3. Voglio la
verità!
-Perché non
me l'hai detto questa mattina?!
-Perché…non
volevo metterti altri dubbi… Ti ho già spiegato come la penso: Ice non è tuo
padre- rispose Poivre, senza guardarla. Il cielo si stava facendo cupo, si
approssimava un temporale, certo meno impetuosa della tempesta che agitava la
nipote.
Udì sbattere
la porta alle sue spalle, ma non si voltò: perché diavolo suo padre aveva
raccontato a Chocola quella storia? Non era abbastanza
sconvolta?
-Dove sei,
Cinnamon?
Chocola si
gettò in lacrime sul letto, odiando tutto e tutti: perché le avevano nascosto la
verità? Perché non le avevano detto fin dall'inizio come stavano le
cose?
Era terribile
convivere con quel peso sull'animo…
Sussultò nel
sentirsi sfiorare la schiena e si sollevò di scatto: c'era Pierre, seduto
accanto a lei. Come riuscisse ad eludere sempre le guardie sarebbe rimasto un
mistero, ma in quell'istante non le importava: lo abbracciò di scatto, piangendo
disperata.
Non voleva
rinunciare a lui…
-Chocola…-
mormorò, avvolgendola con le sue braccia. L'aveva aspettata, accomodato sul
davanzale della finestra, ma quando l'aveva vista entrare, con le guance
bagnate, inconsolabile, era corso al suo fianco.
Le accarezzò
i capelli, domandandole il motivo di tanto dolore e la streghetta gli raccontò
ogni cosa: sul viso del biondo apparve qualcosa di indecifrabile, una sorta di
rabbia trattenuta…e di sofferenza. Nemmeno Pierre voleva crederci, voleva
separarsi da Chocola.
-Non so cosa
ne ricaveremo- pronunciò infine. –Ma possiamo andare a chiedere una risposta
direttamente alla causa…
-Tu…tu sai
dov'è Ice?
-Nel profondo
del regno…a confine con il mondo dei morti…
-Che cosa?!
Corn le ha detto del rapimento?!
-Sì, Robin.
Io non so più come convincerla, per questo ti ho chiamato: tu conoscevi bene
Cinnamon. Forse con te si confidava più che con me.
-Non hai
niente da rimproverarti, Poivre.
-No?- chiese
il giovane, ironico. –Mia sorella aveva bisogno di me, ed io non c'ero. Noi…noi
non andavamo molto d'accordo…
-È normale
tra fratelli.
-Forse se
fossi rimasto al suo fianco, non avrebbe…
-Non si può
cambiare il passato, e lei ora è tornata. Non darti colpe che non hai- replicò
il mago.
-Chocola è in
camera sua. Seguimi.
Ma quando
aprì la porta, della futura regina non c'era traccia: c'era solo la finestra
aperta e il vento freddo. Troppo freddo.
-È con
Pierre- decretò Poivre. –E la cosa non mi rende affatto tranquillo. Chocola era
talmente sconvolta che…
-…che
potrebbero andare da Ice. Dobbiamo trovarli!
-Glass!
-Restami
vicino- le raccomandò Pierre, stringendole la mano e addentrandosi nella parte
più oscura del regno. –Gli abitanti di Extramondo non sono visti di buon occhio
da queste parti. Un po' come me a palazzo.
Chocola
annuì, chiedendosi dove trovasse la voglia di scherzare in quella
situazione.
Ma era anche
vero che quello era il suo mondo: lui si recava da un padre che non lo aveva mai
amato, che l'aveva solo sfruttato per i suoi piani. Lei stava ripiombando in un
incubo, rivivendo ad ogni passo la terribile angoscia provata durante il loro
scontro, quando aveva temuto di aver perso Pierre.
-Siamo
arrivati…- la distrasse il ragazzo, aprendo una porta. Sembrava la soglia del
buio: attorno a loro non c'era che l'oscurità e oltre la porta un corridoio
illuminato con cuori neri, che brillavano di una luce tetra. –Possiamo ancora
tornare indetro.
-No, io
voglio la verità.
-D'accordo-
concluse, incamminandosi con lei. –Sono Pierre, il principe dei
Malefici!
-Non sei
solo- replicò una voce. –Chi porti con te?
-Chocola
Meilleur, l'erede al trono di Extramondo. Vogliamo parlare con
Ice.
-Volete la
sua benedizione per le nozze?!- sghignazzò l'interlocutore. –Prego,
accomodatevi.
I due
percorsero il corridoio, giungendo in una stanza. Sul trono stava seduto un
uomo: pareva la copia di Pierre più adulta e incattivita, con i capelli più
lunghi e lo sguardo più gelido. Chocola capì solo in quel momento quanto si
somigliassero.
-Pierre…Chocola…a
cosa devo una vostra visita? Siete venuti a vedere com'è un mago debole e senza
possibilità di nuocere?
-No, veniamo
a chiederti cosa successe durante il rapimento di
Cinnamon.
-Senza
menzogne- aggiunse Chocola.
-Sei come tua
madre- disse Ice, con un tono arido come un pomeriggio nel deserto. Buffo per
chi dominava il ghiaccio e il gelo. –Se non mettete i puntini sulla i non siete
contente.
Il suo
sguardo glaciale era come acqua fredda: fissava Chocola con un'espressione
indefinibile, in parte di divertimente, in parte di
fastidio.
Quello era il
padre che picchiava, che usava, che insegnava che l'amore era un veleno che uccide
lentamente. Il padre di Pierre.
Ma anche il
suo? Una fredda disperazione si stava diffondendo nelle sue
vene.
-Chocola…solo
Cinnamon poteva scegliere un nome del genere.
-Ti abbiamo
fatto una domanda!
Li guardava
divertito, quasi avesse compreso di averli inchiodati come farfalle in una
bacheca.
-Ed eccoti la
risposta: mentre soggiornava nel mio castello, Cinnamon ritrovò suo marito.
Me.
-NO! Non è
vero! Non avresti mai potuto sposarla ad Extramondo!- gridò la
rossa.
-Infatti
assunsi un'altra identità e poi tornai al mio regno. In realtà non ci fu alcun
rapimento: fu lei a venire da me- raccontò tranquillamente. –Ma non condivideva
né i modi con cui crescevo Pierre, il mio primo figlio, avuto da una delle mie
mogli precedenti, né i miei piani di conquista.
Chocola si
sentiva come sull'orlo di un precipizio, orrido, spaventoso e senza fondo. Le
vertigini le stringevano lo stomaco. Avanzava, era così vicina da poter quasi
guardare di sotto. E avvertiva la tensione di Pierre, nervoso quanto
lei.
-E scappò con
Pierre, lasciandolo nella Foresta Zenzero. Io all'epoca non sapevo che fosse
incinta. Di te, Chocola.
-No…non è
vero…- mormorò Pierre, cadendo in ginocchio. Il suo viso aveva un colorito
bianco verdastro.
Ice lo fissò
negli occhi.
-Credevo ti
avrebbe fatto piacere scoprire che non sei solo- affermò con voce bassa e
meditabonda.
-Non è
possibile… Chocola non può essere mia sorella… Se lo
fosse…
-Cosa
succederebbe?
Il giovane
non rispose, ma la sua espressione di orrore nauseato fu sufficiente per far
uscire Chocola dallo shock: gli si inginocchiò accanto e gli prese una
mano.
-Pierre…
Lui si
ritrasse di scatto e affondò le dita nella stoffa dei
pantaloni.
-No.
L'odio per
Ice bruciava nella gola di Chocola come un pianto trattenuto: dopo aver
sganciato loro addosso la sua verità, se ne stava seduto a osservare i risultati
con gelido interesse.
-Non è vero!-
singhiozzò la streghetta. Quello schifoso manipolatore non poteva aver sposato
anche sua madre.
Pierre aveva
sollevato una mano per coprirsi il volto e parlò attraverso le dita, con una
voce soffocata.
-Io…non ci
credo…
-Questa è la
verità, e il fato ci ha riunito. Ora potremmo stare insieme, come dovrebbe
essere. Come avrebbe dovuto essere se Extramondo e tua madre non si fossero
messi in mezzo.
-Ma che bella
idea! Soltanto tu, tuo figlio in preda ad uno shock post-traumatico e tua figlia
che ti odia con tutta sé stessa- ringhiò la ragazza con tutto il veleno che
seppe trovare. –Per non parlare del fatto che i tuoi due bambini sono
innamorati. Sì, mi sembra proprio la miglior riunione di famiglia che si possa
immaginare!
-Chocola, i
Malefici non possono amare. Non ne sono capaci.
-Tu non ne
sei in grado!
-Tu sei
sangue del mio sangue, Chocola, che ti piaccia o no.
-E tu sei il
solito bugiardo!
Chocola e
Pierre si voltarono.
-Robin! Zio
Poivre! E…mamma…
-Sempre
testarda, Chocola- la rimproverò Poivre. –Mai una volta che tu mi dia
retta.
-Cinnamon, è
un piacere rivederti- disse Ice.
-Per me non è
lo stesso. Così vai in giro dicendo d'essere il padre di
Chocola…
-Prego,
sentiamo la tua versione.
Chocola sentì
il fresco della mano di Pierre sulla propria e la strinse: qualsiasi cosa fosse
successa, niente li avrebbe divisi.
-I Malefici
mi rapirono mentre tornavo da una visita a mio padre. Nel palazzo di Ice
ritrovai mio marito, Daimond, e scoprii che tornare dalla parte del buio non fu
una scelta: tu mi avresti uccisa se lui si fosse rifiutato. Per me fu una gioia
poterlo riabbracciare e sapere che mi amava ancora- rievocò Cinnamon. –Ma il
regno mi attendeva…dovevo fuggire. E dovevo portare via Pierre: quel povero
bambino maltrattato da un padre mostruoso.
-Oh, mi
offendi, cara. Liquidi così il nostro idillio?
-Tra noi non
c'è stato che disprezzo, Ice. Per tenermi legata ai Malefici mi hai trasformata
in un gatto, ma io non sono rimasta al tuo fianco.
-Tu menti,
Cinnamon. E, in fondo, va a tuo vantaggio.
-Cosa?
Gli occhi di
tutti si spostarono sul signore dell'oscurità.