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Autore: Yellow Canadair    05/11/2014    10 recensioni
«Usciva dalle belle acque limpide un uomo, fradicio e affaticato. Metteva i piedi l’uno davanti all’altro senza tentennamenti ma c’era qualcosa nel suo portamento che faceva immaginare una sofferenza atroce. Eppure continuava ad avanzare, lasciandosi trascinare per mano verso la riva da un bambino in lacrime che urlava terrorizzato e che chiedeva aiuto.
I vestiti dei due erano impregnati di acqua e di sangue, che ancora scorreva copioso lasciando dietro di loro una macabra scia e bagnando la sabbia sotto i loro piedi.
Caddero stremati sulla rena, il ragazzino strillava e pregava l’adulto di resistere ancora...»

Un rumore secco, il Re della Scogliera attacca Shanks al posto di Rufy, il mare profondo si tinge di rosso.
E adesso?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Benn Beckman, Makino, Monkey D. Rufy, Shanks il rosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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L’ora dopo

 

La vecchia signora Bubbles stava uscendo proprio in quel momento dalla pescheria che dava sulla spiaggia, quella stessa dove le barche venivano tirate in secca dai pescatori. Quel giorno indossava un paltò viola e un cappellino molto carino ornato con un enorme gufo impagliato dagli occhi di vetro gialli e blu. Era molto contenta, considerò guardando le buste che contenevano i suoi ultimi acquisti: aveva trovato quel merluzzetto freschissimo, che ancora pareva muoversi, e l’avrebbe cucinato all’acqua pazza per il suo nipotino che non ne voleva sapere di mangiare pesce, però diceva sempre che, come cucinava lei, anche il pesce aveva un sapore gradevole.

La signora Bubbles sorrise fra sé pensando al bambino che presto avrebbe varcato la soglia di casa sua e si decise ad alzare lo sguardo sulla la spiaggia, prima di incamminarsi verso casa sua e cominciare a pulire il pesce fresco.

Il merluzzo cadde per terra assieme alle buste, il gufo impagliato spiccò il suo ultimo e innaturale volo all’indietro cadendo sul pavimento bagnato della pescheria spaccandosi la testa e facendo rotolare un occhio di vetro dritto nella testa di un pesce spada che stava lì presso.

– Signora! – esclamò spaventato il pescivendolo correndo fuori dalla sua bottega.

L’anziana aveva gettato fuori un urlo altissimo e dallo spavento era quasi finita a terra, e venne sorretta dalle mani forti e puzzolenti dell’uomo.

– Il mare…!! – balbettò spaventata la donna.

Usciva dalle belle acque limpide un uomo, fradicio e affaticato. Metteva i piedi l’uno davanti all’altro senza tentennamenti ma c’era qualcosa nel suo portamento che faceva immaginare una sofferenza atroce. Eppure continuava ad avanzare, lasciandosi trascinare per mano verso la riva da un bambino in lacrime che urlava terrorizzato e che chiedeva aiuto.

I vestiti dei due erano impregnati di acqua e di sangue, che ancora scorreva copioso lasciando dietro ai due una macabra scia, e bagnando la sabbia sotto i loro piedi.

Caddero stremati sulla rena, il ragazzino strillava e pregava l’adulto di resistere ancora mentre gli stringeva con forza attorno al moncone la fascia cremisi che prima era stretta ai suoi fianchi per arginare l’emorragia.

Intanto l’urlo della vecchia signora, portata via a braccia dal pescivendolo e da sua moglie, e lo strepitare del ragazzino avevano attirato tutto il paesino verso il mare.

­­– Cazzo – sibilò tra i denti Benn Beckman correndo sulla spiaggia, scansando le barche in secca – Shanks! – lo chiamò a gran voce passandosi il braccio destro del suo capitano sopra le spalle per tirarlo su dalla pozza di sangue in cui stava. Il braccio, maledizione!

– Makino! – tuonò verso la folla – Cerca Ftoros! È nella zona nei mulini! –

Cosa diavolo era saltato in mente, al Rosso? Oh, ma Benn lo sapeva, lo sapeva benissimo. Solo che non si sarebbe mai completamente abituato ai colpi di testa di quell’incosciente, e stavolta l’atto di coraggio gli era costato parecchio.

Makino, cerea in volto, fece immediatamente dietrofront e corse verso la periferia del paese, dove cominciava la campagna e dove il medico di bordo della Red Force era andato assieme a due compari a cercare Rufy, dopo la teatrale uscita di scena con la cortina di fumo del capo dei masnadieri che l’aveva rapito poc’anzi.

– Resisti – intimò il Vice tra il preoccupato e il rassegnato. Di arti volare via ne aveva visti parecchi nella sua vita, certo non era impressionato – Arriva Ftoros, rimani sveglio –

Shanks ridacchiò, debole per il sangue che continuava a perdere – Tranquillo, Benn – disse – Il ragazzo sta bene, io me la caverò –

– Sì, con una sfuriata di Makino. E mia – promise il Vice, adocchiando appena fuori dal porto la Red Force che tornava dalle ricerche di Rufy intraprese presso la vicina scogliera.

 

~

 

– Benn, lo reggi ancora? – si sincerò Ftoros, il medico di bordo.

Poco più di un ragazzo dall’aspetto, era in realtà un trentacinquenne che si portava splendidamente i suoi anni, complice il fisico asciutto; biondo e quasi sempre con un cappello di lana in testa su cui aveva ricamato il teschio sfregiato del suo capitano, le mani che presto si sarebbero messe all’opera erano già avvolte nei guanti bianchi in lattice, sostituendo quelli di cotone che di solito portava.

– Dove lo metto? – ruggì l’imponente pistolero, che ormai trascinava quasi di peso per i corridoi della Red Force il semisvenuto comandante, lasciando alle proprie spalle una densa scia scarlatta che scintillava umida; il vero miracolo era che l’uomo fosse riuscito a nuotare, con Rufy a carico, fino alla spiaggia senza morire dissanguato.

– In infermeria, svelto! – lo precedette il doc – Fallo sedere vicino al tavolo –

– Non sta su! – gemette Makino entrando dopo il duo e avvicinandosi sollecita – Non possiamo metterlo sul lettino?! –

– Va bene qui, mi serve un appoggio – disse invece Ftoros sbrigativo facendo adagiare il proprio capitano su una delle sedie della sala accanto al tavolo di legno che vi regnava al centro.

– Benn, le sacche di sangue, armadietto di destra – ordinò – Tu Makino, aiutami. Tienilo dritto. Non ti fa paura il sangue, vero? –

Makino strinse i denti scuotendo la testa negativamente. No che non aveva paura! Non poteva dire che le piacesse, certo, ma si trattava di aiutare Shanks! Non le importava nulla di sporcarsi in quel momento, e nemmeno fece caso a quanto caldo fosse il sangue che si spargeva per quella maledetta stanza, fece appoggiare contro di sé il Rosso sforzandosi più che poteva di tenergli il capo dritto per aiutarlo a respirare.

– Coltello – impartì il medico di bordo, Benn rapido estrasse la sua lama che portava nascosta negli anfibi e gliela porse, e Ftoros con movimenti sicuri in un sol gesto strappò la camicia del capitano, liberandolo da quei pericolosi rimasugli di stoffa, dopodiché sciolse il nodo stretto da Shanks attorno al moncherino – Benn – fece il dottore serio – Serve un laccio e la pece bollente –

– Makino, il tuo grembiule – risolse Beckman. La donna si slacciò rapida l’indumento, le cui corde furono recise dalla stoffa e legate attorno a ciò che rimaneva del braccio; il sangue cominciò a smettere di scorrere.

L'uomo con i guanti di lattice poi imbevette quel che rimaneva del grembiule con una sostanza presa da una minuscola boccetta e lo passò, umido, a Makino – Mettigliela sotto al naso –

– Benn! – Yasopp si affacciò alla porta con una bottiglia di liquido scuro e ambrato in mano; la lanciò agilmente al Vice il quale l’afferrò e sorrise notando di sfuggita l’etichetta, poi la passò a sua volta a Ftoros prima di uscire di volata dalla stanza per cercare quanto richiesto.

La locandiera intanto era rimasta interdetta, con il tampone in una mano e la testa di Shanks stretta sotto il seno con l’altra.

– È l’anestesia – le spiegò spiccio il medico di bordo. Tirò via il tappo della bottiglia presa da Benn con i denti e versò una generosa quantità di liquido sul moncherino – Svelta, prima si addormenta meglio è – incalzò.

La ragazza accarezzò i capelli del ferito titubante e angosciata; il Rosso aveva praticamente affondato il viso nel suo grembo, respirava a fatica e le aveva cinto la vita, inconsciamente o meno, col braccio superstite… e in quella stretta non c’era niente tranne la volontà ferrea di non gridare. Gli sollevò sollecita il capo chiamandolo piano e accostandogli il tampone al volto.

– Shanks! – vociò invece il dottore, forte, assestandogli una pacca sulla coscia – Butta giù questo prima, forza – tuonò Ftoros esperto, avvicinandogli la bottiglia di rhum alla bocca. Come cocktail sarebbe stato bocciato da parecchi medici, ma in quel momento un po’ d’alcool in corpo a Shanks sarebbe tornato comodo.

– La devo scrivere sul diario di bordo, questa giornata… – sussurrò il capitano prima di mandar giù lunghe sorsate.

Makino aprì la bocca per rispondere ma il Rosso la precedette, completando la frase: – La giornata in cui mi si prega di bere! –

– Non impressionarti, Makino. Se ci scherza su sta benone, alla faccia nostra – arrivò Benn con un pentolone di pece calda in mano, direttamente dalle officine dei pescatori dove avveniva il calafataggio delle barche.

Beckman guardò meglio la ragazza in volto – Dovremo fare una trasfusione anche a lei, doc – disse notando il pallore di Makino.

Ftoros ghignò – Non preoccuparti, ragazza. Se bastasse così poco a far fuori Shanks, ce lo saremmo levato dai piedi da un pezzo! È tutto un suo piano per starti appiccicato! –

Lei avvampò imbarazzata, e non notò quasi Beckman posizionarsi lugubre dietro il proprio capitano; il medico usando lo Zippo che aveva in tasca disinfettò la lama di un lungo e scintillante seghetto e disse cupo:  – Reggetelo –

 

~

 

Il piccolo Rufy non si era mai sentito così in colpa per tutta la sua breve vita. Era stato per lui che il suo amico era ridotto così, e non si dava pace, tormentando ogni membro della Red Force che scendeva a terra e chiedendogli come stesse il pirata che l’aveva salvato. Finché Benn, impietosito, non gli aveva permesso di salire a bordo per andare a trovare il diretto interessato, che riposava nel suo letto ancora sotto l'effetto degli antidolorifici che Ftoros gli aveva generosamente somministrato.

Il piccolino, trovando il Rosso che non solo dormiva ma russava anche alla grossa, vedendolo tutto sommato sereno, non aveva trovato niente di meglio da fare che sedersi sul letto e addormentarsi lì, raggomitolato presso le ginocchia del capitano per poi, nel sonno, prendersi quasi la metà del letto.

Benn entrò a controllare che la peste non facesse troppa confusione, ma la trovò placida e addormentata con Rufy spalmato sul materasso con la testa a piedi; sospirò, alzò gli occhi al cielo e spostò un piedino che era finito pericolosamente vicino al moncone di Shanks prima di uscire dalla stanza.

 

~

 

Il piccolo Monkey non si era svegliato nemmeno quando Makino gli aveva accarezzato la testa e lo aveva spostato verso il lato del letto, quello accostato alla parete, per permettere a Shanks almeno di stendere le gambe. E non aveva aperto gli occhi nemmeno quando la locandiera aveva guardato il capitano inerme nel letto e aveva cominciato a piangere, senza darsi un senso né un freno, fino ad inginocchiarsi accanto alla brandina stringendosi al fianco dell’uomo, calmandosi infine solo perché lo sentiva respirare tranquillo e non voleva correre il rischio di svegliarlo, consapevole di quanto gli servisse in quel momento dormire.

Adesso però c’era l’imponente Beckman nella stanza, che aveva posato una coperta addosso alla ragazza perché non si raffreddasse; per come s’era messa, seduta sul pavimento e abbracciata alla vita di Shanks, la cui branda non era troppo alta da terra, a prenderla in braccio c’era il rischio che si svegliasse, mentre dopo aver passato un’intera notte ad angustiarsi aveva davvero bisogno di riposare, meglio se con il Rosso nei paraggi.

– Sono qui da molto? – sussurrò Shanks.

– Da ieri pomeriggio. È martedì mattina – rispose il Vice appoggiandosi alla parete accanto alla testa del letto e incrociando le braccia sullo sterno; tirò fuori dal pacchetto una sigaretta e se l’incastrò fra le labbra, spenta.

Shanks sorrise sfregandosi gli occhi – Ho fatto di peggio – ammise.

– Il solito cazzaro – rispose truce Benn – Li hai fatti preoccupare a morte – disse poi, accennando a Rufy che si era ripreso mezzo letto e Makino che finalmente dormiva. Il Rosso le lasciò una fugace carezza sui capelli neri, sciolti e liberi dall’odiosa bandana che li nascondeva quando lavorava.

A conti fatti, Beckman non poteva rimproverare proprio nulla al suo capitano: dannazione, se non fosse stato per lui il bambino sarebbe morto, e in quel momento sarebbero stati a consolare Makino, impresa del tutto impossibile considerando quanto era affezionata al moccioso. Per non parlare dello stesso Shanks, che si sarebbe roso il fegato a vita.

– Quando si svegliano, bada di ringraziarli a dovere – ammonì il pistolero uscendo – Il ragazzino ti ha difeso da quel figlio di puttana che continuava ad insultarci, e lei ha aiutato Ftoros a rattopparti dall’inizio alla fine senza svenire… anche se credimi, ne aveva una gran voglia –

– Brutto spettacolo, uhm? – domandò sottovoce il Rosso con l’avambraccio sugli occhi, che tra l'anestetico e il dissanguamento ricordava poco e niente di quanto successo dopo aver guadagnato la riva con Rufy.

Benn in risposta prima di uscire dalla stanza con un fiammifero già acceso, gli indicò con lo sguardo critico il moncone, le cui fasce correvano fin sul petto per immobilizzare il tutto. Certo che è stato un brutto spettacolo per lei, che razza di domanda!, diceva quell’occhiata, e Shanks sentì un vago senso di colpa per il fatto che Makino vi avesse assistito. Ma pentirsi no, decisamente no: sollevò un po’ il capo e sorrise nel guardare il bambino che dormiva tranquillo abbracciato al suo stinco (cui ad esser precisi stava anche sbavando su, nel sonno), poi crollò di nuovo sul cuscino.

Quanti sedativi aveva in corpo per riuscire appena a sollevare la testa? Fortuna che, anche da dov’era, poteva vedere la ragazza che dormiva, saldamente ancorata a lui con un braccio e il capo appoggiato al suo fianco, con il viso rivolto verso di lui. Pessima posizione per addormentarsi, ma il capitano pensò che svegliarla per dirle che poteva riposare con lui e Rufy sul materasso sarebbe servito solo a farle raccogliere la gonna da terra e a farla scappare via imbarazzata.

Doveva essere davvero esausta, pensò con riconoscenza, sorridendo. Esausta e terribilmente preoccupata per lui. Non si destò nemmeno quando le accarezzò le spalle e la testa, anzi si strinse di più a lui continuando a dormire.

Il Rosso si voltò verso il comodino, dove qualcuno aveva posato il suo cappello di paglia, stropicciato per tutte le avventure ma ancora arzillo e fedelmente al suo fianco.

– Ne hai una in più da raccontare, eh, vecchio mio? – sussurrò Shanks ghignando  – Non credo che il capitano avrebbe agito diversamente… non era proprio il tipo da farla passar liscia a chi parlava male degli amici… e credo che anche quello lì – disse indicando Rufy – seguirà le nostre malfamate orme! –

Il cappello continuò imperterrito a non rispondere, preferendo bearsi di quel momento di tranquillità sul comodino invece che sulla testa di un padrone scapestrato. Momento che non durò più a lungo, perché Shanks smise di coccolare la locandiera per afferrarlo e posarselo sul capo, coprendosi gli occhi, come quando dormiva sulla polena della Red Force e lo usava per schermare i raggi del Sole.

– Ora sì che va meglio – mormorò il Rosso riprendendo a stringere Makino e addormentandosi di nuovo, con il vecchio cappello di Roger a vegliare su tutti e tre.

 

 

 

 

 

Dietro le quinte…

A me piace farmi del male. C’è un personaggio che SO di aver difficoltà a gestire? Rendiamolo protagonista di una One-Shot! Ciao Makino, grazie per la tua difficoltosa compagnia! E sì, qui ha i capelli neri: seguo il manga, per me vederla con quel verde petrolio è innaturale come sentire “Rubber”. Vogliate passarmi questa licenza poetica.

Tutto quello che avete letto sull’amputazione è reale; in ambito piratesco si ricorreva, da quanto ho capito, o alla pece o al coltello arroventato per cauterizzare, ma per il coltello non ho trovato riscontri se non in una vecchia puntata di Sandokan. Non guardatemi così, sto male io per Shanks! Oda ci aveva risparmiato dettagli così crudi ma giustamente (inizio ironia) si sentiva proprio il bisogno di qualcuna che ficcanasasse nei retroscena (fine ironia). Se a qualcuno è sembrato strano che Ftoros, il medico di bordo, impugnasse il seghetto, vi dirò che (mi dispiace scriverlo ma altrimenti sembra davvero una forzatura) nelle amputazioni l’osso dev’essere più corto dei tessuti circostanti perché il tutto si cicatrizzi. E il Re della Scogliera non era stato così preciso. Questa One Shot è proprio splatter. Povero Shanks ç_ç

La finisco qui, potrei parlare per ore! Passo e chiudo!

Yellow Canadair

  
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