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Autore: cinderella87    24/10/2008    5 recensioni
I sette anni ad Hogwarts dei nostri amati Malandrini tra avventure, scherzi, punizioni e le numerose imprese di James nel tentativo di conquistare Lily. Ah dimenticavo... con loro ci sarà anche una mezza Malandrina, Sabrina, una streghetta di quattro anni nipote di Minerva McGranitt! IMPORTANTE: HO DECISO CHE CONTINUO A PUBBLICARE
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tensioni pre-PARTITA

 

 

- Eh dai Remie! Che ti costa?!

- James ti ho detto di no e quando dico no è NO! - Remus Lupin era da due ore che tentava invano di convincere Potter e Black che lui non aveva la minima intenzione di fare anche i loro compiti.

Da quando James e Sirius erano entrati a far parte della squadra di Quidditch di Grifondoro, non avevano più tempo per lo studio. Non che prima gli dedicassero molto tempo, ma ora che mancava solo una settimana alla prima partita, Grifondoro-Tassorosso, i due Malandrini non avevano la minima intenzione di togliere preziosi minuti al Quidditch per dedicarsi a cose futili e priva d’importanza come i compiti.

- Remus, per favore! Non vorrai mica che i tuoi cari amici facciano una brutta figura proprio durante la loro prima partita?!

- Oh Sirius, non farla tanto tragica, dovete giocare contro Tassorosso, lo sappiamo tutti quanti che li batterete senza problemi! - Remus proprio non capiva come mai i suoi amici fossero così preoccupati per una partita contro Tassorosso che era la versione Hogwartsiana dei Cannoni di Chudley, perdeva sempre!

- Ma santo boccino Rem! Come fai a non capire?! È dalla prima partita che deriva la fama del giocatore! Per entrare nei guinness di Hogwarts io devo catturare il boccino entro 13 minuti e 42 secondi dall’inizio della partita.

- E io - continuò Sirius - devo disarcionare dalla scopa più di tre avversari!

Remus lanciò ai due un’occhiata tra lo scettico e lo stupito, poi chiese: - Si può sapere dea dove vengono fuori questa notizie?

Potter e Black scossero la testa rassegnati, Remus era un gran cervellone, aveva letto probabilmente più libri lui di Madama Prince, ma su certi argomenti era proprio una capra!

- Ovviamente su “Storia di Hogwarts”.

- Non è vero! - lo bloccò subito Lupin saltando in piedi così velocemente che fece cadere a terra la sedia - l’ho letto e non diceva niente di tutto ciò!

- Se non mi avessi interrotto, avrei potuto terminare il titolo del libro che è “Storia di Hogwarts - Quidditch’s Edition” - concluse soddisfatto e gongolante Sirius. Quello era l’unico libro che avesse letto in vita sua, ma l’aveva sfogliato talmente tante volte che lo conosceva a memoria.

- Allora ti abbiamo convinto? Ci farai tutti i compiti della settimana? - James continuò speranzoso a supplicare Remus, ma Lupin tornato ad occuparsi del tema per il professor Vitious, fingeva di non ascoltarlo.

Sirius e James si guardarono e in un attimo capirono cosa c’era da fare: dovevano passare alle maniere forti!

- Ehi Remie, io ho una fame da LUPI, tu no? - cominciò Sirius.

- Sir smettila - disse Remus con un tono di voce decisamente più alto del normale.

- Stavo guardando i tuoi denti e sono davvero grandi, come quelli di un LUPO direi - continuò James.

- Ragazzi basta, qualcuno potrebbe sentirvi! - sibilò Remus isterico.

- Non stiamo dicendo nulla di male - replicò Sirius nella sua migliore imitazione della vittima innocente accusata ingiustamente - James ha solo constatato che assomigli ad un LUPACCHIOTTO.

- E va bene! Avete vinto! - urlò Remus così forte che tutti i ragazzi presenti in sala comune si voltarono verso di loro.

- Ora sì che ci hanno sentiti, comunque grazie lupacchiotto!

- Sì, grazie Remie! - strillò di gioia James e sia lui che Sirius si fiondarono addosso all’amico abbracciandolo forte.

 

Mancavano solo due giorni alla prima partita della stagione e tutta Hogwarts fremeva dall’impazienza di vedere finalmente all’opera Potter e Black.

Chi aveva assistito ai provini aveva provveduto a sbandierare ai quattro venti le prodezze dei nuovi giocatori di Grifondoro, poi ovviamente James e Sirius stessi, avevano fornito un dettagliato resoconto, opportunamente ingigantito, di ciò che era successo a chiunque glielo avesse chiesto.

 

Mancavano solo due giorni alla prima partita della stagione e qualcuno era davvero furente per l’entrata nella squadra di Grifondoro di un giocatore, un ragazzino che non avrebbe dovuto mettere il suo talento a servizio dei “coraggiosi di cuore”, un ragazzino che non avrebbe dovuto vestire rosso e oro.

Questa persona mise a conoscenza del suo disgusto l’intera Hogwarts tramite una Strillettera consegnata dal maestoso gufo nero della nobile e antica casata a cui, suo malgrado, apparteneva il ragazzino.

 

Era un venerdì mattina e come accadeva da quattro giorni a questa parte, Sirius Black e James Potter stavano rimbambendo i poveri Remus Lupin e Peter Minus con discorsi sul Quidditch: strategie di gioco, migliorie da apportare alla scopa per farla volare più veloce e cose del genere.

Sembrava davvero una mattina come le altre.

Sirius e James che blateravano con la bocca piena, Remus che fingeva di ascoltarli e ogni tanto annuiva, giusto per dar loro soddisfazione, Peter che invece trangugiava una quantità immane di cibo, mentre osservava estasiato i suoi due guru.

Fu l’arrivo della posta a dare una svolta sgradevole alla giornata.

Il noto, temuto e detestato Mercury aveva appena lasciato cadere dal suo becco una Strillettera che finì dritta dritta nella tazza di latte e cereali del malcapitato destinatario.

Consegnata la missiva, il gufo nero se ne andò con la stessa regale grazia con cui era giunto.

Sirius ripescò la busta dalla tazza, la scrollò per toglierle di dosso i resti della sua colazione e dopodiché, con molta riluttanza, la aprì.

La voce tonante e minacciosa della signora Black riempì, per la seconda volta in due anni, la sala grande di Hogwarts facendo ammutolire e rabbrividire tutti gli studenti.

- TU, FECCIA, SUDICIO TRADITORE DEL TUO SANGUE, COME OSI SPRECARE IL TALENTO DEI BLACK PER UNA SQUADRA INSULSA COME GRIFONDORO?! COME OSI USARE IL MANICO DI SCOPA, CHE TUO PADRE TI HA COMPRATO DUE ANNI FA, PER GIOCARE CON I GRIFONDORO?! CHE TU POSSA CADERE DALLA SCOPA E FARTI MALE, COSì IMPARERARI A TRADIRE IL TUO SANGUE E LA TUA FAMIGLIA!

La lettera si appallottolò su sé stessa e prese fuoco.

Sirius, ora serio, freddo ed impassibile, si alzò dal tavolo dei Grifondoro e si diresse verso quello dei Serpeverde.

Un silenzio innaturale era calato sulla sala grande, tutti erano con il fiato sospeso e osservavano prima Sirius poi Regulus, curiosi di sapere che sarebbe successo tra i fratelli Black.

Sirius era di fronte a Regulus, le labbra strette, gli occhi dardeggianti, le nocche bianche da quanto erano serrate a pugno.

Dopo qualche secondo, che parve un’eternità, cominciò a parlare:- Come al solito non sai farti gli affari tuoi, vero Reg?

Il fratello non rispose, cercava in tutti i modi di rimanere calmo ed indifferente, anche se ormai era completamente paonazzo e non riusciva a reggere il contatto con lo sguardo di Sirius per più di una manciata di secondi.

Sirius, invece, era perfettamente immobile, impassibile, nonostante la rabbia continuasse a crescere in lui.

Restarono così fino a che il Grifondoro riprese a parlare, ma nel suo tono di voce ora si poteva avvertire l’ira che ormai lo stava accecando.

- Non rispondi, eh? Però a nostra madre racconti tutto, anche cose che non ti riguardano, anche cose di cui non sai niente, vero Reg?

- M-mamma l’avrebbe scoperto comunque! - finalmente Regulus riuscì a trovare la voce per ribattere, una voce acuta, stridula e molto a disagio.

- A lei non gliene frega niente di me, perciò non deve sapere niente! Se gliene importasse qualcosa, ogni tanto mi scriverebbe, ma io sono quello rinnegato, il disonore, quindi se ne sbatte e io faccio altrettanto! Dunque Reg, quando le scrivi, sei pregato di parlare di ciò che vuoi, dei fiori, del tempo o di politica, per quanto mi riguarda, ma non di me! Per la cronaca, la scopa che userò me l’ha regalata zio Alphard, l’unico assieme a Dromeda che si ricorda che esiste Sirius Black.

Sirius si girò e fece per tornare al tavolo di Grifondoro per prendere la borsa, ma venne fermato dal fratello che, alzatosi velocemente, gli corse incontro e lo bloccò afferrandogli il polso.

- Se tu mi dessi retta Sirius, se tu chiedessi si essere spostato a Serpeverde, tutto questo cesserebbe, lei ti riaccetterebbe!

Senza voltarsi per guardarlo in faccia, strattonò il braccio e riuscì a liberarsi dalla presa del fratello. Continuò a camminare lasciando Regulus nel mezzo della sala grande. Arrivato al tavolo di Grifondoro, raccolse la sua borsa e si diresse verso il corridoio tra i commenti a mezza voce di tutti i presenti.

 

James, Remus e Peter raggiunsero il compagno e cominciarono a camminare accanto a lui, senza dire niente.

Black appena li vide abbozzò un sorriso, era felice di avere amici come loro, che non chiedevano, non facevano domande, non giudicavano.

- Allora… che lezione abbiamo adesso? - chiese Sirius.

- Difesa - rispose prontamente Remus.

- Chissà che cosa ha in serbo Nettuno per la lezione di oggi… - aggiunse James.

- Spero niente di pericoloso - mugugnò Peter.

 

Purtroppo per Peter le sue richieste non furono esaudite, infatti Nettuno McGranitt aveva organizzato una delle sue solite lezioni fuori dal comune.

In quanto ex Auror, l’ insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, aveva conosciuto e combattuto contro ogni genere di creatura e nelle sue lezioni era solito cercare di ricreare l’avventura e l’adrenalina della vita reale che attendeva i suoi studenti al di fuori delle mura di Hogwarts.

- Buongiorno ragazzi, ritirate i libri nelle borse, fuori le bacchette e sedetevi tutti per terra lungo quella parete, veloci!

Gli studenti di Grifondoro e Serpeverde eseguirono immediatamente gli ordini e si accomodarono sul freddo pavimento in attesa di scoprire che cosa li attendesse.

- Mentre aspettiamo il nostro ospite, sarà meglio apportare i giusti cambiamenti all’aula in modo da renderla più adatta alla lezione di oggi - così dicendo, l’insegnante agitò la bacchetta e in men che non si dica banchi e sedie sparirono e le ampie finestre vennero oscurate da pesanti tende nere, la classe era immersa nel buio più totale. Un altro colpo di bacchetta e l’ambiente mutò nuovamente, ora sembrava di essere in un parco di qualche cittadina: un lampione emanava una fioca luce giallastra, alberi e cespugli spuntavano qua e là e dove prima c’era la cattedra ora c’era una panchina di legno.

I ragazzi non riuscivano proprio a capire chi potesse mai essere l’ospite misterioso e perché mai dovesse trovarsi a suo agio in quel tetro e solitario parchetto.

Questi e molti altri pensieri vennero interrotti da qualcuno che bussò alla porta.

- Avanti Vlad, entra pure! - disse Nettuno.

La porta si spalancò e un uomo alto quasi due metri, ma molto magro nonostante la sua notevole statura, si fece avanti.

Era pallido, il suo volto sembrava fatto di cera e non di carne ed ossa, i suoi occhi erano scuri e penetranti, ma allo stesso tempo erano privi di vita, aveva i capelli neri corti e disordinati, un ciuffo ricadeva elegantemente sulla fronte conferendogli un grande fascino. Indossava un completo gassato e sotto alla giacca si intravedeva una camicia rossa. Era un uomo molto inquietante, ma nonostante tutto non potevi fare a meno di esserne attratto.

- Ragazzi, vi presento Vlad, il protagonista della lezione di oggi. Qualcuno di voi ha per caso capito di che parleremo? - chiese Nettuno rivolto alla classe che lo guardava stupita ed incuriosita.

Solo una mano scattò in aria.

- Ne ero sicuro, Mr Lupin vuole renderci partecipi delle sue deduzioni?

- Credo di poter affermare con certezza che il suo amico sia un vampiro.

A quelle parole dei gridolini di terrore divagarono tra gli studenti, i più vicini a Vlad cominciarono ad indietreggiare impauriti, altri stringevano forte a sé la bacchetta.

Nettuno e Vlad sembravano non farci caso, infatti l’insegnate riprese a parlare come se niente fosse:- E da cosa lo ha capito Mr Lupin?

- Avevo già qualche sospetto in merito quando lei ha trasformato la classe in un parco immerso nell’oscurità, luogo ideale per incontrare una preda, poi quando il signor Vlad è entrato, ho avuto la conferma che cercavo: pallido, inquietante, ma ammaliatore, vestiti simil-babbano, in una parola: vampiro. - concluse Remus soddisfatto.

- Molto bene, molto bene davvero Mr Lupin! Dieci punti a Grifondoro per la sua brillante acutezza! - dichiarò Nettuno orgoglioso del suo studente, poi continuò - Mr Lupin ha visto giusto, il mio amico Vlad è un vampiro.

Candace Fletcher, una ragazzina di Serpeverde dai capelli biondo cenere, gli occhi azzurro ghiaccio e il naso all’insù si alzò terrorizzata e cominciò a strillare come una pazza isterica:- Ma perché ha portato qui quel mostro?! Ci succhierà il sangue!

- Miss Fletcher, la smetta di starnazzare come un’oca! Le assicuro che un vermicolo è molto più pericoloso di Vlad! - l’insegnante ora scoppiò in una risata fragorosa che lasciò gli studenti ancor più basiti e confusi di quanto non lo fossero già.

Candace, imbarazzata ed umiliata per le parole di Nettuno, si avvicinò alla porta, appoggiò una mano sulla maniglia e rivolta all’insegnante esclamò:- Io ora vado dal preside e gli dirò che un vampiro è appena entrato nella sua scuola! Lei è un pazzo, io non ho intenzione di stare nella stessa stanza assieme ad un sudicio ibrido!

- Faccia come vuole Miss Fletcher, di certo io non la fermerò, ma la informo che il preside è a conoscenza del fatto che Vlad è qui e per la cronaca, il professor Silente è amico non solo di Vlad, ma di molti altri vampiri. Per quanto riguarda la sua volontà di abbandonare la lezione, sono pienamente d’accordo con lei, ritengo estremamente offensivo che il mio amico debba stare nella stessa stanza assieme ad un’ottusa purosangue viziata come lei Miss Fletcher, quindi arrivederci e alla prossima lezione. Chiuda la porta quando se ne sarò andata! - detto questo Nettuno si girò verso il resto degli studenti, che avevano la bocca spalancata per lo stupore, e riprese la lezione con la sua solita disinvoltura.

Candace, ancor più indignata per il trattamento ricevuto, uscì sbattendo rumorosamente la porta e si diresse in gran carriera verso la guferia, i suoi genitori dovevano assolutamente sapere ciò che era successo.

Intanto, Nettuno stava spiegando ai suoi ragazzi che Vlad, come molti altri vampiri, era assolutamente innocuo.

Oramai nel Mondo Magico erano sempre più diffuse le comunità di vampiri inoffensivi che al sangue umano preferivano quello di animali.

- Ma allora non cambia molto, uccidete sempre qualcuno! - esclamò Mary McDonald.

- Questo è vero, però se non erro, anche gli umani uccidono gli animali per cibarsene - rispose pacato Vlad, la sua voce tranquilla e gentile era in evidente contrasto con il suo spetto inquietante - Comunque ci sono alcuni vampiri, che come me, non uccidono nessuno. Infatti per nutrirsi è possibile procurarsi dell’ottimo sangue dal macellaio. Quello di maiale è il migliore, se lo si beve a temperatura giusta è quasi come quello umano!

- Lei si è mai nutrito di sangue umano? - chiese timidamente Lily Evans.

La rossa Grifondoro non sapeva se fosse il caso di fare una domanda del genere, probabilmente era piuttosto impertinente, ma voleva sapere se quella persona, che a sentirla parlare sembrava tanto gentile e tanto diversa da quei vampiri violenti di cui aveva sentito parlare a Storia della Magia, avesse mai commesso una cosa tanto atroce.

A quella domanda Vlad si rabbuiò e i suoi occhi persero la poca luce che già emanavano.

Lily si sentì in colpa e si scusò per aver chiesto una cosa così privata.

- Non devi scusarti, sono io che mi vergogno e che chiedo scusa per la risposta che purtroppo devo darti. Ebbene sì, ho ucciso delle persone. Sono stato vampirizzato da giovane, avevo ventitré anni e a quei tempi ero stupido, attratto dal potere. All’inizio pensavo che ciò che mi era capitato fosse le più grande benedizione che potessi ricevere: forza, immortalità, il mondo ai miei piedi. Ma ben presto capì che era una maledizione. Mi sentivo orribile, volevo rimediare, ma proprio quando avevo deciso di cambiare fui catturato da Nettuno e Malocchio Moody. Mi ritenevano il colpevole di una strage di babbani nel Kent. Provai a dimostrare la mia innocenza, ma loro due non volevano proprio credere al fatto che non fossi colpevole e che fossi un vampiro pentito che voleva solo riavere la sua anima. Tutto ciò era comprensibile, perché mai dovevano credere che fossi innocente? Allora durante l’ennesimo ed estenuante interrogatorio, proposi l’uso del Veritaserum, all’inizio erano entrambi contrari, ma poi per fortuna cambiarono idea, fui scagionato e cominciai a collaborare con loro facendo la spia per il Ministero, in questo modo trovammo il vero colpevole. Archiviato il caso, mi trovai nuovamente vuoto e senza uno scopo, avere qualcosa da fare, un compito, mi faceva sentire di nuovo vivo! Nettuno allora mi propose un colloquio con Silente e accettai. Albus riuscì a dare di nuovo un senso alla mia vita e a riabilitarmi in società. Ricordatevi ragazzi, se mai vi doveste pentire di qualcosa, andate da Silente, lui saprà aiutarvi, lui avrà fiducia in voi quando nessun altro ne avrà.

 

Mentre gli altri ragazzi continuavano a fare domande a Vlad del tipo: come si vampirizza qualcuno o è vero che se vi mettete davanti ad uno specchio non viene riflessa la vostra immagine; Remus Lupin, per la prima volta in vita sua, stava pensando ad altro durante una lezione.

Ripensava al racconto di Vlad sulla sua vita, quanto si somigliavano! Entrambi mostri che faticavano ad inserirsi nella società e poi c’erano ancora le parole di Candace che risuonavano nella sua testa: sudicio ibrido.

Che sarebbe successo se a scuola si fosse scoperto che lui è un Lupo Mannaro?

Sicuramente i suoi amici gli sarebbero rimasti accanto.

A questo pensiero si sentì sollevato, leggero e rincuorato.

 

- Bene ragazzi, un’ultima domanda e poi cominciamo la parte pratica dove ognuno di voi dovrà cercare di battere Vlad in un corpo a corpo usando tutto ciò che è in vostro potere, tranne i paletti di legno ovviamente, non vorrei proprio che il caro vampirello tiri le cuoia a causa di una lezione con voi…

L’ultima mano che si levò in aria fu quella di Severus Piton.

- Mr Piton, prego.

- Cosa si prova ad essere dalla parte del male?

Tra tutte le domande che potevano essere formulate, nessuno si sarebbe mai aspettato che Severus Piton scegliesse proprio quella.

Vlad osservò il ragazzino dall’incarnato giallastro, il naso adunco e i capelli unti, i suoi occhi restarono fissi sul Serpeverde per qualche minuto, poi cominciò a parlare.

- Vuoi sapere che si prova? È una continua scarica d’adrenalina che ti inebria e ti confonde. Ti senti invincibile e non vedi l’ora di trovare una nuova vittima per affermare la tua superiorità. Perdi totalmente la ragione e per metà del tempo non sai che stai facendo e soprattutto non sai perché lo stai facendo. Tutto questo sembra bellissimo, vero? - ora Vlad cominciò a camminare avanti e indietro osservando con quei suoi occhi penetranti i ragazzini seduti di fronte a lui, uno per uno, come se solo guardandoli potesse sapere chi avrebbe scelto la via del male e chi no - Datami retta, non è bellissimo. Appena cominciate ad essere nuovamente lucidi l’euforia e quel senso di invincibilità spariscono velocemente e le grida delle vittime si fanno strada nelle vostre teste, ogni volto vi perseguiterà e allora resterà solo la paura e il disgusto nei vostri confronti. Ecco che si prova ad essere dalla parte del male. La cosa peggiore è che il rimorso per una bravata durata solo un attimo, rimane indelebile, per sempre dentro di voi e non importa quanto vi sarete pentiti in seguito.

Vlad aveva terminato il suo discorso già da un pezzo, ma il silenzio sembrava non voler finire.

Fu solo una decina di minuti dopo, quando Nettuno diede il via alle esercitazioni, che il silenzio svanì.

La seconda ora di Difesa Contro le Arti Oscure trascorse in un baleno.

Terminate la lezione i ragazzi salutarono il professore, ringraziarono Vlad e sparirono per i corridoi.

 

- Mr Black, può restare per favore?

- Certo professore - poi rivolto verso i Malandrini - Ragazzi voi cominciate ad andare alle serre, io vi raggiungo.

James, Remus e Peter salutarono e si diressero a Erbologia, anche Vlad se ne andò.

Nettuno con un colpo di bacchetta riportò l’aula alle sue solite sembianze: al centro della stanza tanti banchi disposti in file ordinate di fronte ad una grossa cattedra in noce, ampie e luminose finestre occupavano l‘intera parete di destra, mentre lungo quella di sinistra c’erano svariate mensole stipate di vecchi libri polverosi.

- Black, ragazzo, siediti - così dicendo indicò allo studente una sedia su cui accomodarsi - Sai, sono fiero di te.

- Mi scusi? - Sirius pensò d’aver sentito male, non capiva proprio perché mai il suo professore dovesse essere fiero di lui. Sì, ok, era stato bravo nella prova pratica, ma anche James, Remus, Lily, Alice e costava ammetterlo, ma anche Mocciosus erano stati bravi. Quindi perché proprio lui?

- Ho detto che sono fiero di te Black, non ci senti? Comunque, fammi compagnia mentre bevo qualcosa. Mmmmh… vediamo… del Whiskey Incendiario? No, forse è meglio una Burrobirra, mia moglie mi Crucerebbe se sapesse che ho bevuto dell’Odgen Stravecchio con uno studente, che poi non capisco che ci sia di così scandaloso! Mio padre, il buon vecchio Giove, riposi in pace, mi offriva sempre un goccio di Whiskey Incendiario, “per temprare l’animo” diceva lui, mia sorella alzava sempre un sopracciglio e storceva il naso, ma secondo me anche Minnie ogni tanto si sbronza, anche perché se no come farebbe a sopportare i Malandrini? AHAHAHAH! - il professore scoppiò in una delle sue solite risate fragorose, poi levò la bacchetta e chiamò a sé due bottiglie di Burrobirra che volarono da sotto la cattedra dritte dritte nelle mani sue e di Sirius.

Black era piuttosto sconcertato, che il suo professore fosse un elemento sui generis era cosa certa, ma non avrebbe mai pensato che il primo a volergli offrire dell’Odgen sarebbe stato proprio lui. Era da sempre convinto che la prima proposta di bevuta gliel’avrebbe fatta zio Alphard, anche perché il suo parente era solito dirgli “per l’alcool e le belle donne c’è sempre tempo caro nipote”.

Dopo un primo sorso di Burrobirra, Sirius, che ancora non aveva capito il perché di tutta questa situazione, decise di chiedere al professore come mai era fiero di lui.

Nettuno posò la bottiglia su un banco, guardò il ragazzo con uno dei suoi soliti sguardi paterni e comprensivi che era solito riservare oltre che alla figlia, anche ai Malandrini e rispose: - Per quello che è successo stamattina. Non è facile tener testa in quel modo ad un fratello, specialmente alla tua età, ma tu hai dimostrato coraggio. Godric Grifondoro sarebbe fiero di averti di averti nella sua casa.

Sirius era felice. Non gli capitava spesso di sentirsi dire che qualcuno fosse fiero di lui, anzi non gli capitava proprio. Era Reg quello che rendeva onore alla nobile ed antica casata dei Black, non lui.

- Grazie signore.

Avrebbe voluto dire di più, ma le parole erano bloccate in gola, non volevano uscire.

Nettuno sembrò capire il ragazzo, perché gli diede un’affettuosa pacca sulla spalla.

Lo sguardo paterno e comprensivo scomparve dal volto dall’ex Auror, che si fece improvvisamente serio e preoccupato.

- Sono un professore, dovrei essere imparziale, ma io me ne sbatto delle regole, sono un po’ alternativo, quindi ti do un consiglio Black. Ricordati che le scelte di oggi influiscono sul domani, quindi tieni gli occhi aperti ragazzo. Ora è meglio che tu vada, se no la Sprite penserà che ti abbia rapito.

Sirius annuì, raccolse da terra la borsa, si alzò e si diresse verso la porta.

- Ah Black! - il ragazzino si voltò - Domenica tu e Potter vedete di fare un bel lavoro contro Tassorosso, tieni alto l’onore dei battitori! Eh anch’io ai miei tempi ero un gran battitore… - Nettuno si perse nei suoi ricordi di fama e gloria per qualche minuto, poi riprese - Ah, ricordati che se te lo chiedono io non tifo Grifondoro e non spero che vinca la coppa… favoritismi, ma per favore! Quando mai tifare per la propria casa di quando eri studente è un favoritismo?! Bah..

- Sarà fatto signore! - Sirius scoccò al professore uno sguardo Malandrino d’intesa e uscì dalla classe.

Mentre si dirigeva, nonostante fosse in gran ritardo, in tutta calma alle serre, Sirius continuava a pensare a ciò che era successo nelle ore precedenti: Strillettera con tanto di insulti dalla cara mammina, discussione con il fratello, colloquio con Nettuno.

Più ci pensava, più non capiva che avesse voluto dirgli il professore con quel consiglio, ma ben presto Sirius arrivò alle serre e la vista di Peter svenuto a terra a causa delle urla delle baby Mandragole, perché ovviamente aveva messo male i paraorecchie, distrasse il Grifondoro dai suoi pensieri.

 

“Ah Peter sei sempre il solito imbecille…”

 

 

Capitolo terminato! Nel prossimo parlerò della partita, doveva essere una cosa unica, ma poi veniva troppo lungo e così ho preferito dividere.

 

Piccolo spoiler: attenzione a Nettuno! Non dico altro. Vi ho incuriositi??

 

Special Thanks to:

Jomarch

Kisha & Gabry

Ludo (la nuova e ben gradita new entry!!)

Alla prossima! Spero di aggiornare presto…

  
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