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Autore: Killas    06/11/2014    2 recensioni
E se Hermione fosse fatta prigioniera da Bellatrix Lestrange a Malfoy Manor? Cosa succederebbe se il sangue di due Mezzosangue si mischiasse? E se Harry e Hermione condividessero proprio tutto come andrebbe a finire la loro storia? Beh, lo scopriremo solo leggendo!
P.s: è la mia prima long-fic quindi abbiate pietà e recensite in tantiii, ho bisogno dei vostri pareri!
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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CAPITOLO 3
 
 
Dove sono finita? Cosa diavolo è mai questo limbo sconosciuto in cui non sento niente? Oh, che piacevole sensazione non sentire nulla per una volta, ma ho paura: sono reale? Non sento le mani, le dita non rispondono al mio comando, i piedi non si muovono,restano piantati a terra immobili come bloccati da un’enorme masso. E poi non sento il cuore spiccare il volo, perché non batte a ritmo frenetico? Perché non sento quelli minuscole gocce salate imperlarmi la fronte? Niente. Io sono niente.
 
Mi sveglio dopo quanto? Ore forse? Non lo so, nel mio limbo personale non esiste tempo,spazio, non esiste niente fuorché i miei pensieri che sento riecheggiare forti e chiari, rimbalzanti sulle nere pareti della mia mente, ma quando apro gli occhi sono..in ospedale? Wow, dal limbo direttamente all’inferno, che passaggio di qualità, ma..
-Professor Silente? – chiedo con voce tremolante e piena di dubbio: è davvero Silente quell’uomo in piedi accanto al mio letto, con una lunga veste rosso cremisi piena di decorazioni dorate, e la sua inconfondibile barba bianca sempre ben curata. Sorrido, ora più che mai Silente mi sembra Babbo Natale nelle raffigurazioni che mamma e papà mi propinavano da piccola; già, la mia ingenuità da ragazzina era la parte migliore della vita, quando non capivo niente e credevo a qualsiasi cosa mi dicessero i miei perché di loro mi fidavo ciecamente, a dispetto di ora che non faccio altro che guardarli con disprezzo e paura, tanta paura.
-Salve Signorina Granger, mi dispiace incontrarla in questo spiacevole frangente ma tutti abbiamo notato la sua, come dire, assenza ingiustificata e.. – lo interrompo, non voglio che parli, non voglio dovergli dare spiegazioni, non voglio avere niente a che fare con chiunque mi ricordi lui
-No professore, io non posso tornare.. mi dispiace, perderò l’ultimo anno, non mi diplomerò, ma io..non.. – come fa quell’uomo a mettermi così in soggezione? Sarà il suo sguardo, i suoi occhi così profondi da bruciarmi la pelle, quel sorriso paterno così rassicurante che mi fa venir voglia di lanciarmi fra le sue braccia, che non riesco a parlare, ad oppormi a questa maledetta situazione. E lui la vede quella voglia di voler tornare, vede il cuore scalpitare nel petto, vede ogni singola fibra del mio corpo opporsi, vede la magia scorrere e far tremare la stanza, le lacrime pungere e spingere sugli occhi per rotolare lungo il viso, vede quell’orgoglio e quel dolore che ingoio furiosamente.
-Che succede, miss Granger? C’era un uomo prima qui fuori, è lui che ti ha salvata? E il Signore e la Signora Granger?
-Io..loro, ecco..erano molto impegnati e.. – non ci riesco proprio a dire tutta la verità, ma so che lui ha già capito senza bisogno di parole o di leggermi il pensiero, lui sa che se sono lì è per colpa loro, sa che non posso tornare perché se solo mi azzardassi a rimettere piede fuori da casa mi ucciderebbero prima di riuscire a varcare la soglia di casa. Lui sa, ma mi rispetta e rispetta la mia decisione e so che non farà nulla per fami cambiare idea, perché Silente è troppo sveglio: la sua sola presenza mi ha già convinta a tornare.
-Ricordati, mia cara Hermione , che Hogwarts sarà sempre la tua casa, pronta ad accoglierti quando vorrai tornare. C’è qualcuno che ha disperatamente bisogno di te, e nel profondo del tuo cuore sai che anche tu hai bisogno di lui..loro. Fa attenzione, non è un mondo sicuro per nessuno. Arrivederci, Hermione.
Hermione, rare volte mi ha chiamata col mio nome e sulle sue labbra ha un suono dolce, melodioso, giusto. Ma non c’è niente di più sbagliato al mondo di me.
 
 
 
-Notizia dell’ultima ora: salgono a quindici le famiglie sterminate brutalmente da questa banda di criminali incappucciati che si introduce nelle dimore e le rade completamente al sole, lasciando in un modo sconosciuto una firma inconfondibile, un orrendo teschio con un serpente. Dilaga la paura fra la gente, Londra è completamente nel panico, ma le autorità rassicurano: stiamo facendo di tutto per contrastare queste bestie.
 
Quindici famiglie sterminate, uomini donne e bambini indifferentemente da sesso ed età erano stati brutalmente uccisi e marchiati, tutti Babbani o Magonò o Mezzosangue, e il mondo Babbano le faceva passare come vittime di una banda  impazzita di “incappucciati”, probabilmente appartenenti a qualche setta satanica. Ormai i telegiornali non fanno altro che parlare di questi strani omicidi irrisolti seminando il panico tra la gente e alimentando la smaniosa sete di sangue di quegli assassini, che ora più che mai stanno riunendo le forze per fare uscire il Bambino Sopravvissuto allo scoperto; Bambino che da qualche settimana a questa parte non sta facendo altro che bombardarmi di lettere, Strilettere, minacce minatorie intimando persino Edvige di  prendermi a morsi se non le consegno immediata risposta, e puntualmente mi ritrovo con le dita insanguinate e una civetta che mi strilla addosso, facendo sì che mio padre salga ogni due per tre a lanciare qualche urlo. E’ una cosa abituale ormai, non faccio più nemmeno caso alle sue parole tanto le conosco a memoria, non salto più nemmeno quando sbatte i pugni contro la porta, ormai conosco l’intensità anche di quelli; poi ci sono volte in cui torna a casa così talmente ubriaco che non ce la fa nemmeno a battere contro la porta che si ci lascia cadere, facendomi udire un tonfo e una risata ebete, allora capisco che quello è il momento giusto per chiudermi a chiave e blindare la porta con qualsiasi mezzo se voglio evitare di finire male, di nuovo. La cosa positiva è che, quando torna a casa in questo stato, riesco a sgattaiolare via e uscire in strada, respirando finalmente aria di libertà: appena dopo tornata dall’ospedale sono riuscita a sottrarre la bacchetta e una serie di miei piccole pozioncine dallo scantinato in cui erano state rinchiuse, perciò quando posso esco in strada e tento di dare una mano a chi ne ha bisogno, senza farmi riconoscere. Non voglio che nessuno sappia che circolo per le strade della Londra babbana o qualcuno potrebbe venire a farmi la pelle per sapere dove si trova Harry, perciò lascio che il buio mi copra il viso e, celata nell’oscurità, vado a caccia: l’altro giorno ho sbaragliato un paio di Mangiamorte che stavano tentando di assassinare due giovani Magonò, catturandoli e “spedendoli” all’Ordine. Sono loro gli unici a conoscenza del mio segreto, nonostante Molly da di matto ogni giorno per la mia avventatezza e Sirius pensa di eregermi un monumento per lo stesso motivo, e sono gli unici a cui riesco a dare una mano in questo momento, anche se non mancano le milioni di domande sul perché  non mi trovo a scuola come qualsiasi diciassettenne con una bacchetta. E no, quello non potranno mai saperlo.
Questa notte è fredda, tetra, l’aria è pesante e il vento soffia sferzante sul mio volto, congelandomi la punta del naso e annebbiandomi gli occhi di lacrime; le strade non sono proprio affollate, siamo nella settimana e la gente o lavora fino a tardi o resta a tediarsi in casa nell’attesa del nuovo giorno, perciò è più facile controllare che tutte le cose vadano per il verso giusto. Sul mio cellulare ho registrato una mappa approssimata di tutti il quartieri magici colpiti e quelli a rischio, perciò mi dirigo verso le “zone rosse”, come mi diverto a chiamarle, restando nascosta nell’ombra. C’è qualcosa di diverso nell’aria, è come se riuscissi a sentire il sapore del sangue e del dolore; il cielo splende come non mai, riesco persino a vedere più stelle del solito eppure hanno qualcosa di minaccioso. Sento il pericolo, come se dentro di me ci fosse una sorta di “radar” o lucina rossa che mi avvisa ogni qual volta sta per succedere qualcosa; non me lo so spiegare, ma fin da bambina sento il potere della magia scorrermi dentro le vene, sento questa sorta di forza gigantesca prendere ogni fibra del mio corpo e investirla di potenza, sento che tutto risponde a quell’unica attitudine, e tutto reagisce secondo la sua logica, seguendo i suoi schemi e soprattutto seguendo gli impulsi che la magia mi fornisce. Sento la magia vivere dentro di me, ed è forse la cosa più meravigliosa che ci sia perché mi fa sentire forte, invincibile; una lieve fitta all’addome, lì dove c’è un profondo taglio lasciato dall’appena brutta esperienza passata, mi ricorda che infondo io non sono invincibile, che quella magia dentro mi sta guidando verso un altro guaio, verso un nemico che conosco e da cui dovrei stare in guardia. Ma i miei piedi si muovono da soli, seguono una strada che non conosco mentre la mente resta concentrata sulla realtà, così come tutti i miei sensi stanno in allerta pronti a captare qualsiasi rumore: distinguo il suono dei miei passi da quello di chi mi cammina intorno, discerno tutte le voci che sento, cercando di distinguere quale sia quella dolce di una madre e quella minacciosa di un ipotetico assassino incappucciato, cerco di sentire il rumore e il sapore della magia nera, e come se qualcosa avesse attirato quella lucina, mi giro indietro, posando lo sguardo su un vicoletto proprio alla mia sinistra: ci siamo.
Lì c’è qualcosa, lì c’è pericolo: mi avvicino con passo felpato, stringendo la bacchetta contro il fianco, con gli occhi vigili e i muscoli pronti a scattare al minimo movimento; mi accuccio contro la parete e, senza far rumore, metto la testa nel vicoletto scorgendo diverse figure nere che si muovono e ridono, e poi l’avverto l’odore penetrante del sangue. Ce n’è tanto, tanto da farmi salire i conati di vomito e, cacciando indietro la saliva con tutto quello che non ho mangiato, mi sposto in un angolino, stretto e lontano quanto basta per evocare il mio Patronus e mandare un messaggio al N°12 di Grimmaul Place. Ho bisogno di aiuto. Seguite il Patronus.
-Guarda guarda, la mezzosangue Granger. Come mai non sei a scuola zuccherino?
Bellatrix.

 
  
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