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Autore: 365feelings    09/11/2014    4 recensioni
11. That's the trick (o di come tutto va per meglio)
Quando sente la mano di Will sfiorare la propria, non si sottrae al contatto anzi lo cerca ed è bello sentire le dita dell'altro intrecciarsi alle sue. Pelle contro pelle. C'è un tempo per ogni cosa e quello di fuggire e nascondersi è finito già da un pezzo.
«Che ne dici, li raggiungiamo? Credo che sia arrivata anche tua sorella».
Quello, è il tempo di vivere.

Will/Nico | post-Blood of Olympus | headcanons
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Will Solace
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autrice: kuma_cla
Titolo: Out of the darkness, brighter than a thousand suns
Coppia: Will/Nico
Rating: verde
Genere: malinconico, generale, commedia
Avvertimenti: one shot
Note: qualche spiegazione
  • di solito detesto creare OC, però Eugene mi serviva. Non credo lo approfondirò mai, però mentre scrivevo sono giunta alla conclusione che sì, la gelosia di Nico è motivata perché Eugene è davvero interessato a Will chi non lo sarebbe.
  • sempre il solito discorso: nulla accade all’improvviso, quindi i programmi di scambio non iniziano subito. Bisogna occuparsi dell’organizzazione e dei trasporti etc. Quindi diciamo che passano mesi quando finalmente Will decide di andare al Campo Giove per mettersi d’accordo con Eugene. E si porta dietro Nico perché sì. Con Jason non sarebbe stato altrettanto divertente XD
  • li ho fatti viaggiare in aereo perché con il furgoncino delle fragole ci avrebbero messo una vita e con i pegasi non sarebbe stato altrettanto bello.
  • l’organizzazione medica del Campo Giove è un mistero quindi ho inventato. E poi sicuramente a Nuova Roma hanno un ospedale, figuriamoci se non ce l’hanno. La brochure invece esiste, googlate. Ho inventato anche gli orari, però spero davvero che il sabato e la domenica li facciano alzare più tardi.
  • Will, Lee e Michael: vi ho detto che avrei inserito la loro brotherhood. Nel mio headcanon Lee era il ragazzo modello (bravo in tutto, bello, simpatico, altruista e chi più ne ha più ne metta) e Michael era il miglior arciere della Cabina e del Campo, però aveva un carattere po’ di merda. Will e Michael erano coetanei, amici-rivali, entrambi sotto l’ala protettiva di Lee che a uno dà le chiavi dell’infermeria e all’altro mette in mano un arco.
  • Will e Nico che battibeccano è una delle cose più belle della loro relazione e niente, era giunto il momento di inserire nuovamente qualche scena del genere. Nico viaggia senza niente perché al Campo Giove ha quello che aveva lasciato l’ultima volta ci era stato.
  • Un po’ di pubblicità: Demigod Exchange è la nuova iniziativa natalizia del campmezzosangue. Ci trovante anche su facebook.
 
 
 
 
 
 
«You’ll all be welcome at Camp Jupiter. We’ve come to an agreement with Chiron: a free exchange between the camps – weekend visits, training programs, and of course, emergency aid in times of need».
The Blood of Olympus, Rick Riordan
 
 
«Se non sei pronto a lasciare l'infermeria possiamo anche non partire» gli dice Nico, appoggiato allo stipite della porta. Con sé ha solo la sua spada e sul volto un’espressione non particolarmente entusiasta.
«No!» risponde Will «Sono prontissimo. Solo... Ali, hai capito tutto?»
Il semidio alza gli occhi al cielo (e probabilmente prega perché un fulmine colpisca il fratello) e poi annuisce, assicurandogli che ha tutto sotto controllo. Will non sembra pienamente convinto, ma sono già in ritardo di mezz'ora sulla tabella di marcia e Nico inizia a spazientirsi. Non gli resta che prendere la sua borsa da viaggio e raggiungere il pulmino che li porterà in aeroporto.
 
«Cosa vuoi che capiti all'infermeria, siamo in tempo di pace» gli fa notare Nico poco dopo, mentre il Campo rimpicciolisce alle loro spalle.
«Lo so» risponde il semidio tornando a fissare lo schienale davanti a sé e massaggiandosi il collo.
«È che sono tre anni che la gestisco» aggiunge poco dopo «Ne avevo tredici quando Lee mi ha dato le chiavi dell'infermeria. Gli ho promesso che ne avrei avuto cura, che non lo avrei deluso».
«Mi sembra che tu stia facendo un buon lavoro. Voglio dire, hai affrontato due guerre e salvato un sacco di vite».
Annuisce, ma non sembra convinto.
«Ho sempre l'impressione di poter fare di più, che dovrei fare di più» gli rivela «Guarire più persone, salvare più vite».
«Will, quello che fai è già grandioso. Annabeth non sarebbe qui se tu non l'avessi curata durante la battaglia di Manhattan. Io non sarei qui» risponde «La morte è una fase della vita. A volte puoi ritardarla, ma non puoi mai sconfiggerla. Non dovresti pensare a chi hai perso, ma a chi hai salvato».
«Anche Lee mi diceva la stessa cosa» ricorda con un sorriso malinconico, ripensando al fratello che gli appoggiava la mano sulla spalla, lo guardava dritto negli occhi e lo aiutava a concentrarsi.
«Pensi che avresti potuto salvarlo?» gli chiede dopo un po’ Nico, con cautela, ma dallo sguardo sembra essersene pentito.
«Io...no» risponde «All'inizio ho pensato che sarei dovuto essere più veloce, che forse, se fossi accorso immediatamente, avrei potuto salvarlo. Per giorni, dopo i funerali, non ho pensato ad altro» fa una pausa, probabilmente allontana brutti ricordi, quindi riprende a parlare e Nico ha l’impressione che si stia liberando di un peso.
«Vedi, Lee si è preso cura di me. È stato un fratello maggiore e un padre, è stato il mio migliore amico e la mia guida. Mi ha dato un posto al Campo e mi ha aiutato a controllare i miei poteri. Quando è morto ho pregato nostro padre perché facesse qualcosa, qualsiasi cosa. Ma per quanto fossi stravolto dal dolore, non potevo lasciarmi andare: avevo l’infermeria da gestire e c’era una guerra e all’improvviso Michael si era ritrovato a dover occuparsi della Cabina, un compito che non ha mai desiderato. Michael era un arciere, era un guerriero, non un leader e aveva un carattere che a molti non piaceva, era irritante e fin troppo sicuro di sé. Mi sono concentrato su tutto questo, ho dovuto, e ho fatto del mio meglio per salvare il Campo. Poi anche Michael è morto e mi sono ritrovato io al suo posto, al posto di Lee. Così ho fatto quello che dovevo fare, mi sono preso cura dei miei fratelli e delle mie sorelle, ho cercato di tenerli in vita mentre i Sette affrontavano Gea, ho cercato di tenere in vita il Campo» gli rivela, raccontandogli più di quanto intendesse «Sì, all’inizio ho pensato che avrei potuto salvare non solo Lee ma anche Michael e che avevo fallito. Ma la guerra non mi ha lasciato il tempo per sentirmi in colpa. Immagino che l’infermeria mi abbia salvato».
Non appena termina il discorso, Will realizza contemporaneamente diverse cose: che non credeva di avere così tante parole incastrate in gola, che però aveva bisogno dir dar voce a tutto ciò, che ora si sente più leggero ed è una sensazione che non provava da molto tempo.
Accanto a sé Nico lo guarda dritto negli occhi e annuisce, Nico capisce e non c’è bisogno di dire altro.
«Scusami, non avevo intenzione di parlare così tanto» aggiunge però qualche minuto dopo, perché non è abituato ad essere ascoltato. Will ascolta i problemi degli altri, Will risolve i problemi degli altri; i suoi se li dimentica e li accumula in un angolo.
«È a questo che servono gli amici, no?» gli risponde Nico, sorprendendo entrambi.
 
«Rilassati» gli dice Will, comodamente seduto al suo posto, la cintura già allacciata e lo sguardo che vaga rilassato fuori dal finestrino.
«È facile parlare per te» replica Nico stizzito, agitandosi il sedile «Non è tuo padre ad essere il dio dell’oltretomba».
«Abbiamo compiuto i sacrifici in onore di Zeus, al Campo Giove hanno fatto lo stesso. I loro auguri hanno assicurato che i responsi sono favorevoli».
«Comunque non mi sento tranquillo».
«Sono solo sei ore di volo, non ci succederà nulla. Tempo di pace, ricordi?»
Nico lo fulmina con lo sguardo ed è più pallido del solito. Will sa che non dovrebbe trovare la situazione divertente, ma l’isteria del semidio (solitamente cupo e taciturno) lo fa sorridere.
«Puoi prendere la mia mano» gli dice mentre il pilota annuncia l’imminente partenza e le hostess terminano di illustrare le istruzioni di salvataggio.
«Non prenderò la tua mano» replica stizzito il ragazzo, ma non appena l’aereo decolla artiglia il suo polso. È così nervoso e agitato (terrorizzato) che nemmeno l’abilità di Will di calmare le persone ha pienamente effetto. Ugualmente, però, il figlio di Apollo trova la situazione divertente, soprattutto perché Nico non molla la presa per tutto il volo e non appena l’aereo raggiunge la pista di atterraggio è il primo ad essere pronto per scendere, tanto che non si stupirebbe se iniziasse a scavalcare le persone pur di toccare terra.
«Puoi lasciarmi ora» gli fa notare mentre aspettano che i passeggeri dei sedili davanti scendano «A meno che tu non preferisca continuare a tenermi il braccio, in quel caso non c’è nessun problema».
Nico lo fulmina con lo sguardo un’altra volta e lascia la presa come se avesse preso la scossa.
«Non è mai successo» sibila e Will non riesce a trattenere una risata.
 
Una volta raggiunto il Campo Giove, si dividono. Reyna, che aveva guidato la macchina dall’aeroporto di Oakland fino al Caldecott Tunel, torna ai suoi incarichi di pretore, raggiungendo Frank che nel frattempo l’aveva sostituita. Nico invece si allontana con Hazel e per qualche secondo Will resta ad osservare la sua schiena che si allontana lungo la via Praetoria, quindi si riscuote e presta attenzione a Eugene, il figlio di Esculapio che lo aveva aiutato in infermeria.
Il semidio veste abiti informali e indossa la maglia viola del Campo, gli sorride e gli mette una brochure in mano.
«Vieni» gli dice «Sarò la tua guida».
Will lo segue, guardandosi attorno con attenzione, ammirando le costruzioni e l’organizzazione romana. Alcuni semidei lo riconoscono e lo salutano, altri lo ignorano continuando a svolgere i propri incarichi; intento a svolgere i suoi compiti, incrocia anche lo sguardo di Michael Kahale.
«Stiamo ancora pensando a come ospitarvi durante gli scambi» gli spiega Eugene indicandogli le coorti «C’è chi suggerisce di costruire un’area apposita, altri propongono di farvi soggiornare a Nuova Roma. Per il momento nessuna decisione è stata presa, quindi in questi giorni condividerai la camerata con me e i miei commilitoni».
 
«Com’è andata?» chiede Hazel a cena. Al suo fianco Nico addenta un pezzo di arrosto e sembra felice: Will ha la certezza di aver fatto bene a chiedere a lui di accompagnarlo.
«Abbiamo abbozzato i piani di scambio» risponde Eugene, che siede con loro «E gli ho mostrato gli unicorni».
«Se tutto procede come stabilito, il programma di scambio potrebbe iniziare già il mese prossimo» continua Will «Resta solo da chiarire la questione degli alloggi, ma se ne sta occupando Jason».
Non vede l’ora di raccontare tutto ad Ali, è certo che sarà il primo ad aderire all’iniziativa. La recente amicizia tra i due Campi è la conseguenza migliore della guerra contro Gea. La possibilità di studiare le tecniche degli alleati è un’opportunità incredibile e Will, in parte, non riesce ancora a credere di essere a cena con i romani, nel loro territorio. Quel pomeriggio Eugene gli ha anche presentato alcuni dei loro migliori medici e gli ha spiegato alcune loro pratiche: si sente fortunato e grato. Ringrazia suo padre, ovunque si trovi.
«Voi invece cosa avete fatto?» chiede, riportando la propria attenzione su Nico (uno dei motivi per cui gli interessa confrontarsi con la progenie del dio della medicina: intende infatti fare il possibile per aiutarlo).
«Siamo stati ai templi» gli risponde il semidio «E poi sono stato un po’ con Frank».
«Hanno giocato a Mitomagia fino a dieci minuti fa» si intromette Hazel «A momenti non volevano nemmeno venire a cena per ultimare la partita».
«Hey» si difende il fratello «Era una partita importante».
«Se vuoi ti possiamo insegnare» propone Frank, rivolgendosi alla semidea, ma questa scuote il capo e declina l’offerta con una risata.
 
Will inizia a svegliarsi quando il sole fa capolino all'orizzonte, ma si alza che sono le sette. Si muove piano, cercando di non fare rumore perché nella brochure ha letto che il sabato e la domenica il Campo inizia le sue attività più tardi e non vuole svegliare nessuno prima del tempo.
Esce silenziosamente e nella tiepida luce del mattino inizia a svolgere gli esercizi di riscaldamento. È così concentrato che non sente la porta aprirsi alle sue spalle ed Eugene raggiungerlo, tanto che sobbalza quando lo vede accanto a sé.
«Scusami, ti ho disturbato?»
«Tranquillo. Stavo solo pensando che questa è la prima volta che mi sveglio in un posto che non è il Campo Mezzosangue o la casa di mia madre».
«È una sensazione strana, non è vero?» commenta Eugene, iniziando anche lui a fare degli esercizi di riscaldamento «L'ho provata quando il primo mattino dopo la battaglia contro Gea».
Will annuisce e l'altro aggiunge: «Sei da molto al Campo?»
«Da quando avevo dodici anni. Tu?»
«Ormai sono cinque anni. Immagino tu sia stato riconosciuto subito».
Il figlio di Apollo annuisce un'altra volta.
«Hai intenzione di correre? Perché se non ti dà fastidio posso mostrarti un ottimo percorso».
 
Arrivano giusti per la colazione, posticipando la doccia a quando avranno qualcosa nello stomaco, e mentre si avvicinano ai tavoli Will scorge Nico accanto a Hazel. Non ci presta troppa attenzione, ma improvvisamente il discorso di Eugene (con cui ha passato quaranta minuti molto piacevoli) diventa meno interessante e scusandosi raggiunge l'amico — è così strano pensare Nico in questi termini, ma lo ha detto lui, no? Sono amici.
«Perché hai delle scarpe da ginnastica e sei tutto sudato?» gli chiede il ragazzo, stringendosi con una smorfia contro la sorella per farlo sedere.
«Sono andato a correre con Eugene. Dovresti farlo anche tu. Libera endorfine e...»
«Solace, sono le otto del mattino. Taci».
 
«Non mi avevi mica detto che i romani avevano le terme».
«Sì beh, ora le stai vedendo» replica Nico scrollando le spalle e immergendosi. Will lo segue interrogandosi sul motivo del suo malumore; è da quella mattina che gli risponde in modo più acido del solito e dubita abbia litigato con Hazel o con Reyna, perché in loro presenza è sempre stato sereno. Deve essere altro e qualcosa gli suggerisce che potrebbe riguardarlo direttamente, ma non comprende di cosa si tratti e si ripromette di indagare più tardi perché adesso sono alle terme e ha appena avuto una bella giornata.
«Com'è andata la visita di Nuova Roma?» gli chiede Frank a qualche metro da lui.
La sua risposta, forse fin troppo entusiasta, è: «Avete un ospedale!»
«Voglio dire, è una città molto bella» aggiunge con un tono più pacato, mentre il figlio di Marte ride.
«Potresti lavorarci» interviene Eugene, rivolgendogli uno sguardo che suona molto come un non dirmi che non ci hai pensato anche tu. E mentre Frank annuisce, Will ammette a se stesso che sì, ci ha pensato. Quando ha visto la struttura, marmo e vetro e almeno cinque piani di reparti specializzati, ha desiderato poter lavorare nell'ospedale. Per quanto non ci pensi, sa che arriverà il giorno in cui dovrà lasciare la gestione dell'infermeria (a Summer o molto più probabilmente ad Ali) e fino a quel pomeriggio non ha mai riflettuto sul dopo. Il dopo è sempre stato lontano, sfocato, qualcosa da affrontare quando si sarebbe presentato e non lo avrebbe fatto per molto tempo. Ma ora Will riesce a vedere il futuro ed è rassicurante e stimolante e molto invitante.
Mentre risponde avverte lo sguardo di Nico su di sé e rabbrividisce.
«Sarebbe molto bello. Magari tra qualche anno».
 
Nico, realizza durante la cena, è infastidito dalla presenza di Eugene e non ne comprende il motivo, soprattutto perché l'altro non si mostra indisponente nei suoi confronti ma anzi è amichevole. Più ci pensa e più la risposta non può che essere una sola, anche se fatica a crederci. Perché Nico non può essere geloso del figlio di Esculapio. Non ne ha alcun motivo e la cosa è così assurda che Will vuole credere ci sia un'altra spiegazione, sebbene una parte di lui senta che Nico è geloso e non può nemmeno dire che gli dispiaccia.
 
«Non riesco ancora a credere che l’unica cosa che tu ti sia portato sia stata la tua spada» commenta Will subito dopo aver superato il controllo dei metal detector. Come all’andata la Foschia ha operato sulla vista umana celandola perfino alla strumentazione elettronica.
«Non riesco ancora a credere che tu invece non abbia portato con te alcuna arma» replica Nico, allacciando la spada dietro la schiena.
«Mi pare che i mostri non siano più un problema».
«Per il momento» risponde «La sconfitta di Gea li ha scoraggiati, ma torneranno e fidati, non vorrai farti trovare disarmato».
«Sempre ottimista, mi pare».
«Non si tratta di ottimismo, ma di realismo».
«Quando si faranno avanti li affronteremo e al momento mi sembra che la situazione sia stabile, quindi io dico di approfittarne. Inoltre l’andata è stata tranquilla e…» Will si interrompe perché a quindici metri di stanza, confusa tra la folla, c'è una dracaena che sembra essersi appena accorta di loro.
Nico l’ha individuata a sua volta e ha già la mano sull'elsa, nello sguardo una luce combattiva.
«E quella è una dracaena, ottimo» termina con un sospiro e rivolgendosi all'amico aggiunge «Niente poteri dell’oltretomba» ma il semidio si è già mosso, avvicinandosi al mostro passando attraverso una profumeria e usando gli scaffali per non essere visto.
Will controlla il tabellone che conferma il loro volo alle undici e questo significa che hanno venti minuti di tempo per liberarsi del mostro. Il che non dovrebbe essere un problema, se non fosse che in realtà non sanno se la dracaena è da sola. Quando ormai Nico è a tre metri dal mostro con la spada sguainata, questo fa una cosa inaspettata: scappa. Anche se in fondo Will sente un po' di capirlo: se fosse un mostro, anche lui scapperebbe sapendo che il figlio di Ade lo vuole morto.
Il semidio si lancia all'inseguimento, mentre Will se ne resta a fissare il tabellone: hanno annunciato il gate. Siccome di perdere l'aereo o essere arrestato (perché chissà cosa stanno vedendo i mortali) non ne ha per niente voglia, studia velocemente la mappa dell'aeroporto appesa al muro e decide di intervenire. Taglia per un negozio di scarpe e un bar, quindi spunta alle spalle della dracaena contro cui Nico ha iniziato a combattere incurante della gente. La Foschia sta facendo il suo lavoro, perché nessuno sembra accorgersi delle reali sembianze della donna-drago, ma i viaggiatori gridano e si scansano, alcuni chiamano le guardie.
Mentre degli uomini in uniforme si avvicinano rapidamente dalla zona est dell’aeroporto, una voce metallica annuncia il loro volo.
Will allora afferra il primo oggetto appuntito che trova e sebbene prediliga le armi da lancio e faccia pena con le spade, trafigge alle spalle il mostro, facilitando a Nico la sua eliminazione; non che il ragazzo avesse davvero bisogno del suo intervento.
«Hai colpito una dracena con un ombrello».
«Ti ho detto che so difendermi».
«No, non lo hai detto».
«Beh, lo dico ora» replica Will, sbrigativo, iniziando a camminare velocemente per non essere seguito dalle guardie «Andiamo, abbiamo un aereo da prendere».
   
 
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