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Autore: _Ala_    22/10/2008    7 recensioni
"Sei un illuso Naruto, forse siamo due illusi. La gente mormora, dice che Sasuke non tornerà più."
"Si, ma non è vero".
"Lo sai che lo è. Tu lo sai, io lo so, tutto il mondo lo sa."
"Non è vero."
"Mi stai dando della bugiarda?!"
"Oh no, Sakura-chan! Non lo farei mai!
Io sto solo dicendo che tutto il mondo si sbaglia."
[Naru/Sasu/Saku]
[Threesome]
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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riassunto

 

DESTINATION UNKNOWN

 

L’Akatsuki era tornato.
E aveva affidato a Itachi Uchiha e Kisame quella missione:
"Recuperate Kyuubi. Portatelo da me"
 
Ma stavolta Naruto non si era fatto cogliere impreparato. Era cresciuto.
Sapeva chi era quell’uomo, sapeva cosa rappresentavano quei mantelli neri e rossi.
Quegli occhi lo riportavano indietro, erano quelli gli occhi per cui aveva perduto Sasuke. E Naruto, per questo, li odiava.
 
Non si sarebbe arreso facilmente, lui doveva rivedere Sakura.
Doveva rivedere Sakura.
Doveva rivedere Sakura.
Doveva rivedere Sakura.
 
[Doveva salvare Sasuke]
 
 
CAPITOLO 1
Alba rossa
 
 
Eppure non ce l’aveva fatta. Non era ancora abbastanza forte per quel bestione.
Era bastato lui, l’Uchiha non si era dovuto nemmeno sporcare le mani, ancora invisibili sotto la stoffa nera, sotto quelle nuvole cariche di sangue, era rimasto immobile, a guardare. Gli occhi neri freddi, impenetrabili, in attesa, privi di incertezza.
Non aveva dubbi riguardo l’esito di quello scontro. Non ne aveva mai avuti.
 
Naruto guardava dal basso, steso in una pozza del suo stesso sangue.
Era nel centro esatto del pavimento di pietra, ormai crepato e macchiato, quel pavimento che doveva restare puro, che una volta era stato pestato solo da piedi sacri; un tempio.
Kisame pioveva su di lui, come una nuvola temporalesca che copre l’azzurro del cielo d’estate [gli occhi di Naruto.]
La spada immane era sollevata, pronta per finirlo, quasi come in un gioco troppo letale tra bambini.
Dov’erano i genitori di quei bambini ora?
Naruto non lo sapeva, non aveva mai visto il volto dei suoi.
Guardava il luccichio della spada, che brillava quasi come le lacrime che ormai vedeva sempre più spesso sul volto di Sakura-chan, sempre meno incapace di nasconderle.
Il gigante bluastro lo avrebbe lasciato senza sensi, privo di qualunque energia e possibilità di fuga. Probabilmente, trasportato dalla foga del combattimento, Kisame avrebbe voluto ucciderlo, e il ragazzo lo vedeva nel suo sguardo, in quegli occhi da squalo, feroci. Ma il mostro aveva una missione, e neanche tutta la sua forza poteva competere con la volontà della sua organizzazione.
No, l’avrebbe solo tramortito, un fantoccio da trasportare nella terra dell’Akatsuki.
Non che questo fosse di qualche consolazione per lo shinobi…
Tolto il demone a nove code, non avrebbe più avuto scopo. L’avrebbero eliminato senza ripensamenti.
 
Naruto a terra si contrasse, non era tipo da arrendersi, ma vedeva la speranza scivolare via dal corpo insieme al suo sangue.
"Non posso morire! Merda, devo fare ancora così tante cose!
Diventare Hokage…
Far tornare il sorriso a Sakura-chan, mantenere quella promessa…
[ti riporterò Sasuke]
 
Sasuke… devo… salvare… Sasuke…"
 
Ma per quanto volesse non riusciva a muoversi, i suoi sensi si stavano intorpidendo, l’odore ferroso del suo sangue perso sul pavimento gli dava la nausea. L’unica cosa a tenerlo ancora fuori dal buio era il dolore alle ferite gli picchiava nel cervello. E quasi non bastava.
C’era solo quella spada, letale, definitiva, che scendeva su di lui, sempre più veloce.
Naruto non perse tempo a tentare di chiudere gli occhi, non tentò di difendersi, non riuscì a fare nulla, e poi non ne aveva più la forza.
I suoi pensieri si alleavano contro di lui, scaraventandolo sempre più giù, nel dolore, nel rifiuto, nella disperazione.
Più cercava di dare una logica a tutto più le cose premevano per sfuggirgli dalle dita, accalcandosi l’una sull’altra appena fuori dalla sua portata.
Il buio avanzava, la fine di tutto.
C’era solo un pensiero che rimaneva indelebile, come inciso dentro di lui.
"Non salverò Sasuke.."
 
Riusciva a pensare solo a questo, l’azzurro dei suoi occhi luminosi inverosimilmente quasi opaco mentre le immagini si confondevano in un vortice infinito di passato e presente, che mischiava realtà e sogni, rimpianti e desideri.
Perché davanti ai suoi occhi, come se ci fosse stato appeso un quadro bellissimo, vedeva solo un sorriso tra il rosa dei fiori di ciliegio, e più in là, immerso nell’ombra, un sorriso molto più amaro, su un volto in cui sembrava fuori posto.
La ragazza della sua vita e il suo amico perduto.
 
Naruto aspettò; il dolore, il colpo, il vuoto.
Ma non arrivò nulla.
Silenzio, solo un silenzio troppo irreale per essere vero.
Un silenzio leggero, ma all’improvviso troppo carico, opprimente.
Naruto cercò di vedere oltre il quadro, ci provò con ogni goccia di ciò che era rimasto di lui.
Ma quello che vedeva non cambiò.
Sasuke. Di nuovo, sempre e solo Sasuke.
Quasi Naruto si arrabbiò in quel momento così sbagliato, impossibile.
"Cazzo, togliti dai miei pensieri! Lasciami stare! Ti prego,almeno per un istante, l’ultimo…"
Ma Sasuke non se ne andò.
 
Il cervello distrutto del ragazzo biondo ci mise tanto ad arrivarci, a cogliere che quello non era il Sasuke che invadeva sempre i suoi pensieri. Non era il Sasuke giovane, vestito di blu e bianco, il ragazzo che fra i capelli portava un copri fronte identico al suo, ma non era nemmeno il Sasuke vuoto, impassibile che aveva visto profilarsi su quelle rocce, stagliato contro il sole, meno di un mese prima.
No, questo Sasuke non indossava quei fottutissimi vestiti così simili a quelli del Sennin dei Serpenti, Orochimaru, quei vestiti che lo indicavano come di sua proprietà.
Il Sasuke che Naruto stava guardando era vestito di nero e bianco, ma c’era anche uno sprazzo di rosso in quel buio, il ventaglio, il simbolo degli Uchiha, del suo clan annientato, il simbolo di un tempo finito, di una famiglia perduta, di un orgoglio ancora così vivo… il simbolo di una vendetta.
 
Naruto guardò Sasuke in piedi davanti a lui, con una mano artigliata al braccio la cui spada avrebbe dovuto colpire lui.
Con un unico movimento quasi troppo veloce per essere visto, o almeno non dagli occhi stanchi del ragazzo disteso a terra, scagliò quel colosso lontano, e osservò la sua imponente mole sbattere contro il muro, romperlo, e rimanere lì, incastrato.
 
Sasuke, letale, che lanciava via Kisame, Sasuke che lo salvava… e poi, che si voltava verso Naruto, per un istante appena, quasi…
…quasi a controllare che fosse vivo…
E fu guardando quegli occhi neri, gli occhi che da anni erano la sua più grande ragione di vita, che Naruto capì che l’Uchiha era lì, era reale. "Sa…Sas’ke…" mormorò prima di sprofondare in un piacevole oblio.
 
***
 
Sasuke non perse tempo a guardarlo.
Si voltò verso il fratello
"Itachi, finalmente"
Il maggiore lo guardò sogghignando.
"Otooto-chan"
"Non chiamarmi otooto"
"Come preferisci…
Mangenkyo sharingan"
 
 
***
 
Dolore…il dolore.
Lo shinobi riaprì gli occhi solo perchè sentì l’urlo di Sasuke, perché capì il dolore di Sasuke, perché intuì la rabbia impotente di Sasuke. Perché capì che stava per essere ucciso.
E come era sempre successo, come sarebbe successo sempre finché fosse rimasto in vita, Uzumaki Naruto non poteva accettare che Sasuke fosse in pericolo, Uzumaki Naruto non poteva sopportare che Sasuke fosse in pericolo.
Un battito di ciglia, come per pulire un vetro appannato, e Naruto si rese conto di quello che stava succedendo: Sasuke contro il muro, sollevato da terra, ridotto a un fantoccio impotente nelle mani del fratello che gli stringeva il collo, soffocandolo.
Il ninja della Foglia guardò gli occhi di quello che era stato il suo migliore amico: erano persi, disperati, fissi in quelli del Mukenin.
Sasuke gridò ancora, e il suo corpo si contrasse.
Itachi sorrise, pigramente.
Con il suo sguardo, la ricompensa per aver ucciso il suo migliore amico, torturava suo fratello.
Quel fratello che contro la superiorità di quello sguardo non poteva fare nulla, quel fratello che avrebbe potuto avere a sua volta quell’arma, ma che l’aveva rifiutata.
Aveva rifiutato di uccidere lui, Naruto.
Le sue mani si mossero da sole, si contrassero alla ricerca del terreno, di un appiglio per cercare di tirarsi in piedi.
"Lascialo…"
Una voce soffocata tra quei denti che si stringevano, ora felini.
"Lascialo!"
Un ruggito.
Itachi, ancora sorridendo, lo guardò; occhi rossi riflessi in occhi rossi.
Il corpo di Naruto tremava mentre si tirava in piedi, ciondolante, le braccia pendenti lungo i fianchi, ma lo sguardo fermo non aveva incertezze.
C’era solo furia dentro, solo potere, puro e incontrollato.
La voce di Itachi Uchiha era incolore.
"Ciao Kyuubi"
Il sorriso era scomparso dalle sue labbra.
 
***
"Avevi detto mai più…"
-derisione-
"Non posso scegliere"
-parole sibilate tra labbra strette-
"Ah… l’Uchiha, vedo…"
"Mi serve il tuo aiuto"
-sussurro fra i denti-
"Sei debole, Naruto-kun, sai che è pericoloso per te…
Avevi detto mai più,
E poi…
Quell’Uchiha non si interessa di te,
lo sai benissimo"
"DAMMI IL TUO POTERE!"
-un urlo nella caverna rossa-
-un ribollio, un fluire da dietro quelle altissimi sbarre-
-una risata grottesca-
"si…"

***

Fiction ambientata circa un mese dopo la prima "escursione" di Naruto e Sakura nel covo di Orochimaru. Quando c'è Sai e Sasuke vuole eliminare tutti, tanto per chiarirci ^^

Pubblico questo capitolo di introduzione un po' titubante.

Un mio difetto nello scrivere è quello di cominciare le cose sempre piano, sempre troppo "alla larga". Per entrare nel vivo ( e divetare interessante) la storia ci mette un po', soprattutto in questo caso.

Ma d'altronde un ritorno di Sasuke ce lo vedo lungo e tormentato, spesso frustrante.

Mi sembra poco realistico pensare che in due capitoli l'Uchiha torni a Konoha e si innamori in una botta sola di Sasuke e Sakura -insieme-della serie "vissero felici e contenti".

Poi è un mio parere, spero che mi comprendiate e che la fiction vi piaccia.

Un abbraccio.

_Ala_

 

   
 
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