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Autore: Tomocchi    08/11/2014    9 recensioni
Prendete un vampiro, il classico vampiro bello e tenebroso. Fatto?
Bene, ora lanciatelo via!
Niklas, vampiro per necessità, nerd a tempo pieno e con seri problemi d'immagine, è quanto di più lontano possa esserci dai vampiri scintillanti dei libri per ragazzine. Scontroso, musone e fissato con i giochi per pc.
Addizionate all'equazione Jackie, una bimbaminkia fan di Twilight, One Direction e testarda come un mulo.
Niklas vorrebbe conquistare la bella della classe e Jackie renderlo un "vero" vampiro.
Riusciranno nell'impresa?
"Niklas! Sei un vampiro! Dovresti essere un figo della madonna e invece guardati! Sei brutto, scusa se te lo dico, davvero brutto!"
"Ma a te cosa importa? Sarò libero di fare quello che voglio!"
"No! Cavoli, no! Non posso permettere che un vampiro con grandi potenzialità si butti via così!"
"Grandi potenzialità? Ma ti rendi conto di cosa stai dicendo? Vattene da casa mia subito!"
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Another Way- Un altro modo di essere vampiro'
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ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 47
Testardaggine

 

 

 

Irlanda, Provincia di Dublino, casa di Niklas, Domenica pomeriggio

“Pensi di stare rannicchiato a letto ancora per molto?”
Niklas ringhiò, maledicendo tra sé e sé il proprio maestro, Stoyán, che era venuto in camera sua solo per disturbarlo.
“Alzati, pigrone.”
“Ma anche no.”
Le coperte vennero afferrate con forza dal bulgaro e lanciate per aria, finendo morbidamente a terra sul pavimento.
Un verso lamentoso del vampiro più giovane irritò, se possibile, ancora di più il vecchio mentore.
“Invece di autocommiserarti, pensa a un modo per chiedere scusa alla signorina O’Moore!”, esclamò l’uomo, sedendosi sul materasso per poter dare una pacca sulla gamba del ragazzo, che si lamentò ancora.
“Io non devo delle scuse a nessuno! Rogan mi ha baciato e Jackie ha equivocato! Volevo spiegarmi e se ne è andata. Quando l’ho vista, era tra le braccia di quell’idiota del suo ex! Lei ha sbagliato, non io!”, ribatté, piccato, nascondendo la faccia nel cuscino.
Era terribilmente geloso e arrabbiato come mai prima d’ora.
Quella cretina della sua ragazza si era fatta chissà quali castelli per aria e, invece di ascoltarlo e chiarire, aveva preferito il conforto di quel damerino di Kevin.
Maledizione!
Strinse con forza il cuscino tra le dita, rischiando di strapparlo tanto aveva le unghie conficcate in esso.
Stoyán sospirò pesantemente prima di parlare, scegliendo con cura le parole.
“Quindi il bene che le vuoi è così poco da essere superato dal tuo orgoglio? La signorina O’Moore vale davvero così poco, per te?”
Quelle frasi furono peggio di qualsiasi ferita.
Certo che Jackie valeva. Valeva eccome. Ne avevano passate tante insieme e da soli, cose ben peggiori. Proprio per questo non riusciva a perdonarle una sciocchezza come quella di un bacio senza significato.
Quello era nulla. Nulla!
Perché prendersela tanto?
Non la capiva…
Il maestro, al suo fianco, visto il suo silenzio gli mollò un poderoso coppino sulla testa.
“Come al solito, sembri non capire. Oppure capisci ma non vuoi ammettere niente. Le scuse sono per non averle dimostrato abbastanza quanto la ami. Parla chiaramente, pupillo mio. Metti da parte l’orgoglio, sarà la tua rovina.”  
Detto quello, si alzò e lasciò la stanza, in cui rimase solo Niklas steso nel proprio letto, a pensare.
Lui non aveva… dimostrato abbastanza quanto la amava?
Quelle parole lo irritarono ancora di più. Lui aveva fatto di tutto per farle capire cosa provava, seppur goffamente.
A conti fatti, era Jackie quella che non aveva fatto mai nulla.
Una vocina, dentro di sé, gli rammentava che non era affatto vero, che la bruna, in realtà, aveva fatto davvero tanto per lui.
Ma l’austriaco era troppo concentrato su di sé per poterle dare retta, così scacciò la propria coscienza e si chiuse ancor di più in se stesso.

***

Irlanda, Provincia di Dublino, casa O’Moore, Domenica pomeriggio

Quello stupido di Niklas non si era ancora fatto sentire.
Erano già passati due giorni e non un messaggio, una chiamata, nulla.
Domani sarebbe andata a scuola e si sarebbero visti per forza. Avrebbero chiarito?
O avrebbero fatto finta di nulla?
Il giorno prima, con Leenane, non era andato benissimo.

“Quindi carciofo Reiter ha baciato la troccola dai capelli rossi?”, aveva domandato l’amica, mentre mangiucchiava delle patatine grigliate.
“Proprio così! Li ho trovati abbracciati, appiccicati come sanguisughe! Non hai idea di quanto mi sia sentita male, Lee!”, aveva piagnucolato Jackie, prima di bere un bel sorso di coca cola, che le aveva pizzicato la gola.
Era piacevole, la distraeva.
“Non ci credo… Quindi te l’hanno fatta sotto il naso per tutto questo tempo?”
“Chissà! Non ne ho idea, non so cosa pensare…”
La bionda si era stesa sul letto, fissando il soffitto immersa nei propri pensieri.
“Ma davvero quello sfigato è capace di tradirti? Mi sembra scemo, ma non così idiota da tenere il piede in due scarpe, sinceramente.”, aveva borbottato la neo parrucchiera, grattandosi la punta del naso.
“Lee… mi ripeto: non ne ho idea, non so cosa pensare.”
Leenane si era così messa a sedere, fissando l’amica con cipiglio severo.
“Vuoi dirmi che non ne avete parlato? Hai lasciato la festa con quel belloccio di Kevin e non avete ancora chiarito?”
“Lo deve fare lui!”
“Ma figurati! Se aspetti, fai ora a morire!”
Beh, era un vampiro. Sarebbe anche potuto succedere così…
Jackie aveva sospirato, nascondendo la faccia dietro le mani, prima che l’altra le desse un piccolo spintone.
“Te lo dico io: muovi tu il sedere! E approfittane per picchiarlo, anche da parte mia.”

Non aveva avuto la forza di muoversi.
Il solo pensare di andare fino là e scoprire la verità la terrorizzava.
Si alzò dal letto, in cui vegetava dal giorno prima, e si avvicinò alla colonnina porta cd in cui stavano tutti i dischi che aveva in possesso.
Tra di essi erano presenti anche quelli che Niklas le aveva regalato, un paio di mesi prima.
Sorrise appena al ricordo, prima di aprire la custodia dei Blue e inserire il cd nel proprio computer.
Si infilò le cuffie nelle orecchie e ascoltò, in silenzio, ogni traccia.
Erano molto bravi… tutte quelle boyband degli anni novanta avevano fatto il boom per un motivo.
Niklas era stato gentile, a regalarglieli.
Forse aveva ragione Leenane. Uno sfigato del genere poteva davvero essere cambiato così tanto?
Persa nei propri pensieri, ricordò la scena, seppur dolorosa, con un occhio più obiettivo.
Niklas aveva davvero stretto Rogan a sé, quella sera… oppure quelle mani sui fianchi erano state lì solo per respingerla?
Scosse il capo, togliendosi le cuffiette e sospirando pesantemente.
No, non doveva farsi alcuna illusione o aspettativa.
Avrebbe lasciato passare ancora un paio di giorni, prima di parlare.
Dopotutto ne avevano passate tante insieme.
Il cellulare nella sua tasca dei jeans vibrò, distraendola dai propri pensieri. Era un messaggio whatsapp di Kevin, in cui il ragazzo le chiedeva se voleva uscire a fare una passeggiata.
Strinse le labbra, rispondendo con un no, grazie lo stesso, sei molto gentile, prima di tornare a fissare i cd.
Non sarebbe stato corretto vedersi con un altro, seppur come amico, mentre era in tensione con il suo ragazzo.
Avrebbe atteso…

***

“Ancora qui?”
La voce di Stoyán lo fece sobbalzare, facendolo voltare nella direzione del vampiro più anziano, che lo stava fissando con severità.
“Credevo che le mie parole ti avessero convinto!”, sbottò, con le mani sui fianchi.
“E invece no.”, rispose candidamente il ragazzo, tornando a concentrarsi sul proprio computer e sulla partita di The War of Past in corso.
Li avrebbe stracciati anche quella volta, quei pidocchiosi nemici…
Non riuscì a pensare ad altro perché un dolore lancinante alla testa gli fece vedere buio e stelline per qualche secondo. Certo che brillavano tanto…
Ma cosa era stato?
Si voltò ancora, massaggiandosi la nuca con un verso lamentoso, per guardare di nuovo il proprio maestro.
“Cos’è stato?”, domandò l’austriaco, un po’ stordito.
“Un mestolo. Per colpire quella tua zucca vuota sperando di farla funzionare!”
“Ma funzionare cosa?”
“Vai dalla signora O’Moore, Niklas, o te ne pentirai!”
“Nemmeno per sogno, deve venire lei!”
L’uomo si avvicinò a grandi passi, prese il ragazzo per il cappuccio della maglia – che strillò poco virilmente, lasciando il pc al sicuro sul divano –  e si diresse alla porta, per aprirla e lanciare l’allievo fuori sul vialetto.
“Vai e parlaci! Guai a te se torni senza la tua fidanzata. Sono stato chiaro?”, ringhiò Stoyán, con le mani sui fianchi, sulla soglia di casa, in una posa autoritaria.
Niklas chinò appena il capo, rannicchiandosi un po’.
“S-sì, maestro.”
“Perfetto.”
“Può passarmi almeno le scarpe?”
Un paio di All star volarono in faccia al suo proprietario, che le raccolse e se le infilò con un mugolio di dolore.
Porca miseria, che rottura di scatole…
Si rialzò e si mise in cammino, diretto all’abitazione di Jackie.

Mezz’ora dopo era lì, davanti alla porta di casa della sua ragazza, in maglietta e pantaloncini.
Chissà chi gli avrebbe aperto.
Suonò il campanello, titubante, prima di rimettersi le mani in tasca e attendere in silenzio.
Come avrebbe potuto iniziare il discorso? Si sarebbe dovuto comportare come al solito oppure in una maniera più gentile, umile, o…
Sospirò, tra sé e sé, soffocando quei pensieri inutili in un angolo della sua mente. Si sentiva stupido a farsi tanti problemi. Che seccatura, l’amore.
Da una parte rimpiangeva la sua vita da single, ma dall’altra lo intristiva troppo l’idea di stare ancora solo, come prima, senza quella scema di Jackie accanto a spronarlo, a farlo sentire… importante.
Si riscosse, sentendo la porta aprirsi e rivelare la figura di Marion, la madre della sua compagna.
“Niklas, quanto tempo! Devi vederti con Jackie, te la chiamo?”, domandò, cortese, con un piccolo sorriso.
Perché doveva sentirsi così in soggezione e impacciato? Non stava facendo nulla di male.
“Io… sì, più o meno… è in casa?”, borbottò, cercando di guardarla in faccia a fatica.
Quanto avrebbe voluto guardarsi i piedi! Ma era maleducazione non guardare negli occhi.
“Certo che è in casa! Jackie, c’è Niklas!”
“La ringrazio. Non c’è problema, salgo io…”, mormorò, prima che la donna si facesse da parte per farlo passare.
“Chi?”, sentì domandare la bruna, dalla propria camera. Niklas si irrigidì, diventando un pezzo di legno che faceva un gradino dietro l’altro con lentezza.
Era normale sentirsi agitato?
“Sono… io.”, mugugnò, una volta arrivato davanti alla porta della stanza della sua ragazza, che, stesa sul proprio letto, si mise immediatamente seduta.
“Ah. Ciao.”
“Ciao.”
Calò un silenzio imbarazzante per qualche minuto, prima che il vampiro prendesse coraggio.
“…Parliamo?”
“Va bene.”

***

Niky era lì, sulla soglia di camera sua, come un palo vestito.
Sembrava rigido… che fosse agitato? Cosa aveva da agitarsi?
La brunetta strinse le labbra, spostandosi un po’ e battendo la mano sul letto per indicargli di sedersi vicino a lei.
Era la prima volta che lo vedeva così “svestito”. Sembrava ancora più giovane, quasi un ragazzino troppo cresciuto.
Una parte di sé lo aveva già perdonato non appena si era presentato ai suoi occhi, mentre l’altra voleva mollargli un bel pungo per farlo soffrire. E così fece.
Non appena il vampiro prese posto, la ragazza lo colpì al braccio, con le guance gonfie, leggermente irritata.
“Ahia! Ma perché?”, si lagnò l’altro, ritraendosi un po’ e iniziando a massaggiarsi la parte lesa.
“Così.”, sbottò, incrociando le braccia sotto al seno e tornando a guardare l’armadio davanti a sé senza realmente vederlo.
Si era detta di parlare un paio di giorni… e invece lui si era presentato lì. Di sua spontanea volontà.
Doveva dargli atto che aveva avuto fegato e che c’era la volontà di sistemare le cose, in qualche maniera.
In meglio o in peggio? Lo avrebbe scoperto a breve.
“Dunque… riguardo Venerdì… non so cosa tu abbia capito, ma io stavo respingendo Rogan! Lei mi è… praticamente saltata addosso e non ho reagito abbastanza in fretta. Volevo già spiegartelo appena successo ma tu eri sparita...”, mormorò lui, continuando a massaggiarsi il braccio.
“Poi ti ho visto andare via con… Kevin – pronunciò quel nome con disgusto – e… la cosa mi ha dato parecchio fastidio.”
Jackie rimase in silenzio per qualche attimo, prima di guardarlo.
Un momento. Fermi tutti.
Aveva davvero capito bene? Domandò, per essere sicura: “Quindi… non stai tenendo il piede in due scarpe?”
Niklas sgranò gli occhi, rimanendo a bocca aperta due secondi prima di rispondere: “Cosa? Ma sei idiota? Come farei a mantenere due ragazze? Non sono mica scemo! Rogan, poi! Non ce la farei! È insopportabile!”
Aveva avuto, per qualche istante, la voglia di dargli anche un bel pugno sul naso per quegli insulti, ma nel sentire quelle ultime parole sorrise senza poterselo impedire.
“Davvero?”
L’altro sospirò pesantemente e si passò una mano sulla faccia.
“Davvero… Scusa se… non ti ho… dimostrato di… bah.”
Nik fece un altro respiro.
“Non ti ho dimostrato abbastanza quanto mi piaci. Ma sul serio, Jackie, a te ci tengo… dannazione!”, voltò il capo di lato, sicuramente in imbarazzo.
“Smettila di farmi dire queste cose da… da… sembro uno dei tuoi fighetti dei libri!”, sbottò, incassando la testa nelle spalle.
Jackie soffocò una risata, fin troppo divertita dalla situazione.
Sì, quello era il suo Nik.
Lo scemo, impacciato, nerd che faticava non poco per esprimersi.
Lo abbracciò subito, scoccandogli un bacio sulla guancia con entusiasmo.
“Meno male!”, esclamò, commuovendosi un po’ per la tensione. Era stata sulle spine per tutto quel tempo… ma finalmente il malessere allo stomaco era passato, lasciandola più rilassata.
“Bene.”, borbottò lui, appoggiandosi un po’ a lei.
“Dai, vieni qui che ti lavo la bocca.”, lo spronò la ragazza, prendendogli il viso tra le mani.
“Cos…”
Jackie sorrise, prima di posare le labbra su quelle dell’austriaco a baciarlo, contenta.
I dubbi vennero spazzati completamente quando lui la ricambiò, appoggiandole le mani sui fianchi e stringendola a sé.
Già, questo era diverso…
Ripensandoci, in effetti Nik stava allontanando Rogan, non avvicinando.
Gli infilò le mani nei capelli e gli accarezzò la testa con dolcezza, prima di notare un’anomalia e staccarsi.
“Hai un bernoccolo qui… come te lo sei fatto?”, domandò, curiosa.
“… non è importante.”, liquidò lui, tornando a baciarla.

***

A fine limonata, Jackie si stese sul letto, mano nella mano con Nik.
Ora che tutto era risolto, doveva ammettere di sentirsi meglio.
Al diavolo altri giorni! Come aveva solo potuto pensare di prolungare l’agonia, standosene a letto o a giocare al computer?
Gli doleva ammettere che Stoyán aveva avuto ragione. Come al solito. Che rabbia.
“Vieni… a casa mia?”, domandò l’austriaco, accarezzandogli il dorso della mano con il pollice, come per rassicurarla.
“Certo… ma perché? Tanto ci vediamo domani a scuola o dopo.”
“Devo dimostrare a Stoyán che abbiamo fatto pace…”
“Pff… ma cosa sei, un bambino?”, sghignazzò la brunetta, pizzicandogli un fianco.
“Ahi! Beh, per lui lo sarò sempre…”, borbottò l’altro, un po’ scocciato.
“Dai, andiamo.”, decretò la ragazza, alzandosi in piedi e tirando per il braccio il compagno, che sbuffò.
“Con calma! Non c’è fretta…”
“Il solito pigrone.”
“Ovvio.”
Con un leggero sorriso, scesero le scale e Jackie avvisò la madre dell’ uscita, seguita da Niklas che promise di riaccompagnarla a casa prima delle undici.
Una volta arrivati alla casa del ragazzo, il vampiro più giovane mostrò all’anziano le mani strette l’una nell’altra e soprattutto l’aria serena di chi ora stava bene ed era in pace.
Più o meno.
“Ah, quel mestolo in testa per fortuna è servito.”, dichiarò gongolante il maestro, mentre la brunetta spostava lo sguardo dal bulgaro all’austriaco.
“Quindi quel bernoccolo…”, cominciò, con una smorfia indecifrabile, indicando la testa di Nik che, dopo uno sbuffo chinò il capo.
“S-sì.”
“Non sei venuto di tua spontanea volontà come credevo!”
“Figuriamoci! A dir la verità volevo mandarti a quel paese!”
“Niky, sei un cretino!” una serie di pugnetti, non tanto forti a dire la verità, colpirono il ragazzo, che tentò goffamente di difendersi sotto lo sguardo di un sempre più divertito Stoyán.
La solita routine era tornata.
E tutto grazie a un uomo più saggio. Più o meno.

 



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Parla Tomocchi: uhm, capitolo inaspettato. A dir la verità la litigata doveva risolversi in quello stesso capitolo della festa e invece ho spezzato. La risoluzione doveva occupare solo metà capitolo e invece si è allungata perché mi ero dimenticata quanto fossero testardi ‘sti due. xD Quindi quello che doveva succedere qui lo ingloberò nel prossimo, così invece di quattro paginette magari arrivo addirittura a 5. X°D
Meno tre capitoli alla fineeeee battete le mani con me! Manca pochissimo!
E soprattutto abbiamo superato la soglia delle 400 recensioni T____T <3 è tantissimissimo! Ed è tutto grazie a voi, cari lettori. A voi che sostenete, a voi che mi seguite sul gruppo (per chi vuole vedere il Nik in pantaloncini, l’ho messo lì, sul gruppo FB e non sulla pagina! xD dopotutto è solo uno schizzo del cavolo x°D) che mi seguite anche sulla pagina… e ovunque. È davvero poco, come ringraziamento però ci tengo a ripetermi. Terrò tutto per il finale sì x°D
Un grazie a Bijouttina, White_Moon, Mojita_Blue, DarkViolet92, Vale_magic01 e Winterwings che hanno recensito: ormai siete di fiducia, sono contentissima di leggere i vostri pareri! *w* <3
Non mi resta che dirvi… alla prossima <3
p.s. scusate il ritardo BD







 

   
 
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