Chi
non muore si rivede…e purtroppo per voi io torno sempre!
Che
dire?
Altro
contest (ovviamente, diranno alcuni), stavolta indetto da Hermione Jean
Granger
sul forum di EFP, “Romione che passione!” per chi
fosse interessato, colgo l’occasione
per ringraziarla profusamente!
Bene,
senza indugi vi lascio alla lettura (sempre consigliata accompagnata da
musica
in allegato, stavolta “R U mine?” degli Arctic
Monkeys).
Ci
vediamo in fondo con le note J
Are
you mine?
I'm a puppet on a string
Tracy Island, time-traveling diamond
Could've shaped heartaches
Come to find ya fall in some velvet morning
Years too late
She's a silver lining lone ranger riding
Through an open space
In my mind when she's not right there beside me
«
Un corso di ballo? » chiese Harry incredulo.
«
Un corso di ballo per coppie » lo corresse lui con
l’espressione più disperata
che riuscisse a trovare nel suo repertorio. Non che fingesse, lui era disperato, ma doveva utilizzare
tutte le carte a sua disposizione per convincere Harry.
Con
Harry non poteva utilizzare nessuno dei mezzucci, decisamente subdoli,
che
utilizzava con Hermione.
Niente
occhi da
cucciolo bastonato, niente baci e decisamente niente sesso.
Inorridì
al pensiero delle ultime due cose associate ad Harry. Avrebbe avuto gli
incubi
per settimane.
«
E Ginny ed io dovremmo venire con voi? Non ha molto
senso…» cominciò Harry.
Ron
lo interruppe alzando una mano e si spiegò meglio:
« Non hai capito. La madre
di Hermione ci ha iscritti, Hermione ed io e lei con il signor Granger,
ad un
corso di ballo per coppie, perché a suo dire non passiamo
abbastanza tempo
insieme e invece dovremmo farlo » il ragazzo a quel punto
aveva spalancato gli
occhi e aveva cominciato a fare ampi movimenti con le braccia.
« Dopo tutto
questo tempo è ovvio che a un certo punto, meglio prima che
poi, ci decideremmo
a fare sul serio, e a quel punto lei vorrebbe conoscermi meglio di come
mi
conosce ora ».
Quando
la signora Granger aveva intavolato quella conversazione la sera prima
si era
quasi strozzato con il tè che gli aveva offerto. Hermione
era sbiancata. Il
signor Granger non era presente.
In
quei minuti aveva capito da chi Hermione avesse ripreso la sua
parlantina, e
dopo anni e anni di allenamento era persino riuscito a leggere tutte le
implicazioni
che stavano dietro a quel discorso strampalato.
La
signora Granger aveva trovato un modo, non proprio carino, per fagli
capire che
avrebbe gradito che lui, Ron Weasley, portasse sua figlia
all’altare.
Matrimonio.
E
non era che lui non ci avesse mai pensato, solo non credeva fosse il
momento
giusto.
«
Ron, mi pare ovvio che l’invito non si possa estendere a me e
Ginny » gli disse
il suo migliore amico con un’alzatina di spalle.
«
Harry, ti prego! » Ron unì le mani in segno di
preghiera di fronte all’altro
ragazzo.
«
Ora sei tu a non aver capito. Tra un mese mi sposo con tua sorella. Ci
sono
giusto un paio di cose che dobbiamo ancora definire e…
» Harry stava parlando
molto lentamente, come se volesse che lui assorbisse ogni parola senza
poter
ribattere. « … Non ho intenzione si assistere
all’ennesima litigata tra te e
Hermione. Questa volta me ne tiro fuori ».
E
secondo Harry il discorso era finito, ma lui non poteva darsi per vinto.
«
Tu devi aiutarmi! »
Ron
era convinto
che di lì a poco Lavanda lo avrebbe affatturato. La ragazza
gli stava
raccontando, per l’ennesima volta e con dovizia di
particolari, della favolosa
vacanza in Francia con i genitori e lui, ovviamente, aveva assimilato
una
parola ogni dieci.
A
causa del
freddo e della neve che persisteva ancora, in quantità
immutata, a metà
febbraio, lui e Lavanda si erano rifugiati all’interno dei
Tre Manici di Scopa
non appena avevano messo piede a Hogsmeade; in realtà
Lavanda, lungo il
tragitto dalla scuola al villaggio, aveva lanciato qualche indizio per
fargli
intendere che le sarebbe piaciuto andare alla sala da tè di
Madama Piediburro,
come tutte le altre coppiette. In fondo era San Valentino.
Lui
aveva fatto
finta di non coglierli quegli indizi, troppo intento a guardarsi
intorno alla
ricerca di una traccia di Harry o Hermione.
Quando
quasi
un’ora prima avevano radunato tutti gli studenti nel cortile
interno di
Hogwarts, aveva visto l’amica parlare con Ginny in un angolo;
non si sentiva
del tutto a posto nel seguire ogni mossa di Hermione ogni volta che gli
era
possibile, soprattutto dopo la scenata che gli aveva fatto a Natale:
ormai era
così palese nelle sue intenzioni che perfino Harry non si
era fatto scrupoli a
farglielo notare.
«
Ron-Ron, cosa
prendi da bere?» la domanda di Lavanda lo riportò
prepotentemente alla realtà,
la ragazza aveva la fronte corrugata, segno che non le fosse sfuggito
il fatto
che non la stesse ascoltando.
«
Una
Burrobirra, Lav. Tu la solita Acquaviola?» le
domandò, cercando di porre rimedio
alle sue precedenti mancanze. Mentre attirava l’attenzione di
Madama Rosmerta
per poter ordinare, con la coda dell’occhio notò
l’espressione di Lavanda
rilassarsi visibilmente.
Non
siamo alla sala da tè come voleva lei, ma in compenso
abbiamo il tavolo più
appartato del locale e con la migliore vista sul bancone. Non male,
Weasley!
Mentre
attendevano la loro ordinazione, Ron cercò di concentrarsi
sul racconto della
ragazza: annuiva quando credeva fosse opportuno, sorrideva, ma era
abbastanza
certo che il tutto risultasse forzato e a un certo punto, in un gesto
disperato, le afferrò la mano per poi intrecciare le dita
con quelle di lei
sulla superficie del tavolo (Lavanda aveva sempre le mani curatissime e
laccate
di un rosso accesso che lo stomacava).
Finalmente
quando arrivò la loro ordinazione, Ron si sentì
libero di lasciare la mano di
Lavanda e concentrarsi invece sulla sua Burrobirra calda senza sentirsi
troppo
in colpa. Dopo una lunga sorsata della bevanda dolciastra
riportò lo sguardo
sul bancone del locale notando Hermione intenta a parlare con Zacharias
Smith
mentre aspettava la sua ordinazione.
Ron
poggiò il
suo boccale sul tavolo con un troppa enfasi, facendo strabordare parte
del
liquido sulla superficie di legno.
Non
doveva
essere geloso, perché, come gli aveva fatto notare Hermione,
lui stava con
Lavanda e non poteva arrogarsi il diritto di niente.
«
Ron-Ron, tutto
bene? » la voce zuccherosa di Lavanda gli trafisse i timpani
come un chiodo.
«
Benissimo,
Lav! »le rispose sbrigativo lui rivolgendole un sorriso
tirato. Riportò
immediatamente lo sguardo su Hermione: ne poteva scorgere solo il
profilo
mentre il Tassorosso, con un gomito appoggiato al bancone, si
avvicinava alla
ragazza sorridendole in maniera fin troppo ammiccante.
Vide
Hermione
ridere, il che in quei giorni era qualcosa di rarissimo, e il fatto che
fosse
un altro ragazzo a farla ridere lo faceva arrabbiare ancora di
più.
Ron
si rese vagamente
conto che Lavanda gli stava accarezzando le mani chiuse a pugno sul
tavolo,
cercando di attirare la sua attenzione. L’intento era chiaro,
ma si rifiutò di
assecondarla.
Hermione
sorrideva e parlava con quell’elemento al bancone e lui
doveva dare udienza a
quella che si era rivelata essere solo una distrazione del suo problema
principale.
Dannato
Fred, dannato Fred!
Lavanda
aveva
smesso di parlare.
Hermione
sorseggiò la sua Burrobirra dal boccale che Madama Rosmerta
le aveva appena
piazzato di fronte. Sicuramente una Burrobirra aromatizzata allo
zenzero, come
piaceva a lei.
Strinse
ancora
di più i pugni, perché non poteva ricordarsi come
lei preferisse prendere quella bevanda, sapere
che il suo profumo non fosse stucchevole come quello della sua ragazza,
essere
conscio del fatto che Hermione aveva le mani curate, ma che non si
sarebbe mai
sognata di conciarsele come Lavanda e continuare a pretendere che non
ci fosse
nulla.
La
vide passarsi
la lingua sul labbro superiore per rimuovere alcune tracce di schiuma
di
Burrobirra.
Dio,
avrebbe
dato qualunque cosa per poterla baciare in quel momento.
Ron
si costrinse
a chiudere gli occhi per poter recuperare quel minimo di
lucidità necessaria a
fronteggiare una Lavanda che si aspettava furiosa; riaprendo gli occhi
si rese
conto che furiosa era oltre le sue più rosee aspettative.
La
ragazza era livida di rabbia.
«
Perché diavolo
guardi in quel modo Hermione Granger?»
Ottima
domanda!
«
Lav, non stavo
guardando Hermione » cominciò lui guardandosi
intono alla ricerca di qualcosa a
cui aggrapparsi, fino ad individuare Harry all’ingresso del
locale. « Stavo
aspettando Harry. Non vedi? Laggiù! » si
sbrigò ad aggiungere indicando
l’amico.
Harry, ti prego, aiutami!
And I go crazy 'cause here isn't where I wanna
be
And satisfaction feels like a distant memory
And I can't help myself,
All I wanna hear her say is "Are you mine? "
Ovviamente
Harry gli aveva dato buca.
Non
poteva aspettarsi nulla di diverso in fondo; le cose tra lui ed
Hermione non
andavano esattamente a gonfie vele e sapeva quanto Harry odiasse fare
il terzo
incomodo per non parlare del pacificatore.
Non
sapeva nemmeno lui cosa non andasse nel loro rapporto: i suoi
sentimenti per
Hermione non erano cambiati ed era abbastanza certo che fosse lo stesso
per lei.
Ma
c’era comunque qualcosa che non andava.
Quando
era arrivato a casa della ragazza aveva appena avuto il tempo di
registrare il
fatto che Hermione indossasse un vestito nero e le scarpe con il tacco
alto,
prima di essere trascinato in cucina dalla madre di lei per un rapido
ragguaglio sullo svolgimento della serata: avrebbero partecipato ad un
lezione
di tango.
Che
diavolo è il
tango?
Lui,
oltre a qualche ondeggiamento e il ballo particolare che aveva imparato
per il
Ballo del Ceppo, era completamente ignorante in materia, senza contare
il fatto
che lui odiava ballare e ogni qual
volta si ritrovava in quelle situazioni era comunque a causa di
Hermione.
Nel
bene o nel
male, il motivo è sempre Hermione.
Il
tragitto in macchina era stato terribile: Hermione era seduta insieme a
lui nei
sedili di dietro, con le braccia incrociate e lo sguardo fisso fuori
dal
finestrino, non lo aveva degnato di una parola; la signora Granger non
faceva
altro che guardarli dallo specchietto retrovisore, mentre il signor
Granger
cercava di tirarli su di morale, ma, fondamentalmente, parlava da solo.
Una
volta arrivati alla sala da ballo la situazione non era affatto
migliorata: la
coppia di ballerini che teneva il corso aveva dato una rapida
dimostrazione dei
passi base del tango, quindi si erano messi subito all’opera
nell’insegnamento
vagando tra gli allievi mentre correggevano e spiegavano nuovamente i
movimenti. A dirla tutta i passi non erano nemmeno difficilissimi, ma
il fatto
che Hermione non gli rivolgesse la parola e cercasse di stare ben
lontana da
lui, mentre tentavano di imitare gli insegnanti non aiutava affatto.
Aveva
anche cercato di dirle che in quel modo non avrebbero concluso un bel
niente,
ma poi era arrivato quel bell’imbusto
dell’insegnate e gliel’aveva praticamente
stappata via dalle braccia affermando che tra loro due non ci fosse
abbastanza
sintonia.
Sintonia?
Perché
non ci ha visti a letto!
Da
allora, quindi quindici minuti buoni, era appoggiato al muro della sala
a
guardare in cagnesco quell’uomo con la camicia piena di
glitter, che faceva
volteggiare per la sala la sua
ragazza.
E
non era che si sentisse minacciato, ma Hermione, che non aveva parlato
con lui
nemmeno a volerla pregare, in quel momento rideva e ballava con quel
ballerino
da strapazzo. E il suddetto ballerino le stava toccando le gambe in
maniera
troppo lasciva.
Sta
solo
insegnando, Ron. Calmati!
Ma
come diavolo faceva a calmarsi quando si sentiva sempre tenuto sulle
spine,
soprattutto quando erano presenti i genitori di Hermione e non si
poteva
permettere di sgarrare nemmeno un po’.
«
Se continui a guardarli così, prenderanno fuoco ».
Il
ragazzo si voltò appena in tempo per notare il signor
Granger appoggiato alla
parete accanto a lui.
«
E, non per essere puntiglioso, potresti anche riuscirci. Una volta, da
piccola,
Hermione ha dato fuoco ad uno dei sui apparecchi per i denti
» continuò a
parlare l’uomo tranquillamente.
«
Io… » cominciò Ron, voleva spiegargli
che non lo Avrebbe mai fatto. Non di
proposito almeno.
Okay,
forse non
sei sincero con e stesso, Ron.
«
Hermione non ce l’ha con te, per lo meno non del tutto. Poco
prima che
arrivassi ha discusso con sua madre » gli rivelò
lui osservando la moglie
intenta a ballare con un altro uomo.
Ron
corrugò la fronte, il signor Granger gli era sempre stato
simpatico, in lui
aveva trovato un alleato inaspettato che l’aveva salvato da
un’infinità di
momenti imbarazzanti con la signora Granger. Era abbastanza convinto
che lei
invece lo odiasse.
Era
anche abbastanza sicuro del fatto che se l’uomo avesse saputo
tutto quello che
lui e Hermione facevano sotto il suo tetto lo avrebbe odiato anche lui.
«
In ogni caso, le mie ragazze non amano i ragazzi gelosi »
aggiunse il signor
Granger, quasi fosse un commento sul tempo invece di un consiglio
spassionato.
Come
se non lo
sapessi!
L’aveva
sperimentato sulla sua pelle quanto Hermione non lo sopportasse quando
faceva
il geloso.
Aveva
i piedi e
la mani congelati.
Odiava
quell’attesa snervante, odiava la neve e odiava il Caposcuola
di Corvonero.
Erano
almeno
dieci minuti che aspettava che Hermione si liberasse di quel tizio
inutile e lo
raggiungesse, in fondo erano tre mesi che non si vedevano.
Tre
mesi che non
l’abbracciava, non la toccava, non la baciava.
E
in quel
momento il suo unico pensiero era quello di affatturare quel ragazzo.
Cominciò
a battere il piede a terra nervoso.
Odiava
doverla
condividere con gli altri.
Ed
era un
pensiero assurdo, perché era un dato di fatto che dovesse
condividerla con gli
altri, Hermione non era una sua proprietà e se solo lei
avesse potuto leggergli
nel pensiero glielo avrebbe ricordato senza remore.
Il
fatto che lo
sapesse non lo rendeva meno vero. Era sicuro che fosse lo stesso per
lei, non
con la stessa intensità ovviamente. Hermione si sapeva
controllare.
Quando
finalmente
la ragazza lo raggiunse, la vide alzarsi in punta di piedi per poterlo
baciare
sulla guancia. « Ciao, Ron » disse piano
sorridendogli.
Probabilmente
avrebbe dovuto ricambiare il saluto invece di passarle le mani guantate
attorno
al collo e darle un bacio poco casto e decisamente possessivo.
C’era da dire
che anche se ne era sorpresa la ragazza non si tirò indietro.
«
Sai che non
dovremmo farci vedere da tutta questa gente
mentre…» cominciò lei, ma lui la
fermò subito baciandola nuovamente con altrettanto fervore.
Dio,
se gli era mancato farlo!
«
Non da tutti,
solo dal Caposcuola che ti faceva gli occhi dolci » le disse
Ron a fior di
labbra poco prima di cercare di baciarla di nuovo. La ragazza si
allontanò
subito di un passo per poterlo guardare senza farsi toccare.
«
Non sei
serio…» lo ammonì lei mentre corrugava
la fronte. Ron si maledisse mentalmente
per aver accennato a quel tizio inutile, ben sapendo che,
finché non si sarebbe
chiarito, lei sarebbe stata furiosa con lui per il resto del pomeriggio.
«
Hermione, ti
stava facendo gli occhi dolci. Era molto chiaro ».
«
Stavamo
programmando le ronde » gli spiego lei alzando la voce.
Come
glielo
faceva capire, adesso, che non era affatto così?
La
vide dargli
le spalle per poi dirigersi verso i Tre Manici di Scopa.
Aveva
decisamente bisogno di una Burrobirra bollente, pensò,
mentre la seguiva
rassegnato ad un pomeriggio d’inferno.
Ron
attirò Hermione più vicino a se mentre
riprendevano ad eseguire il passo base
del tango, poggiò la guancia contro la sua tempia e
cominciò a parlare: « Non
vorrei sembrare geloso, ma hai parlato e ballato e riso con quel
bell’imbusto
dell’insegnate. Mentre non vuoi parlare con me ».
La
sentì sospirare, segno che stava per spiegargli qualcosa.
«
Non sopporto quando mi ignori, abbiamo passato così tanto
tempo ad ignorarci
che… non lo so. Dimmi che cosa c’è che
non va » continuò a parlare lui mentre
poggiava la fronte sulla sua spalla per poi lasciarle un bacio sulla
base del
collo.
«
Ron, ho parlato con mia madre. Le ho detto che non verremo a
nessun’altra
lezione e che deve smetterla di punzecchiarti e di…lanciare
frecciatine sul
matrimonio » spiegò sbrigativamente lei.
« Non voglio che ti senta sotto
pressione per questo…e lo so che sei venuto solo per non
dover discutere con me
» proseguì la ragazza costringendolo allontanarsi
almeno un po’ da lei.
«
Ho parlato con tua sorella, non fare finta di niente » lo
ammonì sollevando
appena le sopracciglia.
Harry
non sa
mantenere un segreto nemmeno a pagarlo!
«
Veramente io… » ma fu interrotto dalla ragazza che
lo attirò dal colletto della
camicia per poterlo baciare. « Sta zitto! »
Col
tempo aveva imparato ad amare Hermione anche quando lo bacchettava,
c’erano dei
notevoli vantaggi quando facevano l’amore.
Il
ragazzo si guardò attorno per accertarsi del fatto che la
madre della ragazza
non li avesse visti e che non fosse nelle vicinanze.
«
Vieni a dormire da me stasera? »
Well, are you mine? (Are you mine tomorrow?)
Are you mine? (Or just mine tonight?)
Are you mine? (Are you mine tomorrow, or just mine tonight?)
R U Mine?, Arctic Monkeys
Angolo
dell’autrice.
Vi
è piaciuta? Spero tanto di sì, anche se
l’avevo concepita un po’ diversamente
(spero di poter aggiungere a breve altri due capitoletti alla raccolta,
stanno
prendendo la polvere nel mio pc, ehhehe).
Non
credo ci siano molte cose da chiarire riguardo il Missing. Credo che si
sia
capito che il primo flashback è ambientato a Hogsmeade,
durante una delle
uscite concesse agli studenti, durante il sesto anno mentre Ron sta
ancora con
Hermione, mentre il secondo flashback è ambientato durante
il settimo anno di
Hermione, cioè dopo il settimo libro.
Per
chi ha letto le altre storie della raccolta sicuramente sarà
facile trovare dei
nessi con le precedenti all’interno del capitolo, in
più mi piace rimandarvi ad
un’altra storia, “The Wedding Dress”, in
cui Ron esprime i suoi timori nei
confronti del signor Granger (magari fateci un salto).
Passo
e chiudo
Ciara.