Eheheh!
Immaginavo che Elena
non avrebbe riscosso la vostra simpatia dopo la sua rivelazione
riguardo
Edward. Ma state tranquille, per lei ho in serbo ben altro, mi pesa
dirlo ma
Edward è di Bella.
Spero
che anche questo
capitolo vi piaccia, e che continuate a seguirmi e commentare.
Mimika.
Atto
undicesimo: Siria
Era
passato un mese da quando
Elena aveva iniziato a lavorare con lei all’ospedale. Ogni
mattina Bella si
recava insieme a Carlisle al lavoro, e mentre lui andava nel suo
studio, lei
andava nella stanza di Elena a svegliarla per iniziare il lavoro. Quel
giorno
non c’era molto lavoro e le due ragazze stavano prendendo una
tazza di tè nella
stanza di Elena.
-Secondo
me dovresti smettere
di lavorare almeno finché la bambina non sarà
nata- disse Bella, ormai infatti
non doveva mancare molto, la pancia diventava ogni giorno
più bassa segno che
la bambina era in posizione per uscire. Ma Elena si ostinava a voler
continuare
a lavorare, nonostante sia Bella che Carlisle le avevano detto
più volte di
smettere almeno fino alla nascita. -Ne abbiamo già parlato,
smetterò di
lavorare qualche ora prima di partorire-.
Bella
ammirava Elena per il
suo coraggio, più di una volta si era ritrovata a pensare
cosa avrebbe fatto
lei nella sua stessa situazione.
-Cerca
però di fare
attenzione, non affaticarti troppo- disse Bella premurosa. Il loro
lavoro non
era certo privo di pericoli, stavano continuamente a contatto con
persone
malate, spesso contagiose, e anche se nessun lo ammetteva
l’igiene non sempre
era a un buon livello, come se non bastasse il rischio di cadere era
alto, e
non voleva che accadesse qualcosa alla bambina.
-Sta
tranquilla, farò attenzione-
disse sorridendo Elena.
Quando
il loro turno di
lavoro finì, tornarono con Carlisle a casa, dove il resto
della famiglia li
aspettava. Elena si sarebbe fermata a cena con loro. Come sempre,
quando giunse
l’ora di cena Bella si ritrovò sola a mangiare, i
Cullen infatti dissero che
avrebbero mangiato più tardi, perché avevano
altri orari, almeno quella volta c’era
Elena con lei.
-Li
hai mai visti mangiare?- chiese
Elena sottovoce, sporgendosi verso di lei.
-Sinceramente,
no- rispose
Bella mettendo in bocca un pezzo di pane.
Lei
e Elena si trovavano in
cucina, sedute davanti al tavolo a gustare uno sformato di carne e del
pane
semolato. I Cullen invece erano in salotto, Bella li sentiva parlare ma
non
capiva cosa dicessero.
-E
non ti sembra strano?-
insisté Elena, anche lei era rimasta colpita da questo fatto.
-Non
saprei, forse hanno
davvero altri orari- disse Bella alzando le spalle.
La
cena continuò in
tranquillità. Una volta terminato Bella
sparecchiò e si mise a lavare le
stoviglie, almeno finché non arrivò Esme che
prese il suo posto.
-Ti
va di fare due passi?- le
chiese Elena.
Bella
guardò fuori, a quell’ora
era già buio, ma una passeggiata avrebbe fatto bene a tutte
e due, cosi prese
una mantella indossandola.
-Noi
usciamo- disse facendo
capolino in salotto mentre Elena era già alla porta.
-Va
bene, ma fate attenzione-
disse Carlisle.
Uscirono
fuori in giardino,
la temperatura era leggermente calata, non per niente si avvicinava
l’inverno. Le
ragazze si strinsero nelle loro mantelle per riscaldarsi, camminando
intorno
alla villa.
Bella
notò che Elena era soprappensiero,
più di una volta l’aveva chiamata senza ricevere
risposta.
-A
cosa pensi?- domandò alla
fine, cogliendo di sorpresa Elena che si voltò a fissarla.
-Come?...oh
a niente, solo che
trovo che i Cullen siano una famiglia davvero strana…-
-Non
è carino da parte tua! Ti
ricordo che è stato Carlisle ad aiutarti- la
rimproverò Bella.
Elena
scosse la testa, -no,
non l’ho detto con l’intenzione di offendere, li
trovo strani semplicemente per
le loro abitudini…-
Bella
non disse nulla, ma anche
lei era d’accordo, i Cullen erano persone fantastiche, ma
c’erano alcuni
comportamenti di loro che la insospettivano, e a quanto sembrava
insospettivano
anche Elena.
-Si
hai ragione, e non sono
strani solo per il mangiare…sono quasi sicura abbiano una
specie di allergia al
sole, hai fatto caso che le tende sono quasi sempre tirate?...- Bella
continuò
a parlare e camminare, senza accorgerci che Elena si era fermata a
qualche
metro da lei, tenendosi la pancia con le mani.
-Elena?
Elena! Che hai? Stai male?-
chiese preoccupata Bella vedendola pallida e ansimante.
-La
bambina…sta per nascere…-
quelle parole furono solo un debole sussurrò ma Bella le
udì perfettamente.
-no
Elena! Non puoi farla
nascere qui, aspetta almeno che torniamo a casa- disse Bella
sorreggendola, non
lo dava a vedere per non agitare Elena, ma era nel panico
più totale. Anche se
era un infermiera, non aveva mai fatto partorire nessuno. Un grido di
Elena la
riportò alla realtà.
-fatti
forza, la casa non è
lontana- disse aiutandola a camminare.
Ancora
prima di raggiungere
il giardino della villa, Carlisle venne loro incontro, e senza dire
nulla prese
Elena in braccio e fece cenno a Bella di seguirlo dentro casa.
Una
volta dentro Bella rimase
sorpresa di vedere che in casa c’erano solo Esme e Edward,
oltre a lei e
Carlisle.
-Dove
sono andati gli altri?-
chiese mentre seguiva Carlisle nel suo studio
-sono
usciti- disse Carlisle.
Bella
non chiese altro,
Carlisle adagiò Elena sul lettino, la quale non appena fu
libera dalle braccia
di Carlisle, si contorse su se stessa urlando.
-Stai
calma, respira
lentamente, non spingere ancora- disse Carlisle con voce pacata, per
cercare di
tranquillizzarla, ma Elena era tutto fuor che tranquilla.
-Come
faccio a non spingere?!
È la bambina che lo vuole!- urlò Elena.
-Bella,
vai a prendere degli
asciugamani, molti e anche un secchio d’acqua- disse Carlisle
mentre indossava
il camice da lavoro.
Bella
corse fuori, dove trovò
Esme con già gli asciugamani in mano, sorpresa la
guardò.
-Stavo
venendo a portarveli-
disse la donna porgendoglieli.
Bella
li prese, -tra poco
arriverà Edward con il secchio- disse Esme.
Bella
annui e rientrò nella
stanza, fece appena in tempo a chiudere la porta che questa si
riaprì ed entrò
Edward con il secchio.
-poggialo
vicino al letto-
disse Carlisle.
Bella
notò che Edward faceva
di tutto per non guardare Elena, sdraiata sul letto a gambe divaricate,
coperta
solo da un lenzuolo.
-Bella
passami un
asciugamano- disse Carlisle.
La
ragazza si avvicinò
porgendo un asciugamano, che Carlisle prese e immerse
nell’acqua per poi
adagiarlo sulla fronte di Elena per darle un po’ di sollievo.
-Adesso
spingi, piano, andrà
tutto bene- disse Carlisle posizionandosi davanti al letto.
Elena
spinse, ed ad ogni
spinta urlava, quelle urla arrivavano alle orecchie di Bella
straziandola,
quanto dolore poteva dare una cosa cosi bella?.
Sentì
una mano fredda posarsi
sulla sua spalla.
-Forse
dovresti uscire- disse
Edward.
-No,
sto bene- rispose Bella,
anche se dal suo colorito pallido era chiaro il contrario.
-Sei
sicura?- insisté Edward
alzandole il mento con due dita.
Ritrovare
a fissare gli occhi
di Edward le provocò una serie di brividi che la costrinsero
a distogliere lo
sguardo.
Edward
la lasciò andare, e
sembrava turbato da qualcosa. Bella lo guardò uscire dalla
stanza, e dopo un
attimo di smarrimento, si avvicinò al letto prendendo una
mano di Elena tra le
sue.
-Continua
a spingere, stai
andando benissimo, non manca molto- continuava a dire Carlisle mentre
faceva il
suo lavoro.
Il
parto andò avanti per ore,
ogni tanto Bella strizzava l’asciugamano, lo bagnava, e lo
riappoggiava sulla
sua fronte.
A
notte fonda, Elena era
ormai senza forze, e la bambina non era ancora nata.
-Carlisle
perché non nasce?-
chiese Bella accarezzando i capelli madidi di sudore di Elena.
-il
collo dell’utero non si è
dilatato abbastanza- rispose serio Carlisle.
-Ce
la farà vero?- quella
domanda non era solo per la bambina, ma anche per Elena, sdraiata sul
lettino
stremata e pallida, ormai spingeva solo per istinto.
-Elena
resisti ti prego…-
-Bella…non
ce la faccio…-
anche parlare le costava uno sforzo enorme.
-Shhh…non
parlare, potrai
farlo dopo, devi fatti forza, devi farlo per tua figlia, non vuoi
abbracciare
tua figlia?-
Quelle
parole sembrarono
ridarle speranza, perché riprese a spingere con maggior
forza.
-Continua
cosi, adesso manca
poco sul serio- disse Carlisle.
Venti
minuti dopo, il
silenzio calato nella stanza venne interrottò dal pianto di
un neonato. Carlisle
lo avvolse in una coperta tenuta a riscaldare prima, e lo porse a
Elena, che lo
accolse tra le sue braccia per nutrirlo, stanca ma felice.
Bella
vedendo quella scena,
pianse, pianse di gioia. Lasciandosi cadere stremata sulla sedia di
fianco al
letto.