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Autore: bloodred_rose    24/10/2008    2 recensioni
Cosa sarebbe successo se Raoul avesse aspettato, non dico tanto, ma almeno una decina di minuti prima di svegliarsi la mattina dopo il ballo in maschera? Sarebbe arrivato più tardi al cimitero e avrebbe lasciato il tempo a due personaggi che conosciamo bene di chiarirsi. O almeno di provare a chiarirsi. Perché tutto nella vita è solo una questione di tempo...//Ok, non ho ancora idea di come continuerà questa cosa, ma posso assicurarvi che continuerà (ho parecchie idee a proposito) e temo di essere costretta a dirvi che quasi certamente mancherà un vero e proprio lieto fine... Io vi ho avvisati... Ricordatevi che una recensione (anche negativa) non ha mai fatto male a nessuno^^.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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THE TASTE OF FREEDOM

JUST A MATTER OF TIME

ONE DAY HE’LL KNOW THE TASTE OF FREEDOM

 

Say you’ll share with me one love, one lifetime
Lead me, save me from my solitude
Say you want me with you here, beside you
Anywhere you go let me go too…

Le lacrime le scorrevano senza freni lungo le guance, un sorriso tristissimo le piegava appena le labbra, ma nulla di tutto questo le importava. L’unica cosa che riusciva a sentire in quel momento era terrore: Erik alla fine aveva fatto una follia. Tutti sapevano che si sarebbe presentato alla prima del suo Don Juan Triumphant, ma nessuno poteva immaginare che avrebbe preso il posto di Piangi sul palco. E ora a lei spettava il compito di porre rimedio al disastro imminente. Il suo Angelo le stava dichiarando il suo amore di fronte a tutto il pubblico, beatamente ignaro dei gendarmi che lo tenevano sotto tiro da quando aveva messo piede in scena, o forse semplicemente fiducioso delle sue arti illusorie. Sapeva bene che la polizia aveva ricevuto l’ordine di prendere finalmente il famigerato Fantasma dell’Opera, vivo o morto. E lei non poteva permettere che accadesse.

Christine, that’s all I ask of…

«Perdonami…» mormorò con le lacrime agli occhi prima di strappargli la maschera dal volto. Per un attimo fu convinto che il suo cuore si fosse fermato, mentre la fissava completamente incredulo. Tradito. Il suo Angelo lo aveva tradito di nuovo. Anche solo pensarlo gli faceva troppo male. Troppo male per rimanere lucido. Estrasse la spada e tagliò il cordone che reggeva l’enorme lampadario di cristallo prima che i gendarmi potessero riaversi dallo stupore e dall’orrore causato dal suo volto ormai senza più maschere. Afferrò Christine per la vita, sentendola aggrapparsi a lui come in un abbraccio mentre cadevano attraverso le botole che aveva aperto fino ad arrivare nel buio del suo regno.



Correva controcorrente per i corridoi affollati dell’Opera Populaire, incurante dell’incendio che stava divampando. Non aveva tempo di pensare alla sua vita o alla fuga, doveva prima trovare Christine! Avrebbe preferito morire piuttosto che lasciarla tra le mani di quel mostro, soprattutto dopo quanto era accaduto su quel palco. Si era reso conto troppo tardi di aver fatto un errore terribile costringendo la donna che amava a cantare nell’opera del Fantasma, ma al momento gli era sembrata la cosa migliore da fare per attirarlo nella trappola. A quanto pareva il suo piano aveva funzionato anche fin troppo, visto che quel maledetto non si era limitato ad assistere, ma era salito sul palco, seducendo la sua Christine e, allo stesso tempo, facendo in modo che la vicinanza di lei impedisse ai gendarmi di sparare. Raoul era rimasto confinato all’interno del palco n. 5 mentre quello che ormai considerava il suo peggior nemico cantava di desiderio e lussuria alla donna che, si era reso tristemente conto anche di questo, entrambi amavano. Sì, era assolutamente convinto che anche il Fantasma dell’Opera amasse Christine: non l’avesse amata non avrebbe nemmeno dato fuoco al suo stesso teatro. Ricordando con rabbia la reazione di lei al solo suono della sua voce, l’abbandono con cui aveva lasciato che quel mostro la toccasse, l’espressione di pura estasi dipinta sul suo volto alla fine del loro duetto, Raoul non poteva fare a meno di chiedersi sa anche lei lo amasse. Le rassicurazioni di Christine quella sera sul tetto dell’Opera lo avevano convinto, ma dopo tutto quello che era successo non poteva e non riusciva più ad essere sicuro di nulla. Eppure, nonostante le sue incertezze, correva alla disperata ricerca di madame Giry, l’unica che, ne era certo, sapeva dove e come trovare il Fantasma. La vide correre verso i dormitori, seguita da sua figlia Meg, e le si avvicinò, gridando per farsi sentire sopra il frastuono dell’incendio.
«Dove l’ha portata?» domandò con urgenza.

«Venite con me, monsieur, vi porterò da lui. Ma ricordate, tenete una mano al livello degli occhi!» e imitando il gesto lo guidò in direzione dei sotterranei.

 

Angel of Music, you deceived me…

Non poteva, non voleva credere a quello che stava succedendo. Dopo averla rapita dal palco, Erik l’aveva costretta a seguirlo per gli interminabili e bui sotterranei dell’Opera, accecato da una rabbia folle. Ancora scossa da quanto era accaduto in scena, Christine non era stata in grado di farlo ragionare e ora ne pagava le conseguenze: in qualche modo Raoul, aiutato da madame Giry, era riuscito ad arrivare vivo ai sotterranei, solo per ritrovarsi, un attimo dopo, legato all’enorme cancello di ferro che divideva le due parti del lago. Quello che al momento la terrorizzava di più, però, non era il cappio attorno al collo del suo fidanzato, ma la follia che brillava negli occhi del suo Angelo caduto. Lo stesso Angelo che un attimo prima dichiarava il suo amore per lei e che l’attimo dopo la costringeva ad una scelta che non era in grado di fare. Il suo ultimatum era stato estremamente chiaro: o lui o la morte di Raoul. Ma Christine non poteva scegliere, non così. Sentiva le lacrime scorrere calde lungo le sue guance mentre teneva lo sguardo fisso su Erik, senza il coraggio di spostarlo sul visconte.

«Io mi sono fidata ciecamente di te…» sussurrò sconvolta.

«Ti avevo avvertita, Christine. Ti avevo detto che un giorno avresti dovuto fare una scelta.» Spalancò gli occhi, incredula, tornando con la mente a quella mattina al cimitero e ricordando con un brivido lungo la schiena la sensazione di quei baci e la feroce delusione con cui le aveva sussurrato quelle ultime parole. Era vero, lui l’aveva avvertita, ma in quel momento non era riuscita a dare peso alla sua velata minaccia. Ora, dopo che l’avvertimento si era trasformato in realtà, era in grado di vedere come stavano le cose.

«Tu sapevi tutto… hai organizzato tutto questo fin dall’inizio…» Lui si limitò a sollevare un sopracciglio, fissandola.

«Dio, che ingenua sono stata!» Si passò le mani tra i capelli, ridendo di se stessa. «Io ti ho perdonato e intanto tu progettavi il modo migliore per rovinare tutto!»

«Potrei accusarti della stessa cosa, Christine. Non hai fatto altro che ingannarmi fin dall’inizio.» Un singolo applauso riecheggiò teatralmente nel buio dei sotterranei. «Brava, i miei complimenti! Non pensavo che fossi una così brava attrice anche fuori dal palco. Sei riuscita a convincermi della tua innocenza, mi hai illuso per poi tornare tra le sue braccia,» disse, accennando con il capo a Raoul, che osservava la scena immobile e senza parole. «mi hai tradito e mi hai umiliato di fronte a tutto il teatro!» gridò.

«Ti avrebbero ucciso! Possibile che tu non riesca a capirlo?»

«Dubito che ti sarebbe dispiaciuto liberarti finalmente di me.»

«Te l’ho già detto, Erik: non ho nessuna intenzione di liberarmi di te.»

«Strano, mi pareva di averti sentito dire il contrario quella notte sul tetto…» Raoul sussultò: allora li aveva visti! E, a quanto pareva, dopo aveva anche parlato con Christine, o lei non avrebbe avuto modo di sapere il suo nome. All’improvviso, come per volontà propria, gli si affacciò alla mente il ricordo dell’espressione stravolta di lei la mattina dopo il ballo in maschera, quando l’aveva trovata al cimitero. Era pallida, con gli occhi rossi di pianto, le tracce lasciate dalle lacrime lungo le guance e poi… i segni sul suo collo che aveva cercato disperatamente di coprire con la sciarpa.

«Bastardo…» mormorò. Il Fantasma lo sentì e diede uno strattone alla corda, stringendo ancora di più il cappio attorno alla sua gola.

«No!» In un attimo, Christine arrivò di fronte ad Erik, incurante dell’acqua che le inzuppava il vestito fino alla vita.

«Lascialo andare, lui non centra! È una questione tra noi due!» tentò con voce disperata. Lui rise, scuotendo il capo.

«E perché no? Così avresti modo di continuare a divertirti, dico bene?» lasciò che il sarcasmo scivolasse senza veli in ogni sua parola, poi tornò serio. «Scordatelo. Questo gioco è durato abbastanza, Christine. Fa’ la tua scelta.» Lacrime amare le rigavano il viso mentre continuava a fissarlo nella speranza che quel lume di follia si spegnesse.

«Perché devi essere così dannatamente egoista?» gli chiese.

«Egoista?» ripeté stupito. «Per dieci anni non ho fatto altro che prendermi cura di te. Ti ho insegnato a cantare, ti ho insegnato tutto quello che so, ti ho dato tutto, ho vegliato su di te come l’angelo che credevi che io fossi, ho messo l’intera città di Parigi ai tuoi piedi la sera della tua prima esibizione e quando finalmente, dopo dieci anni passati nell’ombra, mi sono mostrato nella speranza di un minimo di riconoscenza tu mi hai voltato le spalle, mi hai tradito, mi hai rinnegato! Egoista?» rise di nuovo senza allegria. «No, Christine, l’unica vera egoista qui sei tu!» Un attimo dopo si ritrovò con il capo voltato verso destra, mentre il suono dello schiaffo echeggiava nel silenzio improvviso e pesante. Sentì un dolore bruciante infiammargli la guancia e se non avesse visto la mano di lei ancora sollevata non avrebbe mai creduto possibile quello che era appena successo. Lentamente, respirando a fondo, riprese il controllo, mentre la nube che sembrava offuscare i suoi occhi si dissipava. Spostò lo sguardo su Christine, fissandola come se la vedesse per la prima volta e si rese conto dello stato in cui la sua follia li aveva ridotti. Sospirò, passandosi una mano tra i capelli in un gesto nervoso, poi, scuotendo ripetutamente la testa, diede loro le spalle e si diresse lentamente verso la riva.

«Andatevene prima che vi trovino qui.» mormorò senza voltarsi. Sparì tra le ombre della casa sul lago, mentre Christine correva a liberare Raoul dalle corde e, soprattutto, dal cappio. Si strinsero in un abbraccio disperato, lasciando che la paura scivolasse via all’ormai scampato pericolo, ma quando lo sentì cercarle le labbra per un bacio lei si tirò subito indietro.

«Comincia a preparare la barca.» sussurrò accarezzandogli una guancia. «Io… io arrivo subito.»

«Christine, non gli devi niente!» Non poteva lasciarla tornare da quel mostro, non dopo che li aveva lasciati liberi. Non voleva correre il rischio di perderla di nuovo.

«No… gli devo almeno un addio…» e, con le lacrime agli occhi, si voltò, lasciandolo solo in mezzo al lago. Trovò il suo Angelo seduto davanti all’organo, i gomiti appoggiati alle ginocchia e il capo chino a fissare l’anello dorato che teneva in mano, lo stesso che le aveva regalato e che lei credeva di aver perso quella notte sul tetto.

«Perché sei ancora qui, Christine?» domandò con voce stanca, conscio della sua presenza nonostante le stesse dando le spalle. Lei si limitò ad avvicinarglisi senza rispondere, certa che la sua voce avrebbe tremato se si fosse azzardata a parlare. Erik si alzò con un sospiro e si voltò per fronteggiarla, gli occhi carichi di tutta la tristezza del mondo. Incontrò il suo sguardo con un moto di rabbia verso se stesso per le lacrime che vedeva scorrere, chiedendosi il perché dell’accenno di sorriso che le increspava le labbra. Senza pronunciare una sola parola, Christine gli prese l’anello e, lentamente, lo fece scivolare come una fede nuziale al dito di lui.

«Cosa…?» non riuscì a terminare la domanda. Senza sapere esattamente come, si ritrovò la donna che amava tra le braccia, perso in un bacio che avrebbe potuto essere la sua stessa fine, con le dita di lei tra i capelli e il cuore che sembrava sprofondare in un abisso. La strinse a sé con disperazione, sentendola fare altrettanto, e si staccarono solo quando si resero conto di non riuscire più nemmeno a respirare.

«Erik, io…» L’azzittì subito, prima che dicesse qualcosa di cui si sarebbe potuta pentire, e riprese a baciarla, reclamando nuovamente le sue labbra come proprie. Si lasciarono sopraffare dalla passione, vicini come non mai al punto di non ritorno, quando il rumore della folla li richiamò dolorosamente alla realtà. Si allontanò da lei un secondo prima che Raoul si precipitasse nella stanza per cercare quella che, a tutti gli effetti, era la sua fidanzata, preoccupato, o meglio, terrorizzato dall’idea che potesse esserle successo qualcosa. La squadrò, accorgendosi con ben più di una punta di gelosia del suo respiro affannato e delle labbra gonfie, poi spostò la sua attenzione sul Fantasma e se gli sguardi fossero stati lame dei due non sarebbe rimasta che polvere. Voci sconosciute, fortunatamente ancora lontane, ruppero il silenzio, costringendo Erik a rinunciare una volta per tutte alla speranza di tenere Christine con sé.

«Non devono trovarvi qui.» disse rivolto ad entrambi, ma tenendo lo sguardo su di lei.

«Erik…»

«No.» la interruppe. Poi, parlando direttamente a Raoul per la prima volta, aggiunse:

«Portala via. Se le succede qualcosa, qualsiasi cosa, ne risponderai a me!» Il visconte non rispose, ma l’occhiata che gli lanciò mentre guidava una Christine disperatamente in lacrime fuori dalla stanza valeva da sola più di qualsiasi altra parola. Dopo un attimo perso nei suoi pensieri a scorrere la lista mentale di tutte le sue vie di fuga e a scegliere la più adatta, Erik li seguì, fermandosi sulla riva del lago ad osservare la barca che si allontanava. Credere a quel che aveva fatto gli riusciva difficile. La stava davvero lasciando andare. La stava lasciando andare nonostante l’amasse e nonostante sapesse che, seppur in minima parte, lei ricambiava. La stava lasciando andare perché l’amava e non poteva permettere che la donna per cui avrebbe venduto l’anima dovesse soffrire una vita nell’oscurità a causa sua. La stava lasciando andare perché, anche se lei fosse riuscita a farlo uscire alla luce del sole, metaforicamente e letteralmente, i suoi crimini l’avrebbero condannata ad una vita di fughe al fianco di un ricercato. E lui non poteva permettere che la sua Christine soffrisse tutto questo. La vide voltarsi nella sua direzione, cercare il suo sguardo con gli occhi carichi di dolore e di quella che sembrava essere paura. Paura per la sua sorte? Forse, a giudicare dal rumore della folla sempre più vicina. Stirò le labbra in un sorriso, facendole cenno col capo di guardare avanti e di dimenticarlo. Con il volto rigato di lacrime Christine Daaé obbedì all’ultimo ordine del suo maestro, aggrappandosi con tutte le sue forze all’immagine del suo sorriso. Erik si voltò e in un attimo sparì in uno di quei cunicoli che solo lui conosceva, lontano dalla folla che voleva vederlo appeso per il collo, lontano dalla sua anima e dal suo cuore, solo e per sempre nelle mani della sua Christine, lontano dall’unico luogo che aveva mai chiamato casa… lontano da tutta una vita, ma finalmente libero. Libero di una libertà costretta, una libertà precaria, che forse sarebbe durata un mero istante, ma che, allo stesso tempo, era carica di speranze. Uscì all’aria aperta lontano dall’Opera in fiamme, sotto lo sguardo di due lune, una alta nel cielo e l’altra riflessa nella Senna. Respirò a fondo e si concesse un altro sorriso prima di rimettersi in cammino verso l’unico altro luogo di Parigi che conoscesse. Avrebbe dovuto rispondere ad un bel po’ di domande, tenendo conto della curiosità del daroga e del suo ruolo auto imposto di sua coscienza, ma un po’ di aiuto non gli avrebbe fatto male: in fondo aveva una fuga da organizzare! E forse, un giorno, avrebbe anche conosciuto il sapore della libertà.

xXx

NdA: Allora, vi dico subito che questo capitolo non mi convince per niente. C'è sicuramente qualcosa che non va, ma non riesco a capire che cosa (e questo mi dà parecchio sui nervi)!!! Avevo anche pensato di finirla così e al diavolo tutte le idee assurde che ho per questa storia, però poi ho realizzato che ho promesso un finale tragico (almeno in parte) e questo non si avvicina nemmeno lontanamente a quello che ho in mente (e per il quale temo che qualcuno di voi mi ucciderà...). Comunque, immagino vi siate accorti che non sono riuscita nemmeno questa volta a estraniarmi completamente dal libro, ma non posso farci niente, è più forte di me ^^ e alcune cose proprio non le posso eliminare, mi piacciono troppo! Ok, passiamo ai ringraziamenti che forse è meglio...

A Elby: Tanto per cominciare ti dico che dopo aver letto la tua recensione ho deciso che a Natale mi farò regalare un nano da giardino, così quando l'ispirazione andrà in vacanza mi metterò fuori a guardarlo gongolare... Scherzi a parte, sono contenta che la storia (almeno per ora) ti piaccia e in effeti sì, le scene nei cimiteri mi vengono particolarmente bene ^^ (non ti preoccupare, mi hanno detto di peggio ^^). Adesso però mi hai incuriosita: quand'è che conti di pubblicare questa tua "what if"? Perché la pubblihi, VERO? Ad ogni modo, ti assicuro che anche qui ci sarà una buona dose di rosa, ma mi riscatterò con il finale... hihi, spero che non cambierai idea a proposito dopo che avrai scoperto come finirà questa storia... Ultima cosa: in realtà non so nemmeno io perché Erik mi si scioglie così, ma, come ho già detto, la storia si sta scrivendo da sola e io mi limito a battere a pc quello che lei stessa mi detta.... Sono pazza, lo so ^^.

A Lady Lucilla: Amore!!! Non mi aspettavo anche la tua recensione!! Quanto ai nosti cervellini bacati, domattina chiediamo alla Miry cosa capisce delle nostre conversazioni fantasmose e avremo una risposta sul nostro grado di follia ^^. E a proposito di follie, conti di scannerizzarlo quel disegno o speri che prima o poi io me ne dimentichi? (Informazione gratuita: la qui citata Lady Lucilla ha fatto un disegno fantastico sul bacio tra Erik e Christine in questo capitolo... computer permettendo spero di riuscire a metterlo da qualche parte in modo che lo possiate vedere, perché, fidatevi, ne vale la pena!!) Gaiuzza, tesoro, lo sai che quando voglio so essere pericolosamente rompipalle... Comunque ci vediamo domani.

A Inomuiro: Grazie per i complimenti!! Come vedi il seguito c'è, spero solo che ti piaccia, e sì, prima o poi Christine farà la sua scelta... ma temo di non poterti dire quale sarà ^^.

Grazie anche a chi legge e non recensisce (sì, dovrei odiarvi, ma fa sempre piacere sapere che comunque c'è qualcuno che si degna di aprire questa pagina) e a chi ha inserito la storia tra i preferiti. Per ora è tutto, spero di riuscire ad aggiornare il prima possibile.

I remain your humble and obedient servant,
bloodred_rose  
  
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