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Autore: violadelpensiero    06/11/2014    2 recensioni
Gli opposti si attraggono? Gli antipodi si completano?
No, questa storia dimostrerà che forse sono le cose che ci permettono di rispecchiarci nell'altra persona ad avvicinarci maggiormente a lei. Allora che cosa condivide Draco Malfoy con Ginevra Weasley? Sesto anno, una Ginny che ha sempre ricevuto amore dalla sua famiglia ma che non riesce ad accontentarsi delle cotte adolescenziali e cerca il sentimento con la A maiuscola e Draco, Mangiamorte per costrizione, intrigato dalla caparbietà dell'unica ragazza che non ha paura di dire le cose come stanno e a tenergli testa per difendere le sue idee. Un mix scoppiettante di incontri rubati, chiarimenti su sè stessi e dialoghi complici nella mia prima long FF Drinny.
(Stralcio dal primo capitolo, POV GINNY)
-Che cosa vuole da me Malfoy?- pensò non irritata né spaventata, ma, si rese conto, curiosa. Iniziò un gioco di sguardi che durò a lungo. Ginny alzò un sopracciglio come a dire: “Che cosa vuoi da me?”. Il ragazzo rispose con un gesto identico e un’alzata di spalle che la rossa tradusse come: “Mah, vediamo dove ci porta il destino”. Stavano flirtando!
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Violadelpensiero
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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DRACO

Come naturale, marzo portava con sé non solo le dolci giornate soleggiate, ma anche pioggerelline insistenti e tiepide. Draco sottovalutava sempre quelle gocce sottili e andava a finire che usciva senza il mantello, bagnandosi completamente in qualche minuto. Quando giocava a Quidditch, poi, gli sembrava che l’acqua entrasse perfino sotto la pelle, come in quel momento. L’allenamento era stato faticoso e abbastanza inutile; non aveva voglia in realtà di sgolarsi per quel branco di idioti che non sapevano nemmeno lanciare una pluffa però la settimana successiva ci sarebbe stata la partita contro Grifondoro e non si poteva permettere di perdere, anche perché che figura ci avrebbe fatto con Ginny? Avevano perfino fatto una scommessa! Nello spogliatoio, mentre si toglieva i vestiti gocciolanti, ripensò sorridendo a quando l’aveva vista intrufolarsi sugli spalti. I suoi capelli si notavano perfino da lontano visto che riflettevano la luce come il rame. Le aveva urlato, proprio nello stesso modo sardonico con cui l’apostrofava in passato le volte in cui si stuzzicavano: -Ehi, Weasley, ti ha mandato Potter per spiarci? Volete imparare dai migliori, evidentemente-

Tutti i suoi compagni avevano riso, ovviamente, ma Ginny imperturbabile aveva risposto per le rime, dando mostra della sua lingua tagliente, una delle sue principali caratteristiche: -Malfoy, smetti di badare a me e inizia a preoccuparti per i tuoi giocatori… Si vede da quaggiù che hanno dei seri problemi con le scope! E fai attenzione, non vorrei che cadendo ti rovinassi quel bel visino- concluse con un sorrisetto malizioso e le guance accese. Si era così buttato in picchiata, sentendo il vento fischiargli nelle orecchie per la velocità e le gocce che gli sferzavano il viso, fino ad arrivare vicino a lei, quasi naso contro naso. Aveva letto la sorpresa nei suoi occhi verdi, ancora scintillanti di divertimento e le aveva sussurrato – la voce roca, calda- nell’orecchio: -E’ meglio che torni al castello e smetti tu di distrarmi, altrimenti se cado e mi faccio male, potrebbe compromettersi non solo il viso, ma qualcosa che a te potrebbe mancare molto, molto di più- Osservò soddisfatto l’espressione scandalizzata che le si dipinse sul volto e le guance arrossite improvvisamente, ma, sebbene imbarazzata, riuscì a rispondergli orgogliosamente alzandosi per tornare indietro con un sorriso da Monna Lisa: -Vuol dire che mi dovrò rivolgere a Lee Jordan, Draco. Sembrava così disposto ad aiutarmi!- E se ne era andata.

-Touchè, amico- aveva pensato il ragazzo, volando in aria –Te la sei meritata-

                                                                                        

Draco, stravaccato su una poltroncina in Sala Comune del dormitorio Slytherin con Theo e Blaise, aspettava impaziente che Evangeline se ne andasse a letto, per poi raggiungere Ginny nella Stanza delle Necessità, ma lei restava lì seduta, impassibile, mentre le altre Serpeverdi parlavano di trucco, di vestiti, di gioielli. Era un giorno importante: sembrava ieri che Draco e Ginevra si erano conosciuti, ma in realtà erano passati ben sette mesi.  Sette lunghi mesi, ventuno settimane da quando per la prima volta aveva posto le labbra sulle sue. Si perse nei ricordi di quello che avevano passato e provò a ricordare quando avesse sentito una così forte emozione. Ma, per quanto divertenti, sia i primi festini Serpeverdi, sia la prima sbronza con i suoi amici, le gare di Quidditch improvvisate alle due di notte, non erano comparabili. Voleva fare qualcosa di speciale, com’era speciale quel qualcosa che avevano creato loro due, insieme. Le fiamme aranciate del camino sfrigolavano dando un po’ di calore all’ampia stanza interamente di color verde scuro. Blaise stava accarezzando il gatto siamese di Pansy, una povera bestiola tutta infiocchettata dai grandi occhi languidi che tanto somigliavano a quelli color fiordaliso del ragazzo, mentre Draco muoveva nervosamente il ginocchio su e giù con espressione tesa e concentrata sull’orologio a pendolo dorato che rintoccava lugubremente sopra al camino scoppiettante. Lanciando un’occhiata perplessa alle lancette, Theodore sollevò un sopracciglio, e sporgendosi un poco sussurrò all’amico: -Ehi, Dra… Anche se continui a gettare sguardi truci all’orologio, il tempo non accelera. E poi smettila con quel ginocchio, che poi la Vipera si insospettisce- Il biondo emise un verso strozzato di frustrazione e si passò una mano fra i capelli con rabbia rispondendo a bisbigli: -Theo, basta, non ce la faccio più-

Accarezzando blandamente il gatto che faceva le fusa, Blaise li informò svogliato che il rettile in questione si stava avvicinando con aria seccata alle loro personali poltroncine. Infatti, proprio come l’amico aveva riferito, Evangeline giunse con espressione ostile davanti a lui, restando ferma in piedi e riuscendo così ad essere all’altezza dei suoi occhi. Quelli della ragazza, nerissimi e imperscrutabili, erano seminascosti da una veletta di pizzo e fortemente bistrati da una matita altrettanto scura. Con la piccola bocca tinta di rosso atteggiata a una smorfia infastidita, i polsi appesantiti da monili dall’aria vetusta, l’indolenza tipica della ragazza viziata, la Blanchard rappresentava per Draco tutto ciò che odiava del suo Casato: l’ostentazione, l’opulenza, la falsità. Comunque sapeva cosa doveva fare e, provando disgusto per sé stesso, si alzò galantemente e le baciò la mano: -Evangeline, cara, buonasera-  Anche Theodore lo imitò, seppur con una certa freddezza di modi, però Blaise né la salutò, né si alzò in piedi come esigeva l’etichetta, al che la ragazza tossì per evidenziare la sua presenza e gli lanciò uno sguardo di fuoco. Solo dopo ciò Blaise si sollevò con grazia, facendo cadere il micio a terra, che, irritato dalla mancanza di delicatezza, lo graffiò sul una mano.

-Brutta bestiaccia, sei proprio come la tua padrona- imprecò a mezza voce, portandosi la mano al petto per esaminarla –Mi hai deturpato… Ah, buona serata, signorina Blanchard. Ora l’ho vista. Cosa la porta qui a farci visita? Non era impegnata in una discussione, ehm, dotta con le altre ragazze?- concluse con uno sguardo penetrante. Evangeline sollevò la veletta con un movimento fulmineo e rispose sibilando: -Ero certa che il mio futuro marito avrebbe voluto vedermi questa sera così come io lo bramavo- per Draco fu spontaneo rabbrividire a una tale dichiarazione e ciò non sfuggì alla ragazza: -Tesoro, qualcosa che non va? Forse dovrei accompagnarti nella tua stanza…-

Theodore la interruppe quietamente, posando una mano sulla spalla di Draco teso come una corda di violino: -Signorina, credo proprio che Draco sia stanco. Oggi gli allenamenti di Quidditch sono stati intensi e lo hanno evidentemente provato. Penso che andremo tutti a dormire, adesso. Si sta facendo tardi, non è vero?- le gettò un’occhiata severa e inchinandosi profondamente le augurò la buonanotte con un tono che non ammetteva repliche, al che, seppur arrabbiata, Evangeline dovette congedarsi. Riabbassò la veletta e si allontanò, non prima di intimare al promesso: -Desidero andare a Hogsmeade questo sabato per valutare i modelli delle fedi, Draco. Mi aspetto che tu mi venga a prendere alle 4. A domani- Si voltò in un fruscio di sete e si dileguò a testa alta, ancheggiando con un suono di tacchi alti. Il biondo sospirò, esalando l’aria che non si era accorto di trattenere e chiuse gli occhi stancamente. Blaise gli diede una pacca sulla testa e gli disse allegro: -Su, su che è passata anche questa volta-

Per tutta risposta, Draco replicò a denti stretti: -Non farmi pat pat sulla testa-  e alzandosi in fretta, raccolse il mantello e uscì, suscitando una serie di sospiri e gridolini tra le ragazze Slytherin che seguivano ogni loro mossa. Un tempo avrebbe riso dei loro commenti, si sarebbe vantato del loro apprezzamento, ma ora si accorse che non gli importava più di tanto. Percorse velocemente i corridoi illuminati dalle fiaccole con un’ansia sempre crescente e un desiderio ancora maggiore. Saltò su una scala, che si mossa portandolo al sesto piano e poi camminò ancora… Sembravano migliaia i piani da percorrere fino alla Stanza delle Necessità! Svoltò l’angolo in fretta e andò a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno che era evidentemente appena uscito dal corridoio del sesto piano!

-Cosa ci fai in giro a quest’ora? Torna subito in dormitorio!- tuonò Draco, che in quanto Prefetto aveva il permesso di controllare il Castello con i giri di ronda.

La replica arrivò prontamente in un tono che non gli era del tutto estraneo: -Malfoy, sono un Prefetto esattamente come te. Che cosa ci fai tu, qui, a quest’ora?! I tuoi turni di ronda sono stati la settimana scorsa…- Draco guardò meglio nell’oscurità e intravide una figura alta, dagli spettinati capelli neri e gli occhiali tondi, che mandavano lampi di luce al riflesso debole delle torce: -POTTER!- sibilò scocciato              –Vattene. Io faccio quello che mi pare- lo aggirò facilmente e proseguì per la sua strada, chiedendosi da dove venisse. Poi la sua mente fu di nuovo invasa dal pensiero di Ginny e prese tutto lo spazio. Arrivò davanti alla stanza e girò la maniglia, nervoso come non lo era stato nemmeno al primo appuntamento. Entrando, vide subito le candele accese, la finestra aperta e le cortine del letto spalancate. Ginevra, di schiena verso la porta, stava sistemando dei tulipani vermigli in un alto vaso di ceramica, canticchiando a bassa voce una melodia di un compositore babbano che tanto le piaceva, un notturno di Chopin. La luce della luna disegnava aree luminose sul pavimento. Entrò di soppiatto, appoggiandosi alla porta per osservarla e sorrise involontariamente, poi in silenzio si posizionò alle sue spalle la fece voltare di scatto baciandola di sorpresa. Non la vedeva dalla mattina e perciò non aveva avuto tempo nemmeno di farle un saluto di sfuggita, pedinato com’era da Evangeline, che non lo lasciava un attimo da solo. Però si era guardato dal farle capire che si ricordava della data tanto importante; voleva fosse una sorpresa. Baciò più approfonditamente quelle labbra morbide sentendo il desiderio risvegliarsi in lui e le incorniciò il viso tra le mani sentendo la ragazza ricambiare con passione. Le avvolse le mani sotto le cosce e la tirò su, facendole avvolgere le gambe fasciate nei jeans scuri intorno alla sua vita. Ginny emise un urletto sorpreso seguito da una risata cristallina facendo sorridere anche lui, poi appoggiò la fronte contro la sua, guardandola negli occhi verdi. Fu la ragazza a colmare la distanza tra loro, seppur breve, e a unire le loro bocche un’altra volta. Draco percepiva la morbidezza di Ginevra sotto le sue mani, la linea delicata dei fianchi, la forma a clessidra della vita, come non aveva mai fatto. Sentiva anche che la rossa viveva quel momento con la stessa intensità, gli occhi brillanti, il respiro emozionato. Mentre ancora si stavano baciando, la musica cambiò improvvisamente e partì ad un volume spropositato un martellante ritmo house da discoteca babbana che li fece sobbalzare e staccare di scatto. Draco si guardò intorno sorpreso e scandì ironico nell’orecchio di Ginny, sentendola rabbrividire dalla vicinanza, nonostante tutto: -Scommetto che questa è opera tua. O di Blaise- Ordinò alla Stanza di spegnere la musica e così rimase solo il suono dei loro respiri nel silenzio. Il divertimento aleggiava sul volto della sua ragazza. Era allo stesso tempo però così seria, solenne, tanto che Draco la guardò a lungo, assaporando ogni suo particolare fino alla punta dei capelli senza che per una volta si ritraesse dai suoi occhi, intimidita. Innamorato, percorse i tratti del viso, le volute dei capelli ramati, le curve dolci delle spalle e del seno pieno celato dalla camicetta leggera, le gambe flessuose. Si concentrò sulla pelle pallida, sulle leggere efelidi che s’intravedevano sulla spalla un po’ scoperta. Ginny era perfettamente a suo agio: lo fissava a suo volta, con uno guardo sognante e desideroso che non doveva essere così dissimile dal suo. Li separava solo un metro, eppure sembrava un abisso. Gli brulicavano le mani dalla voglia che aveva di toccarla e di amarla ancora più interamente, ancora più indissolubilmente. Comunque, lo sapeva, stava a lei decidere.

La ragazza avanzò di qualche passo, sempre con quell’espressione solenne sul volto, animata da un mezzo sorriso e bisbigliò commossa, posandosi una mano all’altezza del cuore: -Draco, sono così felice che sento male qui. E’… normale? E’ così per tutti?- Pensò seriamente a quella domanda, accorgendosi di provare le stesse cose, ma di non riuscire a spiegarle. Come si fa a raccontare l’empatia, l’emozione, il batticuore? Perché nessuno aveva urlato al mondo che era l’Amore il segreto per vivere bene, per non essere più soli? Deglutì, guardandola con occhi ardenti, appoggiando la mano sulla sua e cercando di rispondere il più sinceramente possibile: -Io non so se è così per tutti… So solo che sono stato immensamente fortunato. Forse troppo. E che ti amo- prese l’altra mano della ragazza e la posizionò sul suo cuore dal battito accelerato –Lo sento qui-

Come tirati da un filo invisibile, si avvicinarono centimetro per centimetro, baciandosi piano, poi schiudendo le labbra, quindi voraci, bisognosi l’uno dell’altra. La sua vicinanza era così inebriante, il momento coinvolgente, però nonostante questo entrambi sentirono la necessità di fare le cose con calma. Draco iniziò con movimenti lentissimi a sbottonare la camicia di Ginny, baciandole il collo delicatamente, accarezzando la pelle morbida.

Non si era mai sentito così bene.

  
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