quelle parole con freddezza.
"Solo un'altra volta, ti prego. se ti pagassi?" 
"Gemma!" Richiamò la sorella, che dopo qualche secondo di attesa venne ad aprire al fratello.
"Hey fratellino, come mai quella puttanella è qua? Non dirmi che..."
"Stop, sono stanco, di a questa troia di levarsi dal cazzo perpiacere" la sorella sorrise soddisfatta.
Aveva sempre avuto un talento innato nel sfottere le persone.
"Hey biondina, invia BAU al 42828 e scopri quanto sei cagna" le urlò ridacchiando per poi chiudersi la porta dietro.
"Grazie" sussurrò alla sorella prima di addormentarsi sul divano sfinito.

Settembre 2013 Manchester U.K

"Angel, sei proprio tu?" Una voce cristallina richiamò la mora che si svegliò sbadigliando. Guardò la donna d'innanzi a lei e scosse la testa, per poi sgranare gli occhi.
"Ti abbiamo cercata per tutta la città" disse esasperata accogliendola in un caloroso abbraccio.
"Stai bene?" Chiese allontanandola dalle spalle.
"Che vuoi Zia? Cosa ci fai qua?" Sussurrò con voce impastata dal sonno.
"Piuttosto tu cosa ci fai qua? Perché non sei in casa?" Alzò le spalle e si strusciò gli occhi con le dita.
"Mio padre" disse sospirando.
"Mi dispiace Angel...ma...tuo padre, È stato arrestato" disse la zia abbassando lo sguardo. Il sangue le si raggelò nelle vene.
Gli occhi che prima splendevano quasi di un'oro acceso, si incupirono n un marrone scuro.
"Perchè?" Strinse i pugni digrignando i denti.
"Spacciava, gli hanno dato due anni di carcere" rispose semplicemente la zia con poco interesse.
"Lo ha fatto per pagarmi la retta della scuola, ne sono certa" alzò lo sguardo ed incontrò gli occhi azzurri della zia mentre la guardava attenta.
Quest'ultima corrugò la fronte.
"Smetti di trovare sempre una scusa a tutto e a tutti, Angel, non tutti sono come te, devi capirlo, sei così ingenua" sputò quelle parole alla nipote, la quale la guardava con le lacrime agli occhi.
"Devi anche metterti nei panni degli altri" alzò la testa cacciando via le lacrime.
"Mettiti nei tuoi di panni, adesso ti ritrovi senza padre, senza soldi e non puoi pagarti la retta" prese dalla borsa un cellulare e lo tese alla mora.
Lei la guardò stranita.
"Questo è tuo, i servizi sociali ti hanno affidata a me, verrai a stare con me tuo zio e Amber, niente storie. Accetta il mio aiuto invece di fare l'orgogliosa tutte le volte" sbuffò prendendola per il polso, posò il cellulare nel palmo della mano di Angel.
"Benvenuta in famiglia bellissima" la attirò a sè abbracciandola e lei scoppiò in un pianto silenzioso.
"Shhh, va tutto bene, era ora che lo chiudessero in cella" 
"Non ti azzardare a parlare così di mio padre" disse a denti stretti staccandosi dalla zia.
"Sai il tuo problema qual'è? È che metti sempre la vita degli altri davanti alla tua" Angel si guardò intorno per poi abbassare lo sguardo.
"Dai, andiamo a casa, ho già pronto tutto, sai che è più di quattro anni, da quando tuo padre perse il lavoro che ho riservato una camera per te, ma tu, brutta testa calda non hai mai accettato aiuti, si, sei proprio figlia di tua madre" le sorrise sinceramente aprendo la macchina.
"Dai andiamo" la incitò.


---


"E quindi lei dovrebbe stare qua con noi?" Amber chiese alla madre con tono superbo e superiore. 
La fulminò con gli occhi quando vide la mora fare la sua entrata nella spaziosa cucina.
"Zia, potresti perpiacere ridarmi la mia chitarra?" chiese dolcemente con occhi speranzosi.
"Ma certo, l'abbiamo messa nel ripostiglio, pensavo la tenessi così, per ricordo" 
"No, io la suono" fece un leggero sorriso, guardò la cugina, quest'ultima gli fece il verso.
"Amber, tranquilla, non cerco la tua amicizia"
"Poco mi importa, Domani ricomincia il carcere, comunque, mi puoi spiegare perchè hai diciassette anni e vai in quarta e non in terza superiore?" Chiese con voce stridula la bionda.
"Perchè ho fatto l'anticipo" disse semplicemente lasciando quella stanza per dirigersi nel bagno.
"Vado a fare la doccia!" Urlò prima di entrare.

---


"Smetti di suonare quella fottuta chitarra, devo contattare via skype Styles" disse antipatica mentre Angel accordava la sua amata chitarra sotto le note di 'Lego House' di Ed Sheeran.

"Ciao bellissima" la salutò al di là dello schermo il castano.
"Ciao Styles" rispose lei.
"Stasera si darà una festa in onore del mio cuginetto del Chesyre, vieni?"
"Dipende" corrugò la fronte guardandosi le unghie.
"Dipende da cosa?"
"Dipende da te" sussurrò maliziosa e lui sorrise come un'ebete.
"Harry! Harry! Vieni qua! Ti faccio conoscere una ragazza" urlò spostando la testa di lato. 
Angel picchiettò le sue piccole dita sulla chitarra e ricominciò a pizzicare le corde di quella chitarra acustica.
"No, grazie, sto bene qua ad ascoltare musica" dopo pochi secondi ripose.
"Dai! Vieni!" Si sentì un lungo sospiro e poi dei passi avvicinarsi.
"Lei è Amber, una mia amica speciale" sorrise malizioso lanciando uno sguardo complice alla bionda.
"Piacere, Harry" la sua voce rauca fece sussultare Angel.
"Piacere tutto mio, Amber" si morse il labbro inferiore e il riccio alzò gli occhi al cielo sospirando.
"Non scopartelo con gli occhi eh!" La rimproverò mentre lei rimase ad ammirare ogni singolo tatuaggio sul petto del riccio.
"Zitto un attimo" tappò la bocca al cugino con le sue lunghe dita. Tese la mascella corrugando la fronte ed assumendo un'espressione concentrata sul volto.
"Angel, smetti di suonare quella cazzo di chitarra!" La bionda sbottò per poi guardarla male.
"Calmati, un pò di musica ed un buon tè caldo farebbero bene alla tua nevroticità. Ho capito, vado fuori a suonare"
"Quanto sei pallosa! Resta pure, solo non suonare quella cazzo di musica di musica depressa"
"Era Lego House? Chi è che la suonava?" Chiese il riccio mettendosi di fronte alla telecamera.
"Mia cugina" sbuffò la bionda. 
"Io vado" sospirò mettendosi la chitarra sopra una spalla.
"Dove vai marmocchia"
"Esco fuori, sennò rischio si impazzire qua dentro" si portò una mano alla testa massaggiando il punto dolente dall'emicrania.
"Vai, non parlare con gli sconosciuti miraccomando eh" ridacchiò e la mora roteò gli occhi.

"Ma quella non era la voce della Parker?" Sbottò il castano scansando il cugino dalla visuale.
"Si, ma non dirlo in giro, o mi prenderanno per il culo a vita" sussurrò lei.
"Non lo farò, ma tu ricambi il favore poi"
"Sicuramente" 
"Amber che ne dici se fai conoscere Kendall al nostro campione qua" gli diede una pacca sulla spalla sorridendo.
"Aaaah non vedo l'ora di fartela conoscere!" Esultò battendo le mani eccitata immaginandosi la migliore amica assieme al riccio.
"Io vado a farmi una cioccolata" disse indifferente Harry si alzò lasciando il cugino impegnato in una chiaccherata con la bionda.
"Certo, vai pure Haz" 
Harry era un ragazzo di poche parole.
Non era nè bianco nè nero, e neanche grigio. Il suo carattere era tutto un succedersi di sfumature. Poteva carezzarti la mano un volta, e risponderti freddamente le altre dieci volte. Era un ragazzo terribilmente intelligente, osservava molto. Le cose, le persone, gli oggetti. Quando i suoi smeraldi si posavano su una qualsiasi persona, metteva in suggestione. Harry era così. Riusciva a cogliere ogni cosa, a calcolare tutto nei minimi dettagli, niente poteva sfuggire ai suoi occhi, le menzogne le intuiva a chilometri si distanza, era impossibile mentire con lui. questo perchè sapeva cogliere le sfumature, gli piacevano le cose complesse, perchè lui stesso era complesso come persona. Harry era questo. un ragazzo con il talento innato nel rovinare le cose ed i rapporti, poichè supponeva che le persone intorno a lui gli mentissero costantemente. Ed aveva perfettamente ragione. Ma quando incontrò gli occhi oro della ragazza con le cuffiette alle orecchie e lo sguardo perso, non riuscì ad accumulare informazioni. Eppure non poteva non aver capito qualcosa su di lei. 

---


"Parker, finalmente hai deciso di cambiarti i vestiti" la prese in giro un compagno di classe mentre faceva la sua entrata a scuola.
L'aspetto di Angel era decisamente migliorato dall'ultima volta che dormì per le strade di Manchester.
La pelle ambrata non intravedeva nessuna imperfezione, se non qualche segno di acne sulla fronte. I capelli corvini le arrivavano a poco più delle spalle e le cadevano elegantemente sulla spalla sinistra. I jeans stretti chiari comprati il giorno prima fasciavano le sue gambe, la felpa nascondeva le sue forme pronunciate e delle converse rovinate nere rendevano il suo aspetto ancor più genuino.
Il ragazzo ispezionò ogni centimetro del suo corpo mordendosi le labbra.
Lei lo oltrepassò per dirigersi verso il suo armadietto.
Lui, Logan, uno dei ragazzi più popolari della scuola la bloccò mettendosi d'innanzi a lei.
"Non si saluta eh Parker?" Lei gli rivolse uno sguardo freddo per poi cercare di spostare la sua possente figura.
Prese il suo polso strattonandola.
"Lasciami" sussurrò. Lui la attirò a sè per poi sbatterla contro gli armadietti grigi di ferro. La mora inarcò la schiena per il dolore provocatosi.
"Lasciami!" Disse con tono più autoritario. Lui la bloccò attaccando il suo petto duro a quello della ragazza.
"Ho. Detto. Lasciami!" Lo spinse con tutta la forza, lui lasciò la presa e lei corse via dal ragazzo impaurita, si guardò più volte dietro di lei per accertarsi che non la stesse seguendo e sospirò.
"Buh!" La fece sobbalzare per poi attirarla a sè per l'ennesima volta.
"Dove credi di scappare?" Le lasciò un bacio umido sul lobo.
Angel alzò il ginocchio urtandolo e il ragazzo si accasciò a terra.
"Smettetela con quella stupida scommessa, nessun ragazzo è il mio tipo in questo mondo ok? Basta Logan, ne ho abbastanza" raccolse lo zaino nero e voltò le spalle al ragazzo.
Fece un lungo sospiro prima di dirigersi verso la classe di letteratura.

  
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