DRACO
Come naturale, marzo portava con
sé non solo le dolci
giornate soleggiate, ma anche pioggerelline insistenti e tiepide. Draco
sottovalutava sempre quelle gocce sottili e andava a finire che usciva
senza il
mantello, bagnandosi completamente in qualche minuto. Quando giocava a
Quidditch, poi, gli sembrava che l’acqua entrasse perfino
sotto la pelle, come
in quel momento. L’allenamento era stato faticoso e
abbastanza inutile; non
aveva voglia in realtà di sgolarsi per quel branco di idioti
che non sapevano
nemmeno lanciare una pluffa però la settimana successiva ci
sarebbe stata la
partita contro Grifondoro e non si poteva permettere di perdere, anche
perché
che figura ci avrebbe fatto con Ginny? Avevano perfino fatto una
scommessa! Nello
spogliatoio, mentre si toglieva i vestiti gocciolanti,
ripensò sorridendo a
quando l’aveva vista intrufolarsi sugli spalti. I suoi
capelli si notavano
perfino da lontano visto che riflettevano la luce come il rame. Le
aveva
urlato, proprio nello stesso modo sardonico con cui
l’apostrofava in passato le
volte in cui si stuzzicavano: -Ehi, Weasley, ti ha mandato Potter per
spiarci?
Volete imparare dai migliori, evidentemente-
Tutti i suoi compagni avevano riso,
ovviamente, ma Ginny
imperturbabile aveva risposto per le rime, dando mostra della sua
lingua
tagliente, una delle sue principali caratteristiche: -Malfoy, smetti di
badare
a me e inizia a preoccuparti per i tuoi giocatori… Si vede
da quaggiù che hanno
dei seri problemi con le scope! E fai attenzione, non vorrei che
cadendo ti
rovinassi quel bel visino- concluse con un sorrisetto malizioso e le
guance
accese. Si era così buttato in picchiata, sentendo il vento
fischiargli nelle
orecchie per la velocità e le gocce che gli sferzavano il
viso, fino ad arrivare
vicino a lei, quasi naso contro naso. Aveva letto la sorpresa nei suoi
occhi
verdi, ancora scintillanti di divertimento e le aveva sussurrato
– la voce
roca, calda- nell’orecchio: -E’ meglio che torni al
castello e smetti tu di distrarmi,
altrimenti se cado e mi
faccio male, potrebbe compromettersi non solo il viso, ma qualcosa che
a te
potrebbe mancare molto, molto di più- Osservò
soddisfatto l’espressione
scandalizzata che le si dipinse sul volto e le guance arrossite
improvvisamente, ma, sebbene imbarazzata, riuscì a
rispondergli orgogliosamente
alzandosi per tornare indietro con un sorriso da Monna Lisa: -Vuol dire
che mi
dovrò rivolgere a Lee Jordan, Draco. Sembrava così
disposto ad aiutarmi!- E se ne era andata.
-Touchè, amico- aveva
pensato il ragazzo, volando in aria
–Te la sei meritata-
…
Draco, stravaccato su una poltroncina
in Sala Comune del
dormitorio Slytherin con Theo e Blaise, aspettava impaziente che
Evangeline se
ne andasse a letto, per poi raggiungere Ginny nella Stanza delle
Necessità, ma
lei restava lì seduta, impassibile, mentre le altre
Serpeverdi parlavano di
trucco, di vestiti, di gioielli. Era un giorno importante: sembrava
ieri che
Draco e Ginevra si erano conosciuti, ma in realtà erano
passati ben sette
mesi. Sette lunghi
mesi, ventuno
settimane da quando per la prima volta aveva posto le labbra sulle sue.
Si
perse nei ricordi di quello che avevano passato e provò a
ricordare quando
avesse sentito una così forte emozione. Ma, per quanto
divertenti, sia i primi
festini Serpeverdi, sia la prima sbronza con i suoi amici, le gare di
Quidditch
improvvisate alle due di notte, non erano comparabili. Voleva fare
qualcosa di
speciale, com’era speciale quel qualcosa che avevano creato
loro due, insieme. Le
fiamme aranciate del camino sfrigolavano dando un po’ di
calore all’ampia
stanza interamente di color verde scuro. Blaise stava accarezzando il
gatto
siamese di Pansy, una povera bestiola tutta infiocchettata dai grandi
occhi
languidi che tanto somigliavano a quelli color fiordaliso del ragazzo,
mentre
Draco muoveva nervosamente il ginocchio su e giù con
espressione tesa e
concentrata sull’orologio a pendolo dorato che rintoccava
lugubremente sopra al
camino scoppiettante. Lanciando un’occhiata perplessa alle
lancette, Theodore
sollevò un sopracciglio, e sporgendosi un poco
sussurrò all’amico: -Ehi, Dra…
Anche se continui a gettare sguardi truci all’orologio, il
tempo non accelera.
E poi smettila con quel ginocchio, che poi la Vipera si insospettisce-
Il
biondo emise un verso strozzato di frustrazione e si passò
una mano fra i
capelli con rabbia rispondendo a bisbigli: -Theo, basta, non ce la
faccio più-
Accarezzando blandamente il gatto che
faceva le fusa, Blaise
li informò svogliato che il rettile in questione si stava
avvicinando con aria
seccata alle loro personali poltroncine. Infatti, proprio come
l’amico aveva
riferito, Evangeline giunse con espressione ostile davanti a lui,
restando
ferma in piedi e riuscendo così ad essere
all’altezza dei suoi occhi. Quelli
della ragazza, nerissimi e imperscrutabili, erano seminascosti da una
veletta
di pizzo e fortemente bistrati da una matita altrettanto scura. Con la
piccola
bocca tinta di rosso atteggiata a una smorfia infastidita, i polsi
appesantiti
da monili dall’aria vetusta, l’indolenza tipica
della ragazza viziata, la
Blanchard rappresentava per Draco tutto ciò che odiava del
suo Casato:
l’ostentazione, l’opulenza, la falsità.
Comunque sapeva cosa doveva fare e,
provando disgusto per sé stesso, si alzò
galantemente e le baciò la mano:
-Evangeline, cara, buonasera- Anche
Theodore lo imitò, seppur con una certa freddezza di modi,
però Blaise né la
salutò, né si alzò in piedi come
esigeva l’etichetta, al che la ragazza tossì
per evidenziare la sua presenza e gli lanciò uno sguardo di
fuoco. Solo dopo
ciò Blaise si sollevò con grazia, facendo cadere
il micio a terra, che,
irritato dalla mancanza di delicatezza, lo graffiò sul una
mano.
-Brutta bestiaccia, sei proprio come
la tua padrona- imprecò
a mezza voce, portandosi la mano al petto per esaminarla –Mi
hai deturpato… Ah,
buona serata, signorina Blanchard. Ora l’ho vista. Cosa la
porta qui a farci
visita? Non era impegnata in una discussione, ehm, dotta con le altre
ragazze?-
concluse con uno sguardo penetrante. Evangeline sollevò la
veletta con un
movimento fulmineo e rispose sibilando: -Ero certa che il mio futuro
marito
avrebbe voluto vedermi questa sera così come io lo bramavo-
per Draco fu
spontaneo rabbrividire a una tale dichiarazione e ciò non
sfuggì alla ragazza:
-Tesoro, qualcosa che non va? Forse dovrei accompagnarti nella tua
stanza…-
Theodore la interruppe quietamente,
posando una mano sulla
spalla di Draco teso come una corda di violino: -Signorina, credo
proprio che
Draco sia stanco. Oggi gli allenamenti di Quidditch sono stati intensi
e lo
hanno evidentemente provato. Penso che andremo tutti a dormire, adesso.
Si sta
facendo tardi, non è vero?- le gettò
un’occhiata severa e inchinandosi profondamente
le augurò la buonanotte con un tono che non ammetteva
repliche, al che, seppur
arrabbiata, Evangeline dovette congedarsi. Riabbassò la
veletta e si allontanò,
non prima di intimare al promesso: -Desidero andare a Hogsmeade questo
sabato
per valutare i modelli delle fedi, Draco. Mi aspetto che tu mi venga a
prendere
alle 4. A domani- Si voltò in un fruscio di sete e si
dileguò a testa alta,
ancheggiando con un suono di tacchi alti. Il biondo sospirò,
esalando l’aria
che non si era accorto di trattenere e chiuse gli occhi stancamente.
Blaise gli
diede una pacca sulla testa e gli disse allegro: -Su, su che
è passata anche
questa volta-
Per tutta risposta, Draco
replicò a denti stretti: -Non
farmi pat pat sulla testa- e
alzandosi
in fretta, raccolse il mantello e uscì, suscitando una serie
di sospiri e
gridolini tra le ragazze Slytherin che seguivano ogni loro mossa. Un
tempo
avrebbe riso dei loro commenti, si sarebbe vantato del loro
apprezzamento, ma
ora si accorse che non gli importava più di tanto. Percorse
velocemente i
corridoi illuminati dalle fiaccole con un’ansia sempre
crescente e un desiderio
ancora maggiore. Saltò su una scala, che si mossa portandolo
al sesto piano e
poi camminò ancora… Sembravano migliaia i piani
da percorrere fino alla Stanza
delle Necessità! Svoltò l’angolo in
fretta e andò a sbattere contro qualcosa, o
meglio, qualcuno che era evidentemente appena uscito dal corridoio del
sesto
piano!
-Cosa ci fai in giro a
quest’ora? Torna subito in
dormitorio!- tuonò Draco, che in quanto Prefetto aveva il
permesso di
controllare il Castello con i giri di ronda.
La replica arrivò
prontamente in un tono che non gli era del
tutto estraneo: -Malfoy, sono un Prefetto esattamente come te. Che cosa
ci fai
tu, qui, a quest’ora?! I tuoi turni di ronda sono stati la
settimana scorsa…-
Draco guardò meglio nell’oscurità e
intravide una figura alta, dagli spettinati
capelli neri e gli occhiali tondi, che mandavano lampi di luce al
riflesso
debole delle torce: -POTTER!- sibilò scocciato
–Vattene. Io faccio quello che mi
pare- lo aggirò facilmente e proseguì per la sua
strada, chiedendosi da dove
venisse. Poi la sua mente fu di nuovo invasa dal pensiero di Ginny e
prese
tutto lo spazio. Arrivò davanti alla stanza e
girò la maniglia, nervoso come
non lo era stato nemmeno al primo appuntamento. Entrando, vide subito
le
candele accese, la finestra aperta e le cortine del letto spalancate.
Ginevra,
di schiena verso la porta, stava sistemando dei tulipani vermigli in un
alto
vaso di ceramica, canticchiando a bassa voce una melodia di un
compositore
babbano che tanto le piaceva, un notturno di Chopin. La luce della luna
disegnava aree luminose sul pavimento. Entrò di soppiatto,
appoggiandosi alla
porta per osservarla e sorrise involontariamente, poi in silenzio si
posizionò
alle sue spalle la fece voltare di scatto baciandola di sorpresa. Non
la vedeva
dalla mattina e perciò non aveva avuto tempo nemmeno di
farle un saluto di
sfuggita, pedinato com’era da Evangeline, che non lo lasciava
un attimo da
solo. Però si era guardato dal farle capire che si ricordava
della data tanto
importante; voleva fosse una sorpresa. Baciò più
approfonditamente quelle
labbra morbide sentendo il desiderio risvegliarsi in lui e le
incorniciò il
viso tra le mani sentendo la ragazza ricambiare con passione. Le
avvolse le
mani sotto le cosce e la tirò su, facendole avvolgere le
gambe fasciate nei jeans
scuri intorno alla sua vita. Ginny emise un urletto sorpreso seguito da
una
risata cristallina facendo sorridere anche lui, poi appoggiò
la fronte contro
la sua, guardandola negli occhi verdi. Fu la ragazza a colmare la
distanza tra
loro, seppur breve, e a unire le loro bocche un’altra volta.
Draco percepiva la
morbidezza di Ginevra sotto le sue mani, la linea delicata dei fianchi,
la
forma a clessidra della vita, come non aveva mai fatto. Sentiva anche
che la
rossa viveva quel momento con la stessa intensità, gli occhi
brillanti, il
respiro emozionato. Mentre ancora si stavano baciando, la musica
cambiò improvvisamente
e partì ad un volume spropositato un martellante ritmo house
da discoteca
babbana che li fece sobbalzare e staccare di scatto. Draco si
guardò intorno
sorpreso e scandì ironico nell’orecchio di Ginny,
sentendola rabbrividire dalla
vicinanza, nonostante tutto: -Scommetto che questa è opera
tua. O di Blaise-
Ordinò alla Stanza di spegnere la musica e così
rimase solo il suono dei loro
respiri nel silenzio. Il divertimento aleggiava sul volto della sua
ragazza.
Era allo stesso tempo però così seria, solenne,
tanto che Draco la guardò a
lungo, assaporando ogni suo particolare fino alla punta dei capelli
senza che
per una volta si ritraesse dai suoi occhi, intimidita. Innamorato,
percorse i
tratti del viso, le volute dei capelli ramati, le curve dolci delle
spalle e
del seno pieno celato dalla camicetta leggera, le gambe flessuose. Si
concentrò
sulla pelle pallida, sulle leggere efelidi che
s’intravedevano sulla spalla un
po’ scoperta. Ginny era perfettamente a suo agio: lo fissava
a suo volta, con
uno guardo sognante e desideroso che non doveva essere così
dissimile dal suo.
Li separava solo un metro, eppure sembrava un abisso. Gli brulicavano
le mani
dalla voglia che aveva di toccarla e di amarla ancora più
interamente, ancora
più indissolubilmente. Comunque, lo sapeva, stava a lei
decidere.
La ragazza avanzò di
qualche passo, sempre con quell’espressione
solenne sul volto, animata da un mezzo sorriso e bisbigliò
commossa, posandosi
una mano all’altezza del cuore: -Draco, sono così
felice che sento male qui. E’…
normale? E’ così per tutti?- Pensò
seriamente a quella domanda, accorgendosi di
provare le stesse cose, ma di non riuscire a spiegarle. Come si fa a
raccontare
l’empatia, l’emozione, il batticuore?
Perché nessuno aveva urlato al mondo che
era l’Amore il segreto per vivere bene, per non essere
più soli? Deglutì,
guardandola con occhi ardenti, appoggiando la mano sulla sua e cercando
di
rispondere il più sinceramente possibile: -Io non so se
è così per tutti… So
solo che sono stato immensamente fortunato. Forse troppo. E che ti amo-
prese l’altra
mano della ragazza e la posizionò sul suo cuore dal battito
accelerato –Lo sento
qui-
Come tirati da un filo invisibile, si
avvicinarono
centimetro per centimetro, baciandosi piano, poi schiudendo le labbra,
quindi
voraci, bisognosi l’uno dell’altra. La sua
vicinanza era così inebriante, il
momento coinvolgente, però nonostante questo entrambi
sentirono la necessità di
fare le cose con calma. Draco iniziò con movimenti
lentissimi a sbottonare la
camicia di Ginny, baciandole il collo delicatamente, accarezzando la
pelle
morbida.
Non si era mai sentito
così bene.