Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: kibachan    09/11/2014    2 recensioni
lo S.H.I.E.L.D. è caduto, Ward ha tradito, Fitz è in coma. È da qui che Coulson deve partire per rimettere insieme i pezzi della sua amata organizzazione. Insieme agli agenti superstiti dovrà trovare la forza per far tornare lo shield ad essere lo scudo che protegge l'umanità, e affrontare nuove e vecchie minacce.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jemma Simmons, Leo Fitz, Melinda May, Phil Coulson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Base segreta di Fury, sala riunioni, il giorno dopo

Skye si massaggiò gli occhi, seduta a gambe incrociate sul tavolo al centro della sala, ok l’insonnia di quel periodo, ma dopo quanto aveva visto in camera di Coulson la notte precedente non era proprio riuscita a chiudere occhio, e ora il suo corpo le stava portando il conto da pagare.
Nonostante ciò tuttavia, infischiandosene dei suoi bisogni vitali, il suo cervello si era rifiutato di dormire e adesso, nonostante mancasse un po’ al breefing settimanale, invece di andarsene a letto a tentare di recuperare le forze, Skye se ne stava lì in attesa.
Ma era più forte di lei.
Se solo chiudeva gli occhi rivedeva il disturbante spettacolo delle pareti della stanza di Coulson, soffocate da migliaia di simboli incomprensibili incisi a vivo nell’intonaco, non si salvavano ormai che pochi centimetri, dietro gli arredi, e il direttore le aveva confessato, con lo sguardo sprofondato nel palmo della mano, in un moto di vergogna, che non aveva alcuna memoria di averlo fatto.
Skye scrollò le spalle per tentare di smettere di ricordare.
Oltre alla pena per il suo adorato AC, una terrificante domanda aveva contribuito a tenerla sveglia a forza.

Avrebbe cominciato anche lei a fare quella cosa prima o poi?

Il rumore delle porte scorrevoli in apertura la strappò ai suoi cupi pensieri, sorrise debolmente di rimando, al caldo sorriso di Tripplett.“sono contento di vederti” ammise guardandola scendere dal tavolo “cominciavi a mancarmi un po’” Skye gli diede piano di gomito
“tranquillo, ho finito di fare l’eroina della tragedia” si prese in giro da sola “sono pronta ad agire!”
“così ti voglio!” esclamò Antoine mollandole una pacca tra le scapole che quasi la sbilanciò in avanti
“hei vacci piano! È l’unica Skye che abbiamo!” la voce di Simmons li fece voltare entrambi, lei e Fitz erano appena entrati nella sala, entrambe col tablet sotto il braccio. La ragazza corse ad abbracciare l’amica, felice di rivederla in giro
“Skye! Come..” iniziò Fitz, ma Simmons gli rifilò una gomitata nelle costole, Coulson li aveva pregati di smetterla di chiederle come stava, il ragazzo accusò il colpo lanciando un’occhiata di comprensione a Simmons “come.. come… come è andata colazione?” concluse maldestramente. Skye sorrise dolcemente, pentendosi di averli evitati per tutto quel tempo, in fondo erano preoccupati per lei perché le volevano bene
“Fitz, tranquillo..” gli disse poggiandogli una mano sul braccio, e poi rivolgendo lo sguardo a entrambi aggiunse “ragazzi, sto bene, ve lo garantisco, grazie per esservi dati tanta pena per me, ma ora sto bene davvero, concentriamoci sul lavoro” poi abbassò la voce di modo che solo loro due potessero sentirla, anche se Tripplett era distratto a salutare Natasha e May che stavano entrando “vi anticipo che io e Easter abbiamo scoperto della roba forte, forse sappiamo…”
“bene ci siamo tutti” la voce di Coulson che entrava seguito a ruota da Steve, guardandosi attorno per fare la conta dei presenti, la interruppe, e tutti si disposero automaticamente a cerchio intorno al tavolo per dare inizio alla riunione
“non manca l’agente Barton?” chiese timidamente Simmons sollevando appena una mano
“guarda che sono qui, passerotto!” rispose in tono ironico una voce da sopra le loro teste, Clint stava seduto, con le gambe appese fuori, sopra lo schedario addossato alla parete di fondo “sono arrivato presto e mi sono allungato un attimo” spiegò
“sopra l’armadio?” chiese Fitz sollevando un sopracciglio
“più che un falco ricorda un avvoltoio” sussurrò Steve tra i denti facendo sorridere Natasha
“ma da quanto precisamente sei lì??” chiese Skye arrossendo a disagio, meno male che non si era messa come al solito a monologare ad alta voce!!
“ti ho vista entrare” le rispose Clint “nottataccia?” chiese facendo un gesto con il dito ad indicare il suo viso
“finiscila Barton” la voce di Coulson zittì tutte le altre “non siamo qui per fare conversazioni da bar!” mentre Clint gli rivolse un’occhiataccia torva, Skye lo guardò con gratitudine: aveva egregiamente spento sul nascere un imbarazzante dibattito su come lei avesse passato la notte.

“dunque, partiamo dalla questione più urgente: FitzSimmons, scoperto niente sulle dinamiche dell’attacco all’aereo di Ward?” chiese Coulson dando ufficialmente il via al breefing.
“gravità” rispose Fitz annuendo
“intendi che la situazione è grave? Grazie lo sappiamo…” intervenne Tripplett
“intende dire” ribatté Simmons armeggiando con il tablet per far comparire sul proiettore dei grafici “che abbiamo analizzato l’intera mole di dati raccolti dalla strumentazione dell’aereo al momento dell’attacco, e abbiamo concluso che ad esso è stata applicata una forza simile a quella di gravità”
“ma in senso contrario” aggiunse Fitz “in.. in…” fece un gesto con la mano dal basso verso l’alto, dato che gli sfuggivano le parole
“una forza uguale alla gravità ma esercitata in senso contrario a quella terrestre?” chiese incredula Natasha dando voce allo sconcerto generale. Coulson e May si scambiarono un’occhiata
“Phil..” disse la donna
“lo so” la interruppe Coulson incrociando le braccia al petto “dopo l’intervento di Garreth alla ghiacciaia l’HYDRA aveva trafugato quasi tutti gli artefatti bollati con codice di pericolo massimo” spiegò a chi non lo sapeva
“dopo i fatti di Washington l’HYDRA è stata decimata e dispersa, molte delle risorse recuperate” continuò May “in ogni caso è stato fatto un’immane lavoro di inventario di quegli artefatti, quasi tutti sono stati rintracciati: o sono al sicuro in depositi segreti dello S.H.I.E.L.D. o sono in mano al governo, sottochiave da qualche parte… tranne uno”
“uno?” la incalzò Clint
“sì, di uno soltanto non è stata trovata traccia neanche negli elenchi stessi dell’HYDRA di cui siamo entrati in possesso” fece eco Coulson
“oh mio dio il gravitonium!” proruppe Simmons senza riuscire a frenarsi, portando la mano davanti alla bocca. Aveva ricollegato le loro scoperte a quel discorso. Coulson annuì con aria grave
“gravitonium? Che roba è?” chiese Steve tra l’incuriosito e l’allarmato
“si tratta di un generatore di forza gravitazionale, progettato tempo fa da un genio schizzoide di nome Franklin Hall” spiegò Skye
“Hall voleva distruggerlo, sosteneva che non ci fosse qualcuno in grado di controllare un potere simile, ne di estrarlo effettivamente dal generatore” intervenne Coulson “ma mai dire mai…. Purtroppo” aggiunse con un mesto sospiro
“signore lei pensa davvero che qualcuno avverso all’umanità sia riuscito ad entrare in possesso di un potere simile?” chiese in tono preoccupato Simmons
“non possiamo escluderlo” rispose tristemente “inoltre per ora è l’unica pista che abbiamo”
“purtroppo” intervenne Natasha “temo dovremmo aspettare che si manifestino di nuovo, per saperne di più” tutti annuirono con aria grave
“e quel Ward?” fu Clint a rompere il silenzio “ammesso che abbiano accesso a un potere simile, e vorrei tanto di no, che se ne fanno di quello lì?” chiese
“magari non l’hanno realmente rapito” rispose Tripplett, poi la sua voce si fece più dura, quasi velenosa “magari hanno solo divelto l’aereo in quel punto, e il pezzo con la cella non l’abbiamo trovato perché giace in fondo all’oceano, così magari capisce cosa si prova”
“Trip!!” lo interruppe gridando Coulson. Un silenzio pesante si abbatté sulla stanza, Clint e Natasha si scambiarono un’occhiata interrogativa a vicenda, non sapendo tutti i dettagli della faccenda
“scusatemi” sussurrò Antoine, evitando lo sguardo di Skye.
Nonostante il dolore che quella frase le aveva provocato, la ragazza capiva perfettamente cosa spingesse Tripplett, aveva provato anche lei lo stesso odio.
“in conclusione, stiamo allerta per cogliere ulteriori sviluppi” riprese Coulson, parlando cautamente, per tentare di distendere almeno un minimo gli animi “nel frattempo, FitzSimmons, continuate a studiare i campioni trovati, cerchiamo prove per avvalorare quest’ipotesi del gravitonium, o meglio per confutarla….sarebbe auspicabile no?” concluse con un sorriso dolce.
I due annuirono, cercando di dissimulare il loro disagio. Simmons in passato non aveva fatto mistero del suo astio per Ward, per il tradimento. Fitz, che forse più di tutti aveva ostinatamente creduto in lui fino all’ultimo, non si era espresso sull’argomento da quando si era svegliato, tuttavia non aveva nemmeno manifestato l’intenzione di incontrare Ward, fintanto che era stato nella base.
Entrambe stavano disperatamente cercando di mettere da parte i loro sentimenti verso di lui, che gli urlavano chi glielo faceva fare di impegnarsi tanto per ritrovarlo, in nome delle professionalità, e per l’affetto che portavano a Skye.

“bene, c’è altro?” riprese a parlare Coulson aggirando lo sguardo sul gruppo. Skye si fece avanti
“in realtà si, io e Easter abbiamo delle novità sulla ricerca del Soldato d’Inverno” disse guardando i presenti, Steve si irrigidì talmente visibilmente da attirare l’attenzione di May e Tripplett che non sapevano granché dei suoi trascorsi passati con il Soldato. “se ancora è un priorità naturalmente” aggiunse Skye guardando ora solo Coulson. L’uomo annuì
“ma certo, se davvero c’è qualcuno che si sta muovendo contro di noi dobbiamo tirare dalla nostra parte quante più forze possibile” spiegò. Steve a quelle parole sentì di colpo l’amaro della bile in bocca
“lei vuole usarlo??!” proruppe sbattendo entrambe le mani sul tavolo in mezzo a loro, senza riuscire a fermarsi, attirando l’attenzione su di sé “vuole sfruttare quello in cui l’hanno trasformato!? Come un’arma!?” non sapeva perché si era infuriato in quel modo, tutto insieme, sapeva che Coulson non era come Nick Fury, ma si scaldava ogniqualvolta centrasse Bucky, Coulson lo fissò per un istante e poi mosse qualche passo ad aggirare il tavolo per avvicinarsi, Clint scattò accanto a Steve serrando la presa intorno al suo braccio, per trattenerlo preventivamente, e May si fece vicino a Coulson in due passi, ma il Capitano non sembrava intenzionato ad attaccare, anche se piantò uno sguardo gelido in quello di Coulson che si fermava davanti a lui.
L’uomo lo fronteggiò sostenendo il suo sguardo
“al contrario, Capitano” scandì “voglio fare in modo che non venga usato mai più” dopo qualche istante Clint sentì i muscoli di Steve rilassarsi sotto le mani e lo lasciò andare, capendo che si era calmato. “fidati di me” stava dicendo ancora Coulson.
Vide Steve che lentamente annuiva e lasciò andare impercettibilmente la tensione dalle spalle, glielo vedeva in faccia la determinazione che sembrava dire ‘si, ma ti tengo d’occhio’, così si rivolse a Skye senza distogliere lo sguardo dal Capitano
“ebbene Skye… dove si trova?”
La ragazza occhieggiò rapidamente Coulson e Steve, schiarendosi la voce e ricominciando a parlare con prudenza
“dunque… Easter in questi giorni mi ha aiutata a potenziare il rilevatore di elettromagnetismo che avevo sommariamente messo insieme per la missione all’HUB, ora copre un’area molto più vasta e improvvisamente stanotte” si interruppe un istante per mandare sul proiettore un reticolato geografico piuttosto vasto, sul quale lampeggiava una spia rossa “è comparso questo segnale, a circa 4 ore di volo da qui” e guardando direttamente Steve aggiunse “a meno che lì non abbiano costruito una centrale elettrica in poche ore… deve essere lui”
“ottimo lavoro Skye” commentò Trip contemplando la mappa sul proiettore
“ma… è ancora lì? Da stanotte?” intervenne Simmons, che da medico si stava ponendo immediatamente le implicazioni di tale immobilità
“è questo il punto” annuì Skye “hai colto il nocciolo della questione Jemma” poi si rivolse a Coulson che era tornato a guardarla “dall’esperienza accumulata nella sua apparizione all’HUB si deduce che Il Soldato si muove piuttosto velocemente, in condizioni normali, invece da quando è comparso nel raggio d’azione del rilevatore, diverse ore fa, non si è più mosso, l’agente Romanoff ha detto di averlo ferito giusto?” chiese rivolgendo lo sguardo a Natasha, che annuì
“due colpi, braccio e gamba sinistra, non credo in zone vitali, sarebbe già morto altrimenti” disse in tono neutro
“è questo che mi preoccupa” replicò Skye
“l’elettromagnetismo… è…” intervenne Fitz cominciando a fare ampi gesti della mano ad indicare il suo braccio destro “viene da lì”
“esatto Fitz” spiegò Skye “è la sua protesi meccanica ad emanare il campo magnetico, non la sua persona, potrebbe essere morto in effetti… sicuramente non verte in buone condizioni di salute, dato che non si muove” aggiunse rivolgendo un’occhiata, questa volta triste, a Steve
“quindi non è sicuro che sia morto!” proruppe il Capitano “potrebbe solo essere messo male! Signore dobbiamo andare a prenderlo!” esclamò rivolgendosi direttamente a Coulson. L’uomo annuì
“e lo faremo…. Ma non tu Steve” aggiunse in tono calmo, poggiandogli le mani sulle spalle
“come??!!”
“ragiona!” lo scosse appena Coulson frenando la sua protesta “dobbiamo convincerlo a venire con noi! Tu non sei più una faccia amica per lui! Mi dispiace…” aggiunse a bassa voce, capendo come quell’affermazione potesse ferirlo, poi lo lasciò andare e si allontanò da lui per riprendere una posizione centrale al gruppo, recuperando un tono più professionale e operativo per impartire gli ordini “dunque dobbiamo agire velocemente” iniziò “ è necessario che il recupero riesca al primo tentativo, se è ancora vivo lotterà fino all’ultimo respiro per non essere catturato, sarebbe quindi meglio non maldisporlo” spiegò

Steve sentì lo stomaco accartocciarsi nelle viscere, mentre Coulson parlava, l’aveva cercato per più di un anno, era l’unica cosa che rimaneva della sua vita vera, quella dove era solo Steve Rogers, non era giusto…
Clint lo guardò di sottecchi mentre poggiava la schiena al muro alle sue spalle, con sguardo a dir poco furioso.

“l’ideale è che a prenderlo vada qualcuno che non fosse presente all’HUB” disse Coulson “men che meno Vedova Nera, che è stata l’ultima a tentare di farlo fuori” aggiunse rivolgendo alla donna un piccolo sorriso “May, Tripplett.. vi incarico del recupero, Fitz vi aiuterà a montare il dispositivo di rilevamento di Skye e Easter sul BUS, pronti a partire in 20 minuti” i due annuirono e lasciarono la stanza
“AC forse potrei andare anche io con loro” propose Skye
“no, non è necessario” rispose l’uomo, e poi attirandola a sé per un braccio aggiunse a bassa voce “mi servi qui... dobbiamo cercare di decodificare quella roba” Skye sentì ghiacciare il sangue nelle vene ma annuì.

 

Base segreta di Fury, Angar

Steve Rogers guardava torvo l'agente Tripplett caricare un paio di borsoni nella stiva del BUS, a riparo dietro un'enorme cassa di legno targata 'fragile' pervenuta una paio di giorni prima dal Madagascar (e di cui ignorava felicemente il contenuto).
Si sentiva come un moccioso di 10 anni determinato ad intrufolarsi a una proiezione di film per adulti.
Era decisamente imbarazzante.
Ma non poteva permettere che, dopo che aveva passato l'ultimo anno a cercarlo, qualcun'altro andasse a recuperare James Burnes al suo posto.

-Soldato d'Inverno, Soldato d'Inverno-

si ripetè mentalmente. Doveva iniziare a convincersene o non ne sarebbe uscito sano da quella situazione, Bucky Burns non c'era più, era Soldato d'Inverno che May e Trip erano stati mandati a recupeare.
Nonostante la determinazione però, qualcosa dentro di sé lo frenava dai suoi propositi. Senso di responsabilità e sacrificio, anteporre un bene superiore ai propri desideri personali, erano sempre state le migliori (uniche) qualità che si era sempre riconosciuto, e si sentiva a disagio a contravvenire a un preciso ordine del direttore Coulson, non aveva mai ignorato deliberatamente un ordine.

-non è vero- disse una vocina nella sua testa -l'hai già fatto una volta durante la guerra, e sempre per andare a recuperare quel deficente, le più grandi cazzate l'hai sempre fatte per andare dietro a lui!-

era ancora assorto in questo dilemma etico quando una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare
"dio santo, vuoi deciderti a salire a bordo o no?!" Steve si voltò per trovarsi davanti Barton accovacciato sulle punte dei piedi che lo guardava divertito "ti fai pù seghe mentali di una quindicenne alla vigilia del ballo scolastico! 'oddio, mi inviterà o non mi inviterà? Questo vestito mi fa sembrare una che la dà via subito?' patetico..." lo prese in giro scuotendo la testa e ridacchiando. Il Capitano arrossì di rabbia per tutta la faccia, quel tipo aveva l'insano potere di fargli perdere le staffe a velocità record!
"se hai finito chiudi la bocca o mi farai scoprire!" ringhiò, Barton gli si avvicinò abbassando la voce fino a sussurrare
"se non ti sbrighi non ti scopriranno, ma partiranno senza di te" gli disse un con un sorrisino bastardo "forza non ci vuole niente, vedrai che la tua fibra morale sopravvive" aggiunse con tono più comprensivo. Steve rilassò le spalle capendo che aveva smesso di sfotterlo
"è che non so se è la cosa giusta da fare, non sono solito ignorare gli ordini di un superiore" confessò tornando a sbirciare da dietro il nascondiglio la porta del BUS
"io degli ordini dei superiori me ne fotto per hobby" replicò Clint facendo un alzata di spalle
"si ma io non sono te!" soffiò tra i denti Steve senza voltarsi, Barton sorrise
"è per questo che sono qui Capitan Fesso, per aiutarti!" Rogers si girò lentamente a guardarlo, convinto di aver capito male
"come hai detto?" chiese stupefatto. Mai, mai nella storia dell'umanità Clint Barton si era spontaneamente offerto di aiutarlo in una qualsiasi cosa!
"diciamo che devo farmi perdonare la storia delle sopracciglia" spiegò il ragazzo grattandosi la fronte e girando gli occhi di lato, Steve lo guardò scettico e Clint aggiunse "scherzi a parte, credo che se c'è qualcuno in grado di convincere quel tipo a seguirci quello sei tu, non sempre i superiori hanno ragione" spiegò.
Il Capitano annuì, grato di quanto avesse detto, poi gettò una veloce occhiata all'aereo
"ok, quindi come faccio? Una corsa appena si girano?" propose, Clint scosse il dito davanti al suo naso
"tu manchi di fantasia Capitano, stai a vedere" e detto questo estrasse dalla faretra sulle sue spalle una freccia con la punta di gomma, si spostò dietro una cassa più grande poco lontano, di modo da potersi tirar su in ginocchio, e tese l'arco verso il lato opposto dell'angar. Quasi fuori portata di occhio, nell'angolo, c'era il quadro elettrico generale.
Barton si concentrò, prese un bel respiro e poi svuotò lentamente i polmoni, percependo la pressione che la corda dell'arco faceva contro le sue labbra, fino a raggiungere l'immobilità totale. Quindi scoccò la freccia, che silenziosa attraversò l'intero angar andando ad impattare perfettamente contro l'interruttore della corrente dei locali di servizio (tra cui l'angar).
La stanza piombò all'istante nell'oscurità quasi completa, eccezion fatta per le luci di emergenza sulle porte
"oh ma dai!!" imprecò Tripplett "siamo in una super base strafiga e la corrente salta più spesso che nel mio monolocale!"
"non faccio che ripeterlo a Koenig di risparmiare l'energia dedicata a quegli stupidi quadri a ologramma" sospirò May scendendo dalla stiva del BUS "tu vai a prendere le armi in laboratorio da Fitz, io riattivo il generatore e partiamo" aggiunse incamminandosi.

Steve lanciò un eloquente occhiata a Barton, come a dire che in effetti se lo meritava il nome 'occhio di falco', quello gli fece cenno di muoversi agitando un braccio. Il Capitano non se lo fece ripetere e sgattaiolò sull'aereo, andandosi a nascondere nel vecchio laboratorio dei FitzSimmons (dove sicuro May e Trip non avrebbero avuto motivo di entrare, almeno non prima o subito dopo il decollo).
Entrato, Steve chiuse la porta alle sue spalle e andò a mettersi seduto dietro il grosso bancone in metallo al centro della stanza.

"di niente Capitan Fesso" disse divertito Barton tra sè e sè.

 

 

BUS, un'ora dopo il decollo

"la rotta sarà ancora questa fino all'arrivo, circa un paio d'ore" disse May occhieggiando la strumentazione prima di sfilarsi la cuffia auricolare "direi che possiamo sgranchirci le gambe" aggiunse guardando Trip alla sua destra che già si stava liberando della cintura di sicurezza
"caffè, agente May?" le chiese alzandosi
"detesto il caffè" rispose la donna in tono freddo, Trip non si arrese ai suoi approcci di conversazione
"allora una bi.." ma si fermò notando una spia che lampeggiava sul quadro di controllo "May" la chiamò in tono molto più serio "quella non è l'allarme di apertura porte in zona riservata?" chiese indicando il quadro. La donna si fece immediatamente attenta, constatando che in effetti lampeggiava in rosso la spia della porta del laboratorio scientifico. I due si guardarono reciprocamente per un istante, come a sincerarsi che non si sbagliavano a dire che sarebbero dovuti esserci solo loro due a bordo. Poi contemporaneamente scattarono verso l'uscita della cabina di pilotaggio, brandendo entrambe la pistola.

Arrivarono giusto in tempo per puntare contemporaneamente l'arma contro Steve, che evidentemente aveva scelto il momento sbagliato per uscire dal suo nascondiglio
"posso spiegare" esclamò alzando le mani in segno di resa. May e Trip lasciarono andare contemporaneamente un sospiro frustrato
"che accidenti ci fai qui! Ci hai fatto venire un colpo!" sbraitò Tripplett rinfoderando la pistola mentre May gli si avvicinava in due passi e gli piatava gli occhi neri in faccia, afferrandolo per il collo della maglietta
"potevo spararti!" sibilò tra i denti. Steve fece un sorrisino da cucciolo tentando di rabbonirla
"confidavo nel tuo autocontrollo agente May" le disse. La donna lo lasciò andare soffiando aria fuori dalle narici "mi dispiace... ma dovevo venire ad ogni costo" aggiunse il Capitano, con tono sinceramente rammaricato ma risoluto, rivolgendosi alla schiena di May.
"me lo immaginavo" sussurrò la donna tra sè e poi facendo cenno a Trip di lasciar perdere si diresse di nuovo verso la cabina di pilotaggio "avverto il direttore Coulson che sei qui, deve sapere quanto la sua autorità sia labile, se persino Capitan America contravviene ai suoi ordini" asserì in tono duro allontanandosi. Steve arrossì e Trip lo guardò con aria complice stringendo i denti
"l'hai fatta incazzare... peggio per te!" scherzò ridacchiando.

 

Seattle

Ian Quinn guardò l’orologio in febbricitante attesa e si accostò al vetro oscurato della sua mercedes per gettare l’ennesima occhiata al profilo dello Space Needle*
“rilassati Quinn, sembri un adolescente al primo appuntamento” la voce fredda e astiosa di Hall lo fece voltare. L’uomo si concesse di donare un’occhiata di pura antipatia al profilo bluastro della creatura, che se ne stava seduta come niente fosse accanto a lui sul sedile posteriore dell’auto, contemplando con calma irritante le crepe che pulsavano sul dorso delle sue mani.
“non posso farci niente!” protestò “ho dovuto chiudere le comunicazioni radio con la squadra in medio oriente e io detesto non avere il controllo della situazione!” confessò suo malgrado.
Hall gli scoccò un’occhiata divertita
“mio caro Quinn lei non ha il controllo della situazione neanche qui, tutto dipende da me ricorda?” lo schernì.
Ian deglutì a vuoto, era proprio questo il problema, temeva che quel mostro si facesse prendere dalle sue smanie megalomani e cominciasse a far levitare le macchine o roba del genere, la credibilità doveva essere quella di un attacco terroristico! “si rilassi…” gli disse in quel mentre Hall “farò quel che devo” aggiunse facendo scrocchiare sonoramente l’articolazione della mano destra.

 

Base segreta di Fury, centro di controllo

Martin Linch, agente non operativo di livello 3, si rincamminò alla sua postazione tenendo in equilibrio tra le dita almeno 8 caffè del distributore automatico. Lui e gli altri adibiti al monitoraggio dei fatti di cronaca avevano probabilmente il lavoro più noioso del mondo, e dire che si era unito allo S.H.I.E.L.D. perché desiderava una vita d’azione!
Peccato che all’idoneità medica la sua asma avesse avuto la meglio sulla sua buona volontà.
Il massimo brivido che era concesso a lui e ai suoi colleghi era il rischio di scottarsi col caffè bollente!
Terminato il giro di consegne dei bicchierini andò a schiantarsi di nuovo alla sua postazione. Lo schermo panografico indicava i punti nevralgici delle varie città di Washington, la sua area di competenza. Stava per prendere un sorso di caffè quando qualcosa nella cam 4 attirò la sua attenzione.
Aveva le allucinazioni o lo Space Needle stava tremando?
Si sistemò meglio gli occhiali spingendoli contro il setto nasale con l’indice e mandò la cam 4 a schermo intero.
Sotto i suoi occhi sconcertati la sottilissima torre panoramica fu attraversata da un crepa gigantesca dal vertice alla base. L’audio era muto ma da come tutti i presenti si era girati verso la torre chinandosi istintivamente a terra con le mani sulla testa, il fragore doveva essere stato assordante!
Tutto precipitò a tale velocità che Martin non ebbe modo neanche di gridare dall’orrore: nel suo punto più sottile la torre si spaccò completamente, ma invece di cadere di lato, collassò su sé stessa come un bicchierino da viaggio, in una nuvola di polvere e fuoco si potevano intravedere le fondamenta dello Space Needle sprofondare in un colpo più a fondo nel terreno, come se improvvisamente fosse pesato talmente tanto che la tensione del suolo non fosse più sufficiente a sostenerlo.
Martin si riebbe nell’istante in cui l’intero campo visivo della telecamera fu invaso dalla polvere dei detriti, facendo scomparire alla vista tutte le persone nei paraggi
“merda merda merda merda!!” si mise a gridare attirando l’attenzione dei colleghi che si precipitarono alla sua postazione. Ignorandoli abbandonò la sedia e si lanciò a schiacciare il bottone per chiamare l’allarme generale, poi si rituffò sulla sua postazione sgomitando tra le esclamazioni di orrore degli altri, afferrando l’interfono, compose un codice che sapeva a memoria ma non aveva mai premuto prima di quel giorno
“direttore Coulson! Deve venire subito in centro di controllo! A Seattle è successo un fottuto casino!”

 

Quando Coulson fece praticamente irruzione nel centro di controllo era seguito dappresso da Clint, Natasha, Skye e Easter
“che sta succedendo!?” esclamò
“l’ho chiamata io signore! Agente Linch, livello 3” si fece avanti Martin, non senza una certa emozione nel trovarsi davanti il direttore in persona e ben due vendicatori in carne ed ossa. Coulson gli fece un cenno del capo raggiungendo poi la postazione computer incriminata, come a invitarlo a spiegarsi “signore è successo tutto in pochi secondi e senza alcun preavviso” spiegò Linch “lo Space Needle di Seattle è venuto giù come un castello di carte! I telegiornali locali sono impazziti!”
“potrebbe trattarsi di un danno strutturale? Tragico ma fine a sé stesso?” chiese Phil facendo scorrere le dita sullo schermo touch per evidenziare vari dettagli delle riprese, Martin scosse la testa energicamente facendo sbattere a destra e a manca i ricci neri
“impossibile signore, quella torre è costruita per resistere a raffiche di vento fino a 320 km/h e a terremoti fino a magnitudo 9,1! Non cade giù con niente!” replicò con decisione, Coulson sollevò un sopracciglio, sorpreso da tanta dovizia di particolari “dottorato in ingegneria signore..” spiegò Martin in leggero imbarazzo e poi aggiunse “comunque non appena ha iniziato a cedere ho avviato il protocollo ‘occhi aperti’ per allacciarsi a tutte le telecamere private e pubbliche presenti in zona, abbiamo le registrazioni” il direttore annuì
“ottimo lavoro agente Linch” disse battendogli un attimo una mano sulla spalla, poi si rivolse al nutrito gruppo di non operativi della stanza
“nulla da programma di controllo dei dotati della lista?”
“nulla signore” gli fece eco una ragazza con la coda di cavallo e le lentiggini “tra l’altro nessuno dei loro gps manda segnali dalla zona di Seattle”
“qualcosa mi dice che questa faccenda c’entra con il nostro aereo fatto a pezzettini” intervenne Clint. Coulson annuì energicamente
“lo temo anch’io” disse di modo che solo i suoi accompagnatori potessero sentirlo, e poi di nuovo ad alta voce aggiunse rivolto agli agenti del centro di controllo “monitorate con maggior attenzione i monumenti di interesse pubblico, avvertitemi alla minima anomalia!” poi uscì dalla stanza seguito dagli altri.
Non appena fuori i quattro si riunirono a drappello intorno a lui, Easter batteva freneticamente sulla tastiera del suo piccolo laptop già da qualche minuto
“Clint, Natasha, andate sul posto, vedete se riuscite a scoprire qualcosa” ordinò Coulson con tono impellente “Skye tu batti tutto il materiale video del protocollo ‘occhi aperti’, cerca di capire cosa precisamente ha causato il crollo: bombe o roba simile. Tu Easter invece immettiti sui principali canali riservati governativi, vedi cosa si stanno dicendo a riguardo, voglio sapere se era un attacco annunciato”
“lo sto facendo già da 10 minuti signore” lo interruppe la ragazzina senza staccare gli occhi dallo schermo del computer
“ottimo” convenne Coulson facendo poi un cenno di concedo a Clint e Natasha. I due si erano appena incamminati quando la voce di Easter che strillava li fece voltare di nuovo
“direttore direttore guardi qui! Agente Barton, agente Romanoff aspettate!” gridò. Coulson le fu accanto immediatamente seguito a ruota da Skye “alla Casa Bianca è appena arrivata una mail criptata, legga!” ordinò voltando il portatile di modo che tutti potessero vederlo. Sullo schermo il breve messaggio fece accapponare la pelle a tutti i presenti:

=il vostro tentativo di raggiungere il cielo** è stato distrutto. Tra poche ore toccherà al palazzo della corte suprema di giustizia, per ricordarvi che solo dio è il supremo giudice.
La mano=

 

“Clint… Natasha..” sillabò Coulson con la bocca completamente arida “cambio di programma, andiamo a Washington”
“andiamo?” chiese Natasha sorpresa
“precisamente… veniamo anche a io e Skye”

 

 

 

Seattle

Al sicuro nella sua auto blindata Quinn ammirava il panorama di paura e dolore scorrere dietro i finestrini. La gente sopravvissuta al crollo della torre vagava per le strade tra lamenti di dolore per le perdite subite o lo sgomento. Nugoli di vigili del fuoco si affaccendavano intorno alle macerie. Tutto esattamente come previsto.
Hall aveva fatto bene il suo lavoro, e ora, completamente impermeabile al dolore di cui era stato viatico, se ne stava sdraiato sul sedile anteriore dell’auto completamente reclinato, a riparo da occhi indiscreti, facendo levitare pigramente una biro sopra la linea degli occhi.
Quinn lo ignorò e rilesse per la terza volta divertito la mail che Tyst aveva inviato al governo, come a far rivendicare l’atto terroristico a una qualche cellula mediorientale.
Incapace di trattenersi compose il numero sul telefono cellulare e lo chiamò
“non dovrebbe usare la linea sicura così spesso signore, o tra poco non lo sarà più” il rimproverò che il dottor Tyst utilizzò al posto del saluto dall’altro capo del telefono lo fece quasi sorridere
“oh andiamo Tyst si rilassi, solo io sono così eccitato??” replicò Quinn, euforico come un bambino a Natale “l’ho chiamata perché dovevo assolutamente congratularmi con lei per la lettera minatoria!” continuò imperterrito ignorando le sue proteste “per ricordavi che solo dio è il supremo giudice” recitò modulando la voce per farla bassa e cavernosa “lei è un vero genio Tyst, sembra proprio di leggere le parole di uno di quei fanatici religiosi! E poi l’idea di usare il nome ‘la mano’ una cellula terroristica realmente esistita, giuro sto morendo dalle risate!” aggiunse esaltato
“se devo fare una cosa preferisco farla bene.. signore” fu la laconica risposta che ricevette “ora mi scusi, ma come sa è meglio non tenere il canale aperto per più 120 secondi” aggiunse prima di riagganciare.

 

Isola di Dino

Tiberius Tyst chiuse la comunicazione senza neanche guardare il telefono. I suoi occhi era incollati allo schermo della piccola tv della saletta ricreativa. Non vi aveva mai prestato particolare attenzione, ma in quel frangente aveva DOVUTO vedere cosa il professor Hall aveva causato.
Si sentiva la bocca secca, le mani sudate, le gambe molli. Si passò le dita sulla fronte nel tentativo di stemperare la tensione. Da quello che i suoi studi gli suggerivano era in pieno attacco di panico.
Lo Space Needle era venuto giù come un castello di sabbia sulla spiaggia.
Il polverone carico di detriti che aveva invaso la folla l’aveva sconvolto. E a lui non capitava spesso.
Diciamo anche mai.

-tutta quella gente che era lì… sono morti… tutti morti?-

Avvertì un dolore lancinante allo stomaco, come se fosse sul punto di vomitare, e voltò le spalle alla televisione di scatto, serrando le dita intorno al tessuto della spalliera del vecchio divano in pelle. La consapevolezza di essere complice di tanto orrore gli levò la forza al punto da farlo crollare seduto a terra.

 

Seattle

 

“adesso l’ora non ti preoccupa più?” la voce di Hall riportò Quinn alla serietà “sbaglio o tra un’ora dobbiamo essere davanti al palazzo di giustizia?” lo incalzò.
Ian si sistemò meglio sul sedile, in evidente stato di disappunto per essere stato ripreso da quella confusa imitazione di essere umano
“naturalmente” sibilò “c’è tutto il tempo” aggiunse. Il professor Hall si chinò di lato per tirare una levetta che riportò il sedile passeggero in posizione eretta

“io dico che dobbiamo muoverci” ribatté, sempre conservando un’incredibile calma “dopo la tua sparata della lettera minatoria gli omuncoli dell’esercito si affaccenderanno come formichine per blindare il quartiere” li schernì “dobbiamo avvicinarci a piedi all’obiettivo e, anche se siamo nella città più individualista del mondo, non è facile per questa faccia passare inosservato” concluse indicandosi il viso con un ghigno che scoprì i denti, stranamente umani.
Non ha torto” concesse Quinn con un gesto della mano. Quindi si chinò verso il sedile di guida per parlare con il giovane uomo al volante “è ora di andare, al palazzo di giustizia.. agente Ward”
Il viso del ragazzo rimase impassibile, congelato nel vortice dell’illusione che imperversava nella sua mente. Un’ombra d’argento brillava nelle sue iridi.
La maggior parte della sua coscienza era convinta di star portando avanti una missione di massima segretezza per lo S.H.I.E.L.D., davanti ai suoi occhi i volti apparivano distorti, così che non riconosceva più i lineamenti di Quinn come i suoi, né la voce, l’uomo che gli parlava aveva per lui l’aspetto di un anonimo generale da cui gli era stato ordinato di prendere ordini. Solo… ogni volta che gli veniva chiesto qualcosa, e si apprestava ad ubbidire, qualcosa nella sua mente faceva irrigidire il suo corpo, come se tentasse di opporsi.
Hall lo notò, stringere il volante fino a sbiancare le nocche, per qualche istante prima di mettere in moto.
“è tenace..” commentò vagamente “non mi dà mai l’impressione di essersi piegato del tutto” Quinn fece spallucce, con aria di sufficienza
“anche se si rendesse perfettamente conto di cosa accade il suo corpo non potrebbe opporsi, siamo radicati nel suo sistema neurale, non c’è da preoccuparsi” tagliò corto, non intendendo dedicare a Grant Ward neanche un secondo in più del suo tempo.

 

Aereo cargo S.H.I.E.L.D. in volo verso Washington

 

Skye se ne stava seduta accanto a Coulson nell’area di carico. La nuca, mollemente poggiata alla parete metallica alle sue spalle, ondeggiava leggermente ai sobbalzi dell’aereo. Lo sguardo fisso, senza tuttavia vedere davvero la parete di fronte, su cui ballava l’attrezzatura di lancio.
Come se non fosse già abbastanza tutto quello di cui la sua testa era piena, ora non riusciva a togliersi da davanti agli occhi le immagini di tutte quelle vite andate in fumo in un istante, ai piedi e sulle terrazze dello Space Needle. Strinse il labbro inferiore tra i denti per calmarsi, alle morse che gli attanagliarono lo stomaco al ricordo.
Guardò per un attimo Coulson accanto a lei. Anche lui sembrava perso nei suoi pensieri, l’immancabile completo lo faceva sembrare quasi fuori posto, ma lei egoisticamente era contenta che fosse lì. Si sentiva sempre tranquilla se c’era anche lui. Ripensò suo malgrado alla loro conversazione della notte prima, cosa avrebbe fatto se lui avesse finito per perdere del tutto il senno?
Le aveva confessato di temere quest’eventualità.
Senza di lui avrebbe perso la cosa più vicina a una famiglia che avesse mai avuto.
La cosa la spaventò a tal punto che scacciò a forza il pensiero, imponendosi di guardare altrove. Posò gli occhi sulle schiene di Clint e Natasha, seduti poco distanti da loro nella cabina di pilotaggio. La rossa si era offerta di prendere i comandi dell’aereo e Barton, bhè, sembrava non essere in grado di stare troppo lontano da dove si trovava lei.
Skye li osservò per qualche istante. Natasha gli stava dicendo qualcosa che non riusciva a sentire, lui ascoltava, annuendo di tanto in tanto. Stava abbandonato sulla sua poltrona in maniera scomposta, la gamba sinistra allungata sul sedile della donna, dietro la schiena, e la destra raccolta vicino al busto col piede sul sedile. Era intento nel calibrare la corda del suo arco.
Indubbiamente aveva degli atteggiamenti molto confidenziali con Natasha, lui era così con tutti ma per quanto riguardava la Vedova Nera… Skye dubitava permettesse a chiunque di invadere in quel modo il suo spazio personale.
“che tipo di rapporto c’è tra loro?” chiese a bassa voce rivolgendosi a Coulson, che quasi sobbalzò, guardandola poi con aria interrogativa “tra Barton e l’agente Romanoff intendo” precisò Skye. Phil sollevò le spalle facendo una smorfia
“sono partners” buttò lì, Skye gli donò un’occhiata di rimprovero ridacchiando
“oh, ma che risposta diplomatica! Perché non ti dai alla politica AC?” Coulson sorrise guardandosi le mani
“davvero non so bene” si giustificò “di sicuro si farebbero ammazzare l’uno per l’altra” continuò donando un’occhiata benevola ai due inconsapevoli protagonisti dei suoi elogi “ma come sia evoluta la cosa negli ultimi due anni non saprei, Clint non mi rivolge quasi la parola” confessò senza riuscire a celare una nota di amarezza nella voce
“ancora niente he?” disse Skye scuotendo la testa in segno di disapprovazione, l’uomo fece cenno di no e poi con un sorriso triste aggiunse
“forse è giusto così”
“col cavolo che è giusto!” proruppe Skye interrompendolo “Barton ha solo la testa troppo dura! Vedrai che gli passerà prima o poi” aggiunse con decisione. A Coulson scappò da ridere
“lo conosci da poco ma l’hai inquadrato bene!” esclamò facendola ridere a sua volta.

Nell’abitacolo Clint si voltò leggermente per dare un’occhiata a Coulson e Skye
“c’è stato un attentato, ce ne sarò un altro…che avranno tanto da ridere…” commentò rigirandosi e facendo un’alzata d spalle
“perché non glielo chiedi…” buttò lì Natasha senza distogliere gli occhi dalla porzione di cielo davanti a lei. Clint sospirò
“già… dovrei…” ammise. La donna si concesse di gettargli una fugace occhiata stupita
“ti stai ammorbidendo finalmente, era ora” commentò con un mezzo sorriso tornando a guardare davanti a sé. Clint non raccolse la sottile provocazione. Sì, forse era ora di andare a parlarci.
Rivolse di nuovo lo sguardo verso Natasha, contemplando per qualche istante il suo profilo concentrato. Una ciocca di capelli di fuoco gli era scivolata davanti agli occhi ma lei era troppo concentrata per spostarla. Barton allungò una mano verso il suo viso istintivamente, ma poi la fermò a mezz’aria, lei non voleva fossero niente di più che colleghi.
Natasha vide con la coda dell’occhio la mano di Clint diventare lentamente un pugno. Poi la ritrasse e allontanando lo sguardo da lei si alzò lasciando l’abitacolo.
Lo stomaco le mandò una fitta che scelse di ignorare.

Barton guadagnò il centro dell’area di carico dell’aereo reggendosi via via a diversi sostegni. Coulson e Skye smisero di parlare non appena lo videro.
A dire la verità si sentiva un po’ idiota. Cos’è che avrebbe dovuto dire di preciso al suo ex AS? Qualcosa del tipo ‘ti perdono’? suonava davvero ridicolo, roba da ragazzini, e a dirla tutta non era neanche la verità, non l’aveva perdonato affatto. Però sapeva che era giunto il momento di finirla con quella sceneggiata.
“hei ragazzina” disse rivolto a Skye con tono più duro di quanto avrebbe voluto “aria, vai a farti un giro” Skye probabilmente gli avrebbe risposto per le rime, se non avesse colto al volo il motivo di quella richiesta, così alzò le mani in segno di resa
“ok!” rispose in un plateale tono esagerato “stai tranquillo Rambo, me ne vado a… giocare al gioco del silenzio… con l’agente Romanoff” buttò lì riuscendo a strappare un sorriso al ragazzo “è tutto tuo” aggiunse una volta che si fu alzata e superandolo gli assestò un’affettuosa pacchetta di incoraggiamento alla fine della schiena.
Con sommo stupore di Coulson, che aveva assistito allo scambio di battute tra i due con una vaga curiosità, Clint si lasciò cadere seduto accanto a lui, i gomiti sulle ginocchia, le mani appena intrecciate. Per un po’ regnò un silenzio quasi imbarazzato poi di colpo Barton disse
“ti ascolto”
“come?”
“se mi vuoi spiegare… ti ascolto” precisò Clint guardandolo finalmente in faccia. Coulson non ci credeva, che finalmente avesse deciso di seppellire l’ascia di guerra, proprio quando lui cominciava a non sperarci più! Ma non volle perdere l’occasione facendo delle domande
“sono morto davvero, due anni fa” iniziò a raccontare “non è stata una messa in scena, sono stato clinicamente morto per quasi 21 giorni” Clint strabuzzò gli occhi incredulo e Coulson rispose alla sua muta domanda “mi hanno riportato in vita con un siero particolare di origine aliena di cui ora si sono smarriti tutti i campioni, non ne conosco il funzionamento. Da allora sono vivo ma non sono più io, sono diventato un’altra persona, per così dire” confessò “mi è stato tassativamente vietato di rivelare che ero ancora vivo a chi non fosse strettamente necessario, Audry tutt’ora mi crede morto, e probabilmente sarà così per sempre” fino a quel momento la sua voce era stata sommessa e pacata, quasi incolore, ma Barton la sentì incrinarsi appena mentre aggiungeva “credimi Clint, mi dispiace” il ragazzo inghiottì a vuoto sforzandosi di guardarlo, sapeva che quella conversazione avrebbe sollevato il vaso di pandora delle emozioni devastanti che quel periodo post controllo mentale avevano portato. Respirò a fondo tentando di mantenere il controllo
“negli ultimi due anni sono letteralmente annegato nell’alcool” soffiò “tentavo di offuscare il ricordo del fatto che ero stato io, a portare sull’aereo-nave il bastardo che ti aveva ucciso” confessò. Coulson si sentì male e provò a scusarsi di nuovo, ma Clint lo interruppe con un gesto della mano “credo che ti ricordi cosa hai fatto per me, cosa hai rappresentato per me” continuò “sono venuto a dirti che me lo ricordo anch’io, e che… sono contento che tu non sia morto” concluse prima di alzarsi in piedi “il resto non importa più” aggiunse prima di voltarsi. Coulson gli sorrise, sentendo finalmente affievolirsi uno dei pesi che si portava sulle spalle
“Clint” lo chiamò, il ragazzo si girò di nuovo “per curiosità, sei venuto a chiarire con me perché pensi che moriremo?” sdrammatizzò. Barton non riuscì ad impedirsi di sorridere sotto i baffi
“no tranquillo” rispose “diciamo che la tua figlioccia mi ha fatto una lavata di capo un paio di giorni fa” Coulson sollevò le sopracciglia sorpreso “e io con i miei tempi da bradipo ora sono arrivato alla conclusione che aveva ragione” aggiunse Clint prima di lasciare l’area di carico. Coulson lo osservò mentre bisticciava con Skye per riprendersi il posto nella cabina di pilotaggio accanto a Natasha, e sorrise scuotendo un po’ la testa.
Era una famiglia ben strana la sua.

 

 

 

Washington, First Street NE n.1 , palazzo della corte suprema di giustizia

 

Coulson, a riparo del tendalino di un piccolo locale con i tavolini fuori, osservava pensieroso il grande dispiegamento di forze militari che aveva completamente blindato il palazzo della corte suprema. Origliando qua e là aveva appreso che era stato fatto evacuare completamente per prevenire le perdite umane, nel caso in cui non si riuscisse ad evitare l'attentato, e che l'edificio era stato perlustrato da cima a fondo alla ricerca di ordigni, ma senza successo.

-non ha senso- pensò sistemandosi la visiera del berretto da baseball (si era cambiato d'abito per non dare troppo nell'occhio, col suo completo scuro)
-perchè avvisare un paese come l'America dell'imminenza di un attacco terroristico, quale organizzazione dispone di mezzi tali da eludere tutto questo?-

le su elucubrazioni vennero interrotte da una voce nell'auricolare, era Skye
“AC sta arrivando un'altra camionetta di soldati armati fino ai denti” gli disse appostata sul lato est del palazzo, intenta a fingere di prendere un cappuccino da un ambulante “ho fatto il giro dell'isolato e controllato tutte le auto parcheggiate in zona, non c'è traccia di radiazioni nè di qualsiasi altra fonte di deflagrazione, non ho potuto ispezionare le vetture militari” aggiunse “lo scanner portatile ha un raggio limitato e ho paura che se tiro fuori il portatile qui, mi sparano a vista!”
“va bene così Skye, le loro vetture avranno pensato loro a controllarle, mi auguro, in ogni caso c'è Natasha lì in mezzo” la tranquillizzò il direttore prima di schiacciare un minuscono interruttore dietro l'orecchio per aggiungere la Vedova al canale di comunicazione “Natasha ci sei?”

Nel mezzo dell'area recintata dalle transenne una giovane donna in divisa militare si sistemò l'auricolare fingendo di rimboccare una ciocca di capelli rosso fuoco sotto il berretto
“ci sono” soffiò “qui sembra tutto tranquillo, Coulson, ma ci ho messo circa 30 secondi a mettere fuori combattimento il maggiore Kif e a rubarle divisa e tesserino, se queste sono le forze militari del paese mi domando perchè non sia già tutto in mano ai russi” aggiunse in tono duro
“suvvia Nat, non metterti a fare la patriottica proprio adesso” Coulson alzò gli occhi al cielo, Barton si era immesso nel canale senza autorizzazione “comunque anche da qui su tutto sotto controllo signore, se passa un piccione con l'aria sospetta lo fermo per interrogarlo”
“vedi di fare il serio Barton” sillabò Coulson alzando gli occhi verso il tetto dell'edificio di fronte al palazzo della corte suprema, Clint era lì sopra, sdraiato su una coperta di feltro e con l'occhio puntato nel mirino del suo arco.
“scusi signore ma sinceramente mi sembra un pò improbabile che qui succederà qualcosa, l'intero quartiere è blindato” ribattè il ragazzo, ascoltato anche da Natasha che intanto stava controllando una lista dei presenti per sincerarsi che oltre lei non ci fosse nessun fuori programma “mi domando se quel messaggio non sia stato mandato con il solo scopo di tenere tutti qui mentre l'attentato avviene da un'altra parte” riflettè ancora Barton. Coulson stava per rispondere che in effetti non aveva tutti i torti quando Skye si immise di nuovo nella conversazione
“AC scusa tanto ma c'è Easter dalla base che ti deve parlare, ha intercettato la linea di comunicazione del generale Brett, il tizio che comanda la baracca” spiegò prima di inoltrare la chiamata alla giovane collega
“direttore mi sente?” pigolò la ragazzina nell'orecchio di Coulson
“forte e chiaro agente Marshall, scoperto niente?” chiese Coulson spostandosi per cambiare posizione, dato che il cameriere del locale aveva cominciato a guardarlo incuriosito
“si signore, il generale Brett ha appena avuto conferma del blocco totale dell'intero spazio aereo sopra Washington, le dirò di più, ha dato preciso ordine di abbattere qualsiasi velivolo che infranga questo divieto da ora fino a nuovo ordine, faccia attenzione quando andate via da lì!” Coulson sorrise della premura della sua voce, e approfittò da questa sua naturale reazione per depistare il cameriere
“capito amore, ovvio che con questo traffico fai fatica ad avvicinarti, non preoccuparti ti aspetto qui, non mi muovo” disse a voce più alta dopo essersi accostato un cellulare all'orecchio e facendo uno sguardo d'intesa al cameriere che sorridendo si allontanò.

Base segreta di Fury, centro di controllo

Easter rimase leggermente interdetta balbettanto un
“ma che....” mentre in sottofondo sentiva Clint ridacchiare sonoramente
“Scusa Easter” sibilò Coulson nell'auricolare non appena il cameriere fu di spalle “dovevo togliermi dai piedi un cameriere curioso!”
“nessun problema...” sussurrò la ragazzina, contenta che nessuno potesse vederla arrossire.

 

Washington, First Street NE n.1 , palazzo della corte suprema di giustizia

Poco distante dalla folta coltre di persone che si era ammassata intorno alle transenne, ignara del pericolo dato che per non scatenare il panico non era stata fatta parola dell'attentato, Quinn si sistemò gli occhiali da sole mentre scriveva un messaggio con il cellulare protetto ai suoi agenti in medio oriente. Dietro di lui Ward, con l'espressione più incolore di cui un viso umano è capace, attendeva a braccia conserte direttive.
“è pronto professore?” soffiò Ian accostandosi al fianco dell'uomo accanto a lui. Il professor Hall indossava la sua solita felpa blu, jeans e scarpe da ginnastica, le mani calcate nelle tasche. Niente di più anonimo. Il cappuccio tirato fin sulla testa faceva leggermente ombra agli occhi dorati, con la pupilla inumana. In quel bailamme generale, in una città con Washington, nessuno si sofferma a guardarti in faccia, perciò nessuno sembrava aver fatto caso al grigio antracite della sua pelle. “che dice siamo abbastanza vicini al palazzo per fare le sue magie?” lo incalzò Quinn vedendo che non rispondeva.
Hall stava per sibilargli sdegnato che era sufficiente avesse un contatto visivo con l'area da 'trattare', ma qualcosa colpì la sua attenzione facendogli aprire leggermente la bocca, senza tuttavia emettere alcun suono: ad alcuni metri di distanza, vicino ad un anonimo locale, vestito in modo ancora più anonimo di lui, notò Phil Coulson. Si sentì pervadere da una tale rabbiosa euforia da non riuscire a tenersi completamente a freno, causando un leggero malessere alle persone più vicine a lui. L'uomo che tanto detestava era lì, a meno di 100 metri da lui!
“Hall” lo chiamò Quinn sentendo l'aria nei polmoni farsi più pesante, come se avesse una forte bronchite “che le prende” la voce cominciava ad incrinarglisi “mantenga il controllo”
“è qui” rispose secco “Phil Coulson è proprio qui, lo vedi idiota?” lo apostrofò con rabbia. Quinn inziava a sentirsi male, e in quel momento si ricordò cosa gli aveva detto Tyst a proposito del campo magnetico di sicurezza di cui il corpo di Hall era fornito, quindi superò il ribrezzo che sentiva montargli sempre nello stomaco all'idea di toccare quella creatura e gli afferrò il braccio.
Si sentì istantaneamente meglio e recuperò lucidità per rispondere (quella vecchia volpe di Tyst aveva ragione!)
“professore, la capisco” disse in tono pacato e tranquillizzante “ma non ora, ora... mi dia retta, gli faccia del male, gli mostri cosa può accadere, senza che lui possa avere alcun controllo” queste parole ebbero il potere di scuotere la creatura, che riprese il dominio sui suoi poteri andando a posare il suo sguardo agghiacciante su Ian “faccia come concordato, rada al suolo il palazzo” continuò Quinn sostenendo il suo sguardo per la prima volta, incoraggiato dalla nuova consapevolezza che c'era un modo per sottrarsi alla morsa del suo potere “sono sicuro che Coulson non è venuto da solo, è qui con la sua squadra, e crede di avere tutto sotto controllo, gli dimostri che non è così, e si goda il suo sconforto davanti alla distruzione di questo simbolo del potere umano” continuò facendo cenno con la testa al palazzo della corte suprema “le prometto che avrà occasione di torturarlo personalmente, ma non ora” concluse con tono risoluto.
Hall rimase immobile per alcuni istanti che a Quinn parvero decenni, dietro di loro anche Ward riprendeva fiato, poi finalmente la tensione abbandonò le sue spalle e annuì
"daccordo" disse solo prima di distogliere lo sguardo e sistemarsi meglio il cappuccio sulla testa.
Ian lasciò andare il fiato solo quando fu certo di non avere più l'attenzione della creatura su di sè, inconsciamente portò una mano a tastare il lato sinistro della giacca all'altezza del petto, la dove sapeva trovarsi, in una tasca interna, il siero inibente che Tyst aveva preparato.
Poi guardò ancora l'orologio e sussurrò, sapendo che solo Hall l'avrebbe sentito
"due minuti..."

 

 

due minuti dopo


Coulson stava ascoltando attentamente il rapporto di Natasha sulla situazione all'interno delle transenne quando un boato pazzesco investì l'intera area. Istintivamente Coulson si abbassò a terra, così come tutti gli altri presenti intorno a lui, il rumore proveniva dall'interno del palazzo. Tutti gridavano, vociavano e facevano domande ma sembrava di assistere ad un film con l'audio disturbato da una massiccia interferenza, si vedevano le bocche delle persone articolare parole ma l'unico suono a riempire il cervello del direttore era l'immane frastuno del palazzo della corte supremma di giustizia che sembrava star implodendo dall'interno.
L'imponente colonnato si spezzò in un solo colpo, l'innaturale angolo di frattura convergeva verso l'interno, come se una forza stesse attirando in quel punta l'intera struttura.
Tutto accadde nel giro di pochissimi minuti.
In un rombo pari a quello di un terremoto di forte magnitudo le scale si compressero fino a esplodere in frantumi investendo di detriti l'intera area transennata. Fu solo in quel frangente che Coulson recuperò l'uso della parola.
Senza saperlo lui e Clint, ora in piedi sul palazzo di fronte, mandarono all'aria la copertura nello stesso istante gridando
"NATASHA!!"

 

Immobili tra la folla che si disperdeva terrorizzata Quinn e Ward contemplavano il professor Hall a lavoro. Il primo con un ghigno folle a deformargli il viso, il secondo totalmente apatico, si limitava a sostenere Ian per un braccio per non farlo cadere.
Hall sentiva l'intero corpo percorso da brividi di piacere, vedere il palazzo della corte suprema di giustizia andare il polvere per mano sua, era persino più gratificante di quanto era stato ammirare lo Space Needle accartocciarsi.

 

Coulson riuscì a distogliere lo sguardo da quello che avveniva all'edificio per correre controcorrente in mezzo alla folla impazzita di civili e militari (anche loro nel panico, totalmente impreparati a gestire una cosa del genere). Quasi si scontrò con Skye che aveva avuto la stessa idea e gli stava correndo incontro dal lato opposto della strada
"Skye!" esclamò stringendole forte le mani sulle braccia quando la sentì impattare contro il suo petto
"AC stai bene???"
"vieni! Dobbiamo trovare Natasha!" esclamò lui senza risponderle tirandosela dietro per una mano.
La deflagrazione era finita e con essa il fragore del marmo che andava in frantumi venne di botto sostituita dalle grida confuse della gente che urlava, di dolore, stupore e terrore, tutto intorno a loro.

Clint imprecando a raffica, alternando inglese e gaelico, scoccò una freccia/rampino al cabinato dell'energia elettrica sul tetto dell'edificio su cui si trovava.
Il grosso stop a farfalla all'estremità della freccia si aprì arpionandosi al cemento non appena la freccia si conficcò nel muro e Barton non perse neanche tempo ad assicurarsi che tenesse, ancorò l'estremità col moschettone alla cintura e si lanciò di sotto, atterrando pochi istanti dopo sull'asfalto coperto di detriti ai piedi del palazzo, piegando le ginocchia fin quasi a terra per ammortizzare l'impatto. Individuò quasi subito Coulson e Skye
"Barton grazie al cielo stai bene!" gli urlò Skye non appena lo vide
"Natasha?" chiese senza rispondere
"era lì in mezzo al momento dell'esplosione" rispose Coulson indicando quel che restava dell'area transennata. Alle sue spalle quel che restava del palazzo era rattrappito su sè stesso come se fosse finito in una pressa idraulica gigante. Barton sentì lo stomaco accartocciarsi ma tentò di non darlo a vedere, solo il sangue che gli andava di colpo via dal viso lasciò intendere a Coulson quanto si fosse agitato alla notizia
"io da sù non ho visto un cazzo di niente! È successo tutto all'improvviso voi??" proruppe
"niente!!" esclamò Skye divorata dalla frustrazione
"cerchiamo di dare un senso alla nostra presenza qui" intervenne Coulson "dobbiamo capire come è successo ad ogni costo! Clint.."
"signore io" tentò di protestare Barton, sapeva che per lui e Nat non era mai stato previsto un piano di recupero ma stava letteralmente venendo divorato dall'ansia
"Clint vai a recuperare l'agente Romanoff e poi entrate in quel che resta dell'edificio, cercate indizi" lo spiazzò Coulson, interropendo le sue obiezioni
"sicuro signore?" non riuscì a impedirsi di chiedere. Coulson annuì energicamente
"abituati Barton, nella mia squadra è SEMPRE previsto un piano di recupero" asserì serio. Clint non se lo fece ripetere due volte e corse a scavalcare le macerie intorno alle transenne.

Correva cercando di mandar via le immagini masochiste che la sua mente continuava a proporgli, di Nat coperta di sangue, prima di sensi tra le macerie, collegò l'auricolare ma il GPS della ragazza era completamente morto. Se lo strappò dall'orecchio ricacciando indietro a forza l'acido che gli venne su dallo stomaco. Cominciando a ispezionare febbrilmente le macerie.


"Easter sei ancora lì?" chiese concitatamente Coulson nell'auricolare. Non aveva ancora lasciato andare la mano di Skye.
"porca miseria signore sì!! ma che è successo lì! Mi sono dovuta strappare il microfono dall'orecchio!!" gridò la ragazzina dall'altro capo della linea.
"qui è esploso tutto, non siamo riusciti ad evitare che accadesse "ammise mestamente il direttore facendosi largo nel mare di polvere e gente "riesci ad illuminarmi tu?" attese per qualche istante guardandosi intorno, mentre Skye l'aveva lasciato per andare ad aiutare una signora ad uscire da sotto una transenna.

 

Clint si chinò per guardare dentro l'abitacolo di una camionetta rovesciata col cuore in gola, niente. Stava per scomodare qualche santo dal paradiso per l'ennesimo buco nell'acqua quando si sentì afferrare per le spalle e si voltò di scatto
"non ci sono feriti lì dentro, ho già controllato" la voce fredda e tranquilla di Natasha gli fece tirare il più grande sospiro di sollievo della sua vita. La donna era di fronte a lui, sporca di polvere ma in perfetta forma che gli snocciolava la conta delle perdite. Si trattenne a forza dall'abbracciarla, sentendosi anche un pò idiota per essersi preoccupato tanto.
Dove aveva la testa, Nat non era certo la damigella in pericolo delle favole! Quella donna aveva la pelle più dura del kevlar, stava quasi per dimenticarsene.
"temevo..." inziò mordendosi la lingua un istante dopo
"cosa?" chiese Nat "tu stai bene?" chiese poi, come rendendosi conto in quel momento che in effetti non aveva una bella cera
"si sto bene, niente niente" si affrettò a rispondere " Coulson vuole che andiamo a ispezionare l'interno" la donna annuì e lo precedette facendosi largo tra quel che restava dell'imponente scalinata d'ingresso.

 

"signore buone notizie" trillò dopo qualche minuto Easter nell'orecchio di Coulson "ho trovato una telecamera ancora funzionante sulla porta della banca di fronte al palazzo" Phil registrò a malapena il seguito del discorso, dove Easter gli diceva che stava recuperando la registrazione e che l'avrebbe mandata ai FitzSimmons per ispezionarla, qualcosa aveva rapito interamente la sua attenzione: qualcuno immobile nel panico generale, a qualche decina di metri da lui.
Anche Skye, che gli si era affiancata di nuovo, stava guardando basita nella stessa direzione.
A Coulson parve che di colpo tutto scorresse a rallentatore. Fermo a contemplare il disastro, nell'inferno di polvere, grida e sirene delle ambulanze in avvicinamento, c'era qualcuno, o meglio qualcosa, che nella sua inumanità aveva un che di familiare.
Anche lui lo stava guardando adesso, Coulson lo vide ghignare e, tranquillo nell'agitazione generale che a tutto pensava meno che a lui, scoprirsi la testa dal cappuccio blu, per permettergli di ammirarlo meglio.
Un dotato.
In effetti non poteva esserci altra spiegazione per una cosa del genere.
Il suo aspetto era terrificante, inumano ma al contempo dai tratti stranamente noti.
Poi dietro di lui notò un'altra faccia.
Ben nota stavolta.
Gli si accapponò la pelle dall'orrore a riconoscere Ian Quinn che si allontanava dopo un ultimo sguardo fiero al suo operato, scortato dal un giovane alto e robusto vestito di nero. Vide anche la creatura che, dopo avergli fatto un cenno con la testa in una sorta di saluto, si voltava e si incamminava con gli altri due.
Ma non ebbe la forza di muovere neanche un passo per seguirli, tanto era stato lo sgomento nel riconoscere finalmente, nei lineamenti della creatura, quelli di un uomo che conosceva, e che aveva creduto morto fino a quell'istante: Franklin Hall!
Ma cosa gli era accaduto? Cosa era diventato?

Tuttavia non fu lui a riconoscere per primo il ragazzo che faceva da scorta a Ian Quinn. Fu la voce di Skye, strozzata dall'incredulità, a riportare il suo mondo a velocità normale e a focalizzare la sua attenzione su quel particolare.
La ragazza non poteva credere a quello che aveva visto.
L'uomo che stava aiutando Quinn (il suo assassino per la cronaca) ad allontanarsi dal luogo del misfatto insieme al suo mostruoso aiutante era..
"Ward....?" si sentì dire... con una voce talmente incredula da non sembrare neanche la sua.

 

 

 

 

 

Note dell'autrice:

* lo Space Needle è la torre panoramica, concepita per l'expo, simbolo di Seattle e per diversi decenni detentrice del titolo di edificio più alto del mondo.

** il messaggio è stato concepito per imitare le motivazioni che spingono i gruppi estremisti ad avercela con l'america, cioè la presunta pretesa di mettersi in competizione con dio, lo Space Needle era quindi una sfida alla divinità, una sorta di tentata di scalata al cielo e per questo meritevole di essere distrutta, il palazzo del corte suprema invece, è spiegato, perchè solo dio è il supremo giudice. (insomma giusto per far vedere che Quinn non aveva sscelto monumenti a caso)

 

ps: vi piace il nome di Tyst? Me lo ama.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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