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Autore: koorime    05/11/2014    1 recensioni
A un anno dalla sparizione della Nogistune e della fine definitiva di Kate 2.0, il branco si ritrova a dover affrontare una nuova emergenza: qualcosa blocca Derek e Malia nelle loro forme animali e proprio quando gli omicidi rituali ricominciano.
(Partecipa alla I edizione del Big Bang Teen Wolf Italia)
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Sceriffo Stilinski, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Titolo:  Beyond the wolf
Fandom: Teen Wolf
Pairing/Personaggi: Sterek (♥) ,  stiles/OMC, Scott McCall, Sceriffo Stilinski, un po’ tutti
Rating: R
Charapter: 6/8
Beta: Nykyo
Genere: future!fic a partire dalla 3B, circa
Warning: slash stuff, magical stuff, avventura, azione, one side!Derek, pomiciamento più o meno spinto.
Summary: A un anno dalla sparizione della Nogistune e della fine definitiva di Kate 2.0, il branco si ritrova a dover affrontare una nuova emergenza: qualcosa blocca Derek e Malia nelle loro forme animali e proprio quando gli omicidi rituali ricominciano.
Note: Questa storia è stata scritta durante la pausa tra la 3B e la 4 stagione e durante la 4 stagione, ma prende una discreta distanza dagli avvenimenti di quest'ultima.
È, in pratica, un enorme pov Derek, ed è nata per prendere in giro un'amica e il suo odio per le tirate chilometriche sugli occhi che ogni tanto si trovano in certe fic. Quindi, lasciatemela dedicare a Nadia: è stato divertentissimo vedere come da una sciocchezza sia nata una storia che mi ha accompagnato per mesi, mi ha fatta dannare e mandare al diavolo la stupidità di Derek
La storia, inoltre, partecipa alla prima edizione del Teen Wolf Big Bang Italia e si avvale, quindi, di gift bellerrimi da parte di due fanciulle adorabili. Lasciatemi quindi ringraziare dal più profondo del cuore AlexCoffeegirl per questa bellissima art e Phoenix Bellamy per questa bellezza di fanmix  Sono state bravissime e le devo un grazie dal cuore per aver scelto la mia storia e fattomi emozionare con i loro lavori
And last but not least, fatemi dare un grosso bacio e dire un enorme grazie a Nykyo per aver betato e seguito questa storia con amore e attenzione

DISCLAIMER: vorrei tanto possedere Derek, ma no, né lui né nessun altro mi appartiene .__. Neanche Stiles, no *sigh*

 

 

 

«Ti dico che è la rosa» disse Stiles, precedendoli nella boscaglia. Scott guardò Derek e avanzò il passo, raggiungendo l’amico. Era poco dopo l’alba e Stiles aveva tirato giù dal letto Scott trascinandolo nel bosco per raccontargli di quello che aveva scoperto la sera prima. Era arrossito appena, evitando di incrociare gli occhi di Derek, e aveva sorvolato sui dettagli intimi. Derek gliene era stato grato, nonostante sapesse fin troppo bene cos’avevano fatto lui e Lucas sul tronco tagliato del Nemeton.

«Una rosa, davvero?»

«No, non una rosa. La rosa, Scott! Quella che c’era un mese fa vicino al Nemeton quando Derek si è trasformato!»

«C’era una rosa?»

«Non l’avevi notata?»

Scott scosse la testa con un sorriso di scuse e Stiles sbuffò, in parte divertito, in parte esasperato.

«Davvero, come hai fatto a sopravvivere senza di me?» disse e Scott lo spintonò blandamente, riprendendo la marcia verso la radura ormai in vista davanti a loro. Derek, doveva ammetterlo, se l’era chiesto più volte – così come si era chiesto come avesse fatto Stiles a sopravvivere fino ai diciassette, in generale – ma in quel caso non riuscì a dare torto a Scott, perché, dopotutto, neanche lui aveva notato il fiore. Stiles era l’osservatore del branco, era quello che faceva caso agli indizi più sciocchi e che sembravano meno importanti, per poi riscoprirli la chiave dell’enigma. «Eccola!» esclamò Stiles, raggiungendola in poche falcate e accucciandosi davanti ad essa. Sul tronco c’erano ancora la coperta e lo champagne, mentre i cupcake erano ormai diventati cibo per gli insetti. Scott notò il picnic e guardò Derek con un sorriso mesto, ma lui finse di non accorgersene e annusò la rosa, arricciando il naso.

Ancora una volta, Derek ebbe la sensazione spiacevole che ci fosse una forza esterna al Nemeton che minacciava tutti. Sentirla avvolgere Scott e Stiles non gli piaceva per nulla, soprattutto perché, nonostante la notte passata, percepiva ancora l’odore di Lucas lì attorno – e addosso a Stiles. Probabilmente lo sentiva anche Scott, ma, da buon amico, non ne faceva menzione, non davanti a lui.

«Credi davvero che c’entri qualcosa? Ricordi, vero che La Bella e la Bestia è solo una storia?»

Stiles guardò male il suo migliore amico, dandogli un blando pugno sulla spalla. «Dimmi allora perché una semplice rosa selvatica duri più di un mese, perché, davvero, non esiste altra spiegazione plausibile.»

Scott fece spallucce, guardandosi attorno. «È praticamente attaccata al Nemeton, magari è lui a darle la longevità.»

Stiles lo guardò per un lungo istante, poi chiese: «È la nuova parola del giorno?» Scott sorrise, ma non rispose e si chinò davanti alla rosa, fissandola. Allungò una mano verso di lei, ma si fermò appena un attimo prima, voltandosi con Derek quando a entrambi arrivò l’inconfondibile odore di Lucas.

Di nuovo lì.

«Oh.» Lucas li guardò sorpreso, battendo le palpebre ripetutamente. «Ciao. Che ci fate qui?»

«Caso fortuito» rispose istintivamente Stiles, allargando un sorriso finto quanto la sua sicurezza. «Tu?»

Lucas dondolò sul posto, nervoso. «Volevo solo… ripulire» disse. Scott tornò a guardare la rosa e Derek sapeva che avrebbe dovuto fare altrettanto, smettere di guardarli, ma ci mise un attimo di troppo e vide Stiles avvicinarsi all’altro e prendergli la mano. Le loro dita si intrecciarono e Stiles guidò Lucas in disparte, abbassando la voce a un sussurro. 

«Mi dispiace per ieri sera» mormorò, consapevole che quella conversazione non era davvero privata, non con due licantropi nelle vicinanze. Lucas scrollò le spalle, giocando con le dita strette alle sue.

«Quindi non siete qui per... Ridere di me?» Per la prima volta da quel primo bacio, Lucas sembrò terrorizzato e Stiles si rese conto che la sua vulnerabilità era maggiore di quella che Lucas dimostrava. Derek ebbe un moto di compassione per lui e Scott non fece attendere una carezza consolatoria nel suo pelo. 

Scott era un buon amico, a differenza di Derek con i suoi stupidi desideri egoistici. 

«Ehi» Stiles si fece più vicino a Lucas, cercando i suoi occhi con i propri. Derek tentò di abbassare i suoi, di non guardare, di risparmiarsi un nuovo dolore, ma gli pareva uno sforzo sovrumano da compiere, qualcosa che con la sola forza di volontà non riusciva a fare. Stiles spostò un ricciolo dalla forte del suo ragazzo e Lucas sorrise, timido. «Ieri sera... È stata la notte più bella che abbia passato da... Tanto tempo. Non potrei mai riderci su.» Lucas s'illuminò e posò un bacio sulle labbra di Stiles, che lo accolse con la naturalezza di qualcosa di amato. Derek cercò di spostare lo sguardo, quando, all’improvviso, un dolore lancinante – reale – gli attanagliò il petto e lo fece uggiolare.

«Derek?» Scott si piegò su di lui, preoccupato. Il mondo attorno a Derek sfumò in una nebbiolina tremolante, ma i suoi sensi non riuscirono a staccarsi da Stiles e Lucas. Stiles promise a Lucas che si sarebbero visti quel pomeriggio e che ci avrebbe pensato lui a ripulire dai resti del picnic. Lucas lo baciò ancora una volta e lo lasciò andare, sparendo nel bosco come era arrivato, diretto verso la caffetteria. Derek vide Stiles voltarsi verso lui, accucciato e tremante, e Scott con il sorriso che gli spariva dal viso. 

«Derek?» mormorò, correndo verso di loro. «Scott, cos’ha?» le mani di Stiles scivolarono nel pelo, mentre gli sollevava il muso per incontrare i suoi occhi. Il gesto gli causò il dolore più atroce che Derek avesse mai sentito. Gli sembrò che qualcuno gli stesse strappando l’intestino con un forcone rovente. Perfino guardare negli occhi di Stiles gli causava sofferenza, la sola vista del suo viso faceva male e costringeva Derek a uggiolare senza possibilità di trattenersi. Era come se, a ogni carezza, il suo intero corpo fosse squassato dall’interno da mani che strappavano, tiravano, graffiavano e bruciavano come tizzoni ardenti.

Stiles fece un passo indietro, lasciò la presa e il sollievo scese leggero su Derek. Faceva ancora male, ma almeno respirare sembrava più facile. Derek alzò il viso e vide Stiles corrucciato, confuso, intento a guardarsi le mani.

«Il dolore è diminuito» mormorò Scott, sorpreso quanto Stiles. Si guardarono e poi Stiles tentò di nuovo di toccarlo e una nuova fitta costrinse Derek a serrare gli occhi. Stiles arretrò e Scott lo prese in braccio e fece qualche passo indietro, così da allontanarlo ancora un po’. «Sei tu? Com’è possibile che sia tu?» chiese Scott, ma Stiles non rispose, abbassando lo sguardo. Si accoccolò sui talloni e strinse una mano attorno alla rosa, strattonandola nel tentativo di estirparla. «Stiles?»

Derek aprì gli occhi e lo guardò puntare i piedi contro le radici del Nemeton per fare leva, urlare per lo sforzo e venire ripetutamente battuto dal fiore. Lo stelo rimase piantato nel terreno, imperturbabile, ignorando le fatiche di Stiles, la caparbietà che lui stava mettendo nel tentativo di strapparlo, come se lui non avesse più forza di un alito di vento.

L’odore del sangue colpì Derek in pieno muso e i suoi occhi colsero una goccia rossa che scivolava sul palmo di Stiles e cadeva sul terreno. Stiles urlò e tirò ancora, lo sforzo che gli faceva ingrossare le vene del collo.

«Stiles!» esclamò Scott e Derek abbaiò nel dolore – era colpa sua, solo sua e non poteva permetterlo. Saltò giù dalle braccia di Scott e ignorando la sofferenza che gli stava accendendo il corpo, si avventò sulla rosa.

Sentì il muso che si lacerava, la lingua che si apriva lì dove i petali la stavano toccando, e il sangue che iniziava a invadergli la bocca, ma non demorse e continuò a stringere. Tirò con forza, tirò più che poté, scacciando le mani di Stiles, scuotendo e strattonando finché non sentì finalmente la rosa cedere.

«Derek» lo chiamò Stiles. Il dolore si acuì con il ritorno delle sue mani su di lui, e Stiles cercò di tirarlo via, di fargli lasciare la presa. «Derek, smettila!» lo implorò, ma Derek continuò, scivolando con le zampe nel terreno, ignorando il sangue che cominciava a gocciolargli dal muso e il richiamo di Scott – del suo alpha – di fermarsi. Continuò imperterrito finché le radici non cedettero e lui non ruzzolò all’indietro, sugli altri due ragazzi, lo stelo ormai spezzato tra le fauci. Il dolore cessò immediatamente, ma durò meno di un istante, poi tornò raddoppiato, facendolo ululare impotente.

Derek rotolò e si arricciò, piangendo alla sensazione dei muscoli che sembravano volersi strappare. Sentì le ossa piegarsi, plasmarsi e il suo intero corpo allungarsi. Le zampe si ingrandirono e si allargarono, prendendo sempre di più la forma di mani – e prima che lui potesse rendersene conto, prima che chiunque potesse rendersene conto, Derek era ansimante e nudo, nel bel mezzo della radura.

Ebbe appena il tempo di incontrare lo sguardo confuso di Stiles e poi svenne.

 

 

 

***

Derek riaprì gli occhi su un soffitto bianco. I polmoni minacciavano di andargli in fiamme ad ogni respiro e la lingua sembrava riempirgli la bocca in modo anomalo. Era gonfia, calda e dolorante, come metà della faccia.

«Ehi» Scott entrò nel suo campo visivo con un sorriso felice, seguito all’istante da Stiles e Deaton.

«Ti consiglio di prenderti qualche minuto, la trasformazione ti ha lasciato qualche residuo» disse il veterinario, posandogli delicatamente una mano sulla spalla, quasi a scongiurare ogni suo tentativo di alzarsi. «Inoltre, l’idea di prendere a morsi quella cosa non ha migliorato la situazione» aggiunse, con un sorriso quasi di scuse, neanche fosse stata colpa sua.

In quel momento a Derek tornarono in mente il sangue e il dolore che gli avevano invaso la bocca quando aveva attaccato la rosa e si chiese cosa effettivamente fosse stata e perché avesse attaccato proprio lui.

Poi, però, il viso di Stiles, la sua espressione, catturarono la sua attenzione e qualunque altra domanda abbandonò la sua mente.

Stiles era arrabbiato. Anzi, a ben vedere, era furioso.

«Credo sia meglio che tu riposi ancora un po’. Scott, potresti darmi una mano con Mr Twinkly?” disse Deaton, ma Derek registrò solo la porta che si chiudeva e il silenzio che invadeva la stanza.

Tentò di mettersi a sedere, ma Stiles lo fulminò con un perentorio «Sta’ giù» e lui, nonostante tutto, dovette ubbidire. I suoi muscoli dolevano come perforati da tizzoni ardenti a ogni movimento e il freddo del tavolo operatorio era un sollievo per il fuoco che sembrava bruciarlo.

Derek voltò la testa, cercando lo sguardo di Stiles quando fu chiaro che lui non voleva avvicinarsi. I suoi occhi continuavano a essere colmi di rabbia e a stento lo guardavano. Derek avrebbe voluto parlare, chiedergli cosa fosse successo, perché ce l’avesse così tanto con lui, ma la lingua era pesante e ingombrante. Ironia della sorte, anche ora che era tornato umano non poteva dire a Stiles ciò che voleva davvero.

Stiles però sembrò leggerglielo in faccia, perché alzò un sopracciglio. «Non ci arrivi, vero?» domandò retoricamente. Sbuffò, scuotendo la testa e avanzò verso di lui, i pugni stretti ai lati del corpo. Erano fasciati e Derek sentì i sensi di colpa tornare in un’ondata. «Provaci di nuovo, stupido idiota, prova ancora a...» si interruppe, inspirando nel tentativo, era evidente, di controllare la voce. Derek sentiva il cuore di Stiles battere troppo forte, troppo veloce, pieno di una rabbia a malapena contenuta nelle parole. «Provaci di nuovo e ti uccido, okay?» Stiles lo disse con calma, come una certezza, come se non ci fossero dubbi che l’avrebbe fatto davvero se Derek gliene avesse data occasione.

Derek annuì piano, ma Stiles non sembrò soddisfatto. Non addolcì lo sguardo né gli sorrise, però la sua postura si rilassò appena. Derek allungò una mano con un grande sforzo e sfiorò le sue dita, ma Stiles scosse la testa e si allontanò.

Andò via in silenzio, senza guardarlo, chiudendosi quietamente la porta alle spalle.

Derek chiuse gli occhi e si impose di non cedere al dolore. 

 

   
 
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