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Autore: Doomsday_    05/11/2014    3 recensioni
Draco è solo. Dovrà eseguire ciò che l'Oscuro Signore gli ha ordinato di compiere. E non ha nessuno... nessuno tranne lei.
Astoria farà qualsiasi cosa è in suo potere per restargli accanto. Perfino quando sarà lui stesso ad allontanarla.
Il loro amore è come una stella che, nel buio della notte, brucia in tutta la sua intensità fino a distruggersi.
Dal capitolo dieci:
- Ripensare alla biblioteca diede a Draco un senso di forti brividi: ancora gli era ignoto quel che lo aveva trattenuto dal baciarla quando, per la prima volta dopo mesi, aveva finalmente potuto tenerla tra le braccia. Nel toccarla ogni tentativo di starle distante era crollata, e un intenso malumore l'aveva colto nel godere di quel suo sguardo insolitamente luminoso. Stelle aveva definito quegli occhi, stelle di quel suo cielo buio.
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Astoria
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Angolo Autrice: Vi prego, perdonate questa lunga attesa! L'università mi toglie ogni istante di libertà, non è colpa mia! ... Ok forse è meglio dire che è la fissa che ho per Doctor who a togliermi ogni istante di libertà, ma non mi odiate per questo, visto che sono tornata con un capitolo bello sostanzioso! Spero che vi piaccia!^^ Ringrazio, come sempre, NarcissaBM, AlexisVictorie e Valeriamasia3 per aver lasciato delle meravigliose recensioni!
E un grazie speciale anche alle 18 persone che hanno aggiunto la storia nelle preferite, le 39 che l'hanno aggiunta nelle seguite e le 6 nelle ricordate.
Un bacione a tutti,
Giuliii





D'amore e d'ombra.





Ci mise giorni per trovarlo. Inizialmente ogni speranza l'aveva abbandonato quando si era ritrovato sommerso da mobili rotti, cataste di ogni genere di libri, catapulte alate, gioielli, cappelli - davanti ai quali sua madre avrebbe certamente inorridito - e boccette dai contenuti così strani che avrebbero fatto invidia a quelli di Magie Sinister.
Ma poi finalmente l'aveva trovato, non lontano da un enorme Troll impagliato, che per Draco era diventato subito un ottimo punto di riferimento per ogni volta che tornava nella Stanza delle Cose Perdute. E questo accadeva ogni qual volta aveva un attimo di libertà.
Passava il suo tempo ad aggiustare l'Armadio per riallacciare il contatto con l'altro gemello. I precedenti pomeriggi passati con il naso tra i complicati libri di incantesimi, stavano infine dando i loro frutti. Ormai padroneggiava piuttosto bene gli incantesimi da utilizzare, grazie all'assiduo studio ed esercizio. E, anche se all'inizio l'Armadio non sembrava rispondere ai continui tentativi del ragazzo, come se fosse divenuto realmente solo un vecchio armadio privo di alcuna funzione magica, dopo non che pochi giorni Draco riuscì ad ottenere risultati confortanti.
Iniziò con piccoli oggetti inanimati, li metteva all'interno dell'armadio e poi dopo qualche minuto gli ritornavano indietro rotti o segnati.
Quella piccola vittoria suscitò nel ragazzo una soddisfazione tale da fargli riacquistare quella sicurezza che nei giorni precedenti aveva perduto. Ci stava riuscendo davvero; tutto stava andando come lui aveva previsto.
Il ragazzo si sentì sollevato da un peso che gli gravava sulle spalle ormai da molte settimane. E, come se improvvisamente fosse riuscito a riconquistare una sostanziosa fetta di libertà nella propria vita, era tornato sui libri scolastici, agli allenamenti di Quidditch e, soprattutto, a trascorrere del tempo con Asteria.
Perlopiù studiavano assieme in Biblioteca, spesso anche in compagnia di Daphne e Sean, i quali si lanciavano frecciatine per tutto il tempo, fingendo allo stesso tempo di non considerare l'uno l'esistenza dell'altro.
Asteria non sembrava essere mai stata felice come in quei giorni. Il cambiamento improvviso di Draco la rincuorava, e sebbene ne fosse anche incuriosita preferiva non indagare per non rischiare di intaccare quella particolare pace venutasi a creare.
Essere innamorata per Asteria era diventato come camminare tra le nuvole: sospesa tra cielo e terra, con il cuore in gola e il desiderio di librarsi in volo.
Non avrebbe mai immaginato di sentirsi tanto sciocca per qualcosa come l'innamorarsi. Guardava Draco come se fosse il sole che illuminava il suo mondo, e gradualmente si rese conto che quel sentimento non poteva più essere considerato solo un innamoramento.
Quando ci si innamora lo si fa per caso, come per caso si incontra una persona mentre si passeggia in un parco; coincide con una strada che non si voleva prendere, con l'ora sbagliata e con le parole mai dette. Innamorarsi era assecondare il destino; ma quello che adesso Asteria provava era tutt'altra cosa. Era qualcosa per cui aveva faticato e sofferto, per cui stava lottando. Qualcosa che si era costruita da sé, un passo dopo l'altro, con una parola e un bacio, uno sguardo complice e con un sorriso appena accennato. L'amore non è un semplice caso, esso deve essere voluto, fondato su basi concrete. E Asteria amava Draco, questo già lo sapeva, ma solamente adesso si rendeva conto di quel che significava, di cosa si provava quando il sentimento era ricambiato con il medesimo impegno.
Se questo era l'amore, Asteria avrebbe voluto saper amare per tutta la vita.

Draco la fissava già da un po', nonostante lei facesse finta di non accorgersene.
« Smettila » bisbigliò infine, sempre più imbarazzata per essere guardata in un modo simile.
Draso rise, accostandosi all'orecchia di lei « Te l'ho già detto che questa mattina sei molto bella? ».
La ragazza arrossì all'istante, annuendo piano. In quei giorni glielo diceva spesso, e sempre con quel tono sorpreso, quasi ammirato; come d'improvviso si fosse accorto di quel particolare e non riusciva a resistere dal farne partecipe anche lei.
Era tornato il Draco Malfoy rilassato e sicuro di sé.
« Siete imbarazzanti » bofonchiò Sean, da dietro un volume che aveva eretto a mo' di muraglia per impedirgli la visuale a qualsiasi cosa fuorché il libro su cui studiava.
Asteria gli rivolse un'occhiata impacciata, ma Sean non la stava guardando.
« Sta per iniziare la lezione di Incantesimi, pensate di potervi scollare per un'ora o vi devo trasportare avvinghiati nell'aula? ».
Asteria sobbalzò a quell'affermazione « Ma che dici, Sean? » disse scandalizzata; poi lanciò uno sguardo obliquo, e piuttosto pungente, a Draco: « Non c'è niente tra noi due ».
« Oh, si certo, scusate » rispose Sean sarcastico, alzando gli occhi al cielo. « Non capisco proprio perché non dite chiaramente che state insieme e la fate finita » aggiunse poi in un grugnito esasperato.
Asteria schioccò una bacio sulla guancia di Draco e si alzò per seguire Sean. « Su, smettila di brontolare e muoviamoci ».
Sean incrociò le braccia al petto e alzò un'altra volta gli occhi al cielo. In quei giorni lo faceva spesso. « Lo so, scusa... ma siete così irritanti!».
Corsero verso l'aula di Incantesimi. Attesero che gli studenti dell'ora precedente liberassero la classe, poi fecero per entrare ma, prima di poter mettere anche solo un piede nell'aula, una voce secca e dal tono vivamente infastidito, richiamò la loro attenzione.
« Signorina Greengrass ».
Il professor Severus Piton chiamò Asteria da in fondo al corridoio, il mantello nero che gli svolazzava alle spalle mentre incideva con passo austero verso di lei.
Sean rimase così sorpreso da non rendersi conto di star proprio in mezzo alla soglia.
« Piccola inutile ameba con gli occhiali, potresti toglierti dall'uscita? » lo apostrofò Daphne, dietro di lei le sue amiche ridacchiarono. Sean si sbrigò a liberare il passaggio, senza riuscire ancora a togliere gli occhi di dosso a Piton, di umore evidentemente pessimo.
« Mi sento quasi importante » scherzò Sean, facendo un cenno verso la figura di Daphne che si allontanava « Dopo quest'estate tua sorella ha dovuto ammettere la mia esistenza anche in pubblico ».
Asteria lo guardò con una sorta di tenerezza.
« Prima si sarebbe limitata a guardarmi con sufficienza senza neppure rivolgermi la parola, non credi? », continuò Sean, pur notando l'espressione tesa sul volto dell'amica.
Infatti Asteria non lo stava più ascoltando, il professor Piton li aveva raggiunti e scrutava la ragazza con freddi occhi indagatrici.
« Seguimi. Il preside chiede di te » sillabò con impazienza, per poi voltarsi e andarsene a passo deciso, senza neppure assicurarsi che lei lo stesse effettivamente seguendo.
Asteria scambiò un'ultima occhiata con Sean - il quale scrollò le spalle - e poi corse per raggiungerlo. Non poté fare a meno di chiedersi se ci fosse una punizione in serbo per lei, eppure era certa di non aver trasgredito a nessuna regola. Era impaziente di scoprire cosa stesse succedendo, ma aveva abbastanza timore del suo professore da rimanere in silenzio e seguirlo a testa bassa su e giù per il dedalo di scale e corridoi del castello.
Infine si fermarono dinanzi al gargoyle, da cui si accedeva all'Ufficio del Preside. La ragazza impallidì sufficientemente da far sogghignare il professor Piton.
« Bolle bollenti » disse quest'ultimo e la statua si mosse per lasciar libero il passaggio allo studio del preside. Quando Asteria vi entrò, Silente stava in piedi davanti a un Pensatoio, scrutando al suo interno con aria meditabonda. Si accorse della presenza dei due, solamente quando Piton attirò la sua attenzione con due secchi colpi di tosse.
« Oh! Singorina Greengrass. Prego, prego, sedete » la invitò ad accomodarsi con voce garbata.
Asteria ubbidì; il preside prese a girarle attorno pensieroso, le mani incrociate dietro la schiena.
« È mio onere informarla, signorina Greengrass, che vostro padre è stato oggi sollevato dal Servizio Amministrativo del Wizengamot » disse soppesando accuratamente le parole.
Asteria si sentì mancare.
« Per quale ragione? » chiese in un filo di voce.
Silente sorrise mesto, scrutandola da sopra gli occhiali a mezzaluna, « Oh credo lei sappia bene, quale sia la ragione ». Riprese a muoversi distrattamente nella stanza. « Ora vostro padre è ricercato dagli Auror: gli spetta Azkaban alla conclusione di questa storia. Ma, come ogni Mangiamorte, egli è protetto dagli oscuri poteri di Lord Voldemort, e la vostra dimora dall'incanto fidelius. Quindi non corre alcun pericolo, in questo momento ».
Asteria sospirò sollevata, e la tensione che fino a quel momento aveva sopportato sembrò allentarsi, nonostante l'inverosimilità della conversazione.
Riacquistò un po' di vigore e disse: « Ho un'altra domanda, professore. Perché ha convocato qui soltanto me, e non anche mia sorella, se è di nostro padre che doveva informarmi? ».
Un altro sorriso si fece strada sul viso del preside, e una luce baluginò negli anziani occhi celesti. « Conosco molto bene ogni singolo studente della mia scuola, Asteria » rispose, con leggerezza e con una nota di compiacimento. Per la prima volta Asteria lo udì rivolgerlesi con il proprio nome.
« Ho scoperto molto tempo addietro, che anche una luce fievole brucia fulgida nelle tenebre » ora il suo sguardo si soffermò sulla figura del professor Piton, il quale non sembrava dar troppo retta ai monologhi del preside.
« Mi state chiedendo di tradire la mia famiglia, professore... professor Silente? » la voce di Asteria tremò.
« Dicono che in guerra non c'è spazio per l'amore » disse l'anziano preside, distrattamente, come se la ragazza non avesse parlato affatto. « Io penso che quando nel mondo arriva una guerra, il popolo si trasforma in un popolo di vecchi. Ogni ragazzo diventa uomo, ogni ragazza donna. Ma credo che l'amore debba in ogni modo sopravvivere per far si che ritorni la pace; in realtà di spazio non ce n'è per l'infanzia e la giovinezza. Si cresce in fretta in guerra. E non importa quanti anni si abbia: ogni scelta presa, viene decisa da un uomo o donna divenuti adulti » fece una breve pausa per fissare i penetranti occhi azzurri in quelli verdi della giovane studentessa. « Io non vi sto chiedendo niente che voi non vogliate fare, signorina Greengrass, e mai più vi convocherò nel mio Ufficio. Eppure la mia porta sarà sempre aperta per voi. Siete una ragazza gentile e d'animo forte. Vi troverete spesso davanti a scelte difficili, alcune più di altre, ma ricordate che qualsiasi cosa facciate, non verrete dimenticata. Prendete una decisione giusta, Asteria, per voi e per le persone che amate, e forse più di una vita verrà salvata ».

Alla fine dell'ora, Draco era rimasto fuori dall'aula di Incantesimi per aspettare Asteria. Ma quando tutti uscirono e di Ateria non c'era neppure l'ombra, si mise a cercare Sean. Questo gli disse che la ragazza era stata convocata nell'ufficio del preside.
Così Draco si diresse verso l'ufficio di Silente, con addosso un brutto presentimento. Quando raggiunse il piano, Draco trovò Asteria e Piton insieme nel corridoio, davanti alla statua del gargoyle.
Il ragazzo sembrò impallidire nel vederla accanto a Piton e, colto alla sprovvista, esclamò uno sbigottito: « Asteria! ». Quando il professore si volse verso Draco, l'espressione impenetrabile e calcolata scomparve dal suo volto solitamente arcigno.
Il timore si diramò in Draco rapido, come il morso velenoso di un serpente. Aveva paura che avrebbero usato Asteria, come stavano usando sua madre: per piegarlo ad ubbidire, per ricordargli quel che doveva fare, intimargli fretta, oppure vedere torturata Narcissa, poi uccisa, solo per poi fare la sua stessa identica fine.
E ora trovare Asteria accanto a uno dei Mangiamorte più fedeli al Signore Oscuro aveva concretizzato quella paura.
Draco sopportava a malapena tutto quello che già stava subendo, non poteva avere sulla coscienza anche Asteria; sarebbe stato per lui insostenibile.
Afferrò la ragazza per il gomito e la trascinò al proprio fianco.
« Ti ho detto di lasciarmi in pace » sibilò contro l'insegnante.
« Permettimi di aiutarti, Draco » lo supplicò Piton in risposta. Asteria non aveva mai udito nella voce dell'uomo un'emozione simile.
« Non è attraverso lei che puoi aiutarmi. Asteria non c'entra niente, hai capito? Lasciatela fuori da tutto questo! ».
La ragazza sentì il cuore stringersi a quelle parole, mentre sotto il suo sguardo il viso di Draco tornava tirato e pallido, come pochi giorni prima.
Draco guardava il suo vecchio maestro, che tanto aveva stimato, con palese disprezzo. Non poteva fare a meno di sentirsi tradito e ingannato da quell'uomo. Si era fidato ciecamente di una persona, che invece non pensava ad altro se non soddisfare il Signore Oscuro, quale sia il prezzo che questo necessiti.
Draco non avrebbe mai dimenticato la prima volta in cui vide Lord Voldemort puntare la bacchetta contro sua madre, pronunciare la maledizione Cruciatus e udire le grida e le suppliche della donna.
Narcissa aveva supplicato, non la misericordia del suo Signore, ma il nome di Piton, il quale si limitò a guardare con distacco la scena, senza pronunciare alcunché potesse quietare la furia di Lord Voldemort; mentre Draco lentamente impazziva, impotente di fronte a quella scena.
Allora egli aveva compreso che ogni speranza era vana e ogni fiducia mal riposta.
Per questo Draco aveva pregato sua zia di insegnargli l'Occlumanzia: Piton non si sarebbe mai più avvicinato a lui, né con il corpo e né tanto meno con la mente.

Era ancora scosso quando giunse nella Stanza delle Cose Nascoste. A testa china attraversò i dedali di corridoi tra i tumoli di cianfrusaglie, fino ad arrivare al Troll impagliato.
Davanti all'armadio, Draco sostò con sguardo perso: l'anta era socchiusa. Si guardò attorno allarmato, non era mai successo prima. Afferrò la maniglia dell'anta e la aprì. All'interno vi trovò una custodia di velluto. Che fosse un regalo di Sinister?
Prese l'oggetto e lo aprì con meticolosa attenzione. All'interno vi trovò una raffinata collana, con splendidi opali incastonati. Richiuse velocemente la custodia e la poggiò su di uno sgabello lì accanto.
Era giunto il momento. Draco poggiò la fronte contro la superficie liscia e fredda dell'Armadio Svanitore. Improvvisamente tutto divenne reale, concreto. Fino a quel momento gli era sembrato tutto solo un terribile incubo dal quale si sarebbe svegliato; ancora effimero, evanescente e lontano.
Nascose come poteva la custodia della collana sotto la divisa e tornò nella Sala Comune. Non succedeva spesso di trovarvi confusione, ma quella sera l'ambiente era caratterizzato da un chiacchiericcio molto fitto.
Cercando di non dare troppo nell'occhio, Draco camminò con calma tenendo la testa chinata, puntando ai propri dormitori. Zabini però gli si affiancò e, anche se Draco provò a far finta di nulla continuando a camminare come se non l'avesse visto, egli lo seguì dicendo: « Ho capito perché te la intendi tanto con le Greengrass. Tra simili ci si intende ».
Draco sollevò lo sguardo, sospettoso, cercando nella stanza Asteria.
« Cosa vorresti dire? »
« Suo padre. Lo stanno cercando. Hanno scoperto che è un Mangiamorte e faceva il doppio gioco con il Ministero della Magia, passando informazioni importanti a Tu-sai-chi. Ti ricorda qualcuno? ».
Finalmente Draco la trovò: non era molto distante dal camino, le braccia incrociate al petto, gli occhi tormentati. Davanti a lei, Sean la accarezzava piano lungo le braccia, per consolarla, mentre parlavano molto fugacemente.
Nonostante Draco premesse andare subito nel dormitorio, non poté fare a meno di andarle incontro, ignorando accuratamente Zabini. Non gli piaceva il modo in cui Sean toccava Asteria. Alcune volte sembrava che il ragazzo la guardava come se fosse ben più di un amico, e questa era proprio una di quelle volte.
« Tutto bene? Mi hanno detto che... » fece cadere la frase, non sapendo bene come concluderla. Era la prima volta che vedeva Asteria così turbata.
La ragazza si massaggiò la tempia destra « Fantastico, le notizie volano come gufi qui dentro. »
« Ma perché non mi hai detto nulla, prima? »,
« Sei scappato via infuriato, Draco. Non mi hai dato molto tempo per farlo » lo rimbeccò lei.
« Mi dispiace io... »,
Asteria sospirò « Scusa, non è colpa tua. Ora è meglio che vada da Daphne. »
Draco si mosse a disagio sul posto, non sapeva cosa fare, come consolare Asteria. Non si era mai trovato nella situazione di dover rassicurare qualcuno, tanto meno Asteria, sempre così equilibrata e positiva.
Ad essere sincero, Draco era all'oscuro che il padre della ragazza fosse un Mangiamorte. Non l'aveva mai visto a villa Malfoy se non con la propria famiglia per passare un pomeriggio in compagnia; ma fino a poco tempo fa le riunioni dei Mangiamorte gli erano precluse, quindi molti membri gli erano ancora ignoti.
Per Draco era stato normale assumersi la responsabilità della sicurezza di Asteria. Si ripeteva che, se mai le fosse accaduto qualcosa, sarebbe stata colpa sua. Ora invece si rese conto che la sicurezza della ragazza dipendeva esclusivamente da Greengrass Senior, e da quanti altri passi falsi avrebbe commesso, prima di fare la fine di Lucius Malfoy.

Più i giorni passavano e più la presenza della collana maledetta di Sinister diventava insostenibile per Draco. Il senso di colpa lo faceva sentire come se a tutti fossero noti i suoi intenti. L'ansia lo assaliva in ogni momento, non importava cosa stesse facendo: mollava tutto e correva nella propria stanza del dormitorio per assicurarsi che la collana fosse ancora nascosta, che nessuno l'avesse scoperta.
Il possederla lo stava snervando. Doveva assolutamente liberarsene al più presto. Doveva solo capire come.
In quei giorni vedeva Asteria sempre più raramente; qualche ora nel pomeriggio e poi niente fino al giorno successivo. Lei era spesso irritabile e Draco sospettava che non dormisse a sufficienza. Da quanto lei le aveva detto, i suoi genitori non le aveva inviato ancora neppure una lettera e quelle che aveva inviato invece lei le erano tornate tutte indietro. Draco non sapeva altro, visto che Asteria si mostrava sempre di malumore quando toccava l'argomento; al contrario con Sean si confidava più di quanto Draco riuscisse a ritenere accettabile.
Quando ormai le vacanze di Natale erano prossime, l'esigenza di consegnare la collana al destinatario era diventata una priorità assoluta. Draco non poteva rimandare ancora, e trovò la gita ad Hogsmade adatta ai suoi scopi - soprattutto dopo che Asteria aveva rifiutato il suo invito di andarci assieme, preferendo restarsene nella Sala Comune di Serpeverde. Draco restò seduto ad un tavolo de i Tre Manici di Scopa a lungo. Bevve qualche burrobirra assieme a Tiger e Goyle, e al quarto boccale si decise ad alzarsi.
Goyle lo seguì: si sarebbe assicurato che nessun'altro entrasse nel bagno per il tempo sufficiente che serviva a Draco. Quest'ultimo entrò nel bagno e attese. Quando sentì la porta aprirsi le mani iniziarono a tremargli. Strinse con più forza la bacchetta, cercando di respirare a fondo.
Gli si parò davanti Katie Bell e per un attimo sentì cadergli la terra sotto ai piedi. Sarebbe stato più facile con uno sconosciuto, ma doveva essere qualcuno di Hogwarts. Katie era una brava Cacciatrice, faceva dei lanci spettacolari con la Pluffa. Non sapeva il motivo, ma quei pensieri sciocchi gli invasero la testa.
« Che ci fai nel bagno delle donne, Malfoy? » rise lei, con sguardo derisorio.
Un groppo gli si formò in gola, mentre sollevava la bacchetta verso la ragazza « Mi dispiace Katie. Davvero, mi dispiace tanto ».
Fu un attimo: lo sguardo di Katie si fece spaventato, poi Draco mormorò « Imperius » e allora i suoi occhi si fecero distanti e opachi.
Da sotto il mantello Draco tirò fuori la custodia della collana, l'aprì e gliela porse « Mettiti i guanti e prendila. È un oggetto molto importante, lo devi portare ad Albus Silente. Non lo devi toccare per nessun motivo, mi hai capito? E non devi dire chi te l'ha dato. Quando uscirai da questo bagno mi avrai dimenticato. Non ricorderai questa conversazione, andrai dal preside, senza fermarti a parlare con nessuno, e gli darai questa collana ».
Katie Bell si voltò « Devo andare dal professor Silente » disse con voce trasognata, uscendo.
Draco si addossò contro la parete, lasciandosi andare a terra, nascondendosi il viso dietro le mani.

« Hai visto Draco, per caso? ».
Sean si sedette accanto ad Asteria, scuotendo la testa: « No, mi dispiace ». Sul viso della ragazza ritrovò la stessa espressione preoccupata e tirata che in quei giorni non la abbandonava mai.
Ella sospirò, tornando a leggere.
« Però ho visto un'altra cosa » aggiunse Sean, catturando nuovamente l'attenzione di lei. « Hogwarts è in subbuglio. Da quanto ho capito Katie Bell aveva con sé un oggetto maledetto e per poco non è morta. Era sotto la maledizione Imperius ».
Asteria impallidì velocemente. « E sanno chi è stato? ».
Sean strinse le labbra « Ancora no ».
Il ragazzo vide lo sguardo di Asteria rabbuiarsi, poi lei balbettò un « Credo che andrò a letto » e scappò via.

Asteria entrò nel dormitorio dei ragazzi. Per le scale aveva incrociato Tiger e l'aveva costretto a dirle dove si trovasse Draco e di assicurarsi che nessuno entrasse mentre parlava con lui.
La stanza era buia, neppure una candela era accesa e per un attimo Asteria credette che Tiger le avesse mentito.
Ma trattandosi di Tiger, piuttosto ottuso per mentire, Asteria tirò fuori la bacchetta dalla manica e disse: « Lumos », creando un raggio abbastanza luminoso da farle individuare l'unico letto a baldacchino con le tende tirate.
Ne scostò una e trovò Draco, disteso, che guardava il soffitto con le braccia incrociate dietro alla testa.
Non si voltò a guardarla.
Asteria salì sul letto e si sdraiò al suo fianco.
« Vattene, Asteria » disse, allora. Aveva la voce rotta, stava forse piangendo?
Lei prese invece ad accarezzargli i capelli, ignorando le sue parole. Non gli chiese nulla, né di Katie Bell, né dell'oggetto maledetto. Restò in silenzio, abbracciandolo e accarezzandogli i capelli e talvolta il viso. Infine lui si girò a stringerla tra le sue braccia, poggiando la testa sul suo petto. « Non ce la faccio più » fu solo un mormorio, ma Asteria lo udì comunque.
« Sono solo, Asteria. Ho sempre potuto contare su mio padre per qualsiasi cosa. Ma adesso ogni obbligo ricade su di me. L'onore della famiglia, l'aspettativa che ripongono in me, la sicurezza di mia madre. E in tutto questo vortice poi ci sei tu che riporti la calma ai miei pensieri. E vorrei solo chiudere gli occhi e allontanare tutto il resto, tranne te.
« Ma quando solo questo pensiero mi sfiora, torna questo bruciore persistente al braccio a ricordarmi che Lui ha la mia vita tra le mani, quella dei miei genitori. Che in ogni momento può decidere di torturarla, di farle del male, mentre io sto qui. E allora io sono costretto a fare quello che lui mi dice. A far male a delle persone che non c'entrano nulla a... », Asteria gli poggiò un dito sulle labbra.
« Sshh, Draco. Non importa ».
« Si invece che importa. Perché potevi esserci tu al posto di Katie Bell. Tu ad essere usata e a rischiare la vita. Lui ci può usare come preferisce. Sta usando me e tu mi dovresti stare lontano, e invece non so fare altro se non attaccarmi a te, starti più vicino ».
Asteria lo baciò sulla fronte « Non è un problema, Draco. Io non ho paura di innamorarmi. Anche se è tutto in bilico, niente certezze tranne la guerra. Stare con te è l'unica cosa che mi fa sentire bene. Ci sta un momento nel quale ti rendi conto se una persona, e ciò che provi per essa, ti rende più debole oppure più forte. È in quel momento che sai per certo se ne vale la pena. Ne vale la pena per te? ».
A Draco non servì neppure ripensare a quegli ultimi mesi, per rispondere alla domanda.
« Più forte » disse allora « Tu mi rendi più forte. »
In fine si dovette arrendere all'evidenza che stare con lei era inevitabile. Era proprio il termine giusto: Asteria era inevitabile, per lui. Lei gli si avvicinava e non poteva fare a meno che accoglierla accanto a sé. Non riusciva a farne a meno. E la malediceva per questo, e la benediceva allo stesso tempo.
« Lo sai che così mi uccidi, vero, Greengrass? »,
« Non c'è niente che tu possa fare, per tenermi lontana da questa vita. Tanto vale avere questo, anziché niente » sorrise « E non voglio più sentirti dire che ti devo stare lontano, intesi? ».
« Stiamo insieme da neppure un minuto e già detti legge, fantastico »; Draco sorrideva, eppure nei suoi occhi era facile scorgere ancora quella strana luce di paura, che li rendeva più stanchi e bui.
Asteria lo baciò « Katie Bell è viva e starà bene. » Draco chiuse gli occhi e si lasciò andare ad un lungo sospiro. Non disse nulla, rimase solo qualche minuto così, a ripetersi quella frase nella testa.
Poi d'improvviso si sollevò, mettendosi seduto « Ti ho riportato qualcosa da Mielandia »; si allungò verso il comodino dal quale prese una confezione e la diede ad Asteria.
« Cioccocalderoni? »
« Sai, un anno fa una ragazza piuttosto impertinente me ne lanciò una in testa. Sosteneva che fosse importante essere sempre muniti di dolci in qualsiasi occasione, dato che aiutano a risollevare il morale ».
Asteria rise aprendo la busta e mangiandone subito uno, come fece anche Draco.
« E com'è finita con quella ragazza? »
« Ha continuato a girarmi sempre attorno e alla fine me ne sono innamorato ». Lo disse senza guardarla negli occhi. Fingeva disinteresse, mangiando distrattamente un altro cioccocalderone.
Asteria posò la mano sul suo viso, per farlo voltare verso di lei e lo baciò, come non lo baciava da mesi, appoggiandosi sopra di lui e aderendo al suo corpo.
Draco avrebbe potuto reagire nel peggiore dei modi alla sua intrusione nella stanza, e qualsiasi parola terribile che le avrebbe rivolto sarebbe stata da lei accettata e perdonata.
Invece, nonostante tutto quello che gli stava accadendo, aveva scelto di amarla. Aveva scelto di stare con lei, di continuare a sorridere nella tristezza.
Di trovare un rifugio nella sua anima, invece di restare a subire l'abbattersi della tempesta. E quello era tutto ciò che le serviva per stare bene.



   
 
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