Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: Fujiko_Matsui97    05/11/2014    2 recensioni
[Letteralmente "la Tata Detective"]
DAL PROLOGO:
"-Effettivamente, c'è qualcosa che lei potrebbe fare per ripagarmi dei miei servigi...-
Qualunque pensiero poco casto avesse abbracciato estasiato la mia mente, fui costretto ad abbandonarlo bruscamente quando vidi un sorriso bonario farsi strada sul volto scarno eppure affascinante del detective: -...le andrebbe di badare ai miei figli mentre io sono via?-"
[...]
"Fu quando notai perplesso un sorriso cinico e soddisfatto comparire su quel volto angelico e un po' paffuto per l'infanzia che capii, troppo tardi, che l'inferno era già iniziato."
---------
Ultimamente il mio cervello partorisce idee abbastanza assurde (sai che novità...); questo è uno dei miei esperimenti, a voi e alle vostre recensioni il giudicare se merita di essere portato avanti! :)
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Near | Coppie: L/Light
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

 

The Nanny Detective

[ovvero come fare colazione nel migliore dei modi]

 

 

 

 

 

 

 

Per quello che ne poteva sapere, Mail Jeevas, in arte Matt, era nato in Spagna, a Cordova.

La sua era una città povera, ma al bimbo non importava, perchè il suo era un popolo allegro e durante le feste di piazza che riunivano tutte le comunità gli sembrava di toccare il cielo con un dito, e non era solo per le deliziose bancarelle di Tapas.

Quando urlava alla mamma con gli occhi luminosi di voler guidare un toro, la ragazza sorrideva e gli carezzava il capo di scombinati ciuffi rossi, osservando ferita le sue iridi così verdi.

Anastacia, quello era il suo nome, odiava tanto gli occhi del figlioletto: era una ragazza madre cresciuta nei bassifondi, abbandonata da quello che credeva l'amore della sua vita quando questi scoprì che aspettava un figlio da lui; facendosi forza, aveva cercato di crescere quello spensierato fagotto come meglio poteva, rinunciando anche a quei pochi lussi che l'impiego in fabbrica le permetteva.

Matt, che leggeva la sofferenza nello sguardo della mamma ogni qual volta che ella lo guardava, non poteva immaginare che il motivo fosse che quegli occhi così splendenti e vivi assomigliassero così dannatamente a quelli del padre bastardo.

Fu verso i cinque anni che iniziò a girare per il paese con le dita paffute a coprirsi le palpebre, sbattendo più volte contro carri o edifici con il corpo e pensando così di piacere di più alla madre, che avvertiva sempre più distante e con strane carte in mano ogni volta che rincasava dal duro lavoro.

Anastacia l'aveva abbandonato pochi mesi dopo, incapace di crescerlo oltre e in gravi problemi economici; Matt, il sorridente, cordiale Matt, non se n'era nemmeno accorto: la donna l'aveva preso addormentato dallo scomodo letto e portato, con le sue braccia sottili, fino al convento, lasciandolo di fronte alla porta e suonando il campanello, come fosse un pacco regalo, si, ma non gradito, che facesse fuggire imbarazzato e mortificato il mittente.

 

 

 

Quel mattino, nonostante fossi appena arrivato in quella casa, mi svegliai di buonumore.

Il fornaio era da poco arrivato con un grande cesto direttamente dalla sua bottega, e ora un fresco profumo di pagnotte appena sfornate aleggiava per le stanze; una volta vestito iniziai a scendere le scale, e un rossore mi si diffuse per le guance quando notai che Lawliet era già sveglio, intento in vestaglia a leggere il giornale.

Quando mi vide, mi salutò cordiale, invitandomi a sedere accanto a lui; Mail e gli altri due erano seduti al grande tavolo in cucina, ciondolando i piedi che non arrivavano a toccare terra.

-Yagami, da oggi ricomincia la mia settimana lavorativa, confido nel tuo tenere d'occhio i bambini.-

-Non si preoccupi, vedrà che ci divertiremo moltissimo assieme.-

Portarli a spasso. Si tratta solo di portarli a spasso...” iniziai a ripetere come un mantra tra me e me, sforzandomi di sorridere gioiosamente e non invece temere per la mia incolumità.

Il fatto che fosse domenica e non un giorno lavorativo qualunque non faceva che alimentare in me l'angoscia: i tre non sarebbero usciti per andare a scuola, ergo, avrei dovuto controllarli tutto il tempo.

Ero così immerso nei miei pensieri ben poco felici che non ascoltai le ultime, importantissime parole di Lawliet: tanto, il fato è sempre dalla mia, no?!

Quando uscì gli augurai buon lavoro e richiusi la porta con calma, avviandomi in cucina:

-Ehi Yagami, vuoi fare colazione?- enunciò il rosso con un sorriso e io, a dir poco stupito da quella cordialità (e chiedendomi chi cavolo gli avesse dato tutta quella confidenza), soprattutto perchè ancora cercavo di capire se mi fossi o meno immaginato il gestaccio del biondo il giorno prima, accettai seppur titubante.

I dubbi svanirono dalla mia mente quando lo vidi scendere dalla sedia in legno con un balzo e avviarsi, il boccone ancora fra le labbra, al fornello e accendere sotto la teiera:

-Posso domandarle una cosa?- la voce pacata del più piccolo annullò ogni istante di silenzio, facendomi sorridere cauto: -Certo, Nate.-

-Come mai è qui?- Non ebbi modo di prendermela, giacchè il suo tono non era né polemico né antipatico... semplicemente curioso.

Riflettei per qualche istante, e mentre aprivo la bocca per rispondere un borbottio allegro sottostò alla voce di Mihael: -Matt, credo sia pronto.-

-Ora lo prendo...- sussurrò Mail, armeggiando con i guanti da cucina per non scottarsi.

Lo vidi parecchio in difficoltà per cui, facendo prevalere il mio istinto da persona adulta, mi avvicinai con uno scatto a lui;

-Lascia, non preoccuparti, faccio io.- con un guanto di stoffa cercai di avvicinare a me la teiera: -Ma no, tu sei l'ospite, faccio io! Mica sono impedito, sai..?- tirò lui di rimando, parecchio offeso e infilandosi un'altra pagnotta fra le labbra, e dopo fu solo un attimo.

-Matt... Matt atten..!- alzai la voce soffocata mentre lui, sbattendo col braccio contro il ripiano in marmo, osservava con la bocca spalancata in una grandiosa “O” il contenitore traballare pericolosamente e il liquido scuro che, tramite il beccuccio, volava ad invadere il mio corpo.

Urlai di disgusto e di dolore quando il liquido bollente andò sulla mia camicia e ovunque sui miei vestiti: -Brucia! Cazzo, bruciaaa!!!-

Avvertivo fitte lancinanti ovunque, la gola in fiamme mentre tentavo tremante di sganciare le bretelle.

-Offio, Yagami, fcusa! Non folefo..!- bofonchiò con il cibo masticato ancora in bocca, sputacchiandomelo tutto addosso.

Caldo. Caldo insopportabile ovunque.

Lo ignorai e, ringhiando furibondo, mi tolsi la camicia colma di quello schifo che era il misto di saliva, cibo e liquido di dubbia origine, tentando di annullare il dolore, gli occhi fuori dalle orbite e il respiro veloce: quando rimasi in mutande finalmente sentii l'aria fresca allontanare poco a poco il dolore, le espressioni perplesse dei tre demoni davanti a me.

-E lei chi diamine è? Cosa sta facendo ai miei bambini?!-

Mi voltai, incontrando lo sguardo allucinato di una grassa e simpatica signora: -Dice a me..?- mormorai, preso alla sprovvista:

-E certo, a chi se no? Vede altri pervertiti qui dentro?!-

-Pe-pervertiti?- improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno, mi ricordai di essere in mutande al centro della cucina. Con tre marmocchi davanti al mio corpo.

La voce mi morì in gola mentre, col dito alzato per metà, tentavo di articolare una frase decente: -Io...lei...si sta sbagliando, non è come pensa, sa? È stato un incidente..!-

-Si, dicono tutti così...- sussurrò lei in posizione di difesa, assottigliando gli occhi e fissandomi con un intenso disprezzo;

-Ma...ma...mi è semplicemente andato addosso il the bollente..!- piagnucolai con un'espressione a dir poco da cane bastonato, voltandomi con odio verso Mail, che adesso fischiettava leggermente, intento a studiare con palese interesse i biscotti sul ripiano più in alto.

Ah, ora non dici più che ti dispiace, brutto piccolo..!!!” pensai frustrato dall'impotenza a cui ero ingiustamente sottoposto, ma non potevo di certo mettermi a dare la colpa al bambino, che figura da uomo responsabile e maturo ci avrei fatto?!

Nate si rigirava quieto le ciocche fra le dita mentre Mihael era intento ad osservarsi le unghie con indifferenza.

-Io sono la domestica di famiglia, signore, e lei non mi piace, motivo per cui riferirò ciò che ho visto a Lawliet. Venite dalla zia, piccini!- concluse la grassona, accogliendo fra le braccia i tre dalla faccia angelica palesemente falsa prima di allontanarsi a mento alto con loro, piccata.

Lasciandomi solo, in mutande e al centro della cucina.

Grandioso non c'è che dire, davvero grandioso!, pensai sconsolato all'idea di quello che sarebbe venuto a sapere Lawliet: sono qui da nemmeno un giorno e devo già buttare un completo, chiudere di nuovo a chiave la mia porta stanotte e difendermi dalle accuse di maniaco sessuale.

Cosa mi avrebbe atteso il pomeriggio?

 

 

 

-Pulcini miei, che ne dite di aiutare la vostra vecchia balia?- annunciò la donna appena uscita con i tre in giardino, non facendo minimamente caso al sorriso soddisfatto che si erano scambiati Mihael e Mail per il loro piano realizzatosi perfettamente:

-No, Theresa, non ci va! Se proprio dobbiamo fare qualcosa, almeno andiamo a pulire i cavalli!-

La donna, affranta, li lasciò andare a sbrigare quel compito, non prima di essersi lamentata a dovere sul fatto che i compiti più difficili toccavano sempre a lei: almeno, era meglio che niente!

I due corsero dietro le siepi e svoltarono l'angolo per raggiungere il retro della casa.

Senza perdere nemmeno un minuto di tempo, il rosso si accovacciò nell'erba per far salire Mihael sulle spalle e sollevarlo così all'altezza desiderata.

-Cosa state facendo?- domandò curioso Near, che era riuscito a raggiungerli solo dopo, in quanto soffriva d'asma e non poteva correre:

-Stà a vedere...- sogghignò Mello, chiedendo a Matt di sollevarlo di più in modo da sollevare il gancio che teneva lo sportello del maneggio chiuso.

-Near, chiama fuori il tuo che è più docile.- comandò il biondo, scendendo dalla schiena di Matt e l'albino fece finta di non sentire la risata di quest'ultimo e la sua frecciatina di “Come il proprietario, dopotutto...” e si diresse all'interno, facendo avvicinare a sé con un paio di carote un magnifico destriero dal manto bruno.

-Ehi! Ma quello è il mio!- protestò Matt piccato, osservando con gelosia come quello cedesse alle coccole del bambino, che si giustificò nascondendo un sorrisetto di vendetta: -Il mio dorme, col tuo faremo prima.-

-Near ha ragione.- intervenne Mello, prendendo per le redini il diretto interessato, ovvero Achille, che lo seguì abbastanza tranquillo prima che Matt gli sussurrasse nelle sottili orecchie il piano, carezzandolo: -Non abbiamo tempo da perdere.-

 

 

Entrai nella stanza che ero già stanco, seppur mi fossi svegliato nemmeno un'ora prima: non pensavo che badare a dei bambini fosse così stancante... ma che bambini!

Nonostante il mio umore nero, non potei fare a meno di consolarmi pensando che fossero con quella tipa che ora mi considerava un maniaco: forse, sarei finalmente riuscito ad avere qualche momento di pace.

Osservando la camera pensieroso decisi, secondo un mio programma mentale, che sarei andato prima a farmi una bella doccia per lavarmi dal puzzo di the freddo e poi avrei iniziato una lettera da spedire ai miei. I vestiti, ormai, erano da buttare.

Sfilandomi e buttando in un angolo questi ultimi che mi ero rimesso dopo l'incidente con la balia, entrai nel bagno chiudendo la porta a chiave.

Errore, madornale errore.

Non potevo sospettare che Near, il piccolo e tranquillo Near, fosse stato mandato di sopra, nella mia stanza e mentre io mi facevo la doccia, ad inserire un tassello del suo puzzle nella serratura.

La chiave si era sollevata, senza possibilità che girasse sopra quel peso.

 

 

-Pronto, Achille?- sussurrò Mello al cavallo del rosso, che lo amava particolarmente, mentre il proprietario iniziava ad avere dei dubbi: -Sei sicuro che funzionerà?-

-Oh, andiamo Matt, da quando in qua i miei piani non funzionano?!-

 

 

 

Entrai nella vasca elegante, utilizzandola come una doccia e beandomi subito del getto d'acqua calda sulla mia testa: il bagno era costellato alle pareti da piastrelle azzurre e necessità di ceramica bianca, sovrastate spesso da uno specchio e illuminate dalla piccola finestrella ad oblò.

Ora, soffermiamoci su quest'ultima, cosa che io non feci, ovviamente: perchè avrei dovuto?!

Era di tratto elegante, unica nella stanza, e abbastanza piccola, ovviamente coperta da tendaggi in plastica non trasparente... non mi sarebbe sembrato intelligente da parte di uno come Lawliet mettere una finestra senza tende coprenti collegata proprio al bagno: di certo non ci si può lavare dando spettacolo a tutti!

Fatto sta che non la calcolai più di tanto, iniziando invece ad insaponarmi rilassato il corpo e i capelli, lasciando che il getto d'acqua costante facesse il suo dovere.

Non mi accorsi, con le palpebre chiuse e il corpo rivolto verso il muro a sinistra, che dalla finestrella alla mia destra una tenda era stata scostata, poi due, lasciando che un enorme coso scuro entrasse senza chiedere permesso.

Sorridendo e libero da cattivi pensieri, corrugai la fronte avvertendo un'aria fredda sulle natiche e sull'osso sacro: adducendo alla finestra, il cui tendaggio forse si era sollevato, la colpa, mi voltai, libero sul viso da saponi e oli, con l'intento di chiuderlo.

Ora, non sto qui a raccontarvi per i dettagli quello che feci quando mi ritrovai il muso scuro ed ingrandito di un cavallo a pochi millimetri dalle mie natiche, né a soffermarmi sui bei momenti in cui egli mi fissava limpido dinanzi alla mia espressione che variava da attonita, a sconvolta, per poi ridursi ad un misto fra quelle precedenti sommato al disgusto.

Con un urlo degno di un(a) cantante di lirica al suo debutto, balzai all'indietro, cadendo nella vasca come un idiota per poi arretrare scompostamente su quel piano scivoloso e non so come riuscire ad uscire da quella prigione bianca, correndo a carponi mentre lottavo fra le cadute a causa del sapone che ancora avevo, diffuso per il corpo.

Il cavallo intanto mi seguiva allegro con lo sguardo e, con mio crescente terrore, anche con parte del collo, avvicinandosi ancora di più a me nel bagno che mai mi era sembrato tanto angusto.

Gli rivolsi una serie di insulti poco cordiali fra le urla quando con il suo muso umido mi toccò il fianco, avventandomi isterico sulla porta e cercando di aprirla, cosa che, ovviamente, non avvenne!

Con la mia più grande disperazione mentre quell'animale aveva ormai deciso di classificarmi come il suo amichetto del cuore, leccandomi felice la pelle bagnata e facendomi rabbrividire schifato, colpii la porta in legno ripetute volte e con tutta la mia forza, senza esito nemmeno quando forzai la maniglia no-stop.

Infine, dopo aver sbatacchiato la chiave nella serratura per diversi minuti e ormai sull'orlo del pianto come una donna che ha passato l'intera serata sui tacchi, udii il tanto atteso clack che mi portò alla liberazione.

Avrei dopo scoperto che era il pezzo di cartone del puzzle di Near che si era piegato su sé stesso, permettendo alla chiave di muoversi.

La porta spalancata, arrancai a piena velocità fuori dalla stanza, avvertendo come colpo di grazia qualcosa strisciare sulle mie caviglie e costringendomi, prima di realizzare qualunque pensiero coerente, a farmi crollare scompostamente sul pavimento, cadendo a faccia a terra.

Near, in silenzio dietro la porta semichiusa, tirò via il filo di cotone della balia che aveva fissato al muro opposto, allontanandosi silenzioso giù per le scale e stentando a trattenere un sorriso.

 

"I bambini sono tanti, eppure il vociare sembra soffuso...” fu l'unica cosa che riusciva a pensare Matt mentre, le mani sugli occhi, ascoltava l'ambiente circostante.

Era seduto in quella piazza da un po', quando i genitori adottivi l'avevano portato in quel nuovo paese, con la sua nuova lingua.

Ma Matt imparava in fretta, e non si stancava mai di quel rumore che gli ricordava la sua vecchia vita.

-Cosa stai facendo?- un tono dal deciso accento tedesco interruppe il flusso dei suoi pensieri, facendolo quasi sobbalzare: -Niente, sto solo seduto qui.-

-Non fare il finto tonto...- cantilenò, e il rosso esaminò la voce un po' acuta per l'infanzia, trovandola poco cordiale: -...intendo dire perchè diamine stai con gli occhi coperti. Hai paura di qualcosa?- domandò, e Matt serrò forte le labbra.

-Io non ho paura. Non ho avuto paura quando mamma mi ha lasciato, e non ne ho di certo ora!- quasi gridò, la rabbia che montava veloce nel suo corpicino.

Si stupì dei secondi di silenzio che vennero subito dopo, come una manna dal cielo prima che il tono del tipo si ripresentasse, stavolta più come un borbottio:

-Anche io sono stato abbandonato... in un postaccio, per intenderci, ma mica mi monto ad eroe per questo..!-

Matt boccheggiò di fronte all'aria fresca che avvertì sulle palpebre un istante dopo, quando le sue dita vennero tolte senza grazia da lì: -E togliti queste mani, che così mi piaci di più.-

Il rosso, le iridi verdi esposte al sole, osservava stupito e meravigliato quel ragazzino dalla fronte corrucciata, i capelli biondi al vento che sembravano oscurare il sole.

 

Mihael, ridendo a crepapelle fuori l'edificio e appena dietro al corpo scuro del cavallo in questione, si voltò con un sorriso luminoso verso Matt: -Visto?! Te l'avevo detto che avrebbe funzionato! Non potrai dubitare mai più di me, adesso..!- esclamava fra le risa quasi piegato in due dallo sforzo, lasciando che il rosso lo guardasse stupito come quel giorno, un sorriso dolce poi dipinto sul suo volto, le labbra aperte in un sussurro dolce che Mello non poteva sentire:

-Non l'ho mai fatto...-

 

 

-Mihael mi ha raccontato della sua disavventura di oggi, Yagami. Sicuro di stare bene?-

Ero andato a riposare dopo la colazione in camera e, una volta svegliato dopo qualche ora, non avevo visto che il pavimento era bagnato per la signora Theresa che aveva appena finito di lavare ed ero caduto per le scale, ferendomi in volto.

O perlomeno, questa era la versione del trio di satana.

Mi sforzai di non assumere uno sguardo truce mentre, seduto sulla poltrona di fronte a Lawliet, mi tamponavo il naso rosso da quel pomeriggio con un batuffolo di cotone, cercando di non pensare al cerotto che avevo proprio sul mento e che mi faceva sembrare un cretino, né al mio aspetto devastato, fra graffi e sangue dalle narici.

-Già... proprio così.-

Sarà meglio per te, Lawliet, che questi sacrifici per entrare nelle tue grazie e nel tuo cuore valgano la pena: altrimenti, prima uccido quelle pesti e poi faccio fuori anche te!

Il detective di fronte a me girò la pagina del giornale quotidiano con un sorriso divertito nel vedere le smorfie che facevo col naso per il bruciore dell'ovatta, prima di sfilarsi gli occhialetti con un gesto fluido, interrompendo la lettura: -Yagami...-

-Light.- lo interruppi io, rivelando in lui un'occhiata sorpresa: che il dolore mi avesse fatto diventare sfacciato?-

-Mi chiamo Light. Passeremo molto tempo assieme e abbiamo più o meno la stessa età... penso che dovremmo iniziare darci del tu, non sei d'accordo?- conclusi, tuttavia, con tono deciso.

Il detective annuì, portandosi il bicchiere di scotch alle labbra: -Light...- sussurrò con il solito timbro caldo, facendo sì che un brivido mi partisse dal cervello ormai perso e poi lungo la spina dorsale:

-Prima lezione: finchè userai il cervello anche le apparenze potranno essere giuste, la maggior parte delle volte.-

Come dissentire? Io l'avevo imparato nell'arco di quella giornata.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

Ho un sonno bestiale, motivo per cui non mi dilungherò molto: come vedete la storia inizia a diventare più dinamica, e mano a mano verrà lasciato sempre più spazio all'introspezione dei personaggi :)

Spero che i cavalli siano di vostro gusto XD,

 

 

 

 

 

-FM.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: Fujiko_Matsui97