Tanto
per
cominciare Deidara, con mio sommo dolore, non mi appartiene e quanto
segue è
soltanto frutto della mia fantasia.
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Quella mattina il piccolo Deidara si era svegliato di soprassalto, sentendo uno strano dolore alle mani e al petto.
Non aveva voluto far colazione e si era rintanato nella sua stanza; sentiva i suoi amici giocare in strada e avrebbe voluto raggiungerli, ma non poteva.
Era paralizzato: non riusciva a muoversi, tanta era la paura e lo sgomento che gli avevano afferrato la gola.
Una lacrima vibrò, aggrappata per un attimo alle sue ciglia, e poi discese lungo la sua gota, andando a schiantarsi sui palmi aperti delle sue mani, che lui stava fissando con terrore.
Delle fessure si erano aperte, laddove prima c’era solo la carne, la sua pelle liscia di bambino…
E il silenzio era stato spezzato quando aveva urlato, incapace di trattenersi oltre, per il ribrezzo ed il dolore lancinante che gli scoppiava nel petto, come se volesse squarciarlo in due.
Quelle bocche erano apparse così, su di lui, strappandogli via la spensieratezza e portandolo sull’orlo della follia.
Deidara poteva vederlo, quel baratro profondo, e sapeva che gli sarebbe bastato un singolo passo per sprofondare al suo interno, inghiottito dall’oscurità e dalle tenebre.
Quello che non sapeva era che quelle bocce, quei denti, quelle lingue rosee erano sempre state lì, dove lui ora le poteva guardare, aspettando soltanto il momento buono per palesarsi al loro legittimo proprietario.
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Che
dire… era da
un po’ che meditavo di scrivere qualcosa sul mio personaggio
preferito di “Naruto”
ed ecco cosa ne è uscito. Spero di non essere andata OOC, in caso
contrario qualcuno
me lo faccia notare!