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Autore: Soundless_Voice    09/11/2014    1 recensioni
Matt si lasciò cadere a terra, sfinito per quella stramaledetta giornata. Cos’era andato storto? Fino a poche ore prima era tutto ancora “normale”, o così voleva pensarla.
Era una persona “normale”, con una vita “normale” e degli stramaledetti gusti “normali”. Prima che quello sguardo acceso e quel maledetto sorriso lo bloccassero là, all’uscita della scuola. Poco prima di incrociare lo sguardo di Ryan.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Alla fine, il fatidico sabato sera era arrivato. Matt si aggirava per la casa, senza riuscire a star fermo per l’agitazione. Per l’ultima volta, controllò mentalmente di aver eseguito alla lettera ciò che gli aveva praticamente imposto di fare Al. Immediatamente immaginò la voce dell’amica, così materna ed allo stesso tempo ironica: “Per prima cosa, dì a tua madre che vuoi casa libera per vedere un film con un tuo amico”
Beh, questo era stato facile, pensò tra sé e sé.
“Poi, mi raccomando, compra delle schifezze da mangiare durante il film. Anche se sei passato all’altra sponda, hai ancora la mente di un uomo, quindi è molto facile che i tuoi tre neuroni si scordino cose elementari come queste”
Portando gli occhi al cielo, diede uno sguardo veloce ai pacchetti di patatine posati sul piano cucina. Ancora non poteva credere che Al gli avesse veramente detto una cosa così squallida, il giorno prima. Tuttavia sapeva che lei voleva aiutarlo ad abituarsi all’idea, con quelle battutine assurde, così da alleggerirgli il peso di ciò che aveva scoperto.
“Infine, luci soffuse e film a palla. Per quanto riguarda il resto.. beh, cerca di usare le tue armi di seduzione migliori” aveva concluso, tirandogli un pugno sulla spalla, ridendo.


Mancava poco all’arrivo di Ryan. Matt, a questo punto, fissava il salotto, in attesa. La stanza era accogliente, con quelle pareti arancio scuro e quel confortevole divano pieno di cuscini azzurri (un’ovvia idea di sua madre). Nella camera c’erano anche una bella libreria in ciliegio, piena di volumi e foto, un tavolino, su cui erano state posate le ciotole stracolme di snacks e, ovviamente, la televisione.
Quando finalmente sentì il campanello suonare, fu, per un attimo, preso dal panico.
“Diamine, è tutto troppo ordinato. Sembrerò un g-” si interruppe, portandosi una mano sulla fronte in segno di esasperazione “Ma cazzo, io sono un.. beh quello. Ma voglio che si capisca? O no? Che dovrei fare?”
Il campanello, che suonava per la seconda volta, lo riportò sulla terra, e lui si precipitò ad aprire la porta.
Ryan era in piedi davanti a lui, portando con sè un mazzo di fiori ed una scatola di gelato.
«Ehi, devi farmi aspettare anche se vengo fino a casa tua, signorino? Se non ci muoviamo, questo si scioglie» scherzò, indicando il dolce.
Matt stava ancora osservando i fiori, sorpreso. «M-ma che... carini.. N-non dovevi» stava iniziando a dire, imbarazzato, senza sapere come comportarsi.
«Ah, questi?» chiese, ricordandosi del piccolo bouquet di primule che aveva nella mano destra.
«Sono per tua madre, dici che le piaceranno? Mi sono praticamente auto-invitato alla fine... Mi sembrava buona educazione portarle almeno un pensierino, sai, per fare bella figura... Però se vuoi, Tew, la prossima volta posso portarne un mazzolino pure a te» scherzò, dandogli una pacca sulla spalla e facendo per entrare.
Matt sgranò gli occhi, iniziando a balbettare ed arrossendo, senza riuscire a tirarsi fuori da quella irrimediabile figuraccia. Sono per mia madre, ma certo, pensò.
«Ma no, ci-cioè io.. scherzavo... Ehm..»
Per sua fortuna, però, Ryan non ci aveva fatto troppo caso, ed era già andato a sedersi sul divano, dopo aver posato sul tavolino il gelato e le primule.


“Idiota, idiota, idiota.” Matt continuava a maledirsi mentalmente. La luce era stata spenta ed i due amici stavano comodamente seduti l’uno vicino all’altro sul sofà, mentre sullo schermo della televisione i quattro protagonisti stavano scappando da un maniaco armato di motosega. Ryan, vedendo Tew pensieroso, gli lanciò un popcorn in faccia, sorridendogli.
«Se hai così tanta paura, posso benissimo cambiare programma, fifone.»
«Io non ho affatto paura, che dici? Secondo me, quello impaurito sei tu, e cerchi solo scuse per vedere qualcosa di diverso» ribattè, ridacchiando. «Ah non ne hai? Nemmeno se ti dico che è dietro di te?» aggiunse con tono lugubre l’ospite.
«Cosa scusa?» chiese ironicamente Matt. A questo punto, l’altro gli si fiondò addosso, con l’intento di fargli il solletico e di spaventarlo, ma riuscendo solo a cadergli sopra.
«Caspita, Harrison, mi avevi detto di essere maldestro, ma sei peggio di quanto pensassi» scherzò ridacchiando, per poi accorgersi di quanto i loro visi fossero vicini, e, a quel punto, ammutolendosi.
«E che diamine, prima o poi supererò questo difetto, no?» biascicò infastidito, per poi rendersi conto dell’espressione imbarazzata dell’amico, che aveva distolto lo sguardo. «Tutto bene?» domandò con naturalezza.
«Benissimo» sussurrò Tew per tutta risposta, sperando con tutto se stesso che l’amico non vedesse il rossore delle sue guance al buio.
«Sarò pure maldestro io, ma tu sei strano» concluse Ryan, rialzandosi ed afferrando qualche popcorn per portarselo alla bocca.
"Lo so, più di quanto immagini", pensò Tew.


Il resto del film passò senza ulteriori scene imbarazzanti per Matt.
Di tanto in tanto, incuriosito, spostava lo sguardo di Ryan, il quale si sforzava evidentemente di mantenere un’espressione calma, ma i cui pugni tesi lasciavano ad intendere che, in qualche modo, il film gli mettesse almeno un po’ di ansia. A volte, addirittura, aveva notato che l’amico sobbalzava nelle scene più violente, sperando forse che lui non se ne accorgesse.
E ora che i titoli di coda scorrevano sullo schermo, i due ragazzi stavano mangiando a cucchiaiate il gelato portato da Ryan.
«È un peccato che tua madre sia uscita, avrei tanto voluto conoscerla» bonfonchiò quest’ultimo, con la bocca piena.
«Nah, sarebbe stata solo di impiccio. Mia mamma è.. molto ficcanaso, diciamo»
«Si? E tuo padre, era d’accordo a lasciarti casa libera?» scherzò, tirandogli una piccola gomitata amichevole.
«Ah.. beh, direi che non ho problemi da quel punto di vista. Mio padre se n’è andato quando ero ancora molto piccolo. Non so nemmeno dove sia quel bastardo» disse prendendosi un’altra cucchiaiata di gelato, come niente fosse.
Ormai si era abituato all’idea di non avere più una figura paterna, e fortunatamente, sua madre era, nonostante il suo ficcanasare, talmente amorevole e forte di carattere da non avergli mai fatto mancare nulla.
«Oh, cavolo.. Mi.. dispiace» rispose velocemente Ryan, praticamente senza parole. «Non so come... Non pensavo..» biascicò, in difficoltà.
«Nah, non preoccuparti. Non mi manca affatto, se è questo che pensi» lo tranquillizzò, felice di non essere lui, per una volta, quello in imbarazzo. «Solo... dovresti rimediare ad una vera grave mancanza... Il mio gusto preferito è la vaniglia. Qui, in questo barattolo di gelato, vedo solo nocciola e cioccolato.» aggiunse sbuffando, per sdrammatizzare.
«Vaniglia? Ma è così... classico» lo stuzzicò l’amico, scoppiando a ridere «Beh, sarà meglio segnarselo. La prossima volta, solo e soltanto la miglior vaniglia, sempre che..» assunse con tono serio, lasciando la frase in sospeso di proposito. «Sempre che?» «Sempre che stanotte non venga a cercarti qualche pazzo, Tew. Mi raccomando, sta attento» concluse molto teatralmente, dandogli una leggera pacca sulla spalla.
« Oh, senz'altro, anzi.. Farai meglio a dirmi addio, non si sa mai»
«Spero proprio di no! Mica voglio rischiare di dovermi sedere io, d'ora in poi, vicino al quell'ochetta che prima ti sorbivi tu » disse quasi esasperato Ryan. «Beh, che vuoi farci?» rise, rendendosi conto dell'espressione di sdegno sul volto dell'amico.
«Vediamo... Potrei mettermi fuori dalla tua camera con una mazza. Una specie di ronda, che ne dici? Tua madre probabilmente mi ucciderebbe, prendendo me per il maniaco da cui dovrei proteggerti, ma almeno tu dormiresti tranquillo, no?»
«Oh, dormirei benissimo sapendoti lì fuori...» si fece uscire di bocca Matt, senza rendersene conto. L’altro ammutolì, senza sapere bene cosa rispondere. «C-cioè, volevo dire che.. cioè..» biascicò Tew, arrossendo.
Il silenzio calò tra loro per un interminabile minuto, mentre il padrone di casa si tormentava il lembo inferiore della t-shirt in preda all'ansia.

«Credo... che sia tardi, dovrei proprio andare» si affrettò ad affermare Ryan, improvvisamente, prendendo la giacca e sorridendogli in modo imbarazzato.
«Ma... Certamente, ti accompagno lungo un pezzo di strada, se vuoi»
«No, tranquillo, credo di ricordare il tragitto dalla porta fino a casa» rispose velocemente, ormai sull’uscio aperto.
La situazione stava andando a catafascio, e Matt non sapeva nemmeno il perché. Che aveva detto di così terribile? Proprio all’ultimo, mentre stava per richiudere sconsolato la porta alle sue spalle, sentì la voce dell’amico.
«Beh dai, la prossima volta ci vediamo da me.. Martedì sera, ti va, Tew? B-beh, ad ogni modo a lunedì..Sogni d’oro»
Si era voltato appena in tempo per notare il sorriso imbarazzato di Ryan e le sue guance leggermente rosee.
Gli era anche.. tremata la voce? O se lo stava immaginando?
Fatto sta che Matt stava fissando il vuoto, a bocca aperta.
Che cosa era appena successo di preciso?





All I want is nothing more
Than to hear you knocking at my door
'Cause if I could see your face once more
I could die a happy man I'm sure

Kodaline - All I Want

  
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