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Autore: la luna nera    07/11/2014    2 recensioni
E' trascorso quasi un anno dal ritorno definitivo di Edward Harringhton nella nostra epoca e tutto fra lui e Daisy va per il meglio. Ma all'orizzonte si stanno addensando le nubi minacciose di un temporale. Che non è come tutti gli altri....
Cosa potrebbe accadere se qualcuno nel passato avesse bisogno di lui? Per caso c'è chi lo sta chiamando perché torni indietro nel tempo? E Daisy se ne starà con le mani in mano o farà di tutto per tenerlo accanto a sé?
Genere: Mistero, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Edward si stava lasciando travolgere dalla passione, tanta era la voglia di stringere la sua amata Daisy fra le braccia. Cominciò a baciarla sul collo, passò poi alla spalla mentre sentiva la sua mano morbida affondare nei capelli. C’era però qualcosa che non quadrava: forse la sua ragazza si era lavata usando il bagnoschiuma al mughetto molto in voga fra le nobildonne dell’epoca? E i suoi capelli? Erano diversi… E poi quell’insolito silenzio? Normalmente lei gli rivolgeva un sacco di parole dolci e divertenti nei loro momenti di intimità e soprattutto quella di montargli sul ventre e spogliarlo con una sorta di incontrollabile appetito sessuale non era una mossa di Daisy.
“Ma chi accidenti…” La strattonò per liberarsi da quella presa perversa, sentiva ansimare la ragazza, afferrò la lampada ad olio che teneva sul comodino e rapidamente l’accese, trovando conferma dei suoi sospetti. “Louise…. Mi spieghi per quale fottutissimo motivo sei qui?!”
Quella, per niente pentita, si sistemò i capelli non curandosi della camicia da notte che le lasciava quasi completamente i seni scoperti, continuava a fissarlo con occhi pieni di desiderio. “Perché sono qui?” Gli si avvicinò gattonando come una pantera. “Indovina…” Avvicinò le sue labbra a quelli di lui che si ritrasse immediatamente, alzandosi dal letto allontanandosi in preda all’ira.
“Io-io…” Si passò le mani fra i capelli sbottando. “Ah, sei veramente una grandissima schifosa!”
“Sono la tua promessa sposa! Che ti piaccia o no!” Gli andò incontro sbattendolo al muro e si appiccicò a lui come una calamita. “Ho una voglia matta di fare sesso con te, non mi puoi respingere in eterno!”
“Posso eccome.” La spintonò facendola cadere a terra ed uscì di camera dirigendosi verso la stanza di Daisy, furioso a tal punto che avrebbe potuto fare qualche assurda pazzia se qualcuno avesse tentato di fermarlo.
Si pietrificò non appena giunse sulla soglia della stanza della sua fidanzata: la porta era spalancata e l’interno completamente devastato. Entrò cercando invano la ragazza e iniziò a preoccuparsi seriamente di fronte a tutta quella devastazione. Uscì da quell’inferno con il cuore in gola senza una direzione da seguire, guidato solo dalla speranza di trovarla sana e salva.
Poco più in là udì un gran trambusto, tutti i suoi familiari erano svegli e le loro voci disperate e piangenti provenivano dalle stanze in cu dormiva sua nonna. Li raggiunse con il cuore in gola seguito da Louise a debita distanza. Come fu sulla soglia della camera, vide Rosemary in lacrime riversa sulla nonna immobile nel suo letto. Per lui fu come una pugnalata al cuore, gli si gelò il sangue nelle vene e il suo respiro sembrava voler venir meno quando realizzò l’accaduto: la sua adorata nonna se n’era andata per sempre. Si lasciò cadere in una poltrona affondando il viso fra le mani con il cuore che gli faceva male. Era l’esatto dolore provato alcuni anni prima quando era stato suo nonno a mancare. Vuoto. Desolazione. Incredulità. Rabbia. Rifiuto di prendere atto della situazione. Tutto questo accompagnava le sue lacrime amare che gli scendevano sulle guance. Louise preferì restare a debita distanza, tenendosi in disparte dietro la servitù, anch’essa in lacrime per la perdita della duchessa. Non mostrava nessun segno di disperazione, per lei era un altro ostacolo superato: alla nonna spettava l’ultima parola sulle nozze del nipote ed aveva la netta sensazione che fosse dalla parte di Daisy. Con lei deceduta, l’incombenza passava al figlio Gilbert, padre di Edward, il quale pur di far riappacificare le due famiglie, avrebbe dato sicuramente il consenso. Si voltò e riprese il corridoio per rientrare nella propria camera, preparandosi ad inscenare la più commovente disperazione per la morte della duchessa.
 
 
Daisy non si era accorta di nulla, era fuggita sconvolta nel vedere con i suoi occhi Edward stringere Louise fra le braccia. Aveva trascorso gran parte della notte sotto un albero spoglio del parco della villa, immersa nella neve fredda. Niente però era paragonabile al gelo che infuriava nel suo cuore: sentiva di dover dire addio al suo amore, non le importava dove sarebbe andata a finire. Che senso avrebbe avuto la sua vita senza di lui?
Alzò lo sguardo fissando la Luna, si asciugò l’ennesima lacrima pensando a Mel. Quanto le mancava la sua amica! Se solo lei fosse stata lì, avrebbe avuto una spalla fidata su cui piangere. E invece si sentiva sola.
“Daisy, alzate lo sguardo, vi prego.”
Da chi proveniva quella voce? La ragazza si guardò attorno asciugandosi una lacrima: vide due entità materializzarsi a pochi metri da lei. Stentava a credere ai suoi occhi perché riconobbe il duca Edward e la duchessa Mary Henriette.
“Cosa… cosa significa? Milady, come potete essere in quello stato?” Ingoiò una lacrima. “Non sarà mica che voi…”
“Si, mia cara. Ero io quella che il mio nobile sposo doveva accogliere con gli antenati della famiglia.”
Al suono di quelle parole, Daisy pianse amaramente. Si era affezionata tantissimo alla donna ed apprendere che lei non c’era più la riempì di dolore.
“Sono commossa dalla vostra reazione, mia cara.” La duchessa, ormai solo uno spirito, si avvicinò alla ragazza. “Vi sono sempre stata vicina fin dal vostro arrivo dal futuro.” Gli occhi della giovane si alzarono stupiti. “Si, io ho sempre saputo tutto. La stanza del sottotetto in cui avete curiosato alcuni giorni fa era il mio rifugio segreto. Sono stata il tramite che, in collaborazione con la vostra amica Mel, ha permesso il viaggio temporale di mio nipote in vostra compagnia e comprendo bene quanto vi sia costato questo gesto. Perciò ritengo voi l’unica persona degna di essere condotta all’altare dal mio adorato nipote. Ora che non ho più un corpo mortale dovrete avere la pazienza di attendere la persona che prenderà il mio posto, senza la quale non potrete far ritorno nella vostra epoca. Abbiate fiducia e ogni cosa si aggiusterà.”
“Dunque voi siete una sensitiva? Ops… pardon, eravate… Oh, scusate, non riesco proprio a immaginare che voi adesso non siate più qui…”
Sorrise. “Ma io sono qui e lo sarò per sempre. Voi potete percepirmi come e quando volete grazie ai vostri poteri.” Tentò di sfiorarle i capelli per consolarla e ringraziarla dell’affetto. “Ed ero in possesso di una spiccata sensibilità che ho dovuto tener nascosta per non essere additata come strega.” Si lasciò sfuggire una debole risata. Poi tornò seria. “Adesso ascoltatemi con attenzione: come avrete capito ci sono molti nemici attorno alla vostra persona e vi suggerisco di stare con gli occhi bene aperti d’ora in poi. Edward non ha colpe di quanto accaduto poche ore fa, è stato vittima delle voglie di Louise e le ha dato il ben servito, credetemi. Tornate ad Harrighton House adesso, la vostra assenza potrebbe destare sospetti, ma siate forte Daisy, tirate fuori la grinta di una nobildonna quale siete.  Io e il mio nobile sposo siamo dalla vostra parte e faremo di tutto perché siate voi ad essere condotta all’altare da nostro nipote.”
La ragazza si alzò in piedi, visibilmente commossa. “Grazie… Grazie di cuore, davvero. Incontrarvi è stato un onore e conserverò tutto come il ricordo più prezioso.” La nonna fece per abbracciarla, per lei era come una nipote, forse di più, ma le sue braccia evanescenti attraversarono il corpo della ragazza provocandole un lieve alito di vento.
 
Il cielo iniziava a colorarsi delle luci dell’alba, Daisy si incamminò mestamente verso casa.
Nessuno aveva chiuso occhio ad Harrighton House quella notte, nessuno si era accorto che c’erano stati degli intrusi i quali avevano creato la confusione e i rumori che avevano fatto agitare troppo la duchessa con il risultato che un attacco cardiaco se l’era portata via all’improvviso. Il personale di servizio, molto affezionato alla duchessa, era provato dalla grave perdita e Daisy se ne rese subito conto non appena varcò la soglia di casa. Chiese subito notizie mentre negli occhi di chiunque incontrasse vedeva solo lacrime.
Dalle scale poco dopo scese la duchessa Anne composta nel dolore e già vestita di nero per il lutto. Si avvicinò alla ragazza scrutandola con occhi freddi e gelidi più della neve.
“Dove siete stata fin’ora?” Strinse le proprie mani per tentare di contenere l’enorme disappunto. “Solo una persona insensibile come voi poteva allontanarsi in una tale circostanza.”
“Chiedo scusa milady.” Si inchinò. “Ero sconvolta…”
Le sue labbra si piegarono in un sorrisetto cattivo. “Eravate sconvolta? Forse per ciò che avete fatto?”
La ragazza spalancò gli occhi. “Come dite, prego?”
“Avete devastato la vostra camera per inscenare un’intrusione da parte di malintenzionati per un qualche assurdo motivo, per colpa di tutti i rumori che ne sono scaturiti la mia nobile suocera se n’è andata.” Aveva la voce densa di rabbia. “Ammettetelo: voi siete un essere demoniaco che ha ammaliato mio figlio con qualche stregoneria portando scompiglio nella nostra famiglia!”
“Cosa dite? Io non ho fatto proprio nulla!”
“E dunque perché siete fuggita? Come potevate sapere del gravissimo lutto che ci ha colpiti se solo ora fate ritorno a casa?” Daisy non sapeva cosa rispondere. “Siete un essere del male… Un’indemoniata, forse pure una strega. Persone come voi dovrebbero essere gettate nelle mani dell’inquisizione per finire sul rogo come nei secoli passati! Ah, perché mai tutto questo è stato abolito?!”
Portandosi una mano alla fronte, la duchessa tornò al piano di sopra riunendosi alla famiglia. Edward aveva sentito tutto, incrociò gli occhi della madre. “Avete troppa fantasia, madre cara. Adesso non è il momento adatto per sollevare certe polemiche insulse, ne riparleremo quando sarà tutto finito.”
Sibilò parole dure alla donna prima di passare oltre e raggiungere Daisy.
La ragazza sembrava un fantasma in tutto e per tutto: era pallidissima, con i capelli arruffati, lo sguardo spento e gli abiti freddi e bagnati.
Edward le accarezzò il volto, la sua pelle sembrava fatta di ghiaccio. “Dove sei finita? Che ti è successo?”
Lo guardò senza rispondere. “Ieri sera sono venuta da te.”
Il ragazzo comprese tutto: lo aveva visto in compagnia di Louise.
“So che ti ha ingannato, me l’ha detto tuo nonno… quando ormai era troppo tardi.” Si allontanò da lui, che invece la bloccò trattenendola per il polso.
“Ti prego, lasciami andare. Hai cose più grandi di cui occuparti.”
“E tu sei una di quelle. Per favore, ora più che mai ho bisogno di averti accanto.” I suoi occhi erano pieni di lacrime e non poteva essere altrimenti: non riusciva ancora ad abituarsi all’idea di non avere più la sua adorata nonna.
Condusse la ragazza, tenendola sempre stretta per mano, in camera di Rosemary perché si rassettasse per rendersi presentabile e portare il lutto più stretto come voleva l’etichetta del tempo. Poco dopo raggiunsero il resto della famiglia riunita al cospetto della salma della duchessa esposta per ricevere i dovuti omaggi dalle persone giunte da ogni angolo del Somerset. Louise stava recitando una sceneggiata pietosa: non si allontanava mai dalla defunta, si asciugava continuamente lacrime singhiozzando e fingendosi affranta dal dolore più dei congiunti stessi e riceveva le condoglianze presentandosi come nipote della duchessa scomparsa in quanto futura sposa di Edward. Nessuno però dava peso a quelle parole poiché non era certo il momento adatto per simili presentazioni. Daisy, sottobraccio ad Edward, si sedette su di una poltrona sotto gli occhi severi della suocera che si preoccupava più di attenersi rigorosamente all’etichetta che a tutto il resto. Lord Gilbert doveva mostrarsi forte, adesso a capo della famiglia c’era lui e doveva dare esempio a tutti di essere un uomo forte e degno del ruolo che ricopriva, nonostante la perdita dell’amata madre a pochi anni di distanza dal padre, lo divorava dal dolore. Henriette era seduta accanto alla madre, aveva gli occhi rossi per il pianto e si teneva il volto nascosto da una veletta nera. Anche lei voleva mostrarsi forte e composta nel dolore come si richiedeva ad una giovane aristocratica, nonostante il suo cuore grondasse di disperazione. L’unica che se ne infischiava dell’etichetta ed esternava il suo stato d’animo era la piccola Rosemary che si strinse forte ad Edward e Daisy. Il fratello l’accolse fra le braccia e come per incanto nelle loro menti  si affacciarono tanti ricordi legati al passato: Edward aveva poco più di dieci anni quando la nonna lo accompagnava a passeggio nel parco della villa raccontandogli storie della sua vita, dell’Inghilterra e della sua sovrana Vittoria… E lui ascoltava assorto, perdendosi con la mente nel fantasticare sulle parole della nonna. Venivano spesso raggiunti da Rosemary, ancora in tenerissima età, in compagnia del nonno a cavallo. Era un’autentica esplosione di felicità: lassù, in sella al fedele destriero, si sentiva nel suo mondo. Scendeva solo se Edward si metteva a gettare pezzetti di pane ai cigni del laghetto perché voleva sfidarlo a chi ne lanciava di più. Erano momenti felici e spensierati, quando ancora bambini si rincorrevano senza pensieri sotto gli sguardi benevoli dei nonni. Che ora nella grigia realtà avevano raggiunto il mondo della vita ultraterrena.
Rosemary spostò lo sguardo verso Daisy e non si meravigliò di vederla in lacrime. Aveva compreso bene che provava un forte affetto per la sua dolce nonnina. “Sapete una cosa Daisy?” Si asciugò una lacrima. “La nonna ha avuto un pensiero anche per voi prima di andarsene… Si era affezionata tantissimo a voi, mi aveva confidato di essere molto compiaciuta della scelta del mio fratellone…” Naturalmente queste parole furono pronunciate sottovoce, era una sorta di segreto fra nonna e nipote. Daisy era talmente commossa da non trovare le parole giuste per rispondere. Lei era al corrente di tutto, aveva parlato con la duchessa pochi momenti dopo la dipartita e dunque lo sapeva, ma quelle parole furono come una carezza per il suo cuore: in quella famiglia c’era qualcuno che non la vedeva simile ad una strega.
 
 
 
Ciaooo!! : )
Vorrei ringraziare tutti voi che mi avete riempito di gioia con le vostre stupende recensioni sotto questo cielo grigio di novembre. Grazie davvero!!!
Come se Daisy ed Edward non avessero abbastanza problemi, la nonna se n’è andata impedendo momentaneamente ai due di lasciare il passato. Qualcuno dovrà prendere il suo posto: chi potrebbe essere?
Di nuovo grazie a tutti quelli che leggono e commentano!
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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