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Autore: weremar    09/11/2014    10 recensioni
Lynx Davis ha sedici anni, un nome imbarazzante, una famiglia che sembra un manicomio multietnico e una cotta per la persona sbagliata.
James Sirius Potter ha diciassette anni, una ragazza bionda e sexy, una nomina come Capitano della squadra di Quidditch dei Grifondoro e tante T in Erbologia.
E se Lynx accettasse la proposta di James?
Tratto dalla storia:
"« Tu devi aiutarmi. »
Il tono saccente con cui dice “devi” non mi piace affatto.
Alzo un sopracciglio. « Scusami? »
« Sei una Tassorosso. Sei leale e altruista e tutto il resto. Devi aiutarmi. »
« Io non devo fare proprio nulla », sbotto irritata.
Ma guarda questo sbruffone.
« Ti prego, mia madre mi uccide se vengo bocciato in Erbologia. »
A quanto pare, i litri di alcool che ha in corpo gli hanno fatto dimenticare cosa sia l’orgoglio, perché ha assunto un tono supplicante.
« Penso che Erbologia sia una materia che meriti rispetto come tutte le altre », lo correggo, mangiucchiando le unghie.
« Sì, sì, come vuoi tu », replica sbrigativo. « Ti prego, aiutami. Ho saputo che sei una schiappa in Pozioni. » Che gentiluomo. « Ti aiuto in Pozioni. Ho E in Pozioni. Io ti aiuto in Pozioni e tu mi aiuti in Erbologia. »"
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capodanno.

 

Anno. Una serie di trecentosessantacinque delusioni.

Ambrose Bierce.”

 

« Che ne dici di venire a cena da me, qualche giorno? », propongo a Lucy. « Puoi anche restare a dormire. »

Stiamo camminando verso le carrozze che ci porteranno all'Espresso e quindi, indirettamente, a casa.

Mio malgrado, Alice passerà tutte le vacanze in Austria da qualche suo parente, quindi potrò sentirla solo via gufo – e neanche troppo spesso, dato che sopporto Trish che starnutisce continuamente più o meno quanto sopporto Alice che si lagna di Albus.

Ma Lucy resterà in Inghilterra, e non ho alcuna intenzione di salutarla ora per poi rivederla soltanto a gennaio inoltrato.

È vero che vivendo in una famiglia di otto persone si potrebbe pensare di stare piuttosto stretti, ma nella mia villetta a Little Witley non ho mai avuto problemi.

Ho sempre avuto una stanza tutta mia; soltanto i bambini avevano una stanza in comune.

Ora che Kam si sta facendo grande avrà molto probabilmente la stanza di Chris.

Lucy si apre in un sorriso entusiasta. « Sarebbe fantastico! Ti invio un gufo per metterci d'accordo, okay? »

Annuisco in risposta mentre arriviamo in cortile, dove ci aspettano le carrozze.

Ne occupiamo una in tre, ma Alice continua ad essere immersa nei suoi pensieri, per cui le uniche a parlare siamo io e Lucy.

Pochi minuti dopo – forse fin troppo pochi, pensa il mio lato nostalgico – siamo già sedute in uno scompartimento dell'Espresso.

Oltre a noi c'è anche Albus Potter, dolcemente abbracciato alla nostra amica, e Scorpius, che continua a darmi pizzicotti sulla pancia.

« Scorpius, smettila! », ringhio, schiaffeggiandogli per l'ennesima volta la mano.

Lui si limita a ridacchiare come un idiota.

Poi mi stritola fra le sue braccia. « Mi mancherai tanto, Lynx! », mugola.

Alzo gli occhi al cielo, fintamente frustrata – ma in realtà una parte di me è sempre commossa da queste improvvise dimostrazioni d'affetto.

« Ci vedremo a Capodanno, Malfoy. Non ti starai rammollendo? », lo prendo in giro.

« Solo con te », replica lui, stando al gioco.

Poi mi schiocca un bacio sulla fronte. « Io raggiungo gli altri. Cerchiamo di beccarci in stazione, altrimenti ci sentiamo tramite gufo, okay? »

Annuisco e lo stringo di più in segno di saluto, poi lo guardo alzarsi e scomparire.

Lucy è raggomitolata in un angolo a dormire; manca poco all'arrivo ma io sono terribilmente annoiata. Quello che odio dell'arrivare a Hogwarts o del tornare a casa sono proprio i viaggi, lunghi ed interminabili.

Mentre cerco di distrarmi guardando fuori dalla finestra – sempre meglio che guardare i due piccioncini scambiarsi effusioni – sento il rumore della porta che si apre.

La testa di James Potter fa capolino e mi rivolge un sorriso smagliante.

Poi la sua attenzione si posa su Albus – che non ha neppure alzato lo sguardo – e la sua faccia si contrae in una smorfia disgustata.

Trattengo le risate, ma il cuore mi balza in gola quando James mi fa cenno di uscire.

Mi alzo, rischiando quasi di cadere a causa delle gambe tremanti, e lo raggiungo.

Il Grifondoro continua a rivolgermi quel sorriso mozzafiato che non mi aiuta per niente, ma cerco di risultare impassibile.

« Dimmi », gli dico una volta in corridoio, cercando di smorzare il silenzio imbarazzante.

Ma lui si stringe nelle spalle. « Oh, non volevo dirti nulla in particolare... mi sembrava ti stessi annoiando. »

Lo guardo con un mezzo sorriso divertito. « E naturalmente sei intervenuto tu, il Re della Risate », lo prendo in giro.

Lui in tutta risposta si apre in un finto broncio. « Esatto », borbotta. « La mia sola presenza dovrebbe farti sorridere. »

Ed è così, penso, ma non lo dico.

Il che è buffo dato che, solo poche settimane fa, la sua sola presenza mi faceva imbestialire.

« Quindi, uhm... sei felice di tornare dalla tua famiglia? », mi chiede.

Annuisco, aprendomi in un sorriso. « E tu? »

Lui scuote la testa, con fare inorridito. « Tu non capisci com'è fare parte della mia famiglia. È vero, io ho due fratelli e tu ne hai cinque, ma io ho anche nove zii, nove cugini, senza contare che Victoire è incinta... » Si interrompe, sospirando. « E poi io li devo sopportare anche ad Hogwarts, che strazio. »

Mi stupisce il fatto che si ricordi quanti fratelli ho – considerato che non sono sicura di averglielo mai detto – ma il modo in cui si lamenta mi fa scoppiare a ridere.

« Ma non vivete tutti insieme, no? », chiedo, sinceramente curiosa.

« No, ma nostra nonna ci costringe a passare le festività alla Tana. E la cosa un giorno diventerà un problema dato che al momento ci entriamo a stento. »

« Quindi siete in... » Faccio un veloce calcolo mentale. « Venticinque? »

Non sono mai stata alla Tana, ma Lucy me l'ha descritta un paio di volte, e immaginare tutte quelle persone in una sola casa mi fa ridere.

« Esatto », conferma James, ridendo sotto i baffi per continuare a fare l'attore drammatico. « Anzi, ventisei, dato che quasi sempre Teddy Lupin si unisce a noi. In realtà, lo zio Charlie non viene quasi mai, e a volte Bill e Fleur e relativa progenie ci fanno la grazia di andarsene in Francia... »

Scoppio nuovamente a ridere, ma un leggero scossone del treno mi fa quasi andare addosso a James.

« Non ti stanno simpatici? », domando, riferendomi a Bill e Fleur e cercando di non arrossire per il leggero contatto dei nostri busti. Patetica.

Della loro famiglia ho conosciuto personalmente solo Dominique – Louis Weasley è un tipo abbastanza socievole, ma non ho mai avuto l'occasione di parlargli – ed è una tipa a posto; peccato le voci su sua sorella Victoire non siano altrettanto positive.

« Bill è simpatico », mi risponde il moro, scrollando le spalle. « Fleur è un po' smorfiosa. »

Annuisco, facendo cenno di aver capito.

Mi piace il fatto che mi abbia parlato della sua famiglia. Alcune cose me le aveva già raccontate Lucy, ma sono contenta che James si sia aperto con me e mi abbia parlato di una parte della sua vita.

« Se vuoi, qualche volta puoi venire anche tu a pranzo alla Tana », propone James, facendomi restare di sasso.

Chiudendo di scatto la bocca, lo guardo ad occhi sgranati.

Rendendomi poi conto della mia gaffe, cerco di rimediare. « Non hai detto che ci entrate a stento? », ridacchio nervosamente.

« Sì, ma solo nei pranzi importanti, tipo Natale », mi spiega lui. « Il resto dei giorni ci siamo solo noi e a volte Ron e Hermione con i loro figli. »

Quindi niente Lucy, penso con orrore. Quindi non mi sta invitando per Lucy.

« Ti farò sapere », gracchio in risposta. Oh, mio Dio.

Quindi conoscerei i genitori di James?

Tra l'altro, uno di questi ha pure salvato il Mondo Magico (una cosa da nulla, insomma).

« Certo », risponde lui. « Magari se mi dai il tuo indirizzo ci sentiamo via gufo. »

MAYDAY! MAYDAY!

James Potter mi ha appena chiesto il numero!

Più o meno.

Glielo do velocemente, dopo un breve ma spaventoso vuoto di memoria. Poi aggiungo: « Non ho un gufo. Dovrai scrivermi tu per primo. »

Eh sì. Bella scusa.

« Va bene », sorride lui.

Un leggero scossone del treno mi informa che ci siamo fermati.

« Torno al mio scompartimento. Ci sentiamo allora », mi saluta, facendomi persino un occhiolino.

E quando è sparito, torno a sedermi accanto a Lucy con un'espressione vacua.

« Sto per svenire », informo la mia amica quando mi chiede cosa mi sia successo.

*

Non appena esco dal Binario, vengo investita dal rumore e dalla folla. Ma non ci metto molto ad individuare la mia famiglia.

Trish e Kam sono i primi a corrermi incontro, strillando come pazzi, e quando si buttano tra le mie braccia li stringo forte.

« Ciao piccolini! », esclamo, cercando di reprimere l'emozione. Piccolino non è esattamente l'aggettivo che userei per descrivere Kam, che in questi tre mesi è cresciuto di altri centimetri, fino ad arrivarmi al mento.

Per la miseria.

Poi mi raggiunge Chris, che mi abbraccia sollevandomi persino da terra.

Poi mio padre e mia madre – cerco di non sbuffare alle lacrime di quest'ultima – e infine sono io ad abbracciare Ana, che se ne sta – come suo solito – in disparte con tranquillità.

« Ciao sorellina! », mi saluta la mora, stringendomi forte. « Come stai? »

Anche Ryo sembra felice di vedermi, perché mi si attacca alla gamba (non sembra essere fortunato come Kam in quanto ad altezza).

« Tesoro, siamo così felici di vederti! », esclama mia madre, per poi soffiarsi il naso in un fazzoletto. « Ci sei mancata tanto! »

« Hey, Lonza », mi saluta Kam con il nomignolo che mi aveva affibiato dopo aver cercato “Lynx” sul browers di internet. Non commento i risultati. Troppo imbarazzante. « Mi hai portato le cioccorane? »

Frugo in tasca, mettendogli in mano qualche confezione, poi incontro gli occhi azzurri di Scorpius che mi rivolge un sorriso. Ho appena il tempo di ricambiarlo prima che lui e altre due teste bionde – evidentemente i suoi genitori – scompaiano dietro ad un angolo.

« Lo sai, amore? A Natale andiamo dalla nonna », mi informa mamma, trascinandomi verso l'uscita. Continua a parlare anche durante le due lunghissime ore di viaggio che separano Little Winley da Londra, ma per una volta la sua chiacchiera non è fastidiosa.

È solo familiare.

*

Quando sento un corpo estraneo infilarsi tra le coperte del mio letto ad una piazza e mezza – già occupato dal corpo mio, di Kam e da Cerbero, il mio enorme Terranova di settanta chili – brontolo. Se c'era una cosa che non mi era mancata di casa era proprio questa. È vero, ho sempre avuto i miei spazi, ma questo è relativo: durante la notte, se uno dei bambini ha gli incubi, viene nel mio letto. E poi c'è Kam, che incubi o non incubi è sempre piazzato lì (come Cerbero, del resto.)

“Lonza, non è giusto che tu hai un letto così grande e morbido e io devo stare in quel letto di pietre con Ryo e Trish che russano”, dice sempre il mio fratellino.

Comunque, mentre cerco di districarmi dall'intreccio di gambe che si è formato tra me e Kam, accolgo il piccolo di casa con un sospiro.

Kam mugola e si gira dall'altro lato, spingendomi sempre più verso il bordo; Cerbero invece brontola, decidendo saggiamente di scendere dal letto.

La mattina dopo, quando mia madre ci sveglia, trova Kam comodamente disteso lungo il letto, Ryo accoccolato sul cuscino in orizzontale, mentre io sono stata costretta a raggomitolarmi ai piedi del letto.

La sua risata risuona cristallina nella stanza, svegliandomi.

« Se avessi saputo che sarebbe finita così, avrei evitato di comprare un letto per ciascuno », dice mia madre con tono divertito, aprendo le persiane. La luce penetra all'improvviso nella stanza, accecandomi.

Kam borbotta qualcosa di indefinito, agguantandomi un braccio e stringendolo, appoggiandocisi come un cuscino.

Socchiudo gli occhi, fissando mia madre che mi rivolge un sorriso amorevole.

« Buona Vigilia, tesoro. Vi conviene affrettarvi a scendere prima che i vostri fratelli mangino tutti i pancakes. »

Come una molla, Kam scatta seduto. « Pancakes? », grida, facendo ridere mamma. Poi scalcia le coperte e scende dal letto, sfrecciando fuori dalla stanza neanche fosse rincorso dalla Morte.

Ryo invece continua a dormire pacificamente.

Scendo anche io dal letto, rabbrividendo quando i miei piedi nudi vengono a contatto con il pavimento freddo. Prima che io possa seguire la mamma fuori dalla stanza, però, un rumore leggero eppure insistente colpisce la mia attenzione.

Alzo gli occhi di scatto, sperando che sia quello che penso, ma nessun gufo è alla mia finestra.

In realtà, non c'è niente alla mia finestra.

Aggrottando la fronte, continuo a fissare il vetro fin quando un oggetto contundente non lo colpisce, provocando di nuovo quel rumore sordo.

A quel punto mi avvicino, aprendo la finestra con cautela, e nonostante questo qualcosa mi colpisce direttamente in fronte. « Ahi! », esclamo, massaggiandomi la parte dolorante.

Preparando un insulto, mi sporgo per guardare giù, in giardino, e quello che vedo mi fa restare a bocca aperta.

C'è un ragazzo.

Un bellissimo ragazzo.

Un bel pezzo di ragazzo.

« Scusa, Lyn! Non volevo colpirti! », mi urla questo, dispiaciuto.

Un momento.

Scusa, Lyn?

Questo qui mi conosce?

Cioè, io conosco lui?

Ma soprattutto, perché diamine sta tirando sassi alla mia finestra?

Lo osservo scettica, scrutando i suoi riccioli castani e i suoi occhi azzurri, chiarissimi e limpidi persino a quella distanza.

Lo fisso per un tempo indefinito, fin quando lui mi fa: « Be'? Scendi? »

Oh, mio Dio. Chi è questo?

Nonostante non ho idea di chi sia e nonostante sia a conoscenza del mio aspetto orribile – indosso il mio adorabile pigiama giallo e rosa, ma chissenefrega – infilo la vestaglia e scendo velocemente le scale.

Quando apro la porta d'ingresso il vento mi sferza il viso, facendomi rabbrividire, ma la visione di quel fusto mi riscalda immediatamente.

Okay, la mia memoria non è ottima. Ma sono sicura che un tipo del genere lo ricorderei.

« Ciao, Lyn! », esclama lui, quando lo raggiungo. E, stupendomi, mi stringe fra le braccia.

« Ehm... ciao », mormoro, con il viso affondato nel suo collo.

Okay, è Natale. Ma non pensavo che i miracoli esistessero sul serio.

« Allora, come sta andando in quel tuo collegio? », mi domanda il tipo, e un'illuminazione improvvisa mi folgora.

Oh, no.

Oh, no.

Non può essere lui!

« H-Harold », balbetto, e lui ride. « Ehm, benissimo, tutto bene. »

Oh, porca miseria.

Lui è Harold?

Lui è il nerd ossessionato da fumetti e videogiochi con gli occhiali spessi come fondi di bottiglia?

« Ti ho detto mille volte di chiamarmi Harry », mi rimprovera lui, confermando le mie teorie.

« Sì, scusa », borbotto, stringendomi nella vestaglia.

« Hai freddo? », domanda lui, anche se conosce già la risposta. « Non ho bussato alla porta perché pensavo che la tua famiglia potesse dormire. Ma se non disturbo possiamo entrare. »

Certo, possiamo entrare.

Sospiro, invitandolo a precedermi con un sorriso.

« Tu che mi dici? », chiedo, giusto per chiacchierare.

Apro la porta di casa e il profumo di pancakes mi investe.

Mamma mi raggiunge sulla soglia. « Tesoro, ti ho conservato alcuni... oh, Harold! Hai già fatto colazione? »

Alzo gli occhi al cielo e supero il mio vicino di casa per correre in cucina.

Noto subito Kam allungare una mano per afferrare il mio pancake, così lo tiro per le orecchie.

« Giù le zampe! »

« Non lo stavo mangiando! Non lo stavo mangiando! », strilla lui in risposta, ridendo e mugolando per il dolore contemporaneamente.

Chris afferra una mela e la lancia in testa a Kam, intimandogli di stare zitto; Ana lo rimprovera, schiaffeggiandogli la nuca. Mamma entra in quel momento in cucina, lanciandoci un'occhiata gelida. Naturalmente. Stiamo facendo brutta figura di fronte a Harold.

In realtà, i Bennett – i genitori di Harry – sono molto più strampalati di noi.

Cinthia Bennett è una casalinga che passa il suo tempo a dare da mangiare ai piccioni. Voglio dire, ai piccioni! Perché dare da mangiare a degli animali così orribili?
Prima si estinguono e meglio è.

Charles Bennett invece divide le sue giornate tra il lavoro – è un prestigioso avvocato, e questo è un punto a suo favore – e il letto della sua segretaria – punto a suo sfavore. Ma non a sfavore della segretaria. Charles Bennett è proprio un bell'uomo.

Comunque, quando sono finalmente riuscita ad afferrare il mio pancake, mamma mi intima silenziosamente di far presto e andare a vestirmi.

Cavolo, mica è colpa mia se Harold si presenta a casa alle nove e mezza della Vigilia!

Quando finisco la mia colazione – il più lentamente possibile per far infuriare mamma – mi scuso con il ragazzo e filo in camera mia a prepararmi.

So già perché Harold è qui, quindi mi premuro di infilare anche la giacca da neve, i guanti e il cappello. Non appena torno al piano inferiore, noto che anche Kam si è coperto, così ci scambiamo un sorriso e corriamo in giardino – seguiti da Harold –, dando inizio ad una sanguinosa lotta a palle di neve.

*

« Per la miseria, Lyn! Ti devo ricordare che hai sedici anni e non ottanta? », mi rimprovera Ana, scartando categoricamente l'abito marrone che le sto mostrando.

« Ma è carino! », protesto.

Lei sbuffa e me lo toglie di mano.

Siamo in un negozio babbano, con l'intenzione di comprare qualche vestito per la festa di Capodanno dei Malfoy.

Scorpius mi ha avvertito di vestirmi elegante, ma non pensavo fosse un'impresa così ardua trovare un vestito elegante e allo stesso tempo giovanile.

Prima che io possa afferrare un altro vestito, mi prende per un braccio e mi porta verso un altro reparto.

« Sai, Lyn, esiste qualcosa chiamato colore. »

Andare a fare shopping con Ana è terribilmente stressante, ma devo dire che ha davvero buon gusto e ogni volta torno a casa con un vestito fantastico.

Si dirige verso un angolo del negozio pieno di vestiti colorati, e inizia a osservarli ad uno ad uno. Ne afferra qualcuno, mettendoli poi con poca grazia fra le mie mani.

« Prova questi », mi ordina, perentoria.

« Niente di rosso », la ammonisco, restituendole un vestito, ma lei mi schiaffeggia la mano.

« Provalo! », ripete, scoccandomi un'occhiata gelida.

Odio gli abiti rossi.

Non solo stonano terribilmente con i miei capelli, ma sono anche fin troppo appariscenti. Sembrano urlare “guardami”, ed è sicuramente qualcosa che io voglio evitare.

Con un sospiro, entro in camerino.

Il primo abito che mi ha proposto è molto chiaro. Il corpetto è stretto e bianco, mentre la gonna celeste cade a sbuffo fino al ginocchio.

Lo indosso, esibendomi poi in una smorfia.

La stessa smorfia che compare anche sul viso di Ana, che scuote la testa e mi fa cenno di provarne un altro.

Il secondo è sul tono del rosa pallido. Anche quello scartato categoricamente.

Alla fine decido di provare quello rosso, ma naturalmente fa a botte con i miei capelli color carota, e persino Ana è d'accordo.

Quando provo il quarto abito noto finalmente una svolta positiva: la gonna è semplice, blu, e arriva poco sopra il ginocchio.

Il corpetto invece è piuttosto aderente, ma non fastidioso. Fascia le spalle lasciando le braccia scoperte e aprendosi in una leggera scollatura che mostra solo la parte immediatamente superiore a quella del seno, poco sotto il collo; anche esso è blu, ma è decorato con dei ricami floreali bianchi.

Stranamente, il vestito non perde valore quando lo indosso: capisco che è quello giusto anche dal sorriso compiaciuto di Ana.

Mia sorella mi mostra il pollice in su, annuendo vigorosamente.

È lui.

*

« Kam, rimettiti subito il papillon! », strilla mia madre, rincorrendo il mio fratellino per tutta la casa.

« Ma mamma, sembro vecchio! », protesta lui ridendo. Poi va a sbattere contro Chris, che lo afferra e lo solleva come un sacco di patate.

« Chris, per l'amor del cielo, gli stropicci il vestito! »

Sghignazzo a quella scena esilarante, mentre mia sorella finisce di acconciarmi i capelli.

Mi guardo allo specchio. È raro che io mi trovi carina; voglio dire, so di non essere brutta, ma so anche di essere ben lontana dai soliti canoni di bellezza. E non intendo la solita barbie bionda con gli occhi azzurri: mia sorella ne è la prova. Lei è mora, i suoi occhi sono castani. Eppure è così bella, così appariscente nel suo vestito rosso carminio, così stretto che io non riuscirei a sopportarlo, ma che lei porta con naturalezza.

In genere, dopo aver guardato il mio riflesso, magari pensando “stasera sono proprio carina!”, quando il mio sguardo si posa su Ana l'autostima cala inesorabilmente.

Ma stasera no. Stasera sono decisa a divertirmi senza crearmi troppi problemi e troppe preoccupazioni.

Certo, l'agitazione di mia madre è un po' contagiosa, ma faccio finta di essere tranquilla.

Chris mi si avvicina, porgendomi la sua cravatta. È uno schianto stasera: ha indossato uno smoking scuro che fa spiccare ancora di più la sua carnagione chiara; i capelli biondi sono pettinati all'indietro, in modo da far risaltare gli occhi azzurri.

« Vuoi fare strage di streghe, stasera? », gli chiedo sghignazzando, mentre gli allaccio la cravatta.

Lui si apre in un sorriso smagliante. « Streghe, fate, babbane... non faccio alcuna differenza, Lyn », replica lui, con una scintilla di divertimento negli occhi.

Mio padre irrompe in salotto con un sorriso entusiasta. « Allora, siete pronti? Vi ricordo che ci aspettano due ore di viaggio e siamo leggermente in ritardo. »

Osservo con divertimento mia madre afferrare Kam per le orecchie e affidarlo a papà, mentre infila una magliettina a Ryo. Abbiamo deciso di lasciare Trish e Ryo a casa di nonna (tanto entrambi si addormenterebbero intorno alle nove), ma Kam ha insistito così tanto per venire che alla fine ha convinto mamma e papà.

Pochi minuti dopo, quando mia sorella ha finito di ripassare il rossetto, usciamo tutti di casa.

Mi stringo nel cappotto blu che ho deciso di abbinare al vestito, mentre cerco di non cadere sui trampoli bianchi e blu che mia sorella mi ha costretto ad indossare.

Lei invece cammina spedita sulle sue scarpe nere lucide – con il tacco parecchio superiore a quello delle mie – e come al solito mi ritrovo ad invidiare la sua bellezza così appariscente e, allo stesso tempo, così naturale.

Il viaggio in macchina è più breve del previsto e, dopo la piccola tappa a casa di nonna, arriviamo nello Wiltshire intorno alle otto.

Gli “uomini” sono i primi a scendere dall'auto: papà apre la portiera a mamma e le porge galantemente il braccio. Di Ana si occupa Chris; ad aiutare me a scendere, invece, è Kam. Persino indossando i tacchi mi sembra altissimo: chissà quanto diventerà tra dieci anni.

« Oh, cavolo », mormora Chris, con sguardo estasiato. “Oh, cavolo” è esattamente la stessa frase che sfugge a me quando poso gli occhi sulla grandiosa struttura che ci troviamo davanti.

Enorme, imponente, maestosa. Sono le prime parole che mi vengono in mente per descrivere Malfoy Manor.

Camminiamo lentamente – un po' per goderci lo spettacolo, un po' per i tacchi – lungo il vialetto circondato dai bellissimi e curati giardini; all'entrata, siamo accolti da un elfo domestico che raccoglie i nostri cappotti.

Se l'esterno della tenuta è solenne, l'interno è così lussuoso e sontuoso da apparire monumentale. La sala in cui si tiene la festa è, all'apparenza, più grande dell'intero primo piano della mia villa a Little Witley. Mentre ci guardiamo intorno con un'espressione probabilmente vacua e trasognata, una bellissima donna dai lunghi capelli biondi e dagli occhi cristallini ci raggiunge e ci saluta con un sorriso da orecchio a orecchio.

« Buonasera, voi dovete essere i signori Davis », dice. La sua voce è delicata e soave. « Io sono Asteria, la madre di Scorpius. » Stringe educatamente la mano ai miei genitori, che si presentano con i rispettivi nomi, e poi posa lo sguardo su di me. « E tu devi essere Lynx. Scorpius mi ha parlato molto di te. »

« È un piacere conoscerla », replico, tentando in tutti i modi di non arrossire.

Lei continua a rivolgermi quel sorriso così dolce da disorientarmi.

È vero, non ho mai avuto pregiudizi riguardo i Malfoy. In fondo, non avrei potuto, dato che non ero presente ai tempi della Guerra. Ma tutte le voci che circolano sui genitori e sui nonni di Scorpius li descrivono come persone fredde, distaccate, composte. Non mi sarei mai aspettata tutto questo calore.

Presto, dopo aver fatto gli onori di casa, la signora Malfoy si congeda. Mi guardo freneticamente intorno per cercare Scorpius – non ho nessuna intenzione di passare la serata insieme ai miei genitori – e finalmente lo individuo mentre chiacchiera con un ragazzo e una ragazza tremendamente familiare.

Mi volto verso Ana e Chris. « Vado a salutare Scorpius. Se volete, ve lo presento. »

Loro annuiscono, così mi avvio verso il mio amico. Presto mi rendo conto di una figura che non era stata invitata.

Fulmino Kam con un'occhiata, ma lui mi ignora beatamente, così decido di lasciar perdere.

Scorpius mi nota subito, rivolgendomi un sorriso smagliante. « Lynx! », esclama, raggiungendomi e stringendomi in un abbraccio. « Sei bellissima », dice, e sono sicura di essere diventata più rossa di un peperone. E non per il complimento in sé, ma per lo sguardo di un'altra persona fisso su di me. Pur non avendolo mai visto e non avendogli mai parlato, sono sicura di chi sia. Che sia per lo strano accostamento che hanno la sua pelle scura e i suoi occhi blu, che sia per il suo essere affiancato da Jasmine Zabini, capisco subito che il bellissimo ragazzo che mi sta fissando è Douglas Zabini.

« Grazie », balbetto. « Ehm, Scorpius, lei è mia sorella Ana », dico, indicando mia sorella. Lei sorride. « E loro sono Christoph e Kamau. »

Il mio amico stringe le mani a tutti, poi mi presenta a sua volta i due fratelli Zabini – presentazione, inutile dirlo, totalmente inutile.

Quando Douglas Zabini prende una mia mano fra le sue e la porta lentamente alle labbra temo di poter svenire, ma poi mi rivolge un sorriso così abbagliante e capisco che al peggio non c'è mai fine.

« È un piacere », mormora, guardandomi intensamente negli occhi.

Il momento romantico è interrotto dallo sghignazzamento di Scorpius. « Eddai, Zabini, lasciala stare. »

Sopprimo un'occhiataccia.

« Malfoy, semplicemente perché tu non sei in grado di trattare una ragazza in modo adeguato perché sei un rozzo idiota non significa che io non possa farlo », replica Zabini, con una voce così magnificamente soave da far girare la testa.

Porca miseria, ora capisco perché tutta la popolazione femminile di Hogwarts – o popolazione femminile in generale, credo – cada ai suoi piedi. Questo è una specie di Adone 2.0.

« Potrei avere l'onore di un ballo, signorina? »

Quando capisco che si sta rivolgendo a me, mi balza il cuore in gola.

La sua domanda è totalmente incomprensibile alle mie orecchie: mai, e dico mai, un ragazzo mi aveva presa in considerazione quando c'era anche mia sorella Ana. Al massimo, dopo il suo rifiuto, venivano da me. Ma Douglas non ha gettato nemmeno un'occhiata in direzione di mia sorella e ciò mi sorprende.

Annuisco, incapace di proferire parola, e lascio che lui mi prenda la mano e mi conduca al centro della pista. Ci sono già alcune coppie intente a ballare un lento; mi sento terribilmente in imbarazzo e a disagio. Ci sono alcuni ragazzi semplicemente troppo belli per essere veri. Troppo belli perché tu possa anche solo considerare che loro possano invitarti a ballare.

« Allora, Lynx », esordisce quando siamo in pista. Posa le sue mani sui miei fianchi, e io poggio le mie intorno al suo collo. « Quanti anni hai? »

« Sedici », rispondo. Mi chiedo se sia il caso di rivolgergli la stessa domanda, nonostante io sia già a conoscenza della sua età.

Lui annuisce. Non sembra sorpreso, nonostante in genere mi dicano sempre “sembri più piccola!”.

Continuiamo a ballare in silenzio e la cosa non dispiace a nessuno; in fondo, nessuno parla durante un lento, no?

Se c'è una cosa che stupisce sempre chi mi conosce è il fatto che so ballare molto bene.

Normalmente sono molto goffa, eppure sulla pista da ballo sembro tutt'altra persona.

Immagino sia perché mia madre mi fece frequentare un corso di danza quando avevo quattro anni, e ho continuato fino ai miei undici; non ho mai voluto proseguire a livello professionale, era una mia semplice passione.

Ben presto, forse fin troppo, la canzone finisce. Douglas si stacca da me e mi rivolge un sorriso smagliante; poi si offre di andarmi a prendere da bere.

« Ti accompagno », ribatto, dopo essermi guardata intorno e dopo aver appurato che nessun mio amico – neppure i miei fratelli – sono in vista.

« E così sei molto amica di Scorpius », dice lui dopo un po', sorseggiando quello che sembra punch.

Annuisco. « Anche tu, giusto? I vostri genitori erano amici? »

Anche lui fa cenno di sì con la testa.
Poi cade il silenzio.

Okay, sarà anche un tipo affascinante, ma non altrettanto logorroico.

« Che ne dici di raggiungere gli altri? », domanda poi.

« Sai dove sono? »

Senza rispondere, prende di nuovo la mia mano, trascinandomi fuori dalla sala.

Camminiamo per un po', lui avanti e io che cerco di tenere il passo – fra le sue gambe lunghe e i miei tacchi tredici centimetri.

Poi svoltiamo per un corridoio e noto una folla di persone – ragazzi, mi correggo poi – accasciati a terra, scossi da risate e con numerose bottiglie di alcolici ai piedi.

Scorpius ci nota subito. « Finito di fare i piccioncini? »

Ci sono anche i miei fratelli, tra cui Kam (e lì mi assicuro che non ci siano alcolici fra di loro) e poi, con un sobbalzo, noto James.

Lui mi sta già fissando e, dal suo sguardo, non sembra per nulla contento.

Ha una bottiglia di vetro tra le mani e noto che, intorno a lui, non c'è nessuno che conosciamo; neppure Albus. Dev'essere per questo motivo.

Sia per placare un desiderio inspiegabile e improvviso – quello di stargli accanto – sia per allontanarmi dall'imbarazzo che mi provoca Zabini, vado a sedermi accanto a lui.

Douglas non sembra neppure farci caso; si lascia cadere accanto a Scorpius e gli ruba una bottiglia che tracanna in un solo sorso.

« Ciao », saluto con un sorriso.

Lui mi rivolge un semplice cenno con la testa, per tornare a fissare davanti a sé.

Reprimo un sospiro irritato.

Come al solito, appena è di cattivo umore mi tratta come se fossi una bambola di pezza.

« Come stai? », insisto.

Voglio ricordargli di non essere la causa del suo malumore, ma ho anche paura di peggiorare la situazione, impuntandomi.

« Bene », risponde distratto, abbassando lo sguardo e giocherellando con la sua bottiglia. « Vuoi? », offre, porgendomela.

Scuoto la testa.

Noto distrattamente che i miei fratelli si sono integrati; Chris e Ana chiacchierano amabilmente con una moretta dagli occhi verdi – che ho già visto da qualche parte, ma che non conosco – mentre Kam intrattiene alcuni ragazzi palesemente ubriachi che, ad ogni sua parola, scoppiano a ridere a crepapelle.

« Ho un mal di testa assurdo », si lamenta lui. « Mi accompagni fuori? »

Con il cuore in gola, mi affretto ad annuire. Lui si alza per primo, per poi porgermi una mano.

Nessuno sembra notare la nostra fuga; in ben poco tempo siamo tornati nella sala principale.

Nessuno ci ostacola quando usciamo diretti ai Giardini.

James sospira quando l'aria fresca gli sterza il viso.

« Penso di aver bevuto un po' troppo », ammette.

Sorrido. « Albus e Lily? »

« Albus era in bagno. Lily sarà con papà », risponde stringendosi nelle spalle.

Continuiamo a camminare fianco a fianco; io mi guardo intorno estasiata: i giardini sono curati, adornati di fiori e fontane. Un vero splendore.

« Ho lasciato Lydia », dice tutto ad un tratto, facendomi fermare di botto. Oltre che il mio passo, sono certa che si sia fermato anche il mio cuore.

« C-Cosa? », balbetto. « Perché? »

Riprendo a camminare, affrettando il passo per raggiungerlo. Non so come definire la sua espressione: non è esattamente triste, più... vacua. Vuota.

« Mi ha tradito di nuovo. » Anche il suo tono risulta piatto, assente.

In un gesto puramente istintivo, gli stringo la mano. Poi mi obbligo a non ritirarla, nonostante la scossa elettrica che ho avvertito. « Mi dispiace tanto, James. »

« Io non... », prova a dire lui. Sembra colpito dal mio gesto ma, invece di scansarsi disgustato (come avrei immaginato), stringe ancora più forte la presa. « Io non lo so. »

« Cosa? », domando confusa.

« Non lo so se mi dispiace. » Si ferma di botto, fissando lo sguardo sulle nostre mani intrecciate.

« Che... che significa? »

Ha alzato lo sguardo e i suoi occhi si sono fissati nei miei, togliendomi il respiro.

« Io penso... penso mi piaccia un'altra persona », confessa lui, tornando ad abbassare lo sguardo. E improvvisamente la stretta della sua mano mi sembra soffocante.

« Oh », esalo, sentendo immediatamente le lacrime pungermi agli angoli degli occhi.

Cerco di ritirare la mano, ma lui non me lo permette. « No... ascolta », prova a dire. Ma un'altra voce lo interrompe.

« Hey, tutto bene? »

È Scorpius. Ci ha raggiunto con sguardo preoccupato, rivolto soprattutto a me e – probabilmente – alle mie lacrime.

James stringe le labbra, ma annuisce. Mi rivolge un ultimo sguardo, così triste da sentir quasi il mio cuore spezzarsi, poi volta le spalle e si incammina verso la villa.

« Lynx? », domanda il Malfoy, titubante. Quando ormai la figura di James è stata avvolta dalle tenebre, mi volto a guardarlo. « Che ti ha detto? »

« Ha lasciato Lydia. »

Immagino che dovrei essere felice di questa dichiarazione; è stata quella subito seguente a guastare tutto.

« Oh », esclama sorpreso Scorpius. « E non è una cosa positiva? »

« Sì, sì », mi affretto a rassicurarlo. Non voglio che la sua festa di Capodanno venga rovinata dai miei problemi sentimentali da ragazzina. « Torniamo dentro? Comincio ad avere freddo. »

Quando rientriamo nella sala principale di James non vi è traccia, e reprimo un sospiro di sollievo.

Individuo le figure dei miei genitori, intenti a chiacchierare con una coppia di maghi dalle pettinature stravaganti; sembrano a loro agio e ciò mi tranquillizza.

Con la coda dell'occhio avverto che si è avvicinata una nuova figura. Voltandomi, capisco subito di chi si tratta. Stessi capelli, stessi occhi, stesso atteggiamento spavaldo.

Mi rendo conto di trovarmi di fronte Draco Malfoy.

Mi risulta subito una figura familiare. Tutto – nel suo aspetto, nella sua postura – rimanda a suo figlio. È la sua copia sputata e mi sorprendo a provare un'istintiva simpatia nei suoi confronti. Almeno, prima di rendermi conto del suo sguardo sconvolto.

« T-Tu... », balbetta.

Il suo smarrimento sorprende persino Scorpius. « Ehm, papà... Lei è Lynx. Ti ricordi? Te ne ho parlato. »

Ma negli occhi di Draco Malfoy continua ad esserci una scintilla di terrore.

« Lynx? », ripete frastornato.

Improvvisamente, poi, sembra riscuotersi. Mi rivolge un sorriso freddo. « Lynx, certo. Perdonami. Sei identica ad una persona... », aggiunge poi, più a sé stesso. « Perdonami », ripete. « Devo andare. » E mi volta le spalle, scomparendo quasi subito nella folla dei partecipanti.

Scorpius sembra confuso quanto me. « Scusalo, è un po' strano. Ma è un tipo a posto. »

Annuisco, cercando di rassicurarlo. In realtà, il comportamento di Malfoy Senior mi ha piuttosto scombussolato, ma cerco di non farlo notare per non mettere Scorpius in imbarazzo. Probabilmente i miei amici proverebbero lo stesso nel vedere mio padre e mia madre continuare imperterriti nonostante i cinquant'anni suonati a indossare costumi osceni e imbarazzanti alle feste in costume di Halloween.

« Ti va di ballare? », propone poi il biondo.

Durante tutto il lento, ho sentito lo sguardo di Draco Malfoy addosso. Gelido, altero, furioso.

Ho sentito un brivido salirmi lungo la schiena.

*

Cinquantanove!”, strillano tutti gli invitati, riuniti in giardino in attesa dei fuochi d'artificio.

Cinquantotto!” Personalmente, ho perso di vista tutti i miei amici. In realtà, ho visto parecchi dei ragazzi che prima erano riuniti in quel corridoio al primo piano vomitare ubriachi dietro alcune siepi, ma mi auguro caldamente che fra essi non ci fossero anche i miei fratelli.

Cinquantasette!” È parecchio triste passare gli ultimi momenti di quest'anno da soli, ma in tutta questa confusione, non riuscirei a trovare nessuno di mia conoscenza neppure provandoci.

Cinquantasei!” Improvvisamente, sento una mano picchiettarmi sulla spalla.

Voltandomi, noto che è James.

Cinquantacinque!” Il cuore mi balza in gola. « Che ci fai qui? », domando agitata.

Cinquantaquattro!” « Non mi hai fatto finire », mi risponde, e dal suo alito e dal suo tono di voce capisco che è ubriaco.

Cinquantatré!” « Finire cosa? »

Cinquantadue!” « Di parlare. »

Cinquantuno!” « Be', non è il momento adatto per parlare », replico irritata. Per farmi sentire tra tutto quel frastruono sono costretta ad alzare la voce, e lui è costretto ad abbassare il capo per portare il suo orecchio accanto alla mia bocca.

Cinquanta!” « E io parlo lo stesso. »

Quarantanove!” « James, sei ubriaco. »

Quarantotto!” « Forse. Però... »

Quarantasette!” « Niente però. Vai a dormire e domani, quando sarai sobrio, parleremo. »

Quarantasei!” Sembra stordito. « Ma io... »

Quarantacinque!” Mi guardo intorno cercando una via di fuga. Niente. Tutte facce sconosciute.

Quarantaquattro!” « Lynx, io volevo dirti che... »

Quarantatré!” Viene scosso da un conato di vomito. Si china per rimettere, e io mi inginocchio accanto a lui, tenendogli i capelli.

Quarantadue.

Quarantuno.

Quaranta.

Quando alza lo sguardo, sembra ancora più frastornato di prima.

Trentanove!”

Cerca di alzarsi e di darsi un contegno, ma viene scosso dall'ennesimo conato.

Trentotto!”

« Lynx », dice poi, leggermente più lucido. « Tu non puoi stare con Douglas Zabini. »

Trentasette.

Trentasei.

Trentacinque.

« Che cazzo significa? », sbotto irritata.

Cioè, quello che sta cercando di dirmi dalla bellezza di trenta secondi, è “Tu non puoi stare con Douglas Zabini”?

Trentaquattro!”.

Altri conati.

Trentatré!”.

« Sì », ribatte ostinato. « Lui non fa per te. »

Trentadue!”

« E perché mai? »

Trentuno.

Trenta.

Ventinove.

Ventotto.

« James? », domando, sentendolo silenzioso. Ha chinato la testa. Forse si è addormentato.

Ventisette.

Ventisei.

Si alza in piedi, sovrastandomi nonostante i tacchi.

Venticinque.

« Lui è arrogante, infantile, tratta male le donne e poi se la fa con tutte. »

Ventiquattro.

« Come te, insomma. »

Ventitré.

Ventidue.

Ventuno.

Venti.

« Non è vero! », protesta, irritato.

Diciannove.

« James, mi spieghi cos'è che esattamente ti da fastidio? »

Diciotto.

Diciassette.

« Non voglio che tu capiti tra le mani sbagliate. »

Sedici.

Quindici.

« Ma se lo conosci appena. »

Quattordici.

« Conosco la sua fama. »

Tredici.

« Anche la tua fama è pessima, James. »

Dodici.

« Io sono meglio di lui. »

Undici.

« Dimostramelo », esclamo, prima di pentirmene. Dimostramelo? Da dove mi è uscito?

Le urla si fanno più insistenti.

Dieci.

Nove.

Otto.

« Dimostramelo, James », ripeto, con il cuore in gola e le lacrime agli angoli degli occhi.

Sette.

Sei.

Cinque.

Improvvisamente, quando avevo ormai perso la speranza, James mi tira a sé e, prima che io possa rendermene conto, posa le sue labbra sulle mie.

E riesco finalmente ad assaporare il sapore dei suoi baci mentre gli altri invitati urlano “Buon anno!”.

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Non ho idea di come scusarmi per l'immenso ritardo di questo capitolo.

Non avevo mai pubblicato così tardi, mi dispiace tantissimo, ma l'ispirazione ha avuto la bell'idea di farsi una vacanza (almeno lei...) e questo, coinciliato al fatto che non ho avuto un istante libero, mi ha messo in difficoltà. In realtà, avevo il capitolo pronto da un po', ma ero terribilmente insicura e ho aspettato di farlo leggere alla mia beta prima di pubblicare un aborto ahah

A lei è piaciuto, ma io continuo ad essere incerta, quindi sarei felice di leggere qualche vostro commentino :) a proposito di questo, grazie per tutte le persone che hanno recensito il capitolo scorso! Non avevo mai ricevuto così tante recensioni, sono rimasta piacevolmente sorpresa!

Grazie!
Grazie anche a chi segue questa storia silenziosamente.

Spero di aggiornare, almeno stavolta, presto.

Un bacione!





 

Ps: questi sono i look fashion delle nostre ragazze!
Lynx.
Ana.
Jasmine. (anche se non l'ho descritto ma vbb)

  
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